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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/09/2013 @ 09:03:21, in scuola, visitato 1419 volte)

Slovacchia, rapporto di Amnesty International sui diritti violati degli alunni rom (CS104 - 04/09/2013)

In Slovacchia, migliaia di alunne e alunni rom stanno iniziando un altro anno scolastico in classi e scuole separate e la continua mancanza d'azione da parte del governo contro la segregazione di migliaia di bambini è un vergognoso e illegale affronto nei confronti della società.

È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, presentando il rapporto "Promesse non mantenute: la segregazione degli alunni rom continua", nel quale denuncia la continua e neanche riconosciuta assenza di iniziative per eliminare la duratura discriminazione dei rom nel sistema scolastico.

"È giunto davvero il momento che le autorità slovacche pongano fine alla prassi discriminatoria della segregazione nel campo dell'istruzione e riconoscano che hanno la responsabilità di garantire che tutti i bambini e le bambine abbiano uguale accesso a un'istruzione di qualità" - ha dichiarato Jezerca Tigani, vicedirettrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

Secondo una ricerca del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, circa il 43 per cento dei rom iscritti alle scuole ordinarie è stato posto in classi etnicamente segregate. In assenza di una riforma complessiva del sistema, il governo slovacco sta tollerando una discriminazione illegale basata sull'etnia nel campo dell'istruzione.

Il 30 ottobre 2012 il tribunale regionale di Presov, nella Slovacchia orientale, aveva dato alla comunità rom un segnale di speranza, stabilendo che l'inserimento di alunni rom in classi separate di una scuola elementare del villaggio di Sharishské Micha'any violava l'Atto antidiscriminazione ed era contrario alla dignità umana. Il tribunale aveva ordinato alla scuola di modificare la prassi per l'inizio dell'anno scolastico 2013-14.

Questo caso ha messo in evidenza quanto le singole scuole e le autorità locali non siano consapevoli di cosa costituisca discriminazione e segregazione. Ha inoltre posto in luce la mancanza di fondi aggiuntivi per garantire un'istruzione uguale e inclusiva a beneficio dell'intera popolazione scolastica.

"Le autorità nazionali devono assistere la scuola di Sharishské Micha'any con direttive chiare e coi fondi extra, necessari per rispettare la sentenza. In questo modo, incoraggeranno altre scuole a spezzare il circolo della segregazione per motivi etnici e invieranno al resto della società il segnale che la segregazione etnica non sarà tollerata" - ha commentato Tigani. "Spetta al governo slovacco dare attuazione al diritto di accedere all'istruzione senza discriminazione, attraverso una riforma complessiva e forme di assistenza mirata all'interno del sistema educativo".

La diffusa e continua segregazione dei bambini e delle bambine rom nelle scuole della Slovacchia ha implicazioni più ampie, poiché mediante essa le autorità slovacche stanno anche violando il diritto internazionale dei diritti umani e la legislazione antidiscriminazione dell'Unione europea. La Commissione europea ha la responsabilità, l'obbligo e gli strumenti per assicurare che gli stati membri rispettino le norme dell'Unione europea, anche attraverso procedure d'infrazione.

"E' ora che la Commissione europea assuma una posizione più incisiva e agisca direttamente verso quei paesi, come la Slovacchia, i cui governi non fermano una segregazione diffusa e sistematica che non ha alcun posto nell'Europa del XXI secolo e che contraddice completamente le leggi dell'Unione europea e i principi del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali su cui l'Unione europea è orgogliosa di essere stata fondata" - ha concluso Tigani.

Approfondisci la campagna per i diritti dei rom in Europa

FINE DEL COMUNICATO Roma, 4 settembre 2013

Per interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

 
Di Fabrizio (del 23/08/2013 @ 09:02:22, in scuola, visitato 1678 volte)

di Claudio Dionesalvi

Cosenza, sponda sinistra del fiume Crati, pianeta Terra. Un'esperienza di didattica dal basso

Nel 2006 ci siamo riuniti per la prima volta in uno spazio autogestito. Abbiamo deciso di chiamarci Coessenza. Accomunati dalla passione per la scrittura, condividiamo conoscenza, lettura e reciproco ascolto. Ci unisce la voglia di camminare in basso. Diamo il nostro piccolo contributo nella lotta contro il diritto d'autore che in Calabria, come in molti altri luoghi, domina in maniera mafiosa il sistema dell'editoria. Per un anno abbiamo solo parlato, letto, ascoltato. Poi ci siamo decisi a pubblicare racconti, poesie, saggi. Non è andata male. Anzi, se avessimo voluto diventare una casa editrice, forse non ci sarebbe stato difficile farlo. Ma non era questo che volevamo fare. Allora, nel terzo anno di attività, ci siamo detti che bisognava provare ad andare ancora più in basso, cercando nuovi linguaggi, sperimentando forme innovative di espressione in mezzo alle persone che vivono nei quartieri periferici della città, dai quali molti di noi provengono, in cui alcuni di noi abitano.

In questo sforzo di ricerca, quando Elisabetta ci ha fatto notare che sulla riva sinistra del fiume Crati, a Cosenza, sul pianeta Terra, la situazione è più difficile che mai, abbiamo deciso di incontrare i bambini "invisibili" del villaggio rom. Insieme a loro, collaborando anche con altre associazioni sensibili ai diritti dei migranti, abbiamo dato il via alla Scuola del Vento. Si chiama così perché una delle prime volte che siamo entrati nel villaggio, il vento si è divertito a lanciare in aria il nostro gazebo che ha cominciato a rotolare tra le baracche. Tutti insieme divertiti lo abbiamo inseguito. È bello vedere una scuola che vola. Inseguendo il gazebo, ci è capitato di guardare in alto. E così dal campo rom abbiamo intravisto i tetti della città. Non li avevamo mai notati, i tetti. Grazie a Tony e ad altri vecchi e giovani compagni, per alcune settimane abbiamo tenuto lezioni di Italiano, Matematica, Decupage e Artigianato.

I bambini rom imparano subito, ti aspettano con ansia quando sanno che vuoi insegnar loro qualcosa e hai scelto di farlo nel loro mondo, quello dei gitani, all'aperto, lontano da aule anguste e chiuse, dove tante scuole italiane, purtroppo, ritengono ancora di poter "formare i cittadini", limitandosi però ad allevare polli-bambini. Aule strapiene, insegnanti mummificati, progettifici, scarse attività di recupero, otto ore in classe, razzismo, quantificazione del sapere... per fortuna non tutte le scuole sono così, ma ce ne sono tante. In queste scuole non troveranno mai spazio né i rom né tanti altri ragazzi che non provengono dalle famiglie pubblicizzate negli spot televisivi di una nota marca di biscotti. Noi non vogliamo distruggere l'istituzione scolastica. Anzi, facciamo di tutto affinché i ragazzi di tutte le etnie e culture la frequentino. A Cosenza ci sono pure scuole che si sono poste l'obiettivo di concedere cittadinanza in aula ai rom. Ma in generale nell'ultimo decennio si è imposto il modello scuola-azienda, a volte degenerante in assurde mini-istituzioni totali che noi sogniamo di destituire, esautorare.

Vogliamo dare il nostro piccolo contributo. Sappiamo che i bambini del villaggio rom rischiano di diventare, tra qualche anno, i soldatini della ‘ndrangheta del domani. Quelli che riscuoteranno tangenti, venderanno droghe, ruberanno macchine per chiedere il riscatto e, in caso di necessità, saranno "battezzati" per andare a compiere missioni di morte. Ciò è accaduto in questa terra negli ultimi vent'anni. Le comunità nomadi, da sempre, sono state spinte a privarsi delle loro radici culturali. Corpi, consensi e saperi comprati e svenduti. Al di fuori della carità e della compassione che a volte finiscono solo per allevare disperazione e sotterrare l'umana dignità, in pochi hanno fatto veramente qualcosa di costruttivo con gli zingari.

Per noialtri, montare il nostro gazebo nel villaggio per due o tre volte a settimana, significa imparare, divertirci, praticare una didattica diversa, esercitare un'Altra cittadinanza, ribellarci all'ondata di paura e moral panic. Mentre i malgoverni delle città studiano le prossime mosse per divorare i fondi europei disponibili in materia di contrasto alla discriminazione dei rom e sinti, la mancata soluzione della questione gitana spinge intere popolazioni che con essi vivono a contatto, a identificare il male con gli zingari, trascurando il problema di quanta aggressività e disperazione si annidino nelle nostre famiglie, nei nostri condomini, negli uffici pubblici, sui luoghi di lavoro, nelle caserme, nei tribunali e nelle italiche strade.

Durante l'estate abbiamo fermato l'attività didattica. Siamo andati a trovare i bimbi rom solo per giocare a pallone con loro. Perché ogni scuola ha i suoi tempi di pausa. Dall'inizio dell'autunno, grazie anche ad altre associazioni cittadine, con il consenso degli adulti rom, abbiamo ricominciato a condividere questa esperienza. Giovannone ha costruito nel campo sul fiume, insieme ai bimbi rom, una baracca che è la sede della Scuola del Vento. Continuiamo a frequentare la baraccopoli, nella speranza di rivedere una verde scia luminosa solcare il cielo al tramonto, com'è accaduto in una sera di giugno, sul villaggio in riva al Crati. Non un miracolo. Forse un meteorite. Di certo era una scia volante persistente e colorata, che si muoveva rapida seguendo il fiume. E i nostri sogni pure.

 
Di Sucar Drom (del 21/08/2013 @ 09:01:45, in scuola, visitato 1434 volte)

Pubblicato da Claudio Gennari alle 14:27 DOMENICA 18 AGOSTO 2013 su SINTI IN VIAGGIO PER IL DIRITTO E LA CULTURA

La formazione per i praticanti (3,2), dal titolo "Pringiarasmi" (conoscersi), ha avuto una durata di 15 ore distribuite su cinque giorni (3 ore al giorno). I workshop si sono svolti il ​​4 maggio, 11 maggio, 18 maggio, 25 maggio e 8 giugno 2011. Venti partecipanti sono stati arruolati: insegnanti, operatori sociali, mediatori culturali. E' emerso che durante gli ultimi tre anni c'è stato un rallentamento di azioni nei campi della scuola, delle abitazioni e più in generale delle politiche sociali. Il giro d'affari tra i dipendenti pubblici è una delle cause più importanti di questa situazione, così come i tagli al bilancio alle città per le attività sociali.
Gli obiettivi dei gruppi di lavoro sono stati:
1. per informare le nuove generazioni di dipendenti pubblici e privati ​​e gli insegnanti, ma anche i lavoratori del privato sociale sulla realtà dei Rom e dei Sinti
2. per migliorare la capacità di dipendenti pubblici di capire le reazioni Sinti
3. per aumentare l'empatia servi civile con la comunità Sinti.

A Vicenza, Sucar Drom ha proposto il corso standard "Pringiarasmi" sviluppato per il progetto Respect +. Infatti l'amministrazione locale (comunale) era abbastanza entusiasta per l'idea e la possibilità di lavorare con la comunità Sinti. È un dato di fatto, dice Davide Casadio, uno del personale Sucar Drom, si trasferì a Montecchio Maggiore (abbastanza vicino a Vicenza) quando si è sposato. Mentre viveva in un'altra città, il suo ruolo di pastore della Chiesa gli diede una figura di spicco tra i Sinti Veneti (i Sinti parlano una variante specifica della lingua dei Sinti influenzato dal dialetto veneziano) e soprattutto tra le persone che vivono nella zona di Vicenza. Per questo motivo e per ragioni interne del Comune è stato molto cordiale, anche se piuttosto lento per quanto riguarda l'attuazione effettiva a causa di qualche problema creato dalla minoranza del Consiglio di Lega Nord (un partito xenofobo e populista). Il corso però è stata attuato in maggio (e giugno) e una ventina di persone hanno partecipato al corso.
Il corso è stato presentato dall'Assessore per la città Servizi Sociali. Questo avallo politico era molto importante non solo per il corso stesso, ma anche per il futuro delle relazioni tra la comunità sinti e l'amministrazione locale.

Il secondo importante risultato del corso di Vicenza è stata la forte partecipazione degli insegnanti. Essi erano perplessi dal comportamento di Sinti bambini. Pertanto sono state ipotizzate diverse spiegazioni per il loro comportamento (frequenza scolastica scarsa, incapacità di concentrarsi, difficoltà linguistiche, ecc.) e che si stavano cercando risposte definitive. Infatti Sucar Drom non poteva dare loro un ultima parola circa i loro problemi specifici, ma ha fornito una panoramica generale della cultura dei sinti in grado di dare loro gli strumenti per analizzare casi specifici. Erano molto felici della quarta sezione incentrata sulla politica scolastica e sulle tattiche per migliorare la frequenza. Il corso è stato molto apprezzato, soprattutto perché i dipendenti pubblici hanno intese sia la rilevanza sociale che politica del problema affrontato. Infatti la presenza dell'assessore, insieme alla sua piena partecipazione alla prima seduta di allenamento, ha reso tutto il percorso molto interessante. Inoltre i partecipanti sono stati molto attivi e la presenza del Sig. Casadio durante tutto il corso li ha aiutati a comprendere il punto di vista specifico degli abitanti locali, che conosce molto bene.
Sucar Drom ha organizzato a Vicenza anche la sessione informativa per i rom "Conosci il tuo diritto e dei Tuoi diritti" (WP3.3). Svoltasi in un solo giorno (lunghezza: 4 ore) nel "campo" rom e sinti di Vicenza, la sessione interattiva ha visto la partecipazione di 10 sinti che vivono nella città di Vicenza. Anche in questo caso, come a Mantova, il tema cruciale è stata la politica degli alloggi e dei diritti connessi. Alla fine del processo, i partecipanti sono stati molto soddisfatti perché hanno trovato qualcuno in grado di spiegare (in un linguaggio semplice) quali sono le reali possibilità e che la soluzione si può discutere con l'amministrazione locale, per risolvere il problema degli alloggi, nonché de doveri scolastici.

www.morespect.eu

 
Di Fabrizio (del 28/07/2013 @ 09:04:21, in scuola, visitato 1748 volte)

di Emilia Trevisani | 24 luglio 2013 Il Fatto Quotidiano

Associazioni e volontari presentano una mozione. Il Comune chiede che alle famiglie di impegnarsi di più a mandare i figli a scuola. L'assessore al sociale: "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza degli adulti"

A meno di due mesi dall'inizio dell'anno scolastico 47 bambini rischiano di non poter andare a scuola perché non esiste più un servizio di scuolabus. Succede alla periferia di Pisa: i bimbi coinvolti fanno parte della comunità rom del campo di via della Bigattiera, strada che congiunge la città con il litorale. Non mancano solo gli scuolabus: al campo rom non c'è acqua corrente e luce dal 2012. "Il diritto alla sopravvivenza viene ancora prima del diritto allo studio, alla Bigattiera abbiamo fatto un salto all'indietro di 20 anni" denuncia padre Agostino Rota Martir, sacerdote del campo di Coltano. Associazioni cittadine, volontari e insegnanti hanno dato la loro solidarietà alla comunità rom della Bigattiera attraverso una mozione dove si chiede al Comune di Pisa di ripristinare al più presto il servizio di scuolabus e fare in modo che il diritto allo studio non venga negato ai bambini del campo rom. Dal canto suo l'amministrazione comunale chiede alle famiglie rom di impegnarsi maggiormente nel mandare i figli a scuola. "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza di nessun adulto - afferma Maria Luisa Chiofalo, assessora comunale al Sociale e all'Istruzione - Il problema deve essere risolto entro settembre, per questo è stato aperto un tavolo con la Regione Toscana per gestire quella che per noi è un'emergenza".

Lo scuolabus che non c'è più
Il servizio attuale prevede tre pulmini impegnati nel trasporto degli studenti provenienti dai campi rom di Coltano e Oratoio. Ma dal 2011 non è più previsto il collegamento con la Bigattiera: il Comune lo ha tagliato perché classifica il campo rom e i suoi abitanti come "abusivi". Ma la storia appare più complessa. Di proprietà del Demanio l'area era stata data in concessione al Comune con un contratto di tre anni (dal 2007 al 2010) affinché fossero regolarizzate le posizioni abitative di 8 nuclei familiari. Circa 40 persone che, secondo il Comune, non potevano usufruire delle abitazioni consegnate alla comunità rom di Coltano nell'ambito del progetto per l'integrazione creato dalla municipalità pisana "Città Sottili".

Allo scadere del triennio la concessione non è stata rinnovata e il numero degli abitanti del campo è cresciuto: ad oggi vivono alla Bigattiera 150 persone, un terzo sono bambini. "Per quanto riguarda le bimbe e i bimbi al campo non autorizzato della Bigattiera - si legge in una nota del Comune di Pisa - solo tre dei circa 50 appartengono a famiglie che sono residenti a Pisa e che contemporaneamente sono nel comprensorio della scuola scelta: a questi è stato regolarmente assegnato il servizio come in tutti gli altri casi cittadini (il regolamento approvato dal consiglio comunale prevede che le famiglie richiedenti debbano essere residenti a Pisa e coloro che scelgono la scuola fuori dal comprensorio di residenza vengono serviti solo a riempimento di scuolabus parzialmente pieni). Quella delle bimbe e dei bimbi del campo della Bigattiera, che lo scorso anno hanno avuto frequenze in larga prevalenza basse o nulle, assume dunque i contorni di un'emergenza".

L'assessora Chiofalo assicura: "Città Sottili è un progetto che ha prodotto buoni risultati. I suoi limiti sono dovuti al fatto che non sempre c'è stata collaborazione da parte delle famiglie per il proprio inserimento sociale e lavorativo e soprattutto per l'impegno riguardo all'inserimento scolastico dei proprio figli. In ogni caso l'equazione scuolabus-scolarizzazione non esiste". Peraltro, nel caso della Bigattiera, a causa della scarsa frequenza degli alunni i carabinieri hanno fatto scattare una denuncia per abbandono scolastico nei confronti dei genitori e questo ha scatenato l'indignazione di associazioni e volontari. Alcuni cittadini hanno deciso di presentare una mozione per il ripristino del servizio di scuolabus che sarà discussa dal consiglio comunale di Pisa nei prossimi giorni con il sostegno di alcuni gruppi consiliari.

Un campo senza acqua ed elettricità
Ma alla Bigattiera c'è un problema ancora più grave della mancanza dello scuolabus: mancano acqua ed elettricità. Di fatto si va avanti con i generatori e l'acqua corrente, anche se il sistema idrico è stato riallacciato all'autoclave, è scarsissima. Come fanno sapere dalla direzione della Società della Salute di Pisa entrambi i servizi sono stati tagliati nel 2012 in seguito alle segnalazioni della Protezione Civile e dei vigili del fuoco che avevano denunciato il deterioramento (anche a causa di manomissioni) e la pericolosità degli impianti. E anche in questo caso a farne le spese sono soprattutto i bambini.

Come spiega Milorad Petroski dell'Asifar, associazione per lo sviluppo interculturale dei rom: "I bambini hanno detto di vergognarsi quando sono in classe con i loro compagni perché sono sporchi, non possono lavarsi. Le madri stesse non vogliono che vadano a scuola in quelle condizioni e mi hanno anche detto che sarebbero disposte a farli andare a scuola a piedi se prima almeno potessero lavarli. Qui non c'è nemmeno la possibilità di avere un frigorigero e ogni volta che piove il campo si trasforma in un lago di fango". Sara Cozzani, insegnante e presidente della sezione pisana di Opera Nomadi, aggiunge: "Come si fa a vivere senza luce e acqua? Questa è un'emergenza umanitaria. Il Comune insiste sull'autonomia delle famiglie ma in molti casi non è possibile. Oltre a mancare lo scuolabus i bambini sono costretti ad andare a scuola sporchi. E' degradante ed in alcuni casi, anche se isolati, perfino le insegnanti hanno fatto degli apprezzamenti sull'odore dei bambini".

Anche se di elettricità e scuolabus ancora non si parla, l'amministrazione comunale ha aperto un tavolo di confronto con la Regione Toscana per dare il via ad un micro finanziamento finalizzato alla scolarizzazione dei bimbi rom della Bigattiera che dovrebbe garantire la frequenza scolastica a settembre ma di deciso non c'è ancora niente. "Sono stato al campo della Bigattiera venti giorni fa - spiega l'assessore regionale al Sociale Salvatore Allocca - Queste persone vivono senza i mezzi minimi. La Regione deve occuparsi di tutti e non lasciare indietro nessuno. Per quanto riguarda il campo della Bigattiera stiamo pensando ad un progetto di finanziamento leggero". Nel frattempo a pagare il prezzo più alto sono i bambini.

 
Di Fabrizio (del 26/07/2013 @ 09:02:30, in scuola, visitato 1706 volte)

21 luglio 2013 | Sergio Bontempelli - CORRIEREIMMIGRAZIONE

Il comune nega ai bambini del campo rom un mezzo per raggiungere la scuola. Ma la città insorge.

Ma i bambini rom a scuola ci vogliono andare? Secondo un antico stereotipo, la "cultura" dei rom e dei sinti non vedrebbe di buon occhio le "nostre" istituzioni educative. Ricerche più documentate, come quelle dell'Associazione 21 Luglio di Roma, mostrano invece le numerose forme di discriminazione e di esclusione nell'accesso alla scuola dell'obbligo (e non solo a quella).

A Pisa, però, è successo qualcosa che rovescia i pregiudizi diffusi: perché qui è il Comune che ha cercato di impedire la scolarizzazione dei rom, cancellando il servizio di scuolabus per i bambini del campo "Bigattiera". La vicenda ha suscitato un'imprevista mobilitazione di associazioni, famiglie e insegnanti. Vale la pena, dunque, vedere più da vicino quel che è successo.

Il campo della Bigattiera
La "Bigattiera" è la strada che congiunge la città di Pisa al litorale. D'Estate è molto trafficata, soprattutto nel week-end: le famiglie che non possono permettersi una vacanza prendono la macchina e se ne vanno sulla spiaggia a prendere un po' di sole. Con l'arrivo della stagione più fredda, la strada diventa deserta: anche perché siamo lontani dai centri abitati, non ci sono negozi né case, tutto intorno si vedono solo campi e terreni coltivati. A perdita d'occhio.

In fondo alla "Bigattiera" c'è il vecchio campeggio della Polizia di Stato: un tempo serviva agli agenti delle forze dell'ordine per farsi un po' di ferie. Poi, alla fine degli anni Novanta, è stato adibito a centro di accoglienza per i migranti albanesi. Rimasto vuoto per anni, nel 2007 è stato utilizzato dal Comune per collocarvi alcune famiglie rom, in attesa di una sistemazione migliore.
Doveva essere un campo temporaneo - "di transito", si diceva - ma come spesso accade (almeno in Italia) il provvisorio è diventato definitivo. E i rom sono rimasti lì fino ad oggi.

Nel frattempo lo "statuto" del campo è diventato oggetto di uno strano dibattito. Il Comune, che pochi anni prima aveva aperto l'insediamento, adesso lo considera "abusivo". La Regione, nella sua mappatura ufficiale, lo classifica invece come "ufficiale o riconosciuto". Un pasticcio terminologico che copre finalità diverse: perché l'Amministrazione comunale, fino a poco tempo fa, non faceva mistero di voler sgomberare il campo, mentre a Firenze si elaboravano progetti di inserimento abitativo graduale delle famiglie. Ma non divaghiamo, e torniamo alla vicenda dello scuolabus.

La soppressione dello scuolabus
Alla fine di ottobre 2011 Guia Giannessi, insegnante nelle scuole dell'obbligo, si rivolge alla stampa locale per denunciare un fatto che giudica molto grave: il piccolo autobus (il "pulmino", come lo chiamano i pisani), che accompagnava a scuola i bambini della Bigattiera, è stato soppresso. "Negli anni", spiega la Giannessi ad un giornale locale, "eravamo riusciti a portare i bambini rom a scuola. Ora gli sforzi degli insegnanti e dei genitori rischiano di andare perduti".

In effetti, per le combattive maestre del complesso scolastico "Niccolò Pisano" l'inserimento dei bambini della Bigattiera era un vero e proprio vanto. "I bambini avevano cominciato a frequentare con continuità", ci racconta Cristina Fontanelli, "molti avevano ottimi voti, e si era creato un clima di amicizia con i loro compagni di classe...".

Dopo la denuncia della Giannessi, la Giunta comunale interviene per spiegare i motivi della sua decisione. "Nel momento in cui avevamo detto che il campo sulla Bigattiera doveva essere chiuso - dice l'assessore alle politiche sociali, Maria Paola Ciccone, alla fine di ottobre 2011 - non potevamo attivare il servizio, sarebbe servito solo ad illudere chi invece deve andarsene". Per "non illudere", insomma, è meglio impedire ai bambini di andare a scuola...

Una "gara di solidarietà"
Non basta. Nell'Estate 2012, il Comune taglia la luce e l'acqua corrente: il campo rimane al buio, privo dei servizi essenziali che consentono la sopravvivenza. La situazione delle famiglie, che tra l'altro restano sotto minaccia di sgombero, è letteralmente disperata.

Per loro fortuna, però, i rom non sono soli: l'accorata denuncia delle maestre e la mobilitazione dei genitori lasciano il segno nell'opinione pubblica. Molte associazioni e volontari si mobilitano. E così, per un intero anno succede quello che difficilmente accade quando si parla di rom. I compagni di classe vanno a trovare i bambini al campo, i genitori portano la loro solidarietà alle famiglie, mentre la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano organizza uno "scuolabus autogestito" con i propri volontari. Tutto questo non risolve i problemi, ma è un sostegno concreto a famiglie in difficoltà.

Ritorno di fiamma
Il resto è cronaca dell'oggi. Il 26 e 27 maggio 2013 si tengono anche a Pisa le elezioni amministrative. Il Sindaco uscente Marco Filippeschi - di centro-sinistra - viene riconfermato, ma qualche volto nuovo fa capolino nel Palazzo Comunale. L'assessore Ciccone - quella che aveva cancellato lo scuolabus - non c'è più, e tra i nuovi consiglieri comunali vi sono alcuni che hanno seguito da vicino la vicenda della Bigattiera.

Pochi giorni dopo le elezioni, arriva però una notizia che sa di beffa: i Carabinieri hanno aperto un'indagine contro alcune famiglie della Bigattiera, per evasione dell'obbligo scolastico. Come dire: prima si impedisce la scolarizzazione dei bambini, poi si denunciano le mamme perché non portano i figli a scuola... Ed è proprio questa notizia che riattiva la mobilitazione di associazioni, insegnanti e volontari.

Comincia così a circolare un appello che chiede l'immediato ripristino dell'energia elettrica, dell'acqua corrente e dello scuolabus: nel giro di poche ore, vengono raccolte 250 firme di altrettante personalità note a livello locale (tra cui quella dell'allenatore della squadra di calcio cittadina).

Incoraggiati da questo primo successo, i promotori dell'iniziativa decidono di fare il secondo passo: scrivono una mozione che obbliga il Sindaco a riattivare i servizi tagliati, e la consegnano al Consiglio Comunale, chiedendone l'approvazione. Due gruppi di minoranza - il Movimento Cinque Stelle e la lista civica di sinistra "Una Città in Comune", in coalizione con Rifondazione - firmano il testo e lo presentano formalmente al Consiglio. I gruppi della maggioranza, pur non firmando la mozione, si dicono interessati a muoversi: e la Presidente della Commissione sociale convoca un'audizione con le associazioni promotrici.

In bilico
La vicenda non è ancora chiusa, e i suoi esiti sono tutt'altro che scontati. La prossima settimana la mozione approderà in Consiglio Comunale, e le intenzioni della maggioranza non sono ben chiare. Da una parte, sono molti i sostenitori del Sindaco che intendono voltare pagina rispetto al passato, e che sono decisi a garantire almeno i diritti fondamentali alle famiglie rom. Dall'altra parte, vi sono fortissime resistenze: la riattivazione dei servizi al campo della Bigattiera viene interpretata da alcuni come una pericolosa delegittimazione dell'operato della "vecchia" Giunta.

Intanto, fuori da Pisa si discute di "strategia nazionale di inclusione dei rom", e in alcune città toscane si sperimentano forme innovative di superamento dei campi. Può darsi che questo vento di novità porti qualche folata anche nei pressi della Torre Pendente. Staremo a vedere.

 

APPELLO PER IL RIPRISTINO DEL SERVIZIO DI SCUOLABUS AL CAMPO DELLA BIGATTIERA unaCITTAinCOMUNE

al Sindaco di Pisa Marco Filippeschi
all'assessore comunale alle Politiche Sociali Sandra Capuzzi
al Presidente del Consiglio Comunale Ranieri Del Torto

e, p.c. Al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
all'Assessore Regionale alle Politiche Sociali Salvatore Allocca

Apprendiamo dalla stampa locale che 40 genitori nella zona di Marina di Pisa sono stati accusati del reato di "inosservanza degli obblighi dell'istruzione scolastica minorile".

I bambini e le bambine in questione sono quelli che vivono nel campo della Bigattiera, per i quali da due anni non è più attivo il servizio di scuolabus.

Alla sospensione del servizio comunale due anni fa in un primo momento ha dato risposta, seppure parziale, la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano. Con l'anno scolastico 2012/2013 è stato soppresso anche questo servizio tampone e si è assistito alla completa dispersione scolastica di tutti i minori residenti in via della Bigattiera n.13.

Il fenomeno della dispersione scolastica non è connesso a forme di sfruttamento e di accattonaggio, come insinuano gli investigatori: i bambini della Bigattiera finché hanno potuto usufruire dello scuolabus, in maniera forse discontinua, hanno però mantenuto rapporti con le istituzioni scolastiche e con le forze del volontariato.
A partire da questo dato, ci chiediamo: quanta è la responsabilità sociale della dispersione scolastica che ha colpito l'infanzia del campo della Bigattiera?

I bambini e le bambine sono portatori diritti: l'Italia ha attuato la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia con la legge 176 del 27 maggio 1991. L'articolo 28 della Convenzione recita:

    "Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in particolare, al fine di garantire l'esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base all'uguaglianza delle possibilità:…e) adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola."

Dunque vi è nel fenomeno della dispersione scolastica una responsabilità genitoriale ma insieme anche una responsabilità sociale.

Per questo chiediamo fermamente a tutte le istituzioni, a partire dal Comune e dalla Società della salute, di ripristinare quanto prima il servizio di scuolabus per i bambini e le bambine del campo della Bigattiera. Chiediamo inoltre di garantire il pieno accesso all'istruzione, attraverso politiche attive e servizi rivolti alle famiglie e ai bambini, che prevedano delle condizioni igienico sanitarie accettabili, il sostegno scolastico e l'accompagnamento previsti negli altri campi.

Il problema del superamento dei campi richiede politiche concertate con la regione e i comuni dell'area vasta, e gli stessi abitanti dei campi; richiede tempi lunghi per favorire forme non traumatiche di superamento di una situazione umanamente inaccettabile. Respingiamo quindi fermamente l'idea che lo smantellamento di un campo inizi dalla cancellazione del trasporto scolastico. Occorre quindi che le istituzioni si impegnino affinché i bambini della Bigattiera non si trovino per il terzo anno consecutivo senza un servizio essenziale per il diritto allo studio e la socialità.

Cerchiamo una soluzione al problema dei campi insieme ai loro abitanti, intanto garantiamo ai bambini e alle bambine il diritto alla scuola, alla salute, al rapporto con il resto del mondo.

Pisa 20 giugno 2013

Primi firmatari
1. Clelia Bargagli Stoffi, medico veterinario e socia Famiglia Aperta
2. Cristina Fontanelli, insegnante scuola primaria Viviani
3. Michela Falchi, insegnante scuola primaria Viviani
4. Stefania Ramagli, insegnante scuola primaria Viviani
5. Michela La Marca, insegnante scuola primaria Viviani
6. Stefania Pandolfi, insegnante in pensione scuola primaria Viviani
7. Pierpaolo Corradini, pubblicitario e giornalista
8. Sara Cozzani, Opera Nomadi Pisa
9. Sergio Bontempelli, Africa Insieme
10. Milorad Petrovski, associazione Asifar
11. Dr. Aldo Cavalli, Presidente Pubblica Assistenza Litorale Pisano
12. Carla Martinelli, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale Pisano
13. Adriana Baldari, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale Pisano
14. Dino Pagliari, allenatore Pisa Calcio
15. Emiliano Cariello, Emergency Pisa
16. Annamaria Columbu, presidente Associazione Famiglia Aperta
17. Luca Randazzo, maestro e scrittore per ragazzi
18. don Sergio Prodi
19. Giovanna Zitiello, insegnante scuola media
20. Virginia Balatresi, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale Pisano
21. Raul Di Gioacchino, libraio e editore
22. Martina Pignatti Morano, presidente di Un ponte per…
23. Franca Corradini, docente Storia arte contemporanea Accademia Belle Arti (Firenze)
24. Francesco Niccolai, assegnista di ricerca Scuola S. Anna
25. Maria Valeria Della Mea, operatore teatrale
26. Alessandro Scarpellini, scrittore
27. Giuliano Marrucci, giornalista
28. Andrea Callaioli, avvocato
29. Eugenio Serravalle, medico pediatra
30. Giovanni Guerrieri, I Sacchi di Sabbia
31. Giulia Gallo, I Sacchi di Sabbia
32. Marco Barbato, per Fratelli dell'Uomo – Sezione Toscana
33. don Agostino Rota Martir
34. Piero Nissim, artista
35. Maria Rosaria Lacatena, assistente sociale
36. Laura Santoni, insegnante
37. Emilia Venturato, insegnante
38. Roberta Mariotti, insegnante
39. Mirella Sbrana, insegnante scuola superiori
40. Maria Teresa Onesti, insegnante scuola primaria
41. Giovanni Graifenberg, operatore sociale
42. Benedetta Dal Monte, insegnante di scuola primaria
43. Paolo Acquistapace, professore universitario
44. Simona Marzilli, imprenditrice
45. Francesco Moretti, artista di arti visive
46. Alessandra Baldi, insegnante di scuola primaria
47. Stefano Maria Pallottino, ingegnere
48. Rossana Bonuccelli, insegnante di scuola primaria
49. Ilaria Ferrara, insegnante di scuola primaria
50. Chiara Antoni, insegnante di scuola primaria
51. Massimo Ciampolini, medico pediatra
52. Federico Ruberti, imprenditore
53. Marcello Fiaccavento, impiegato
54. Martina Barontini, libraia e istruttrice sportiva
55. Debora Ceccanti, imprenditrice artigiana
56. Sara Barsotti, ricercatrice
57. Luca Odetti, direttore centro di ricerca e sviluppo
58. Francesca Prinari, ricercatrice universitaria
59. Fabiano Corsini, cittadino del litorale e della repubblica
60. Emanuela Amendola, dottoressa in economia
61. Mina Canarini, insegnante scuola dell'infanzia
62. Manuela Ferri, impiegata
63. Agnese Macchia, disoccupata
64. Veronica Lorenzetti, architetto
65. Rosita Serpa, biblioprecaria
66. Francesco Giorgelli, membro CDA dell'Università di Pisa
67. Maria Francesca Zini, assegnista di ricerca e attivista per la pace
68. Roberto Barbieri, insegnante scuola primaria
69. Rita di Ianni, educatrice Arciragazzi
70. Cesare Ascoli, ricercatore CNR
71. Donatella Petracchi, pensionata
72. Laura Baldini, libraia
73. Lidia Tamponi, impiegata
74. Lotte Paone, impiegata
75. Francesco Stea, medico
76. Elisa Renieri, insegnante scuola primaria
77. Alfonso De Pietro, cantautore
78. Isabella Moretti, insegnante scuola primaria
79. Giorgio Gallo, professore universitario
80. Antonella Serani, operatore sociale Pubblica Assistenza Litorale Pisano
81. Sandra Faita, bibliotecaria
82. Francesca Lodolini Salvini, insegnante scuola media
83. Riccardo Lorenzi, architetto e impiegato statale
84. Roberto Mori, insegnante in pensione
85. Anna Regoli, impiegata
86. Laurence Landais, traduttrice e doula
87. Valeria Giuliani, impiegata
88. Carmine Santoro, impiegato in floricoltura, presidente Ass. Il Chicco di Senape
89. Miranda Mancini, pensionata
90. Franca Nicodemi, Italiaonline srl
91. Sonia Paone, ricercatrice del dipartimento di scienze politiche
92. Alessandro Breccia, ricercatore precario
93. Chiara Gasperini, insegnante scuola primaria
94. Daniela Rispoli, medico veterinario
95. Rita Paperini, impiegata
96. Dino Pedreschi, professore universitario
97. Rachele Tagliamonte, casalinga
98. Nicolò Chessa, falegname
99. Leila D'Angelo, insegnante scuola superiore
100. Rudy Pessina, fotografo
101. Serena Leoni, cooperante
102. Ilaria Barachini, insegnante scuola dell'infanzia
103. Paola De Michelis, educatrice di asilo nido
104. Solange Costa, commessa
105. Guia Giannessi, insegnante scuola media N. Pisano
106. Davide Cornolti, tecnico CNR Pisa
107. Silvia Fogli, insegnante scuola media
108. Laura Leoni, impiegata
109. Patrizia Tortorici, insegnante scuola primaria
110. Susanna Mammini, impiegata
111. Carlo Iozzi, impiegato e RSU Fiom
112. Paolo Cianflone, insegnante scuole superiori
113. Elisabetta Orlacchio, assistente sociale
114. Viviana Bartolucci, psicologa e educatrice
115. Lorenza Poltronieri, consigliera Pubblica Assistenza Litorale Pisano
116. Fabio Callaioli, volontario Pubblica Assistenza Litorale Pisano
117. Angiolo Cioncolini, circolo ARCI Pisanello
118. Paride Antonelli, circolo ARCI Pisanello
119. Irene Campioni, medico chirurgo
120. Giuliano Campioni, professore universitario
121. Isa Ciani, insegnante in pensione
122. Marcello Palagi, direttore mensile "trentadue" (Massa Carrara)
123. Stefania Cappellini, Insegnante
124. Irene Lancioni Biblioprecaria
125. Tania Iannizzi, Bibliotecaria
126. Simona Frasciello, Segretaria Studio Medico
127. Francesca Serpa, architetto
128. Umberto Grassi, assegnista SNS
129. Luisella Mori, docente inglese ITCG Fermi Pontedera
130. Tiziana Noce, ricercatrice universitaria
131. Federico Giusti, confederazione Cobas Pisa
132. Daniele Guerrieri, insegnante di arte IC Curtatone e Montanara di Pontedera
133. Giusi Lauro, insegnante in pensione
134. Luigi Puccini, docente scuola superiore e residente a Pisa
135. Lucia Montagnoli, insegnante scuola media
136. Maria Marchitiello, medico omeopata
137. Sabine Schweizer, infermiere
138. Marta Galluzzo, educatrice
139. Mauro Pezzini, redattore web
140. Luigi Piccioni, docente universitario
141. Daniela Bernardini, docente scuola superiore
142. Cristina Zaccagnini, insegnante di scuola primaria presso l'I.C.Gandhi di Pontedera
143. Monica Rizza, Presidente Consiglio d'Istituto I.C. Pacinotti Pontedera
144. Luisa Filipponi, ricercatrice
145. Fausto Gozzi, professore universitario
146. Michela Trapanese, insegnante scuola primaria
147. Pietro Gattai, geologo
148. Maria Elisa Bedani, insegnante in pensione scuola media Marina di Pisa
149. Sergio Gattai, bibliotecario in pensione
150. Francesca Mulana, ricercatrice universitaria
151. Manuela Furrer, educatrice
152. Giovanni Mandorino, cittadino
153. Rosalba Fedele, educatrice
154. Dela Pawlitzki, insegnante scuola primaria
155. Roberto Cini, operaio
156. Francesca Gabrriellini, studentessa
157. Fabio Meini, informatico
158. Andrea Orsini, libero professionista
159. Antonella Pochini, operaia
160. Rino Razzi, inforrmatico
161. Martina Lombardi, Dottoranda
162. Dario Ferraro, operatore sociale
163. Aurelia Manai, guida turistica
164. Claudia Molfetta, studentessa
165. Alessandro Toma Studentessa
166. Gaia Colombo, Fratelli dell'uomo
167. Patrizia Guidi, biologa
168. Maria Grazia Braccini Masetti, insegnante in pensione
169. Angela Mazza, insegnante scuola primaria
170. Enrica Pea, medico
171. Sabrina Zupicic, giardiniera
172. Fabio Tarini, docente universitario

 
Di Fabrizio (del 04/07/2013 @ 09:06:07, in scuola, visitato 1357 volte)

By ARCI SOLIDARIETA' ONLUS - on June 28, 2013

"C'è posto all'ultimo banco" è la storia di vent'anni circa sull'istruzione ai bambini rom. Siamo a Roma, all'inizio degli anni '90. Un gruppo di volontari si avvicinò alle locali comunità rom ed iniziò a camminare assieme a loro sul percorso dell'integrazione sociale, che inizia con l'affermazione del diritto all'istruzione.

Abbiamo lavorato a stretto contatto con la comunità rom, aprendo un dialogo con le istituzioni pubbliche, con gli insegnanti, con gli altri genitori, nel tentativo di affermare il diritto di ogni bambino a frequentare la scuola.

Inizialmente, il progetto scolastico e le politiche d'integrazione si svilupparono in parallelo. Oggi tuttavia si sono separati. Mentre i bambini rom frequentano la scuola in tutti i gradi, spesso con risultati eccellenti, l'Italia non ha perseguito un processo che permettesse alle famiglie rom di abbandonare progressivamente i campi e provare altri tipi di sistemazione.

Questa mancanza di sinergie tra l'impegno a sostenere le esigenze dei bambini con la loro piena emancipazione da una vita nei campi, e le politiche governative, che in realtà promuovono i campi come una soluzione per i bisogni alloggiativi delle famiglie rom, rischia di compromettere i risultati ottenuti nel campo dell'istruzione.

Comunemente si ritiene che il progetto di scolarizzazione abbia giocato un ruolo importante nel fornire i medesimi strumenti per costruire il futuro che avevano i loro compagni. L'istruzione prepara alla vita professionale, e rende più indipendenti e responsabili.

Le storie raccolte da Arci Solidarietà Onlus in questo libro sono basate sulle esperienze dei suoi attivisti ed educatori, funzionari delle istituzioni con cui abbiamo collaborato e bambini che sono stati i diretti beneficiari del progetto.

Con l'aiuto di esperi antropologi, sociologi e mediatori culturali, il libro analizza l'impatto del progetto di scolarizzazione sulle aree dove vivono le comunità rom e sul paese in generale. Il libro è il risultato di un impegno costante, svolto in condizioni difficili e vissuto con i Rom, di una rete territoriale costruita pezzo a pezzo.

"C'è posto all'ultimo banco" è il risultato collettivo che, attraverso una narrazione corale, porta in vita molti anni di lavoro. E' una storia vera, di ragazze e ragazzi che di solito sono piazzati nell'ultima fila delle nostre classi, gli invisibili che non devono essere visti. E' un lungo racconto fatto di successi e fallimenti, tragedia e commedia e lotta costante. Una storia che necessita di un lieto fine.

 

20-06-2013 / SOCIETA' / di BRUNELLA MENCHINI

LUCCA, 20 giugno - Mandare i figli a scuola e rispettare le strutture che verranno loro messe a disposizione, di questo hanno parlato l'assessore alle politiche sociali della Regione Salvatore Allocca e il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini in visita ai due campi nomadi di Lucca. L'assessore, a Lucca per la presentazione del secondo rapporto condizione abitativa - Abitare in Toscana - Anno 2013, ha tenuto a conoscere di persona la situazione dei Rom e Sinti presenti sul nostro territorio.

"Senza promettere niente - ha detto Allocca - il mio sogno sarebbe di vedere qualche ragazzino che adesso risiede nei campi, andare avanti nel percorso scolastico e perché no arrivare a farsi chiamare dottore. Per fare questo potremmo provvedere con borse di studio".

"Stiamo facendo visite in tutta la regione per capire quali sono le problematiche da affrontare, e con quali priorità. Un progetto quello della Regione Toscana che si inserisce nell'attività della cabina di regia regionale e nazionale che ha aderito al progetto europeo: un percorso che dura 10 anni e che mira ad affrontare il problema non solo in termini di insediamento ma anche sul terreno della salute, dell'istruzione, del lavoro.

"Tutte le cose che consentono di abbattere le condizioni di degrado e di ricostruire gli elementi di sovrapposizione con la popolazione residente - continua Allocca -. Quella dei Romanì in Europa è la minoranza più numerosa: sono 11milioni di persone che non hanno rappresentanza e con cui si lavora come politiche pubbliche poco in termini di integrazione".

"Abbiamo fatto incontri tra istituzioni e associazioni a livello regionale - spiega l'assessore -, adesso facciamo incontri con le istituzioni sul territorio per recepire i progetti e capire come e quando possono essere realizzabili. Le risorse sono poche quindi dovremo fare una scala di priorità. Uno dei progetti per Lucca potrebbe essere la costruzione di villaggi in auto costruzione. Ambiti di insediamento non temporaneo ma permanente con caratteristiche particolari che vanno incontro ai problemi che di solito troviamo: innanzitutto i problemi di relazioni tra i gruppi perché dentro i campi non sempre c'è armonia poi di rimetterli in relazione con il territorio. Una serie di problematiche che non vanno più affrontate nell'ottica dell'emergenza e anche quando gli enti sono chiamati a risolvere emergenze, come ê successo a Lucca di recente, le soluzioni devono stare all'interno di un percorso di lungo respiro. La strategia europea si da 10 anni: in tutto i Rom presenti in Toscana sono 2700: non è impossibile. Dobbiamo fare un battaglia politica per cui ci si renda conto che le istituzioni devono occuparsi di tutto nessuno escluso"

 
Di Fabrizio (del 08/06/2013 @ 09:04:57, in scuola, visitato 1933 volte)

LINGUE

Romaninet è un corso multimediale che, oltre alla lingua e alla cultura romani', promuove la diversità linguistica e il dialogo sociale.
Il progetto è stato iniziato dall'istituto "Ribeira do Louro", scuola secondaria spagnola a cui sono iscritti numerosi studenti di lingua romani'. Si sono poi aggiunte altre sette organizzazioni di diversi Paesi: l'Università di Manchester, una delle principali in Europa dedite allo studio della lingua romani', alcune organizzazioni non governative internazionali che cooperano con i Roma ed una scuola rumena frequentata da molti alunni Roma. Il progetto è coordinato da "AtinServices", consultorio specializzato in corsi di lingua, mentre "Concept Consulting" ha curato il livello qualitativo del progetto.

Il corso si basa sul livello base di competenza del Quadro europeo comune di riferimento (A1 e A2) e non ha limiti di età. Il suo status di corso multimediale facilita il processo di apprendimento e incoraggia allo studio della lingua romani' anche coloro che non possiedono un elevato livello accademico.

Il corso si compone di 15 lezioni. Ogni lezione è costituita da un dialogo basato sull'animazione, contiene il vocabolario appreso di volta in volta, diversi esercizi per mettere in pratica il contenuto delle lezioni, spiegazioni della grammatica così come ausili di pratica linguistica (ascolto e ripetizione). Vi sono inoltre dei giochi, che consentono di praticare i contenuti delle lezioni in modo divertente, ed un test grazie al quale gli utilizzatori si possono rendere conto se hanno raggiunto gli obiettivi delle lezioni. Il corso è disponibile in cinque versioni linguistiche: inglese, spagnolo, portoghese, rumeno e bulgaro.

Sul sito web di Romaninet potete trovare:

Tre sezioni per tre diversi livelli

Approfondimento su lingua e cultura romani' sito web o scrivete un'e-mail all'indirizzo info@romaninet.com

 

L'ISTITUTO MANNO "CHIUSO" DAI MANIFESTANTI - L'UNIONE SARDA - Articoli Correlati Sei d'accordo con l'iniziativa di Lotta Studentesca?

Blitz di protesta del movimento studentesco "Lotta Studentesca" in tre scuole di Cagliari.

Lunedì 27 maggio 2013 13:20 - Un blitz destinato a far discutere. Durante la notte, tra domenica e lunedì, alcuni esponenti del movimento "Lotta Studentesca" (Forza Nuova) hanno chiuso simbolicamente tre scuole medie di Cagliari, la Manno, il Cima e Pier Luigi da Palestrina. Qui verranno svolti i corsi scolastici per il conseguimento della licenza media riservati ai rom adulti, finanziati con 20mila euro dal Comune di Cagliari (soldi statali "bloccati" e destinati a progetti per l'integrazione dei rom): il finanziamento servirà per pagare i libri e le lezioni speciali per i nomadi. Diecimila euro andranno al “Co.sa.s”, associazione di volontariato che metterà a disposizione insegnanti di Italiano, per interventi individualizzati e di sostegno disciplinare, oltre i libri di testo, materiali didattici e altro. Il Piano di inclusione sociale firmato dal sindaco e presentato all'assessorato regionale alla Sanità per ottenere un finanziamento di 695 mila euro in tre anni, ha tre punti fondamentali: case, formazione professionale, finanziamento di eventuali attività imprenditoriali. La Regione ha stanziato per il momento 300mila euro.

Le scuole sono state "chiuse" con del nastro bianco e rosso. Poi sono stati affissi dei volantini: "Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani". E ancora: "Scuola gratis? Diventa rom". Messaggi forti che rischiano di arroventare ancora di più il clima attorno alle popolazioni nomadi presenti in città. "L'iniziativa sostenuta dall’amministrazione Zedda", attacca il movimento studentesco, "è una vergogna: gli studenti e le famiglie cagliaritane sono ancora in attesa dei rimborsi scolastici relativi all’anno 2011; nel mese di dicembre 2012, il Comune informava gli stessi studenti e le loro famiglie del ritardo del finanziamento promesso per mancanza di fondi sufficienti. Ora si viene a sapere della disponibilità di queste risorse. Non vengono però assegnate alle famiglie cagliaritane: il Comune le usa per finanziare un progetto a tutela di una minoranza. Quella dei rom appunto. In questo periodo di forte crisi economica Lotta Studentesca ritiene irresponsabile il modo in cui si governa la città, perché crea forti tensioni sociali e perché non considera una priorità salvaguardare il diritto allo studio dei propri ragazzi, che si sostiene anche attraverso la garanzia di questi rimborsi ad hoc".

 
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