Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/09/2013 @ 09:03:21, in scuola, visitato 1419 volte)
Slovacchia, rapporto di Amnesty International sui diritti violati degli alunni
rom (CS104 - 04/09/2013)
In Slovacchia, migliaia di alunne e alunni rom stanno iniziando un altro anno
scolastico in classi e scuole separate e la continua mancanza d'azione da parte
del governo contro la segregazione di migliaia di bambini è un vergognoso e
illegale affronto nei confronti della società.
È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, presentando il rapporto
"Promesse non mantenute: la segregazione degli alunni rom continua", nel quale
denuncia la continua e neanche riconosciuta assenza di iniziative per eliminare
la duratura discriminazione dei rom nel sistema scolastico.
"È giunto davvero il momento che le autorità slovacche pongano fine alla prassi
discriminatoria della segregazione nel campo dell'istruzione e riconoscano che
hanno la responsabilità di garantire che tutti i bambini e le bambine abbiano
uguale accesso a un'istruzione di qualità" - ha dichiarato Jezerca Tigani,
vicedirettrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.
Secondo una ricerca del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, circa il
43 per cento dei rom iscritti alle scuole ordinarie è stato posto in classi
etnicamente segregate. In assenza di una riforma complessiva del sistema, il
governo slovacco sta tollerando una discriminazione illegale basata sull'etnia
nel campo dell'istruzione.
Il 30 ottobre 2012 il tribunale regionale di Presov, nella Slovacchia orientale,
aveva dato alla comunità rom un segnale di speranza, stabilendo che
l'inserimento di alunni rom in classi separate di una scuola elementare del
villaggio di Sharishské Micha'any violava l'Atto antidiscriminazione ed era
contrario alla dignità umana. Il tribunale aveva ordinato alla scuola di
modificare la prassi per l'inizio dell'anno scolastico 2013-14.
Questo caso ha messo in evidenza quanto le singole scuole e le autorità locali
non siano consapevoli di cosa costituisca discriminazione e segregazione. Ha
inoltre posto in luce la mancanza di fondi aggiuntivi per garantire
un'istruzione uguale e inclusiva a beneficio dell'intera popolazione scolastica.
"Le autorità nazionali devono assistere la scuola di Sharishské Micha'any con
direttive chiare e coi fondi extra, necessari per rispettare la sentenza. In
questo modo, incoraggeranno altre scuole a spezzare il circolo della
segregazione per motivi etnici e invieranno al resto della società il segnale
che la segregazione etnica non sarà tollerata" - ha commentato Tigani. "Spetta
al governo slovacco dare attuazione al diritto di accedere all'istruzione senza
discriminazione, attraverso una riforma complessiva e forme di assistenza mirata
all'interno del sistema educativo".
La diffusa e continua segregazione dei bambini e delle bambine rom nelle scuole
della Slovacchia ha implicazioni più ampie, poiché mediante essa le autorità
slovacche stanno anche violando il diritto internazionale dei diritti umani e la
legislazione antidiscriminazione dell'Unione europea. La Commissione europea ha
la responsabilità, l'obbligo e gli strumenti per assicurare che gli stati membri
rispettino le norme dell'Unione europea, anche attraverso procedure
d'infrazione.
"E' ora che la Commissione europea assuma una posizione più incisiva e agisca
direttamente verso quei paesi, come la Slovacchia, i cui governi non fermano una
segregazione diffusa e sistematica che non ha alcun posto nell'Europa del XXI
secolo e che contraddice completamente le leggi dell'Unione europea e i principi
del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali su cui l'Unione
europea è orgogliosa di essere stata fondata" - ha concluso Tigani.
Approfondisci la campagna per i diritti dei rom in Europa
FINE DEL COMUNICATO Roma, 4 settembre 2013
Per interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail
press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 23/08/2013 @ 09:02:22, in scuola, visitato 1678 volte)
di Claudio Dionesalvi
Cosenza, sponda sinistra del fiume Crati, pianeta Terra. Un'esperienza di
didattica dal basso
Nel 2006 ci siamo riuniti per la prima volta in uno spazio autogestito. Abbiamo
deciso di chiamarci Coessenza. Accomunati dalla passione per la scrittura,
condividiamo conoscenza, lettura e reciproco ascolto. Ci unisce la voglia di
camminare in basso. Diamo il nostro piccolo contributo nella lotta contro il
diritto d'autore che in Calabria, come in molti altri luoghi, domina in maniera
mafiosa il sistema dell'editoria. Per un anno abbiamo solo parlato, letto,
ascoltato. Poi ci siamo decisi a pubblicare racconti, poesie, saggi. Non è
andata male. Anzi, se avessimo voluto diventare una casa editrice, forse non ci
sarebbe stato difficile farlo. Ma non era questo che volevamo fare. Allora, nel
terzo anno di attività, ci siamo detti che bisognava provare ad andare ancora
più in basso, cercando nuovi linguaggi, sperimentando forme innovative di
espressione in mezzo alle persone che vivono nei quartieri periferici della
città, dai quali molti di noi provengono, in cui alcuni di noi abitano.
In questo sforzo di ricerca, quando Elisabetta ci ha fatto notare che sulla riva
sinistra del fiume Crati, a Cosenza, sul pianeta Terra, la situazione è più
difficile che mai, abbiamo deciso di incontrare i bambini "invisibili" del
villaggio rom. Insieme a loro, collaborando anche con altre associazioni
sensibili ai diritti dei migranti, abbiamo dato il via alla Scuola del Vento. Si
chiama così perché una delle prime volte che siamo entrati nel villaggio, il
vento si è divertito a lanciare in aria il nostro gazebo che ha cominciato a
rotolare tra le baracche. Tutti insieme divertiti lo abbiamo inseguito. È bello
vedere una scuola che vola. Inseguendo il gazebo, ci è capitato di guardare in
alto. E così dal campo rom abbiamo intravisto i tetti della città. Non li
avevamo mai notati, i tetti. Grazie a Tony e ad altri vecchi e giovani compagni,
per alcune settimane abbiamo tenuto lezioni di Italiano, Matematica, Decupage e
Artigianato.
I bambini rom imparano subito, ti aspettano con ansia quando sanno che vuoi
insegnar loro qualcosa e hai scelto di farlo nel loro mondo, quello dei gitani,
all'aperto, lontano da aule anguste e chiuse, dove tante scuole italiane,
purtroppo, ritengono ancora di poter "formare i cittadini", limitandosi però ad
allevare polli-bambini. Aule strapiene, insegnanti mummificati, progettifici,
scarse attività di recupero, otto ore in classe, razzismo, quantificazione del
sapere... per fortuna non tutte le scuole sono così, ma ce ne sono tante. In
queste scuole non troveranno mai spazio né i rom né tanti altri ragazzi che non
provengono dalle famiglie pubblicizzate negli spot televisivi di una nota marca
di biscotti. Noi non vogliamo distruggere l'istituzione scolastica. Anzi,
facciamo di tutto affinché i ragazzi di tutte le etnie e culture la frequentino.
A Cosenza ci sono pure scuole che si sono poste l'obiettivo di concedere
cittadinanza in aula ai rom. Ma in generale nell'ultimo decennio si è imposto il
modello scuola-azienda, a volte degenerante in assurde mini-istituzioni totali
che noi sogniamo di destituire, esautorare.
Vogliamo dare il nostro piccolo contributo. Sappiamo che i bambini del villaggio
rom rischiano di diventare, tra qualche anno, i soldatini della ‘ndrangheta del
domani. Quelli che riscuoteranno tangenti, venderanno droghe, ruberanno macchine
per chiedere il riscatto e, in caso di necessità, saranno "battezzati" per
andare a compiere missioni di morte. Ciò è accaduto in questa terra negli ultimi
vent'anni. Le comunità nomadi, da sempre, sono state spinte a privarsi delle
loro radici culturali. Corpi, consensi e saperi comprati e svenduti. Al di fuori
della carità e della compassione che a volte finiscono solo per allevare
disperazione e sotterrare l'umana dignità, in pochi hanno fatto veramente
qualcosa di costruttivo con gli zingari.
Per noialtri, montare il nostro gazebo nel villaggio per due o tre volte a
settimana, significa imparare, divertirci, praticare una didattica diversa,
esercitare un'Altra cittadinanza, ribellarci all'ondata di paura e moral panic.
Mentre i malgoverni delle città studiano le prossime mosse per divorare i fondi
europei disponibili in materia di contrasto alla discriminazione dei rom e sinti,
la mancata soluzione della questione gitana spinge intere popolazioni che con
essi vivono a contatto, a identificare il male con gli zingari, trascurando il
problema di quanta aggressività e disperazione si annidino nelle nostre
famiglie, nei nostri condomini, negli uffici pubblici, sui luoghi di lavoro,
nelle caserme, nei tribunali e nelle italiche strade.
Durante l'estate abbiamo fermato l'attività didattica. Siamo andati a trovare i
bimbi rom solo per giocare a pallone con loro. Perché ogni scuola ha i suoi
tempi di pausa. Dall'inizio dell'autunno, grazie anche ad altre associazioni
cittadine, con il consenso degli adulti rom, abbiamo ricominciato a condividere
questa esperienza. Giovannone ha costruito nel campo sul fiume, insieme ai bimbi
rom, una baracca che è la sede della Scuola del Vento. Continuiamo a frequentare
la baraccopoli, nella speranza di rivedere una verde scia luminosa solcare il
cielo al tramonto, com'è accaduto in una sera di giugno, sul villaggio in riva
al Crati. Non un miracolo. Forse un meteorite. Di certo era una scia volante
persistente e colorata, che si muoveva rapida seguendo il fiume. E i nostri
sogni pure.
Pubblicato da Claudio Gennari alle 14:27 DOMENICA 18 AGOSTO 2013 su
SINTI IN VIAGGIO PER IL DIRITTO E LA CULTURA
La formazione per i praticanti (3,2), dal titolo "Pringiarasmi" (conoscersi), ha
avuto una durata di 15 ore distribuite su cinque giorni (3 ore al giorno). I
workshop si sono svolti il 4 maggio, 11 maggio, 18 maggio, 25 maggio e 8
giugno 2011. Venti partecipanti sono stati arruolati: insegnanti, operatori
sociali, mediatori culturali. E' emerso che durante gli
ultimi tre anni c'è stato un rallentamento di azioni nei campi della scuola,
delle abitazioni e più in generale delle politiche sociali. Il giro d'affari tra i
dipendenti pubblici è una delle cause più importanti di questa situazione, così
come i tagli al bilancio alle città per le attività sociali.
Gli obiettivi dei gruppi di lavoro sono stati:
1. per informare le nuove generazioni di dipendenti pubblici e privati e gli
insegnanti, ma anche i lavoratori del privato sociale sulla realtà dei Rom e dei
Sinti
2. per migliorare la capacità di dipendenti pubblici di capire le reazioni Sinti
3. per aumentare l'empatia servi civile con la comunità Sinti.
A Vicenza, Sucar Drom ha proposto il corso standard "Pringiarasmi" sviluppato
per il progetto Respect +. Infatti l'amministrazione locale (comunale) era
abbastanza entusiasta per l'idea e la possibilità di lavorare con la comunità
Sinti. È un dato di fatto, dice Davide Casadio, uno del personale Sucar Drom, si
trasferì a Montecchio Maggiore (abbastanza vicino a Vicenza) quando si è
sposato. Mentre viveva in un'altra città, il suo ruolo di pastore della Chiesa
gli diede una figura di spicco tra i Sinti Veneti (i Sinti parlano una variante specifica
della lingua dei Sinti influenzato dal dialetto veneziano) e soprattutto tra le
persone che vivono nella zona di Vicenza. Per questo motivo e per
ragioni interne del Comune è stato molto cordiale, anche se piuttosto lento per
quanto riguarda l'attuazione effettiva a causa di qualche problema creato dalla
minoranza del Consiglio di Lega Nord (un partito xenofobo e populista). Il corso
però è stata attuato in maggio (e giugno) e una ventina di persone hanno
partecipato al corso.
Il corso è stato presentato dall'Assessore per la città Servizi Sociali. Questo avallo politico era molto importante non solo per il
corso stesso, ma anche per il futuro delle relazioni tra la comunità sinti e
l'amministrazione locale.
Il secondo importante risultato del corso di Vicenza è stata la forte
partecipazione degli insegnanti. Essi erano perplessi dal comportamento di Sinti
bambini. Pertanto sono state ipotizzate diverse spiegazioni per il loro
comportamento (frequenza scolastica scarsa, incapacità di concentrarsi, difficoltà
linguistiche, ecc.) e che si stavano cercando risposte definitive. Infatti Sucar
Drom non poteva dare loro un ultima parola circa i loro problemi specifici, ma
ha fornito una panoramica generale della cultura dei sinti in grado di dare loro
gli strumenti per analizzare casi specifici. Erano molto felici della quarta
sezione incentrata sulla politica scolastica e sulle tattiche per migliorare la
frequenza. Il corso è stato molto apprezzato, soprattutto perché i dipendenti
pubblici hanno intese sia la rilevanza sociale che politica del problema affrontato.
Infatti la presenza dell'assessore, insieme alla sua piena partecipazione alla
prima seduta di allenamento, ha reso tutto il percorso molto interessante.
Inoltre i partecipanti sono stati molto attivi e la presenza del Sig. Casadio
durante tutto il
corso li ha aiutati a comprendere il punto di vista specifico degli abitanti
locali, che conosce molto bene.
Sucar Drom ha organizzato a Vicenza anche la sessione informativa per i rom
"Conosci il tuo diritto e dei Tuoi diritti" (WP3.3). Svoltasi in un solo giorno
(lunghezza: 4 ore) nel "campo" rom e sinti di Vicenza, la sessione interattiva
ha visto la partecipazione di 10 sinti che vivono nella città di Vicenza. Anche
in questo caso, come a Mantova, il tema cruciale è stata la politica degli
alloggi e dei diritti connessi. Alla fine del processo, i partecipanti sono
stati molto soddisfatti perché hanno trovato qualcuno in grado di spiegare (in
un linguaggio semplice) quali sono le reali possibilità e che la soluzione si
può discutere con l'amministrazione locale, per risolvere il problema degli
alloggi, nonché de doveri scolastici.
www.morespect.eu
Di Fabrizio (del 28/07/2013 @ 09:04:21, in scuola, visitato 1748 volte)
di Emilia Trevisani | 24 luglio 2013
Il Fatto Quotidiano
Associazioni e volontari presentano una mozione. Il Comune chiede che
alle famiglie di impegnarsi di più a mandare i figli a scuola. L'assessore al
sociale: "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza degli adulti"
A meno di due mesi dall'inizio dell'anno scolastico 47 bambini rischiano di non
poter andare a scuola perché non esiste più un servizio di scuolabus. Succede
alla periferia di Pisa: i bimbi coinvolti fanno parte della
comunità rom del
campo di via della Bigattiera, strada che congiunge la città con il litorale.
Non mancano solo gli scuolabus: al campo rom non c'è acqua corrente e luce dal
2012. "Il diritto alla sopravvivenza viene ancora prima del diritto allo studio,
alla Bigattiera abbiamo fatto un salto all'indietro di 20 anni" denuncia padre
Agostino Rota Martir, sacerdote del campo di Coltano. Associazioni cittadine,
volontari e insegnanti hanno dato la loro solidarietà alla comunità rom della
Bigattiera attraverso una mozione dove si chiede al Comune di Pisa di
ripristinare al più presto il servizio di scuolabus e fare in modo che il
diritto allo studio non venga negato ai bambini del campo rom. Dal canto suo
l'amministrazione comunale chiede alle famiglie rom di impegnarsi maggiormente
nel mandare i figli a scuola. "I bambini non devono fare le spese
dell'insolvenza di nessun adulto - afferma Maria Luisa Chiofalo, assessora
comunale al Sociale e all'Istruzione - Il problema deve essere risolto entro
settembre, per questo è stato aperto un tavolo con la Regione Toscana per
gestire quella che per noi è un'emergenza".
Lo scuolabus che non c'è più
Il servizio attuale prevede tre pulmini impegnati nel trasporto degli studenti
provenienti dai campi rom di Coltano e Oratoio. Ma dal 2011 non è più previsto
il collegamento con la Bigattiera: il Comune lo ha tagliato perché classifica il
campo rom e i suoi abitanti come "abusivi". Ma la storia appare più complessa.
Di proprietà del Demanio l'area era stata data in concessione al Comune con un
contratto di tre anni (dal 2007 al 2010) affinché fossero regolarizzate le
posizioni abitative di 8 nuclei familiari. Circa 40 persone che, secondo il
Comune, non potevano usufruire delle abitazioni consegnate alla comunità rom di
Coltano nell'ambito del progetto per l'integrazione creato dalla municipalità
pisana "Città Sottili".
Allo scadere del triennio la concessione non è stata rinnovata e il numero degli
abitanti del campo è cresciuto: ad oggi vivono alla Bigattiera 150 persone, un
terzo sono bambini. "Per quanto riguarda le bimbe e i bimbi al campo non
autorizzato della Bigattiera - si legge in una nota del Comune di Pisa - solo
tre dei circa 50 appartengono a famiglie che sono residenti a Pisa e che
contemporaneamente sono nel comprensorio della scuola scelta: a questi è stato
regolarmente assegnato il servizio come in tutti gli altri casi cittadini (il
regolamento approvato dal consiglio comunale prevede che le famiglie richiedenti
debbano essere residenti a Pisa e coloro che scelgono la scuola fuori dal
comprensorio di residenza vengono serviti solo a riempimento di scuolabus
parzialmente pieni). Quella delle bimbe e dei bimbi del campo della Bigattiera,
che lo scorso anno hanno avuto frequenze in larga prevalenza basse o nulle,
assume dunque i contorni di un'emergenza".
L'assessora Chiofalo assicura: "Città Sottili è un progetto che ha prodotto
buoni risultati. I suoi limiti sono dovuti al fatto che non sempre c'è stata
collaborazione da parte delle famiglie per il proprio inserimento sociale e
lavorativo e soprattutto per l'impegno riguardo all'inserimento scolastico dei
proprio figli. In ogni caso l'equazione scuolabus-scolarizzazione non esiste".
Peraltro, nel caso della Bigattiera, a causa della scarsa frequenza degli alunni
i carabinieri hanno fatto scattare una denuncia per abbandono scolastico nei
confronti dei genitori e questo ha scatenato l'indignazione di associazioni e
volontari. Alcuni cittadini hanno deciso di presentare una mozione per il
ripristino del servizio di scuolabus che sarà discussa dal consiglio comunale di
Pisa nei prossimi giorni con il sostegno di alcuni gruppi consiliari.
Un campo senza acqua ed elettricità
Ma alla Bigattiera c'è un problema ancora più grave della mancanza dello
scuolabus: mancano acqua ed elettricità. Di fatto si va avanti con i generatori
e l'acqua corrente, anche se il sistema idrico è stato riallacciato
all'autoclave, è scarsissima. Come fanno sapere dalla direzione della Società
della Salute di Pisa entrambi i servizi sono stati tagliati nel 2012 in seguito
alle segnalazioni della Protezione Civile e dei vigili del fuoco che avevano
denunciato il deterioramento (anche a causa di manomissioni) e la pericolosità
degli impianti. E anche in questo caso a farne le spese sono soprattutto i
bambini.
Come spiega Milorad Petroski dell'Asifar, associazione per lo sviluppo
interculturale dei rom: "I bambini hanno detto di vergognarsi quando sono in
classe con i loro compagni perché sono sporchi, non possono lavarsi. Le madri
stesse non vogliono che vadano a scuola in quelle condizioni e mi hanno anche
detto che sarebbero disposte a farli andare a scuola a piedi se prima almeno
potessero lavarli. Qui non c'è nemmeno la possibilità di avere un frigorigero e
ogni volta che piove il campo si trasforma in un lago di fango". Sara Cozzani,
insegnante e presidente della sezione pisana di Opera Nomadi, aggiunge: "Come si
fa a vivere senza luce e acqua? Questa è un'emergenza umanitaria. Il Comune
insiste sull'autonomia delle famiglie ma in molti casi non è possibile. Oltre a
mancare lo scuolabus i bambini sono costretti ad andare a scuola sporchi. E'
degradante ed in alcuni casi, anche se isolati, perfino le insegnanti hanno
fatto degli apprezzamenti sull'odore dei bambini".
Anche se di elettricità e scuolabus ancora non si parla, l'amministrazione
comunale ha aperto un tavolo di confronto con la Regione Toscana per dare il via
ad un micro finanziamento finalizzato alla scolarizzazione dei bimbi rom della
Bigattiera che dovrebbe garantire la frequenza scolastica a settembre ma di
deciso non c'è ancora niente. "Sono stato al campo della Bigattiera venti giorni
fa - spiega l'assessore regionale al Sociale Salvatore Allocca - Queste persone
vivono senza i mezzi minimi. La Regione deve occuparsi di tutti e non lasciare
indietro nessuno. Per quanto riguarda il campo della Bigattiera stiamo pensando
ad un progetto di finanziamento leggero". Nel frattempo a pagare il prezzo più
alto sono i bambini.
Di Fabrizio (del 26/07/2013 @ 09:02:30, in scuola, visitato 1706 volte)
21 luglio 2013 | Sergio Bontempelli -
CORRIEREIMMIGRAZIONE
Il comune nega ai bambini del campo rom un mezzo per raggiungere la scuola. Ma
la città insorge.
Ma i bambini rom a scuola ci vogliono andare? Secondo un antico stereotipo, la
"cultura" dei rom e dei sinti non vedrebbe di buon occhio le "nostre"
istituzioni educative. Ricerche più documentate,
come quelle dell'Associazione
21 Luglio di Roma, mostrano invece le numerose forme di discriminazione e di
esclusione nell'accesso alla scuola dell'obbligo (e non solo a quella).
A Pisa, però, è successo qualcosa che rovescia i pregiudizi diffusi: perché qui
è il Comune che ha cercato di impedire la scolarizzazione dei rom, cancellando
il servizio di scuolabus per i bambini del campo "Bigattiera". La vicenda ha
suscitato un'imprevista mobilitazione di associazioni, famiglie e insegnanti.
Vale la pena, dunque, vedere più da vicino quel che è successo.
Il campo della Bigattiera
La "Bigattiera" è la strada che congiunge la città di Pisa al litorale. D'Estate
è molto trafficata, soprattutto nel week-end: le famiglie che non possono
permettersi una vacanza prendono la macchina e se ne vanno sulla spiaggia a
prendere un po' di sole. Con l'arrivo della stagione più fredda, la strada
diventa deserta: anche perché siamo lontani dai centri abitati, non ci sono
negozi né case, tutto intorno si vedono solo campi e terreni coltivati. A
perdita d'occhio.
In fondo alla "Bigattiera" c'è il vecchio campeggio della Polizia di Stato: un
tempo serviva agli agenti delle forze dell'ordine per farsi un po' di ferie.
Poi, alla fine degli anni Novanta, è stato adibito a centro di accoglienza per i
migranti albanesi. Rimasto vuoto per anni, nel 2007 è stato utilizzato dal
Comune per collocarvi alcune famiglie rom, in attesa di una sistemazione
migliore.
Doveva essere un campo temporaneo - "di transito", si diceva - ma come spesso
accade (almeno in Italia) il provvisorio è diventato definitivo. E i rom sono
rimasti lì fino ad oggi.
Nel frattempo lo "statuto" del campo è diventato oggetto di uno strano
dibattito. Il Comune, che pochi anni prima aveva aperto l'insediamento, adesso
lo considera "abusivo". La Regione, nella sua mappatura ufficiale, lo classifica
invece come "ufficiale o riconosciuto". Un pasticcio terminologico che copre
finalità diverse: perché l'Amministrazione comunale, fino a poco tempo fa, non
faceva mistero di voler sgomberare il campo, mentre a Firenze si elaboravano
progetti di inserimento abitativo graduale delle famiglie. Ma non divaghiamo, e
torniamo alla vicenda dello scuolabus.
La soppressione dello scuolabus
Alla fine di ottobre 2011 Guia Giannessi, insegnante nelle scuole dell'obbligo,
si rivolge alla stampa locale per denunciare un fatto che giudica molto grave:
il piccolo autobus (il "pulmino", come lo chiamano i pisani), che accompagnava a
scuola i bambini della Bigattiera, è stato soppresso. "Negli anni",
spiega la Giannessi ad un giornale locale,
"eravamo riusciti a portare i bambini rom a
scuola. Ora gli sforzi degli insegnanti e dei genitori rischiano di andare
perduti".
In effetti, per le combattive maestre del complesso scolastico "Niccolò Pisano"
l'inserimento dei bambini della Bigattiera era un vero e proprio vanto. "I
bambini avevano cominciato a frequentare con continuità", ci racconta Cristina Fontanelli,
"molti avevano ottimi voti, e si era creato un clima di amicizia con
i loro compagni di classe...".
Dopo la denuncia della Giannessi, la Giunta comunale interviene per spiegare i
motivi della sua decisione. "Nel momento in cui avevamo detto che il campo sulla
Bigattiera doveva essere chiuso -
dice l'assessore alle politiche sociali, Maria
Paola Ciccone, alla fine di ottobre 2011 - non potevamo attivare il servizio,
sarebbe servito solo ad illudere chi invece deve andarsene". Per "non illudere",
insomma, è meglio impedire ai bambini di andare a scuola...
Una "gara di solidarietà"
Non basta. Nell'Estate 2012, il Comune taglia la luce e l'acqua corrente: il
campo rimane al buio, privo dei servizi essenziali che consentono la
sopravvivenza. La situazione delle famiglie, che tra l'altro restano sotto
minaccia di sgombero, è letteralmente disperata.
Per loro fortuna, però, i rom non sono soli: l'accorata denuncia delle maestre e
la mobilitazione dei genitori lasciano il segno nell'opinione pubblica. Molte
associazioni e volontari si mobilitano. E così, per un intero anno succede
quello che difficilmente accade quando si parla di rom. I compagni di classe
vanno a trovare i bambini al campo, i genitori portano la loro solidarietà alle
famiglie, mentre la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano organizza uno
"scuolabus autogestito" con i propri volontari. Tutto questo non risolve i
problemi, ma è un sostegno concreto a famiglie in difficoltà.
Ritorno di fiamma
Il resto è cronaca dell'oggi. Il 26 e 27 maggio 2013 si tengono anche a Pisa le
elezioni amministrative. Il Sindaco uscente Marco Filippeschi - di
centro-sinistra - viene riconfermato, ma qualche volto nuovo fa capolino nel
Palazzo Comunale. L'assessore Ciccone - quella che aveva cancellato lo scuolabus
- non c'è più, e tra i nuovi consiglieri comunali vi sono alcuni che hanno
seguito da vicino la vicenda della Bigattiera.
Pochi giorni dopo le elezioni, arriva però una notizia che sa di beffa: i
Carabinieri hanno aperto un'indagine contro alcune famiglie della Bigattiera,
per evasione dell'obbligo scolastico. Come dire: prima si impedisce la
scolarizzazione dei bambini, poi si denunciano le mamme perché non portano i
figli a scuola... Ed è proprio questa notizia che riattiva la mobilitazione di
associazioni, insegnanti e volontari.
Comincia così a circolare un appello che chiede l'immediato ripristino
dell'energia elettrica, dell'acqua corrente e dello scuolabus: nel giro di poche
ore, vengono raccolte 250 firme di altrettante personalità note a livello locale
(tra cui quella dell'allenatore della squadra di calcio cittadina).
Incoraggiati da questo primo successo, i promotori dell'iniziativa decidono di
fare il secondo passo:
scrivono una mozione che obbliga il Sindaco a riattivare
i servizi tagliati, e la consegnano al Consiglio Comunale, chiedendone
l'approvazione. Due gruppi di minoranza - il Movimento Cinque Stelle e la lista
civica di sinistra "Una Città in Comune", in coalizione con Rifondazione -
firmano il testo e lo presentano formalmente al Consiglio. I gruppi della
maggioranza, pur non firmando la mozione, si dicono interessati a muoversi: e la
Presidente della Commissione sociale convoca un'audizione con le associazioni
promotrici.
In bilico
La vicenda non è ancora chiusa, e i suoi esiti sono tutt'altro che scontati. La
prossima settimana la mozione approderà in Consiglio Comunale, e le intenzioni
della maggioranza non sono ben chiare. Da una parte, sono molti i sostenitori
del Sindaco che intendono voltare pagina rispetto al passato, e che sono decisi
a garantire almeno i diritti fondamentali alle famiglie rom. Dall'altra parte,
vi sono fortissime resistenze: la riattivazione dei servizi al campo della
Bigattiera viene interpretata da alcuni come una pericolosa delegittimazione
dell'operato della "vecchia" Giunta.
Intanto, fuori da Pisa si discute di "strategia nazionale di inclusione dei
rom", e in alcune città toscane si sperimentano forme innovative di superamento
dei campi. Può darsi che questo vento di novità porti qualche folata anche nei
pressi della Torre Pendente. Staremo a vedere.
APPELLO PER IL RIPRISTINO DEL SERVIZIO DI SCUOLABUS AL CAMPO DELLA BIGATTIERA
unaCITTAinCOMUNE
al Sindaco di Pisa Marco Filippeschi
all'assessore comunale alle Politiche Sociali Sandra Capuzzi
al Presidente del Consiglio Comunale Ranieri Del Torto
e, p.c. Al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
all'Assessore Regionale alle Politiche Sociali Salvatore Allocca
Apprendiamo dalla stampa locale che 40 genitori nella zona di Marina di Pisa
sono stati accusati del reato di "inosservanza degli obblighi dell'istruzione
scolastica minorile".
I bambini e le bambine in questione sono quelli che vivono nel campo della
Bigattiera, per i quali da due anni non è più attivo il servizio di scuolabus.
Alla sospensione del servizio comunale due anni fa in un primo momento ha dato
risposta,
seppure parziale, la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano. Con l'anno
scolastico 2012/2013 è
stato soppresso anche questo servizio tampone e si è assistito alla completa
dispersione scolastica di tutti i minori residenti in via della Bigattiera n.13.
Il fenomeno della dispersione scolastica non è connesso a forme di sfruttamento
e di
accattonaggio, come insinuano gli investigatori: i bambini della Bigattiera
finché hanno potuto
usufruire dello scuolabus, in maniera forse discontinua, hanno però mantenuto
rapporti con le
istituzioni scolastiche e con le forze del volontariato.
A partire da questo dato, ci chiediamo: quanta è la responsabilità sociale della
dispersione
scolastica che ha colpito l'infanzia del campo della Bigattiera?
I bambini e le bambine sono portatori diritti: l'Italia ha attuato la
Convenzione sui Diritti
dell'Infanzia con la legge 176 del 27 maggio 1991. L'articolo 28 della
Convenzione recita:
"Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in
particolare, al fine di
garantire l'esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base
all'uguaglianza delle
possibilità:…e) adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza
scolastica e la
diminuzione del tasso di abbandono della scuola."
Dunque vi è nel fenomeno della dispersione scolastica una responsabilità
genitoriale ma insieme anche una responsabilità sociale.
Per questo chiediamo fermamente a tutte le istituzioni, a partire dal Comune e
dalla Società della salute, di ripristinare quanto prima il servizio di
scuolabus per i bambini e le bambine del campo della Bigattiera. Chiediamo
inoltre di garantire il pieno accesso all'istruzione, attraverso politiche
attive e servizi rivolti alle famiglie e ai bambini, che prevedano delle
condizioni igienico sanitarie accettabili, il sostegno scolastico e
l'accompagnamento previsti negli altri campi.
Il problema del superamento dei campi richiede politiche concertate con la
regione e i comuni
dell'area vasta, e gli stessi abitanti dei campi; richiede tempi lunghi per
favorire forme non
traumatiche di superamento di una situazione umanamente inaccettabile.
Respingiamo quindi
fermamente l'idea che lo smantellamento di un campo inizi dalla cancellazione
del trasporto
scolastico. Occorre quindi che le istituzioni si impegnino affinché i bambini
della Bigattiera non si trovino per il terzo anno consecutivo senza un servizio
essenziale per il diritto allo studio e la
socialità.
Cerchiamo una soluzione al problema dei campi insieme ai loro abitanti, intanto
garantiamo ai
bambini e alle bambine il diritto alla scuola, alla salute, al rapporto con il
resto del mondo.
Pisa 20 giugno 2013
Primi firmatari
1. Clelia Bargagli Stoffi, medico veterinario e socia Famiglia Aperta
2. Cristina Fontanelli, insegnante scuola primaria Viviani
3. Michela Falchi, insegnante scuola primaria Viviani
4. Stefania Ramagli, insegnante scuola primaria Viviani
5. Michela La Marca, insegnante scuola primaria Viviani
6. Stefania Pandolfi, insegnante in pensione scuola primaria Viviani
7. Pierpaolo Corradini, pubblicitario e giornalista
8. Sara Cozzani, Opera Nomadi Pisa
9. Sergio Bontempelli, Africa Insieme
10. Milorad Petrovski, associazione Asifar
11. Dr. Aldo Cavalli, Presidente Pubblica Assistenza Litorale Pisano
12. Carla Martinelli, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
13. Adriana Baldari, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
14. Dino Pagliari, allenatore Pisa Calcio
15. Emiliano Cariello, Emergency Pisa
16. Annamaria Columbu, presidente Associazione Famiglia Aperta
17. Luca Randazzo, maestro e scrittore per ragazzi
18. don Sergio Prodi
19. Giovanna Zitiello, insegnante scuola media
20. Virginia Balatresi, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
21. Raul Di Gioacchino, libraio e editore
22. Martina Pignatti Morano, presidente di Un ponte per…
23. Franca Corradini, docente Storia arte contemporanea Accademia Belle Arti
(Firenze)
24. Francesco Niccolai, assegnista di ricerca Scuola S. Anna
25. Maria Valeria Della Mea, operatore teatrale
26. Alessandro Scarpellini, scrittore
27. Giuliano Marrucci, giornalista
28. Andrea Callaioli, avvocato
29. Eugenio Serravalle, medico pediatra
30. Giovanni Guerrieri, I Sacchi di Sabbia
31. Giulia Gallo, I Sacchi di Sabbia
32. Marco Barbato, per Fratelli dell'Uomo – Sezione Toscana
33. don Agostino Rota Martir
34. Piero Nissim, artista
35. Maria Rosaria Lacatena, assistente sociale
36. Laura Santoni, insegnante
37. Emilia Venturato, insegnante
38. Roberta Mariotti, insegnante
39. Mirella Sbrana, insegnante scuola superiori
40. Maria Teresa Onesti, insegnante scuola primaria
41. Giovanni Graifenberg, operatore sociale
42. Benedetta Dal Monte, insegnante di scuola primaria
43. Paolo Acquistapace, professore universitario
44. Simona Marzilli, imprenditrice
45. Francesco Moretti, artista di arti visive
46. Alessandra Baldi, insegnante di scuola primaria
47. Stefano Maria Pallottino, ingegnere
48. Rossana Bonuccelli, insegnante di scuola primaria
49. Ilaria Ferrara, insegnante di scuola primaria
50. Chiara Antoni, insegnante di scuola primaria
51. Massimo Ciampolini, medico pediatra
52. Federico Ruberti, imprenditore
53. Marcello Fiaccavento, impiegato
54. Martina Barontini, libraia e istruttrice sportiva
55. Debora Ceccanti, imprenditrice artigiana
56. Sara Barsotti, ricercatrice
57. Luca Odetti, direttore centro di ricerca e sviluppo
58. Francesca Prinari, ricercatrice universitaria
59. Fabiano Corsini, cittadino del litorale e della repubblica
60. Emanuela Amendola, dottoressa in economia
61. Mina Canarini, insegnante scuola dell'infanzia
62. Manuela Ferri, impiegata
63. Agnese Macchia, disoccupata
64. Veronica Lorenzetti, architetto
65. Rosita Serpa, biblioprecaria
66. Francesco Giorgelli, membro CDA dell'Università di Pisa
67. Maria Francesca Zini, assegnista di ricerca e attivista per la pace
68. Roberto Barbieri, insegnante scuola primaria
69. Rita di Ianni, educatrice Arciragazzi
70. Cesare Ascoli, ricercatore CNR
71. Donatella Petracchi, pensionata
72. Laura Baldini, libraia
73. Lidia Tamponi, impiegata
74. Lotte Paone, impiegata
75. Francesco Stea, medico
76. Elisa Renieri, insegnante scuola primaria
77. Alfonso De Pietro, cantautore
78. Isabella Moretti, insegnante scuola primaria
79. Giorgio Gallo, professore universitario
80. Antonella Serani, operatore sociale Pubblica Assistenza Litorale Pisano
81. Sandra Faita, bibliotecaria
82. Francesca Lodolini Salvini, insegnante scuola media
83. Riccardo Lorenzi, architetto e impiegato statale
84. Roberto Mori, insegnante in pensione
85. Anna Regoli, impiegata
86. Laurence Landais, traduttrice e doula
87. Valeria Giuliani, impiegata
88. Carmine Santoro, impiegato in floricoltura, presidente Ass. Il Chicco di
Senape
89. Miranda Mancini, pensionata
90. Franca Nicodemi, Italiaonline srl
91. Sonia Paone, ricercatrice del dipartimento di scienze politiche
92. Alessandro Breccia, ricercatore precario
93. Chiara Gasperini, insegnante scuola primaria
94. Daniela Rispoli, medico veterinario
95. Rita Paperini, impiegata
96. Dino Pedreschi, professore universitario
97. Rachele Tagliamonte, casalinga
98. Nicolò Chessa, falegname
99. Leila D'Angelo, insegnante scuola superiore
100. Rudy Pessina, fotografo
101. Serena Leoni, cooperante
102. Ilaria Barachini, insegnante scuola dell'infanzia
103. Paola De Michelis, educatrice di asilo nido
104. Solange Costa, commessa
105. Guia Giannessi, insegnante scuola media N. Pisano
106. Davide Cornolti, tecnico CNR Pisa
107. Silvia Fogli, insegnante scuola media
108. Laura Leoni, impiegata
109. Patrizia Tortorici, insegnante scuola primaria
110. Susanna Mammini, impiegata
111. Carlo Iozzi, impiegato e RSU Fiom
112. Paolo Cianflone, insegnante scuole superiori
113. Elisabetta Orlacchio, assistente sociale
114. Viviana Bartolucci, psicologa e educatrice
115. Lorenza Poltronieri, consigliera Pubblica Assistenza Litorale Pisano
116. Fabio Callaioli, volontario Pubblica Assistenza Litorale Pisano
117. Angiolo Cioncolini, circolo ARCI Pisanello
118. Paride Antonelli, circolo ARCI Pisanello
119. Irene Campioni, medico chirurgo
120. Giuliano Campioni, professore universitario
121. Isa Ciani, insegnante in pensione
122. Marcello Palagi, direttore mensile "trentadue" (Massa Carrara)
123. Stefania Cappellini, Insegnante
124. Irene Lancioni Biblioprecaria
125. Tania Iannizzi, Bibliotecaria
126. Simona Frasciello, Segretaria Studio Medico
127. Francesca Serpa, architetto
128. Umberto Grassi, assegnista SNS
129. Luisella Mori, docente inglese ITCG Fermi Pontedera
130. Tiziana Noce, ricercatrice universitaria
131. Federico Giusti, confederazione Cobas Pisa
132. Daniele Guerrieri, insegnante di arte IC Curtatone e Montanara di Pontedera
133. Giusi Lauro, insegnante in pensione
134. Luigi Puccini, docente scuola superiore e residente a Pisa
135. Lucia Montagnoli, insegnante scuola media
136. Maria Marchitiello, medico omeopata
137. Sabine Schweizer, infermiere
138. Marta Galluzzo, educatrice
139. Mauro Pezzini, redattore web
140. Luigi Piccioni, docente universitario
141. Daniela Bernardini, docente scuola superiore
142. Cristina Zaccagnini, insegnante di scuola primaria presso l'I.C.Gandhi di
Pontedera
143. Monica Rizza, Presidente Consiglio d'Istituto I.C. Pacinotti Pontedera
144. Luisa Filipponi, ricercatrice
145. Fausto Gozzi, professore universitario
146. Michela Trapanese, insegnante scuola primaria
147. Pietro Gattai, geologo
148. Maria Elisa Bedani, insegnante in pensione scuola media Marina di Pisa
149. Sergio Gattai, bibliotecario in pensione
150. Francesca Mulana, ricercatrice universitaria
151. Manuela Furrer, educatrice
152. Giovanni Mandorino, cittadino
153. Rosalba Fedele, educatrice
154. Dela Pawlitzki, insegnante scuola primaria
155. Roberto Cini, operaio
156. Francesca Gabrriellini, studentessa
157. Fabio Meini, informatico
158. Andrea Orsini, libero professionista
159. Antonella Pochini, operaia
160. Rino Razzi, inforrmatico
161. Martina Lombardi, Dottoranda
162. Dario Ferraro, operatore sociale
163. Aurelia Manai, guida turistica
164. Claudia Molfetta, studentessa
165. Alessandro Toma Studentessa
166. Gaia Colombo, Fratelli dell'uomo
167. Patrizia Guidi, biologa
168. Maria Grazia Braccini Masetti, insegnante in pensione
169. Angela Mazza, insegnante scuola primaria
170. Enrica Pea, medico
171. Sabrina Zupicic, giardiniera
172. Fabio Tarini, docente universitario
Di Fabrizio (del 04/07/2013 @ 09:06:07, in scuola, visitato 1357 volte)
By
ARCI SOLIDARIETA' ONLUS - on June 28, 2013
"C'è posto all'ultimo banco" è la storia di vent'anni circa sull'istruzione
ai bambini rom. Siamo a Roma, all'inizio degli anni '90. Un gruppo di volontari
si avvicinò alle locali comunità rom ed iniziò a camminare assieme a loro sul
percorso dell'integrazione sociale, che inizia con l'affermazione del diritto
all'istruzione.
Abbiamo lavorato a stretto contatto con la comunità rom, aprendo un
dialogo con le istituzioni pubbliche, con gli insegnanti, con gli altri
genitori, nel tentativo di affermare il diritto di ogni bambino a frequentare la
scuola.
Inizialmente, il progetto scolastico e le politiche d'integrazione si
svilupparono in parallelo. Oggi tuttavia si sono separati. Mentre i bambini rom
frequentano la scuola in tutti i gradi, spesso con risultati eccellenti,
l'Italia non ha perseguito un processo che permettesse alle famiglie rom di
abbandonare progressivamente i campi e provare altri tipi di sistemazione.
Questa mancanza di sinergie tra l'impegno a sostenere le esigenze dei bambini
con la loro piena emancipazione da una vita nei campi, e le politiche
governative, che in realtà promuovono i campi come una soluzione per i bisogni
alloggiativi delle famiglie rom, rischia di compromettere i risultati ottenuti
nel campo dell'istruzione.
Comunemente si ritiene che il progetto di scolarizzazione abbia giocato un
ruolo importante nel fornire i medesimi strumenti per costruire il futuro che
avevano i loro compagni. L'istruzione prepara alla vita professionale, e rende
più indipendenti e responsabili.
Le storie raccolte da
Arci Solidarietà Onlus
in questo libro sono basate sulle esperienze dei suoi attivisti ed educatori,
funzionari delle istituzioni con cui abbiamo collaborato e bambini che sono
stati i diretti beneficiari del progetto.
Con l'aiuto di esperi antropologi, sociologi e mediatori culturali, il libro
analizza l'impatto del progetto di scolarizzazione sulle aree dove vivono le
comunità rom e sul paese in generale. Il libro è il risultato di un impegno
costante, svolto in condizioni difficili e vissuto con i Rom, di una rete
territoriale costruita pezzo a pezzo.
"C'è posto all'ultimo banco" è il risultato collettivo che, attraverso una
narrazione corale, porta in vita molti anni di lavoro. E' una storia vera, di
ragazze e ragazzi che di solito sono piazzati nell'ultima fila delle nostre
classi, gli invisibili che non devono essere visti. E' un lungo racconto fatto
di successi e fallimenti, tragedia e commedia e lotta costante. Una storia che
necessita di un lieto fine.
Di Fabrizio (del 24/06/2013 @ 09:06:15, in scuola, visitato 1438 volte)
20-06-2013 / SOCIETA' / di BRUNELLA MENCHINI
LUCCA, 20 giugno - Mandare i figli a scuola e rispettare le strutture che
verranno loro messe a disposizione, di questo hanno parlato l'assessore alle
politiche sociali della Regione Salvatore Allocca e il sindaco di Lucca
Alessandro Tambellini in visita ai due campi nomadi di Lucca. L'assessore, a
Lucca per la presentazione del secondo rapporto condizione abitativa - Abitare
in Toscana - Anno 2013, ha tenuto a conoscere di persona la situazione dei Rom e
Sinti presenti sul nostro territorio.
"Senza promettere niente - ha detto Allocca - il mio sogno sarebbe di vedere
qualche ragazzino che adesso risiede nei campi, andare avanti nel percorso
scolastico e perché no arrivare a farsi chiamare dottore. Per fare questo
potremmo provvedere con borse di studio".
"Stiamo facendo visite in tutta la regione per capire quali sono le
problematiche da affrontare, e con quali priorità. Un progetto quello della
Regione Toscana che si inserisce nell'attività della cabina di regia regionale e
nazionale che ha aderito al progetto europeo: un percorso che dura 10 anni e che
mira ad affrontare il problema non solo in termini di insediamento ma anche sul
terreno della salute, dell'istruzione, del lavoro.
"Tutte le cose che consentono di abbattere le condizioni di degrado e di
ricostruire gli elementi di sovrapposizione con la popolazione residente -
continua Allocca -. Quella dei Romanì in Europa è la minoranza più numerosa:
sono 11milioni di persone che non hanno rappresentanza e con cui si lavora come
politiche pubbliche poco in termini di integrazione".
"Abbiamo fatto incontri tra istituzioni e associazioni a livello regionale -
spiega l'assessore -, adesso facciamo incontri con le istituzioni sul territorio
per recepire i progetti e capire come e quando possono essere realizzabili. Le
risorse sono poche quindi dovremo fare una scala di priorità. Uno dei progetti
per Lucca potrebbe essere la costruzione di villaggi in auto costruzione. Ambiti
di insediamento non temporaneo ma permanente con caratteristiche particolari che
vanno incontro ai problemi che di solito troviamo: innanzitutto i problemi di
relazioni tra i gruppi perché dentro i campi non sempre c'è armonia poi di
rimetterli in relazione con il territorio. Una serie di problematiche che non
vanno più affrontate nell'ottica dell'emergenza e anche quando gli enti sono
chiamati a risolvere emergenze, come ê successo a Lucca di recente, le soluzioni
devono stare all'interno di un percorso di lungo respiro. La strategia europea
si da 10 anni: in tutto i Rom presenti in Toscana sono 2700: non è impossibile.
Dobbiamo fare un battaglia politica per cui ci si renda conto che le istituzioni
devono occuparsi di tutto nessuno escluso"
Di Fabrizio (del 08/06/2013 @ 09:04:57, in scuola, visitato 1933 volte)
LINGUE
Romaninet è un corso multimediale che, oltre alla lingua e alla cultura
romani', promuove la diversità linguistica e il dialogo sociale.
Il progetto è stato iniziato dall'istituto "Ribeira do Louro", scuola secondaria
spagnola a cui sono iscritti numerosi studenti di lingua romani'. Si sono poi
aggiunte altre sette organizzazioni di diversi Paesi: l'Università di
Manchester, una delle principali in Europa dedite allo studio della lingua
romani', alcune organizzazioni non governative internazionali che cooperano con i
Roma ed una scuola rumena frequentata da molti alunni Roma. Il progetto è
coordinato da "AtinServices", consultorio specializzato in corsi di lingua,
mentre "Concept Consulting" ha curato il livello qualitativo del progetto.
Il corso si basa sul livello base di competenza del Quadro europeo comune di
riferimento (A1 e A2) e non ha limiti di età. Il suo status di corso
multimediale facilita il processo di apprendimento e incoraggia allo studio
della lingua romani' anche coloro che non possiedono un elevato livello
accademico.
Il corso si compone di 15 lezioni. Ogni lezione è costituita da un dialogo
basato sull'animazione, contiene il vocabolario appreso di volta in volta,
diversi esercizi per mettere in pratica il contenuto delle lezioni, spiegazioni
della grammatica così come ausili di pratica linguistica (ascolto e
ripetizione). Vi sono inoltre dei giochi, che consentono di praticare i
contenuti delle lezioni in modo divertente, ed un test grazie al quale gli
utilizzatori si possono rendere conto se hanno raggiunto gli obiettivi delle
lezioni. Il corso è disponibile in cinque versioni linguistiche: inglese,
spagnolo, portoghese, rumeno e bulgaro.
Sul sito web di Romaninet potete trovare:
Tre sezioni per tre diversi livelli
Approfondimento su lingua e cultura romani'
sito web o scrivete
un'e-mail all'indirizzo info@romaninet.com
L'ISTITUTO MANNO "CHIUSO" DAI MANIFESTANTI -
L'UNIONE SARDA -
Articoli Correlati
Sei d'accordo con l'iniziativa di Lotta Studentesca?
Blitz di protesta del movimento studentesco "Lotta Studentesca" in tre scuole di
Cagliari.
Lunedì 27 maggio 2013 13:20 - Un blitz destinato a far discutere. Durante la
notte, tra domenica e lunedì, alcuni esponenti del movimento "Lotta Studentesca"
(Forza Nuova) hanno chiuso simbolicamente tre scuole medie di Cagliari, la Manno,
il Cima e Pier Luigi da Palestrina. Qui verranno svolti i corsi scolastici per
il conseguimento della licenza media riservati ai rom adulti, finanziati con
20mila euro dal Comune di Cagliari (soldi statali "bloccati" e destinati a
progetti per l'integrazione dei rom): il finanziamento servirà per pagare i
libri e le lezioni speciali per i nomadi. Diecimila euro andranno al “Co.sa.s”,
associazione di volontariato che metterà a disposizione insegnanti di Italiano,
per interventi individualizzati e di sostegno disciplinare, oltre i libri di
testo, materiali didattici e altro. Il Piano di inclusione sociale firmato dal
sindaco e presentato all'assessorato regionale alla Sanità per ottenere un
finanziamento di 695 mila euro in tre anni, ha tre punti fondamentali: case,
formazione professionale, finanziamento di eventuali attività imprenditoriali.
La Regione ha stanziato per il momento 300mila euro.
Le scuole sono state "chiuse" con del nastro bianco e rosso. Poi sono stati
affissi dei volantini: "Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani". E ancora:
"Scuola gratis? Diventa rom". Messaggi forti che rischiano di arroventare ancora
di più il clima attorno alle popolazioni nomadi presenti in città. "L'iniziativa
sostenuta dall’amministrazione Zedda", attacca il movimento studentesco, "è una
vergogna: gli studenti e le famiglie cagliaritane sono ancora in attesa dei
rimborsi scolastici relativi all’anno 2011; nel mese di dicembre 2012, il Comune
informava gli stessi studenti e le loro famiglie del ritardo del finanziamento
promesso per mancanza di fondi sufficienti. Ora si viene a sapere della
disponibilità di queste risorse. Non vengono però assegnate alle famiglie
cagliaritane: il Comune le usa per finanziare un progetto a tutela di una
minoranza. Quella dei rom appunto. In questo periodo di forte crisi economica
Lotta Studentesca ritiene irresponsabile il modo in cui si governa la città,
perché crea forti tensioni sociali e perché non considera una priorità
salvaguardare il diritto allo studio dei propri ragazzi, che si sostiene anche
attraverso la garanzia di questi rimborsi ad hoc".
|