Di Fabrizio (del 06/12/2011 @ 09:56:44, in Italia, visitato 1339 volte)
A proposito della campagna contro i Rom nella provincia di Pisa - (3
Dicembre 2011)
Solo pochi giorni fa la Società della salute pisana e la Regione hanno
sottoscritto un accordo per lo sviluppo di azioni e interventi nei confronti
della comunità Rom e Sinti. L'accordo non fa altro che applicare una legge
regionale a tutela dei diritti di cittadinanza sociale, della qualità della
vita, per favorire autonomia individuale e pari opportunità, per combattere la
discriminazione e promuovere la coesione sociale.
Crediamo che gli interventi siano volti ad eliminare le sempre più numerose
condizioni di disagio e di esclusione sociale che colpiscono i rom , i sinti e
più in generale i migranti. Ma la campagna di Lega e pdl è diretta a lanciare un
messaggio alle classi sociali meno abbienti per mettere italiani poveri contro
migranti ancora più poveri e precari.
"Invece di dare i soldi agli italiani si favoriscono i migranti e soprattutto
rom e sinti che rubano nelle nostre case" ha detto un dirigente della Lega- in
una tv locale- solo pochi giorni fa, un tema ripreso dal consigliere Bedini del
Pdl.
Ciascuno di noi può vedere la stragrande maggioranza dei migranti intenti a
lavorare spesso e volentieri in condizioni di mero sfruttamento, per una paga
oraria da fame, ricattati dal fatto che senza uno stralcio di lavoro viene meno
lo stesso diritto alla cittadinanza (permesso di soggiorno, diritto alla sanità
e ai servizi)
E' superfluo ribadire che il campo della Bigattiera non sia un campo abusivo
perché i rom e i sinti si trovano lì perché inviati dalle istituzioni e ai
bambini del campo vogliono negare il trasporto scolastico che dovrebbe spettare
loro di diritto frequentando le scuole dell'obbligo pisane
E' inutile dire che la dignità umana riguarda tutti e tutte senza alcuna
distinzione di etnia, di lingua o di pelle, è inutile sottolineare che i fondi
destinati alla integrazione sociale debbano esser spesi a tale scopo e non
finire in tangenti o ad ingrossare le tasche di qualche cooperativa\impresa.
La Corte di giustizia europea ha condannato più volte l'Italia per pratiche
amministrative razziste e per le condizioni di degrado e disumanità dei campi ,
condizioni certo acuite con il crollo del socialismo reale che ha spinto (con la
distruzione dello stato sociale nei paesi convertiti al neoliberismo) flussi di
povertà verso i paesi occidentali tra i quali l'Italia. Solo nel 2010 erano
oltre 31 miliardi di euro i fondi che il Governo Berlusconi (con l'assenso della
Lega e del Pdl) ha sottratto al mezzogiorno prelevandoli da uno dei più
importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree Sottoutilizzate (Fas)
destinato alle aree di crisi tra le quali ci sono anche alcune province del
Centro nord falcidiate dalla disoccupazione. Chi è stato complice di questi
tagli, chi non ha fatto parola del mancato utilizzo dei finanziamenti europei a
uso sociale (mentre si investivano soldi per opere inutili come ponte di Messina
e Tav), oggi si scaglia contro i migranti agitando quelle fabbriche della paura
utili ad occultare quella macelleria sociale iniziata con Berlusconi e, oggi,
portata avanti da Monti, una macelleria che cancella diritti acquisiti e taglia
fondi alle classi sociali meno abbienti, siano essi migranti o autoctoni. Ancora
una volta il razzismo è l'arma con cui dividere le classi sociali meno abbienti
facendo leva , è proprio il caso di dirlo, su argomenti di bassa lega.
Di Fabrizio (del 04/12/2011 @ 09:26:32, in Italia, visitato 1997 volte)
Parto
dalla fine, la mia (personale) delusione per il teatrino visto in 6 mesi. In
questo periodo ha visto, cercato, contattato, persone importanti e meno,
ascoltato le loro dichiarazioni e poi le loro smentite, ho trovato tanti che
volevano PARLARE, ma quasi nessuno che cercasse di DIALOGARE.
Settimana affollata di eventi, quella appena passata:
Amnesty International chiede di essere ricevuta in comune.
La risposta;
PRESIDIO A PALAZZO MARINO Campi rom, trattative e stop agli sgomberi
Un tavolo di confronto entro Natale e, nel frattempo, niente sgomberi. L'
accordo con la Consulta rom e sinti è arrivato per voce di Paolo Limonta, della
segreteria del sindaco, che ieri pomeriggio è intervenuto al presidio
organizzato davanti a palazzo Marino. Prima una ventina, poi sempre più
numerosi, i rom hanno chiesto una moratoria per gli sgomberi («Quando fa freddo
anche le Nazioni Unite indicano di sospenderli») e di fermare il piano Maroni.
Circa 2 mila in tutta la città, i rom chiedono attraverso la portavoce Diana
Pavlovic di aprire un confronto con il Comune. Insorge però l'opposizione di
centrodestra. «Lo stop agli sgomberi dei campi nomadi è sconcertante, e ancor
più lo è il ruolo dell' onnipresente Paolo Limonta che ha concluso la trattativa
in nome e per conto dell' amministrazione comunale», osservano i pidiellini
Carlo Masseroli e Pietro Tatarella. Pagina 7 - (2 dicembre 2011)
Venerdì 02 Dicembre 2011 - 09:17 di Michela Corna ROM, IL
REBUS DEGLI SGOMBERI. GRANELLI: "BISOGNA INTERVENIRE SUBITO"
MILANO - È la rivincita dei rom con lo stop agli sgomberi? Ieri, una trentina di
nomadi, capeggiati dalla consulta rom e sinti, ha manifestato davanti Palazzo
Marino per chiedere «una moratoria agli allontanamenti forzati durante
l'inverno». «Quando fa freddo anche le Nazioni Unite indicano di sospenderli»,
han detto. Quindi, gli sgomberi programmati entro dicembre, come in via Bonfadini, saranno rinviati? A incontrare i nomadi è stato Paolo Limonta, della
segretaria del sindaco, ma senza ruolo istituzione all'interno della giunta, che
si sarebbe impegnato, «a istituire un tavolo di confronto entro Natale e, nel
frattempo, bloccare le ruspe». Una novità per l'assessore alla sicurezza Marco
Granelli che sostiene «di non aver firmato nessun accordo»: «Credo che proprio
per il bene delle persone che vivono nei campi sia necessario procedere più
celermente in modo che non trascorrano l'intero inverno in situazioni poco
dignitose e fortemente rischiose per la vita. Il campo di via Novara, per
esempio, presenta delle condizioni igieniche-sanitarie pessime e gli impianti
elettrici sono pericolosi. Vogliamo evitare una possibile tragedia e superare la
logica dei campi, proponendo soluzioni di tipo abitativo per intere famiglie.
Abbiamo già approvato progetti d'inserimento in case e cascine per venticinque
famiglie di via Novara, via Bonfadini e via Idro, utilizzando i percorsi
promossi dal Piano Maroni». Granelli incontrerà oggi Matteo De Bellis di Amnesty
International, dopo l'accusa di «non aver rispettato gli standard internazionali
dei diritti umani». L'assessore è chiaro nella sua posizione: «Ritengo di non
aver svolto azioni contro i diritti umani, ma riconosco come istituzione
umanitaria Amnesty e voglio stabilire un dialogo diretto»
di Karma Mara (Zona Autonoma Milano)
Presidio della Consulta Rom davanti a Palazzo Marino Si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri il presidio voluto dalla Consulta
rom e sinti davanti a Palazzo Marino, presidio che ha visto la presenza dei
rappresentanti dei diversi campi, regolari e non, della città.
In piazza tante donne e tanti bambini aspettavano insieme una probabile uscita
dal consiglio Comunale, riunito in seduta, di Paolo Limonta, collaboratore del
sindaco sulle questioni più spinose che emergono dalle relazioni con la città.
Nel comunicato lanciato in rete la Consulta richiedeva all'amministrazione un
incontro per discutere il tema dei continui sgomberi e per chiedere l'apertura
di un tavolo di lavoro sulla questione rom e sinti.
Verso le cinque e trenta Paolo Limonta ha raggiunto il presidio ed è stato
accolto da due bimbe rom che gli hanno consegnato il comunicato-documento della
Consulta e una letterina scritta da una bimba rom di 11 anni risiedente in uno
dei campi sottoposto a futuro sgombero.
I rappresentanti delle comunità presenti, tra cui quelle di via Novara e via
Negrotto, hanno fatto richiesta a Limonta di un segno di discontinuità da parte
di questa amministrazione rispetto alla politica della precedente; segno che
fino alle dichiarazioni di ieri dell'assessore Granelli di una probabile
sospensione degli sgomberi, non c'era stato.
E' stata fatta dunque richiesta di una moratoria degli sgomberi per l'inverno e
di una deroga perché nei ricoveri comunali si accolgano le famiglie senza
dividerle.
Limonta durante l'incontro ha tenuto a precisare che : "Questa giunta a
differenza della precedente vi considera persone e non numeri, tanto che come
avete visto i nostri sgomberi non avvengono ne in tenuta antisommossa né
tantomeno con la presenza di ruspe… che sappiamo tutti cosa possono creare
nell'immaginario dei bambini".
Dichiarazione subito smentita dall'intervento di un volontario operante nei
campi che sollevando il problema dei campi non regolari ed in particolare quello
di Bonfadini, gli ha ricordato come nell'ultimo tentato sgombero, proprio del
campo irregolare di via Bonfadini, fossero presenti due ruspe e due camion Amsa.
Riguardo questo particolare campo è singolare come da poco si sia saputo che è
decaduto l' originario motivo dello sgombero, sembra infatti essere notizia
ufficiale che la strada statale Paullese di lì non passerà più, tanto che ci si
domanda se quindi lo sgombero previsto per il 12 Dicembre sarà effettivo o meno.
Limonta si farà relatore per il sindaco sulla questione, ha promesso, e ha
richiesto alla Consulta di fornirgli un resoconto che descriva le diverse realtà
rom presenti sul territorio e le loro richieste; la Consulta ha accettato, ma ha
richiesto l'apertura di un tavolo di lavoro sulla questione con una veduta più
lunga sul futuro e una interrogazione su tutti gli atti dichiarati illegittimi
dall'ultima sentenza del consiglio di Stato che dichiarava illegittimo il
decreto emergenza.
Di fatto, rimane incerto il futuro per le comunità rom di questa città.
Di fatto, fino a quest'ultima sollecitazione, l'amministrazione non aveva
realizzato un intervento conoscitivo sulle diverse comunità e le loro richieste,
ma aveva applicato quasi alla lettera la politica della precedente, finendo così
con il non differenziarsi su un tema delicato come il rapporto con una delle
minoranze della città più bersagliate negli ultimi anni.
Ci piacerebbe che la scuola delle bimbe rom che hanno accolto ieri Limonta,
sulla cartina di Milano all'opposto rispetto alla scuola elementare in cui lui
insegna, formino in futuro un asse e non due linee parallele che non si
incontrano mai.
Di Fabrizio (del 01/12/2011 @ 09:43:56, in Italia, visitato 1659 volte)
di Pino Petruzzelli - 30 novembre 2011
I bambini rom dovrebbero essere tolti alle rispettive famiglie e dati
tutti in adozione?
Stando alla ricerca di Carlotta Saletti Salza, professoressa presso
l'Università di Verona, su un totale di 8.830 procedure di adottabilità, i
minori rom e sinti dichiarati adottabili in sette sedi di Tribunali Minorili
italiani nel periodo compreso tra il 1985 e il 2005 sono stati 258. Quello che è
oggi uno dei maggiori studiosi di cultura romanì in Italia, il professor Leonardo Piasere, commenta i dati:
"Se consideriamo che la popolazione dei rom e dei sinti in Italia ammonta allo
0,15% circa della popolazione totale, capiamo che la percentuale di procedure di
adottabilità dello 0,15%, cioè in sintonia con la proporzione della popolazione,
corrisponderebbe a circa 13 procedure sulle 8.830. Ora il numero di procedure
riguardanti rom e sinti, è superiore del 1700% a tale cifra!"
Questo mio intervento non è contro il sistema delle adozioni, perché, lo dico
chiaramente, ci sono casi in cui togliere il bambino a una famiglia rom o sinta
è cosa sacrosanta.
Ciò che mi interessa è porre alcune domande.
Stando alla legge italiana sono dichiarati in stato di adottabilità i minori di
cui sia accertata la situazione di "abbandono" (legge 184 del 2001), ma nella
legge 149 dello stesso anno, si dice che:
"1) Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà
genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore
alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti
interventi di sostegno e di aiuto.
2) Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie competenze,
sostengono, con idonei interventi, nel rispetto della loro autonomia e nei
limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei famigliari a rischio, al
fine di prevenire l'abbandono e di consentire al minore di essere educato
nell'ambito della propria famiglia…."
L'interpretazione del termine "abbandono" è così lasciato alla discrezionalità
del Tribunale dei Minori. Ma cosa si intende per abbandono?
Ipotizziamo ci siano due bambini rom di sette e dieci anni, Alin e Mari, che a
causa della povertà dei genitori sono costretti a vivere sotto un ponte. Vengono
sgomberati e i Vigili Urbani li portano sotto un altro ponte. Lì assistono
all'incendio della loro baracca e all'orribile morte di quattro amichetti.
Vengono sgomberati nuovamente e ritornano sotto il primo ponte. I genitori non
trovano lavoro (chi di noi assumerebbe uno zingaro che vive sotto un ponte?) e
tirano avanti solo con gli aiuti che forniscono loro alcuni volontari della
Caritas e dell'Arci. Ogni mattina i genitori di Alin e Mari, però, accompagnano
i figli a scuola dove i bambini arrivano sempre puliti e ben vestiti anche
grazie all'aiuto dei sopra citati volontari. Aggiungo che i bambini, a detta
delle maestre, seguono con sufficiente profitto le lezioni. I pomeriggi dei
bambini, però, trascorrono sotto il ponte.
Voglio ora porre alcune domande:
1) Se vedessimo Alin e Mari sotto il ponte e non sapessimo nulla di loro,
penseremmo giusta l'affidabilità? E sapendo la loro storia e la loro
quotidianità, riterremmo lo stesso giusto toglierli alla famiglia e darli in
adozione?
2) Può un'Amministrazione pubblica, di qualunque appartenenza politica, sentirsi
priva di responsabilità nel lasciare che una famiglia di rom continui a
sopravvivere sotto un ponte?
3) La famiglia di Alin e Mari va sgomberata? E, se si, può lo sgombero di un
sottoponte, senza una reale alternativa abitativa, bastare a tutelare i minori
che vi abitano?
4) Cosa si fa per prevenire le situazioni di estrema miseria in cui sono
costretti a vivere alcuni bambini rom e sinti?
5) Togliere un bambino alla propria famiglia deve essere l'ultima strada
percorribile o la prima? E se deve essere l'ultima, perché il numero di
procedure riguardanti rom e sinti, è superiore del 1700% a quello delle
procedure totali nelle sette sedi dei Tribunali dei Minori che ha preso in esame
la professoressa di Verona nel suo libro "Dalla tutela al genocidio?"
Si sono presentati in 9 per cacciare una famiglia di Rom ospite di un privato,
senza alcun mandato, rifiutando di farsi identificare e di rilasciare un
qualsiasi verbale dell'intervento.
Dovevano o volevano cacciare due anziani, due giovani donne, due ragazzi, una
bambina di 12 mesi e una neonata di appena 5 giorni.
Motivo, la realizzazione di una baracca per proteggersi dall'atteso freddo
invernale.
Nonostante le proteste del proprietario, i vigili si sono trattenuti nell'area
recintata per 3 ore e mezza.
Con prepotenza e spregio della legalità come nell'uso delle peggiori squadracce
del passato, con atteggiamento ed espressioni minacciose e intimidatorie da
parte del comandante.
Per queste ragioni l'ASCE ha sporto querela e segnalato l'avvenimento ad Amnesty
International.
I reati ipotizzati sono quelli di violazione di domicilio, minacce e violenza
privata.
L'Asce precisa che si è consumato così l'ultimo atto di una lunga serie di
pressioni da parte del Comune di Selargius contro il proprietario del terreno
perché fosse allontanata la famiglia Rom.
L'Asce ricorda che da anni le sue proposte di collaborazione, coinvolgente gli
stessi Rom, di costituzione di un tavolo permanente per trattare la questione e
l'avvio di progetti di inserimento, sono rimasti inascoltati e peggio derisi.
Una segnalazione è stata inviata anche al prefetto di Cagliari, alla Provincia e
alla Regione.
Di Fabrizio (del 24/11/2011 @ 09:46:49, in Italia, visitato 1582 volte)
sarà presente al MEDIMEX di Bari dal 24 al 27 novembre allo stand n° 100
Visitando lo stand sarà possibile conoscere le nostre attività e i nostri
artisti.
Sabato 26 novembre nell'ambito di BONUS TRACK - MEDIMEX l'Alexian group di
Santino Spinelli sarà in concerto alle h 22 presso la Taverna del Maltese, in
via Nicolai, 57 a Bari
Vi aspettiamo numerosi
La FederArteRom riunisce 50 associazioni presenti sul territorio nazionale per
organizzare grandi eventi e manifestazioni con la collaborazione di enti
pubblici (nazionali, regionali e locali) ed istituzioni internazionali. Inoltre
grandi intellettuali ed artisti di fama mondiale hanno aderito e dato il loro
sostegno a tale iniziativa, col principale obiettivo di valorizzare l’enorme
patrimonio artistico che coinvolge la FederArteRom.
Consideriamo l'Arte uno dei veicoli più efficaci di comunicazione, in quanto ci
permette di superare quei pregiudizi rispetto alla situazione sociale, morale,
culturale, etica e religiosa che spesso stanno alla base della discriminazione
nelle sue diverse sfaccettature. Vogliamo quindi valorizzare la cultura Romanì
libera dai tanti stereotipi e barriere in cui è incatenata da troppo tempo,
nella forma che forse più la rappresenta: l’incontro tra culture nell’arte!
Le fondamenta della FederArteRom poggiano sul riconoscimento e la promozione
della Dichiarazione Universale dei diritti Umani, valori che intende trasmettere
con ciascuna azione ed iniziativa.
La federArteRom ha attivato un sito internet visitabile all’indirizzo: http://www.federarterom.wordpress.com
ed un indirizzo email: federarterom@gmail.com
La FederArteRom si compone del seguente organigramma definitivo e immodificabile
fino alle prossime elezioni, salvo per le nuove associazioni i cui legali
rappresentanti entreranno nella Consulta Artistica automaticamente:
Consiglio Direttivo:
Dott. Prof. Santino Spinelli "Alexian" - Presidente
Paolo Falessi (Ladri di Carrozzelle) - Vice-presidente
Fabio Ricci (i Jalisse) - Vice-presidente
Miriam Meghnagi - Vice-presidente
Massimo Antonelli (ass. Calamus) - Vice-presidente
Giordano Sangiorgi (MEI) - Vice-presidente
Lo sgombero era stato annunciato nei giorni scorsi come imminente e sui vari
social network era rimbalzata la notizia fino alla conferma di ieri sera.
Ore contate quindi per il campo abusivo sorto vicino a quello regolare di via Bonfadini.
La Diana Pavlovic (Consulta rom) dichiarava : "Cercare con loro le soluzioni"
e dopo la sentenza del Consiglio di Stato: "Ora l'assessore Granelli dovrebbe
sospendere gli sgomberi".
Sempre ieri, giornata calda per la questione rom, con il Consiglio di Stato
che ha bocciato il piano nomadi "Illegittimo lo stato di emergenza" e con i
giudici che scrivono "non esistono dati fattuali che autorizzino ad affermare
l'esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una
straordinaria ed eccezionale turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica",
il presidente Tursi di Arcisolidarietà commentava la sentenza: "E' giunto il
momento di fare autocritica e tornare a governare la situazione senza parlare
alla pancia delle persone".
Queste erano le premesse.
Lo sgombero del campo di via Bonfadini è stato deciso (così sostiene
l'amministrazione) a causa dei lavori in corso nell'area per la costruzione
della strada Statale Paullese e la società di costruzione che ha in appalto il
lavoro e si è resa firmataria di una denuncia a carico degli occupanti, sostiene
che attualmente è tutto fermo a causa della presenza del campo.
Lo sgombero preannunciato per questa mattina non è stato effettuato, ma solo
rimandato.
Intorno alle otto e mezza, dopo più di due ore di attesa, si sono presentati
in forze servizi sociali, polizia municipale, amsa, ruspe, protezione civile e
il comandante Mastrangelo dei vigili urbani di Milano.
Gli occupanti, dopo una serie di momenti di tensione e le solite promesse da
parte dell'amministrazione di percorsi sociali per i nuclei che prevedono la
divisione mamme/bambini in comunità e padri per strada, hanno richiesto almeno
un mese di tempo per lasciare il campo e trovare un'altra soluzione abitativa
sempre per strada visto che non è stata offerta loro una reale e valida
alternativa.
Il campo era nato nella zona nel Marzo 2011 ed attualmente abitato da più di
200 adulti e almeno una settantina di minori, scolarizzati e frequentanti tutti
le scuole elementari e medie della zona, sono presenti inoltre anche minori di
soli pochi mesi e molte persone anziane.
"Trovato l'accordo" la polizia ha preannunciato un'ulteriore avviso di
sgombero il 9 di Dicembre e il definitivo sgombero il 12 dello stesso mese, ha
minacciato gli occupanti di non costruire più nemmeno una casa o " La prima
baracca che cresce in più…. " e ci lasciano sottintendere una politica che ben
conosciamo.
A fine sgombero è arrivata Diana Pavlovic che ha invitato alcuni occupanti
del campo alla riunione della consulta rom che si tiene ogni giovedì e in cui
sono riuniti i rappresentanti della comunità rom milanese per riflettere assieme
come affrontare lo sgombero.
Comunicato del Gruppo sostegno Forlanini su sgombero campo Bonfadini -
Milano, 22.11.2011
Stamattina un nutrito nucleo di polizia locale, con la presenza del suo
responsabile milanese, e dei servizi sociali comunali si è presentato al campo
informale di via Bonfadini (prossimo all'area da tempo autorizzata) per quello
che nei giorni scorsi era stato preannunciato come lo sgombero di quest'area.
Dopo un colloquio tra gli abitanti del campo e la polizia locale, si è arrivati
alla soluzione del rinvio dello sgombero al 12 dicembre.
Si è trattato insomma di una manifestazione della strategia dissuasiva adottata
dalla nuova Giunta nei confronti dei campi "abusivi": nessuna tolleranza per gli
insediamenti informali, per i quali si procede a dissuadere sia
dall'incrementarli sia dall'abitarli. e - in alternativa parziale e notoriamente
insufficiente - vengono proposte misure come la separazione, nel caso dei nuclei
familiari, tra madri e bambini da una parte e padri dall'altra. Nessuna
soluzione più strutturale viene proposta allo sgombero, misura di extrema ratio,
che viene lasciato senza alternative.
Noi crediamo che la strada da percorrere sia diversa:
innanzitutto la moratoria degli sgomberi degli insediamenti, siano essi
effettuati in forma dissuasiva o "pesante";
l'avvio di una urgente e seria considerazione integrata della questione,
che ne affronti gli aspetti sociali, lavorativi, scolastici, sanitari, in
necessaria interlocuzione coi diretti interessati. Non può né deve bastare
la trattativa tra il capo della polizia locale e gli abitanti; è in
questione una convivenza civile tra soggetti, da risolversi in istanze più
aperte e democratiche.
Parlando cogli uomini e le donne, sono emerse per l'ennesima volta le tante e
note problematiche di un vivere difficile come quello di chi abita in un campo:
nessuno di loro vuole passare la propria esistenza in questo modo precario né
lavorare forzatamente in nero, né rinunciare alla difficile scolarizzazione dei
propri figli, vista giustamente come premessa a una vita migliore. Sono gli
stessi motivi che hanno guidato le associazioni, nel recente passato, a
polemizzare aspramente con la precedente Giunta sugli aspetti razzisti, disumani
e inferiorizzanti delle pratiche discriminatorie e degli sgomberi e a
sollecitare la nuova Giunta ad approcciarsi in modo democratico alla questione.
Tutto questo prende più vigore all'indomani della pronuncia del Consiglio di
Stato sull'illegittimità della proclamazione dell'"emergenza nomadi" e dei
provvedimenti ad essa connessi.
Chiediamo da tempo un cambio di passo alla Giunta e agli assessorati competenti;
l'interlocuzione colle istanze associative e cogli stessi soggetti, come si è
potuto vedere anche letteralmente "sul campo" stamattina, sono premesse
necessari e e imprescindibili. In queste tre settimane che ci separano dal 12
dicembre poniamo le premesse per non rendere necessario quello sgombero
preannunciato; le istituzioni, gli assessorati, i servizi, le associazioni, gli
stessi soggetti abitanti possono e devono lavorare a una soluzione positiva, per
questa e altre situazioni.
Di Fabrizio (del 22/11/2011 @ 09:55:47, in Italia, visitato 1565 volte)
conferenza stampa Amnesty International TOLLERANZA ZERO PER I ROM' – SGOMBERI FORZATI E DISCRIMINAZIONE CONTRO I ROM A
MILANO
che avra' luogo martedi' 29 novembre 2011
alle ore 11.30
a Milano
presso l'Associazione della Stampa Estera in Italia (via Principe Amedeo, 5)
Il rapporto, disponibile in lingua inglese e italiana, descrive le violazioni
dei diritti umani subite dalle comunita' rom a Milano, a seguito dei Patti per
la sicurezza del 2007, della dichiarazione della cosiddetta ‘emergenza nomadi'
del 2008 e dell'applicazione, nel capoluogo della Lombardia, dei decreti e delle
ordinanze derivanti dalla dichiarazione dello stato d'emergenza.
Il rapporto denuncia le pratiche illegali degli sgomberi forzati, eseguiti a
centinaia a Milano negli ultimi anni anche in vista dell'Expo 2015, che hanno
aggravato la discriminazione nei confronti dei rom, in contrasto con le
sollecitazioni e le raccomandazioni degli organismi internazionali sui diritti
umani.
Interverranno:
Valentina Vitali, ricercatrice del Programma Europa e Asia centrale,
Segretariato Internazionale di Amnesty International;
Iain Byrne, coordinatore delle politiche sui Diritti economici, sociali e
culturali, Segretariato Internazionale di Amnesty International;
Giusy D'Alconzo, direttrice dell'Ufficio Campagne e ricerca, Sezione Italiana di
Amnesty International.
La conferenza stampa verra' introdotta da Christine Weise, presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International.
Attenzione: l'ingresso sarà riservato ai giornalisti. In settimana seguiranno incontri tra la delegazione di Amnesty International con le realtà di base, gli abitanti dei campi e le associazioni.
Per confermare la partecipazione, richiedere ulteriori informazioni e
concordare interviste:
Di Fabrizio (del 21/11/2011 @ 09:46:32, in Italia, visitato 1367 volte)
Altro che indignati, "Occupy l'assessorato". Nelle tende stamattina
mattina, erano rom, soprattutto minorenni, per necessità e con la voglia di
alzare la testa. 23 nuclei familiari censiti, circa 80 persone, che da mesi si
ritrovano a girare fra uno sgombero e l'altro. Sono il frutto avvelenato
delle politiche di commissariamento della questione rom nella capitale, quella
su cui Alemanno si era giocato e vinto la propria campagna elettorale. Deve a
certi lugubri e fallimentari manifesti contro cui non si è costruita valida
opposizione, la sua elezione a sindaco di Roma Hanno occupato i marciapiedi di
fronte all'assessorato ai servizi sociali perché chiedono una soluzione
abitativa stabile e decente senza la dispersione del nucleo familiare. A
sentirne le storie c'è da restare carichi di raccapriccio e di indignazione:
alcuni di loro sono quelli che avevano alzato la testa durante le giornate che
precedettero la Pasqua del 2011 e occuparono la Basilica di S. Paolo, ottenendo,
con l'intervento del cardinal vicario, una sistemazione per alcuni mesi in
centri di accoglienza.
Altri sono stati respinti dal centro di Via Salaria, struttura convenzionata
con il Comune in cui è difficile entrare ma da cui è facile essere cacciati. In
un elenco sono elencate le ragioni della cacciata: un problema di salute di uno
dei componenti della famiglia, l' improvviso viaggio in Romania di cui si è
comunicato in maniera errata il termine, un incidente burocratico e, senza pietà
alcuna si sono ritrovati in strada, a dormire dove capitava. Schede con nome,
cognome età, malattia denunciata o ragioni che hanno costretto la famiglia a
spostarsi all'improvviso, contando erroneamente nella disponibilità dei centri
di accoglienza a non essere gestiti da burocratici e ferrei rappresentanti di
regolamenti. Con loro solo i soggetti che da sempre sono stati al fianco dei rom
con una parola d'ordine chiara: basta con i campi, che vanno chiusi, basta con i
piani emergenziali, che si restituisca alla politica un intervento specifico e
che si ragioni in prospettiva per una adeguata soluzione abitativa.
È Gianluca, dell'associazione Popica a raccontare l'evolversi della
vicenda:«Quelli che erano in strada vengono o dal centro di Via Salaria o sono
stati mandati nel centro Caritas di Via Torre Branca, dopo l'occupazione della
Basilica. Sono finiti in strada perché non hanno rispettato i tempi di rientro,
imposti ufficialmente alla Salaria e in maniera surrettizia nell'altro centro.
Da luglio sono riaccampati – continua Gianluca – C'è chi in un mese ha subito 4
sgomberi e non sa più dove andare. Sono arrivati al punto che la sera montano le
tende e all'alba le smontano, prima di vederle demolite. A settembre abbiamo
chiesto al responsabile del Quinto dipartimento di trovare una soluzione ma,
come al solito venivano garantiti posti solo per donne e bambini. Poi ci hanno
detto che li avrebbero ospitati in una nuova area sulla Salaria, rinviando in
continuazione ogni sistemazione».
L'iniziativa ha lasciato sorpresi i funzionari dell'assessorato. Dopo i
giornalisti, gli esponenti di movimenti e forze politiche venute a manifestare
il proprio sostegno, è giunta la celere, ad impedire che la manifestazione
crescesse o interrompesse il lavoro in assessorato. Sembrava non vi fossero
margini di trattativa- chi poteva intervenire risultava irraggiungibile - ma un
passo avanti si è fatto.
Mercoledì 23 novembre, a partire dalle ore 9 il responsabile del dipartimento
incontrerà i rappresentanti di tutte le famiglie coinvolte, per alcune,
innanzitutto quelle che hanno bambini a scuola, si potrebbe trovare una
soluzione per altri difficile saperlo. La frase è sempre la stessa, "non ci sono
posti, non ci sono soldi". E pensare ai milioni spesi in politiche repressive
inutili, xenofobe, atte solo a moltiplicare e a nascondere i problemi e non a
risolverli. Il sindaco di una città di quasi 3 milioni di abitanti è impotente
di fronte a poche decine di persone, nel contempo annuncia l'allargamento
dell'ennesimo mega campo, in località La Barbuta, nei pressi delle piste
dell'aeroporto di Ciampino. Un campo che molti vorrebbero boicottare in quanto
risposta fallimentare ed emergenziale ad una questione strutturale.
Per questo Popica e Arci invitano tutti e tutte coloro che mercoledì
vorranno portare solidarietà alle famiglie rom, a venire sotto l'assessorato, in
Viale Manzoni. Il Prc ha già aderito. Con i rom perennemente cacciati per
cacciare un sindaco incapace e indegno.
Di Fabrizio (del 20/11/2011 @ 09:48:21, in Italia, visitato 2953 volte)
Due anni fa, era il 19 novembre, GIORNATA DEI DIRITTI DELL'INFANZIA,
grande iniziativa a tema in Comune. Pioveva, e
quello stesso giorno alcuni bambini DIVERSI venivano sbattuti per strada con
i loro genitori e niente da portarsi dietro, dallo stesso comune di Milano.
Iniziò allora la RESISTENZA di
Rubattino, che vide assieme le famiglie rom, gli insegnanti, i genitori
dei loro compagni di scuola, cittadini, sacerdoti, persino un produttore di
vino... Si concretizzò l'idea di una Milano diversa e solidale, che non si
limitava a protestare, ma sapeva reagire.
Anche da quell'esperienza, è nato il cambio di maggioranza della primavera
scorsa.
Venerdì scorso, a due anni da quello sgombero, è stato presentato
il libro che racconta di questa esperienza. Alla presentazione, una delle
oratrici era l'attuale vice sindaco, Maria Grazia Guida, che dopo il suo
intervento si è subito eclissata.
Ai compagni, agli amici che pieni di buona volontà tentavano di coinvolgermi,
ho provato a spiegare con qualche difficoltà perché non avrei aderito. Provo a
farlo con voi, premettendo che quello che potrà sembrarvi uno sfogo personale, è
in realtà una questione POLITICA (come sempre):
Anche se non amo parlare di me, confesso che sacchi a pelo, coperte,
piumoni, giacche a vento ecc. li raccolgo tutto l'anno e senza tanta
pubblicità; preciso: non sono il solo. Finiscono in quei campi nomadi
ABUSIVI, il cui sgombero per De Corato era un vanto da esibire, e per la
nuova giunta invece una storia minore da tenere nascosta.
Noi, sfigati volontari, quei Rom ancora più sfigati, i cittadini che
se li ritrovano rimbalzati sotto casa nell'eterno gioco di guardie e ladri,
non abbiamo ancora capito la differenza tra uno sgombero fascista e uno
democratico... forse adesso al posto della ruspa i vigili porteranno caffè e
giornale, resta il fatto che l'unica soluzione proposta rimane quella della
divisione dei nuclei famigliari: donne e bambini piccoli nei centri
d'accoglienza, uomini e bambini grandi a spasso.
Ma perché facciamo questo tutto l'anno, immaginate con quale gioia per
le nostre tasche? Perché durante questi sgomberi quello che abbiamo
procurato in precedenza va perso e va reintegrato di continuo.
QUESTO E' L'ASSURDO DELL'APPELLO DI PISAPIA: da un lato la sua
amministrazione è complice nel non voler affrontare il problema e nella
distruzione di nostre proprietà private, dall'altro ci chiede di dare una
mano a quelli che sono i SUOI poveri (o i poveri buoni, o i poveri che vuole
rendere visibili - fate voi).
Per me, per chi come me questo l'ha sempre fatto in silenzio, tutti i
poveri hanno pari dignità e pari bisogni, al di là che abbiano o meno un
documento in tasca. E questo è il nodo politico.
Comunque, non è questo il cambiamento per cui avevamo votato.
Tra l'altro, sinora ho scritto della situazione nei campi abusivi. Ma
esistono anche quelli comunali dove, a maggior ragione, chi ci abita aspettava
segnali di uscita da un'incertezza che dura da anni.
Cosa chiedevano questi nostri concittadini (di cui molti sono italiani, non
dimentichiamolo)?
Prima di tutto, poter parlare in prima persona sulla loro situazione.
NESSUNA RISPOSTA.
Capire quale sarà il loro destino, visto che in comune si continua a
parlare di "superamento dei campi". NESSUNA RISPOSTA.
Poi, visto che i campi li si vuole chiudere, ma nel contempo stanno
cadendo a pezzi perché da anni manca la manutenzione, che si facciano
quantomeno i lavori indispensabili: restaurare ciò che è a rischio crollo,
assicurare acqua ed elettricità, mettere i campi in sicurezza. NESSUNA
RISPOSTA.
Mi tocca ripetere quello che ho già scritto altre volte: "Novembre non è
il mese più adatto per giocare al piccolo campeggiatore" Vedete di capirlo, voi
ed i vostri appelli alla carità cristiana!
Novità: dopo un mese e mezzo passato al telefono, i Rom di via Idro hanno ottenuto un incontro con il dirigente dell'Ufficio Nomadi. Si trattava, e si tratta tuttora, di urgenza. Un sentito applauso al tempismo dimostrato.
Dopo aver accusato la Moratti di razzismo per anni, Pisapia supera De
Corato i nomadi: a Milano li chiudono in un recinto
«Abbracciamo i nostri fratelli rom e musulmani». L'invito era stato urlato in
piazza dal leader di Sel, Niki Vendola, il giorno della vittoria alle Comunali
di Giuliano Pisapia. Sei mesi dopo i fratelli sono già diventati nemici. Dopo
aver ricevuto consulte di nomadi a Palazzo Marino, annunciato liste di attesa
per le case popolari e preparato progetti per l'acquisto di cascine in provincia
di Pavia, la giunta ha deciso di alzare un muro fra gli zingari e la città. Un
muro che nelle intenzioni dovrebbe impedire ai rom di accamparsi sotto le volte
del ponte Bacula, ma che simbolicamente mette a nudo l'ipocrisia di chi da
sempre si professa amico dei nomadi.
Il ponte ferroviario di piazzale Lugano dal 2008 è diventato il rifugio di
decine di disperati. La giunta Moratti lo ha più volte sgomberato fino a
realizzare nell'estate del 2009 - su proposta dell'allora vice sindaco Riccardo
De Corato - una cancellata in acciaio per impedire la costruzione di tende e
casupole di fortuna a due passi dai binari. Dopo mesi di tregua, gli zingari
sono tornati. Complice il clima di "tolleranza" e la decisione di revocare alla
polizia locale il compito di vigilare sul territorio. Subissato di lettere di
protesta, il Comune ha deciso di intervenire. Nessuno sgombero all'orizzonte.
Palazzo Marino intende costruire un muro che impedisca ai rom di accamparsi
sotto il cavalcavia, come ha annunciato l'assessore alla Sicurezza Marco
Granelli.
«L'ipocrisia di questo annuncio è sotto gli occhi di tutti – tuona De Corato -.
Questa giunta prima accoglie i rom nella sede del Comune promettendo cascine e
case popolari e poi pensa di risolvere un problema grave come questo con un
muro». Che, fra l'altro, potrebbe dimostrarsi assolutamente inutile. «I rom sono
ottimi muratori. Se si costruisse un muro loro praticherebbero un buco nel giro
di qualche giorno, e lo attraverserebbero – prosegue l'ex numero due di Palazzo
Marino -. Per risolvere il problema del ponte Bacula bisogna chiedere
l'immediato intervento delle Ferrovie dello Stato, che hanno l'obbligo di
mettere in sicurezza l'area. E realizzare un cancello di acciaio inossidabile,
da far pagare alle stesse Ferrovie. Questa severità di facciata, con la quale
questa amministrazione pensa di prendere in giro i cittadini, non potrà
attaccare».
Ne è convinto anche il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Matteo Salvini.
«Questa giunta non è credibile – conferma -. Parla adesso di un muro, dopo che
la Lega ha fatto tre sopralluoghi per denunciare la situazione del ponte». E poi
ci sono i dissidi interni, perché se da una parte il Comune pensa al muro,
dall'altra il consiglio di Zona 8 – maggioranza di centrosinistra – ha appena
approvato un documento che prevede di integrare quei nomadi offrendo loro una
casa. «Credo che sia il caso che si mettano d'accordo – conclude Salvini -.
Questa maggioranza è allo sbando, mentre il piano Maroni resta fermo. Fra
l'altro, l'unica soluzione per il cavalcavia è la recinzione che avevamo
realizzato noi. Non certo un muro».
di Daniela Uva - 16/11/2011
Commenti: Mettete un bel cancello in acciaio così dopo dieci minuti ve lo hanno già
fregato, ridotto a pezzi e rivenduto ai ferrivecchi. Quanto patetici siete a
Milano. Una bella grata attraversata da 20.000 Volt non sarebbe meglio?
Pensateci. di Alvit
Dalla redazione di Mahalla:
Direi che quei casinisti di Libero stavolta hanno centrato
in pieno.
Se proprio devo trovare un difetto, l'introduzione mi sembra confusa
come al solito, ma la cronaca non sbaglia: a Milano c'è una giunta che
(quatta quatta, zitta zitta) sta portando avanti la stessa politica che nei
loro tempi d'oro De Corato e Salvini conducevano con rulli di tamburo. Ovvio
che i due siano quantomeno agitati: pensavano che il copyright fosse loro,
non di un
Granelli ultimo arrivato!
Un appunto al simpatico commentatore: secondo me il cancello
d'acciaio andrebbe benissimo; ormai con la crisi che c'è, si parte la
mattina col furgone a raccogliere metallo, si gira tutto il giorno, e la
sera si torna a casa distrutti avendo guadagnato 10 euro (se va bene). Mi
sembra però che metterci la corrente a 20.000 volt sia un po' dispendioso
(per non parlare dei pericoli per ponte, ferrovia ecc.), costerebbe di meno
un comunissimo allaccio per la corrente civile. O forse ho capito male io le
intenzioni???
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