Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:13:13, in Europa, visitato 1541 volte)
Da
Roma_Francais
Par L'Express, publié le 13/01/2011
La Francia ha redatto una nota per spiegare ai propri vicini europei come
occuparsi dei Rom.
La Francia ha indirizzato ai paesi membri della UE una "nota" sulla
"strategia" da mettere in opera a livello europeo al fine di "promuovere i
principi di uguaglianza di possibilità e dell'inclusione sociale delle
popolazioni in situazioni di povertà e di esclusione, in particolare dei Rom".
Gli autori sottolineano che "appartiene a ciascuno stato membro di assicurare
l'inserimento economico e sociale dei suoi cittadini (...) Promuovere la libera
circolazione in seno all'Unione Europea implica prima di tutto che gli stati
membri d'origine si assumano pienamente questa responsabilità". Il documento
sarà all'ordine del giorno del summit europeo di giugno a Bruxelles. Parigi
assicurache l'adozione di questa strategia da qui a sei mesi è "un orizzonte
realista".
Di Fabrizio (del 16/01/2011 @ 09:36:16, in Europa, visitato 2547 volte)
Segnalazione di Dragan Vasovic - YOUTH ROMA CENTER
(la rassegna fotografica su
Facebook)
La notte tra il 12 e il 13 gennaio nella parte dell'insediamento Pozega in
cui vivono circa 700 Rom, sui lampioni sono apparse svastiche. Su tutti i piloni
di cemento che circondano l'insediamento - nelle strade Bana Milutina e Dimitrija
Tucovica, sono state dipinte svastiche con lo spray, come pure su diversi
ingressi e cartelli del traffico. Oltre a ricordare un momento triste della
nostra storia, su di un palo è stato scritto "ZINGARI FUORI DALLA SERBIA". I
cittadini del quartiere sono inorriditi, sono davvero colpiti e hanno paura. Per
la prima volta nella storia del comune di Pozega qualcosa di simile accade dopo
la II guerra mondiale e non ci si aspettava che questo si sarebbe nel XXI
secolo, e ricorda a tutti la parte più brutta della storia della nostra civiltà.
FATE CIRCOLARE L'INFORMAZIONE!
Notizia di contorno (tratta dalla
Nazione)
Don Virgilio Annetti, parroco ad Arezzo, scrive sul giornale inviato ai
fedeli: "Senza tanti pietismi torna in mente quell'uomo che tentò invano, a
suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo
ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il
convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perché uno
solo invece che due!"
Per la cronaca, il vescovo di Arezzo gli ha imposto di chiedere
immediatamente perdono per il suo delirio omicida: ma può un uomo simile, le
cui dichiarazioni sono state replicate entusiasticamente sui siti neonazisti
(vedi QUI),
essere lasciato ancora al suo posto, senza che il suo inascoltato Maestro,
Rabbi Yehoshua di Nazaret, si contorca ancora sulla croce?
Di Fabrizio (del 07/01/2011 @ 09:47:16, in Europa, visitato 2066 volte)
Da
Roma_Daily_News
Roma Holocaust
1931
Inizio dei disordini contro le due "razze straniere non-europee" in Germania
(Ebrei e "zingari") da parte dell'Ufficio Informazioni NS (NS-Auskunftei)
dell'"SD del Reichsführer-SS" a Monaco.
1933
Richiesta da parte dell'"Ufficio Razza e Insediamento" (Rasse- und
Siedlungsamt) delle SS a Berlino per la sterilizzazione degli "zingari e
mezzi zingari".
Dal 1934 Ci sono tentativi da parte delle agenzie per escludere Sinti
e Rom dalle organizzazioni professionali.
15 settembre 1935
Promulgazione delle "Leggi Razziali di Norimberga" (Nürnberger Rassegesetze).
Frick, ministro degli interni del Reich dice il 3 gennaio 1936: "Di regola, le
razze indipendenti in Europa includono, a parte gli Ebrei, solo gli zingari".
Vengono interdetti i matrimoni misti tra Sinti e non-Sinti.
Novembre 1936
Istituzione dell'"Unità di Ricerca sull'Igiene Razziale" (Rassehygieneinstitut)
sotto la guida del dr. Robert Ritter al ministero degli interni del Reich.
Dal 1936
Sinti e Rom sono deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald,
Mauthausen e Ravensbrück.
Agosto 1938
Il dr. Adolf Würth, "ricercatore sulla razza" per Himmler, dice "Per noi la
questione zingara è primariamente una questione di razza. Proprio come lo stato
nazionalsocialista ha risolto la questione ebraica, così dovrò sistemare pure la
questione zingara".
1 ottobre 1938
Assorbimento del nazionalsocialista "dipartimento di polizia zingara" a
Monaco da parte del Dipartimento di Polizia Criminale del Reich (dal 27
settembre 1939: V Dipartimento dell'Ufficio Principale di Sicurezza del Reich, o
RSHA /Reichssicherheits hauptamt/) sotto il comando dell'SS-Oberführer Arthur
Nebe, ora superiore anche a Ritter. La deportazione di Ebrei e "zingari" è
attuata da Adolf Eichmann nella Sezione IV B4. La Gestapo requisisce le
proprietà di Sinti e Rom, rubate loro con la deportazione.
8 dicembre 1938
"Decreto base" di Himmler allo scopo di avviare a soluzione la questione
zingara riguardo l'esistenza della razza". Lo RSHA "accerta"
l'affiliazione "zingara" sulla base dei "rapporti sulla razza" di Ritter.
Dal marzo 1939
Nel "Vecchio Reich" vengono emessi ordini per la marcatura speciale di Sinti
e Rom e vengono istituite "carte d'identità razziali". Nel "Governatorato
Generale vengono forniti passaporti gialli per Ebrei e "zingari" con una "J" o
una "Z" nera.
21 settembre 1939
Conferenza dei capi dipartimento dei polizia della sicurezza e dei capi
degli Einsatzgruppen, o gruppi di azione speciale, sotto la presidenza di Heydrich,
sulla preparazione della deportazione dei "rimanenti 30.000 zingari" dal
territorio del Reich verso la Polonia.
13 ottobre 1939
L'SS-Hauptsturmführer Braune informa Eichmann che l'SS-Oberführer Nebe vuole
sapere "dove mandare gli zingari di Berlino".
16 ottobre 1939
Lo "SD Danube" informal'SS-Oberführer Nebe che "tre o quattro vagoni per
zingari possono essere aggiunti al primo trasporto ebraico" che lascerà Vienna
il 20 ottobre 1939. "I trasporti lasciano regolarmente Vienna, Mahr-Ostrau e
Katowice".
17 ottobre 1939
"Decreto Confinamento" (Festschreibungserlaß) di
Himmler. I 21 "uffici zingari" di
Königsberg, Praga, Vienna e Monaco per Amburgo, sotto l'Ufficio Principale
Sicurezza del Reich, devono erigere campi assembleari simili a quelli di
concentramento in preparazione per il trasporto ai campi di sterminio.
30 gennaio 1940
Heydrich tiene una conferenza con i capi delle SS sulla deportazione di
"tutti gli Ebrei nel nuovo Ostgaue e 30.000 zingari dai territori del Reich e
dall'Ostmark come l'ultimo movimento di massa nel Governatorato Generale".
27 aprile 1940
Ordini di
Himmler per le prime deportazioni di intere famiglie. A maggio i treni della
deportazione con 2.800 Sinti e Rom tedeschi nel "Governatorato Generale" partono
da Amburgo, Colonia e Hohenasperg vicino a Stoccarda.
1940
Nel campo di concentramento di Lackenbach a sud di Vienna, i corpi di Sinti
e Rom assassinati vengono sepolti in fosse comuni nel cimitero ebraico, gli
altri verranno deportati attraverso il ghetto di Lodz nel campo di
concentramento di Kulmnhof nel 1941.
Dal maggio 1941 Nella Serbia occupata si devono indossare bracciali
gialli identificativi con la parola "zingaro". Nei ghetti e nei campi di
concentramento della Polonia occupata, Sinti e Rom devono indossare bracciali
con la lettera "Z".
7 agosto1941
Un ordine di Himmler dichiara che il "Dipartimento di Polizia Criminale del
Reich userà i rapporti di razza per decidere" su ulteriori deportazioni di Rom e
Sinti tedeschi nei campi concentramento. L'"Unità di Ricerca sull'Igiene
Razziale" produrrà circa 24.000 "rapporti" entro la fine del 1944.
Dall'estate 1941
Sinti e Rom sono sistematicamente colpiti nelle zone orientali dai
cosiddetti
Einsatzgruppen come pure da unità della Wehrmacht e della Ordnungspolizei. Otto Ohlendorf
, capo dell'SS Einsatzgruppe dichiarerà al processo di Norimberga: "Non c'era
nessuna differenza tra zingari ed Ebrei, lo stesso ordine si applicava ad
entrambi".
10 ottobre 1941
Conferenza sulla "soluzione della questione ebraica" e sugli "zingari da
evacuare" nel Protettorato di Boemia e Moravia, tra i capi delle SS
Heydrich, Frank, Eichmann e Günther.
Gennaio 1942
5000 Sinti e Roma dal ghetto di Lodz sono assassinati nelle camere a gas del
campo di sterminio di Kulmhof. Tutte le famiglie sinte e rom della Prussia
orientale, la maggior parte contadini con aziende agricole e bestiami propri,
sono deportati nel campo di concentramento di Bialystok e da lì nel 1943 ad
Auschwitz.
7 luglio 1942
Il Reichskommissar per l'Ostland sugli "zingari": "Intendo che siano
trattati alla stregua degli Ebrei".
29 agosto 1942
Elogio per l'amministrazione militare tedesca in Serbia: là, con l'aiuto
delle camere a gas, "le questioni ebrea e zingara sono state risolte".
14 settembre 1942
Thierack, ministro della giustizia del
Reich, verbalizza in una discussione con Goebbels: "Riguardo allo sterminio
della vita asociale, il dr. Goebbels è dell'opinione che Ebrei e zingari siano
semplicemente da sterminare. L'idea dell'annientamento attraverso il lavoro è la
migliore". Il 18 settembre 1942 Thierack discute con Himmler, Streckenbach e
altri capi SS l'attuazione dei programmi nelle iniziative delle SS, delle
fabbriche d'ami tedesche e dei campi di concentramento.
2 dicembre1942
Lettera segreta dal capo della cancelleria del partito, Martin Bormann, dal
"quartiere generale del Führer" ad Himmler nell'Ufficio Principale di Sicurezza
del Reich, che asserisce che "il Führer non approverebbe" che "zingari"
individuali fossero esclusi dalle "attuali misure" di sterminio per "ricerche
sui costumi tedeschi".
16 dicembre 1942
"Decreto di Auschwitz" di Himmler per la deportazione di 22.000 Sinti e Rom
europei, inclusi gli ultimi 10.000 dai territori del Reich, nella sezione del
campo di concentramento di
Auschwitz-Birkenau denominato "campo zingaro".
Maggio 1943
Il dr. Josef Mengele diventa SS dottore del campo di Auschwitz. La sua prima
azione è di mandare gassati diverse centinaia di Sinti e Rom. Continua le sue
"ricerche sui gemelli", sostenuto dall'Associazione Ricerca Tedesca (Deutsche
Forschungsgemeinschaft) e dall'Istituto Kaiser Wilhelm, attraverso l'uccisione
di bambini ebrei e sinti. Anche in altri campi di concentramento, Sinti e Rom
sono vittime di agghiaccianti esperimenti medici.
16 maggio1944
Il tentativo del comandante del campo di concentramento di mandare i
rimanenti 6.000 Sinti e Rom del "campo zingari" nelle camere a gas, fallisce di
fronte alla resistenza degli uomini, armati di vanghe, bastoni epietre.
2 agosto 1944
Dissoluzione del "campo zingaro" di Auschwitz-Birkenau. Dei 6.000 Sinti e
Rom superstiti a luglio 1944, 3.000 sono deportati in altri campi di
concentramento, gli altri 3.000 vengono uccisi nella notte tra il 2 e il 3
agosto.
Maggio 1945
Il numero di Rom e Sinti uccisi nei campi di concentramento e dagli SS Einsatzgruppen
alla fine della guerra è stimato in mezzo milione. Dei 40.000 Sinti e Rom
tedeschi ed austriaci registrati dai nazisti, oltre 25.000 vennero assassinati.
Di Fabrizio (del 01/01/2011 @ 09:16:46, in Europa, visitato 3231 volte)
Da
Roma_und_Sinti
SPIEGEL ONLINE International La battaglia infinita sul memoriale di
Berlino a Rom e Sinti By Stefan Berg
Sabine Sauer / DER SPIEGEL
28/12/2010 - Il monumento ai Sinti e Rom uccisi nell'Olocausto è da anni
in nuce a Berlino. Ma i battibecchi hanno accompagnato il progetto per tutto
questo tempo. Adesso, con la costruzione in corso, nuove discussioni minacciano
di far deragliare il memoriale.
Il 6 dicembre di solito in Europa è un giorno dedicato ai regali. Ma
quest'anno a San Nicola, Bernd Neumann, commissario per gli affari culturali e i
media alla Cancelleria tedesca, ha ricevuto per posta una brutta sorpresa.
Era una lettera da Israele, piena di espressioni indignate, come "vergogna",
"credibilità" e "separazione effettiva".
La nota di protesta era spedita a Neumann, 68 anni, in quanto custode dei
monumenti e memoriali della nazione. Quando viene costruito un memoriale per le
vittime della dittatura nazista, Neumann, membro dei Cristiano Democratici, è il
responsabile della costruzione. E' un lavoro che richiede sensibilità, perché
affronta il collocamento delle vittime nella storia e lo status odierno delle
loro organizzazioni. L'erezione di un nuovo monumento è quasi sempre
accompagnata da aspre battaglie ad alto livello emotivo, che a volte durano sino
al giorno della cerimonia d'inaugurazione.
L'attuale controversia ruota attorno ad un memoriale per i circa 500.000
Sinti e Rom uccisi dalla Germania nazista durante la II guerra mondiale. Il
monumento è in costruzione proprio di fronte al Reichstag, la sede del
parlamento a Berlino, ma l'artista israeliano Dani Karavan, 80 anni, ed il
committente sono stati in disaccordo per mesi. Inizialmente la controversia
riguardava questioni banali come i materiali da costruzione e le spese. Ma ora
ha una natura più fondamentale. L'artista è preoccupato per la "santità" del suo
lavoro e sta minacciando di tirarsi fuori. Il progetto è in pericolo.
Una piccola piscina d'acqua
E' stata un'impresa complicata sin dall'inizio. Nel 1992, il governo tedesco
promise ai Sinti e ai Rom un memoriale tutto loro, perché il memoriale per
l'Olocausto nel cuore di Berlino era per commemorare lo sterminio degli Ebrei.
Agli altri gruppi di vittime vennero promesso i loro memoriali.
Partner del governo nella costruzione del monumento è il Consiglio Centrale
dei Rom e Sinti Tedeschi, ed il presidente del gruppo, Romani Rose, è stato il
responsabile della chiamata di Karavan, un artista testardo ma rispettato. Il
suo progetto per il memoriale - una piccola piscina d'acqua di 12 m. di diametro
con in mezzo una stele sporgente - venne accettato senza nessuna gara. Ma quasi
da subito, Sinti, Rom, gli storici e il governo si fecero coinvolgere in
un'accesa discussione sulla formulazione dell'iscrizione in onore delle vittime.
Così nel 2009, mentre la camera alta legislativa, il Bundesrat, stava
commemorando la persecuzione dei Rom e dei Sinti, la polizia venne chiamata
perché nelle toilette dello stesso Bundesrat avvenivano scontri trai diversi
gruppi di vittime.
Ora, però, la costruzione è finalmente in corso. Il governo federale ha
stanziato 2 milioni di euro per il progetto - più che sufficienti, si potrebbe
pensare, per il progetto di fontana che è relativamente semplice.
Ragionamento però, che si è dimostrato non corretto. L'influente avvocato
Peter Raue, appassionato d'arte, ha assunto il caso Karavan. "Quanta deviazione
dalla perfezione deve sopportare l'artista?" si chiede Raue, accusando le
autorità berlinesi di essere "burocratiche e sospettose". Non è questo il modo
di creare opere d'arte, aggiunge in una lettera alle autorità cittadine.
"Irregolarità inaccettabili"
Non un singolo dettaglio è stato trascurato nella disputa. "Può essere
garantito" che l'acciaio usato nella costruzione sia davvero antiruggine?
L'acqua nella piscina sembrerà così scura come vuole l'artista? E chi
supervisionerà la compagnia incaricata di costruire il monumento?
L'avvocato Raue lamenta che la città si è impegnata nella "segretezza" perché
gli incaricati cittadini hanno avuto l'audacia di visitare il cantiere senza
Karavan o un suo rappresentante presenti. Ci sono state polemiche sui cordoli di
saldatura, terminati prima della consegna di altri segmenti e quindi a rischio
di arrugginirsi. Karavan una volta si è lamentato di "irregolarità
inaccettabili" ed è stato sul punto di far interrompere la costruzione da un
tribunale.
In una serie di lettere tossiche, entrambe le parti si accusano a vicenda per
i ritardi. I desideri speciali di Karavan, dicono i funzionari cittadini, hanno
ritardato il progetto di due anni - "almeno". Raue, dal canto suo, accusa i
burocrati di essere "maleducati e distruttivi" e non esclude il "collasso del
progetto", aggiungendo: "L'artista ritirerà il suo nome se il lavoro non seguirà
le sue specifiche".
Ormai, i funzionari della Cancelleria sono stanchi di tutta la vicenda.
Sospettano anche che ci sia qualcos'altro dietro le "costanti richieste
dell'artista di modifiche", vale a dire semplicemente un modo di chiedere un
compenso più alto e maggiori oneri alla fine. Era stato concordato con Karavan
un rimborso forfettario delle spese di viaggio, e l'israeliano avrebbe dovuto
volare 10 volte in Germania per incontri e visite in loco. Ma poi ha sostenuto
costi più elevati per i biglietti individuali a Berlino o, in un caso, una
visita alla Filarmonica compresa di pasto per i suoi ospiti. "Assolutamente non
rimborsabile"l hanno concluso i funzionari.
Aspettando un disgelo
Ma esattamente, come si fa a raggiungere la capitale tedesca spendendo poco?
Volando con El Al o con Lufthansa? E all'anziano artista è permesso volare in Business
Class? L'avvocato Raue e l'amministrazione di Berlino si sono scambiati dure
note scritte, inizialmente su punti di saldatura e rapporti di prova, ed ora
sulle offerte aeree più economiche. Il suo cliente non ha mai presentato una
nota spese meno che accurata. Dati che tutto sta prendendo così tanto tempo,
dice Raue, ora è determinato ad ottenere una tariffa più alta per l'artista
israeliano.
Il commissario alla cultura Neumann sta facendo del suo meglio per smorzare i
toni, tentando tatticamente di placare tutte le parti. Vuol vedere il lavoro
completato, "d'accordo con l'artista, se possibile", sottolinea. Neumann si vede
chiamato a fungere da arbitro.
La data prevista per la cerimonia d'inaugurazione, il 28 ottobre, è già
passata, e non senza dispute su una nuova data. Ora le parti indicano
timidamente il prossimo maggio. Rimane da vedere se ciò accadrà.
Per ora il clima invernale ha portato un'interruzione alla costruzione.
Entrambe le parti aspettano un disgelo.
Di Fabrizio (del 28/12/2010 @ 09:55:11, in Europa, visitato 2258 volte)
Da
Roma_Francais
24 heures Raphaël Ebinger | 21.12.2010 | 00:00
Il problema dell'aumento della comunità rom per le strade di Losanna e nei
centri d'accoglienza notturni pressa le autorità comunali. A punto tale che
l'incaricato del dicastero degli affari sociali, Jean-Christophe Bourquin, ha
deciso di mantenere il silenzio. Eppure, i giorni scorsi il rifugio di Vallée de
la Jeunesse, gestito dal suo ufficio, non poteva ospitare tutti i Senza Fissa
Dimora (SDF). Alcuni Rom sono stati costretti allora a dormire all'aperto.
La questione della mancanza di posti nei rifugi però fa reagire la
Losanna politica. Con l'obiettivo possibile di proibire l'accattonaggio. Questa
misura, depositata sotto forma di postulato oltre un anno fa, sarà discussa in
consiglio comunale il prossimo 18 gennaio. La sua attuazione potrebbe regolare,
tra l'altro, la popolazione rom.
Questa comunità è in effetti responsabile della situazione vissuta nei centri
d'accoglienza. "La tendenza era già verso la piena occupazione, - riconosce
Michel Cornut, capo del servizio sociale della città - Questo inverno, il netto
aumento dei Rom ha teso la situazione. L'apertura urgente di letti supplementari
a Vallée de la Jeunesse le ultime settimana non è sufficiente a ripianarla."
Attualmente, i Rom occupano la maggioranza dei 35 posti letto.
La soluzione di UDC, Lausanne Ensemble e dei Verdi, consiste dunque
nell'interdizione dell'accattonaggio. L’UDC chiede una proibizione totale,
mentre il fronte che riunisce i Verdi a Lausanne Ensemble vorrebbe che fosse
studiato un più vasto piano d'azione.
"Occorre che il comune prenda rapidamente in mano la situazione, aumentando
la capacità d'accoglienza delle strutture d'accoglimento, - dichiara dal conto
suo Alain Hubler, presidente di A Gauche toute! - è intollerabile lasciare le
persone dormire all'aperto." Una soluzione che potrebbe non risolvere la
situazione. "Mettere più letti a disposizione attirerebbe una popolazione più
numerosa e da più lontano - stima Michel Cornut. - Ci mancherebbero sempre dei
letti."
Assumere un mediatore
Resta forse una terza possibilità, che è anche parte della richiesta
depositata dal socialista Jean Tschopp: l'assunzione di un mediatore. "Potrebbe
spiegare le regole di vita che si applicano nei centri e nella società svizzera
in generale", nota Marc Vuilleumier, che difenderà questa disposizione.
L'incaricato alla sicurezza si riferisce ai Rom che hanno giocato ultimamente
grosse somme di denaro a poker (24 heures di sabato e ieri). Pratiche contrarie
al regolamento della struttura di Vallée de la Jeunesse e che sono valse loro un
avvertimento.
"Resta da sapere quali saranno i suoi incarichi - si domanda Axel Marion, di
Lausanne Ensemble. - Non deve essere il portavoce della comunità rom." Le parti
sostengono piuttosto l'idea che questo mediatore sia l'anello mancante per
entrare in contatto con una popolazione sconosciuta dagli attori sociali. "Dev'essere
un partner per cui noi possiamo comprenderli e per farci comprendere", precisa
Jean Tschopp.
Di Fabrizio (del 16/12/2010 @ 08:57:22, in Europa, visitato 1636 volte)
Da
Roma_Francais
Textes: Hervé de Chalendar
REPORT - Rom: ritorno, sotto la neve, nelle bidonvilles di Strasburgo
Alcuni sono rialloggiati in ostello, altri negli appartamenti. Altri infine
dormono sempre in rifugi indegni: da una settimana è stato lanciato il piano
"grande freddo" e siamo tornato a vedere i Rom di Strasburgo.
Tre mesi fa (L'Alsace del 4 settembre), non c'erano che tende. Ed il sibilo
delle auto era attenuato, filtrato attraverso le foglie delle siepi selvatiche.
Il campo è sempre là, a Strasburgo-Koenigshoffen, inserito tra la bretella
autostradale e lo stadio del calcio. Ma le tende non sono più occupate, sono
state rimpiazzate da tre baracche costruite con materiali di recupero.
"Le abbiamo costruite noi, per i bambini," racconta Samir, 20 anni. Dentro, i
pannelli di legno sono ricoperti da pezzi di tessuto. Una stufa sta bruciando
tutto il legno a disposizione.
Cinque persone vivono dormendo in questa baracca: "I miei genitori, io e le
due piccole," enumera Samir. Questa famiglia è arrivata in Francia nel 2001.
Vive di elemosina ed assegni familiari. Sono le 13.30. Vasil e Simana, 9 e 7
anni, ripartono verso la scuola.
Due giorni prima della nostra visita, le prefetture alsaziane avevano
attivato il piano "grande freddo". Quel giorno, la temperatura era di poco sopra
lo zero. La neve si attacca ai vestiti stesi sulle corde.
"E gli altri?"
Una dozzina di Rom vivono in questo campo, senza elettricità e con un solo
idrante, poco più lontano, per il rifornimento dell'acqua. Samir, annuncia una
grande novità: "Una signora del comune verrà a parlare con noi..." Se proponesse
un ostello? "Sarà complicato: non si può fare da mangiare, i bambini vanno a
scuola qui..." La "signora" in effetti arriva, accompagnata da un'altra. Tutti
si ritirano nella baracca. Poi Samir esce tutto contento: "Francamente, va
bene!" Ha proposto un appartamento sino al 31 marzo, in una struttura
associativa, verso Lingolsheim. La famiglia metterà un lucchetto alla baracca e
stasera la lascerà. "E gli altri?" Risposta: "Oggi a voi..."
Appartamento proposto a questa famiglia di cinque, ma anche a Gaby, 17 anni,
e suo figlio di cinque mesi. Eccola, appunto, col suo bambino in braccio. Quando
viene a conoscenza che il padre del bambino non ha diritto all'appartamento,
rifiuta l'aiuto offerto dal sindaco... E ritorna nel campo dove "alloggia",
dall'altro lato dello stadio. Allatta mentre cammina, in un paesaggio innevato.
Cinque roulotte con i vetri di plastica rattoppati col nastro adesivo sono
radunate attorno a degli alberi rachitici. Qui sopravvivono una ventina di
persone (di cui la metà sono minori). "Qui ho il riscaldamento, la legna,
tutto...", assicura timidamente la madre. La situazione si sistemerà poco dopo:
con l'aiuto di una associazione, la coppia e il bambino verranno rialloggiati in
un monolocale.
"La Romania, è morta!
"E io?" si interroga Nicola, suo vicino, padre anche lui di due bambini
piccoli. "Io, sono qui da vent'anni e non mi offrono niente?" Se gli si parla
del suo paese d'origine, si infuria: "Mai! La Romania, è morta!"
Passaggio in un terzo campo, sempre a Koenigshoffen. E' quasi deserto. Ci
sono solo tre roulotte. Dentro una di queste, Ramona, 22 anni, è solo di
passaggio: è da due mesi in un ostello, con suo marito, suo figlio (sette mesi)
e sua figlia (4 anni). Viene qui solo per preparare i pasti. Ma oggi, non c'è
più gas... "La bombola costa 27 €, non posso!" Ogni mattina, Ramona fa
l'elemosina sullo stesso pezzo di marciapiede di Strasburgo. "Tutti sono
abbastanza gentili con me..."
In Francia da due anni, segue corsi di francese e si scusa per il
disordine... Racconta di aver fatto domanda per l'auto impresa e di vivere di
piccoli commerci. Sorride, con fiducia...
Di Fabrizio (del 13/12/2010 @ 09:01:28, in Europa, visitato 2010 volte)
Da
Romanian_Roma
Carissimi!
Vorrei chiedervi di leggere e firmare la petizione dei Rrom che vivono fuori
dalla Romania, e protestare contro la decisione delle autorità rumene.
http://www.petitiononline.com/sa3la3ta/petition.html
Vostro fratello,
Emilian Niculae.
emilian_nic@yahoo.com
Attivista dei diritti umani, Toronto, cittadino canadese.
Testo in italiano della petizione:
Al:
- Governo rumeno,
- Congresso USA,
- Governo canadese,
- Unione Europea.
- Organizzazioni Internazionali dei diritti umani,
- Giornali,
- Fonti online di informazione,
- Media rumeni,
- Gente nel mondo.
Noi, popolo rom del mondo assieme ai residenti e cittadini di questi paesi,
vogliamo esprimere la nostra seria preoccupazione e disappunto, e registrare la
nostra protesta ed apprensione riguardo i nuovi incidenti di razzismo che sono
perpetrati contro i Rrom in Romania dal governo rumeno attraverso la sua
rappresentanza politica eletta. Alcuni, che rappresentano le istituzioni ad alto
livello, stanno portando attraverso le loro apparizioni pubbliche accuse gravi e
disinformanti contro il popolo rrom, da loro accusato di criminalità etnica.
Alcune di queste accuse sono state rese pubblicamente dal presidente rumeno,
Traian Basescu, che ha ripetutamente indirizzato accuse senza fondamento contro
il popolo rrom alla nazione che lo ha eletto in carica. Protestiamo inoltre per
altre forme di umiliazione rivolte ai Rrom da rappresentative parlamentari del
governo rumeno. Invece di mostrare tolleranza e rispetto verso i propri
cittadini rrom, stanno invece indirizzando insulti ed umiliazioni al popolo rrom,
non solo i cittadini rrom di Romania, ma a tutti i Rrom nel mondo.
Anche se noi Rrom abbiamo vissuto in Romania per oltre 700 anni, ancora non
siamo considerati i benvenuti. Al contrario, ci viene impedito di integrarci
nella società rumena. Siamo stati marginalizzati e considerati cittadini di
seconda classe. Siamo ancora condannati e obbligati a provare vergogna come
creature subumane che sono considerate più al livello di animali che di esseri
umani. E' stato così sin da quando siamo apparsi per la prima volta sul
territorio rumeno e costretti in schiavitù in Valacchia e Moldavia.
Il governo rumeno ed i suoi rappresentanti, che hanno l'obbligo legale di
lavorare costruttivamente per l'integrazione sociale del popolo rrom, stanno
tentando attraverso le loro azioni e dichiarazioni di degradare il popolo rrom e
di diffondere un'immagine falsa di chi siamo sui media pubblici. Così facendo,
invece di migliorare la situazione, stanno incitando i cittadini rumeni contro i
cittadini rrom nel creare ulteriori difficoltà per i rrom emarginati della
società. Continuano a perpetrare la miseria e le ingiustizie che i Rrom hanno
sofferto attraverso la loro storia in Romania, iniziando quando venne introdotta
la schiavitù dei Rrom nel 1385 sino a quando venne ufficialmente abolita nel
1844. Ci viene costantemente negata la possibilità di integrarci con successo
nella società maggioritaria in quanto Rrom.
La recente decisione dei legislatori rumeni di approvare una proposta di Silviu Prigoana,
rappresentante del Partito Democratico Liberale (PDL), di cambiare ufficialmente
la definizione etnica di Rrom nella definizione peggiorativa di "tigan", un
sinonimo di "schiavo", è solo un ulteriore esempio lampante che l'attuale
governo rumeno non ha rispetto per il popolo rrom, non soltanto in Romania ma
anche verso tutti i Rrom nel resto del mondo, in paesi che, in maggior parte,
garantiscono i loro diritti di identità etnica, dignità ed autodeterminazione
[sic].
QUESTA NUOVA DECISIONE DELLE AUTORITA' RUMENE E' UN TENTATIVO DI RESTRINGERE
I DIRITTI CIVILI DEI RROM RUMENI, CHE STIGMATIZZA ANCHE TUTTI I RROM NEL MONDO.
Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, siamo costernati perché il governo
della Romania sta violando in maniera flagrante i diritti fondamentali garantiti
dalla Costituzione rumena ed i patti che la Romania ha firmato per diventare un
membro dell'Unione Europea che sostiene la Dichiarazione ONU sui Diritti Umani.
La Costituzione rumena, all'art.6 & 1, ripete quanto segue:
"Lo Stato riconosce e garantisce alle persone che appartengono alle minoranze
nazionali il diritto di mantenere, sviluppare ed esprimere le loro identità
etniche, ed i loro diritti culturali, linguistici e religiosi."
Chiediamo con forza che il governo della Romania riveda la sua politica
nazionale riguardo l'integrazione rrom. Chiediamo con forza che il governo
rumeno veda il popolo rrom come una nazione mondiale senza confini.
Chiediamo anche che il governo rumeno inverta la sua attuale posizione e non
ci imponga la definizione di "tigan", un termine peggiorativo che ci venne
applicato da estranei sulla base del nostro ruolo di non-eguali nella società
rumena, durante il periodo che iniziò nel 1385 quando fummo resi schiavi nei
principati rumeni di Moldavia e Valacchia e che terminò solo nel 1844 con
l'abolizione della schiavitù rrom in Romania.
Chiediamo inoltre che il governo riveda questa negativa decisione politica
che va contro a quanto richiesto dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite
riguardo le minoranze etniche in uno stato membro. Se questa azione negativa
avesse un seguito, proverebbe al mondo che il governo rumeno non ha interesse
nell'integrazione costruttiva dei suoi cittadini rrom nella società rumena e
sarebbe inoltre un insulto a tutti i Rrom.
Ancora una volta, con questa proposta, la Romania sta dimostrando alla
comunità internazionale che il razzismo e la violenza contro i Rrom, che
riemerge dopo la caduta del comunismo nel 1989, viene ufficialmente appoggiata e
perpetrata dall'attuale governo rumeno.
Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, non concordiamo con la decisione del
governo rumeno, che propone di applicare alla nostra nazione una definizione
etnica, che non riconosciamo e rigettiamo con forza. Siamo Rrom - non "tigani".
Chiediamo a quanti riconoscano il nostro diritto ad autodefinirci Rrom, di
firmare la petizione. Vi chiediamo anche di scrivere al consolato rumeno nel
vostro paese per chiedere che il governo rumeno inverta la sua decisione
di negarci una definizione etnica appropriata, quella di Rrom. Questa proposta
di legge è illegale in un paese membro della UE e membro delle Nazioni Unite. E'
anche un insulto alla dignità del popolo Rrom nel mondo.
Di Fabrizio (del 09/12/2010 @ 09:22:35, in Europa, visitato 1251 volte)
Da
Romanian_Roma (i link sono in inglese)
Blog Amnesty USA
Questo post è parte della nostra serie
Write for Rights
03/12/2010 - Circa
100 bambini, donne e uomini, sgomberati a forza dalle loro case sei anni fa
dal governo rumeno, continuano a vivere in condizioni sporche e disumane.
Senza nessun altro posto dove andare, sono stipati in piccole e sovraffollate
baracche di metallo, proprio accanto ad un grande impianto di depurazione. Un
cartello fuori dall'impianto ammonisce "pericolo tossico", ma le autorità
hanno mancato di avvertire e le famiglie rom stanno soffrendo.
Le
famiglie rom vengono dalla città rumena di Miercurea Ciuc, e nonostante il
fatto che le autorità hanno detto loro che lo spostamento fosse solo temporaneo,
sono passati sei anni e ancora non ci sono piani per rilocarli. Le rimanenti 75
persone vivono con soltanto 4 servizi igienici, 1 rubinetto per l'acqua e
baracche che non forniscono protezione dagli elementi [naturali], cosa che da
serie preoccupazioni per la stagione invernale, con temperature che scendono a
-25 °C (-13 °F). Inoltre, le famiglie vivono nel raggio di 300 metri dai rifiuti
tossici, cosa proibita dalla legge rumena. Molti Rom hanno espresso
preoccupazione per la loro salute e quella delle loro famiglie, segnalando un
odore terribile che aleggia costantemente nell'aria.
E' stato violato il diritto internazionale quando i Rom sono stati
sfrattati a forza sei anni fa: alle famiglie non è stata data l'opportunità
di ricorrere contro la decisione dello sgombero, e non venne data loro
opportunità di impegnarsi nel processo decisionale. Nessuna notificazione
scritta, che specificasse la data dello sgombero, venne data in tempo utile agli
interessati, nonostante la legge rumena lo richiedesse. Inoltre, le condizioni
attuali di vita non soddisfano il diritto umano ad un alloggio adeguato.
Sfortunatamente, questo caso non è l'unico in Romania: i Rom sono stati
frequentemente vittime di discriminazioni in tutta Europa, soffrono di alloggio,
istruzione, sanità, acqua e servizi igienici inadeguati. Il Decennio
dell'Inclusione Rom, avviato nel 2005 da otto paesi europei col sostegno
internazionale, ha messo in luce le disperate condizioni dei Rom [...] in tutta
Europa. Tristemente, a metà strada dell'iniziativa, rimane ancora molto da fare
per assicurare diritti umani adeguati alla popolazione rom. Potete
aiutare a fare
la differenza partecipando al
Global Write-a-Thon
di quest'anno, ed inviando lettere alle autorità rumene, chiedendo che siano
prese azioni per aiutare queste famiglie rom.
Jodi Rafkin, Romania Country
Specialist, ed Elizabeth Stitt, Campagna per individui a rischio, hanno
contribuito a questo post.
Di Fabrizio (del 04/12/2010 @ 09:06:20, in Europa, visitato 1516 volte)
Segnalazione di Alberto Panaro
Lo scorso luglio il governo Sarkozy stabiliva la possibilità per le autorità
francesi di espellere i rom non su base individuale ma sulla base della loro
etnia. Il governo d'Oltralpe aveva deciso nello specifico di chiudere 300 campi
rom ed espellere dal Paese i loro abitanti. La Commissione Europea aveva
accusato l'esecutivo francese di violazione della normativa europea sui migranti
nelle leggi nazionali; per tanto aveva dato a Parigi un ultimatum per
modificare il provvedimento in linea con le normative comunitarie, pena
l'apertura ufficiale della procedura d'infrazione e le conseguenti sanzioni
pecuniarie. L'ultimatum europeo è scaduto lo scorso 15 ottobre. Com'è andata a
finire? La Francia ha risposto nell'ultimo giorno a disposizione, assicurando di
voler cambiare la legge in questione, in modo conforme alla direttiva europea
2004/38, sulla libera circolazione dei cittadini del'Unione europea, oggetto del
contendere secondo la Commissione Ue. Quindi la Francia avrebbe sostanzialmente
ammesso di aver autorizzato delle espulsioni illegali. La Commissione europea,
quindi, ha dichiarato che non aprirà nessun procedimento penale contro la
Francia, esprimendo soddisfazione per la retromarcia del governo Sarkozy e per
il progetto francese per l'applicazione della direttiva europea. Viviane Reding,
vicepresidente dell'esecutivo Ue, ha comunque ribadito che la Commissione
intende esaminare come gli stati membri impiegano i fondi comunitari stanziati
ad hoc per l'integrazione dei cittadini di etnia rom. E proprio pochi giorni
dopo, il 20 ottobre, il Consiglio d'Europa è tornato nuovamente ad occuparsi
della questione, votando una risoluzione contro le discriminazioni ai danni
delle minoranze, nella quale è stato stralciato il riferimento al ‘caso'
francese. In Europa vivono infatti tra i 10 e i 12 milioni di rom e sinti e la
questione della loro integrazione e del rispetto dei loro diritti non riguarda
solo Parigi. Thomas Hammarberg, commissario dei diritti umani del Consiglio
d'Europa ha nuovamente ricordato le violazioni del nostro Paese: «l'Italia ha
arrestato ed espulso un numero notevole di rom romeni in questi ultimi anni». Ma
mentre continuano a siglarsi testi e risoluzioni che inneggiano genericamente al
rispetto dei diritti del popolo rom, è evidente come i Paesi membri continuino
ad essere restii ad applicare puntualmente le normative europee e i leader ad
abbandonare le loro strategie di propaganda xenofoba e razzista. Tutto ciò
mentre sta per concludersi il 2010, anno in cui si celebrano i 60 anni della
Convenzione europea dei diritti dell'uomo e a poche settimane dal 2011, Anno
europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva.
Di Fabrizio (del 02/12/2010 @ 09:51:49, in Europa, visitato 1552 volte)
Da
Romanian_Roma
FOCUS
News Agency
Bucarest, 27/11/2010 - Informa AFP, in una ricerca presentata sabato a Bucarest,
che nell'ultima decade i Rumeni sono diventati più tolleranti verso i loro
compatrioti rom.
"I risultati mostrano un netto aumento del livello di tolleranza verso i Rom,
come pure un aumento dei contatti tra le due comunità nella vita quotidiana", ha
detto ad AFP Mirel Palada, direttore della Compagnia di Ricerca Sociologica,
che ha condotto la ricerca assieme all'OnG Pro Democratia.
Più di tre quarti dei 1.500 intervistati hanno detto che non si
preoccuperebbero se una persona rom vivesse nella loro città. Nel 2002, solo il
62% lo affermava.
Quasi i due terzi - contro solo il 41% nel 2002 - hanno detto che non gli
dispiacerebbe di essere amici con un Rom rumeno.
Inoltre appaiono in crescita i contatti tra Rom e non-rom nella vita
quotidiana.
Quasi i due terzi degli intervistati hanno detto di avere un collega rom a
lavoro, comparati al 27% di otto anni fa.
Ma i pregiudizi contro i Rom sono rimasti forti col 44% che afferma di
associare la minoranza ai furti e l'82% che ammette di avere una fiducia
limitata verso di loro.
La comunità rom rumena è la più grande d'Europa. Le cifre ufficiali dicono
sia di 530.000, ma alcuni gruppi la pongono oltre i 2,5 milioni, spiegando che
la maggior parte dei Rom non si dichiara per paura delle discriminazioni.
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