Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:28:34, in media, visitato 1572 volte)

Lettere al direttore

Spara e stermina una famiglia di rom
Mattina di sangue e follia a Bratislava

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201008articoli/58070girata.asp

come mai da altre agenzie e TG il riferimento alle vittime rimane generico (ascoltando i TG si poteva pensare - e cosi' infatti pensavo - che l'uomo avesse sparato per strada - a caso - ... invece non è cosi'.
Se i ROM anzichè vittime fossero stati attori del delitto, i "giornalisti" avrebbero sorvolato sulla etnia o l'avrebbero anzi enfatizzata?

Anche cosi', scegliendo tra enfasi e silenzio, si lascia che si allarghi sempre piu' il solco del razzismo.
Di questo passo i Rom, gli zingari, rischiano davvero di tornare, come già purtroppo furono, vittime non solo di povertà, pregiudizio e discriminazione ma anche di deliberata violenza e di tornare ad essere "utili capri espiatori" della crisi economico sociale e ormai culturale che sta stravolgendo il nostro volto.

31-08-2010

 
Di Fabrizio (del 25/08/2010 @ 09:11:54, in media, visitato 1846 volte)

Da British_Roma

Travellers' Times  Il cielo è il limite - Un film potente basato sull'esperienza del bullismo vissuto da una ragazza romanì ha ottenuto premi e presto verrà trasmesso da Sky TV, scrive Jake Bowers

 (il link per chi legge da Facebook) Un trailer dal film Romany Me, per ottenerne una copia, scrivere a: romanyme2010@aol.com

Bullismo, autolesionismo ed odio razziale sono tutti presenti in un nuovo film che espone i danni che l'ignoranza può compiere a scapito delle vite dei giovani zingari e Viaggianti. Romany Me, basato su alcuni degli eventi di vita vera di una ragazza, presto verrà proiettato su Sky TV.

Il potente dramma di 16' ha vinto il premio Film Giovanile durante il London Happy Soul Festival ad aprile di quest'anno - di sensibilizzazione sulla salute mentale nelle minoranze etniche e nei gruppi socialmente esclusi.

Da quando è iniziato nel sobborgo londinese di Merton nel 2007, si è allargato dalla comunità asiatica a quelle iraniana, coreana, congolese, somala, etiopica, caribica-africana, indiana, ebrea ed ora quella zingara e viaggiante.

Ma il film è lontano da una visione estranea, perché Romani Me è stato co-scritto da una giovane, Tayla-Jaye e da sua madre, Adele "Dee" Gregory, dopo che avevano vinto la loro lotta al bullismo.

Si focalizza su una teenager viaggiante, Lena, che dopo lo sgombero del sito dove viveva con la famiglia, si trasferisce in una casa. Racconta del suo viaggio per superare il bullismo subito, focalizzandosi sulla sua passione per la danza.

Il film parla di come fattori esterni, come il bullismo, possano condizionare il benessere mentale ed emozionale di una persona. Dice Dee "Ci sono stati periodi davvero traumatici a scuola ed è per questo che abbiamo voluto raccontare la sua storia."

La Fondazione Salute Mentale Sutton, che è coinvolta nell'Happy Soul Festival, si è approcciata alla famiglia per scrivere e realizzare un film sulla comunità zingara e viaggiante, ed assieme hanno deciso che presentare la storia della loro famiglia sul bullismo avrebbe aiutato a far crescere la dovuta consapevolezza.

"Ci sono stati dei momenti in cui pensavo: -Cosa sto facendo?- ma la forza e la passione dati da tutti nel raccontare questa storia, è stata la spinta per vedere attraverso il progetto." dice Dee.

Dee vede la sua famiglia passata attraverso l'inferno quando sua figlia subisce il bullismo: "Mi ha colpito e ha riguardato tutti noi," dice. Aggiunge che qualcuno potrebbe chiedersi perché semplicemente non è andata in un'altra scuola, spiegando che se fosse andata altrove, sarebbe potuto succedere di nuovo.

Cecile Bowie, operatrice per lo sviluppo comunitario della fondazione, è entrata in contatto con altri membri della comunità zingara e viaggiante nel quartiere londinese di Sutton.

E molto spesso le dicono di quanto sono stati discriminati e dei tanti bambini della comunità viaggiante che hanno subito il bullismo a scuola.

"In termini di salute è molto difficile per loro aver fiducia nel settore pubblico, quando sono stati esclusi dalla società britannica per oltre 600 anni," aggiunge Cecile.

Un'altra ragione per cui Dee voleva raccontare la storia di sua figlia era di cambiare la percezione sui membri della comunità viaggiante.

"Ad essere onesti, quella era la ragione - se cambiassimo anche l'opinione di una sola persona - sarebbe importante," aggiunge Dee.

Il film è stato diretto dal regista (premiato anche lui) Julius Amedume, di cui Dee dice che ha preso del tempo per approcciare la comunità. prima di dirigere il progetto.

Cary Rajinder Sawhney, che ha organizzato il film festival vinto da Romany Me, dice: "E' contro la legge essere razzisti o omofobi, ma il tipo di vicende provate dai viaggianti non sono altrettanto largamente condannate, e succedono ancora oggi."

"Ho trovato scioccante scoprire quanto pregiudizio c'era verso questo gruppo."

Intende raccomandare il film al London Film Festival ed altri festival cinematografici internazionali e Dee spera che possa tramutarsi in un lungometraggio.

"Non è soltanto un film bello davvero. E' una rara rappresentazione della loro comunità," dice lui.

"Credo che il film meriti di essere visto più ampliamente, perché è una storia unica e ci sono soltanto cinque o sei film sui Viaggianti mai girati in GB."

Il film è ripreso a lungo nella scuola di danza iniziata da Dee, dopo che lei porta via Tayla-Jaye dalla scuola di danza che lei frequentava sin da bambina, a causa del bullismo patito quando scoprono che è di origine romanì.

Il gruppo Ambition Dance and Drama ora è cresciuto da nove ragazzi a circa 50, di origini e culture differenti, parzialmente finanziato dal consiglio e genera altri redditi attraverso la raccolta di fondi.

"E' diventato sempre più grande - abbiamo ottenuto tanto in 17 mesi, è un club per tutti," dice Dee.

La notte dei premi, quando Romany Me è stata annunciato come vincitore, Dee dice che tutti i 50 ragazzi le sono saltati addosso per l'eccitazione.

"Li ho dovuti tirare giù dal soffitto. Quel che ricordo è che ero abbracciata da questi bambini e che venivano da me da tutte le parti," dice.

Dee spera che in futuro la cultura romanì diventi più accettata e che la gente sia in grado di distinguere tra le diverse comunità viaggianti.

Negli ultimi 3 anni, il gruppo di danza ha sostenuto il Mese di Storia Rom, Zingara, Viaggiante ogni mese di giugno, cosa che Dee ritiene aiuterà a promuovere una migliore comprensione e a rimuovere i pregiudizi verso zingari e Viaggianti.

"La parola "pikey" dovrebbe essere eliminata dal vocabolario. Queste non sono parole che la gente deve dire," conclude.

 
Di Sucar Drom (del 23/08/2010 @ 09:41:46, in media, visitato 2176 volte)
Terra news - di Federico Raponi

DOC. Da Napoli alla Romania, "Europa 0 km" racconta un viaggio nel presente dei rom tra soprusi della camorra, razzismo dilagante e fabbriche chiuse.
Disoccupazione in Romania, ostilità in Italia. Il documentario Europa 0 km "segue la diaspora dei 900 rom cacciati da Ponticelli nel maggio di due anni fa - racconta il co-regista Luca Bellino - dopo 3 giorni di roghi e bombe molotov sui loro campi".

Com’è potuto succedere?
E' stata la conseguenza di un contesto nazionale durato mesi, a partire dall’omicidio Reggiani a Roma. Lo sfondo è stato un accordo sotterraneo tra apparati amministrativi e il clan dei Sarno, per cui nella zona dove si trovavano i nove campi si doveva costruire, cantierizzando entro una data. Esattamente un mese dopo l’incendio. I soldi sono arrivati a pioggia, e tra l’altro nell’inchiesta l’assessore coinvolto è stato arrestato.

L’atteggiamento della gente comune?
Purtroppo in quel quartiere gestiva tutto la criminalità. Se invece guardiamo alle vite private, c’erano grande comunione e amicizie. Ma, quando è arrivato il richiamo all’ordine, appoggiato anche da manifesti del Pd ("Via i Rom da Ponticelli"), come al solito sono state mandate avanti le donne a dire: "via tutti".

Dove sono finiti i rom?
Una parte è tornata in Romania, a Calarasi, e un’altra si è rifugiata in altri nuovi campi arrangiati a Napoli.

Com’è la situazione nel Paese d’origine?
C’è una grandissima nostalgia del regime comunista, si ricorda che nelle fabbriche lavoravano soprattutto i rom. Dopo l’89 hanno chiuso e da lì è iniziata la diaspora verso l’Europa, culminata con l’ingresso della Romania nell’Unione europea. Da qui il titolo del film, perché lì abbiamo visto ovunque cartelli con questa scritta. L’Europa però ha significato sfruttamento da parte delle multinazionali, tante anche italiane, con stipendi bassissimi e Rom che non lavoravano più. Ora con la crisi generale le nuove fabbriche stanno per chiudere, la crescita del Paese un po’ di soldi li porta, molti sono tornati e un tessuto lavorativo si sta ricreando.

E a Napoli?
La situazione è d’emergenza, i campi sono in condizioni estreme e precarie, non c’è nessun progetto di scolarizzazione né di formazione. I rom vivono della raccolta del ferro, attività principale, e di elemosina. Vogliono una stabilità, e quando d’estate tornano a Calarasi, con quei soldi costruiscono le proprie case.

L’idea del documentario?
Ci siamo resi conto che di questo evento simbolico fortissimo - cruciale nella storia del razzismo italiano, nel quale ci si è sentiti legittimati, nel silenzio generale, a incendiare abitazioni come fecero i fascisti in Africa - non se ne parlava più. Quindi per noi è stato un atto necessario.

 
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:05:12, in media, visitato 1759 volte)

Cronaca Qui è senz'altro uno dei giornali più antizigani che abbiamo in Italia. Interessante seguire l'evolvere dei suoi "ragionamenti" a proposito della svolta politica in Francia: dall'entusiasmo del 19 agosto, è passato in soli 2 giorni al riconoscere che queste decisioni rischiano di spostare i problemi sotto casa dei suoi lettori (pubblico in calce l'articolo). Insomma, nonostante i salti di gioia (propagandistici) dei vari De Corato, cominciano ad emergere le contraddizioni e il riconoscimento delle strumentalizzazioni e piccolezze di Sarkozy, come potete leggere anche QUI, o addirittura sul Foglio. Prima e dopo la lettura, vi ricordo l'appuntamento a Parigi.

Non ce ne vogliano i sostenitori della sovranità dello Stato, ma ci sono situazioni in cui il singolo Paese non può esprimersi senza pensare alle ricadute sugli altri.

Prendiamo il caso del pugno di ferro del francese Sarkozy, che ha deciso l'espulsione e il rimpatrio di centinaia di zingari rom. La questione non riguarda solo la Francia, ovviamente, perché buona parte di costoro non aspetteranno l'espulsione per allontanarsi dalle sponde della Senna e raggiungere lidi più "ospitali". Per intenderci, quasi certamente l'Italia. Non per nulla a Torino si sta già ipotizzando un vertice in Prefettura, non appena sarà insediato il successore di Padoin, per fare fronte alla situazione. E anche coloro che torneranno in Romania, certo non impiegheranno molto a riprendere la strada per destinazioni dove sicuramente potranno trovare appoggi logistici. E alcune delle comunità più numerose si trovano sicuramente a Torino e Milano.

Dunque, la politica ferrea di Sarkozy, al di là di ogni tipo di giudizio sulla sua efficacia, rischia di divenire una sorta di spostamento della polvere sotto il tappeto, oppure - per usare una immagine più appropriata - assomiglia al gesto di chi pulisce il proprio giardino gettando le foglie secche e gli sfalci in quello del vicino.

Bisogna considerare che su certi temi, e le politiche dell'immigrazione sono tra questi, la sovranità nazionale deve accettare il proprio limite: le misure, per essere realmente efficaci, non possono trascendere da una condivisione più ampia di obiettivi e metodi, a livello europeo se possibile. Poi è vero che troppe cose separano i vari Paesi ben più di un confine, troppo diverse sono le singole politiche nazionali. E accordarsi diventa impossibile. Ma ai critici, e a coloro che temono un accanimento di tipo razzistico, ricordiamo che non solo la tolleranza, ma anche la stessa accoglienza hanno dei costi. Basti vedere quanto occorre pagare a Torino per ripulire le discariche nei pressi degli accampamenti abusivi. L'illegalità ha un costo economico oltre che sociale. E venirne a capo è interesse collettivo, di cui l'Europa, intesa come unione di governi, deve farsi carico. Anche se, per certi versi, appare più facile occuparsi delle carrette del mare che approdano o meno sulle coste, che non di coloro che nei nostri Paesi già vivono, nella legalità o meno. Non farlo è semplice dimostrazione di miopia.
andrea.monticone@cronacaqui.it

 
Di Fabrizio (del 15/08/2010 @ 09:39:55, in media, visitato 1633 volte)

Da Czech_Roma

Qualcuno può dirmi quando viene riportata l'etnia dei criminali sui media cechi? Di regola, l'etnia viene elencata solo nei casi di crimini commessi da Rom. Non ho mai letto sui media cechi di un "Boemo" che abbia commesso un furto, un omicidio da parte di un "Moravo", una rapina da parte di un "Ebreo" (perdonatemi Achab, Mosé ed il resto) o che uno "Slensano" abbia saccheggiato. I componenti di queste etnie, inclusi quelli di noi che sono Rom, sono tutti cittadini della Repubblica Ceca, con documenti d'identificazione e passaporti.

Ci sono pochi rituali che mi piace seguire. Uno di questi è seguire le principali notizie alla TV. Alle 18.50 guardo TV Prima, Alle 19.00 giro su ČT1 ed alle 19.30 seguo Nova. La mattina compro il Děčín Daily e comprensibilmente navigo nel web. Dovunque,  la notizia si ripete nello stesso contenuto fuorviante che deforma l'opinione pubblica. DOVUNQUE!

Le prime "iene" che hanno iniziato a saccheggiare i luoghi afflitti dalle recenti inondazioni, si dice siano "stranieri". Io capisco che ci si riferisce a persone di un paese vicino. Invece. il giorno dopo sento e leggo che i Rom stanno saccheggiando. Anche se i Rom sono cittadini della Repubblica Ceca, ci si riferisce alla loro etnia e alla loro nazionalità. Il tempismo di TV NOVA sulla notizia è stato il migliore. Prima il canale ha trasmesso una relazione strappacuore di un soldato che stava aiutando le vittime quando qualcuno gli ha rubato il cellulare e altri oggetti personali - tutto il paese, incluso io, eravamo al suo fianco - a cui, improvvisamente, segue un rapporto sui Rom che saccheggiano. Non sono molto acculturato in psicologia o in messaggi subliminali, ma anche un idiota lo vedrebbe. Tutto l'odio ha ora un bersaglio specifico.

Stamattina, altro riferimento a saccheggi, furti, ecc. Al momento, il colpevole non è identificato, ma se si appurasse che non è un Rom, evidentemente non sapremo mai se fosse un Boemo, un Ebreo, un Moravo o un Sleso. Si tratta solo di folklore locale. E' normale informare il pubblico con una tale mancanza di obiettività?

Fondamentalmente sono contrario a dichiarare l'etnia o la nazionalità dei criminali se si tratta di cittadini della Repubblica Ceca. Piuttosto, ecco un'idea: menzioniamo sempre l'etnia, per tutti, non solo con i casi che hanno a che fare con i Rom. Ho l'impressione che sarebbe molto strano sentire: "Un Moravo ha rubato, uno Slensano ha rapinato una banca, un Ebreo ha saccheggiato, un Boemo ha fatto si è spogliato in pubblico..."

Drahomír Radek Horváth, http://blog.aktualne.centrum.cz/blogy/drahomir-radek-horvath.php?itemid=10524, translated by Gwendolyn Albert

 
Di Fabrizio (del 09/07/2010 @ 09:16:24, in media, visitato 2044 volte)

Da British_Roma

Middle East Online - By Iqbal Tamimi

Un viaggio che dura da 1000 anni

Il giornalista zingaro che mi ha insegnato sugli Zingari in Medio Oriente - Jake Bowers, editore di Gypsy Roma Traveller: Non sono pigro e non vivo nel retro di un Carrozzone

02/07/2010 - La sua vita è sempre in movimento come una stella del cinema o una celebrità, se la sua fortuna fosse stata differente, avrebbe potuto essere uno di loro. Ancora, non è mai stato accolto col tappeto rosso. Ciò che rende la vita di Jake Bowers (vedi QUI ndr) totalmente differente dalle celebrità, anche se viaggia come loro, è il fatto di essere uno Zingaro. E' schiacciato in uno stampo non comodo costruito dai media per chi fa parte di gruppi minoritari. Il mio stampo è la mia kefia e quello di Jake è un carrozzone. Bowers è un Viaggiante, un Rom in pace con tutte le frontiere e confini, ed il mondo è la sua casa.

Cosa rende questo Zingaro britannico così differente dai 300.000 altri Zingari GB? Jake mi ha detto "I media principali ammoniscono la gente su di noi, siamo descritti come pigri, non istruiti, che vivono nei carrozzoni, criminali, non credibili perché gli Zingari rapiscono i bambini." Bowers è uno Zingaro ed un giornalista di talento. Non è pigro, da sostentamento alla sua famiglia, paga le tasse e ha un lavoro regolare. Non è sporco, è brillante e si comporta come un vero gentleman alle conferenze dove è invitato come relatore. Da quanto ne so, non vive in un carro, anche se mi ha detto che gli piacerebbe vivere in una casa mobile trainata da un cavallo. Non ha lasciato la sua carovana perché scontento di quello stile di vita, l'ha abbandonato per amore di sua moglie che veniva da un altro ambiente e trovava difficile collegare l'asciugacapelli.

Bowers ci ha accompagnato in macchina, usando il navigatore satellitare per trovare la strada attorno a Bristol, di conseguenza non si fida delle stelle per conoscere la strada, né usa i tarocchi per prevedere il futuro, altrimenti avrebbe saputo quanto è difficile trovare un parcheggio. Non è un criminale, altrimenti non sarebbe diventato editore-capo della prima rivista di questo tipo in GB. E' un giovanotto istruito che ha buon gusto nelle arti ed una buona conoscenza delle società e della storia che mi ha chiarito su alcuni gruppi zingari nel Medio Oriente in Siria, Iraq e Turchia ed anche a Gaza in Palestina (vedi QUI ndr). Si può aver fiducia in lui perché mi è stato presentato dal mio caro amico Mike Jempson, un accademico e giornalista che ha dato un pezzo della sua vita per il giornalismo investigativo e per difendere gli sforzi dei giornalisti nel creare gruppi e sindacati che proteggano i loro diritti nel mondo.

Bowers è un giornalista che sta combattendo la cattiva immagine data dai media sugli zingari, perché sono una minoranza vittimizzata e perché è uno di loro ed è molto fiero della sua ascendenza.

La GB ospita 300.000 Zingari, anche se non sono rappresentati nei media che si diverte a bullarsi di loro. E' per questo che pubblica il Gypsy Roma Traveller, la prima rivista zingara in GB e forse nel mondo, il cui scopo è informare sulla storia, la vita e le arti degli Zingari che ancora soffrono i travisamenti dei media, come le altre minoranze.

Durante il seminario tenutosi a Bristol mercoledì 30 giugno, il secondo di una serie sponsorizzata dall'Economic and Social Research Council per indagare sulle barriere poste dai media riguardo l'assunzione dei neri e dei membri di minoranze etniche, Bowers era invitato come relatore ed ha condiviso con noi le diapositive con i titoli apparsi in una sola settimana sui principali mezzi d'informazione in GB, incluso l'ampiamente distribuito Sun, che incriminano e discriminano gli Zingari.

Ha anche condiviso con i presenti le foto e le copie dei manifesti che vietano agli Zingari l'ingresso in differenti posti, pub compresi, incolpando gli Zingari per i problemi sociali. Il punto da lui sottolineato è che gli Zingari sono uno dei più grandi gruppi di minoranza nel mondo, con una popolazione di 12 milioni, in viaggio da 1.000 anni, che soffrono tuttora gli stereotipi dei media. Ci sono gruppi minoritari che non sono rappresentati per niente dai media, ed altri che sono male rappresentati. Il razzismo dovrebbe essere affrontato dai media e tutti hanno il diritto ad essere rappresentati.

Iqbal Tamimi - Director for Arab Women Media Watch Centre in UK iqbal.tamimi@ayamm.org

 
Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:43:30, in media, visitato 1838 volte)

Sembra non aver tregua la campagna di distorsione della verità dei fatti che da tempo contraddistingue anche il quotidiano Il Tirreno di Pisa, non solo quando sono coinvolti direttamente dei Rom in episodi di criminalità o di cronaca locale... ma adesso il Tirreno li coinvolge esplicitamente anche quando i Rom (nomadi) non c'entrano per niente.
Ne è la prova l'episodio raccontato da Pierluigi Ara nella cronaca di Calci del 29 Giugno, relativo all'aggressione subita dal parroco Mons. Antonio Cecconi ad opera – secondo il quotidiano il
Tirreno- di un gruppetto Rom (nomadi).
"Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci", così titolava l'articolo che raccontava il fatto in questione.
Lo stesso parroco ammette il fatto e l'aggressione verbale subita, ma dichiara anche che non si trattava di Rom, ma di cittadini immigrati! Una distinzione che sembra troppo difficile da cogliere per il giornalista autore della segnalazione, ed è una notizia troppo "ghiotta" per la redazione de Il Tirreno di Pisa da lasciar cadere, così senza un minino di verifica prima di pubblicarla ben in risalto..tanto diffamare i Rom fa sempre presa, è la logica che caratterizza anche Il Tirreno di Pisa, ciò che importa è continuare sbattere i Rom in faccia all'opinione pubblica presentandoli come arroganti e pericolosi..
"Nomadi scatenati o giornalisti scatenati?" non so proprio chi dobbiamo temere di più!
La mia vicinanza e solidarietà piena a don Antonio, ma senza dimenticare quei colpevoli-fantasmi Rom visti dall'occhio attento e indagatore del Tirreno.
Agostino Rota Martir


IL Tirreno – cronaca di Calci del 29 giugno 2010
Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci di Pierluigi Ara

CALCI. Gazzarra inscenata da un gruppetto di nomadi all'indirizzo di monsignor Antonio Cecconi, parroco di Calci e vicario generale della diocesi di Pisa. Al centro del paese, mentre il sacerdote dalla pieve romanica si stava recando alla vicina canonica, è stato fatto bersaglio di parole pesanti.

Una aggressione verbale in piena regola. Alcuni individui, tra cui spiccavano due donne, hanno cominciato ad inveire nei confronti del sacerdote il quale, a loro dire, non li avrebbe aiutati abbastanza. Nella circostanza probabilmente non era nella condizione di dare i soldi che gli venivano richiesti. Da qui la protesta, scomposta e fuori luogo.

Si consideri che monsignor Cecconi quelle persone, come tante altre, le ha sempre aiutate anche a costo di sacrifici attingendo non di rado alle sue risorse personali. Non a caso, uomo di chiesa dalla parte degli ultimi della società, ha fatto della sua vita e dell'impegno di apostolato cristiano, la bussola di condotta quotidiana. Tutti conoscono e ricordano l'impulso dato alla Caritas della provincia di Pisa, di cui è stato massimo responsabile, e alla Caritas nazionale che lo ha visto vice direttore. Non c'è situazione di grave disagio sociale del singolo e della collettività, anche internazionale, nella quale lui non sia intervenuto o non si prodighi coinvolgendo gli altri con l'esempio di concreta generosità. Si pensi ai più poveri del mondo, ai terremotati, ai colpiti da calamità naturali, di recente anche a favore della popolazione di Haiti.

Il parroco calcesano si richiama a Lorenzo Milani, a Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze, a don Ciotti che proprio di recente ha invitato in Vallegraziosa.

Adesso questo episodio isolato e circoscritto di contestazione da parte di un esiguo numero di esagitati che comunque il sacerdote ha fronteggiato con estrema civiltà. Alcuni passanti sulla piazza e dal vicino circolo Acli "Giuseppe Fascetti" gli avventori, che avevano assistito alla scena, hanno subito preso le difese di monsignor Cecconi rivolgendo ai nomadi l'invito a smetterla e ad allontanarsi. Però solo la minaccia di chiamare i carabinieri ha posto fine alla gazzarra.

 
Di Fabrizio (del 01/07/2010 @ 09:42:11, in media, visitato 1720 volte)

Da Roma_Daily_News

RadioExpert.org

Domanda
Può un network di stazioni radio FM posseduto e gestito da comunità rom formare le basi di una nuova soluzione del problema rom in Europa? Se è così, come dovrebbe funzionare e quale forma prendere?

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La questione
La marginalizzazione delle minoranze romanì nell'Europa Centrale/Orientale rimane tra i problemi più difficili da affrontare per l'Europa di oggi. La ricerca di soluzioni deve includere la responsabilizzazione del popolo rom attraverso l'istruzione e l'accesso alle strutture di supporto. Video seguente in inglese:

Inoltre un parere di Ian Hancock QUI (sempre in inglese ndr)

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Appello all'azione
Durante il Summit Rom UE, il Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso ha invitato l'Europa tutta: "Dobbiamo usare tutti i mezzi possibili per migliorare l'inclusione dei Rom. Se non ci saranno cambiamenti fondamentali, milioni di giovani rom non avranno alternativa ad una vita di esclusione sociale e marginalizzazione. Se la speranza non entrerà nei quartieri rom, prevarrà la disperazione. Le principali società devono offrire ai Rom una possibilità reale, pratica, di migliorare le loro prospettive." Ha poi continuato: "Dovremmo incoraggiare i Rom nel diventare soggetti attivi del loro destino e prendere le responsabilità delle loro vite. Ma dobbiamo offrire loro reali opportunità. Si diventa cittadini, solo se si ha l'opportunità di farlo."

La nostra soluzione
La Comunità di Radio possedute e gestite da gruppi rom possono fornire strumenti efficaci per l'alfabetizzazione mediatica, collaborazione, inclusione, accesso, sviluppo di capacità per l'impiego e coesione sociale. Il Progetto Radio Rom è un'iniziativa pluriennale (2009-2012) per stabilire e mantenere una rete sostenibile di radio FM gestite dalle minoranze rom in Europa. L'obiettivo è di creare un ambiente che consenta lo sviluppo di Radio Rom nelle società civili, e sviluppare organizzazioni sostenibili di Radio Rom. Il progetto si basa su un piano strategico sviluppato da Henry Loeser all'Università Masaryk che impiegherà consulenza e formazione.

1

Come funziona?
Il piano è di lavorare in parallelo a macro e micro livello. Poiché gli ambienti della società civile sono resi più favorevolei per le radio comunitarie, così anche quelli radio dovrebbero essere sufficientemente sviluppati: prima come OnG solo per Internet, quindi la migrazione a FM per diventare organizzazioni comunitarie autosufficienti. In primo luogo, tutti i soggetti interessati dovranno essere coinvolti attraverso una serie di conferenze, laboratori, consulenze e sessioni di formazione per il settore e le organizzazioni per costruire le capacità necessarie. Poi, realizzata e misurata tramite il coordinamento costante, supporto, e consultazione progressiva. Si tratta di un esercizio di costruzione comunitaria con la radio al centro della collaborazione delle parti interessate.

L'attivazione degli ambienti
Comunità - Individuare e informare le comunità rom
Interessi organizzati - coordinare ed eseguire conferenze OnG
Fattibilità - ricerca di macro sociali, economiche e questioni tecniche
Politica - chiamare alla partecipazione di agenzie governative
Legislazione / Regolamenti - sviluppo e definizione della legislazione apposita
Supporto - sollecitare il sostegno finanziario per assicurare la sostenibilità

Organizzazioni sostenibili delle Radio
Comunità / Consiglio di Amministrazione - identificare e sviluppare i gruppi interessati
Fattibilità - micro ricerca sociale, economica e questioni tecnici
Strategia / Piano / Bilancio - sviluppare le basi da cui partire per costruire
Management - assumere, e costruire una squadra responsabile
Tecniche - acquisire e installare lo studio e le strutture della trasmissione
Programmazione - formare gli addetti radio rom per creare la loro presentazione in onda
Sviluppo - attuazione del piano, le persone, e sistemi per assicurare la sostenibilità

Il Progetto Radio Rom contribuirebbe ad accrescere la tolleranza e la mutua comprensione fornendo mezzi di comunicazione ai Rom per comprendere meglio il loro ruolo e responsabilità nella società UE, ed anche per chi non è Rom nell'apprendere sulla loro cultura, valori e richieste, riducendo quindi il razzismo e l'intolleranza attraverso la comprensione. Dovrebbe promuovere l'occupazione attraverso il trasferimento di know-how e capacità di costruire competenze. Le Radio Rom di successo saranno quindi un mezzo per lo sviluppo sostenibile dei gruppi associati, incoraggiando anche la coesione sociale definendo le Radio Rom stesse come efficaci organizzazioni della sociale civile.

Risultato
Per ottenere i desiderati risultati di sostenibili radio rom in FM, abbiamo bisogno della vostra partecipazione e appoggio. Contattate quindi da oggi radioexpert e continuiamo a costruire un futuro migliore per le comunità romanì e tutta la società europea.

 
Di Fabrizio (del 24/06/2010 @ 09:46:47, in media, visitato 1879 volte)

Buongiorno a tutti,
è con piacere che vi invitiamo a visitare il sito web del progetto "Sinto-nìzzati!", realizzato interamente con un gruppo di adolescenti sinti di Pavia:

www.sociability.it/sinto-nizzati

Il progetto, promosso nel 2009-10 da alcune associazioni locali, tra cui l'Associazione Italiana Sinti di Pavia e il CEM-Centro Educazione ai Media, ha previsto la realizzazione di un format radiofonico e di contenuti video, con la partecipazione di una decina di giovani sinti che vivono stabilmente a Pavia e che frequentano le scuole medie e la formazione professionale.

I ragazzi e le ragazze si sono avvicinati al mondo della radio e di internet, creando le puntate della trasmissione "Sinto-nìzzati" e realizzando i contenuti del sito web, con l'intenzione di far conoscere il mondo e la cultura di cui sono portatori, così come di rinsaldare i ponti relazionali che si stanno costruendo con la più ampia società locale.

A settembre le attività realizzate saranno presentate pubblicamente in un evento che sarà organizzato a Pavia e di cui sarà data comunicazione nelle prossime settimane.

Ci auguriamo di ricevere da tutti voi un commento o anche una critica costruttiva al nostro progetto, permettendoci di chiedervi, se possibile, di far conoscere questa iniziativa tramite i vostri canali di comunicazione a chi riteniate possa essere interessato

Grazie e un cordiale saluto

Andrea Membretti
(responsabile del progetto)
PhD Sociology
Prof. a c. Università di Pavia
www.sociability.it

 
Di Fabrizio (del 23/06/2010 @ 09:40:35, in media, visitato 2075 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir: Ciao ti invio questa mia riflessione, un pò lunghetta a dire il vero sui recenti fatti avvenuti al campo di Coltano e su come il Tirreno (cronaca di Pisa) ne da notizia. Ciao,
Ago

Certe notizie sono una mazzata all'integrazione che tanti predicano a piè sospinto e vantano di esserne i promotori, ma in realtà gli interessa ben poco, visto che poi la smontano a loro piacimento quando c'è il coinvolgimento di qualche Rom in furti, sgomberi, scippi..con l'intento preciso di screditare o di puntare il dito contro la comunità Rom, rea di non volersi integrare, di non abbassare a sufficienza la testa agli ordini del "benefattore" di turno.

Il come vengono date le notizie sui Rom coinvolti in qualcosa di illegale, a volte è più rivoltante della notizia stessa, spesso la regola è quella di "drogare la notizia" con lo scopo di salvare ciò che resta del Progetto, o di nascondere alcuni pezzi, di mascherare le scelte fatte (tanto chi si ricorda degli impegni assunti due, cinque, otto anni fa?). Ora ciò che conta è convincere la cittadinanza che avere un sindaco che sa fare anche lo sceriffo è una sicurezza in più per la città, insomma è più rassicurante e soprattutto più sbrigativo!

Non entro in merito al furto-rapina commesso dai due Rom, o alla dinamica del fatto: è un fatto condannabile nella forma e nella sostanza, ma spetta alla sola Giustizia sentenziare e decidere in merito. Chiunque commetta un reato, prima o poi dovrà rispondere delle sue azioni davanti la Legge. Ma penso che valga la pena ricordare a tutti, e in primis al nostro sindaco che la responsabilità di un atto criminoso commesso da una persona, chiunque egli sia, di qualsiasi nazionalità, spetta solo alla Giustizia decidere la pena, e che questa è sempre individuale e non comunitaria o famigliare.

Aspetto non certo secondario, anzi sembra diventato di moda soprattutto a Pisa, solo quando sono coinvolti dei Rom in una lite, descriverla come faida, con il chiaro intento di condizionare l'opinione pubblica e il verdetto finale del Giudice per poi, cosa tipicamente Pisana estendere subito la pena, ma solo quando si tratta di Rom, all'intero nucleo famigliare; inutile aspettare la sentenza di un Giudice, è tempo perso.. i Rom che avevano avuto una casa, buttati fuori compresi i loro figli, colpevoli di aver "tradito" quell'integrazione fredda, studiata a tavolino da esperti, sempre pronti a cambiare le carte in tavolo quando è necessario e conveniente, a stabilirne le condizioni e limiti, a lanciare facili proclami: "Basta campi, bisogna superare la logica dei campi e integrare i Rom nelle case", ma poi sono gli stessi che li buttano fuori dalle case e rimandandoli nei campi! Tanto chi noterà queste contraddizioni, ciò che conta è preservare il Progetto, continuare a presentarlo come modello, anche se ormai solo pochi ossequiosi interessati lo credono tale!

Se invece, il Giudice decidesse di non seguire le "sentenze" già emesse pubblicamente dal sindaco? Anche il Giudice entrerebbe nella lista di coloro che minacciano la sicurezza della città?

Accetterebbe il sindaco di fare un passo indietro e di riconoscere pubblicamente il proprio sbaglio?

Tutti parlano di integrazione, facile farlo quando si fiuta l'affare economico, ma quando la crisi economica si fa sentire ecco che lo si smonta a pezzi. Rimane un progetto sbiadito, ritoccato di volta in volta a piacimento dagli esperti del bilancio, completamente trasformato rispetto gli inizi, ma sempre riscritto da persone totalmente lontane ed estranee ai Rom, senza alcun dialogo con i diretti interessati, altra nobile vittima del Progetto Città Sottili il dialogo! In nome del Progetto i diritti vengono accantonati e spesso anche negati, la collaborazione è un eufemismo per dire servilismo, e dividere al suo interno la comunità Rom, mentre la vita di intere famiglie Rom, fatta di storie, di attese e che vivono da decenni qui a Pisa, diventano un ostacolo da cancellare alla prima occasione "buona"..e l'occasione buona si presenta quando uno di loro sbaglia, poi poco importa individuare di chi la colpa, le responsabilità oggettive..l'importante è affrettarsi a condannare in fretta e furia anche l'intera famiglia, proclamando solennemente la loro esclusione dal Progetto: basta aver pazienza che prima o poi qualche altro ancora cadrà nella rete. Ma è fondamentale mostrare subito all'opinione pubblica che con i Rom l'Amministrazione sa essere ferrea e intransigente, perché quello che conta è non perdere la fiducia degli elettori! Ogni metodo è buono pur di raggiungere l'obiettivo, sopratutto far uso costante della bugia pur di nascondere la realtà agli elettori.

L'articolo pubblicato sul Tirreno del 17 Giugno a firma di Candida Virgone è un illuminante esempio, offre delle "perle rare di questo tipo di deformazione della realtà", ma che sa ripetersi con ostinazione anche solo dopo pochi giorni di fronte alla "travolgente" notizia dell'assoluzione di un gruppo di Rom coinvolti nella lite, assoluzione che sembra smontare la tesi del sindaco e del Tirreno che per anni hanno cavalcato ideologicamente la notizia della "faida" tra i Rom, ma alla giornalista sopra citata non trema la penna fra le dita, ostinatamente continua a scrivere di "faida" trascrivendo nomi e cognomi dei Rom assolti come se volesse accusarli ancora di qualcosa... e fingendo di non conoscere le conseguenze della sentenza preferendo nascondere la testa sotto la sabbia, anche per non mostrare pubblicamente il rossore della sua vergogna.

"Vivevano a Coltano nonostante non fossero inseriti in nessun programma di accoglienza comunale, tantomeno in Città Sottili, che prevede l'assegnazione delle villette ai nomadi che hanno scelto l'integrazione".

Le famiglie dei due Rom arrestati sono da almeno 13 anni che aspettano –vivendo a Coltano – le promesse fatte dagli amministratori che di volta in volta si sono susseguiti..il fatto poi di non essere inseriti ufficialmente nel programma di accoglienza Città Sottili è uno dei non pochi "misteri", difficili da decifrare che aleggiano attorno a Città Sottili e non è certo dovuto ai precedenti dei due arrestati, come si vuol far credere. Qui la colpa è di chi volutamente li ha esclusi fin dal principio. In effetti il Progetto Città Sottili da anni priva e nega i diritti a tanti Rom (es. quello della residenza), in nome del Progetto stesso, scavalcando disposizioni nazionali: una sorta di "federalismo" comunale. E' facile, soprattutto comodo "strappare" e gettare nel cestino vite di intere famiglie come fossero carta straccia, perché un Rom "rompe il patto" (mai ufficializzato e tanto meno discusso e partecipato con i Rom stessi o altri soggetti), è un esercizio abituale e meschino di tanta politica, ma che purtroppo mina la credibilità della democrazia..

Poi a proposito dell' integrazione bisognerebbe osservarla-ascoltarla come risuona dentro il e dal campo di Coltano, oggi è una parola che spesso arriva stonata perché cantata con la voce di chi in tutti questi anni ha mostrato disprezzo, false promesse, raggiri..dopo ben 8 anni di promesse, sacrifici, attese la maggioranza dei Rom è costretta ancora a vivere in queste condizioni, rassegnati a fingere di credere alle promesse di operatori sempre meno credibili!

"I due, senza casa e senza permesso di soggiorno, erano noti ai servizi sociali ed esclusi da qualsiasi forma di integrazione proprio per i tanti precedenti, soprattutto per rapina. Nonostante ciò stazionavano da tempo immemore al campo di Coltano, ospiti dei nomadi."

"Stazionavano da tempo immemore..ospiti dei nomadi": qui si tocca l'apice della .. fumosità verbale, come dire le cose ma nascondendo la verità di fatto, ma ciò che importa è veicolare il messaggio di pregiudizio verso i Rom. Praticamente è come dire che tutte le famiglie Rom del campo autorizzato di Coltano (che solo il sind. Filippeschi considera abusivo), "stazionano", anche se ci abitano lì fin dagli inizi, da più di 10 anni, come le due famiglie in questione, anche se muniti di carta d'identità e residenza in via Dell'Idrovora rilasciata dal Comune di Pisa, ma poco importa, quando un Rom commette un reato, uno qualsiasi si dirà prontamente che quel Rom "stazionava presso un campo abusivo", da tempo immemore, tanto chi andrà poi a verificare?

Ospiti dei nomadi, altra perla! Ma è lo stesso comune che li tieni lì in attesa, che da anni chiede pazienza, collaborazione, sacrifici in vista di una sistemazione definitiva e soprattutto migliore, le stesse famiglie seguite dagli operatori sociali che "vivisezionano" la loro vita..lo stesso comune che da anni vieta ai Rom di ospitare qualche parente dentro il campo (altro abuso), ecco che all'improvviso i due arrestati si trasformano in ospiti dei Rom: ma ciò che importa è nascondere la verità e iniettare nell'opinione pubblica l'idea che i Rom vivono nascondendosi, sono inaffidabili e approfittatori della bontà altrui..

"I due sono stati arrestati all'alba, al campo nomadi di Coltano, dove vivevano su una roulotte".

Qui abilmente si lancia il sospetto che chi vive in roulotte è già di per sé un soggetto incline alla delinquenza! Roulotte-baracca uguale a probabile delinquente, facile equazione un po' velenosa, come non darla in pasto? Allora aggiungete anche il sottoscritto nell'elenco dei possibili sospettati: p. Agostino che da almeno 15 anni ci vivo in roulotte, e non mi pento assolutamente, quindi sono anche recidivo! Preciso anche che i due arrestati per furto vivevano in roulotte e in baracche dignitose..e la colpa di vivere in baracche, non è scontata che debba essere del tutto la loro: ma cos'altro potevano fare di fronte a tante promesse non ancora mantenute, sempre rinviate da parte del comune?

Lì a pochi metri di distanza il villaggio ultimato da almeno 6 mesi, bello e splendente, ma chiuso, inaccessibile, vuoto... l'erbaccia alta ormai, fa da padrona, già copre le finestre... un silenzio che grida le sue non poche contraddizioni, ma anche il timore di nuove esclusioni... in nome dell'integrazione.

p. Agostino Rota Martir - 18 Giugno 2010 – Campo nomadi di Coltano (PI)

 

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