Ricevo da Agostino Rota Martir: Ciao ti invio questa mia
riflessione, un pò lunghetta a dire il vero sui recenti fatti avvenuti al campo
di Coltano e su come il Tirreno (cronaca di Pisa) ne da notizia. Ciao,
Ago
Certe notizie sono una mazzata all'integrazione che tanti predicano a piè
sospinto e vantano di esserne i promotori, ma in realtà gli interessa ben poco,
visto che poi la smontano a loro piacimento quando c'è il coinvolgimento di
qualche Rom in furti, sgomberi, scippi..con l'intento preciso di screditare o di
puntare il dito contro la comunità Rom, rea di non volersi integrare, di non
abbassare a sufficienza la testa agli ordini del "benefattore" di turno.
Il come vengono date le notizie sui Rom coinvolti in qualcosa di illegale, a
volte è più rivoltante della notizia stessa, spesso la regola è quella di
"drogare la notizia" con lo scopo di salvare ciò che resta del Progetto, o di
nascondere alcuni pezzi, di mascherare le scelte fatte (tanto chi si ricorda
degli impegni assunti due, cinque, otto anni fa?). Ora ciò che conta è
convincere la cittadinanza che avere un sindaco che sa fare anche lo sceriffo è
una sicurezza in più per la città, insomma è più rassicurante e soprattutto più
sbrigativo!
Non entro in merito al furto-rapina commesso dai due Rom, o alla dinamica del
fatto: è un fatto condannabile nella forma e nella sostanza, ma spetta alla sola
Giustizia sentenziare e decidere in merito. Chiunque commetta un reato, prima o
poi dovrà rispondere delle sue azioni davanti la Legge. Ma penso che valga la
pena ricordare a tutti, e in primis al nostro sindaco che la responsabilità di
un atto criminoso commesso da una persona, chiunque egli sia, di qualsiasi
nazionalità, spetta solo alla Giustizia decidere la pena, e che questa è sempre
individuale e non comunitaria o famigliare.
Aspetto non certo secondario, anzi sembra diventato di moda soprattutto a Pisa,
solo quando sono coinvolti dei Rom in una lite, descriverla come faida, con il
chiaro intento di condizionare l'opinione pubblica e il verdetto finale del
Giudice per poi, cosa tipicamente Pisana estendere subito la pena, ma solo
quando si tratta di Rom, all'intero nucleo famigliare; inutile aspettare la
sentenza di un Giudice, è tempo perso.. i Rom che avevano avuto una casa,
buttati fuori compresi i loro figli, colpevoli di aver "tradito"
quell'integrazione fredda, studiata a tavolino da esperti, sempre pronti a
cambiare le carte in tavolo quando è necessario e conveniente, a stabilirne le
condizioni e limiti, a lanciare facili proclami: "Basta campi, bisogna superare
la logica dei campi e integrare i Rom nelle case", ma poi sono gli stessi che li
buttano fuori dalle case e rimandandoli nei campi! Tanto chi noterà queste
contraddizioni, ciò che conta è preservare il Progetto, continuare a presentarlo
come modello, anche se ormai solo pochi ossequiosi interessati lo credono tale!
Se invece, il Giudice decidesse di non seguire le "sentenze" già emesse
pubblicamente dal sindaco? Anche il Giudice entrerebbe nella lista di coloro che
minacciano la sicurezza della città?
Accetterebbe il sindaco di fare un passo indietro e di riconoscere pubblicamente
il proprio sbaglio?
Tutti parlano di integrazione, facile farlo quando si fiuta l'affare economico,
ma quando la crisi economica si fa sentire ecco che lo si smonta a pezzi. Rimane
un progetto sbiadito, ritoccato di volta in volta a piacimento dagli esperti del
bilancio, completamente trasformato rispetto gli inizi, ma sempre riscritto da
persone totalmente lontane ed estranee ai Rom, senza alcun dialogo con i diretti
interessati, altra nobile vittima del Progetto Città Sottili il dialogo! In nome
del Progetto i diritti vengono accantonati e spesso anche negati, la
collaborazione è un eufemismo per dire servilismo, e dividere al suo interno la
comunità Rom, mentre la vita di intere famiglie Rom, fatta di storie, di attese
e che vivono da decenni qui a Pisa, diventano un ostacolo da cancellare alla
prima occasione "buona"..e l'occasione buona si presenta quando uno di loro
sbaglia, poi poco importa individuare di chi la colpa, le responsabilità
oggettive..l'importante è affrettarsi a condannare in fretta e furia anche
l'intera famiglia, proclamando solennemente la loro esclusione dal Progetto:
basta aver pazienza che prima o poi qualche altro ancora cadrà nella rete. Ma è
fondamentale mostrare subito all'opinione pubblica che con i Rom
l'Amministrazione sa essere ferrea e intransigente, perché quello che conta è
non perdere la fiducia degli elettori! Ogni metodo è buono pur di raggiungere
l'obiettivo, sopratutto far uso costante della bugia pur di nascondere la realtà
agli elettori.
L'articolo pubblicato sul Tirreno del 17 Giugno a firma di Candida Virgone è un
illuminante esempio, offre delle "perle rare di questo tipo di deformazione
della realtà", ma che sa ripetersi con ostinazione anche solo dopo pochi giorni
di fronte alla "travolgente" notizia dell'assoluzione di un gruppo di Rom
coinvolti nella lite, assoluzione che sembra smontare la tesi del sindaco e del
Tirreno che per anni hanno cavalcato ideologicamente la notizia della "faida"
tra i Rom, ma alla giornalista sopra citata non trema la penna fra le dita,
ostinatamente continua a scrivere di "faida" trascrivendo nomi e cognomi dei Rom
assolti come se volesse accusarli ancora di qualcosa... e fingendo di non
conoscere le conseguenze della sentenza preferendo nascondere la testa sotto la
sabbia, anche per non mostrare pubblicamente il rossore della sua vergogna.
"Vivevano a Coltano nonostante non fossero inseriti in nessun programma di
accoglienza comunale, tantomeno in Città Sottili, che prevede l'assegnazione
delle villette ai nomadi che hanno scelto l'integrazione".
Le famiglie dei due Rom arrestati sono da almeno 13 anni che aspettano –vivendo
a Coltano – le promesse fatte dagli amministratori che di volta in volta si sono
susseguiti..il fatto poi di non essere inseriti ufficialmente nel programma di
accoglienza Città Sottili è uno dei non pochi "misteri", difficili da decifrare
che aleggiano attorno a Città Sottili e non è certo dovuto ai precedenti dei due
arrestati, come si vuol far credere. Qui la colpa è di chi volutamente li ha
esclusi fin dal principio. In effetti il Progetto Città Sottili da anni priva e
nega i diritti a tanti Rom (es. quello della residenza), in nome del Progetto
stesso, scavalcando disposizioni nazionali: una sorta di "federalismo" comunale.
E' facile, soprattutto comodo "strappare" e gettare nel cestino vite di intere
famiglie come fossero carta straccia, perché un Rom "rompe il patto" (mai
ufficializzato e tanto meno discusso e partecipato con i Rom stessi o altri
soggetti), è un esercizio abituale e meschino di tanta politica, ma che
purtroppo mina la credibilità della democrazia..
Poi a proposito dell' integrazione bisognerebbe osservarla-ascoltarla come
risuona dentro il e dal campo di Coltano, oggi è una parola che spesso arriva
stonata perché cantata con la voce di chi in tutti questi anni ha mostrato
disprezzo, false promesse, raggiri..dopo ben 8 anni di promesse, sacrifici,
attese la maggioranza dei Rom è costretta ancora a vivere in queste condizioni,
rassegnati a fingere di credere alle promesse di operatori sempre meno
credibili!
"I due, senza casa e senza permesso di soggiorno, erano noti ai servizi
sociali ed esclusi da qualsiasi forma di integrazione proprio per i tanti
precedenti, soprattutto per rapina. Nonostante ciò stazionavano da tempo
immemore al campo di Coltano, ospiti dei nomadi."
"Stazionavano da tempo immemore..ospiti dei nomadi": qui si tocca l'apice della
.. fumosità verbale, come dire le cose ma nascondendo la verità di fatto, ma ciò
che importa è veicolare il messaggio di pregiudizio verso i Rom. Praticamente è
come dire che tutte le famiglie Rom del campo autorizzato di Coltano (che solo
il sind. Filippeschi considera abusivo), "stazionano", anche se ci abitano lì
fin dagli inizi, da più di 10 anni, come le due famiglie in questione, anche se
muniti di carta d'identità e residenza in via Dell'Idrovora rilasciata dal
Comune di Pisa, ma poco importa, quando un Rom commette un reato, uno qualsiasi
si dirà prontamente che quel Rom "stazionava presso un campo abusivo", da tempo
immemore, tanto chi andrà poi a verificare?
Ospiti dei nomadi, altra perla! Ma è lo stesso comune che li tieni lì in attesa,
che da anni chiede pazienza, collaborazione, sacrifici in vista di una
sistemazione definitiva e soprattutto migliore, le stesse famiglie seguite dagli
operatori sociali che "vivisezionano" la loro vita..lo stesso comune che da anni
vieta ai Rom di ospitare qualche parente dentro il campo (altro abuso), ecco che
all'improvviso i due arrestati si trasformano in ospiti dei Rom: ma ciò che
importa è nascondere la verità e iniettare nell'opinione pubblica l'idea che i
Rom vivono nascondendosi, sono inaffidabili e approfittatori della bontà
altrui..
"I due sono stati arrestati all'alba, al campo nomadi di Coltano, dove
vivevano su una roulotte".
Qui abilmente si lancia il sospetto che chi vive in roulotte è già di per sé un
soggetto incline alla delinquenza! Roulotte-baracca uguale a probabile
delinquente, facile equazione un po' velenosa, come non darla in pasto? Allora
aggiungete anche il sottoscritto nell'elenco dei possibili sospettati: p.
Agostino che da almeno 15 anni ci vivo in roulotte, e non mi pento
assolutamente, quindi sono anche recidivo! Preciso anche che i due arrestati per
furto vivevano in roulotte e in baracche dignitose..e la colpa di vivere in
baracche, non è scontata che debba essere del tutto la loro: ma cos'altro
potevano fare di fronte a tante promesse non ancora mantenute, sempre rinviate
da parte del comune?
Lì a pochi metri di distanza il villaggio ultimato da almeno 6 mesi, bello e
splendente, ma chiuso, inaccessibile, vuoto... l'erbaccia alta ormai, fa da
padrona, già copre le finestre... un silenzio che grida le sue non poche
contraddizioni, ma anche il timore di nuove esclusioni... in nome
dell'integrazione.
p. Agostino Rota Martir - 18 Giugno 2010 – Campo nomadi di Coltano
(PI)