L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Orly, giovedì. Maria ed i suoi figli fanno parte dei 74 Rom accolti nel
primo villaggio d'inserimento in Francia, finanziato principalmente dall'Unione
Europea. Mala giovane lotta per trovare un lavoro | (lp/florian dèbes) Rom, il villaggio test non accoglie nessuno - A quasi otto mesi
dall'apertura, il villaggio d'inserimento dei Rom, un esperimento europeo, è
ancora lontano dal compiere la propria missione. Lì cresce l'impazienza.
leParisien.fr par
Florian Dèbes -
Publié le 30.07.2012, 06h17
E' un luogo unico in Francia, quello che visiterà questo pomeriggio ad Orly Jean-Yves Leconte,
senatore dei francesi dell'estero. Recandosi nel villaggio d'inserimento delle
famiglie rumene, potrà incontrare Maria ed i suoi 73 vicini. Per loro
l'emergenza è terminata grazie al dispositivo installato non lontano dalla
stazione di Saules.
Spostatasi a metà dicembre in una casa provvisoria, la giovane aveva posto fine
ad un percorso fatto di produzione di mattoni in Romania, di bracciante agricola
in Italia e di elemosine a Parigi. Nella baraccopoli che occupava
precedentemente a Orly, a febbraio 2010 sono morti in un incendio due bambini di
15 mesi e 3 anni. Oggi la pulizia del sito è da considerarsi un imperativo.
Maria spera di iniziare un tirocinio in una struttura per la prima infanzia. Ma
questo è ancora una speranza.
Il programma d'inserimento, finanziato dall'Unione Europea per un importo di
250.000 €, e dal consiglio generale Val-de-Marne, ha davanti a sé
ancora numerosi ostacoli, malgrado gli sforzi di Habitat et soins,
l'organizzazione che quotidianamente gestisce il sito. "Non è ancora tutto
bene", riassume Maria in un francese incerto.
I 74 abitanti vivono di vendita di rottami ed accattonaggio
L'obiettivo di dare alloggio alle famiglie è comunque soddisfatto. Ma vivono
ancora di rivendita di rottami e di accattonaggio. Gli adulti sono sempre
sottomessi al regime derogatorio che limita l'accesso dei cittadini rumeni
l'accesso al mercato del lavoro. Viene additata la lentezza amministrativa. "In
autunno depositeremo in prefettura sette dossier completi per le domande
d'autorizzazione al lavoro," spiega Laurence Potte-Bonneville, direttrice
regionale dell'associazione.
Si complica la scolarità degli adolescenti
Nessun problema da segnalare nella scuola primaria Marcel-Cachin.
Invece per gli studenti delle superiori ci sono maggiori difficoltà. Mescolati
in tre diversi istituti durante l'anno, per integrare in classi specializzate
chi ha potuto andare poco a scuola, gli studenti faticano ad adattarsi allo
stress. "Per qualcuno non è automatico alzarsi tutti i giorni per ascoltare un
prof. Non l'hanno mai fatto," riconosce Elsa, l'educatrice specializzata del
sito.
Corsi di francese per adulti offerti solo ora
Otto mesi dopo il loro insediamento lì, gli adulti potranno finalmente seguire,
prima della partenza, laboratori sociolinguistici orientati alla ricerca di
lavoro. "E' una richiesta insistente da parte loro," rileva Laurence Potte-Bonneville.
Abitanti ed associazioni hanno faticato ad assumere un insegnante. Tre hanno
declinato l'offerta all'ultimo momento. Una quarta ha infine incontrato le
famiglie a inizio luglio. E così, se per il momento il villaggio di inserimento
non è ancora un successo, c'è ancora tempo, le parti si son date tre mesi, per
fare un bilancio.
Di Fabrizio (del 13/08/2012 @ 09:10:43, in Europa, visitato 1322 volte)
Rue89LyonQuegli abitanti che vogliono tenersi i Rom vicini - par Leïla Piazza
| 3 agosto 2012 (i link sono in francese, ndr.) I bambini sono onnipresenti nel quartiere. Crédit : Leïla Piazza
Fanno petizioni, ma non per cacciarli. Nel cuore del quartiere della Guillotière
(7° arrondissement di Lione), gli abitanti e associazioni de " l'îlot
Mazagran" si mobilitano per rialloggiare un centinaio di Romche vivono in due case occupate, il cui sgombero è imminente. Una
richiesta inedita che fa parte della più vasta mobilitazione contro la "gentrificazione"
del quartiere.
Quando dei Rom occupano un edificio in un quartiere, di solito l'accoglienza
riservata ai nuovi abitanti non è molto buona. Di solito sono rifiutati con
violenza da chi vive intorno, come succede
attualmente in una zona residenziale di Vaulx-en-Velin. Tutt'altra la
situazione nel quartiere della Guillotière. Invece di scrivere al sindaco per
farli sgomberare il prima possibile, molti residenti di un'area del quartiere
conosciuta come "l'îlot Mazagran" si mobilitano per farli restare.
"L'îlot Mazagran", due edifici occupati da un centinaio di persone, è a tutti
gli effetti sotto sgombero. Ma, se l'intervento delle forse dell'ordine può
avvenire da un momento all'altro, le famiglie non sono state ancora sloggiate.
Qua entra in gioco la mobilitazione degli altri abitanti del quartiere. Difatti
a metà luglio un collettivo di loro e di associazioni ha fatto girare una
petizione che ha raccolto un centinaio di firme, inviate alla città di Lione ed
alla Grande-Lione.
Squatter sostenuti dagli abitanti
C'è da dire che i Rom si sono insediati nel quartiere di Lione dove esiste la
più alta concentrazione di associazioni e militanti della città. Associazioni
che hanno preso possesso dei luoghi lasciati vacanti, in seguito al congelamento
del progetto di creare una grande arteria, che avrebbe prolungato l'avenue Félix
Faure sino al bacino del Rodano.
Ci sono aree di compostaggio collettivo, un caffè cooperativo, un'associazione
di messa a dimora del verde, un locale (les Locaux Motiv') che riunisce 17
associazioni ed artisti. Soprattutto è emerso al centro di questo abbandono
urbano, il giardino condiviso di Amaranthe, creato nel 2003. Sostenuto da una
trama boschiva, è diventato "l'îlot Mazagran".
Questo per dire che questa zona della Guillotière è iperattiva a livello
associativo, in un contesto di mixité sociale, composto da immigrati, studenti,
classe media, intellettuali, artisti o SDF (Senza Fissa Dimora, ndr.) da Père Chevrier,
il più grande centro di senzatetto del Foyer Notre-Dame.
La differenza con gli altri quartieri si è fatta subito sentire, rileva Julien,
militante di Demeurant Partout, l'associazione che ha "requisito" un anno fa
il primo immobile, divenuto il primo squat di rue Montesquieu:
"In questo quartiere, la gente non ha atteggiamenti esagerati, come succede da
altre parti. Ci hanno scritto delle mail dicendoci che abbiamo fatto bene e
offrendoci dei mobili."
Conferma
Gilberte Renard, dell'associazione CLASSES (Collettivo Lionese per l'Accesso
alla Scolarizzazione ed il Sostegno ai Bambini degli Squat):
"Qui li aiutiamo. Portiamo loro da mangiare. I bambini partecipano alle
attività. E sono molto discreti. Come risultato, gli abitanti li hanno
accettati."
Così, tra le famiglie rom minacciate di espulsione, sono tante quelle che non
vorrebbero finire troppo lontani dalla Guillotière.
Una delle famiglie nell'appartamento occupate nell'îlot Mazagran.
Crédit : Leïla Piazza
Coesistenza o integrazione?
Qui, si dice che alcuni residenti abbiano tenuto corsi per i bambini, altri
abbiano aiutato i genitori nella gestione delle lettere amministrative e nella
lettura della posta.
Nell'"îlot Mazagran" i bambini rom giocano e non esitano a fermare i passanti.
"Quando passo la mattinata, fuori quasi non ci sono che bambini, racconta
Christian, uno degli attivisti. Mi dicono buongiorno, mi corrono appresso. A
volte mi dicono che vogliono rubarmi la moto, ma il tono è di scherzo."
Grazie i bambini, s'è creato il contatto tra abitanti ed occupanti,
particolarmente nel giardino condiviso di Amaranthe, gestito dall'associazione
Brind'Guill. Emma Lidbury, militante dell'associazione e co-presidente di Locaux
Motiv' - incubatore che comprende 17 associazioni di quartiere, racconta:
"Ho incontrato queste famiglie attraverso il giardino dove i bambini sono molto
presenti. Da quando apre, ci chiedono di andarci assieme. Così, si inizia a
conoscere meglio le famiglie. Sono davvero integrate nel quartiere."
Ed in occasione di avvenimenti nel quartiere, i Rom partecipano sempre di più.
"Durante il Maza'Grand Événement
abbiamo proiettato dei film, racconta Francis dell'associazione Les Inattendus.
I Rom sono venuti e sono stati un pubblico davvero buono. Non c'erano molte
parole ed hanno potuto comprendere, ed essere coinvolti."
La vita del quartiere si è organizzata attorno ad Amaranthe, un giardino
condiviso, creato nel 2003 e ora aperto a tutti, quando è presente un
giardiniere dell'associazione. Crédit : Leïla Piazza
"Niente buonismo"
Gli attivisti delle associazioni che si battono perché le famiglie restino nel
quartiere, non vogliono passare per sempliciotti:
"Non dobbiamo nasconderci, prosegue Francis, che sono in tanti e lo spazio è
piccolo. Non sempre è evidente, ma per forza si creano tensioni."
"Problemi ci sono di sicuro," riconosce Emma Lidbury :
"Ma se si inizia a conoscere bene alcune famiglie, si può parlare. Per esempio,
in giardino sono spartite alcune cose. Se ne è discusso. Di sicuro, direttamente
non sono stati loro, ma questa comunità è un po' come una grande famiglia, le
cose poi sono tornate. E adesso, in qualche modo sono loro che sorvegliano il
capanno degli attrezzi..."
"Quando va bene, c'è un vero scambio. Soprattutto con i bambini che sono molto
intraprendenti. Con i genitori è più complicato, perché c'è la barriera della
lingua," aggiunge la sua collega Maura.
Stesse conclusioni da parte di Elodie, barista del bar cooperativa del posto, il
Court Circuit:
"P., il nonno della famiglia, viene a trovarci, ordina il suo caffè e cerca di
parlare con noi. Ma se non ci capiamo molto. è difficile avere uno scambio."
Il bar cooperativo situato al centro di questo isolato, ha anche dovuto imparare
a far coabitare la sua clientela con i Rom regolarmente presenti in piazza, dove
si trova la sua terrazza.
"C'è una forte precarietà e molta inattività. E' dura la vita, soprattutto per i
più giovani che si annoiano. Vengono a giocare in piazza, senza prestare
attenzione ai clienti. Così non è facile convivere."
Corinne Iehl abita nel quartiere e fa parte dell'associazione Cré'Avenir che
partecipa al tavolo degli abitanti, Sfuma ulteriormente il quadro:
"Dire che i Rom sono integrati, è un po' eccessivo, anche se si è familiarizzato
con molte famiglie. E' complicata. Sono alla sbando, sopravvivono alla giornata.
Spesso ci sono tensioni tra le differentii famiglie. Sono tollerati, accettati.
Di converso, ci sono forme di carità."
Lo spazio al centro dell''îlot Mazagran accoglie numerose feste e il gazebo
del bar cooperativo. Crédit : Leïla Piazza
Lotta contro "l'imborghesimento"
In questa parte del quartiere è forte la paura della perdita delle sue
specifiche sociali. A primavera 2011, il comune di Lione ha riproposto un
progetto di rinnovamento urbano del quartiere. Tenuto conto della sua alta
densità associativa, gli eletti hanno immediatamente
contattato i residenti. Sin dall'inizio, molti abitanti ed associazioni si
sono attivamente coinvolti nella concertazione, particolarmente in seno al
collettivo Mobilizagran.
Soprattutto con una rivendicazione: la resistenza alla
gentrificazione, cioè l'imborghesimento della zona:
"Sin dall'inizio della concertazione, gli abitanti e le associazioni hanno detto
di voler mantenere la mixité sociale. C'è paura della
gentrificazione, che sta già prendendo piede," analizza Corinne
Iehl di Cré'Avenir.
Perciò la partenza dei Rom dal quartiere significherebbe, secondo diversi
abitanti, l'inizio della scomparsa della mixité sociale. Un argomento subito
me3sso in avanti nella petizione degli abitanti agli eletti di Lione:
"Noi, abitanti ed associazioni riuniti dell'îlot Mazagran (Lyon 7e),
siamo stati messi a conoscenza della situazione a riguardo il rialloggio delle
famiglie rom del quartiere. [...] Non vogliamo assolutamente vedere il quartiere
gentrifichizzato con, conseguentemente, l'impennata dei prezzi degli immobili e
l'esclusione delle persone in situazione di estrema precarietà. Non
possiamo accettare che il rinnovamento del quartiere avvenga al prezzo della
rimozione di famiglie già in situazione di esclusione sociale."
I firmatari chiedono quindi che "le famiglie siano rialloggiate nel quartiere,
come (secondo la petizione) aveva promesso Grande-Lione." Contattata,
la Grande-Lione replica che la questione (degli sgomberi di alloggi occupati) è
di competenza della prefettura.
La questione della risistemazione si pone anche per una famiglia rom
rialloggiata da Habitat et Humanisme in un immobile destinato alla distruzione
(nel quadro del rinnovamento urbano) e a cui l'associazione ha promesso il
trasferimento. Ma per ora alla coppia di nonni è stato proposto solo uno studio
a Villeurbanne.
"Preferirei restare qui, suggerisce in francese incerto Léontina, la decana
della famiglia P. Sono in quartiere da 8 anni. Uno dei miei nipoti va alla
scuola Gilbert Dru. E con la gente va bene. C'è chi viene a bere il caffè. E poi
ci portano vestiti, mobili o da mangiare."
Appendice da
Il Giornale: E Hollande fa come Sarkozy: ruspe contro i campi rom Il presidente demolisce gli alloggi a dispetto del programma elettorale
L’avvento del governo socialista in Francia non ha cambiato la linea impostata
dall' amministrazione Sarkozy sui campi nomadi...
E se in Italia, per il momento la notizia è ripresa solo da
Agoravox: Hollande sgombera i nomadi, le Ong lo attaccano: "Peggio
di Sarkozy" Diversi campi rom sono stati smantellati in questi giorni in Francia.
Mercoledì, quando le ruspe si sono presentate all'ingresso del più grande campo
nomadi di Parigi non hanno trovato nessuno, gli abitanti allertati si erano già
allontanati verso...
QUI potete trovare le ultime notizie dalla Francia.
L'espulsione dei Rom dalla Francia non funzionerà, perché la Francia (e
l'Europa) non ha idea di quanto succede nei ghetti rom o di come integrare i
Rom.
16/08/2012 - Le autorità francesi hanno nuovamente iniziato a smantellare i
campi rom "illegali", offrendo ai Rom rumeni 300 €. a testa ed un biglietto
gratuito per la Romania.
Una gamma piuttosto ristretta di media ha ripreso la notizia, la maggior
parte sono stati critici verso le autorità francesi. La Commissione Europea ha
rilasciato una dichiarazione, però solo da un portavoce di basso profilo. I
politici francesi ed europei sono stai in notevole silenzio.
Nell'estate 2010, l'allora presidente francese, Nicolas Sarkozy, promise che
avrebbe smantellato metà dei campi rom illegali in Francia e avrebbe rimandato
in patria i Rom bulgari e rumeni. François Hollande - allora una figura di
spicco dell'opposizione - assieme ad altri socialisti criticò fortemente
l'approccio governativo della destra. La Commissione Europea asserì che la
Francia stava usando metodi mutuati dai nazisti e Viviane Reading, commissaria
alla giustizia, disse che "questa è una situazione a cui mai avrei pensato
l'Europa avrebbe dovuto assistere dopo la II guerra mondiale"; mentre il
Parlamento Europeo emise parole forti per condannare l'azione francese. Molti
dei più importanti canali d'informazione condannarono le azioni francesi.
Ma il nuovo governo socialista sembra agire esattamente come fece quello
precedente di destra nel 2010.
Perché questa differenza?
Lo scontro nel 2012 tra Reding e Sarkozy costò caro ad entrambe. Sembra che
tanto la Commissione Europea che le autorità francesi abbiano imparato la
lezione. La decisione di Reding di lasciare la risposta ad un portavoce,
continua la sua politica dal 2010, nell'essere molto attenta a non alzare troppo
la voce contro la Francia. Da parte sua Hollande sta lasciando la questione in
mano alle autorità locali e al ministro degli interni. Molto probabilmente,
entrambe sperano di trovare una soluzione accettabile per evitare l'attenzione
dei media e risolvere senza troppo rumore le questione sollevate dalla presenza
dei campi rom illegali in Francia.
Il problema è che questo approccio non può funzionare. Né la Commissione né
il governo francese (e nessun governo UE, se è per questo) sembrano avere idea
di che cosa stia succedendo. I maggiori incentivi per i governi de3i paesi di
provenienza dei Rom, assieme a quelli per i Rom stessi, incoraggiano la
migrazione verso ovest, invece dell'inclusione nelle loro società.
Ecco alcune delle cose che i politici in Francia, Europa orientale ed
incaricati di Bruxelles non sanno o non vogliono dire:
I ghetti in Romania e Bulgaria sono ben peggiori di
qualsiasi campo illegale in Europa occidentale. Il numero di
quanti vivono in questi ghetti sta crescendo. E così il numero
di tossicodipendenti, infetti da HIV/AIDS, criminali ed
analfabeti funzionali.
Lavorare, mendicare, prostituirsi o piccola criminalità
fanno guadagnare di più - sino a 20 - 30 volte - in Europa
occidentale che nei luoghi di provenienza dei Rom.
I servizi sociali per i Rom migranti sono di gran lunga
migliori nei campi illegali in Francia, dei servizi disponibili
per quei cittadini rumeni, ungheresi, slovacchi o bulgari che
vivono nei ghetti.
Le condanne per crimini minori e le condizioni delle
prigioni in Europa dell'est, rendono quasi una meta vacanziera
le prigioni in Francia, Italia e GB.
Pagare 300 €. a rimpatrio ed offrire il biglietto aereo
gratis è un enorme spreco di denaro pubblico, oltre che un
significativo incentivo ad ulteriori migrazioni. La famiglia rom
che migra in Francia ha in media cinque componenti; quella
famiglia riceverà 1.500 €. per tornare in Romania. Il costo di
un biglietto del bus per la Francia è di circa 40 €. a persona -
diciamo 200 €. a famiglia. Ciò significa un guadagno netto di
1.300 €. - più delle entrate annuali medie di una tale famiglia
in un ghetto.
La maggior parte degli stati membri dell'Europa centrale ed
orientale hanno significativi incentivi per sbarazzarsi dei Rom.
I governi a Bucarest, Sofia, Budapest, Bratislava e Praga non
godono di incentivi per fermare la migrazione dei Rom. Che sono
di gran lunga la minoranza etnica più odiata nella regione - la
popolazione maggioritaria è felice di votare per qualsiasi
politico anti-Rom. In Romania a migliaia cantano per la morte
dei Rom durante le partite di calcio. Per molti politici nella
regione, il "dumping etnico" - i Rom che lasciano il loro paese
- appare una soluzione migliore dell'inclusione sociale.
Quando si tratta di Rom, il razzismo istituzionale -
tradotto in mancanza di accesso e partecipazione significativi
ad un'istituzione - è insito nelle istituzioni europee. E'
spaventosa la mancanza di esperienza pratica o persino
accademica nell'agire con l'inclusione rom a livello di
istituzioni europee. Alcuni dei peggiori esempi sono la
Commissione Europea e l'Agenzia per i Diritti Fondamentali, le
principali organizzazioni incaricate dell'inclusione sociale a
livello europeo. Questo toglie legittimità alle istituzioni
quando fanno raccomandazioni agli stati membri, riguardo le
misure per l'inclusione sociale dei Rom, in particolare quando
ci si riferisce ad azioni positive.
La presenza di politici rom nei principali partiti o nei
governi è abissale. Lo stesso riguardo la presenza di esperti
rom o incaricati nel processo decisionale.
E' stato riconosciuto dal 1984 che i Rom sono discriminati
ed esclusi. Ma gli stati membri UE hanno fallito
drammaticamente, facendo sostanzialmente nulla anche solo per
fermare la tendenza alla crescente esclusione. La situazione
attuale è il diretto risultato dell'inazione o di politiche
inette, disegnate da persone ben intenzionate senza nessuna
esperienza sulle questioni rom.
Soluzioni ce ne sono. Ma non sono né immediate né a buon mercato. I Rom
devono diventare cittadini rispettati del loro paese, ma anche responsabili.
Questo non può accadere solo tramite grandi discorsi a Bruxelles o costose
conferenze negli hotel a cinque stelle delle capitali dell'Europa orientale.
Gli sforzi vanno prima di tutto incanalati verso il lavoro a livello base,
con l'obiettivo di rendere i Rom cittadini responsabili ed attivi, eliminando l'antiziganismo,
creando incentivi a favore delle parti principali, governi ed istituzioni UE
volte a rafforzare i Rom, e misure che assicurino ci siano almeno alcuni Rom
nelle posizioni decisionali a livello nazionale ed europeo.
Valeriu Nicolae è un Rom rumeno con molti anni di esperienza di lavoro nei ghetti. Nel 2009 ha iniziato un progetto in uno dei peggiori ghetti in Romania, che ha ricevuto il premio UNICEF 2012 come miglior progetto sportivo ed educativo. La sua organizzazione il Centro di Politica per i Rom e le Minoranze, ha anche ricevuto il premio Sviluppo della Società Civile Rumena nel 2012.
Rom: facilitare l'accesso al lavoro, "un vero, falso annuncio" Par Morgane
Bertrand
Il governo potrebbe fare molto di più per aiutare i Rom ad integrarsi,
dice Benjamin Abtan, presidente del Mouvement anti-raciste européen Egam.
Intervista
[...] Il ministro dell'alloggio, Cécile Duflot, ha annunciato mercoledì 22
agosto che il governo ha deciso di "allentare i vincoli" sull'accesso al lavoro dei Rom,
"sopprimendo la tassa" a carico dei loro datori di lavoro ed "allargando" i
mestieri a cui possono accedere. Lei che ne dice?
Buono, ma potrebbe essere meglio. Prima, una piccola precisazione: il
problema non è facilitare l'accesso dei Rom al lavoro, ma cessare di impedirne
l'accesso a bulgari e rumeni. Per loro esistono disposizioni europee specifiche,
come l'obbligo di avere un permesso di lavoro e di soggiorno, e per il datore di
lavoro di accollarsi quella famosa tassa.
Ciò detto, facilitando l'accesso di rumeni e bulgari al mercato del lavoro,
si faciliterà effettivamente la loro integrazione ed una lotta più efficace
contro il lavoro nero e la mafia. Ma è un "vero-falso" annuncio, dato che la
Francia si era già impegnata di fronte alla Commissione Europea ad abolire
questo dispositivo specifico entro la fine del 2013. Diversi paesi, tra cui
l'Italia e l'Irlanda, l'hanno già fatto.
Il governo non ha anche il merito di affrontare finalmente a viso
aperto una questione tanto complessa?
Certo, ma ha scelto di farlo al minimo - ascoltando solo il
collettivo Romeurope - scegliendo cioè un interlocutore francese, ed umanitario.
I problemi dei Rom vanno ben oltre. Non solo non è stata considerata la
dimensione europea, ma il governo non ha neanche prestato orecchio all'Union française des associations tziganes,
che rappresenta la comunità. Se si fosse tenuto conto di questi aspetti, si
sarebbe andato ben oltre.
Esempio?
L'anno scorso, tutti i paesi dell'Unione Europea hanno presentato alla
Commissione la loro strategia d'integrazione dei Rom. Quella della Francia era
assolutamente insufficiente. Aspettiamo quindi dal governo una revisione
profonda di questa strategia, sia riguardo al budget che al calendario. A
Bruxelles ci sono miliardi di euro destinati a sostenere i progetti
d'inserimento dei Rom. Ma sono in gran parte sottoutilizzati. La Francia
potrebbe scegliere di mobilitarli. Quanto ai diritti dell'uomo, avrebbe potuto
prendere l'impegno di portare a livello europeo la lotta contro la
discriminazione ed il razzismo verso queste popolazioni.
Cosa avrebbero potuto domandare le comunità rom e zigane se fossero state
ricevute nella forma dovuta?
L'abolizione della legge del 1969 sul vagabondaggio. Questo testo
discriminatorio impone a queste popolazioni il possesso di un carnet di
circolazione, la perdita del diritto di voto per dieci anni in caso di
cambiamento del comune di residenza, o ancora una quota non superiore al 3% di
gens du voyage per ogni comune. L'anno scorso abbiamo chiesto l'abolizione di
questa legge, ed il partito socialista si era impegnato. Se il governo avesse
ricevuto i latori di questa rivendicazione, avrebbe potuto impegnarsi pure.
Per quanto riguarda lo sgombero dei campi rom, Matignon ha indicato
che "le decisioni giudiziarie continueranno ad essere applicate..."
Per cinque anni, si sono stigmatizzate mediaticamente queste persone, senza
una soluzione. Questi sgomberi non fanno che spostare il problema e complicano
ancora di più la situazione in termini di igiene o di scolarità. François Hollande
aveva promesso che non ci sarebbero più state espulsioni senza rialloggio. Il
governo ha il dovere di trovare una risposta globale. Secondo un
sondaggio Atlantico-Ifop realizzato il 9 e 10 agosto, l'80% dei Francesi
sono favorevoli allo smantellamento dei campi rom illegali, ma il 73% giudica la
misura inefficace!
Cosa risponde a quanti credono che queste persone non siano
sedentarizzabili?
Di cosa parliamo? I Rom di Francia, 15.000 miserabili Rumeni e Bulgari.
Su scala nazionale, la cosa è gestibile! Nei loro paesi, sono sedentari ed
urbanizzati da decenni. Si tratta soprattutto di immigrati poveri che si
ritrovano nelle baraccopoli perché non hanno i mezzi per vivere. Non è nel
loro gene vagabondare di baracca in baracca. Si direbbe dei nuovi immigrati
spagnoli che fuggono dalla crisi economica che sono dei "nomadi spagnoli"?
Martedì 21 alle 15 si è tenuta una riunione sotto stretta sorveglianza, nel
capannone di Ion, un Rom rumeno che con altri, sta occupando un terreno
abbandonato nel dipartimento dell'Essoinne. Invitati Rom da tutti i paesi: Zanko
dalla ex Jugoslavia, Dimitar dalla Bulgaria, Janos dall'Ungheria ed anche
Jean-François, detto Papayou, un Sinto che abita nel dipartimento. La
spinosa questione dei Fnarcesi preoccupa questi Rom, convenuti nel consiglio dei
saggi.
Il fatto è che Zanko ha commesso un errore. Da poco incaricato dal consiglio
riguardo le questioni della sicurezza e del paesaggio, ha deciso di smantellare
il sistema di videosorveglianza in alcuni quartieri. Ciò ha provocato la levata
di scudi delle imprese alla sicurezza, mentre i padroni di cani sostengono
l'azione di Zanko e chiedono lo smantellamento del sistema di videosorveglianza
in tutto il dipartimento. La situazione è esplosiva: le società di sicurezza
privata ed il sindacato dei padroni di cani sono due forze inconciliabili per
ogni Essoniano che vuole farsi un nome.
Non solo, Janos l'ungherese, incaricato al commercio e lavoro, è andato fuori
di testa apprendendo la notizia. Pur "comprendendo il disagio causato
dall'installazione di questi sistemi di videosorveglianza", Janos ritiene che il
loro smantellamento non sia una soluzione. Come alternativa propone di
incastonare i sistemi nei muri, le lenti delle telecamere potranno essere
mascherate da una vernice che le renda quasi invisibili, permettendo comunque
loro di funzionare. Comunque tanto Janos che le ditte interessate a questo tipo
di installazioni, sanno che quella vernice è assolutamente opaca e che le
telecamere non riusciranno a registrare niente, ma occorre proporre
un'alternativa, se non altro per smarcarsi da quel coglione di Zanko. Poi, se si
può aiutare gli amici...
La riunione rischiava di essere lunga, attendendo impazientemente le
conclusioni. Da buoni reporter, pubblichiamo per tutti e tutte la decisione
adottata, quando Jean-François, detto Papayou, uscendo dal capannone con gli
occhi sbarrati si è colpito la fronte: "Che idioti!" Gli abbiamo chiesto cosa
non andasse, e ci ha risposto: "Bah, i Fnarcesi non chiedono telecamere, sui
pali o dentro i muri, né coperte, né scoperte, pitturate o altre. Vogliono solo
che permettiamo loro di mettere le serrature alle porte!" Accidenti, avevamo
dimenticato questo divieto per i Fnarcesi di mettere serrature ed utilizzare
chiavi. E questo perché, non si capisce che le imprese che le proteggono, a
colpi di telecamere o possessori di cani...
Ieri ho scritto gli appunti sul mio diario, a proposito di un'altra visita il
17 agosto a Nikol e alla sua famiglia, che sono stati sgomberati da Belgrado tre
mesi fa, quando la loro baracca è stata demolita dalle ruspe, per far posto ad
un'altra strada comunale. Ho inviato le mie note a diversi colleghi interessati
alla situazione di questa famiglia. Ne ho mandato copia anche a Marija, che
non ho ancora incontrato, segretaria del sindaco per lo Sviluppo Internazionale,
che dovrebbe riferire al sindaco sulla questione rom, ma non durante la sua
sostituzione estiva. Questa è una versione modificata di quel rapporto:
Cari colleghi,
Venerdì [17 agosto] con Ceda sono andato all'indirizzo riportato sulla carta
d'identità di Nikol, una piccola mahala di baracche in un parco industriale
abbandonato lungo la strada che parte dal centro commerciale "Tempo". Volevo
scoprire perché lui e la sua famiglia fossero dei senzatetto, nonostante avesse
un indirizzo sul documento d'identità.
Fui sorpreso di scoprire che sua madre viveva lì. Ci ha invitato ad entrare e
ci siamo intrattenuti per circa mezz'ora. Piangeva perché non poteva avere con
lei Nikol e la sua famiglia. I suoi "parenti" non lo permettevano. Crediamo che
per parenti intendesse la famiglia del suo ultimo marito (ne ha avuti tre: il
padre di Nikol è stato il primo) che è morto tre anni fa.
Ieri (sabato) sono andato a trovare Nikol e la sua famiglia all'incrocio tra
via 7 Luglio e la strada che porta al Teatro Nazionale.
Sono stati contenti di vedere il mio amico Marco e me. Ho detto subito a
Nikol che il giorno prima ero stato a casa di sua madre. Ovviamente, lo sapeva
già (mentre ero da lei le ha telefonato due volte), ma volevo farlo uscire allo
scoperto. Mi ha chiesto perché avessi copiato i dati della sua carta d'identità.
Gli ho detto che avevo bisogno di quelle informazioni per aiutarlo. Ha detto di
apprezzarlo.
Gli ho chiesto perché non vivesse con sua madre. Ha detto che i suo cugini lo
hanno picchiato e cacciato via. Hanno anche picchiato sua madre. Non ha detto
perché, solo che era impossibile vivere là. Ha detto che i rom strozzini del
posto l'avevano trovato oggi all'incrocio. Erano in taxi e l'hanno seguito,
minacciandolo. Due settimane fa Nikol con la sua famiglia erano scappati dal
magazzino abbandonato (dove il comune li aveva sistemati con altre quattro
famiglie, dopo essere stati sgomberati da Belgrado), a causa delle minacce degli
strozzini, che cercavano sua zia perché il nipote doveva loro dei soldi per la
droga. Dopo le prime minacce, Nikol aveva denunciato alla polizia il pestaggio
della zia da parte degli strozzini, ma dopo ulteriori minacce aveva ritrattato
la sua testimonianza. Ora vivevano per strada, dormendo la notte nei parchi o in
edifici abbandonati.
In questo parchetto, ho visto alcune pile di cartoni appoggiati a terra come
materassi. Ho chiesto a Nikol dove dormissero la notte. Ha risposto lì attorno,
dove trovavano una cantina in un edificio abbandonato accessibile. Hanno
trascorso la giornata all'incrocio, lavando i vetri delle macchine.
Gli ho detto che avevo parecchi vestiti da uomo che potevo dargli. Mi ha
detto che non aveva bisogno di vestiti, avevano bisogno di cibo. Gli ho detto
che avrebbe potuto vendere i vestiti domani al mercato delle pulci della
domenica. Ha detto che non poteva andare là, gli strozzini lo avrebbero trovato.
I bambini si rincorrevano con allegria lì attorno ma la zia di Nikol (la
sorella di sua madre) e suo marito non si sono alzati dal marciapiede su cui
erano seduti. Erano molto depressi. Nikol ha detto che sua moglie avrebbe avuto
un incontro in municipio, lunedì alle 8.30 di mattino.
Il centro sociale Santa Sava si era offerto di pagare il loro affitto, se
avessero trovato un posto per 50 euro al mese. Hanno detto che non riuscivano a
trovare un posto. Se non si fosse trovato una soluzione lunedì in municipio,
Nikol ha detto che avrebbe mandato i bambini a mendicare, per trovare il denaro
per prendere l'autobus che li riportasse a Belgrado. Almeno, lì poteva
guadagnare qualcosa e sarebbe stato lontano dagli strozzini che li inseguivano.
Attorno non ho visto cibo, nemmeno una crosta di pane. Gli ho detto che
l'indomani avrei portato loro qualcosa da mangiare. Mi hanno chiesto quando. Ho
detto, a mezzogiorno circa.
Dopo aver inviato questo rapporto ai miei colleghi, Marco, che ha fatto
da interprete all'incontro con Nikol, mi ha inviato questa correzione: "Hanno
detto di dormire in edifici residenziali che abbiano le cantine aperte,
piuttosto che in edifici abbandonati; per questo hanno paura che i residenti
vedendoli in cantina li prendano per ladri."
Dopo aver ricevuto la sua copia del rapporto, Ceda mi ha informato che Sunja,
la moglie di Nikol, tempo fa aveva chiesto shampoo contro i pidocchi per i suoi
bambini. Mi ha detto che se compravo del cibo per loro, avrei dovuto
portarglielo. L'ho invitato a venire con me e si è detto d'accordo.
Abbiamo preso l'autobus delle 13:05 per il mercato di Durlan. Prima siamo
andati da un macellaio all'angolo, che griglia gratis tutta la carne che si
compera da lui. Ho preso due chili di kebab (carne, ndr.). Ci hanno
detto di tornare tra mezzora a prendere la carne grigliata. Nel frattempo
abbiamo comperato dieci forme di pane e due chili di pomodori.
Abbiamo preso un taxi per incontrare Nikol e la sua famiglia. Erano seduti
all'ombra di un piccolo gruppo di alberi e cespugli all'incrocio della 7 Luglio.
Nikol aveva una spugna in mano, ma non stava lavorando. Per la verità, non c'era
molto traffico quella domenica pomeriggio. Erano le 14:30 circa.
Nikol non aveva molte nuove. Non mi ha menzionati gli strozzini zingari.
Soltanto che l'incontro di domani in municipio sarebbe sto per sua zia e non sua
moglie. Comunque, mi haq detto che avevano trovato un appartamento per i
bambini. Costava 140 euro al mese. Il centro sociale ne aveva offerti solo 50.
Ho detto a sua zia di informare il municipio sull'offerta e che a mia volta
avrei fatto pressione sul sindaco per trovare i fondi mancanti.
Sunja era ancora più contenta lo spray per i pidocchi che il cibo, anche se i
bambini si sono buttati sul pane come se non avessero mangiato da tanto tempo.
Hanno mangiato pochissimo kebab. Era ovvio che il pane costituiva il loro
alimento principale. A dire il vero, si sono comportati come se sino allora non
avessero mai mangiato carne.
La farmacista mi aveva consigliato lo spray, invece dello shampoo contro i
pidocchi. Dato che questa famiglia non sapeva assolutamente dove o quando
avrebbe potuto rifornirsi di acqua, lo spray era più pratico. Ho preso diverse
foto dei bambini che mangiavano assieme alla madre e alla zia (qui non
riportate, ndr.).
[...] Nonostante le terribili condizioni, i ragazzi sembrano felici, ignari
del pericolo che gli strozzini potrebbero tentare di rapirli e mandarli
all'estero in una qualche banda di accattoni, come punizione-risarcimento per il
prestito di 150 euro fatto al loro cugino scappato a Belgrado.
Capita, a proposito di
Polansky, che qualcuno mi
chieda perché lui sia ancora in giro per l'Europa a raccontare le stesse storie e
presentare nuovi libri. Altri mi chiedono perché non lo faccia gratuitamente.
Tutto ciò che ho raccontato e tradotto di lui negli anni scorsi, è stato
finanziato da quei libri e dalle conferenze che tutt'ora tiene. Quando si parla
di Rom, di conflitti a bassa o alta intensità, bisogna tradurlo in medicine che
nessun altro fornisce, in lunghi ed estenuanti viaggi e trattative perché le
autorità riconoscano loro i diritti più elementari, ed altro ancora... Soldi: volgarmente
parlando. A volte e col tempo, il caso può assumere rilevanza internazionale,
come il campo di concentramento di
Lety trasformato in porcilaia, o il decennale
avvelenamento da metalli pesanti nei campi profughi in Kosovo; altre volte è
lavoro quotidiano, poco visibile, come il recente caso dei
Rom sgomberati a
forza da Belgrado di cui sopra avete letto un particolare. C'è ancora bisogno di voi, di solidarietà che vada oltre le
belle parole e le buone intenzioni. C'è bisogno di lettori, di chi voglia
mettersi in gioco organizzando un incontro, di chi faccia circolare questi
messaggi. Paul Polansky tornerà in Italia a fine settembre e ci rimarrà
almeno tutta la prima settimana di ottobre. Fatevi vivi.
La notizia che circola da ieri, dell'arresto di una presunta banda di
SCHIAVISTI (chiamiamo le cose col loro nome), ovviamente è circolata rapida come
un fuoco di fascina. Non è da escludere che, come in altri casi gli arresti
siano avvenuti in tempi diversi, e per la riservatezza delle indagini tutta
l'operazione sia stata svelata a fatti compiuti. Lo dico, perché in passato mi è
capitato di seguire casi simili.
Chi si è autonominato difensore "a prescindere" dei Rom e dell'umanità
offesa, già ieri diceva che non si trattava di un'indagine contro LA RIDUZIONE
IN SCHIAVITU', bensì della solita politica anti-rom, che mira a fare dello
"zingaro" il nemico pubblico. Non intendo entrare in questa polemica dai toni
scontati; lascio anche perdere il peso che una notizia simile ha tra le cronache
di questi giorni.
Mi limito a farvi notare alcuni particolari, che probabilmente stanno sfuggendo
sull'emozione del momento:
in effetti i titoli di giornali parlano di "una
banda di rom sfruttatori", quindi se da un lato c'è l'etnicizzazione
(scusate il termine) del crimine, e questo dovrebbe essere
proibito, dall'altro non si scrive e non si lascia intendere che
tutti i Rom lo siano, anzi, i fatti raccontati svelano
esattamente l'opposto;
come lettori siamo portati a pensare che azioni simili siano
quasi sempre estemporanee e magari dettate da opportunità
politiche, io invece sono convinto che in diversi settori le
varie politiche repressive (perché di REPRESSIONE si tratta,
buona o cattiva che sia) vadano coordinandosi a livello europeo;
faccio un esempio: il fatto che contemporaneamente un'operazione
simile sia
avvenuta in Francia, dobbiamo leggerlo come una coincidenza
o no?
Dopo oltre una ventina d'anni che, fortunatamente per ragioni indipendenti
dalla mia professione, frequento anche l'ambiente dei mendicanti, posso dire:
da un lato, c'è chi lo fa, o continua a farlo, per la sua
condizione di miseria, di volta in volta considerandolo come un
lavoro o come una semplice necessità. Senza essere costretto a
farlo da bande organizzate di criminali, ma solo dalla
propria condizione personale. Se il paragone non appare
azzardato, è un discorso simile a quello (altrettanto datato)
della prostituzione, anche se immagino che le tariffe siano
diverse;
dall'altro lato, in tutti questi anni, via via ho sentito
parlare di traffico di persone dalla Bosnia (anni '90), dal
Kosovo (anni 2000) e sempre più spesso dalla
Romania. Ma 20 anni fa mi ricordo di cronache simili che
accompagnavano l'arrivo delle ondate di immigrati dal nord
Africa, dove i Rom non c'entrano. Quindi l'idea che mi son fatto
non è di una TARA CRIMINALE presente in questo o in quel popolo,
ma di un business che sia alimento della miseria.
Business che esiste (è sempre esistito, anche quando toccava agli Italiani
partire per TERRE LUNTANE), non lo nego. E non nego che siano indagini delicate,
soprattutto per la condizione delle vittime, di cui dopo nessuno si interessa
più. Ma, visto il ripetersi decennale di cronache simili, col tempo mi si è
formata in testa una domanda, a cui non riesco a dare risposta:
è immaginabile l'esistenza di un'organizzazione straniera
che in tutti questi anni si amputa e si riforma in est Europa,
Africa, America del sud (una specie di SPECTRE dei poveri)? E'
possibile che operino da così tanto tempo in Italia senza avere
basi, accordi, coperture con ITALIANI? E perché tra i periodici
arresti non ci sono Italiani? Chi li copre?
Tutto ciò, parlando della nuda cronaca nera. Dietro, mettiamoci qualche arida
cifra:
ad esempio, in Romania lo stipendio di un dottore si aggira
sui 500 euro, quello di un operaio sui 200 (quando c'è il
lavoro, s'intende). Per arrivare in Italia non devi affrontare
il Mediterraneo in barcone, o viaggiare nascosto sotto gli
assali di un TIR, bastano invece 24 ore di pullman e 100 euro.
Se le condizioni economiche sono queste, il razzismo diviene un
elemento secondario e continueranno ad arrivare; non ci sono
leggi, polizia o documenti che potranno fermarli. Nel contempo,
chi arriva impara presto che anche soltanto chiedendo l'elemosina o
finendo nei piani bassi della malavita da strada, si possono
guadagnare con poco sforzo e senza documenti cifre equivalenti o
superiori ad uno stipendio medio rumeno; di questo c'è qualcuno
che ne ha fatto un business. Si tratta di una massa di arrivi a
getto continuo che non ha alcun interesse a politiche di
integrazione, piuttosto adopera la strategia del mordi e fuggi.
Lo stesso discorso vale per
Spagna e Francia.
Per terminare, casi simili hanno comunque conseguenze su noi stanziali, sulle
vittime di questi traffici, su chi è Rom e non solo non c'entra con queste
storiacce, ma vive anche nel terrore (giudicate voi se esistenziale o reale) che
i propri figli cadano preda dei trafficanti o piuttosto degli assistenti
sociali. Paura sottopelle e diffusa, che può coniugarsi tanto nel foraggiare il
meccanismo politico-industriale della sicurezza, che nel nostro timore di
fare la carità di fronte ad una mano tesa.
Il Musée de la Musique (Paris 19e) sta preparando un'importante mostra
dedicata al chitarrista Django Reinhardt (1910-1953) e alla sua epoca. La mostra
intitolata "Django Reinhardt, Swing de Paris" si terrà dal 6 ottobre 2012 al 20
gennaio 2013.
Il progetto Django Reinhardt fa parte di un ciclo di esposizioni presentate e
prodotte al Musée de la Musique, dedicate ai grandi musicisti popolari del XX
secolo, come Jimi Hendrix, John Lennon, e più recentemente Miles
Davis, Georges Brassens, e Bob Dylan.
Un'opera giudicata essenziale per questa esposizione, è conservata nelle
collezioni del Polo Fisarmoniche a Tulle. Si tratta di una fisarmonica cromatica
modello Chroma 348, marca Maugein Frères, fabbricata nel 1928, di colore verde
marmorizzato. Queste le sue caratteristiche tecniche:
destra: 3 file, 34 bottoni, 3 voci
sinistra: 4 file, 48 bassi, 4 voci.
Dunque, questa fisarmonica da Tulle andrà in esilio per alcuni mesi nella
capitale, per arricchire ed illustrare la mostra del Musée de la Musique.
Di Fabrizio (del 01/11/2012 @ 09:11:37, in Europa, visitato 2789 volte)
(Scritto complicato dedicato ai solutori più che abili)
In un'epoca in cui le notizie girano veloci, non so chi abbia l'onore della
scoperta. Il fronte della tessera recita: diventare Rom... conviene.
Il retro riporta i vantaggi riservati agli iscritti che, scusandomi per le
imprecisioni, sarebbero:
accesso alla casa
accesso alla scuola
lavoro
accesso ai servizi sanitari...
Gli amici antirazzisti hanno denunciato il carattere razzista della storia
(d'altronde, se ti dichiari antirazzista, cos'altro devi fare?). Io invece sono
stato colpito subito da quel simbolo. Osservatelo bene: non vi sembra di aver
già visto qualcosa di simile?
A me, ad esempio, ricorda moltissimo la simbologia delle democrazie popolari
e socialiste, in buona parte finite in soffitta una ventina e passa di anni fa.
E, pensa che ti ripensa, mi viene in mente che sotto quei regimi TUTTI (che
fossero Rom, Calmucchi, Uzbechi o altro) avevano almeno casa, scuola, lavoro,
sanità garantiti. Con tutta una serie di controindicazioni, sintetizzate nella
parola REGIMI (ad esempio, dubito che una linguaccia come me avrebbe potuto far
carriera da quelle parti). Ma intanto, registrerei l'attenzione a queste
preoccupazioni materiali, su cui tornerò alla fine.
Cambiando discorso: mi capita, sempre più spesso, di essere rimproverato per questa mia linguaccia,
da destra e da manca, da antirazzisti o dai razzisti... "Dovresti essere più
serio," mi dicono, "e raccontare una realtà di miseria, depravazione,
discriminazione..."
Non ci crederete, ma se dovessi raccontare storie di case minuscole,
separazioni familiari, lavoro da inventarsi ogni giorno ecc. farei prima a
scrivere un'autobiografia. Perché, allora?
Escludendo un mio problema di rimozione psicologica, per una volta tanto usiamo Tiziano
Terzani per una citazione che non sia alla cazzo.
Se davvero vuoi conoscere qualcuno, ti consiglio di evitare i convegni, con
le solite litanie e i soldi che entrano nelle tasche dei soliti organizzatori.
La conoscenza passa dalla pancia prima che dalla testa. Se vuoi conoscere
i Rom:
mangia assieme a loro
giocaci a pallone
alzati alle 6 di mattina per recuperare il ferro con loro
fatti una scazzottata (attenzione alle controindicazioni!)
RIDI E FATTI PRENDERE IN GIRO!
Ma attenzione, il riso non è soltanto un antidoto per sopportare (e
possibilmente superare) "miseria, depravazione, discriminazione". E' un
cambio di prospettiva, nella propria testa prima che nel sistema.
Riso o umorismo? Se permettete la questione diventa culturale: quando si vive
nelle condizioni materiali dei Rom e dei Sinti in Europa, saper sdrammatizzare,
fare festa ad ogni piè sospinto è un modo per resistere e non annichilirsi. E'
un loro patrimonio culturale che potremmo apprendere. Perché è così difficile
imparare da loro? Perché:
l'umorismo è per definizione immateriale, e quindi tendiamo
a sottovalutarlo;
riconoscere che un popolo semi-analfabeta usa un sistema di
resistenza così sofisticato, presuppone dargli una
dignità e un sapere (un bagno di umiltà da parte nostra) che invece tendiamo a negare, concentrandoci
solo sulle sue condizioni materiali;
è un po' come se, avendo condiviso un lungo tratto di storia
con l'altra minoranza europea da sempre esclusa -gli Ebrei- ne
avesse assimilato alcuni tratti culturali. Ma gli Ebrei sono
sempre stati più istruiti, e sono riusciti a proporsi sotto
questo aspetto. Però, da quando noi Europei abbiamo fornito gli
Ebrei di uno Stato, un esercito e soprattutto di un nemico (i Palestinesi), abbiamo
scoperto che forse non ci erano più così simpatici, e smettevano
i panni delle povere vittime. Che sia questa la nostra paura
nascosta? Di perdere anche il povero zingaro e di ritrovarci di
fronte un popolo con gli stessi nostri appetiti e prepotenze, ma
forgiato alla resistenza da secoli di storia?
E così, finisce che il "povero zingaro", diventa il Rom a cui neghiamo ogni
minimo percorso di integrazione. Tornando a Diventare Rom... conviene,
lo stiamo GIA' diventando, ogni giorno di più le certezze che avevamo su casa,
lavoro, scuola e sanità SONO CARTA STRACCIA. Chi è il colpevole? Poco
importa: incapaci di reagire, finiremo per rovistare nei cassonetti come loro,
facendoci guardare in cagnesco dai mendicanti che, come leghisti dell'ultima
ora, ci cacceranno anche da lì dicendo che c'erano prima loro.
Come terminare questi ragionamenti, non lo so. Ma, per restare in tema,
l'immagine di fare a cazzotti davanti ad un cassonetto, fa ridere o piangere?
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