Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1326 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Cari tutti,
la situazione dei rom a Pisa, dopo la chiusura del programma "Città Sottili",
sta drammaticamente peggiorando.
Nel dossier che allego [...] (formato PDF, 31 pagine), segnaliamo il caso di una
piccola comunità di rom romeni (cinque famiglie) che da mesi viene sgomberata
sistematicamente, e inseguita ovunque vada ad insediarsi: nel gruppo vi sono
alcune donne in stato di gravidanza, alcune persone anziane e molti bambini.
Tra le altre cose, in uno degli ultimi sgomberi si sono verificate violenze e
minacce da parte del Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo
Bortoluzzi: le famiglie rom hanno deciso di presentare una denuncia-querela alla
Procura della Repubblica, e sono decisi ad andare avanti nonostante le pressioni
dell'Amministrazione Comunale affinché ritirino la denuncia.
So bene che situazioni di questo genere sono ormai diffuse un po' ovunque, e che
i nostri strumenti di intervento - anche a livello internazionale - sono armi
sempre più spuntate, ma chiedo a chi può di darci una mano: inserendo questo
caso in eventuali denunce e dossier, segnalandolo alle autorità (nazionali e
non), e facendone un elemento di informazione e di denuncia pubblica.
Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:24:19, in Italia, visitato 1680 volte)
MilanoTodayLa mattina si erano abusivamente insediati in uno dei
parcheggi dell'Idroscalo, a Peschiera Borromeo, ma i militari li hanno
allontanati. Poi la carovana si è diretta in zona Rubattino, a Milano ma la
polizia locale l'ha scortata sulla tangenziale di Redazione - 14/04/2010
Una carovana di 70 rom spagnoli, con una sessantina fra auto e roulottes, si è
insediata ieri nel parcheggio sud dell'idroscalo di Peschiera Borromeo. Il campo
abusivo, però, è stato subito smantellato dai carabinieri che, in un paio d'ore,
hanno identificato i rom e li hanno scortati sulla tangenziale est, seguendoli
fino al limite del territorio con il comune Milano.
Ma sulla tangenziale, i rom, erano destinati a tornarci dopo poche ore. Come
secondo accampamento (anch'esso abusivo) avevano infatti scelto un'area
abbandonata in zona Rubattino, in via Caduti di Marcinelle. La polizia locale di
Milano, però, li ha fatti sloggiare, scortandoli fino alla tangenziale fuori
Milano.
Un problema, quello dei campi rom abusivi che continua a gravare sulla città e
che non ha mancato, nei mesi scorsi, di suscitare attriti a Palazzo Marino. Solo
ieri, oltre al campo di Rubattino, sono stati smantellati altri due
insediamenti: all'Alzaia Naviglio Grande e alla stazione San Cristoforo.
Il vicesindaco De Corato ringrazia gli agenti della polizia locale e anche i
cittadini "che continuano a indicare insediamenti non autorizzati, baraccopoli o
edifici dismessi usurpati. Le loro costanti segnalazioni - ha specificato De
Corato - segnano la mappa che la Polizia Locale, su autorizzazione del Prefetto,
sta seguendo per ripristinare legalità e decoro".
Ma "Senza politiche compensative adeguate gli sgomberi messi in atto da Palazzo
Marino non portano a niente - aveva dichiarato il Consigliere comunale del Prc,
Patrizia Quartieri, riferendosi allo sgombero di Chiaravalle, lo scorso
febbraio. La polemica allora infuriò per i continui rimpalli dei rom sloggiati e
intervenne anche la Caritas, per chiedere al Comune di sospendere gli sgomberi
nei mesi invernali. Il sindaco Moratti rispose che le leggi "non si possono
rispettare a seconda delle stagioni". Adesso è primavera, ancora in attesa di un
piano sgomberi adeguato che possa arginare il problema.
Sul tema, recentemente, è intervenuta anche la
Comunità di Sant'Egidio, che durante gli sgomberi fa da "ponte" fra i rom e
le forze dell'ordine per garantire assistenza: "Le risorse economiche, che ci
sono (a disposizione di Milano ben 13 milioni di euro), possono invece essere
destinate a garantire una stabilità seria, a soluzioni abitative, percorsi di
inserimento, sostegno alle positive esperienze scolastiche, insomma al rispetto
della dignità della persona, di cui i rom, come chiunque, hanno diritto".
Di Fabrizio (del 22/04/2010 @ 09:24:04, in Italia, visitato 2162 volte)
Segnalazione di Gianluca Tarasconi
TU TAJ ME IO E TE
DIRITTI DEL POPOLO ROM E CONVIVENZA
LA SCUOLA LA CASA LA FAMIGLIA
I BAMBINI DI RUBATTINO E ALTRE STORIE NOI NON CI STANCHIAMO.
SI STANCHERANNO PRIMA LORO. Che cosa succede nel cuore di un bambino rom che si mette la cartella sulle
spalle e, un giorno dopo l'altro, va a scuola, accolto, amato e rispettato?
Che cosa succede nel cuore di uomini e donne rom che vedono rispettati i loro
diritti e la loro dignità?
E che cosa succede invece quando le ruspe cancellano i diritti e la dignità?
Milano
29 Aprile 2010 Camera del Lavoro
Corso di Porta Vittoria 43 -
Salone Di Vittorio
dalle ore 19.30
ore 19.30 - APERITIVO SOLIDALE
Installazioni video
Musica dal vivo con i Muzikanti di Balval
Mostra "Immagini e storie dei bambini di Rubattino"
ore 20.30 - VITA DA ROM
Intervengono: Tommaso Vitale, professore di sociologia dell'Università di Milano-Bicocca Stefano Pasta, volontario del servizio rom della comunità di S. Egidio Assunta Vincenti, Marialuisa Amendola, mamme Rubattino Jovica Jovic, musicista
Introduce Paolo Limonta, maestro elementare
Modera Patrizia Quartieri, Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Pari
Opportunità
Comitato Zona 3 per una Scuola di Qualità
Una nota di Ernesto Rossi
Una delle cose più belle in assoluto che sono successe (stanno
succedendo) in questa città negli ultimi tempi riguarda, stranamente forse, e
comunque in modo inedito, i bambini rom, ripetutamente cacciati e respinti dai
luoghi di fortuna in cui vivono con le loro famiglie, e conseguentemente dalla
scuola, che molti di loro frequentano con grande passione.
Riguarda la rivolta civile (raramente questo termine appare così appropriato) di
alcune maestre ed anche di alcuni genitori degli altri bambini, i
piccoli gagè loro compagni di classe, contro l'esclusione e il rifiuto.
I bambini appartengono a tutti, rappresentano un possibile futuro: meglio e più
insieme crescono, e più c'è speranza che la diversità, come spesso si sente
ripetere, venga riconosciuta quella ricchezza che è, anche in natura (ma noi
umani, almeno in parte poco apparteniamo a questa ‘natura', cui ci siamo
sottratti, promessa, condizione, speranza di un futuro diverso).
Questa storia verrà presentata e discussa nella serata del 29 aprile in Camera
del Lavoro di Milano alle 19.30: l'esperienza di Rubattino, luogo geometrico
della violenza insensata (ma c'è una violenza sensata?) contro gl'inermi, che
nasce, come diceva Curzio Malaparte, da "Una misteriosa paura degli inermi"e
induce il "furor d'abiezione".
Ci sono bambini, altrove, che a scuola vengono lasciati senza mensa, a pane e
acqua; refezione non più usata, nell'Italia democratica, nemmeno per i
carcerati. Milano, essendo città accogliente e civile – e ricca - non commette
di queste brutalità; ma essendo anche pratica e concreta, risolve il problema
alla radice: niente scuola, niente problemi. Sapete? è il decoro, che va
tutelato; bisogna difendere, con le unghie, con i denti, con uomini in assetto
antisommossa, la nostra sicurezza.
A questa vicenda milanese rimane tristemente (e vergognosamente) estranea
l'amministrazione della città, sindaco, vicesindaco decorato al valor incivile,
assessori, consiglieri comunali, zonali, cattivi consiglieri malconsigliati:
loro sono i mandanti. Che, come l'assessora competente, durante uno sgombero,
proprio a Rubattino, vanno a celebrare la Giornata Mondiale dell'Infanzia. E
mentre lì parlano, nemmeno gli si strozza la voce in gola.
Quella che si presenta giovedì sera in Camera del Lavoro è dunque una storia che
tutti dovrebbero conoscere, per capire, imparare, ragionare. Per tirare – poi -
un mezzo sospiro di sollievo: non siamo ancora perduti.
Di Fabrizio (del 22/04/2010 @ 09:52:07, in Italia, visitato 3069 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale su un
caso presentato
dieci giorni fa
21.04.2010
I poteri di ordinanza devono far fronte a reali situazioni contingibili di
pericolo e di emergenza. La precarietà abitativa di gruppi di Sinti deve essere
affrontata nel rispetto dei loro diritti fondamentali e con gli strumenti
legislativi ordinari (TAR Lombardia, n. 981/2010).
Segna un precedente giurisprudenziale assai importante per la causa dei diritti
dei Rom e dei Sinti in Italia, la sentenza pronunciata dal TAR Lombardia, sez. III, n. 981/2010 (dd. 06.04.2010) che ha annullato l'ordinanza del Sindaco del
Comune di Gambolò volta ad ordinare lo sgombero di un gruppo di Sinti cittadini
italiani, insedianti con le loro roulottes da almeno tre decenni in un'area
periferica del Comune.
Il Sindaco del predetto Comune aveva ordinato ai Sinti di liberare l'area, sulla
base dei rapporti della Polizia locale che avevano indicato la precarietà delle
condizioni igienico-sanitarie dell'insediamento.
Il Sindaco aveva dunque invocato gli artt. 50 comma 5 e 54 del D.lgs. n.
267/2000, come modificato dal D.L. n. 92/08, sostenendo che l' allontanamento
del gruppo di Sinti poteva essere giustificato da motivi di tutela della salute
pubblica e della sicurezza urbana.
Accogliendo il ricorso inoltrato dai Sinti medesimi, il TAR Lombardia ha invece
sostenuto che i poteri di ordinanza del Sindaco per motivi di tutela della
salute pubblica, di cui all'art. 50 comma 5 d.lgs. n. 267/2000, possono essere
giustificati solo da circostanze imprevedibili all'origine di vere e proprie
emergenze igienico sanitarie non fronteggiabili con mezzi ordinari (Consiglio di
Stato, sez. V. sentenza n. 868 dd. 16.02.2010). Nell'ordinanza sindacale,
invece, i paventati pericoli per la salute dei residenti, indotti, secondo il
Sindaco di Gambolò, dall'insediamento dei Sinti, non risultavano minimamente
accertati e documentati, rilevandosi soltanto una situazione di precarietà
igienica dei luoghi, che ben può essere affrontata con mezzi ordinari.
Ugualmente, il TAR Lombardia rileva che l'adozione dell'ordinanza di
allontanamento non poteva nemmeno essere giustificata da motivi di sicurezza
urbana. Anche dopo le modifiche introdotte dal decreto-legge n. 92/2008 ed i
nuovi poteri attribuiti ai Sindaci in materia, il potere di ordinanza sindacale
ai sensi del nuovo art. 54 del d.lgs. n. 267/2000 deve sempre riferirsi alla
tutela della sicurezza pubblica, intesa come un'attività di prevenzione e
repressione dei reati penali, come indicato dalla giurisprudenza costituzionale
(Corte Cost., n. 196/2009), escludendosi invece gli ambiti di riferimento della
polizia amministrativa locale.
Di conseguenza, la presenza di situazioni di degrado o marginalità urbane,
incuria o occupazione abusiva di immobili, di alterazione del decoro urbano,
richiamate dal D.M. 5 agosto 2008, non possono giustificare di per sé
l'attribuzione dei poteri di ordinanza del Sindaco, se non viene dimostrato il
nesso con fenomeni di criminalità suscettibili di minare la sicurezza pubblica e
la capacità obiettiva di tali situazioni di degrado di determinare situazioni
contingibili ed immediate di pericolo per la collettività. Altrimenti, il potere
di ordinanza dei Sindaci sarebbe suscettibile di incidere su diritti individuali
fondamentali in modo assolutamente indeterminato e al di fuori delle garanzie
costituzionali e internazionali.
Il Comune di Gambalò non avrebbe sufficientemente motivato in ordine ai
paventati pericoli immediati per l'incolumità o la sicurezza pubblica derivanti
dalla presenza dell'insediamento di Sinti sul proprio territorio e pertanto
l'ordinanza sindacale appare illegittima per carenza di motivazione e di
istruttoria.
La sentenza del TAR Lombardia sottolinea infine che, anche alla luce della
consolidata presenza della comunità Sinti sul territorio del comune di Gambolò
da almeno tre decenni, la questione dovrebbe essere oggetto di accurata
ponderazione, tenendo conto del rispetto dei diritti fondamentali degli
appartenenti alla comunità Sinti e del necessario bilanciamento con l'interesse
pubblico, anche alla luce degli strumenti istruttori e partecipativi previsti
tanto dalla legge n. 241/90 quanto dalla legge regionale n. 77/1989 in materia
di interventi per le popolazioni nomadi.
Il Comune di Gambolò è stato anche condannato al pagamento delle spese legali.
Di Fabrizio (del 23/04/2010 @ 08:58:42, in Italia, visitato 1757 volte)
Segnalazione di Monica Rossi
Repubblica.itSalta l'intesa scritta gia' da tempo concordata e
utilizzata anche con i nomadi di altri campi gia' sgomberati
L'assessore Belviso incontra una delegazione di nomadi al dipartimento
promozione dei servizi sociali e della salute del Comune
Non è stato raggiunto un accordo tra il comune di Roma e la comunità rom di Tor
dè Cenci sulla chiusura del campo e al ricollocamento della popolazione. Si è
conclusa con un nulla di fatto la riunione tra l'assessore alle Politiche
sociali, Sveva Belviso, e alcuni rappresentanti del campo di Tor dè Cenci, dove
attualmente vivono circa 350 rom macedoni e bosniaci, di cui 200 bambini e 150
adulti.
Erano già stati fatti diversi incontri con i rappresentanti spontanei di tor dè
cenci, ha riassunto l'assessore, nel corso dei quali era stata rifiutata la
proposta avanzata dal campidoglio di spostarsi presso il campo attrezzato di
castel romano. "Alla fine di una serie di incontri- ha detto- abbiamo convenuto
di accogliere la proposta fatta dallo stesso campo di trasferire la popolazione
nomade all'interno del primo nuovo campo che verrà realizzato per la fine
dell'estate".
"Su questa base- ha aggiunto- abbiamo trovato un accordo insieme con la
popolazione di tor dè cenci, confermato fino a questa mattina e confermato
verbalmente anche adesso". Il problema, però, è che i rom si sono rifiutati di
firmare questa dichiarazione di intenti in cui l'amministrazione comunale e la
popolazione di tor dè cenci si dovrebbero impegnare a collaborare per il
trasferimento.(Segue)
"Hanno detto di voler vedere il campo nuovo - ha detto Belviso- ma i campi non
autorizzati non hanno capacità decisionale". È Il comune che "ha scelto di
andare incontro all'esigenze della popolazione e di non dividerla all'interno
dei campi autorizzati". Insomma, "abbiamo accolto la richiesta di trasferire
tutta la popolazione 'avente diritto' di tor dè cenci in un'unica area
attrezzata", cosa che è "è stata confermata oggi", anche se i rom "hanno paura
di mettere una firma".
Insomma, sintetizza l'assessore, "ad oggi confermano la loro disponibilità a
collaborare e a trasferirsi, ma non vogliono firmare". Le intenzioni del
campidoglio però sono chiare: "noi arriveremo fino alla fine cercando il
rapporto diplomatico come abbiamo fatto finora". "Sono convinta- ha aggiunto-
che alla fine accetteranno, altrimenti si procederà con le modalità di forza.
Non ci sono altre possibilità: quel campo verrà chiuso". Il prossimo passo
dell'amministrazione capitolina riguarda il campo della Martora: "Il focus
dell'amministrazione si sposta sul campo della Martora- ha detto ancora Belviso-
la prossima settimana inizia il fotosegnalamento, hanno accettato il trasloco e
verranno trasferiti nei campi autorizzati i primi di giugno".
La denuncia del
Gruppo EveryOne: nel campo di via Triboniano bisogna chiedere
un'autorizzazione per invitare esterni. Secondo l'associazione, in città c'è un
attacco ai Roma in vista dell'Expo 2015
Il Gruppo EveryOne ha ricevuto un drammatico comunicato da parte degli operatori
umanitari che seguono le famiglie Rom di via Triboniano, a Milano. "Le comunità
Rom di via Triboniano," recita l'appello, "chiedono aiuto a tutte le forze
antirazziste e umanitarie per contrastare gli sfratti ai danni di 5 famiglie
'ree' di aver violato il Patto per la Legalità (voluto dal Comune di Milano con
la complicità di alcune associazioni) avendo ospitato nei propri container e
roulotte persone (per lo più parenti) non residenti nel campo". Si tratta di un
diritto che in Italia è negato solo ai Rom, fra i liberi cittadini. Nel campo di
via Triboniano, per esempio, se un bambino invita un amichetto senza avvertire
le autorità, la sua famiglia viene espulsa, senza alternative di alloggio né
assistenza.
"Questi sfratti cadono a ridosso del preannunciato sgombero dell'intera comunità
previsto per il 30 giugno 2010," prosegue il comunicato, "per lasciar posto a
uno svincolo legato alla realizzazione dei lavori strutturali per Expo-2015. Chi
dimostrerà di avere la necessaria disponibilità economica (leggi un rapporto di
lavoro a tempo indeterminato, chimera ormai per i più, a partire dai lavoratori
italiani colpiti da centinaia di migliaia di licenziamenti) e soprattutto a chi
si sarà dimostrato 'volenteroso' di integrarsi alle regole del campo ("Quelle
basate sull'accettazione della persecuzione e sulla disponibilità alla delazione
interna," spiega mestamente un internato nel campo, "che sono di fatto negazioni
dei minimi diritti della persona") verrà elargito un contributo economico minimo
(e temporaneo) per accedere a un'abitazione.
"In parole povere: al 10% delle famiglie residenti verrà concessa la possibilità
di abitare in alloggi," prosegue la lettera, "ma senza alcun piano di
integrazione o di protezione dal grave fenomeno dell'antiziganismo e
dell'esclusione sociale". (20 aprile 2010)
Napoli, 26 aprile 2010 - Marco Ricci, 29 anni, figlio del boss Gennaro dei
Quartieri Spagnoli, sarà processato insieme ai cugini Maurizio e Salvatore Forte
per la sparatoria davanti alla fermata della Cumana a Montesanto del 26 maggio
2009 durante la quale una pallottola vagante uccise il musicista rumeno Petru
Birlandeau. Il gup Paola Laviano ha infatti rinviato a giudizio i tre arrestati
del 'commando' del clan Ricci che fronteggiò i rivali Mariano quella sera per
imporre il proprio controllo sul territorio. Il processo comincerà il 24 maggio
davanti alla III sezione della Corte di Assise. In quella sparatoria tra la
folla rimase ferito alla spalla anche un ragazzo 14enne. Marco Ricci fu
arrestato a Terracina a luglio dello scorso anno.
Petru morto per sbaglio, morto di camorra.
A febbraio una cerimonia per ricordarlo, alla stazione di Montesanto.
C’erano proprio tutti:
Alfonsina De felice, Assessore regionale alle Politiche Sociali e
all'Immigrazione;
Pasquale Colella, Professore di Diritto Canonico presso l'Università degli Studi
di Salerno;
Alessandro Pansa, Prefetto di Napoli;
Santi Giuffrè, Questore di Napoli;
Razvan Victor Rusu, Ambasciatore straordinario e pluripotenziario della Romania;
Giulio Riccio, Assessore comunale alle Politiche Sociali;
Don Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carità;
Raffaello Bianco, Amministratore delegato Sepsa, Società che gestisce la
Metropolitana.
… e non potevano mancare;
Enzo Esposito dell'associazione Opera Nomadi di Napoli;
Marco Rossi della Comunità di Sant'Egidio;
Cgil, Cisl e Uil (sic!).
Non c’era Angelica, sempre carcerata allo scoglio di mare, non c’era Mirela,
fuggita in Romania. Non c’erano i piccoli Raluca e Ricardo.
Ma tutti quelli che c’erano, davanti a quella fisarmonica traforata da un
proiettile e rinchiusa nella teca, giurarono il loro impegno per non
dimenticare.
Così Enzo Esposito a Repubblica: «L'idea è quella di lasciare a Napoli la musica
di Petru, un ricordo simbolicamente forte, ma che evoca anche un po' di poesia.
C'è bisogno di poesia in tutta questa storia. Perché se indifferenza c'è stata,
c'è stata anche tanta solidarietà e ha ragione il Sindaco quando dice che le
istituzioni, tutte, non hanno mai lasciato sola Mirela».
Non era vero…
«Nonostante numerose note e ampio carteggio - scrive al «Mattino» l’avvocato
Marco Croce, legali di parte civile che rappresenta la moglie della vittima,
Mirela Boboaca e i suoi giovanissimi figli Raluca e Ricardo - dopo quasi un anno
non consta che né il Comune di Napoli, né la Regione Campania abbiano preso in
considerazione la serietà, anzi la drammaticità della situazione del nucleo
familiare del suonatore rom ucciso accidentalmente nella sparatoria del 26
maggio 2009. Passato il clamore del tragico evento non si ha la percezione di un
vero vincolo di solidarietà della comunità verso la moglie e i due piccolissimi
figli: essi attendono - ora come allora - di conoscere se sussiste una
qualsivoglia tipologia, l’entità nonché i tempi e le modalità di corresponsione
di provvidenze, erogazioni, raccolte di fondi e liberalità stanziati in loro
favore».
Una presa di posizione ferma e chiara, quella dell’avvocato. Anche perché,
prosegue, «non si rinviene ancora nemmeno alcuna notizia dei 5000 euro che
sarebbero stati già stanziati dalla Regione in favore dei nostri patrocinati»
«Preme rimarcare - aggiunge il legale - che la nostra assistita e i suoi figli,
oltre alla ferita morale certamente non rimarginabile, versano in condizioni
economiche di assoluta indigenza, avendo perduto con il padre e compagno la
fonte esclusiva del loro sostentamento».
Così avanti, senza poesia, a maggio inizia il processo per la morte di Petru
Birladeanu… e si attende il Giudizio di Cassazione per Angelica.
Martedi 8 Giugno ore 18.30 Presentazione della Mostra fotografica "Te dikav" a cura di Andrea
Fantino
Rinfresco e intrattenimento musicale di Florin "Stufulica" Tanase e Florin "Cucurigu"
Ursu ore 21.00 Presentazione del libro "Me bashavao ande Italia" "Io (Rom) suono in
Italia" di Marco Ghezzo
Proiezione del documentario di viaggio "I Gagè ascoltano Csavas"
Mercoledi 9 Giugno ore 21.00 Sonorizzazione dal vivo del cortometraggio "The adventures of Dollie" di
Griffith a cura di Bruskoi Triu ore 21.30 Proiezione di "Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen" di Laura Halilovic e tavola rotonda con l'autrice
Giovedi 10 Giugno ore 21.30 presso "Jazz Club" di Cuneo Concerto Nadara duo + Bruskoi e Jam
Session finale
Venerdi 11 Giugno ore 21.30 Concerto del gruppo Bruskoi Prala e Nadara ore 23.00 Live set a cura di Dj Grissino e Caravan Etnique
Sabato 12 Giugno Dalle 18.00 rinfresco ed esibizioni dei laboratori di danza, canto e musica
PRATICARE LA CULTURA
Laboratori di danza, canto e musica Da Venerdi 11 a Domenica 13 Giugno 2010
Danza: Insegnanti Benki Iambor e Alexandra Beaujard
Approccio ai diversi stili di danza Rom transilvana che nei secoli hanno attinto
alla tradizione romena e ungherese rielaborandole
Adatto a tutti i livelli e le età.
Canto: Insegnante Alexandra Beaujard
Il canto, momento di aggregazione transculturale, diventa un avvicinamento alla
musica rom anche per non musicisti
Musica: Insegnante Ferenc "Tocila" Iambor
Adatto a tutti gli strumenti, particolarmente indicato ai violinisti, il corso
introduce il musicista allo stile virtuoso dei Rom attraverso la pratica
d'insieme.
Quota di iscrizione: 20 euro al giorno oppure 50 euro per tre giorni.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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