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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1326 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

Cari tutti,

la situazione dei rom a Pisa, dopo la chiusura del programma "Città Sottili", sta drammaticamente peggiorando.

Nel dossier che allego [...] (formato PDF, 31 pagine), segnaliamo il caso di una piccola comunità di rom romeni (cinque famiglie) che da mesi viene sgomberata sistematicamente, e inseguita ovunque vada ad insediarsi: nel gruppo vi sono alcune donne in stato di gravidanza, alcune persone anziane e molti bambini.

Tra le altre cose, in uno degli ultimi sgomberi si sono verificate violenze e minacce da parte del Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo Bortoluzzi: le famiglie rom hanno deciso di presentare una denuncia-querela alla Procura della Repubblica, e sono decisi ad andare avanti nonostante le pressioni dell'Amministrazione Comunale affinché ritirino la denuncia.

So bene che situazioni di questo genere sono ormai diffuse un po' ovunque, e che i nostri strumenti di intervento - anche a livello internazionale - sono armi sempre più spuntate, ma chiedo a chi può di darci una mano: inserendo questo caso in eventuali denunce e dossier, segnalandolo alle autorità (nazionali e non), e facendone un elemento di informazione e di denuncia pubblica.

Grazie a tutti e a presto

Sergio

 
Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:55:27, in Italia, visitato 1803 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

MARTEDI' 20 APRILE ORE 14.30 - 16.30
Aula Magna del Liceo Sc. M. Malpighi Via Silvestri 301, Roma

Interventi di:

Luca Bravi, storico, Università di Firenze
"L'internamento in Italia e il Porrajmos"

con presentazione di interviste e materiali video

Graziano Halilovic, Presidente Romà Onlus, mediatore culturale
"La memoria dimenticata e la memoria imparata"

 
Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:24:19, in Italia, visitato 1680 volte)

MilanoToday La mattina si erano abusivamente insediati in uno dei parcheggi dell'Idroscalo, a Peschiera Borromeo, ma i militari li hanno allontanati. Poi la carovana si è diretta in zona Rubattino, a Milano ma la polizia locale l'ha scortata sulla tangenziale di Redazione - 14/04/2010

Una carovana di 70 rom spagnoli, con una sessantina fra auto e roulottes, si è insediata ieri nel parcheggio sud dell'idroscalo di Peschiera Borromeo. Il campo abusivo, però, è stato subito smantellato dai carabinieri che, in un paio d'ore, hanno identificato i rom e li hanno scortati sulla tangenziale est, seguendoli fino al limite del territorio con il comune Milano.

Ma sulla tangenziale, i rom, erano destinati a tornarci dopo poche ore. Come secondo accampamento (anch'esso abusivo) avevano infatti scelto un'area abbandonata in zona Rubattino, in via Caduti di Marcinelle. La polizia locale di Milano, però, li ha fatti sloggiare, scortandoli fino alla tangenziale fuori Milano.

Un problema, quello dei campi rom abusivi che continua a gravare sulla città e che non ha mancato, nei mesi scorsi, di suscitare attriti a Palazzo Marino. Solo ieri, oltre al campo di Rubattino, sono stati smantellati altri due insediamenti: all'Alzaia Naviglio Grande e alla stazione San Cristoforo.

Il vicesindaco De Corato ringrazia gli agenti della polizia locale e anche i cittadini "che continuano a indicare insediamenti non autorizzati, baraccopoli o edifici dismessi usurpati. Le loro costanti segnalazioni - ha specificato De Corato - segnano la mappa che la Polizia Locale, su autorizzazione del Prefetto, sta seguendo per ripristinare legalità e decoro".

Ma "Senza politiche compensative adeguate gli sgomberi messi in atto da Palazzo Marino non portano a niente - aveva dichiarato il Consigliere comunale del Prc, Patrizia Quartieri, riferendosi allo sgombero di Chiaravalle, lo scorso febbraio. La polemica allora infuriò per i continui rimpalli dei rom sloggiati e intervenne anche la Caritas, per chiedere al Comune di sospendere gli sgomberi nei mesi invernali. Il sindaco Moratti rispose che le leggi "non si possono rispettare a seconda delle stagioni". Adesso è primavera, ancora in attesa di un piano sgomberi adeguato che possa arginare il problema.

Sul tema, recentemente, è intervenuta anche la Comunità di Sant'Egidio, che durante gli sgomberi fa da "ponte" fra i rom e le forze dell'ordine per garantire assistenza: "Le risorse economiche, che ci sono (a disposizione di Milano ben 13 milioni di euro), possono invece essere destinate a garantire una stabilità seria, a soluzioni abitative, percorsi di inserimento, sostegno alle positive esperienze scolastiche, insomma al rispetto della dignità della persona, di cui i rom, come chiunque, hanno diritto".

 
Di Fabrizio (del 22/04/2010 @ 09:24:04, in Italia, visitato 2162 volte)

Segnalazione di Gianluca Tarasconi

TU TAJ ME IO E TE
DIRITTI DEL POPOLO ROM E CONVIVENZA

LA SCUOLA LA CASA LA FAMIGLIA
I BAMBINI DI RUBATTINO E ALTRE STORIE
NOI NON CI STANCHIAMO.
SI STANCHERANNO PRIMA LORO.
Che cosa succede nel cuore di un bambino rom che si mette la cartella sulle spalle e, un giorno dopo l'altro, va a scuola, accolto, amato e rispettato?
Che cosa succede nel cuore di uomini e donne rom che vedono rispettati i loro diritti e la loro dignità?
E che cosa succede invece quando le ruspe cancellano i diritti e la dignità?

Milano 29 Aprile 2010
Camera del Lavoro Corso di Porta Vittoria 43 - Salone Di Vittorio
dalle ore 19.30

ore 19.30 - APERITIVO SOLIDALE
Installazioni video
Musica dal vivo con i Muzikanti di Balval
Mostra "Immagini e storie dei bambini di Rubattino"

ore 20.30 - VITA DA ROM

Intervengono:
Tommaso Vitale, professore di sociologia dell'Università di Milano-Bicocca
Stefano Pasta, volontario del servizio rom della comunità di S. Egidio
Assunta Vincenti, Marialuisa Amendola, mamme Rubattino
Jovica Jovic, musicista

Introduce
Paolo Limonta, maestro elementare

Modera
Patrizia Quartieri, Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Pari Opportunità

Comitato Zona 3 per una Scuola di Qualità


Una nota di Ernesto Rossi

Una delle cose più belle in assoluto che sono successe (stanno succedendo) in questa città negli ultimi tempi riguarda, stranamente forse, e comunque in modo inedito, i bambini rom, ripetutamente cacciati e respinti dai luoghi di fortuna in cui vivono con le loro famiglie, e conseguentemente dalla scuola, che molti di loro frequentano con grande passione.

Riguarda la rivolta civile (raramente questo termine appare così appropriato) di alcune maestre ed anche di alcuni genitori degli altri bambini, i piccoli gagè loro compagni di classe, contro l'esclusione e il rifiuto.

I bambini appartengono a tutti, rappresentano un possibile futuro: meglio e più insieme crescono, e più c'è speranza che la diversità, come spesso si sente ripetere, venga riconosciuta quella ricchezza che è, anche in natura (ma noi umani, almeno in parte poco apparteniamo a questa ‘natura', cui ci siamo sottratti, promessa, condizione, speranza di un futuro diverso).

Questa storia verrà presentata e discussa nella serata del 29 aprile in Camera del Lavoro di Milano alle 19.30: l'esperienza di Rubattino, luogo geometrico della violenza insensata (ma c'è una violenza sensata?) contro gl'inermi, che nasce, come diceva Curzio Malaparte, da "Una misteriosa paura degli inermi"e induce il "furor d'abiezione".

Ci sono bambini, altrove, che a scuola vengono lasciati senza mensa, a pane e acqua; refezione non più usata, nell'Italia democratica, nemmeno per i carcerati. Milano, essendo città accogliente e civile – e ricca - non commette di queste brutalità; ma essendo anche pratica e concreta, risolve il problema alla radice: niente scuola, niente problemi. Sapete? è il decoro, che va tutelato; bisogna difendere, con le unghie, con i denti, con uomini in assetto antisommossa, la nostra sicurezza.

A questa vicenda milanese rimane tristemente (e vergognosamente) estranea l'amministrazione della città, sindaco, vicesindaco decorato al valor incivile, assessori, consiglieri comunali, zonali, cattivi consiglieri malconsigliati: loro sono i mandanti. Che, come l'assessora competente, durante uno sgombero, proprio a Rubattino, vanno a celebrare la Giornata Mondiale dell'Infanzia. E mentre lì parlano, nemmeno gli si strozza la voce in gola.

Quella che si presenta giovedì sera in Camera del Lavoro è dunque una storia che tutti dovrebbero conoscere, per capire, imparare, ragionare. Per tirare – poi - un mezzo sospiro di sollievo: non siamo ancora perduti.

Veniteci.

 

Segnalazione di Tommaso Vitale su un caso presentato dieci giorni fa

21.04.2010

I poteri di ordinanza devono far fronte a reali situazioni contingibili di pericolo e di emergenza. La precarietà abitativa di gruppi di Sinti deve essere affrontata nel rispetto dei loro diritti fondamentali e con gli strumenti legislativi ordinari (TAR Lombardia, n. 981/2010).

Tar Lombardia, sentenza n. 981 dd. 06.04.2010 (32.87 KB)

Segna un precedente giurisprudenziale assai importante per la causa dei diritti dei Rom e dei Sinti in Italia, la sentenza pronunciata dal TAR Lombardia, sez. III, n. 981/2010 (dd. 06.04.2010) che ha annullato l'ordinanza del Sindaco del Comune di Gambolò volta ad ordinare lo sgombero di un gruppo di Sinti cittadini italiani, insedianti con le loro roulottes da almeno tre decenni in un'area periferica del Comune.

Il Sindaco del predetto Comune aveva ordinato ai Sinti di liberare l'area, sulla base dei rapporti della Polizia locale che avevano indicato la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie dell'insediamento.

Il Sindaco aveva dunque invocato gli artt. 50 comma 5 e 54 del D.lgs. n. 267/2000, come modificato dal D.L. n. 92/08, sostenendo che l' allontanamento del gruppo di Sinti poteva essere giustificato da motivi di tutela della salute pubblica e della sicurezza urbana.

Accogliendo il ricorso inoltrato dai Sinti medesimi, il TAR Lombardia ha invece sostenuto che i poteri di ordinanza del Sindaco per motivi di tutela della salute pubblica, di cui all'art. 50 comma 5 d.lgs. n. 267/2000, possono essere giustificati solo da circostanze imprevedibili all'origine di vere e proprie emergenze igienico sanitarie non fronteggiabili con mezzi ordinari (Consiglio di Stato, sez. V. sentenza n. 868 dd. 16.02.2010). Nell'ordinanza sindacale, invece, i paventati pericoli per la salute dei residenti, indotti, secondo il Sindaco di Gambolò, dall'insediamento dei Sinti, non risultavano minimamente accertati e documentati, rilevandosi soltanto una situazione di precarietà igienica dei luoghi, che ben può essere affrontata con mezzi ordinari.

Ugualmente, il TAR Lombardia rileva che l'adozione dell'ordinanza di allontanamento non poteva nemmeno essere giustificata da motivi di sicurezza urbana. Anche dopo le modifiche introdotte dal decreto-legge n. 92/2008 ed i nuovi poteri attribuiti ai Sindaci in materia, il potere di ordinanza sindacale ai sensi del nuovo art. 54 del d.lgs. n. 267/2000 deve sempre riferirsi alla tutela della sicurezza pubblica, intesa come un'attività di prevenzione e repressione dei reati penali, come indicato dalla giurisprudenza costituzionale (Corte Cost., n. 196/2009), escludendosi invece gli ambiti di riferimento della polizia amministrativa locale.

Di conseguenza, la presenza di situazioni di degrado o marginalità urbane, incuria o occupazione abusiva di immobili, di alterazione del decoro urbano, richiamate dal D.M. 5 agosto 2008, non possono giustificare di per sé l'attribuzione dei poteri di ordinanza del Sindaco, se non viene dimostrato il nesso con fenomeni di criminalità suscettibili di minare la sicurezza pubblica e la capacità obiettiva di tali situazioni di degrado di determinare situazioni contingibili ed immediate di pericolo per la collettività. Altrimenti, il potere di ordinanza dei Sindaci sarebbe suscettibile di incidere su diritti individuali fondamentali in modo assolutamente indeterminato e al di fuori delle garanzie costituzionali e internazionali.

Il Comune di Gambalò non avrebbe sufficientemente motivato in ordine ai paventati pericoli immediati per l'incolumità o la sicurezza pubblica derivanti dalla presenza dell'insediamento di Sinti sul proprio territorio e pertanto l'ordinanza sindacale appare illegittima per carenza di motivazione e di istruttoria.

La sentenza del TAR Lombardia sottolinea infine che, anche alla luce della consolidata presenza della comunità Sinti sul territorio del comune di Gambolò da almeno tre decenni, la questione dovrebbe essere oggetto di accurata ponderazione, tenendo conto del rispetto dei diritti fondamentali degli appartenenti alla comunità Sinti e del necessario bilanciamento con l'interesse pubblico, anche alla luce degli strumenti istruttori e partecipativi previsti tanto dalla legge n. 241/90 quanto dalla legge regionale n. 77/1989 in materia di interventi per le popolazioni nomadi.

Il Comune di Gambolò è stato anche condannato al pagamento delle spese legali.

a cura di Walter Citti

 
Di Fabrizio (del 23/04/2010 @ 08:58:42, in Italia, visitato 1757 volte)

Segnalazione di Monica Rossi

Repubblica.it Salta l'intesa scritta gia' da tempo concordata e utilizzata anche con i nomadi di altri campi gia' sgomberati

L'assessore Belviso incontra una delegazione di nomadi al dipartimento promozione dei servizi sociali e della salute del Comune

Non è stato raggiunto un accordo tra il comune di Roma e la comunità rom di Tor dè Cenci sulla chiusura del campo e al ricollocamento della popolazione. Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione tra l'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, e alcuni rappresentanti del campo di Tor dè Cenci, dove attualmente vivono circa 350 rom macedoni e bosniaci, di cui 200 bambini e 150 adulti.

Erano già stati fatti diversi incontri con i rappresentanti spontanei di tor dè cenci, ha riassunto l'assessore, nel corso dei quali era stata rifiutata la proposta avanzata dal campidoglio di spostarsi presso il campo attrezzato di castel romano. "Alla fine di una serie di incontri- ha detto- abbiamo convenuto di accogliere la proposta fatta dallo stesso campo di trasferire la popolazione nomade all'interno del primo nuovo campo che verrà realizzato per la fine dell'estate".

"Su questa base- ha aggiunto- abbiamo trovato un accordo insieme con la popolazione di tor dè cenci, confermato fino a questa mattina e confermato verbalmente anche adesso". Il problema, però, è che i rom si sono rifiutati di firmare questa dichiarazione di intenti in cui l'amministrazione comunale e la popolazione di tor dè cenci si dovrebbero impegnare a collaborare per il trasferimento.(Segue)

"Hanno detto di voler vedere il campo nuovo - ha detto Belviso- ma i campi non autorizzati non hanno capacità decisionale". È Il comune che "ha scelto di andare incontro all'esigenze della popolazione e di non dividerla all'interno dei campi autorizzati". Insomma, "abbiamo accolto la richiesta di trasferire tutta la popolazione 'avente diritto' di tor dè cenci in un'unica area attrezzata", cosa che è "è stata confermata oggi", anche se i rom "hanno paura di mettere una firma".
Insomma, sintetizza l'assessore, "ad oggi confermano la loro disponibilità a collaborare e a trasferirsi, ma non vogliono firmare". Le intenzioni del campidoglio però sono chiare: "noi arriveremo fino alla fine cercando il rapporto diplomatico come abbiamo fatto finora". "Sono convinta- ha aggiunto- che alla fine accetteranno, altrimenti si procederà con le modalità di forza.

Non ci sono altre possibilità: quel campo verrà chiuso". Il prossimo passo dell'amministrazione capitolina riguarda il campo della Martora: "Il focus dell'amministrazione si sposta sul campo della Martora- ha detto ancora Belviso- la prossima settimana inizia il fotosegnalamento, hanno accettato il trasloco e verranno trasferiti nei campi autorizzati i primi di giugno".

Fonte Dires-redattore sociale (22 aprile 2010)

 
Di Fabrizio (del 24/04/2010 @ 08:59:08, in Italia, visitato 1464 volte)

Segnalazione di Antonella Fachin

 (link per chi legge da Facebook)

Lo stand, il progetto vino ROM, laboratorio del pane, Gatti Galeotti, banco del bitto

 
Di Fabrizio (del 28/04/2010 @ 08:55:12, in Italia, visitato 1936 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

L'Espresso

La denuncia del Gruppo EveryOne: nel campo di via Triboniano bisogna chiedere un'autorizzazione per invitare esterni. Secondo l'associazione, in città c'è un attacco ai Roma in vista dell'Expo 2015

Il Gruppo EveryOne ha ricevuto un drammatico comunicato da parte degli operatori umanitari che seguono le famiglie Rom di via Triboniano, a Milano. "Le comunità Rom di via Triboniano," recita l'appello, "chiedono aiuto a tutte le forze antirazziste e umanitarie per contrastare gli sfratti ai danni di 5 famiglie 'ree' di aver violato il Patto per la Legalità (voluto dal Comune di Milano con la complicità di alcune associazioni) avendo ospitato nei propri container e roulotte persone (per lo più parenti) non residenti nel campo". Si tratta di un diritto che in Italia è negato solo ai Rom, fra i liberi cittadini. Nel campo di via Triboniano, per esempio, se un bambino invita un amichetto senza avvertire le autorità, la sua famiglia viene espulsa, senza alternative di alloggio né assistenza.

"Questi sfratti cadono a ridosso del preannunciato sgombero dell'intera comunità previsto per il 30 giugno 2010," prosegue il comunicato, "per lasciar posto a uno svincolo legato alla realizzazione dei lavori strutturali per Expo-2015. Chi dimostrerà di avere la necessaria disponibilità economica (leggi un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, chimera ormai per i più, a partire dai lavoratori italiani colpiti da centinaia di migliaia di licenziamenti) e soprattutto a chi si sarà dimostrato 'volenteroso' di integrarsi alle regole del campo ("Quelle basate sull'accettazione della persecuzione e sulla disponibilità alla delazione interna," spiega mestamente un internato nel campo, "che sono di fatto negazioni dei minimi diritti della persona") verrà elargito un contributo economico minimo (e temporaneo) per accedere a un'abitazione.

"In parole povere: al 10% delle famiglie residenti verrà concessa la possibilità di abitare in alloggi," prosegue la lettera, "ma senza alcun piano di integrazione o di protezione dal grave fenomeno dell'antiziganismo e dell'esclusione sociale".
(20 aprile 2010)

 
Di Fabrizio (del 29/04/2010 @ 09:26:19, in Italia, visitato 2056 volte)

Di Giancarlo Ranaldi

Napoli, 26 aprile 2010 - Marco Ricci, 29 anni, figlio del boss Gennaro dei Quartieri Spagnoli, sarà processato insieme ai cugini Maurizio e Salvatore Forte per la sparatoria davanti alla fermata della Cumana a Montesanto del 26 maggio 2009 durante la quale una pallottola vagante uccise il musicista rumeno Petru Birlandeau. Il gup Paola Laviano ha infatti rinviato a giudizio i tre arrestati del 'commando' del clan Ricci che fronteggiò i rivali Mariano quella sera per imporre il proprio controllo sul territorio. Il processo comincerà il 24 maggio davanti alla III sezione della Corte di Assise. In quella sparatoria tra la folla rimase ferito alla spalla anche un ragazzo 14enne. Marco Ricci fu arrestato a Terracina a luglio dello scorso anno.

Petru morto per sbaglio, morto di camorra.

A febbraio una cerimonia per ricordarlo, alla stazione di Montesanto.

C’erano proprio tutti:
Alfonsina De felice, Assessore regionale alle Politiche Sociali e all'Immigrazione;
Pasquale Colella, Professore di Diritto Canonico presso l'Università degli Studi di Salerno;
Alessandro Pansa, Prefetto di Napoli;
Santi Giuffrè, Questore di Napoli;
Razvan Victor Rusu, Ambasciatore straordinario e pluripotenziario della Romania;
Giulio Riccio, Assessore comunale alle Politiche Sociali;
Don Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carità;
Raffaello Bianco, Amministratore delegato Sepsa, Società che gestisce la Metropolitana.

… e non potevano mancare;
Enzo Esposito dell'associazione Opera Nomadi di Napoli;
Marco Rossi della Comunità di Sant'Egidio;
Cgil, Cisl e Uil (sic!).

Non c’era Angelica, sempre carcerata allo scoglio di mare, non c’era Mirela, fuggita in Romania. Non c’erano i piccoli Raluca e Ricardo.

Ma tutti quelli che c’erano, davanti a quella fisarmonica traforata da un proiettile e rinchiusa nella teca, giurarono il loro impegno per non dimenticare.

Così Enzo Esposito a Repubblica: «L'idea è quella di lasciare a Napoli la musica di Petru, un ricordo simbolicamente forte, ma che evoca anche un po' di poesia. C'è bisogno di poesia in tutta questa storia. Perché se indifferenza c'è stata, c'è stata anche tanta solidarietà e ha ragione il Sindaco quando dice che le istituzioni, tutte, non hanno mai lasciato sola Mirela».

Non era vero…
«Nonostante numerose note e ampio carteggio - scrive al «Mattino» l’avvocato Marco Croce, legali di parte civile che rappresenta la moglie della vittima, Mirela Boboaca e i suoi giovanissimi figli Raluca e Ricardo - dopo quasi un anno non consta che né il Comune di Napoli, né la Regione Campania abbiano preso in considerazione la serietà, anzi la drammaticità della situazione del nucleo familiare del suonatore rom ucciso accidentalmente nella sparatoria del 26 maggio 2009. Passato il clamore del tragico evento non si ha la percezione di un vero vincolo di solidarietà della comunità verso la moglie e i due piccolissimi figli: essi attendono - ora come allora - di conoscere se sussiste una qualsivoglia tipologia, l’entità nonché i tempi e le modalità di corresponsione di provvidenze, erogazioni, raccolte di fondi e liberalità stanziati in loro favore».

Una presa di posizione ferma e chiara, quella dell’avvocato. Anche perché, prosegue, «non si rinviene ancora nemmeno alcuna notizia dei 5000 euro che sarebbero stati già stanziati dalla Regione in favore dei nostri patrocinati» «Preme rimarcare - aggiunge il legale - che la nostra assistita e i suoi figli, oltre alla ferita morale certamente non rimarginabile, versano in condizioni economiche di assoluta indigenza, avendo perduto con il padre e compagno la fonte esclusiva del loro sostentamento».

Così avanti, senza poesia, a maggio inizia il processo per la morte di Petru Birladeanu… e si attende il Giudizio di Cassazione per Angelica.

Próxima Estación Esperanza.

 
Di Fabrizio (del 29/04/2010 @ 09:45:21, in Italia, visitato 2335 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

Una settimana di musica, danza, fotografia, cinema, antropologia dall' 8 al 13 Giugno 2010
Nei locali di S.Chiara, Via Cacciatore delle Alpi, Cuneo

bruskoiprala@gmail.com
http://www.chambradoc.it

Martedi 8 Giugno
ore 18.30 Presentazione della Mostra fotografica "Te dikav" a cura di Andrea Fantino
Rinfresco e intrattenimento musicale di Florin "Stufulica" Tanase e Florin "Cucurigu" Ursu
ore 21.00 Presentazione del libro "Me bashavao ande Italia" "Io (Rom) suono in Italia" di Marco Ghezzo
Proiezione del documentario di viaggio "I Gagè ascoltano Csavas"

Mercoledi 9 Giugno
ore 21.00 Sonorizzazione dal vivo del cortometraggio "The adventures of Dollie" di Griffith a cura di Bruskoi Triu
ore 21.30 Proiezione di "Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen" di Laura Halilovic e tavola rotonda con l'autrice

Giovedi 10 Giugno
ore 21.30 presso "Jazz Club" di Cuneo Concerto Nadara duo + Bruskoi e Jam Session finale

Venerdi 11 Giugno
ore 21.30 Concerto del gruppo Bruskoi Prala e Nadara
ore 23.00 Live set a cura di Dj Grissino e Caravan Etnique

Sabato 12 Giugno
Dalle 18.00 rinfresco ed esibizioni dei laboratori di danza, canto e musica

PRATICARE LA CULTURA

Laboratori di danza, canto e musica
Da Venerdi 11 a Domenica 13 Giugno 2010

Danza: Insegnanti Benki Iambor e Alexandra Beaujard

Approccio ai diversi stili di danza Rom transilvana che nei secoli hanno attinto alla tradizione romena e ungherese rielaborandole
Adatto a tutti i livelli e le età.

Canto: Insegnante Alexandra Beaujard

Il canto, momento di aggregazione transculturale, diventa un avvicinamento alla musica rom anche per non musicisti

Musica: Insegnante Ferenc "Tocila" Iambor

Adatto a tutti gli strumenti, particolarmente indicato ai violinisti, il corso introduce il musicista allo stile virtuoso dei Rom attraverso la pratica d'insieme.

Quota di iscrizione: 20 euro al giorno oppure 50 euro per tre giorni.

 

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