Di
Giancarlo
Ranaldi
Napoli, 26 aprile 2010 - Marco Ricci, 29 anni, figlio del boss Gennaro dei
Quartieri Spagnoli, sarà processato insieme ai cugini Maurizio e Salvatore Forte
per la sparatoria davanti alla fermata della Cumana a Montesanto del 26 maggio
2009 durante la quale una pallottola vagante uccise il musicista rumeno Petru
Birlandeau. Il gup Paola Laviano ha infatti rinviato a giudizio i tre arrestati
del 'commando' del clan Ricci che fronteggiò i rivali Mariano quella sera per
imporre il proprio controllo sul territorio. Il processo comincerà il 24 maggio
davanti alla III sezione della Corte di Assise. In quella sparatoria tra la
folla rimase ferito alla spalla anche un ragazzo 14enne. Marco Ricci fu
arrestato a Terracina a luglio dello scorso anno.
Petru morto per sbaglio, morto di camorra.
A febbraio una cerimonia per ricordarlo, alla stazione di Montesanto.
C’erano proprio tutti:
Alfonsina De felice, Assessore regionale alle Politiche Sociali e
all'Immigrazione;
Pasquale Colella, Professore di Diritto Canonico presso l'Università degli Studi
di Salerno;
Alessandro Pansa, Prefetto di Napoli;
Santi Giuffrè, Questore di Napoli;
Razvan Victor Rusu, Ambasciatore straordinario e pluripotenziario della Romania;
Giulio Riccio, Assessore comunale alle Politiche Sociali;
Don Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carità;
Raffaello Bianco, Amministratore delegato Sepsa, Società che gestisce la
Metropolitana.
… e non potevano mancare;
Enzo Esposito dell'associazione Opera Nomadi di Napoli;
Marco Rossi della Comunità di Sant'Egidio;
Cgil, Cisl e Uil (sic!).
Non c’era Angelica, sempre carcerata allo scoglio di mare, non c’era Mirela,
fuggita in Romania. Non c’erano i piccoli Raluca e Ricardo.
Ma tutti quelli che c’erano, davanti a quella fisarmonica traforata da un
proiettile e rinchiusa nella teca, giurarono il loro impegno per non
dimenticare.
Così Enzo Esposito a Repubblica: «L'idea è quella di lasciare a Napoli la musica
di Petru, un ricordo simbolicamente forte, ma che evoca anche un po' di poesia.
C'è bisogno di poesia in tutta questa storia. Perché se indifferenza c'è stata,
c'è stata anche tanta solidarietà e ha ragione il Sindaco quando dice che le
istituzioni, tutte, non hanno mai lasciato sola Mirela».
Non era vero…
«Nonostante numerose note e ampio carteggio - scrive al «Mattino» l’avvocato
Marco Croce, legali di parte civile che rappresenta la moglie della vittima,
Mirela Boboaca e i suoi giovanissimi figli Raluca e Ricardo - dopo quasi un anno
non consta che né il Comune di Napoli, né la Regione Campania abbiano preso in
considerazione la serietà, anzi la drammaticità della situazione del nucleo
familiare del suonatore rom ucciso accidentalmente nella sparatoria del 26
maggio 2009. Passato il clamore del tragico evento non si ha la percezione di un
vero vincolo di solidarietà della comunità verso la moglie e i due piccolissimi
figli: essi attendono - ora come allora - di conoscere se sussiste una
qualsivoglia tipologia, l’entità nonché i tempi e le modalità di corresponsione
di provvidenze, erogazioni, raccolte di fondi e liberalità stanziati in loro
favore».
Una presa di posizione ferma e chiara, quella dell’avvocato. Anche perché,
prosegue, «non si rinviene ancora nemmeno alcuna notizia dei 5000 euro che
sarebbero stati già stanziati dalla Regione in favore dei nostri patrocinati»
«Preme rimarcare - aggiunge il legale - che la nostra assistita e i suoi figli,
oltre alla ferita morale certamente non rimarginabile, versano in condizioni
economiche di assoluta indigenza, avendo perduto con il padre e compagno la
fonte esclusiva del loro sostentamento».
Così avanti, senza poesia, a maggio inizia il processo per la morte di Petru
Birladeanu… e si attende il Giudizio di Cassazione per Angelica.
Próxima Estación Esperanza.