Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/02/2009 @ 09:27:19, in lavoro, visitato 1732 volte)
Roma, 19 feb - Tempi duri per i giostrai e per i circhi equestri nel
Lazio. Anche se una legge dello Stato prevede una serie di norme volte a
sostenere e agevolare l'arte dello spettacolo viaggiante, l'etnia Sinti, che da
secoli e' la principale titolare tali mestieri ambulanti, lamenta l'assenza di
spazi idonei per vivere e lavorare. E' quanto e' emerso oggi nel corso
dell'audizione in Commissione Lavoro e Politiche sociali del Lazio, presieduta
da Peppe Mariani (Lista civica per il Lazio), alla quale ha partecipato una
numerosa delegazione di Sinti, guidata da Massimo Converso, presidente
dell'Opera Nomadi, ente morale istituito con decreto del 1970.
Circa mille nel Lazio, di cui la meta' a Roma, i Sinti sono originari dell'India
come i Rom. Presenti in Italia fin dal XV secolo, si tramandano di padre in
figlio soprattutto i lavori legati all'arte circense (tra i piu' famosi circensi
italiani di origine Sinti, gli Orfei e i Togni) e il mestiere di giostraio. I
comuni, per legge, dovrebbero rendere disponibili apposite aree per le
istallazioni delle attivita' dello spettacolo viaggiante e dei parchi di
divertimento, ma, come ha riferito il presidente dell'Opera Nomadi nel corso
dell'audizione, cio' nel Lazio non sempre avviene. Nel corso dell'audizione e'
stata evidenziata l'esigenza di microaree per famiglie allargate, piu'
funzionali alle esigenze di vita e di lavoro dei Sinti, oggi concentrati in
grandi insediamenti, come quello di San Basilio a Roma, e coinvolti dai recenti
provvedimenti per i campi rom.
Converso ha riferito anche della doppia vaccinazione effettuata recentemente a
circa duecento bambini e delle pessime condizioni di vivibilita'
dell'insediamento di Ciampino.
''Ci attiveremo subito con le Asl per avere il rapporto sulle persone vaccinate
- ha detto Mariani nel tirare le somme - E' un segnale inaccettabile per la
salute pubblica.
In questi giorni ci sono stati casi terribili associati ai campi rom''.
res/sam/rob
Di Fabrizio (del 02/03/2009 @ 09:03:40, in lavoro, visitato 1973 volte)
Da
Roma_Francais
Le Parisien Boris De La Cruz | 24.02.2009, 07h00
"A Saint-Tropez, c'è Brigitte Bardot e, a Saintes-Maries- de-la-Mer, ci sono i
Gitani. Qui, è un'istituzione", nota Nicole, 68 anni, di cui 45 a leggere
l'avvenire nelle linee della mano. Da qualche giorno, la più anziana predittrice
di buona fortuna della città nella Camargue, ha preso la testa di una fronda
contro un'ordinanza municipale che proibisce le pratiche divinatorie ed occulte
sulla strada pubblica.
Votato un anno fa, questo testo sul quale la Halde dovrà
pronunciarsi (leggi: inquadrare) sinora non è mai stato applicato. Ma
la stagione turistica si avvicina, la polizia s'è messa a moltiplicare i
controlli. "Abbiamo ampliamente partecipato alla leggenda di questo villaggio e
ora non ci vogliono più. Che facciamo di male? Non rubiamo, non aggrediamo
nessuno", s'indigna Nicole.
"Non siamo affatto contro i Gitani"
All'origine di questa decisione, il sindaco Rolland Chassain giustifica la
sua decisione con le lamentele dei commercianti e dei turisti. Non siamo affatto
contro i Gitani. Quando ce ne sono sei o sette che predicono nel centro città,
d'accordo, ma non le dozzine come accade in estate. Alcune aggrediscono
verbalmente quelli che rifiutano di sottomettersi alle loro pratiche", argomenta
Rolland Chassain, che si dice "inflessibile". "E' diventato un furto organizzato
sui turisti", lamenta un ristoratore. "Si gettano addosso e non li lasciano. Se
fanno così davanti a me, sono sicuro di perdere un cliente". Ma non tutti i
commercianti sono così ostili: "Leggere il futuro, è una tradizione locale. I
turisti, soprattutto quelli stranieri, quando non li trovano ci chiedono se
possono vedere i Gitani", ammette uno di loro. Cécile Berger, un'abitante, si
dice accorata.
"E' disonorevole, fanno parte del nostro patrimonio, vengono dai quattro
angoli del mondo per vederli e li si caccia".
A qualche passo da lì, una Gitana si avvicina ad una coppia di olandesi e
impugna loro la mano. "Sarete felici e santa Sara vi protegge", dice prima di
lasciar loro una medaglia e intascare qualche moneta. "Senza di noi,
Saintes-Maries non è Saintes-Maries. Possono mandarci via, ritorneremo!" fulmina
Sarah, una predittrice. "La polizia ha cominciato a sorvegliarci, giochiamo al
gatto e al topo", rincara Cynthia. Nicole, sua nonna, spera che il sindaco
ritornerà sulla sua decisione. Per questo, è pronta a leggergli l'avvenire
gratuitamente.
Le Parisien C.D.S. | 24.02.2009, 07h00
Oggi o domani, l'Alta Autorità di Lotta contro le
Discriminazioni e per l'Uguaglianza (Halde) dovrebbe pronunciarsi
sull'iniziativa dell'Associazione nazionale cattolica della gens du voyage
sull'affare di chi predice il futuro a Saintes-Maries- de-la-Mer. Probabilmente,
la Halde dovrebbe dichiararsi competente a trattare il dossier.
Rimarrà in seguito da sapere se l'ordinanza municipale rileva o no una
discriminazione. Questa non riguarderà l'attività delle veggenti ma la loro
origine, che rappresenterebbe il primo motivo di deferimento (29% dei 788
dossier trattati nel 2008) da parte della Halde.
Ma quest'ultima ha già avuto, varie volte, l' occasione di allertare il
governo sulle discriminazioni di cui sono vittime i membri della Comunità della
gens du voyage. Il parere della Halde non dovrebbe cadere prima di sei
mesi.
Rapporté par Denis Toulmé
denis.toulme@worldonline.fr
http://filsduvent.kazeo.com
Di Fabrizio (del 14/03/2009 @ 09:36:33, in lavoro, visitato 1833 volte)
Da Eugenio Viceconte su
Flickr
Roberto è un ragazzo in gamba, ha studiato, una laurea, lavora.
Sa parlare, e racconta la sua vita e quella della sua gente:
Lavoro in un super mercato, quando hanno proposto al mio principale un
progetto per l'inserimento al lavoro dei Rom ed io lo caldeggiavo, lui mi fa: -
Roberto ma io mica posso far lavorare degli zingari -
Gli ho risposto tu non lo sai, non te l'ho mai detto, ma anche io sono Rom
esattamente come loro.
Roberto vive in quel non luogo che è il campo di Castel Romano, ha raccontato
con passione, ad un seminario organizzato alla Camera dalla UIL e dalla CGIL di
come Castel Romano, che pure è il modello che la giunta Veltroni prima e quella
Alemanno oggi hanno proposto, sia per i giovani un luogo che crea e favorisce
l'emarginazione.
E' un ragazzo in gamba Roberto, cortese, intelligente, appassionato ... perché
non sono persone come lui a dare voce al popolo Rom?
Chi ha interesse a non dar la parola a giovani così?
Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 09:12:19, in lavoro, visitato 1641 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Lunedì, 16 marzo 2009 - Diverse centinaia di dipendenti della
compagnia di raccolta rifiuti Novera si sono riuniti per protestare fuori dal
municipio di Sofia lo scorso 16 marzo chiedendo il mantenimento del posto di
lavoro e il pagamento dei salari.
Secondo diverse cronache, il numero dei dipendenti di Novera varierebbe tra i
300 e i 1000.
I dipendenti, la maggior parte dei quali sono Rom, chiedono la preservazione
del loro lavoro alla luce della decisione del sindaco Boiko Borissov di
concludere la concessione a Novera alcuni giorni fa, concessione che
originariamente doveva terminare solo nel 2014.
La protesta è seguita ad una settimana di recriminazioni tra Borissov e
Novera, che ha lasciato il centro della città coperto di rifiuti per circa una
settimana.
Novera rimprovera alla città di aver ritardato il pagamento di milioni di
leva alla compagnia, mentre il municipio rimprovera a Novera di averlo ricattato
per ottenere più fondi, rifiutando di raccogliere la spazzatura.
Ora i dipendenti di Novera hanno chiesto garanzie sul mantenimento del loro
lavoro. Secondo il giornale Dnevnik, hanno minacciato di commettere illegalità
pur di dare da mangiare ai loro figli, se questo non accadesse.
Alla polizia è stato chiesto di controllare la protesta. Secondo il
municipio, non è stata autorizzata e dev'essere sgomberata.
SOMMARIO: Protesta dei lavoratori delle pulizie cittadine - 16 marzo 2009
| 14:27 | FOCUS News Agency
Sofia. I lavoratori di Novera, la compagnia che sino a pochi giorni fa aveva
l'appalto municipale per le pulizie delle strade, ha inscenato una protesta
pacifica. I Rom hanno iniziato a sfilare da tre punti a Sofia e si sono riuniti
davanti al municipio. Non hanno intralciato il traffico. Hanno insistito sul
mantenimento dei loro lavori e in un incontro col sindaco Boyko Borisov. Si sono
dispersi quando la polizia gliel'ha chiesto.
"Simpatizziamo con le richieste dei lavoratori e li comprendiamo, ma la
protesta non è stata organizzata dalla compagnia e dalla sua dirigenza," ha
detto Dimitar Dimitrov, portavoce di Novera.
Ha aggiunto che Novera ha oltre 2.000 dipendenti.
"Sinora i lavoratori sono stati pagati. Nessuno è stato dismesso o
licenziato. Quando i legali si informeranno sui motivi per cui la municipalità
ha rescisso il contratto, prenderemo le misure necessarie. I lavoratori chiedono
la sicurezza del lavoro e probabilmente è questa la ragione della loro protesta
spontanea," ha aggiunto.
"La municipalità di Sofia non ha dato il permesso per la protesta dei
lavoratori di Novera," ha detto il sindaco Boyko Borisov.
"Non capisco le ragioni della protesta visto che hanno rifiutato di lavorare
per dieci giorni, senza nessuna ragione. Dopo dieci giorni hanno lasciato Sofia
in crisi. Abbiamo pagato Novera con 18 milioni di BGN per due mesi. Da anni i
cittadini si chiedono perché vengono pagati così tanti soldi per un lavoro che
non viene finito," ha detto.
Di Fabrizio (del 24/03/2009 @ 11:52:15, in lavoro, visitato 3165 volte)
Se vuoi sostenere questo appello rispondi al mittente
sostienipijatsromano@tiscali.it
con nome e cognome, domicilio e attività. Grazie.
SOSteniamo Pijats Romanò
Al Sindaco di Roma Gianni Alemanno
Al Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo
Al Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti
Ai Presidenti dei 19 Municipi del Comune Roma
CHIEDIAMO:
· CHE IL PATRIMONIO RAPPRESENTATO DAI PIJATS ROMANO’ NON VADA PERDUTO
· CHE VENGANO AUTORIZZATI I PIJATS ROMANO’ DEI VARI MUNICIPI
· CHE SI SVILUPPI UN PERCORSO CHE PORTI ALLA COSTRUZIONE DI UN UNICO GRANDE
(BARO’) PIJATS ROMANO’ CITTADINO CHE RIUNIFICHI PERIODICAMENTE IN OCCASIONI
SIGNIFICATIVE LE VARIE MANIFESTAZIONI MUNICIPALI
CHE COS’E’ PIJATS ROMANO’
Pijats Romanò è una manifestazione culturale con esposizione di produzioni
artigianali tipiche della cultura Rom/Sinta e di usato riciclato.
L’attività mercatale, svolta in modo non professionistico, con vendita di
manufatti frutto dell’ingegno e delle abilità tradizionali viene svolta da
sempre dai Rom/Sinti anche se in modo non normato, spontaneo.
Sicuramente questa abilità dei Rom/Sinti nel commerciare è stata favorita
storicamente dal nomadismo e dalla necessità di costruire uno sbocco sul mercato
ai tipici manufatti artigianali unitamente al commercio dei cavalli, una
attività praticata da sempre.
E’ dalla conoscenza e consapevolezza di questa secolare competenza e
professionalità nell’arte del commercio che a Roma le Comunità Rom e Sinti
insieme all’Opera Nomadi ed alle cooperative Phralipè e Romano Pijats
hanno dato vita ai Pijats Romanò. Nella lingua romanì Pijats
significa appunto mercato, ma anche piazza a ricordarci che il
mercato Rom/Sinti non è un mercato come tutti gli altri ma, potremmo dire, un
vetrina di una molteplicità di prodotti, frutto delle abilità artigianali nella
lavorazione dei metalli e dei tessuti, ma anche riutilizzo, riciclo e riuso di
tutta una serie di beni che l’attuale società consumista presume, troppo
velocemente e a torto, vecchi e inutili.
ALCUNI CENNI STORICI
Se i Rom/Sinti da sempre commerciano, a Roma troviamo i primi mercati Rom
AUTORIZZATI negli anni ‘90 a Spinaceto (XII Municipio) e a Casilino 700 (VII
Municipio). Successivamente una ulteriore esperienza è stata sviluppata sempre
in VII Municipio a Piazza San Felice da Cantalice.
Ma sicuramente è con l’edizione del mercatino Rom in V Municipio dapprima di Via
di Casal Tidei e successivamente a Via di Cervara 200 (un progetto sostenuto
anche dalla Provincia di Roma) che questa manifestazione trova una sua stabilità
sul territorio romano e diventa un vero lavoro regolare per decine e
decine di capifamiglia Rom/Sinti.
Un lavoro vero che sfata il pregiudizio che vorrebbe queste comunità inoperose,
che produce un reddito onesto e che da la possibilità di risiedere legalmente
sul nostro territorio attraverso il rinnovo del permesso di soggiorno altrimenti
impossibile con le normative in materia di immigrazione via via affermatisi.
Nel frattempo altri mercatini sono stati sviluppati come quelli del XII
Municipio in Piazzale militari caduti nei lager ma soprattutto con i Pijats
Romanò del VII e dell’XI Municipio rispettivamente nell’area parcheggio di
Via Collatina (di fronte a Via Zanibelli poi spostato in Via Longoni) e
nell’area di Via Lungotevere Dante (traversa Viale Marconi). Questi due ultimi
nati dal recupero di due aree estremamente degradate che l’Assessorato alle
Politiche Sociali e il V Dipartimento del Comune di Roma hanno risanato.
Successivamente sono stati attivati quelli del V Municipio a Via Mirtillo, dell’VIII
Municipio in Viale Tor Bella Monaca (e successivamente Grotte Celoni), del XV
Municipio a Corviale e, infine del IV Municipio a Piazzale Flaiano (una edizione
definita IntegraROMa).
Da segnalare inoltre che espositori Rom e i Sinti partecipano ai mercati di
Porta Portese e di Porta Portese 2 e quelli nati spontaneamente a ridosso di
alcune comunità (come a Via Boccea e a Via Cesare Lombroso).
Purtroppo negli ultimi periodi molte di queste iniziative sono state sospese (a
tutt’oggi sono attivi solo i mercatini Rom del IV e del VII Municipio) e il
problema della ricerca di ulteriori aree dove poter svolgere tale attività non
significa tanto allargamento di questa attività ma presupposto indispensabile
per l’esistenza della stessa. Questo perché, per poter funzionare, l’attività
mercatale dei Rom/Sinti ha bisogno di un numero determinato di posti che
impediscano che, una massa sproporzionata di venditori si riversino sui
pochissimi mercati funzionanti, facendoli così collassare data l’esiguità
dei posti disponibili rispetto all’alto numero di Rom e Sinti che vogliono
svolgere questa attività in modo regolare.
Bisogna poi comprendere che un popolo che non concepisce separazioni, barriere e
confini nazionali è difficile che si adegui spontaneamente ai confini municipali
con cui attualmente si svolgono i mercatini Rom.
La costruzione dei Pijats Romanò a livello municipale è stata una scelta
importante perché ha permesso un radicamento di queste attività sul territorio
ed ha sollevato i singoli municipi dalla complessità cittadina dei mercatini rom
(ad esempio ai tempi di Casal Tidei tutte le Comunità Rom/Sinte di Roma
premevano per partecipare a questo unico mercato esistente con le conseguenze
negative che tutti possiamo ricordare e immaginare).
Crediamo però pure che dopo questo tirocinio municipale si possa immaginare
anche la costruzione di un Romano Pijats cittadino con caratteristiche e basi
nuove e l’inserimento di singoli venditori/espositori Rom e Sinti nei mercati
rionali e domenicali esistenti.
PIJATS ROMANO’: UN MERCATO MA ANCHE UNA PIAZZA
Come abbiamo già detto il mercatino Rom ha molteplici caratteri e funzionalità:
Carattere economico
I Rom ed i Sinti da sempre praticano la compravendita riciclano materiali usati
e sviluppano attività artigianali (rame, ferro, vestiario tradizionale,
bottiglie decorate e bonsai).
Tali attività possono avere impulso e sbocco solo con i mercati. Nello stesso
tempo l’attività mercatale è importante perché:
- permette loro di preservare le loro caratteristiche di famiglia allargata;
- è in sintonia con la loro concezione del tempo e dello spazio,
- valorizza le loro attitudini artigianali ed autoimprenditoriali.
I Rom e i Sinti naturalmente si sentono artigiani e commercianti e
praticano questa attività perlopiù in modo spontaneo (abusivo).
Carattere sociale.
Per abbattere il muro dei pregiudizi e degli stereotipi legati all’immagine
negativa dei Rom, Sinti e Camminanti che vivono di espedienti, che rifiutano il
lavoro soprattutto inteso come valore, e distaccati da un inserimento sociale,
occorre riconoscere la profonda modificazione che sta avvenendo all’interno
della cultura di questo popolo. Modificazione culturale presente in tutte le
comunità Rom/Sinti, ma evidentissima nei Rom, Sinti e Camminanti italiani:
soprattutto per l’attuale scolarizzazione dei minori, la ricerca di istruzione
anche tra fasce di età adulta, l’avvicinamento ad una possibile formazione
professionale congeniale alla loro potenzialità.
L’istruzione e la formazione con qualifiche professionali definite, diventano il
primo strumento utile per abbattere il muro di pregiudizi che porta a vere
discriminazioni etniche.. Esse aprono prospettive per nuove possibilità
occupazionali, legate alle peculiarità originarie di ogni gruppo, sia esso
costituito da Rom, Sinti o Camminanti.
Alla luce della crisi che in questi ultimi decenni ha investito la possibilità
dell’indipendenza economica dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti, in seguito a
vari fenomeni (primo fra i quali il venir meno della civiltà contadina) appare
opportuno formulare concrete proposte che possano contribuire a conseguire un
inserimento significativo nell’assetto produttivo.
Proposte che mirano a valorizzare le potenzialità presenti in queste comunità
rispettando i loro valori. Tutto ciò, sia promuovendo e ridefinendo i saperi
artigianali e comunque tradizionali, sia individuando nuove prospettive
occupazionali e produttive compatibili con le trasformazioni in atto nel mondo
dei Rom, Sinti e Camminanti.
La necessità e l’urgenza nell’affrontare con questo spirito il problema del
lavoro, non risponde solo alla logica di una politica occupazionale; essa assume
invece, nel caso specifico, una grande importanza, anche perché costituisce una
grande occasione di riscatto dall’emarginazione, di prevenzione e superamento
della devianza, di sviluppo e autopromozione economica non assistenzialistica,
di progettualità produttiva compatibile con le istanze della cultura e
dell’assetto sociale del popolo dei Rom, Sinti e Camminanti.
E’ infine la questione legata al permesso di soggiorno per i Rom di origine
balcanica fuggiti dalle guerre civili che li vedevano soccombere di fronte alle
comunità maggioritarie dei nuovi Stati nazionali nati dopo la caduta del
cosiddetto “muro”.
Senza un regolare lavoro per queste persone la possibilità di legalizzazione del
loro soggiorno in Italia è impossibile e i mercati Romanò sono una delle
poche e di massa risposte a tale necessità in questo preciso momento
storico.
Ugualmente anche i cittadini neocomunitari rumeni devono, dopo tre mesi,
regolarizzare la loro posizione in Italia attraverso la iscrizione anagrafica.
Quest’ultima è possibile solo in presenza di un domicilio e di un lavoro (o
iscrizione a corsi scolastici o professionali e certificando un reddito e
un’assicurazione sanitaria).
Carattere culturale
La presenza nel mercato di saperi e culture di questo popolo è
stato anche un momento di crescita culturale e di approccio interculturale della
cittadinanza romana che ha visitato queste manifestazioni.
In particolare nei pijats romanò si sono svolte le seguenti attività
culturali:
- La musica,
- le danze,
- la dimostrazione da parte dei maestri artigiani rom delle loro attività,
- la predizione del futuro praticata da esperte rumrià (donne rom) abruzzesi,
- la mostra storico – documentaria sui Rom Sinti e Camminanti
- la mostra sullo sterminio dimenticato di questo popolo (porrajmos),
- i “giornali parlati” effettuati al mercato sulle caratteristiche e presenza
delle Comunità dei Rom, Sinti e Camminanti
- il materiale informativo sui Rom, Sinti e Camminanti distribuito gratuitamente
- i questionari somministrati
hanno fatto conoscere ai visitatori una parte della vita di queste comunità che
non è quasi mai portata alla luce dai mezzi di comunicazione ed è per lo più è
sconosciuta.
Primi firmatari
- Sejdovic Dzevad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Seferovic Fadil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Seferovic Pemba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sejdovic Samir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Jovanovic Najdan socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Dameta 57/E;
- Hadzovic Melca socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/A;
- Sejdovic Nedzib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Ramovic Radmila socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Jovanovic Julijana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma via della Martora 12/A;
- Seferovic Zagorka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Sakib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Ahmetovic Ekrem socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Ahmetovic Zumra, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Sakib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Halilovic socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Sulejmanovic Almasa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Adzovic Jasmina socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Hrustic Antonio socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Adzovic Grana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Djordjevic Nebojsa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Dameta 57/E;
- Jovanovic Dusanka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Dameta 57/E;
- Adzovic Ekrem socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilino 900;
- Ahmetovic Gordana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Gigovic Muhamed socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdic Fuad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Pontina 601;
- Hrustic Fatima socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Tajkunovic Zivomir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via di Salone 323;
- Hidanovic Mira, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
via della Martora n. 12/A;
- Piscevic Lidia socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom Roma di
Via Salviati n. 70;
- Husovic Murat socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casina 900;
- Djordjevic Gordana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 70;
- Adzovic Naho socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Hamidovic Osman socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdovic Camil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Sulejmanovic Necko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Djordjevic Natasa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Dameta 57/E;
- Omerovic Fuad, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Bacalanovic Nadica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Dameta 47/E;
- Osmanovic Cazim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Cizmic Mahmut, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Ahmetovic Hanka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilino 900;
- Hadzovic Nedelijko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via della Martora 12/a
- Salkanovic Suzana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Casilino 900;
- Jovanovic Radisa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Dameta 57/e;
- Jovanovic Marija, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Da meta 47/e;
- Halilovic Elizabeta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Stojik Nadzija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via del Baiardo, 50;
- Omerovic Delija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Stevic Biljana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Da meta 57/E;
- Salkanovic Mamut socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilino 900;
- Halilovic Mauzer socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Halilovic Humica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Gigovic Senada socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Salkanovic Romeo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Abaz Ismet socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Pontina 601
- Sulejmanovic Mirabela socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Hadzovic Serif socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Osmanovic Ismet socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hamidovic Cazim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Salkanovic Selvija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Casilina 900;
- Abaz Minire socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Pontina 601;
- Jovanovic Cica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Adzovic Helma socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Cizmic Odisey, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Besic Hajrudin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/a;
- Nikolic Ljubisa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Bagaladi, 99;
- Ahmetovic Sevko, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Ardea;
- Ademi Lebibe socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Ahmetovic Delija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Zorel Dumitru socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Luigi Candoni;
- Ibrahimovic Brener socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Ramovic Dragica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Maric Jelica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
L. Candoni 91;
- Sejdic Fazlija, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Ostiense;
- Hadzovic Esad, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/a;
- Mitic Slavoljub socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/A
- Sejdovic Lepa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviti 72;
- Sejdovic Malena socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina, 900;
- Petrovic Siba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
della Martora 12/A;
- Halilovic Luca socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Monte Artemisio n. 10;
- Halilovic Rambo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Monte Artemisio n. 10;
- Hamidovic Kasim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Ramovic Danilo, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Adzovic Andriano socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sejdovic Almira, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Tajkunovic Mihailo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via di Salone 323;
- Tajkunovic Cica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Adzovic Danica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Sulejmanovic Sonita socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Jasminka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Hrustic Sefika socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Cesarina, 11;
- Halilovic Enes socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Tajkunovic Maradona socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via di salone 323;
- Sejdovic Esad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Ahmetovic Barabba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Hadzovic Mirsada socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Sulejmanovic Borzo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Halilovic Behara socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Husovic Hajrija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Bogdanovic Stojadinka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salone n. 323;
- Adzovic Sajma socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Halilovic Jasmin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sejdic Azim, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hrustic Hasnija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Dandolo ;
- Hrustic Ferida, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Vuckovic Ljiubisa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 70;
- Sulejmanovic Abi socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Rambo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Hrustic Alessandro socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Pontina 601;
- Sejdovic Emela socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Miftar Azra, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Salkanovic Camil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Ahmetovic Branko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Salkanovic Sulta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Sima Velizar socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 70;
- Cizmic Mirza, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Tajkunovic Jovica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323
- Sejdovic Mirsad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Delic Sacir, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Seferovic Dzevad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Hadzovic Mejra socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Besic Hajrija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Cizmic Muhamed, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Halilovic Sefko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Husovic Kleo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Osmanovic Sead socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Osmanovic Esma, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdic Zlatan socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Adzovic Sida socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Ramovic Samir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Ramovic Sevko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Casilina 900;
- Osmanovic Amir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hrustic Massimo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdovic Suvadin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Sejdovic Bajram socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Husovic Pemba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
di Salone 323;
- Esadovic Jasminka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hadzovic Zehra socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Aisa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati 72;
- Sulejmanovic Renato socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Sulejmanovic Romson socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Hamidovic Bisera, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdic Kasim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hamidovic Zema, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Cizmic Hasnija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Osmanovic Abid socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Hamidovic Sacir, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Ibrahimovic Nusret socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Adzovic Samanta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Osmanovic Zuhdija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdic Mersad, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Djordjevic Katica, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Dameta n. 57/E;
- Barbu Gabriela socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Luigi Candoni, 91;
- Suljic Semsa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati, 72;
- Omerovic Mevludin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina, 601;
- Zorel Dumitru socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Luigi Candoni 91;
- Sulejmanovic Izeta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Salviati, 72;
- Mitic Dragoslav socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/a;
- Trajkovic Violeta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via dei Gordiani 365;
- Hadzovic Manuel socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/a;
- Sejdovic Amir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Pontina 601;
- Hamidovic Vehbija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Sejdic Jasmin, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Bajramovic Romana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Cizmic Fadil, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Bacalanovic Vera socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Omerovic Mustafa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Sejdovic Sultijana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Casilina 900;
- Salkanovic Giuseppe socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di
Roma Via Casilina 900;
- Stojkov Vanjia, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via della Martora 12/a;
- Tajkunovic Vera socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Halilovic Sabrija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Biberovic Halid socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Pontina 601;
- Osmanovic socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel
Romano;
- Stankovic Milivoj socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Salviati, 72;
- Stankovic Ana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati, 72;
- Hadzovic Habiba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Husovic Jadranka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via Casilina 900;
- Ahmetovic Safet socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Via di Salone 323;
- Besic Zubejda socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Katic Milos socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via
Salviati 72;
- Sejdic Bisera socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
- Osmanovic Zarif socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma
Castel Romano;
Di Fabrizio (del 28/03/2009 @ 10:47:22, in lavoro, visitato 1883 volte)
Da
Corriere.it
Protesta in odore di razzismo: Lo chef Filippo La Mantia, che
si era offerto di assumere il romeno, si è visto costretto a fare retromarcia
ROMA - Non impasterà il pane per Filippo La Mantia, non imparerà a fare cannoli
e cassate per i clienti dello chef palermitano. Il sogno di Karol Racz sfuma nel
giro di 48 ore: una protesta in odore di razzismo costringe il cuoco ad
abbandonare il progetto di assumere il romeno. L'annuncio della possibilità di
un contratto per l'ex «faccia da pugile» è di mercoledì, ieri La Mantia ha
dovuto fare retromarcia di fronte ai reclami: tre cameriere si sono
«licenziate» prima ancora di firmare, una ditta di facchinaggio ha sostenuto che
i colleghi italiani senza lavoro hanno più diritti di Racz a un contratto e
un'agenzia turistica (non italiana, ma il cuoco non vuole dire di quale Paese)
ha minacciato via fax di non mandare più clienti.
Fra le cameriere una, in particolare, non ha digerito la presenza del
romeno: «Ha telefonato - racconta lo chef - e ha spiegato che non le va di
lavorare con Racz perché è stato accusato di stupro. Era brava, ma non la
assumerò più: non mi piace questa mentalità». L'«incidente» ha turbato La Mantia.
«Sono avvilito - ammette -, depresso. Racz è stato già giudicato, per la gente è
e resterà "faccia da pugile". Non importa a nessuno che non abbia un letto. Il
mostro non è lui, siamo noi». Lo chef, che ha vissuto sulla sua pelle una
carcerazione ingiusta molti anni fa, racconta di aver ricevuto in due giorni
«centinaia» di mail a sostegno della sua iniziativa e una decina di protesta,
per lo più da parte di disoccupati: «Perché assume il romeno? Perché è andato in
tv?». «Ho risposto a tutti - dice il cuoco - e ho spiegato che è stato un gesto
istintivo. Qualcuno mi ha anche accusato di volermi fare pubblicità». Ora per
Racz inizia un periodo difficile.
Sembra che anche l'azienda agricola abruzzese abbia ritirato l'offerta di
lavoro: resta solo la cooperativa romana che si occupa di manutenzione del
verde. «Maledetta la sera in cui ho mandato a Porta a Porta il messaggio con cui
dicevo di essere disponibile. Doveva avvenire tutto in sordina»: La Mantia,
però, non è sicuro che il progetto si sia arenato per razzismo. «Forse ho
scoperto un mondo. Ma per me questa parola è fantascienza: a Palermo -
sottolinea - abbiamo sempre convissuto con altre nazionalità».
Lavinia Di Gianvito
28 marzo 2009
NOTIZIE CORRELATE:
Il superchef assumerà Racz «Anch'io in cella per un errore»
Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 09:16:27, in lavoro, visitato 1684 volte)
Da
Coopofficina
Riciclare il ferro è un'attività che si fa da tempo immemorabile: era un
lavoro non nobile ma che aveva una sua dignità. Al tempo del fascismo "dare
ferro alla patria" era diventato addirittura un dovere patriottico. Oggi, ci
sembra di essere più ricchi di allora, ma riciclare il ferro è pur sempre un
attività che rigenera delle preziose materie prime che altrimenti dovremmo
importare dall'estero. Ed è materiale che altrimenti finirebbe in discarica o
disperso ai bordi delle strade. Chi potrebbe mai dir male del recupero del
ferro?
E invece, in Italia, ci ritroviamo con delle leggi che possono essere
interpretate in modo da rendere illegale il recupero del ferro o di qualsiasi
altro materiale. Non solo, ma abbiamo anche qualcuno che si è messo di buona
volontà a interpretarle in questo modo e anche ad applicarle distruggendo
un'attività che stava dando lavoro a decine di famiglie e facendo un'opera utile
a tutti.
La storia comincia qualche anno fa, in Toscana dove, con il supporto delle
istituzioni e della magistratura, sono nate tre cooperative sociali gestite
principalmente dai Rom locali per il recupero del ferro di scarto. Era un lavoro
duro e pesante, che però rendeva anche discretamente e permetteva ai membri
delle cooperative di vivere in modo dignitoso.
Negli ultimi mesi, tuttavia, queste cooperative sono state soggette a una serie
di ispezioni da parte dalla polizia del corpo forestale. Gli agenti si sono
presentati all'improvviso, mitra in mano, requisendo i documenti e controllando
tutto. Ma, nonostante le irruzioni spettacolari, non è stato possibile trovare
niente di illegale o estraneo alle attività delle cooperative. Niente droga,
niente refurtiva, niente del genere. La documentazione di rito era tutta a
posto, con tutti i fogli e i moduli del caso: i "Fir" formulari di
identificazione rifiuti, regolarmente compilati in quattro copie per ogni carico
riciclato.
Poteva finire così? Assolutamente no! E, infatti, una delle norme fondamentali
della burocrazia è che qualsiasi cosa fai, anche se ti ha detto di farla un
funzionario, puoi sempre trovare un funzionario uguale e contrario al quale non
va bene. Se questa norma si aggiunge all'altra che dice che comunque vada, devi
sempre pagare, allora la burocrazia si trasforma in una trappola mortale dove
qualsiasi cosa fai sei fregato.
Qui, i funzionari che hanno esaminato la documentazione delle cooperative hanno
deciso di interpretare in senso restrittivo e letterale la norma detta della
"tracciabilità dei rifiuti" che vuole che se ne debba sapere la strada percorsa
fin dall'origine. La norma è sensata in termini generali ma, ovviamente, se la
si applicasse alla lettera, non sarebbe possibile riciclare niente. Ogni tappo e
ogni bottiglia avviate al riciclo dovrebbero essere accompagnate da un modulo
fir in quattro copie con il nome, cognome, indirizzo e codice fiscale della
persona che le ha buttate nel cassonetto.
Questo vale anche per il ferro raccolto dalle cooperative, che era ferro trovato
agli angoli delle strade o recuperato presso cantieri e cose del genere. Nei
moduli fir, come "origine del rifiuto" c'era la cooperativa. Questa è
un'interpretazione valida della legge e, comunque, l'unica possibile se uno
vuole riciclare quello che altrimenti resterebbe abbandonato in giro.
Ma chi ha inventato questa guerra contro il recupero del ferro ha trovato il
modo di usare la norma per distruggere le cooperative. Stabilito che l'origine
dichiarata dei carichi di ferro non era quella giusta, ne consegnue che ogni
modulo era irregolare. Siccome la norma prevede una multa da 1000 euro in su per
ogni irregolarità, il risultato finale è stato un totale di 19 milioni di euro
di multa fatte alle tre cooperative (questo è un totale provvisorio, le multe
continuano ad arrivare). Ovviamente, le cooperative non possono che chiudere in
queste condizioni; fra le altre cose si sono visti anche sequestrati i
furgoncini che usavano per lavorare.
Così, il risultato è che decine di famiglie hanno perso il lavoro, le
cooperative hanno chiuso e riciclare il ferro è diventato un'attività illegale
in Toscana. Adesso, i Rom che gestivano le cooperative non potranno fare altro
che tornare a lavori saltuari e al nero - se non illegali - e ad essere un peso
per la comunità. Un altro risultato è stato di fermare un'attività che poteva
essere un esempio su come gestire quelle cose che chiamiamo "rifiuti" ma che non
lo sono, ma sono invece materie seconde di cui abbiamo disperatamente bisogno
per mandare avanti il "sistema Italia".
Non so cosa pensate voi di questo disastro. A me ricorda cose come il "cupio
dissolvi" di cui parlava Paolo di Tarso, oppure l' "istinto di morte" di cui
parlava Sigmund Freud. O forse la leggenda dei lemming che corrono come pazzi
per buttarsi giù tutti insieme dal precipizio. Oppure, quelle belve in gabbia
che finiscono per impazzire e per automutilarsi.
Per ogni volta in questo paese che qualcuno riesce a mettere su qualcosa di
buono, viene sempre fuori qualcun altro che lo distrugge facendo del male anche
a se stesso e a tutti quanti. Questa è l'essenza di questa guerra contro il
recupero delle risorse: comunque vada, siamo tutti sconfitti. ( Ugo Bardi)
L'articolo di Repubblica sulla faccenda del 15 marzo 2009
LE COOPERATIVE sociali specializzate nella raccolta di rottami metallici
sono in ginocchio. Nel giro di sei mesi il Corpo Forestale dello Stato ha
elevato verbali di contravvenzione per quasi 19 milioni di euro nei
confrontidelle cooperative La Bussola di Pistoia, I Ferraioli di Prato e L’Olmatello
di Firenze e dei soci raccoglitori di ferraglie, per lo più rom e slavi. La loro
colpa: aver trasportato «rifiuti speciali non pericolosi con formulari di
identificazione rifiuto (Fir) recanti dati inesatti». Per molti dei soci,
avviati al lavoro dalla magistratura e da enti che si occupano del recupero
sociale di ex detenuti, è a rischio il percorso di riabilitazione.
Spiega l’avvocato Luca Mirco, che li assiste nei ricorsi alla Amministrazione
Provinciale: «Questo sistema di cooperative è nato con il favore della politica.
Č un lavoro utile all’ambiente e contribuisce alla sicurezza sociale, perché
allontana dalla illegalità soggetti svantaggiati. Ai soci vengono dati in
comodato gratuito furgoncini sui quali caricano ferraglie raccolte nei
cassonetti dei rifiuti o fra gli scarti dei cantieri edili, per portarle ai
centri di raccolta autorizzati, come Toscana Rifiuti. Qui i rottami vengono
pesati e i raccoglitori incassano subito il corrispettivo, che per l’80% va a
loro e per il 20% alla cooperativa. In questo modo riescono a mantenere le
famiglie».
Dopo i controlli del Corpo Forestale, però, molti di loro hanno ricevuto verbali
di contravvenzioni per cifre spaventose. E i furgoncini sono stati sequestrati.
«Si era creato un circolo virtuoso — sottolinea l’avvocato Mirco — era un modo
per riabilitare molti soggetti. Ora però sono spaventati a morte».
La Forestale ha applicato le norme in materia ambientale, che prescrivono la
tracciabilità dei rifiuti. I Fir (formulari di identificazione rifiuti) devono
riportare nome e indirizzo del produttore e del detentore. Nei formulari
controllati dalla Forestale, alla voce produttore o detentore risulta indicata
la cooperativa di appartenenza dei raccoglitori. Ma nessuna delle tre coop
produce o ha in deposito rifiuti. Di qui le contestazioni. Per ogni Fir inesatto
la legge prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 1600 a 9300 euro.
Poiché, secondo le accuse, tutti i Fir sono inesatti, le sanzioni hanno
raggiunto cifre stratosferiche.
«Ma come si fa a indicare la provenienza di un cassonetto o una
discarica?», obietta l’avvocato. Una via di uscita per non distruggere il lavoro
dei ferraioli potrebbe esserci. La legge sui rifiuti esenta gli ambulanti dalla
compilazione dei formulari. Ma chi rilascia la licenza di ambulante? La Camera
di Commercio dice che deve farlo il Comune. Il Comune dice che con la legge
Bersani la licenza non c’è più. E allora? Č stato chiesto un parere all’Albo
nazionale gestori ambientali. Ma nessuno ha risposto.
Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 08:50:59, in lavoro, visitato 1670 volte)
Da
Roma_Francais
Le
Courrier des Balkans Minoranze ed impiego in Bosnia "Il 99% dei Rrom sono
disoccupati" Dalla nostra corrispondente a Sarajevo. In linea: venerdì 27
marzo 2009
Come permettere ai Rom di trovare il loro posto nella società bosniaca?
Con l'istruzione ed il lavoro, rispondono in coro Sanela Bešić e Ramiz Sejdić,
due responsabili di OnG rrom a Sarajevo. Ebbene, secondo le statistiche
ufficiali, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina sono alla disoccupazione dalla
fine della guerra e della transizione liberale. E riguardo alla situazione
economica e dell'incompetenza dei loro rappresentanti politici, i Rrom rischiano
di subire per ancora molto tempo le discriminazioni e l'esclusione.
Par Vanessa Pfeiffer
©RIC, Sarajevo
Da qualche mese, si può leggere sui manifesti che ricoprono le strade di
Sarajevo "Anche noi, vogliamo una vita degna di un essere umano" [1].
Questa campagna di sensibilizzazione, iniziata dal Centro d'informazione rrom
(RIC) di Sarajevo, sostenuta dall'organizzazione umanitaria World Vision e dalla
Commissione Europea, si inscrive nel quadro della promozione del Piano d'azione
per i Rrom nei settori dell'impiego, dell'alloggio e della sanità (pubblicato a
gennaio 2009). L'adozione di quest'ultimo da parte del Consiglio dei Ministri il
3 luglio 2008, ha permesso alla Bosnia Erzegovina di diventare l'11° membro del
Decennio per l'Integrazione dei Rrom (2005-2015) [2].
Le OnG rrom si attivano al fine di applicare le misure concrete prese nei
mesi scorsi a livello nazionale. Per esempio, questo Piano d'azione prevede che
le imprese bosniache che assumessero dei Rrom beneficerebbero di alcuni
vantaggi, tra cui un aiuto finanziario dallo Stato.
Così, una delle priorità di questo Piano d'azione è, senza sorpresa,
l'accesso all'impiego. Questa misura condiziona molto evidentemente l'accesso
ala sanità e l'ottenimento di alloggi decenti e mira a far uscire questa
popolazione da una situazione di estrema precarietà, essendo oggi i Rrom la
minoranza nazionale più numerosa e più povera del paese. Il tasso di
disoccupazione è certamente molto elevato in Bosnia Erzegovina (circa il 47%
della popolazione ed il Cantone di Sarajevo conta 71.000 persone alla ricerca di
un impiego), ma la minoranza rrom è particolarmente toccata da questo fenomeno.
In effetti, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina è alla disoccupazione (sapendo
che il paese conta tra i 76.000 ed i 100.000 Rrom secondo le stime delle OnG
locali) e tra quanti di loro hanno un lavoro, solamente il 2-3% lavorano nel
settore pubblico. Nel Cantone di Sarajevo, solo l'1% dei Rrom hanno un impiego
per una comunità che non cessa di crescere e che conta attualmente tra le 8.000
e le 10.000 persone [3]. Per (soprav)vivere, una gran parte
della comunità rrom recupera e rivende materiale di ogni sorta di materiale
(ferro, alluminio, ecc.) destinato al riciclaggio. D' altronde, il Piano
d'azione preconizza lo sviluppo nel settore ambientale, favorendo il loro
accesso ai Rrom.
Le Courrier de la Bosnie-Herzégovine ha incontrato nel febbraio
2009 due dei membri del Consiglio dei Rrom di Bosnia Erzegovina [Vijeće Roma BiH].
Sanela Bešić è coordinatrice del Consiglio dei Rrom e del Centro d'informazione
rrom (RIC) di Sarajevo. E' pure rappresentante dei Rrom di Bosnia Erzegovina al
Forum europeo dei Rrom e membro del Comitato per i Rrom del Consiglio dei
Ministri. Ramiz Sejdić è, quanto a lui, presidente dell'associazione "Prosperità
dei Rrom" di Sarajevo e mediatore nell'ambito del programma "Pristup" (Accesso)
che fornisce aiuto in materia di orientamento e impiego. Tutti e due ci hanno
confidato le difficoltà con le quali si sono confrontati nella loro lotta
quotidiana per l'integrazione dei Rrom nella società bosniaca. Un'integrazione
che passa soprattutto per il loro inserimento nel mercato del lavoro.
Malgrado le difficoltà, sono determinati a proseguire nei loro sforzi per
costruire l'avvenire dei Rrom di Bosnia Erzegovina, anche se l'appello al
rispetto dei diritti delle minoranze lanciato dalle istituzioni europee ed
internazionali, come da alcune OnG rrom e non rrom, non sembra essere realmente
inteso dalle autorità bosniache. Queste affermano di avere questioni più
importanti da affrontare, in vista della situazione economica, politica e
sociale della Bosnia.
"In Bosnia Erzegovina, i tre popoli principale [bosniaco, croato e serbo]
lottano per il potere. Non abbiamo posto in questo dibattito, siamo la loro
ultima preoccupazione", dichiara Sanela Bešić. "Tutti parlano della crisi
economica ma per noi, è crisi da più di dieci anni...", aggiunge. Ricorda come
la guerra sia stata una vera rottura per i Rrom, nel senso che la
maggioranza di loro non hanno più ritrovato l'impiego che avevano nelle officine
prima del conflitto.
In più, Sanela Bešić evoca casi in cui i Rrom hanno salari tre volte
inferiori ai non-Rrom per esercitare la stessa professione. Inoltre, i giovani
rrom diplomati fanno fatica a trovare un impiego qualificato. Ciò malgrado, le
OnG intendono continuare a sostenere l'istruzione. Una vera scommessa sul
futuro.
Per esempio, attraverso il programma "Pristup", Ramiz Sejdić permette ai Rrom
che lo desiderano di proseguire negli studi da dove li avevano interrotti,
grazie ad un accordo stabilito con diverse scuole primarie e secondarie del
cantone di Sarajevo. Inoltre questo programma, sostenuto dall'ambasciata di
Spagna e lanciato nel 2007 dall'AECID (Agenzia Spagnola per la Cooperazione
Internazionale e lo Sviluppo), favorisce l'accesso al lavoro dei Rrom nel
Cantone di Sarajevo aiutandoli a effettuare tutti i passi necessari per la
ricerca di un lavoro. Ugualmente assicura di seguire i candidati per studiare la
loro integrazione nel mercato del lavoro. L'agenzia conta quattro impiegati, di
cui due Rrom, ed ha aperto le porte tre mesi fa nel centro di Sarajevo.
Questa esperienza è unica in Bosnia Erzegovina ed i risultati ottenuti in
Spagna (dove si trovano 70 agenzie di questo tipo) e negli altri paesi dei
Balcani - in particolare in Romania - incoraggiano ad estendere questo programma
al Cantone di Tuzla, una delle regioni del paese che conta più Rrom.
Ramiz Sejdić insiste sulla buona accoglienza che è riservata a quanti
vogliono beneficiare di questi programmi. Alcuni hanno bisogno di essere
ascoltati e rassicurati in interviste che durano dai 30 ai 45 minuti. "Quando
vanno ad iscriversi come richiedenti lavoro, li si iscrive in due minuti, poi
non li si ricorda mai più", precisa. Quanto all'agenzia, contatta regolarmente i
suoi candidati per proporre loro offerte d'impiego, soprattutto nel settore
delle pulizie o della vendita. L'agenzia conta oggi 95 tirocinanti e 5 di loro
sono riusciti a trovare un lavoro nel Cantone di Sarajevo. Sono manutentori e
giardinieri (parchi, fiumi).
Tuttavia, molti Rrom non credono più in questo tipo di programma e Ramiz
Sejdić spiega che la maggior parte del suo lavoro, in quanto mediatore, è di
riconquistare la loro fiducia.
Questa diffidenza s'esprime ugualmente riguardo ai leader politici rrom.
Molti di loro dimenticano la loro comunità una volta arrivati a posti
importanti. Questa mancanza di fiducia nelle elite politiche è un serio freno ad
una mobilitazione politica più importante delle comunità rrom. La figura di
leader è totalmente svuotata di credibilità.
Sanela Bešić e Ramiz Sejdić concordano nel dire che i Rrom che si sono
iscritti ad un partito politico o un sindacato bosniaco non difendono più laloro
comunità, ma unicamente il loro proprio interesse e quello della loro
organizzazione. Secondo loro, solo la creazione di un partito politico o di un
sindacato rrom in Bosnia Erzegovina sarebbe suscettibile di risolvere questo
problema di rappresentazione, permettendo alla comunità rrom ed ai suoi
leader di pesare nel paesaggio politico bosniaco. Per restare fedeli al detto
"niente per noi senza di noi" [4].
[1] I mi želimo život dostojan čovjeka
[2] Il Primo Ministro di Bosnia Erzegovina, Nikola Spiric, ha
firmato la Dichiarazione del Decennio il 4 settembre 2008, nel corso della 14^
riunione dei membri del Decennio dei Rrom a Belgrado.
[3] Tutte queste cifre sono approssimative, dato che è molto
difficile recensire il numero esatto dei Rrom, soprattutto a causa delle
migrazioni economiche.
[4] "Ništa za nas bez nas"
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:08:02, in lavoro, visitato 2176 volte)
Da
Roma_Italia
Laura Clarke, 15/04/2009
L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì
del XIX secolo
Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana 952 è come entrare in
un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo
ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto
o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale.
L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra:
verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica
Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura
ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo.
L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma
est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare
un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice
la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata
artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua
passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è
l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?"
Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom
sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle
più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom
cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse
comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente
abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano
un vestito e così è nata l'idea della sartoria.
"Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a
cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto
la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante.
Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono
rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono
per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che
erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea
all'iniziativa.
Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti
ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni
che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i
loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le
anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si
vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi
sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire,
impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.
All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini
in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute
couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una
collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi
QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della
cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al
Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato
garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in
via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto
all'integrazione degli stranieri nell'area.
La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti,
scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto
con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando
pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono
originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo
cucitrice Gabi
Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di
vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai
1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e
del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che
guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano
alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.
Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle
pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di
Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine
di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti
fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha
riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della
Cesarina, non lontano dal laboratorio.
A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In
primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove
introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena
lanciato un sito web
per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti
un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.
Antica Sartoria Rom
Via Nomentana 952
tel. 339/2357366 (Carmen)
anticasartoriarom@libero.it
www.anticasartoriarom.it
Di Fabrizio (del 25/04/2009 @ 09:56:02, in lavoro, visitato 1907 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
Ma la liberazione non è per tutti, non è per gli stranieri, non è per
Rom e Sinti, i cosiddetti zingari.
Questi ultimi –davvero ultimi in ogni cosa a partire dai diritti più elementari-
non sono liberi in questo paese: nemmeno possono partecipare al corteo che
ricorda la fine della Lotta di Resistenza e la nascita conseguente della
Costituzione repubblicana. Se lo fanno, possono perdere il posto di lavoro, se
riconosciuti dal padrone in una fotografia, in un filmato, di quelli che ci
facciamo tra di noi per ricordare questa giornata, o che ci fanno fotografi e
operatori di giornali e televisioni.
Ecco nella foto l’Unità (dedicata ai morti sul lavoro), come dovrebbero
presentarsi: MASCHERATI.
[immagine non riportata]
Rom e Sinti, italiani, europei o no, sono NEGATI AL LAVORO, anche se
lavorano, faticatamente, in nero, saltuariamente, quando possono, respinti e
discriminati. Clandestini anche se regolari.
L’Associazione milanese Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti ha
tenuto per un anno e mezzo uno sportello sindacale, col sostegno di Camera del
Lavoro e Fillea Cgil, dentro nel campo di via Triboniano: uno
scandalo. Che c’entrano gli zingari col sindacato, col lavoro (in molti se lo
sono chiesto), dato che sono notoriamente TUTTI ladri e ladri di bambini? La
leggenda è più forte di ogni realtà: ne basta uno per cancellare tutti gli altri
e confermare che così stanno le cose. Per Rom e Sinti la colpa è sempre
collettiva, mai individuale. Basta l’indirizzo del campo per perdere o non
trovare lavoro. Perché nel nostro paese, il peggiore per loro in Europa, devono
vivere in ghetti noti e additati, veri lager, da cui è difficile uscire; in cui
l’infanzia, oggetto di commosse quanto astratte considerazioni, viene offesa e
repressa ogni giorno. Se vanno a scuola, la perderanno al primo licenziamento
del genitore che lavora, al primo inutile feroce sgombero.
Gli SGOMBERI sono l’inefficace violenta politica del governo e
dell’amministrazione comunale milanese, incuranti della Costituzione, delle
leggi, dei trattati internazionali sottoscritti, delle Dichiarazioni Universali,
delle proteste del Parlamento Europeo.
SICUREZZA PER TUTTI – LA SICUREZZA Č UN BENE COLLETTIVO, NON PRIVATO
Sicurezza è non morire sul lavoro ogni giorno; sicurezza è non subire violenza
fra le mura sicure di casa; sicurezza è aver di che vivere ogni mese sino alla
fine del mese; sicurezza è non avere un paese in cui regioni intere sono in mano
a potenti organizzazioni criminali.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n°
104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154
|