Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/09/2009 @ 08:54:47, in Italia, visitato 1911 volte)
Pregiatissimi
nell'invitarvi a partecipare all'iniziativa in oggetto che si terrà
a San Pietro al Natisone (UD) l'11 e 12 settembre p.v. e a Liessa di Grimacco
(UD) che metterà a confronto la realtà del popolo Rom in Italia e Slovenia
vi preghiamo di voler pubblicare/ovvero diffondere il nostro invito.
Grazie per la collaborazione
Il progetto Viaggio con i Rom nasce dall’esigenza di approfondire la
conoscenza della cultura Rom, elemento che fa parte della vita di un popolo
senza terra. Un popolo che si è dovuto adattare nel corso dei secoli a
vivere in simbiosi con altri popoli per sopravvivere alle persecuzioni e ai
massacri.
In una società come la nostra, che si definisce evoluta e civile, non c'è spazio
per il diverso e, quindi, anche per i Rom, popolo dalle antiche e leggendarie
tradizioni.
Ogni progetto di integrazione sociale che fino ad ora è stato attuato in Italia
ha avuto come scopo l'assimilazione dei Rom alla cultura maggioritaria,
determinando una loro sempre più ampia marginalizzazione e assimilazione con il
tessuto deviante della società.
Circolo di cultura Ivan Trinko - Cividale del Friuli
/info:/
tel. 0432.731386 -
kdivantrinko@libero.it
tel. 0432.727332 –
beneskagalerija@yahoo.it
Di Fabrizio (del 08/09/2009 @ 09:14:23, in Italia, visitato 1627 volte)
Segnalazione di Mauro Sabbadini:
Ti segnalo questo articolo uscito lunedì 7 settembre, sull'edizione
cartacea del giornale c'è molto di più (compresa la dichiarazione della polizia
municipale:"non possiamo farci nulla: hanno la residenza"...)
forse può interessare. come Arci non siamo mai riusciti a entrare veramente in
contatto con i sinti di via Friuli, e i virgolettati anonimi del servizio mi
fanno pensare che anche il giornale non sia andato oltre
buon lavoro
7 settembre 2009 - di Valentina Fumagalli
VARESE I «dimenticati di via Friuli», così i sinti che abitano il
campo di Valle Olona si definiscono. Dimenticati dall’amministrazione e
dall’assistenza sociale. Ma ora non ci stanno più. Alzano la voce e chiedono al
Comune di trovare loro un’altra sistemazione. Un posto più adatto per vivere e
crescere i loro figli. In via Friuli non ci vogliono più stare. Per capirne le
ragioni bisogna fare un passo indietro. Bisogna tornare alle origini
dell’insediamento nella città giardino, vent’anni fa. Inizialmente i nomadi si
stabilirono in via Crispi, sede tradizionale del luna park varesino prima dello
spostamento alla Schiranna.
Erano sinti, e non rom come erroneamente vengono definiti, etnia tipica delle
famiglie dei giostrai provenienti da Mantova. Dopo qualche tempo ci fu il primo
fallimentare tentativo dell’amministrazione di residenzializzazione. Attaccati
alle loro tradizioni e insofferenti all’idea di trasferirsi in un appartamento,
vennero ulteriormente spostati in via 25 Aprile. Nel 1999 poi, a seguito della
riqualificazione della palestra comunale, fu proposta la soluzione, temporanea,
di via Friuli. Dieci anni fa tre nuclei familiari composti da otto persone
traslocarono armi e bagagli a Valle Olona per non spostarsi più. «Una campo in
mezzo al nulla – lo ricordano i più anziani - Ci spostarono qui a pochi metri
dal depuratore maleodorante, di fianco al canile e a una fattoria da cui
arrivano ratti e insetti, senza acqua e corrente. ». Si può facilmente
immaginare che il posto non fosse dei più accoglienti ma negli anni
l’amministrazione ha provveduto a rendere abitabile il campo.
«Pian piano ci hanno attaccato l’acqua e la corrente ma i topi sono rimasti».
Oggi le roulotte sono una decina per nove famiglie e almeno una trentina di
persone tra cui 13 bambini. «E solo un bagno – protestano - Abbiamo un solo
servizio igenico che dobbiamo usare tutti e non capiamo come l’Asl abbia
rilasciato le autorizzazioni sanitarie. L’igiene non c’è. Non abbiamo
l’allacciamento fognario per cui gli scarichi li dobbiamo riversare nella
campagna a ridosso del campo. Fanno cattivo odore e attirano i topi». Le
condizioni igenico sanitarie non sono, secondo loro, sufficienti e i bambini
sono sempre malati.
«Hanno le croste, sono perennemente raffreddati, non è l’ambiente giusto in cui
farli crescere». La richiesta all’amministrazione è quindi quella di trovare una
sistemazione più decorosa e con alcune garanzie. Ovvero: «Non vogliamo abitare
in appartamento – spiegano - Non siamo abituati agli spazi chiusi, non è nella
nostra cultura. A meno che non si tratti di una soluzione al pian terreno con
giardino. Vorremmo avere la possibilità di stare fuori, in casa ci manca l’aria.
Non possiamo neanche vivere in condominio perché la convivenza con le altre
persone non è facile. Non riusciamo a integrarci e i bambini vengono
discriminati». Insomma, urge una nuova collocazione per le loro roulotte. Un
altro campo sarebbe perfetto. «Sono anni che chiediamo di essere trasferiti ma
nessuno ci ascolta. Ci hanno abbandonati qui. Nessuno viene mai a vedere come
stiamo o se abbiamo bisogno di qualcosa. I servizi sociali latitano e anche se
andiamo noi in Comune non ci ascoltano». Insomma la situazione è diventata
insostenibile e da via Friuli se ne vogliono andare al più presto. «È ora che
l’amministrazione ci ascolti».
Di Fabrizio (del 10/09/2009 @ 09:10:02, in Italia, visitato 1812 volte)
Dal 1948
Servizio Civile Internazionale. Onlus
Membro consultivo dell'UNESCO e del Consiglio d'Europa
ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri
Segreteria Nazionale
COMUNICATO STAMPA
I dimenticati fra i dimenticati
Dal 10 al 12 settembre 2009
"La Città dell’Utopia"
Via Valeriano, 3f (Metro B San Paolo)
"I dimenticati tra i dimenticati" è un progetto promosso dalla branca
italiana del Servizio Civile Internazionale (SCI) insieme al Centro
Europeo di Studi sulla Discriminazione di Bologna (CESD) e allo
SCI Romania. E’ sostenuto dalla Commissione Europea nell’ambito del
programma "Citizenship".
Il progetto è incentrato sulla memoria della persecuzione nazi-fascista contro
le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) e contro il popolo
Rom. Lo scopo principale è quello di contribuire a ricordare ciò che è accaduto
a coloro che sono stati perseguitati ma che raramente vengono menzionati come
vittime del nazi-fascismo e di riflettere sulla attuale situazione di
discriminazione delle persone LGBT e Rom.
Il Servizio Civile Internazionale,
in collaborazione con Romà Onlus, Circolo Mario Mieli e
Federazione Romanì,
vi invita all’evento conclusivo del progetto
"I dimenticati tra i dimenticati"
dal 10 al 12 settembre
"La Città dell’Utopia"
Via Valeriano, 3f (Metro B San Paolo)
Programma:
10 settembre 2009 [dalle 18.30]
"La persecuzione dei Rom e Sinti"
- Aperitivo
- Dibattito sulla persecuzione dei Rom e dei Sinti con:
Paolo Finzi, redattore di "A", rivista anarchica;
Luca Bravi, ricercatore Università di Firenze;
Graziano Halilovic, presidente Romà onlus.
Modera: Stefania Pizzolla, presidente del Servizio Civile Internazionale
- A seguire proiezioni video di:
"A forza di essere vento" e "Le donne vestivano gonne fiorite"
Ingresso libero, aperitivo su sottoscrizione
11 settembre 2009 [dalle 18.30]
"La persecuzione fascista degli omosessuali"
- Aperitivo
- Dibattito sulla persecuzione fascista degli omosessuali con:
Gianfranco Goretti, storico e scrittore;
Luca De Santis, scrittore;
Andrea Maccarrone, Circolo Mario Mieli
Modera: Matteo Bonini Baraldi, presidente CESD
- A seguire la proiezione del film
"Paragraph 175"
Ingresso libero, aperitivo su sottoscrizione
12 settembre 2009 [dalle 18.30]
"I dimenticati in Europa"
- Dibattito con:
Nazareno Guarnieri, Presidente Federazione Romanì;
Patrizia Dogliani, storica, Università di Bologna (in collegamento Skype)
A seguire
- Cena Romanò Hapé (specialità zigane)
- Concerto di musica zigana con i Gipsy Balkan
Ingresso libero, cena su sottoscrizione
Gli eventi sono realizzati con il contributo della Commissione Europea e sono
patrocinati dal Municipio XI e dalla Provincia di Roma.
La Città dell’Utopia
Via Valeriano, 3f (San Paolo) / 0659648311 / 3465019887 /
http://www.lacittadellutopia.it/ Chiuso: sab. dom. a parte per iniziative /
Aperto: 11-19,30 / Locale non climatizzato / Non accessibile a sedie a rotelle /
Entrata GRATIS
Il progetto "La Città dell’Utopia" dell’associazione Servizio Civile
Internazionale, con il patrocino del Municipio XI, è un progetto laboratorio di
Cittadinanza attiva e sviluppo territoriale che propone all’interno dell’antico
Casale Garibaldi corsi e laboratori sociali, iniziative culturali (serate
tematiche, incontri dibattito, concerti, mostre, video-proiezioni), mercatino
contadino, affitto spazio per associazioni, sportello Linux, giardino
sperimentale e campi di volontariato internazionali e locali.
Daniel Brusco
Servizio Civile Internazionale
via Cruto 43 - 00146 Roma
tel: 0039 06 5580661 - fax 0039 06 5585268
skype: daniel.brusco
Sito web: www.sci-italia.it
E-mail: comunicazione@sci-italia.it
Di Fabrizio (del 11/09/2009 @ 09:54:36, in Italia, visitato 1685 volte)
Rho (Milano) 5/09/2009 La Fornace organizza una festa e attacca la linea
dura scelta dal Comune sui campi rom
Una Rho solidale è possibile: il centro sociale La Fornace organizza per il
18 settembre una festa balcanica presso il campo di via Sesia, per testimoniare
solidarietà ai nomadi e promuovere la conoscenza reciproca. Una proposta che è
anche polemica verso la linea sostenuta dall’amministrazione comunale rhodense.
"Quando si tratta di prendersela – scrive infatti il collettivo - con i più
deboli, Zucchetti non si smentisce mai. Così, non ci ha pensato su due volte
ad aderire alla proposta dell’assessore regionale Maullu di stabilire un "numero
chiuso" di presenze di rom e sinti a Milano e in provincia. Questo atto
rappresenta la fase conclusiva di uno sgombero del campo a "bassa intensità"
iniziato all’indomani dell’insediamento dell’attuale amministrazione e basato su
una campagna mediatica intrisa di intolleranza e xenofobia che ha individuato
nei rom uno dei bersagli preferiti". "Dietro questo razzismo istituzionale si
cela una politica del consenso che, agitando lo spauracchio dei rom, vuole
distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri problemi di questo
territorio: aziende che chiudono lasciando a casa migliaia di lavoratori solo
per soddisfare agli appetiti immobiliari più sfrenati degli speculatori di turno
in vista di Expo 2015 e una Fiera che aveva promesso mari e monti per poi
rivelarsi un soggetto economico arrogante". Il riferimento è a varie vicende
avvenute a Rho, dagli "sconti sull’ICI" alla questione della fermata dei treni
interregionali a Rho, allo smaltimento delle acque nere.
"Il sindaco pensa che "sia necessario promuovere nelle aree con alta densità
abitativa un divieto al nomadismo e promuovere efficacemente proposte abitative
e lavorative". Se fosse applicata, questa idea significherebbe una limitazione
della libertà di circolazione sul territorio italiano effettuata su base etnica
e, quindi, gravemente discriminatoria".
Per rispondere alla politica dell’amministrazione "il 18 settembre è in
programma una festa balcanica presso il campo di via Sesia organizzata insieme
ai rom e aperta alla cittadinanza. Per dimostrare che il popolo rom non
rappresenta un’emergenza, ma fa parte del tessuto sociale di questa città, che
al contrario dei propri amministratori vuole essere una aperta e solidale.
Questa festa si inserisce all’interno della mobilitazione promossa da
movimenti, associazioni e partiti, che costellerà di eventi antirazzisti Milano
e provincia fino al 17 ottobre. Tutte queste iniziative sono dedicate ad Abba,
il ragazzo italiano ucciso a sprangate il 14 settembre del 2008 in via Zuretti a
Milano solo perché di colore".
Di Fabrizio (del 14/09/2009 @ 09:35:05, in Italia, visitato 1905 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale, la fonte è Amnesty
International
11 settembre 2009 AZIONE URGENTE - LA COMUNITA' ROM DI FRONTE AD UNO SGOMBERO
FORZATO
Le autorità cittadine di Milano [...], si stanno preparando a sgomberare di
forza una comunità di circa 200 Rom che vivono nella zona Rubattino ad est della
città. Secondo i media e le OnG locali, è stato loro annunciato che lo sgombero
avverrà entro il 21 settembre.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, non è chiaro quale
sistemazione alternativa sarà offerta alla comunità dell'area Rubattino. Non
sono stati consultati sull'imminente sgombero, e le autorità non hanno fatto
nessun tentativo trovare con loro qualsiasi alternativa praticabile. Duranti gli
sgomberi precedenti di comunità rom, le autorità hanno offerto una forma di
rifugio a breve termine (settimane o pochi mesi), e soltanto a donne e bambini
piccoli, nei dormitori cittadini per senza tetto.
Senza sistemazione alternativa, le famiglie vivranno dure condizioni in un
altro campo improvvisato, o lasciati senza un riparo elementare, il che
significa che dovrebbero vivere all'aperto anche con cattive condizioni di
tempo. La comunità include circa 70 bambini, 40 dei quali frequentano le scuole
nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia di interrompere la loro scolarizzazione e
la loro istruzione. Secondo la legge, le autorità dovrebbero notificare lo
sgombero ad ognuno, a voce o per scritto, ma, secondo le informazioni
disponibili ad Amnesty International, questo non è avvenuto. Dato che la
comunicazione non è stata formalizzata in questa maniera, la comunità non può
fare ricorso in tribunale, e fermare o posticipare lo sgombero.
La maggior parte di quanti vivono nel campo di Rubattino hanno sperimentato
almeno uno sgombero forzato. I precedenti sgomberi forzati hanno comportato la
distruzione dei ripari, vestiti, materassi, e talvolta medicine e documenti. Si
ritiene che che tutti questi sgomberi siano attuati senza le procedure di
sicurezza richieste dagli standard dei diritti umani regionali ed
internazionali.
PER FAVORE SCRIVETE IMMEDIATAMENTE:
- Per fare pressione sulle autorità di non sgomberare a forza le famiglie
rom che attualmente vivono nell'area Rubattino;
- Per ricordare alle autorità che gli sgomberi forzati, attuati senza
protezione legale, sono proibiti dalle leggi internazionali, come flagrante
violazione di una serie di diritti umani, in particolare, quello ad un
alloggio adeguato;
- Per far pressione sulle autorità perché gli sgomberi siano adoperati
soltanto come ultima misura, e soltanto con tutte le garanzie richieste
dagli standard dei diritti umani regionali ed internazionali, includano
reali consultazioni coi residenti dell'area coinvolta ed esplorino
alternative fattive; forniscano loro un adeguato e ragionevole periodo
d'anticipo per la notifica; garantendo il diritto all'indennizzo legale,
inclusa la possibilità di ricorso in tribunale con aiuto legale; forniscano
una sistemazione alternativa adeguata ed un rimborso per tutte le perdite;
assicurando nessun maltrattamento dei Rom.
INVIATE IL VOSTRO APPELLO PRIMA DEL 21 SETTEMBRE 2009, A:
Dott. Valerio Lombardi
Prefetto di Milano
Palazzo Diotti
Corso Monforte, 31- 20122 Milano
Italy
Email: prefettura.milano@interno.it
CON COPIA A:
Vice Sindaco Riccardo De Corato,
Piazza Scala, 2 – 20121 Milano
Italy
Email: vicesindaco.decorato@comune.milano.it
[...]
INFORMAZIONI AGGIUNTIVE:
Negli ultimi 10 anni, in Italia sono avvenuti numerosi sgomberi forzati di
comunità rom. Gli sgomberi forzati sono diventati più frequenti dopo che accordi
speciali (Patti per la Sicurezza) sono stati firmati dal governo nazionale con
le autorità locali, incluse quelle di Milano, il 18 maggio 2007. Come risultato
di questi accordi speciali, alcuni poteri sono stati trasferiti dal Ministro
degli Interni alle autorità locali, con lo scopo di affrontare le minacce alla
sicurezza percepita, incluse quelle che si suppone vengano poste dalla presenza
di comunità rom in queste città.
A maggio 2008 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DCPM 21
Maggio 2008) ha conferito poteri di emergenza ai Prefetti (che sono i
rappresentanti permanenti del governo centrale sul territorio) per un anno, al
fine di risolvere "l'emergenza nomade", adoperando una legge del 1992 promulgata
per fornire poteri d'emergenza in caso di disastri naturali. Questo decreto
(susseguentemente esteso dal DCPM 28 maggio 2009) ha dato ai Prefetti la
possibilità di derogare da un certo numero di leggi. I poteri possono essere
esercitati contro gente di qualsiasi nazionalità che si suppone essere "nomade".
Risulta riguardare in maniera sproporzionata i Rom.
Per la legge internazionale gli sgomberi forzati - che sono sgomberi
effettuati senza appropriate garanzie procedurali, inclusa la possibilità di
richiedere indennizzo attraverso i tribunali, e senza l'assicurazione di una
sistemazione alternativa adeguata - sono una evidente violazione di diversi
diritti umani, incluso quello ad una sistemazione adeguata. Gli sgomberi possono
avvenire soltanto come misura ultima, una volta che tutte le alternative siano
stati esplorate e soltanto con le appropriate protezioni procedurali, in accordo
con gli standard regionali ed internazionali dei diritti umani. L'Italia è
finita sotto critiche severe di corpi dei diritti umani regionali ed
internazionali, incluso il Comitato Europeo sui Diritti Sociali, che ha trovato
l'Italia in violazione della Carta Sociale Europea. L'Italia ha comunque mancato
di raccogliere queste raccomandazioni ed al contrario ha continuato ed in alcuni
casi aumentato gli sgomberi forzati di comunità rom.
Di Fabrizio (del 15/09/2009 @ 08:56:53, in Italia, visitato 1379 volte)
Red, 9:20
Sdegno in città per le numerose scritte xenofobe nei muri. L´allarme qualche
giorno fa del Cantiere Sociale
Balaguer: "Basta Zingari"
ALGHERO - "Basta Zingari": è una delle tante scritte (nella foto) che
da giorni ormai si possono leggere in molte zone della città. Le abominevoli
frasi sono tutte "firmate" con vernice nera e impreziosite di simboli
riconducibili ai periodi più bui della democrazia.
L'allarme sulla presenza delle vergognose scritte, è stato lanciato qualche
giorno fa dal
Cantiere Sociale l'Alguer. Scritte in diverse parti di Alghero: Sul colle
Balaguer, al Calabona, nella Madonnina della strada campestre di Valverde, in
via Carrabuffas, e non solo.
Sdegno e preoccupazione in molti cittadini. La comunità Rom presente in città,
infatti, cerca con fatica un'integrazione difficile soprattutto per la mancanza
di politiche d'integrazione adeguate. La sola situazione che sono costretti a
vivere nel campo di Fertilia rasenta l'inciviltà più profonda. Condizioni
igienico-sanitarie indecenti, che certo non facilitano un percorso d'inserimento
nella società. Alle disdicevoli scritte, il resto.
Di Fabrizio (del 17/09/2009 @ 09:45:53, in Italia, visitato 2116 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Venerdì 18 settembre 2009 ore 16:30
"Casilino 900", via Casilina 900 - Roma
Presentazione del numero 19 di "Zapruder. Rivista di storia della
conflittualità sociale":
Stranieri ovunque
(a cura di Andrea Brazzoduro e Gino Candreva)
Gitanos, gypsies, kalé, manouches, rom, romanichels, sinti; ma anche caminanti,
travellers e viaggiatori: popolazioni, gruppi e persone diverse che in
Italia (a differenza della maggioranza degli altri paesi europei) sono
comunemente designate come "nomadi", anche dalla stampa progressista che lo
ritiene un gesto di particolare sensibilità umana e politica rispetto al più
connotato "zingari" (che invece rivela solo quello che "nomadi" cerca
maldestramente di nascondere).
A partire dalla questione del nome "Storie in movimento" ha aperto un cantiere
di ricerca secondo le modalità di lavoro che lo contraddistinguono come
laboratorio storiografico atipico. Tenendo insieme alto e basso, analisi delle
fonti e registro divulgativo, attraversando entrambe i territori (spesso
reciprocamente ostili) della storiografia universitaria e di pratiche di ricerca
meno distanti dalla storia nel suo farsi, questo numero di "Zapruder" si propone
come un’indagine – parziale, frammentaria e non sempre consensuale – di una
realtà complessa quanto misconosciuta.
A fronte delle grida scomposte contro il "pericolo zingaro" e allarmati dal
conseguente manifestarsi di una gamma di fenomeni che va dal micro-fascismo al
pogrom (pensato, declamato, desiderato e in qualche caso agito), "Storie in
movimento" si è sforzata di capire, di adoperare gli strumenti che le sono
propri, quelli della critica storica, per cercare di vedere le cose più da
vicino (ma anche più da lontano).
Discuteremo di questo percorso con gli abitanti di uno dei più grandi “campi
rom” d’Europa, "Casilino 900", con lo scrittore Najo Adzovic, insieme al
collettivo Stalker/Osservatorio nomade e agli autori.
A seguire musica e cucina romanì
Con la speciale partecipazione di Bianca Giovannini alla voce, Ludovica Valori
alla fisarmonica.
Organizzano:
Storie in movimento
Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale
Najo Adzovic (“Casilino 900”)
Stalker/Osservatorio nomade
www.storieinmovimento.org
info@storieinmovimento.org
349.5014996
Di Fabrizio (del 18/09/2009 @ 20:07:13, in Italia, visitato 1598 volte)
Dopo l'ordinanza di sgombero del Comune di Modugno nella scorsa settimana,
Emiliano e Rana avrebbero trovato un terreno in zona Asi. Questa mattina le
associazioni di volontariato hanno manifestato con un sit-in
Molto probabilmente si è arrivati a una soluzione dignitosa per la
comunità di nomadi residente a Modugno in via dei Gelsomini.
All’ordinanza di sgombero della scorsa settimana, con cui si obbligava i
circa 50 ospiti (27 dei quali bambini) ad abbandonare l’appezzamento di
terreno nella zona Asi, il presidente e vice presidente del consorzio Asi
(rispettivamente Michele Emiliano e Pino Rana) hanno rimediato con una
soluzione alternativa. Il sindaco di Bari e di Modugno hanno infatti
trovato e promesso una nuova sistemazione, sempre in zona Asi, con tanto di
servizi igienici e fognari essenziali, prima mancanti.
Ruolo fondamentale nella vicenda l’hanno svolto le associazioni di
volontariato, uniche a essersi interessate da principio alla sorte della più
antica comunità Rom in territorio barese. Dalle 9.00 di questa mattina
molti dei volontari avevano cominciato una protesta organizzando un sit-in,
interrotto dopo mezz’ora grazie all’arrivo di Emiliano e Rana. I due hanno
infatti dato l'annuncio che ha evitato il protrarsi della manifestazione e,
soprattutto, della condizione di incertezza circa il futuro degli abitanti del
campo provenienti dalla Bosnia-Erzegovina.
Arrivarono in Puglia dopo un lungo peregrinare. E dopo che la loro gente era
stata martoriata a causa della guerra nei Balcani. Mai davvero assistiti
dalle istituzioni, si erano sistemati in via dei Gelsomini. Gli adulti, eccetto
qualche piccolo episodio di criminalità, hanno sempre provveduto al
sostentamento delle famiglie arrangiandosi come potevano. Il risultato più
grande, ottenuto grazie all’impegno delle stesse associazioni di
volontariato che si sono mobilitate dopo l’ordinanza di sgombero, è stata la
scolarizzazione dei 27 bambini. Senza dubbio sarebbero stati proprio loro a
subire le conseguenze più gravi se il campo fosse stato smantellato senza una
soluzione alternativa.
Da questa mattina, però, sembra che le cose stiano viaggiando sui giusti binari.
Di Fabrizio (del 21/09/2009 @ 09:11:54, in Italia, visitato 2733 volte)
Vi giro (col permesso della mittente) una lettera che mi è
arrivata. Il fatto è avvenuto a fine agosto. I soggetti della discriminazione
raccontata hanno acconsentito a far circolare la loro storia, ma non hanno
intenzione di denunciare il fatto, che avviene, lo ricordo, a cavallo di episodi
simili a
Roma e a
Silvi Marina sempre durante l'agosto scorso
Ciao,
ieri ho avuto la conferma di un atteggiamento discriminatorio costantemente
attuato presso il Centro Commerciale Vulcano, adiacente alle aree dismesse
delle ex Falk (Sesto San Giovanni - MI).
Mi chiedevo se potessi darmi una dritta sul come agire in questi frangenti.
Se hai un po' di tempo a disposizione, s'intende (la vicenda è un po' lunga
da raccontare)! Grazie
Mi era già stato raccontato in passato che le guardie giurate del centro
commerciale non consentivano l'accesso alla struttura alle persone di etnia
rom. Siccome però sono a conoscenza del fatto che alcuni membri del nucleo
familiare che mi ha riferito tale fatto sono stati in passato arrestati per
furto, avevo inizialmente pensato che non si trattasse di un divieto d'ingresso
su base etnica: pensavo che forse avessero tentato di rubacchiare qualcosa nel
supermercato e che successivamente fosse stato loro impedito l'ingresso per
questo motivo.
Ieri però mi trovavo a Sesto San Giovanni e prima di partire per il giro di
commissioni che dovevo svolgere con un'amica (rom), dato il caldo, decidiamo di
comperare qualcosa da bere: suggerisco di andare proprio al Vulcano, in quanto
ci trovavamo lì a due passi.
Sembrano non esserci problemi, ma a pochi passi dall' entrata la mia amica si
rifiuta di proseguire perché afferma che ai rom l'ingresso non è consentito:
decido di entrare solo io, ma prima le chiedo di mostrarmi il dente che le fa
male, così se trovo una farmacia all'interno del centro commerciale le compero
qualcosa per il dolore.
Ora succede qualcosa di totalmente imprevisto: non so se la guardia abbia letto
la cosa come gesto talmente "intimo" da significare necessariamente il fatto che
fossi parente della ragazza, oppure il fatto che indossassi una gonna l'ha
confuso, sta di fatto che pensa che anch'io sia una ragazza rom.
Guardia: Non puoi entrare.
Io: Perché?
G: Perché VOI non potete entrare.
I: Noi chi?
G: Voi.
Colta alla sprovvista, sorpresa del fatto che mi avesse scambiato per una
parente della mia amica (in effetti lei ha i capelli piuttosto chiari e mossi
come i miei) mi faccio prendere un po' dal panico e gli mostro il tesserino
dell'università, che è l'unico "documento" di cui dispongo. A quel punto entro.
Ripensandoci con calma, non mi sarei dovuta sentire in dovere di identificarmi,
in quanto la guardia non mi aveva chiesto alcun documento, ma al momento ero
molto indispettita.
Quando esco è ancora lì, mi guarda come se volesse dirmi qualcosa (o se volesse
capirci qualcosa), ma tanto io ho già intenzione di fermarmi per dirgli che c'è
una legge in Italia che vieta di non consentire l'ingresso ad esercizi
commerciali aperti al pubblico facendo discriminazione su base etnica. Perché se
prima di questo episodio potevo avere qualche dubbio, ora ne sono certa: se sei
zingaro lì non entri.
Scambiando qualche parola con la guardia, emerge che si tratta di una "linea
guida" data dalla direzione del centro, dalla quale le guardie non possono
discostarsi: gli è stato ordinato di non consentire l'ingresso ai rom. Boh.
A questo punto mi chiedo: che cosa fare in questi casi? Chiedo di parlare con la
direzione? Mi rivolgo subito alle forze dell'ordine?
E ora? Dovrei lamentarmi con la direzione?
chi volesse contattare la direzione del Centro Commerciale (Gruppo
Caltagirone) può cliccare sull'immagine
Comunque chi mi ha scritto si recherà nuovamente sul
posto con alcune ragazze per verificare se consentiranno o meno l'accesso: nel
caso in cui venisse negato, chiederà di parlare direttamente con la direzione
per conoscere le "motivazioni" di tale divieto (vorrei capire di chi è la
responsabilità di tale comportamento e se si tratta di casi isolati dettati dal
momento o di una prassi operativa delle guardie). Se ci saranno novità vi terrò
aggiornati
Di Fabrizio (del 23/09/2009 @ 09:18:38, in Italia, visitato 2952 volte)
Se ricordate il recente fatto qui denunciato riguardo al
Centro commerciale Vulcano (Milano), chi mi aveva scritto è ritornata sul
"luogo del delitto". Quella che segue è la sua testimonianza:
chi volesse contattare la direzione del Centro Commerciale (Gruppo
Caltagirone) può cliccare sull'immagine
Oggi sono stata al centro commerciale con una ragazza rom: anche questa volta
appena varcata la soglia ci è venuta incontro una guardia dicendoci che non
potevamo entrare. Ho chiesto spiegazioni ma ho ricevuto risposte evasive. Siamo
comunque entrate e abbiamo fatto acquisti presso il supermercato.
Sono tornata successivamente da sola e ho chiesto ad un'altra guardia di poter
parlare con la direzione (la prima che avevo incontrato non aveva dato risposta
alla mia richiesta): ho così potuto porre alcune domande al responsabile della
sicurezza del centro, il quale si è dimostrato molto più disponibile di quanto
pensassi.
La direzione è cosciente del fatto che non è legale non consentire l'ingresso a
chi vuole accedere al centro, in quanto si tratta di un luogo aperto al
pubblico: le guardie si devono limitare a far sapere, in questo caso ai rom, che
"non sono persone gradite". In realtà mi è parso di cogliere da parte delle
guardie poste all'ingresso un atteggiamento più deciso (le parole che sono state
rivolte alla ragazza che era con me sono state "tu non puoi entrare").
Le motivazioni addotte sono state: in passato si sono verificati dei furti, gli
abitanti del campo abusivo vicino al centro commerciale si presentano "vestiti
male e maleodoranti" e alcuni di loro ubriachi.
Il responsabile delle guardie mi ha sottolineato come non si tratti di un
comportamento razzista e di come non venga di fatto vietato l'accesso ai rom in
quanto "se qualcuno si impuntasse per entrare potrebbe benissimo farlo".
Se per alcuni versi la spiegazione che mi è stata fornita è convincente, ci sono
alcuni punti che mi lasciano perplessa.
Innanzitutto parlando con alcune ragazze rom, nonostante abbia cercato di
spiegare come sia loro diritto accedere al suddetto centro commerciale, ho
notato come quanto quasi ordinato dalle guardie non venga messo in discussione :
non so se sia dovuto allo status ("la guardia mi dice che non posso entrare, io
non entro"), alla vergogna di essere ripresi davanti agli altri clienti del
supermercato nel momento in cui si tenta di entrare ("la guardia mi dice di
andare via e ci sono tutti gli italiani che mi guardano male"), o magari non
sono stata io in grado di spiegare loro come stanno le cose (parlo solo
italiano).
Secondo me alle guardie questa cosa fa comodo: nel momento in cui dicono che "se
qualcuno si impuntasse per entrare potrebbe benissimo farlo", sanno che questo
non si verificherà.
In secondo luogo non mi sembra corretto generalizzare: se qualcuno ha commesso
dei furti non vedo per quale motivo debbano essere identificati tutti come
ladri, se qualcuno si è presentato ubriaco perché tutti non possano entrare.
Per quanto riguarda la questione del'igiene, il campo nel quale abita questo
gruppo di rom è abusivo, senza acqua corrente: non si può certo considerare il
massimo della pulizia, ma posso assicurare che l'aspetto di queste persone è
sempre decoroso. E comunque non penso possa essere considerata una motivazione
valida: per assurdo se tutti gli esercizi commerciali si comportassero a questa
maniera, quanti sarebbero le persone che vivono in stato di indigenza a morire
di fame a Milano? Veronica Mognoni
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