Di Fabrizio (del 18/03/2011 @ 09:00:24, in sport, visitato 1603 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Rom, Romani, Rumeni,
concittadini di tutto il mondo,
inizia la Primavera..... camminiamo?
Camminare ci piace, ci fa incontrare gli altri e ci rende consapevoli di dove
viviamo...
Quest'anno vorremmo camminare anche per la Costituzione, davanti ai non più
tollerabili soprusi del potentato politico, economico e mafioso.
Camminiamo perché la nostra esperienza si trasformi in proposta, il nostro
sdegno in protesta, il nostro stupore in progetto.
Camminiamo perché è ora di cambiare il mondo.
Quest'anno camminiamo anche in Sicilia.... sulle tracce della
Marcia della Sicilia Occidentale che ebbe luogo dal 6 all'11 marzo 1967
promossa da Danilo Dolci e che vide la vasta partecipazione delle popolazioni
del Belice e di molti intellettuali italiani.
Mercoledi 16 Marzo ore 18.00
ESC. Via dei Volsci 159. San Lorenzo
incontro pubblico di presentazione, discussione e condivisione della Marcia per
un Mondo Nuovo per i diritti e i beni comuni. che si terrà da Menfi a Palermo dall'11 al 17
aprile
promossa da Stalker con Associazioni, Comuni e Movimenti siciliani
con videodocumenti della marcia del '67 e la partecipazione di Carola Susani
Oggi so che la mia voce è la voce di ciascun siciliano sensato, di ciascun
italiano di buon senso di ciascun uomo al mondo consapevole se dico: Non si può
continuare così.
Il vecchio mondo è finito, (...) non possiamo non vedere che un nuovo mondo ci
occorre, nel quale possiamo svilupparci da uomini veramente vivi, cioè tutti
coraggiosamente, attivamente, organicamente fratelli tra noi. (...)
Sappiamo che un enorme lavoro attende ciascuno di noi se vogliamo riuscire - con
l’attenzione, l’intelligenza e l’impegno necessari - ad essere vivi come ci
occorre a farci un mondo nuovo. (...) Sappiamo che dobbiamo produrre ciascuno
fatti nuovi, costruire ciascuno un sano rapporto con gli altri, il suo pezzo di
mondo nuovo.(...) Se noi riusciamo ad essere la vita, chi ci può fermare? (Danilo Dolci, sabato 11 marzo 1967 piazza Kalsa, Palermo)
Di Fabrizio (del 10/04/2011 @ 09:58:23, in sport, visitato 1541 volte)
Si chiamano "Ercolini": settanta bambini nomadi esordienti che si allenano
a calcio tra sgomberi e indifferenza. Presto ci sarà anche una squadra femminile
da Redattore Sociale
Nel campo rom di via Salone, c'è una nuova sfida da affrontare: fornire
magliette e scarpini alla nuova squadra di pulcini ed esordienti. Sono i nuovi
"Ercolini" una squadra di calcio composta dai ragazzi rom del campo di Tor
di Quinto, che oggi estende il suo potenziale anche ai giovani e giovanissimi
del campo di via Salone.
Avventura iniziata nel 2004, che deve il nome al presidente della squadra don
Giovanni D'Ercole (Segreteria di Stato del Vaticano) e il vigore a Salvatore Paddeu, arbitro ma anche allenatore, gli "Ercolini" sono per i promotori e i
sostenitori dell'iniziativa, «una valida alternativa» per chi non ha altra
possibilità di vita che non sia un campo rom. Iscritti regolarmente al
campionato giovanile, gli "Ercolini", per lo più giovanissimi compresi tra i 14
e i 16 anni, provengono dalla Macedonia, dall'ex Jugoslavia, ma anche dalla
vicina Romania.
«Dopo 7 anni di attività al campo di Tor di Quinto, prossimo allo sgombero –
spiega Paddeu – siamo ancora qua. Inizia una nuova sfida al campo di via Salone
in zona Tiburtina». Sono 70, ad oggi, i giovani e giovanissimi che hanno aderito
alla squadra. Quello che manca è il personale sportivo (allenatori, volontari) e
il materiale (scarpini, magliette, palloni). «Presto si aggiungerà, a grande
richiesta, anche la squadra femminile – scrive ancora Paddeu – allenata dal
sottoscritto a causa di assenza totale di volontarie e allenatrici. Siamo sempre
alla ricerca di materiale sportivo, ma il passaparola è sempre molto efficace.
Inoltre, sarebbero molto utili due porte da calcio, perché le attuali sono poco
stabili e molto pericolose».
La squadra degli "Ercolini", oggi è una realtà sportiva che gode di piccoli
sponsor e tanta solidarietà ed è la dimostrazione pratica di come regole,
educazione e normalità possano passare anche attraverso lo sport.
Di Fabrizio (del 08/08/2011 @ 09:32:39, in sport, visitato 2197 volte)
Esiste un'antica tradizione di campioni di boxe tra i
Romanichals. E purtroppo, come nella letteratura di genere, un lungo elenco di
"vite bruciate"... (per chi fosse interessato, Tyson Fury è anche su
Facebook)
The Indipendent domenica, 17 luglio 2011 By Alan Hubbard, Boxing
CorrespondentBoxe: La Furia Zingara è pronta al trono Suo padre combatteva a mani nude e lo chiamò Tyson. Il peso massimo
britannico non vuole limitarsi a tirare pugni, aspira ad essere il primo campione mondiale romanì
"Sono orgoglioso di quel che sono, cioè un Traveller," dice Tyson Fury. "Vi
dirò quello che fa di te un Traveller: è come nascere neri" - GETTY IMAGES
Max Clifford si è fatto un nome, muovendosi come pochi sanno fare,
salvando la reputazione di qualcuno e creandone di nuove. Gli piace dire che
lavora nel campo della promozione e della protezione. Non che il suo ultimo
pupillo ne avesse bisogno. Alto 6 piedi e nove e pesante 18 stone (oltre 2
metri e 10 per oltre 114 Kg. ndr), Tyson Fury è abbastanza grosso per
prendersi cura di sé come evoca il suo soprannome, soprattutto dato che è un
peso massimo che aspira a diventare il primo campione mondiale romanì.
Anche così. fa comodo avere Clifford al proprio angolo quando è il momento
delle celebrità, come quando Fury sfiderà sabato a Wembley il londinese Dereck Chisora
per il titolo britannico e del Commonwealth e una borsa di £185.000 (incontro
vinto ai punti lo scorso 23 luglio ndr). Oltre a garantire al gigante zingaro di
tenergli pulito il naso, mentre fa sanguinare quello degli avversari, cosa vede
in lui Clifford? Fury può contare sul fattore Max, ma avrà il fattore X?
"Mi piace pensare che Tyson sia il prossimo grande nella boxe - di sicuro è
alto abbastanza," dice il guru PR che in passato ha lavorato con Muhammad Ali ed
è stato lui stesso un pugile dilettante da giovane. "E' un bravo ragazzo, va
regolarmente in chiesa, e naturalmente ha un grande valore. Il suo retroterra
romanì significa che è un personaggio pittoresco, con un grande seguito. E' un
ragazzo orgoglioso e molto modesto. Dato che è un buon combattente, il tempo
dirà dove può arrivare."
Intendiamoci, Clifford deve rivolgergli una forte ammonizione: in seguito ad
un'esplosione di cattivo gusto, Fury ha minacciato di "uccidere" Chisora sul
rimg, chiamandolo "un piccolo cazzo arrogante" e "cesso"; cosa che ha spinto il
manager di Chisora, Frank Warren, a denunciarlo al Consiglio di Controllo.
Difficile immaginare che i progetti di Clifford lo prevedessero.
Tyson Fury non è solo un nome da osservare, ma da evocare. Proviene da una
stirpe di combattenti che risale al XIX secolo. Suo padre, 48 anni - conosciuto
come Gypsy John, ha combattuto a lungo a mani nude , ma fu anche concorrente per
il titolo dei pesi massimi britannici, perdendo nel 1991 contro Henry
Akinwande. Fury senior chiamò Tyson suo figlio, quasi 23 anni fa, in onore di Iron
Mike.
Come un'altra giovane stella nascente, l'olimpionico Billy Joe Saunders (vedi
QUI ndr), Fury è intriso del folklore dei combattenti romanì, un
discendente dei pugili a mani nude che si esibivano negli accampamenti e nelle
fiere. Travellers/Viaggianti può essere una definizione impropria, dato
che entrambi vivono in siti permanenti sin dall'infanzia - Fury ha la sua casa a
Styal, un elegante villaggio del Cheshire - ma rimangono immensamente leali alle
loro radici romanì.
"Sono orgoglioso di quello che sono, cioè un Traveller," dice Fury. "Sono
irlandese d'origine, nato a Manchester, ma non sono Irlandese o Inglese, sono
uno zingaro. Vi dirò cosa rende Traveller: è come nascere neri. Per me è
irrilevante dove vivere: in una casa, un caravan o una tenda."
Fury è sposato e ha due figli. Con rito zingaro, ma non un grande grasso
matrimonio (serie televisiva GB ndr). Gli piace vivere tranquillo e, come
dice Clifford, non è un cattivo ragazzo, anche se probabilmente ne conoscerà
almeno un paio. Suo padre sta scontando una lunga prigionia per aver causato la
perdita di un occhio ad un uomo, dopo una lite in un auto mercato. "Sono
distrutto, è stata autodifesa," dice Fury junior.
Nato ad agosto 1988, prematuro di otto settimane e solo un chilo e mezzo di
peso, Fury è diventato una delle più emozionanti promesse del pugilato, vincendo
30 dei 34 incontri da dilettante, 26 per KO e, come Chisora, tutti e 14 i match
da professionista. Nonostante il nome di Tyson, non è questi l'ispirazione
pugilistica di Fury: "Guardo piuttosto a Lennox Lewis e Larry Holmes."
Chisora avrebbe dovuto combattere contro Wladimir Klitschko, saltatogli in
match contro Haye, e se vincesse si farà l'incontro. Chisora, 27 anni - nato in
Zimbabwe, è più basso di 20 cm. e ha tendenze più "tysonesche" di Fury in
altezza, stile e temperamento. L'anno scorso venne sospeso cinque mesi per aver
morso l'orecchio di
Paul Butlin. "M'ero scocciato," disse.
Tyson Fury onorerà il suo nome? O è solo un'altra meteora, piena di rumore e,
ehm, furia? Lo scopriremo contro Chisora, che è il favorito. Credo che "Del Boy"
(soprannome di Chisora ndr) vorrà buttarla in rissa, ma in ogni modo
intravedo un verdetto ai punti e possibilmente controverso.
[...]
Re zingari sul Ring
Gypsy Jack Cooper
Conosciuto come il miglior combattente zingaro. La leggenda romanì combatté
contro Iron
Arm Cabbage nel 1823 per oltre 30 round. Fu uno dei più selvaggi incontri a mani
nude della storia.
Bartley Gorman
Il più noto tra i moderni combattenti a mani nude, supremo nel mondo della
boxe illegale, nelle cave, alle fiere di cavalli, in accampamenti ed una volta
in una miniera. Morì nel 2002 a 57 anni.
Johnny Frankham
Nel 1975 vinse e poi perse il titolo dei massimi-leggeri britannici contro Chris Finnegan.
Ora ha 62 anni, è in prigione per frode.
Billy Joe Saunders
Ex olimpionico a Pechino, conosciuto come "The Caravan Kid", imbattuto dopo
sei incontri da professionista nella categoria dei pesi medi. 22 anni, è
pronipote del famoso campione zingaro di boxe a mani nude Absolom Beeney. Anche
suo padre Tom ammette di essere coinvolto nella boxe a mani nude perché "è il
modo di risolvere le cose alla maniera della comunità viaggiante".
Bucarest, 23/08/2011 - Il Consiglio Rumeno di Lotta alla Discriminazione si è
rivolto alla UEFA dopo i commenti "razzisti" formulati dal presidente del club
bulgaro di calcio CSKA Sofia contro i giocatori rom.
"Il Consiglio Nazionale di Lotta alla Discriminazione (CNCD) apprende con
preoccupazione le dichiarazioni razziste di Dimitar Borisov, presidente del
CSKA Sofia, a proposito dell'etnia dei giocatori di calcio della squadra dello Steaua
Bucarest", ha detto Csaba Astzalos, presidente del CNCD, in una lettera inviata
a Michel Platini, presidente della UEFA.
I commenti risalgono a settimana scorsa dopo la partita di Europa League tra Steaua
Bucarest e CSKA Sofia, vinta dalla squadra rumena per 2-0.
"Il contesto in ci sono state usate le parole -spazzatura- e -sporco-
riferite alla squadra dello Steaua ed in particolare ai due giocatori di origine
rom, è critico tanto della comunità rumena che di quella rom, creando
un'atmosfera ostile, degradante, umiliante ed offensiva," dice Astzalos nella
lettera ottenuta da AFP.
Secondo il CNCD Borisov avrebbe detto: "I Rumeni chiamano star due sporchi
calciatori. Li impiegherei nella mia azienda a raccogliere la spazzatura. Si
inserirebbero perfettamente!"
Bulgaria e Romania contano importanti minoranze rom. Secondo l'Unione Europea
e diverse OnG, l'etnia rom in tutta Europa affronta numerose discriminazioni.
Il CNCD ha chiesto agli organi di governo del calcio europeo di "prendere
misure appropriate per prevenire e combattere la discriminazione" ed "eliminare
questo tipo di comportamenti".
Di Fabrizio (del 12/10/2011 @ 09:42:05, in sport, visitato 1573 volte)
Uno dei miti di quando ero bambino: Dragan Džajić, stempiata ala sinistra della
nazionale jugoslava, che nel 1968 vidi perdere l'Europeo di calcio contro
l'Italia (foto tratta da
Aoutravisao.wordpress.com)
Settimana scorsa gli occhi degli appassionati di calcio erano puntati sulla
partita Serbia-Italia, e molti esprimevano le loro giustificate
preoccupazioni, visto cos'era successo nella partita dell'andata a Genova.
Ricordate?
Come accade spesso parlando dell'Europa dell'est, la Serbia per i nostri
mezzi d'informazione diventa il capro espiatorio di una situazione di disagio
comune a tutta la regione. E di una serie di spinte politiche-sociali
"giocate" dagli attori più controversi, incapaci di scegliere i loro futuri
padroni, mentre continuano le faide riemerse da un passato di oltre 70 anni fa.
Insomma lo sport è la cartina di tornasole del vaso di Pandora che si è
aperto oltre 20 anni fa con la caduta dei regimi di allora, spesso
impresentabili ma che erano un fattore di stabilità. Rimane, come al tempo della
cortina di ferro, un elemento di lotta nazionalista, vedi i recenti (esagerati)
entusiasmi per la conquista del titolo europeo di pallavolo della Serbia. Ne
scrive quest'articolo di
Repubblica.
Ma, proprio perché Repubblica s'è distinta spesso in polemiche
anti-serbe, ripeto: la Serbia è solo un pezzetto dell'ennesimo puzzle
balcanico.
Dove ogni singolo stato è differente, per storia, popolazioni, economia ecc.
ma i fenomeni sociali si rimbalzano similmente, quasi ci fosse un tam-tam da un
paese all'altro:
In
Bulgaria, sono stati ancora i tifosi di calcio a dare inizio alle
violente manifestazioni anti-rom, che si sono diffuse rapidamente a macchia
d'olio in tutto il paese. Gli sciacalli, gli ultra-nazionalisti di Ataka intendo, si sono fatti vivi solo a cose fatte, giusto in tempo per rivendicarsene il merito.
Altri tre esempi li trovo citati in Osservatorio dei Balcani e Caucaso:
In
Bosnia Erzegovina (che per fare da contrappunto alla "cattiva"
Serbia, consideriamo per pigrizia come uno stato vittima della storia),
le partite di calcio tra squadre di calcio che "rappresentano" etnie
diverse, si svolgono in un clima di emergenza continua. Appena un attimo più
calma la situazione in Croazia, ma anche lì il calcio è terreno di scontro
di interessi contrapposti, e relative violenze.
In
Kosovo anche lo sport vive una sua situazione particolare di isolamento,
specchio delle sue contraddizioni politiche. Sempre dal Kosovo, si ricorda
come anche
la nazionale serba di pallavolo venga arruolata nell'oltre decennale
conflitto etnico, ancora non pacificato. Come accade spesso leggendo gli
articoli di Osservatorio dei Balcani e Caucaso, bisogna anche
scorrere i commenti per avere il quadro delle polemiche che si ripetono da
decenni come un vecchio ed abusato copione.
Considerazioni finali:
Non solo in Italia, ma anche nei Balcani, parlare di sport purtroppo
prescinde dalla bontà della sua pratica, per portarci ad esaminare gli
sporchi interessi che stanno dietro.
(Crédits photo: Marianne Rigaux)
Lesinrocks.comBanel Nicolita, il Rom del calcio francese
Insultato quanto acclamato in Romania, Banel Nicolita tenta di integrarsi
in Francia, nel suo club del Saint-Etienne.
Un Rom benvenuto in Francia? La stampa inglese non si lascia ingannare. "Il
Saint-Etienne compra un gitano allorché la Francia li paga per andare via."
E' il titolo del quotidiano The Guardian in seguito al trasferimento
del calciatore Banel Nicolita, che ha firmato per tre anni all'Asse, il 31
agosto, lasciando lo "Steaua Bucarest" dopo sei stagioni.
Segno particolare: è l'unico giocatore rom a giocare nella selezione della
nazionale rumena. Un "exploit" in un paese in cui i rom sono molto discriminati.
"Banel è un'eccezione. Può darsi che possa cambiare l'immagine dei rom in
Francia e in Romania" auspica Valeriu, il suo uomo di fiducia. Un augurio
pio, soprattutto quando un ministro della Repubblica non cessa di puntare alla
"delinquenza rumena".
Durante l'allenamento, il rumeno salta su ogni palla, sotto l'occhio attento di
Valeriu, che funge anche da interprete, da agente, da guardia del corpo e da
coinquilino. "Resterò con lui i primi tempi. Non è facile integrarsi senza
parlare francese". Nicolita sorride molto ma non è chiacchierone. Abbrevia
l'intervista dicendo che "è molto contento di stare qui". La sua famiglia
– sei fratelli e sorelle – è "molto orgogliosa" di lui, dal suo villaggio
di Faurei (duemila anime). Trova Saint-Etienne "molto calma".
"Non ama parlare delle sue origini"
La situazione dei rom in Francia? Il giocatore elude la questione. Avrà forse
ricevuto istruzioni di bypassare l'argomento? Valeriu interviene: "non ama
parlare delle sue origini". Al comune di Saint-Etienne l'argomento viene
evitato: questione sensibile. Dall'estate, la municipalità socialista ha fatto
espellere diversi occupanti di "squat" (alloggi occupati ndr.) e,
regolarmente, militanti e rom si riuniscono sulle gradinate del comune per
esigere nuovi alloggi. "Ovviamente quando si riesce nel mondo dello sport, si
è subito accolti meglio." nota, amareggiata Anne Sara dell'associazione
Solidarietà Rom di Saint-Etienne.
La storia di Banel Nicolita è infatti quella di un'ascensione fulminea. Nel 2008
all'età di 26 anni incarna la migliore speranza del calcio rumeno. Deve
aspettare tre anni prima di potere essere comprato dall'Asse per soli 700.000
euro. Guadagnerà 35.000 euro al mese, cioè il doppio che con il Steaua, ma meno
dello stipendio medio di un giocatore di serie A. Come Thierry Henry prima di
lui, Banel Nicolita è stato nominato ambasciatore contro il razzismo, dalla
FIFA. Un titolo simbolico, ma non veramente invidiabile, poiché riservato ai
giocatori maggiormente insultati durante la loro carriera.
"Il giorno in cui ha ricevuto la fascia dal capitano dello Steaua, fu per
costui uno smacco: la fascia a un rom! Era inconcepibile per alcuni!"
Ricorda il giornalista che lo seguiva all'epoca.
Idem, anche peggio il giorno in cui segnò contro il suo campo, facendo vincere
il Real Madrid. Ogni volta Nicolita ha molto fair-play e fa buon viso a cattivo
gioco. Perfino quando, dalle tribune dello stadio Ghencea di Bucarest salgono
dei "Zingaro! Zingaro!" -insulto supremo da quelle parti. Paradossalmente
sarebbe anche il rom più popolare della Romania, abbondantemente acclamato dalla
stampa locale. "E' molto amato da tutti" assicura Valeriu. La sua
prossima sfida: diventare il rom più amato di Francia.
Perlopiù i Rom praticano calcio o boxe, perché sono i due sport
considerati per la gente povera... è il ragionamento di Ljubomir Oshavkovski,
giornalista del quotidiano "Makedonski sport"
23/01/2012 - Calcio e pugilato da anni sono gli sport tradizionalmente
praticati dai Rom in Macedonia. Il fatto è confermato dai giornalisti
sportivi del paese, ma anche dalla ricerca effettuata da EDNO a Kumanovo, Shtip,
Skopje e Prilep, dove il 90% degli atleti rom sono calciatori o pugili. Nel
periodo in cui l'attenzione pubblica in Macedonia è dedicata ai campionati
europei di pallamano in Serbia, o tornando all'estate 2011, quando il paese
celebrava il successo ai campionati di basket in Lituania, ci siamo chiesti
perché le nazionali di pallamano e di basket non abbiano rappresentanti rom.
Ljubomir Oshavkovski, giornalista del "Makedonski sport" osserva che i Rom
praticano soprattutto calcio e boxe, perché sono i due sport generalmente
considerati "per poveri".
- Sono sport in cui non è necessario grande talento, predisposizione e le
condizioni per avere successo. I Rom sono considerati gente povera, che non
hanno le condizioni per allenarsi a tennis, per esempio, quindi la maggior parte
sceglie il calcio o la boxe. Anche da noi i Rom si allenano in squadre rom
locali e difficilmente questo si nota, anche se alcuni di loro hanno talento.
Anni fa c'erano pochi Rom nei club più conosciuti. Per esempio, Erol Demir, nel
Vardar, ma oggi non saprei nominare un solo giocatore, dice Oshavkovski,
aggiungendo:
- Riguardo alla boxe, col tempo è diventata una tradizione per i Rom. Anche
se non seguo questo sport, conosco almeno dieci pugili, alcuni dei quali hanno
partecipato ai Giochi Olimpici e vinto delle medaglie. Al momento il più famoso
è Veli Mumin, il migliore nella sua categoria in Macedonia.
Oshavkovski riconosce che ci sono pregiudizi e discriminazioni nello sport
macedone riguardo ai Rom. Secondo lui ci sono difficoltà per gli atleti rom nel
fare progressi nel quadro europeo, cosa che non succede agli altri atleti del
paese.
- Dice: Penso che non ci siano assolutamente possibilità per i Rom macedoni
di compiere progressi nel quadro europeo, esclusi forse i pugili, ma è molto
difficile per loro. Primo, perché sono poche le persone che vorrebbero essere
manager di un atleta rom, ed in secondo luogo perché non ci sono abbastanza
Macedoni di successo in Europa e nel mondo. Sinceramente, non conosco molti
atleti rom di successo, in realtà l'unico che conosco è il calciatore Hose Antonio
Rejes, di Siviglia in Spagna, che ha giocato nel Real Madrid, poi nell'Arsenal e
dieci giorni fa è tornato nel Siviglia. Ha giocato anche nella nazionale
spagnola.
I tornei sportivi possono rivelare talenti
Roman Demirov, ex pugile con 20 anni di esperienza in questo sport, conferma
anche lui che la situazione per gli atleti ed i club sportivi rom non è rosea.
E' stato in società pugilistiche di Shtip, Kumanovo, Skopje e della Serbia ed
ora ha smesso. Si guadagna da vivere con un'impresa privata.
- Ci sono molti bambini rom che giocano a basket o a pallamano, non solo per
le strade. I club sportivi rom sono morti, nessuno vuole finanziarli. Se fossero
organizzati tornei tra i giovani, si scoprirebbero molti talenti e non solo nel
calcio, considera Demirov.
Lui stesso, dice, si proporrebbe per sollecitare ed organizzare
manifestazioni simili, se solo ci fosse uno sponsor.
Uno dei più giovani e promettenti talenti del football [...] , si chiama Enis
Asanovski e viene da Prilep. Gioca nel "Proleter", che è una delle poche squadre
rom in Macedonia. Enis ci gioca già da due anni.
- Dice: Mi sono allenato nel "Pobeda" e nel "Shampion" e gioco anche in
nazionale. Non faccio altro se non giocare a calcio. Ma non ne vale a pena. A
meno di andare via e giocare in un club straniero.
Si discute spesso di football e di Rom, riferendosi ai teppisti di destra in
Europa dell'Est ed alle loro invettive contro le comunità rom. Tuttavia, il
collegamento tra i Rom ed il calcio è qualcosa che dovrebbe essere riconosciuto
e può agire da ispirazione per molti giovani.
Moderni talenti rom del calcio hanno incantato i più grandi stadi del mondo,
dal Nou Camp di Barcellona a San Siro di Milano, ed il quartetto di sopra è
stato selezionato tra quanti, tra gli attuali giocatori rom, hanno avuto le
carriere più illustri e di successo.
Presentiamo un profilo per ogni giocatore, prima di porre la fatidica
domanda: Chi è il più grande giocatore rom di tutti i tempi?
ANDREA PIRLO
Nato in una famiglia sinti a Flero, nel nord-est della Lombardia, Pirlo è
ampliamente riconosciuto come il miglior regista calcistico della sua
generazione. Gli Italiani lo scoprirono adolescente a Brescia, prima che nel
1998 l'Inter lo comprasse a peso d'oro. Durante questo periodo, la sua
progressione stagnava a livello di club, ma a livello internazionale stava
nascendo una stella.
Agli Europei under-21 del 2000, Pirlo, capitano per l'Italia, non solo fu
capocannoniere ma venne anche votato come miglior giocatore del torneo e
ricevette il premio Golden Player.
Tuttavia, nell'Inter continuava a non essere valorizzato e venne venduto ai
grandi rivali del Milan nell'estate del 2001. Fu una grande perdita per l'Inter
e un grande acquisto per il Milan, come venne dimostrato qui sotto, con
l'esecuzione di uno dei suoi leggendari calci di punizione, durante il derby
milanese.
Pirlo divenne un componente integrante di un eccellente Milan, vincendo la
Champions League alla sua seconda stagione, battendo i colleghi della Juventus
nella finale del 2003.
L'anno seguente il Milan vinse il campionato, col creativo centrocampista
alla base di quel successo.
Contemporaneamente giocando in
nazionale, Pirlo ebbe un ruolo fondamentale nella straordinaria vittoria
dell'Italia nella Coppa del Mondo 2006. Dopo aver battuto la Germania in
semifinale, l'Italia vinse ai rigori contro la Francia in finale. Pirlo alzò il
trofeo e venne premiato col Pallone di Bronzo, dopo essere stato votato il terzo
miglior giocatore del torneo.
Mentre alza la Coppa UEFA vinta dal Milan nel 2007
Nel 2007 vinse per la seconda volta un trofeo europeo, sempre con il Milan, e
rappresentò l'Italia all'Euro 2008 e nei Mondiali 2010, prima di terminare la
sua carriera decennale al Milan nel 2011, contemporaneamente alla vincita in
campionato dopo sette anni di digiuno.
Ora, a 32 anni, Pirlo gioca nella Juventus, dove sperano che la sua classe ed
esperienza riportino il club più premiato d'Italia agli antichi fasti.
RAFAEL VAN DER VAART
Proveniente da Heemskerk, Olanda settentrionale, van der Vaart è
sopravvissuto ad una carriera turbolenta per diventare uno dei più prolifici
centrocampisti d'attacco in Europa. Nato da madre spagnola e padre olandese, van der
Vaart è cresciuto giocando a calcio nei campi per roulotte in giro per l'Olanda.
Esordì nell'Ajax dove rapidamente divenne uno dei più ricercati
centrocampisti d'Europa. Aveva talento nel segnare gol spettacolari, e segnarne
molti. Durante il periodo dell'Ajax vinse il Johan Cruyff Prijs per il
Dutch Football Talent of the Year,
prima di vincere due scudetti nel 2002 e nel 2004.
In seguito, fini all'Amburgo nel 2005, dove la forma eccellente crebbe
ancora, alzando ulteriormente il suo profilo internazionale e facendogli
ottenere un ricco contratto presso i giganti spagnoli del
Real Madrid nell'estate
del 2008.
Rafael van der Vaart celebra la vittoria dell'Olanda contro l'Inghilterra
nel 2006
A questo punto van der Vaart aveva già rappresentato l'Olanda nei Mondiali
del 2006 e ai Campionati Europei nel 2008. Nella
Coppa del Mondo 2010, divenne capitano della nazionale, anche se perse a
Johannesburg la finale con la Spagna per 1-0.
Il ventottenne campione rom gioca ora con il club inglese del Tottenham Hotspur,
dove è una figura chiave nella loro corsa verso il successo nazionale ed
europeo.
JOSE ANTONIO REYES
Nato in una famiglia di Kalè spagnola nel quartiere Utrera a sud-est di
Siviglia, Reyes ha abbagliato i fan sia in Spagna che in Inghilterra, con le sue
esecuzioni fulminee e la sua potenza di tiro.
Da ragazzo, Reyes ottenne un enorme successo nell'ambiziosa squadra del
Siviglia, segnando 22 goal come ala in 86 partite, prima di essere venduto al
club inglese dell'Arsenal nel gennaio 2004, quando aveva 20 anni.
Il giovane kalò era così popolare tra i tifosi del Siviglia, che il
presidente decise che sarebbe stato impossibile venderlo ad un'altra squadra
spagnola, anche se persino il Real Madrid era molto interessato.
In Inghilterra, Reyes è stato parte dell'invincibile Arsenal che vinse la
Premier League nel 2004, a cui seguì
la FA Cup nel 2005.
Jose Antonio Reyes con la maglia dell'Atletico Madrid nella UEFA Europa League
Dopo un anno di prestito al Real Madrid, Reyes firmò nel 2007 con i cugini
dell'Atletico, e tre anni dopo sollevava la coppa dell'Europa League, dopo aver
sconfitto il Fulham nella finale di Amburgo.
A livello internazionale, Reyes ha raccolto 21 presenze nel periodo in cui la
Spagna è stata la squadra di maggior talento e successo. Il suo apice è stato ad
ottobre 2003, quando segnò due volte con la Spagna nella vittoria di 4-0 contro
l'Armenia.
L'ultimo mese, Reyes è tornato alla squadra della sua gioventù, il Siviglia,
dove spera di riaccendere non solo le loro fortune ma anche le proprie, con
l'Euro 2012 che si avvicina.
RICARDO QUARESMA
Il fiammeggiante attaccante portoghese Quaresma è nato a Lisbona da una
famiglia rom. Fece i primi passi nel mondo calcistico nella nativa Lisbona,
terrorizzando le difese con i suoi dribbling dove vinse la Primeira Liga nel
2002.
Ricardo Quaresma si esibisce in uno dei suoi marchi di fabbrica per il
Portogallo
Di seguito, Quaresma firmò con il forte Barcellona dove trascorse una
stagione prima di tornare in Portogallo per giocare nel Porto. Qui aggiunse
altre 3 titoli in Primeira Liga al suo medagliere nel 2005, 2006 e 2007.
Il bellissimo goal contro il Belgio nel 2007 fu il primo della carriera
internazionale di Quaresma, che sinora ha visto l'ala segnare 31 reti. Durante
Euro 2008, il precoce talento segno anche un bel gol nel 3-1 contro la
Repubblica Ceca a Ginevra, Svizzera.
Dopo l'Inter ed il Chelsea, ha firmato col la squadra turca del Besiktas nel 2010. In
Turchia, è ritornato al livello della sua prima stagione, aggiungendo una Coppa
Turca nel 2011 alla sua collezione.
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Questi quattro moderni talenti sono prosperati nel gioco più popolare del
mondo, mostrando a tutti esattamente cosa può fare uno sportivo rom. Qui sopra
ci sono campioni mondiali, campioni europei ed anche inglesi, italiani,
portoghesi ed olandesi.
Questi giocatori hanno lasciato parlare i loro piedi, e così facendo sono
stati mille volte più forti di qualsiasi teppista sugli spalti.
Alastair Watt
(Comunque... il mio preferito rimaneBanel Nicolita ndr.)
Una coppia di giocatori di pelota di etnia rom, membri del club Laguna Artea,
disputerà sabato la finale del torneo Enkarterriak. SILVIA OSORIO - SESTAO.
08/02/2012
Lo sport intreccia legami e unisce le culture. A Sestao, qualcosa di così locale
come la pelota è riuscito a unire gagé e rom. Una coppia di giocatori di pelota,
di etnia rom è riuscita a classificarsi per potere disputare la finale della
categoria cadetti del Torneo Enkarterrik, uno dei campionati più importanti a
livello territoriale, per le categorie inferiori. L'appuntamento storico,
organizzato dalla Federazione Vizcaina di Pelota, avrà luogo questo sabato, a
partire dalle 16.30, nel campo Txikito di Gallarta, dove misureranno le loro
forze nella squadra di Bilbao e dovranno essere all'altezza dei loro berretti da
campioni.
Dani e Mariano sono i protagonisti di questa lotta, che è servita a buttare
all'aria gli stereotipi ai quali è sottoposta la comunità rom alla quale loro
appartengono. Permetterà di fare un passo avanti riguardo all'integrazione di
questa collettività, perché non ci sia nessun rifiuto da parte di chicchessia
verso chicchessia. "Siamo molto soddisfatti" ha dichiarato a questo
periodico Xabier Sainz de la Maza, presidente del club Lagun Artea, al quale
appartengono i due giocatori.
Ambedue giovani, residenti nella zona industriale, fecero i loro primi passi in
questa disciplina nel campo del Parco del Sole. Lì è frequente vedere squadre di
giovani di etnia rom, che giocano a pelota per ammazzare il tempo. L'estate
scorsa, durante la celebrazione delle gare sportive organizzate ogni anno dalla
municipalità di Sestao proprio in questo campo, un allenatore del club Lagun
Artean notò l'abilità dei due, e li esortò ad avvicinarsi al
campo di Las Llanas, per guardare gli allenamenti degli altri membri della
squadra.
Cinque mese di sforzi
Così fecero, e da allora, non hanno più lasciato la pelota. Nel mese di
settembre, iniziarono a prepararsi, sottoposti alla disciplina della squadra.
Dani e Mariano frequentavano la scuola la mattina, e due sere alla settimana si
dedicavano a perfezionare la tecnica sul campo. Passano cinque mesi durante i
quali combinano lo studio con duri allenamenti e competizioni. Però lo sforzo ne
è valso la pena, e gli ha portati a ritrovarsi nella finale del Torneo Enkarterriak.
"Si vede che sono molto impegnati e che desiderano vivere una vita
come qualsiasi giovane della loro età" spiega il massimo rappresentante del club
di Sestao.
Ma la loro integrazione nel gruppo non è stato un lavoro facile. I responsabili
del Lagun Artea ammettono che l'arrivo dei due giocatori rom al club, destò
all'inizio "un po' di sospetto in mezzo agli altri giocatori." Però con il
passare del tempo, vedendo l'impegno e la predisposizione dimostrati da ambedue,
i pregiudizi iniziali sono svaniti e la loro integrazione nel gruppo è avvenuta in
modo ottimale.
Di Fabrizio (del 15/02/2012 @ 09:36:08, in sport, visitato 1379 volte)
Da
Mundo_Gitano, un caso simile in Italia
QUI e
QUI (vedi anche
QUI). Grazie a Flora Afroitaliani-e per la collaborazione.
Ideal.es
- Non vengono fatti entrare in piscina "perché sono gitani" Tre cittadini denunciano gli ostacoli che, secondo loro, vengono posti
nell'accesso al nuovo complesso sportivo della località - 01.02.12 - 19:10
- DIEGO QUERO | SANTA FE
Un gruppo di abitanti di etnia gitana denunciano la discriminazione
patita per il rifiuto di un nuovo centro sportivo nel farli entrare. Dicono che
gli sono stati chiesti sino a 106 euro per entrare dal cancello, anche se
secondo loro, gli altri utenti devono pagarne solo 34 al mese. Inoltre insistono
sul fatto di dover passare, come un filtro, per una lista di attesa.
Uno dei denuncianti è José Campos, consigliere del Partito Popolare e gitano lui stesso, che racconta come gli sono stati chiesti 56 euro, un prezzo speciale
secondo lui "per non essere feccia", però ad altri hanno chiesto "106 euro di
iscrizione" e sono stai messi "in lista d'attesa". Due di loro, José Tirado e Melchor
Tirado, illustrano il caso nel video che accompagna la notizia.
Da parte loro, i responsabili del nuovo spazio sportivo respingono le accuse
e assicurano di ammettere tutti quelli che vogliono accedere all'impianto.
Di Fabrizio (del 19/02/2012 @ 09:52:21, in sport, visitato 1760 volte)
Precisazione per i lettori che non masticano di sport: quel tipo allegro
ritratto qui sopra è un calciatore (fin qui ci arrivavate da soli), pure bravino,
sino a qualche mese fa molto amato dai tifosi bergamaschi. Non mi risulta che
abbia cromosomi "zingari", come è successo ad
altri
campioni..
Seconda precisazione: anni fa ho linkato con Google Alert la parola "zingari" per
ricevere segnalazioni puntuali sull'attenzione dei media. Ebbene, da qualche
mese le segnalazioni sono aumentate notevolmente, ma Rom e Sinti c'entrano una
beata cippa. Riguardano, ad ondate regolari, storie legate ad una nuova Calciopoli.
Sintesi: prima o poi qualcuno doveva scriverlo, è toccato a
Ticinonews:
"Voglio però aggiungere una cosa", prosegue Giulini. "Qui si sente parlare di
"zingari" e di "slavi" e queste sono reminiscenze che mi ripugnano. E che non
fanno bene a nessuno. Secondo me bisogna usare nomi e cognomi".
E se cercate altre notizie di sport, eccovi una settantina di
segnalazioni DOC.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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