Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
di Pasquale Petrella su
IL TIRRENO [x fortuna MAHALLA c'è: L'INTERVISTA]
Presentata la lista di Sinistra Ecologia e Libertà per le elezioni
amministrative di Prato, diciassette uomini e quindici donne con capolista la
segretaria provinciale Nicoletta De Angelis
PRATO. Sinistra ecologia e libertà (Sel) dà voce e rappresentanza alla comunità
sinti, candidando Angela Bosco, 19 anni disoccupata e residente nel campo nomadi
di Iolo, e ripropone Marco Wong in rappresentanza della comunità cinese presente
in città. Sono questi i due nomi di rottura nella lista presentata dalla
segretaria Nicoletta De Angelis che sarà la capolista. "Abbiamo fatto una lista
non solo di iscritti a Sel ma anche composta dalla società civile. Un lista
aperta che vuole rappresentare tutta la società pratese - dice De Angelis -
Abbiamo candidato diciassette uomini e quindici donne, siamo così riusciti anche
ad ottenere una parità di genere coinvolgendo tante donne che sono numerose
nella società ma sempre troppo poche in politica".
Entrano in lista anche due assessori uscenti, Ilaria Maffei della giunta Lorenzini di Montemurlo e
Federica Pacini della giunta Marchi di Vaiano.
E sugli obiettivi programmatici la segretaria Nicoletta De Angelis è molto
precisa, "Prato non è e non può essere solo tessile, dobbiamo pensare anche ad
altre forme di lavoro. I nostri candidati provengono da culture e realtà
diverse, ci sono operai, disoccupati, professionisti, giovani ed over, saranno
loro a portare le idee e i temi per la campagna elettorale - sottolinea De
Angelis - Siamo molto fermi nel dire no all'ampliamento dell'aeroporto di
Peretola, argomento sul quale anche il candidato sindaco Biffoni ci dà ampie
garanzie. Ma abbiamo le nostre idee anche sulla sanità e sul sociale, sul sito
www.immaginaprato.it ci sono le nostre idee e dove raccogliamo quelle dei
cittadini. Tutti possono contribuire".
Angela Bosco, nipote di Ernesto Grandini, presidente dell'associazione sinti
italiani di Prato, ha studiato al Datini e poi fatto uno stage da parrucchiera e
vuole mettersi in gioco "perché voglio che i sinti vengano visti come cittadini
italiani e non come adesso che vengono ritenuti degli stranieri - dice - Siamo
una minoranza che ha bisogno di essere ascoltata". E Marco Wong, imprenditore e
presidente onorario dell'associazione no profit Associna ci riprova, era già
stato candidato per Sel anche nel 2009. "La politica fatta in questi ultimi anni
non ha potuto produrre risultati perché impostata solo sulla repressione - dice
riferendosi alle possibili iniziative per l'integrazione della comunità cinese -
L'integrazione è possibile ma servono nuove idee e un nuovo approccio al
fenomeno. Ecco perché mi ricandido, per portare le mie idee su questa materia" E
a chi gli fa notare che non ci sono altri cinesi che ci mettono la faccia, "In
questo clima che si respira a Prato è da incosciente per un cinese decidere di
candidarsi per un partito. E io forse sono un po' incosciente".
Ma ecco la lista dei candidati: Nicoletta De Angelis, Balestri Paolo, Betti
Aurora, Bernardi Duccio, Bosco Angela, Blasi Diego, Cannatella Chiara, Brizzi
Niccolò, Gentilini Milena, Caccamo Roberto, Giuliani Giuliana, Cambi Carlo
Andrea, Maffei Ilaria, Cerchiari Riccardo, Matteucci Veronica, Ciulli Giampiero,
Muratori Paola, Dell'Olio Andrea, Pacini Federica, Franceschini Mauro, Panozzo
Alessandra, Giorgetti Giuseppe, Pesca Sabina, Ristori Paolo, Portolani Franca,
Tronci Claudio, Ruggiero Maria Grazia, Vesigna Marco, Elisabetta Borgioli, Wong
Marco, Zappacosta Stefano, Zenaghi Leandro
Lunedì 28 aprile, dalle ore 21.00,
saremo in collegamento via chat (vedi la colonna a destra) con
Angela Bosco. Una chiacchierata a cui anche voi potrete
partecipare, con le vostre domande (che spero numerose). E' stato invitato a
prendervi parte anche Marco Wong, pure lui
candidato nella medesima lista. Il testo integrale dell'intervista verrà poi
pubblicato su Mahalla
Di Fabrizio (del 18/04/2014 @ 09:05:45, in casa, visitato 1748 volte)
di Agotino Rota Martir - 10 Aprile 2014 - campo Rom di Coltano
- Pisa
Il sindaco Marino folgorato sulla strada di Damasco? Oppure su una di quelle
strade-sentieri che conducono a qualche accampamento di nomadi? (pardon ora per
ordinanza bisogna dire rom)..avrei preferito proprio su una di queste, perche'
la differenza non e' da poco.
Ad ogni modo e' apprezzabile da parte di un sindaco, la volonta' di capire
meglio e di lasciarsi "convincere" da chi la realta' dei rom la conosce anche
dal di dentro perche' la frequenta.
M'auguro che l'esempio del sindaco di Roma trovi emulatori tra i suoi colleghi.
Ma permettimi anche di difendere e contestualizzare il mio sintetico intervento,
e che ribadisco: l'ordinanza di questo genere serve a ben poco e non mi piace
tanto, come non mi sono piaciute le ordinanze anti accattoni, anti borsone, anti
"vu cumprà".. A quando anche un'ordinanza che obblighi il pellegrino a fermarsi
a Roma?
I rom sono nomadi? Quanti studi, pubblicazioni e conferenze..Loro, i rom cosa
dicono, cosa pensano? Due attivita' da distinguere e da analizzare con
attenzione e comprensione. Buon per il sindaco che attraverso una rapida
ordinanza risolve una questione che e' oggetto di discussioni, ricerche,
dibattiti di carattere antropologico e sociale da almeno 3 decenni, in Italia e
in Europa. Ad esempio in Francia la questione manco si pone, perche' e' prevista
la possibilita' di viaggiare e spostarsi e le amministrazioni locali devono
garantire e offrire alle "persone viaggianti" (siano cittadini francesi, rom,
sinti, tedeschi..) strutture e condizioni eque e rispettose per tutti, sia per
chi sceglie di muoversi e per chi e' stabile. Sono tanti i Rom in Francia che
nomadizzano in questo modo, tanti altri hanno scelto di stare in case,
appartamenti o su terreni privati: e' una loro scelta! Oppure in campi Rom
(nomadi) del tutto identici ai nostri!!
Smettiamola di far credere che i campi Rom (nomadi) esistano solo in Italia.
Anche in Inghilterra, Irlanda ed America ce ne sono, e tra l'altro sono anche
oggetto di trasmissioni televisive molto seguite, ambientate in veri e propri
campi ..nomadi! ("Il mio grosso grasso matrimonio Gipys" trasmesso su Real Time
ogni settimana)
Un nomade ha forse meno diritti e doveri di un rom o di qualsiasi essere umano?
Come trovo un po' strano che in una societa,' che spesso sollecita la mobilita'
(flessibilita') in nome del mercato del lavoro o per la globalizzazione (cosa
non facciamo per essa), quante realta', popoli e merci in continuo movimento,
eppure vogliamo ad ogni costo i rom sedentari, costi quel che costi: per
qualcuno la mobilita' e' quasi un dogma, quella dei rom e' invece demonizzata,
condannata e sospettata. E' forse così altrove? Perché in Italia l'integrazione
deve passare per forza solo ed esclusivamente dalla sedentarizzazione? Possibile
che tutte le Associazioni vanno in questo senso? Cosa ne ricavano?
Pochi anni fa (non il secolo scorso) delle famiglie rom di Coltano avevano
espresso la loro volonta' di continuare a vivere in roulotte, non gli andava di
vivere in appartamento, ma non c'e' stata ragione e in nome della cosi detta
integrazione, indotte ad abitare in appartamento.
So che ci sono amministrazioni che si rifiutano di finanziare l'acquisto di
roulotte, preferendo di gran lunga spendere per le case e appartamenti, sempre
in nome dell'integrazione, ma che di fatto sono delle imposizioni di modelli e
stili di vita che non sempre coincidono con quelli dei rom. Per una famiglia rom
vivere in una casa, di fatto e' diverso da come vive una famiglia italiana.
So di correre il rischio di essere definito "ideologico" (oggi chi non si
allinea e' cosi che e' tacciato): mi chiedo se oggi i rom sono nelle condizioni
di scegliere liberamente e serenamente il loro futuro.
So che ci sono rom che la loro vita si e' complicata anche perche' hanno smesso
di nomadizzare, altri invece che vivono tranquilli in case e che poi lasciano
quando ritengono utile riprendere a girare. Tanti hanno avuto il privilegio o la
fortuna di averne una, a differenza di altri che la sognano, altri invece sanno
accontentarsi di una baracchina o di una roulotte.
Sono differenti i motivi che spingono gruppi di rom ad essere o diventare per
dei periodi dei "nomadi": per lavoro, per opportunità, per regolarizzare i
documenti, per motivi di famiglia, per paura dei servizi sociali che prendano i
loro figli, semplicemente per cambiare aria per un certo periodo, per le
continue minacce di espulsione e di sgomberi, per delle liti tra famiglie..
Spesso cio' che accomuna la maggioranza dei rom, nonostante le loro differenze
e' proprio quello di dichiararsi sempre come "non nomadi", un po' per
convenienza ma nello stesso tempo si sentono liberi dai nostri schemi,
consapevoli e fieri anche della propria diversita'.
Certo e' che il nomadismo dei rom, tipico di 40/50 anni fa' non e' piu' quello
di oggi; cosa ridicola riproporlo o solo pensarlo in modo nostalgico, anche se
in genere l'immaginario collettivo piace pescare proprio nel mondo fantasioso
del rom nomade.
Il nomadismo non e' l'altra faccia della sedentarieta' che ci sta un pochino
stretta?
Forse ci vorrebbe un altra circolare per scoraggiare questo immaginario mondo
gitano presente in ognuno noi: e i rom mi piacciono anche perche' il loro
"nomadismo" sfida e provoca le nostre immobilita'..pensiero nomade!
Una societa' senza nomadi (rom, pellegrini, profughi..) forse e' piu' povera,
senz'altro piu' rannicchiata su se stessa.
Rif:
Parole un tanto al chilo
16 aprile, Michela Angelini su
DISEGNO DI LEGGE 405: Io sono una donna
transessuale ed oggi ho scritto questo. Le analogie tra le nostre comunità sono
tante, sia storiche che contemporanee. Qui racconto quella sulla sterilizzazione
forzata.
Dai commenti alla petizione:
la legge sul cambio di sesso deve dare un'alternativa di vita migliore, offrendo
anche la possibilità di una conversione chirurgica se è essenziale per il
benessere vitale del singolo individuo come sua libera scelta, non obbligando di
fatto ad una automutilazione di Stato per ottenere un cambio a livello
anagrafico. Una pratica burocratica non può essere associata d'obbligo ad una
pratica chirurgica nelle modalità similari a quelle applicate dal partito
Nazista in Germania all'epoca della Seconda Guerra Mondiale (Barbara)
Le persone che oggi chiamiamo transessuali (termine coniato nel 1949) per il
regime nazista erano omosessuali incurabili, vite indegne di essere vissute,
persone utili solo ad esperimenti atroci. Il regime nazista, ma non fu l'unico,
tentò di guarire l'omosessualità con massicce dosi di testosterone, con
l'elettroshock, con la lobotomia, provocando la morte di quasi tutti i pazienti.
Quando andava bene i "pazienti" venivano solo sterilizzati, per evitare
potessero propagare i loro geni di sicura origine non ariana*.
Dobbiamo aspettare il 1966, quando Harry Benjamin dichiara che l'unico modo per
guarire quel disagio che oggi chiamiamo disforia di genere è adattare il corpo
alla psiche. Il Italia abbiamo dovuto aspettare fino all'82 per veder
legalizzata la possibilità di cambio del sesso anagrafico e qualche anno in più
per avere l'adeguata assistenza sanitaria. Resta una cosa comune ai tre periodi
storici citati: c'è sempre stato qualcuno che ha dovuto dare un nome alla nostra
condizione e l'ha normata come credeva. Oggi chiediamo il rispetto del diritto
di autodeterminazione sui nostri corpi, oggi chiediamo di decidere della nostra
identità e che la nostra identità venga riconosciuta quando lo chiediamo, e non
dopo aver reso il nostro corpo sterile e gradevole per qualche autorità.
Firma la petizione
http://goo.gl/BFjLxD
*c'è solo un'altra comunità che condivide con noi una storia altrettanto triste:
la comunità rom. Il regime nazista sosteneva che l'eccessivo meticciamento di
questa popolazione (che era comunque ariana!) provocasse comportamenti
antisociali e, in virtù di questo, doveva essere eliminata. La sterilizzazione
forzata delle persone di etnia romanì è stata portata avanti (e viene ancor oggi
perpetuata e riproposta) da più stati, al pari di quanto è successo e succede
per la comunità transessuale.
Di Fabrizio (del 20/04/2014 @ 09:00:19, in Italia, visitato 2685 volte)
A Prato una sinti è candidata alla elezioni comunali nella lista di
Sinistra Ecologia e Libertà, la notizia è di
settimana scorsa. Quasi contemporaneamente, Nazzareno
Guarnieri, presidente della
Fondazione Romanì, lancia questa notizia:
Una ragazza rom di 24 anni, studente universitaria alla facoltà di Farmacia e
componente di una equipe di ricerca sulle cellule staminali, è candidata per
l'elezione del consiglio comunale di Pescara del prossimo 25 Maggio 2014, nella
lista di forza Italia.
Su Facebook ne è nato uno scambio di opinioni, molto interessante e civile
nei toni:
Idea Rom Palermo Peccato per il partito...
Ciny Antonio Ciniero pessimo partito
Ciny Antonio Ciniero chiunque decida di candidarsi in forza italia è chiaramente
libero di farlo, è un suo problema quello di voler condividere un percorso
politico all’interno di un partito che ha portato avanti politiche di natura a
dir poco persecutoria, razzista e xenofoba, l’elenco delle leggi e degli atti
discriminatori, fatto sia a livello nazionale che comunale (e non solo contro i
cittadini rom), è così lungo e di dominio pubblico che lo risparmio ... in secondo
luogo, se qualcuno si candida in forza italia, o in qualunque altro partito, è
in primo luogo un candidato che esprime la linea politica di quel partito e,
presumo, che per tale motivo verrà votato o meno. Se un cittadino rom si candida
per forza italia è per me, in primo luogo, un candidato di forza italia. Non
dimentichiamoci che quando forza italia ha portato in parlamento Souad Sbai
quest’ultima ha coerentemente portato avanti politiche razziste, non è che la
sua origine marocchina le ha impedito di portare avanti e sostenere leggi
discriminatorie! Non mi risulta che si sia battuta contro il decreto sicurezza o
contro la fantomatica “emergenza nomai” dichiarata dal suo collega Maroni o
sbaglio?
Sergio Franzese Quanto allo schieramento politico la scelta è pessima
Nazzareno Guarnieri Cosa dovrebbe fare una persona rom che vuole partecipare
attivamente alla vita politica italiana, visto che la scelta centro destra è una
scelta sbagliata, il centro sinistra non candida persone rom (spesso neppure ci
parla con i rom). E' un bel enigma.
Frank Gutenlicht Ci sono scelte criticabili, e poi ci sono scelte proprio
sbagliate (che tu sia rom oppure no): forse la ragazza non è informata a
sufficienza su chi sia Berlusconi e su cosa abbia fatto al Paese in quasi
vent'anni.
Critiche possiamo farne a tutti i partiti, perché nessuno di essi è perfetto,
ladri e corrotti ce n'è un po' ovunque e politiche sbagliate sono state fatte a
DX come a SX; poi però ci sono i casi particolari, quelli che spiccano in mezzo
agli altri per aver raggiunto vette (negative) a cui pochi sono arrivati.
Annalisa Tinozzi ah, così il bellissimo centro-destra pescarese può rifarsi la
faccia dopo l'ignobile figura dei manifesti "fuori i rom e i delinquenti dalle
case popolari". Complimenti. Concordo con Ciny Antonio Ciniero. E aggiungo: ma
la comunità rom vuole votarla perché è rom e non perché appoggia un progetto
politico? Ci sono molti modi più seri di "partecipare attivamente alla vita
politica italiana". Non c'è molto di "attivo" in una candidatura. Ti mettono in
una lista, qualcuno ti vota, se vinci vai lì a fare quello che vuole il partito
(o qualsiasi cosa rappresentino oggi i partiti). Il più delle volte non vinci ma
vieni utilizzato per raccogliere voti per qualcun altro. E questa candidatura,
soprattutto se lei spingerà sul fatto che è una rom, servirà a qualcun altro per
fare una bella figura, per dare un'immagine al partito. Ci sono modi più seri di
una candidatura, per fare politica attiva... Io per esempio credo che la
fondazione romanì sia un modo serio di far politica. In questo paese abbiamo
visto anche africani nella lega nord... Questa storia mi fa pensare alle
industrie che inquinano e poi fanno micro progetti pseudo-ambientali per
"pareggiare il bilancio ambientale". Ma intanto ti hanno avvelenato per anni.
Sergio Franzese dopo aver letto gli altri commenti mi sono fatto l'idea che
questa ragazza rischia di assumere il ruolo dell'utile idiota in seno ad un
partito che sicuramente non mette al primo posto il benessere né del popolo
italiano né delle minoranze ma solo gli intrallazzi di politici corrotti e
spesso collusi con la malavita. Berlusconi, Dell'Utri, Cosentino e molti altri
nelle loro file docent...
Daniele Guarnieri Criticate la scelta di forza italia?gli altri sono migliori?i
piu puliti hanno la ROGNA!io rispetto la sua scelta e rispetto la persona a
prescindere da che colore ha!
Frank Gutenlicht Daniele, come ho detto sopra, critiche se ne possono muovere a
tutti i partiti; ma Berlusconi è Berlusconi.
La sua scelta la rispettiamo tutti, io personalmente spero che la ragazza ci
rifletta un altro po' e magari si documenti meglio su Berlusconi.
(se si fosse iscritta alla Lega, saresti stato altrettanto indulgente?)
Daniele Guarnieri Sono abbastanza documentato su quasi tutto anke su berlusconi
! QUINDI !non mi sembra ke gli'altri siano migliori!lei conosce partiti puliti?
11 aprile alle ore 21.27 · Mi piace
Elisabetta Vivaldi Complimenti per la candidatura ma il partito politico scelto
non e'di mia preferenza a causa di come ha trattato-tratta i Rom (con
particolare riferimento agli eventi e rassegne stampa contenenti le
dichiarazioni di Berlusconi del 2008). Fino ai giorni nostri comunque non ho
visto/letto di nessuna azione pro-Rom da parte degli esponenti/leader di questo
partito, al contrario dichiarazioni troppo spesso preoccupanti. Auguro comunque
alla candidata tutto il meglio e spero che venga trattata con rispetto massimo
come donna ma soprattutto come Romni soprattutto per le responsabilità che le
stanno per assegnarle.
Daniele Guarnieri GRANDE ELISABETTA!
Letizia De Torre Bellissimo !
Karin Faistnauer non mi sembra che la sinistra si fosse comportato meglio...
Karin Faistnauer complimenti alla ragazza per i suoi studi !!!
Nazzareno Guarnieri Ringrazio tutti per le riflessioni e manifesto il mio
rispetto per le idee di tutti.
Conoscendo bene la realtà abruzzese e la volontà politica delle diverse
organizzazioni politiche abruzzesi verso la comunità rom, credo che la ragazza
rom abbia fatto bene a candidarsi al consiglio comunale.
Personalmente spero, non solo che sia eletta, ma in particolare che sia uno
stimolo per la comunità rom pescarese per partecipare alle votazioni con
consapevolezza e ANDARE A VOTARE, invece di VENDERSI il voto a politicanti, come
accade da molto tempo anche in Abruzzo.
Elisabetta Vivaldi Purtroppo la vendita del voto è una pratica piuttosto comune
non solo tra i rom ma tra molte alte persone, dato che trova fondamento in una
serie di promesse anti-etiche e bugiarde fatta dai politici di turno che
vogliono accaparrarsi voti. La cosa più triste è pero' che una persona seppur
valida porta i voti di una intera comunità ed è per me difficile pensare al
fatto che una comunità voti per esponenti di una linea partitica che hanno
espressamente manifestato sentimenti anti-Rom (come dimostrato dalle rassegne
stampa). Personalmente avendo esperienza col lavoro politico parlamentare
l'unica cosa che temo è che la ragazza, della quale non conosco il nome, possa
essere messa in difficoltà, davanti a scelte difficili specie riguardo al popolo
rom al quale appartiene e per questo che le auguro fortuna e soprattutto serenità
e oculatezza.
Frank Gutenlicht Daniele Guarnieri partiti completamente puliti NON ce ne sono.
Infatti non era quello il punto, il punto era: per quanto sporchi siano tutti
gli altri, Berlusconi è PEGGIO.
Juana Azurduy Nazzareno, è importante non farsi strumentalizzare. Credo che,
come candidata, debba chiedere al partito di includere nel programma le istanze
per cui ci si batte da anni. Dubito che FI accenni in campagna elettorale alle
politiche di integrazione, quindi è propaganda. Chau, julia
Sabahudin Berisa Dopo tutti i comenti che ho leto ma vi rendete conto che una
grande idea e dobiamo sostenere i giovani eincoragiarli che siano piu ativi e
eficienti per il semplice fato che siamo una popolazione romani che sapiamo
benisimo . In quanto alla ragaza le auguro tante riuiscite in politica .
Vanessa Cirillo Cari amici,conoscenti,simpatizzanti o semplicemente lettori
curiosi,con piacere tengo ad informarvi che quest'anno abbiamo duramente
lavorato in varie città italiane ad una campagna di sensibilizzazione alla
partecipazione attiva delle comunità romanì all'esercizio del diritto di voto e
all'attività politica come servizio alla collettività. In alcune città e alcune
comunità come quella abruzzese si sono create le condizioni per sperimentare in
prima persona un impegno più concreto, un oppurtunità esperenziale, formativa e
partecipativa. I candidati che hanno scelto questo percorso sono persone
consapevoli e dotate di senso critico. Inoltre approfitto dell'occasione per
fare una piccola considerazione su una concezione "gagè-associativa pseudo
antagonista" secondo la quale le minoranze si dovrebbero riconoscere e quindi
sostenere chi TEORICAMENTE per statuto,principio o propaganda si fà promotore di
dirittti e uguaglianza: 1)La partecipazione ,l'inclusione e la vera
emancipazione delle comunità romanì NON ESISTE IN NESSUNA AGENDA POLITICA anche
perchè se esistesse toglierebbe la possibilità di lucrarci sopra sia in termini
economici che elettorali. 2) Nelle comunità romanì come in tutti gli altri
gruppi umani NON ESISTE UN'UNICA VISIONE MONOLITICA DELLA SOCIETA' E DELLA
STORIA per tanto come in qualsiasi gruppo sociale le persone hanno diritto di
scegliere chi votare o chi appoggiare. 3) In questo momento in Italia ci sono
persone rom candidate in schieramenti diversi! RISPETTO PER TUTTI E APPOGGIO
INCONDIZIONATO ALLA PARTECIPAZIONE
Giovanni Picker il mio lavoro di ricerca ha mostrato come in Italia negli ultimi
40 anni l’esclusione dei rom sia stata promossa attraverso la combinazione di
ideologie e dottrine appartenenti sia a partiti liberal-conservatori sia a
quelli liberal-progressisti. A fare da sfondo all’azione politica c’è stata una
società civile il cui primario interesse è stato cercare in tutti i modi di far
adeguare i rom alle proprie norme, aspettative, e idee sociali, morali,
politiche. Con precise differenze tra diversi gruppi, la società civile si è
mossa in maniera generalmente paternalistica, a volte riconoscendolo, ma quasi
mai impegnandosi in un’autocritica aperta e onesta, condizione necessaria per
cambiare radicalmente approccio. In certa misura, molti dei commenti che ho
letto continuano su questa linea paternalistica, perpetuando, spesso
probabilmente senza saperlo, logiche di potere radicate in secoli di
stigmatizzazione e inferiorizzazione dei rom. E il fatto che la candidata sia
appunto una candidata (donna) rende questo scambio di idee ancora più
interessante, visto che, tra i rom, le donne si sono più spesso trovate
oggettificate, razzializzate, e insomma inferiorizzate dai/dalle gagi/e. Credo
rimanga ancora da fare un grande lavoro di cambiamento, ma chi, per primo, deve
cambiare, non credo siano i rom.
Frank Gutenlicht Le donne rom "oggettificate" e "inferiorizzate" DAI GAGI?
Non so che ricerca tu abbia fatto, Giovanni Picker, ma io nei campi ho visto ben
altro.
Giovanni Picker Frank Gutenlicht. dalla carmen di Bizet a 'gypsy blood' di
Lubitsch, fino ai luoghi comuni dell’immaginario pescarese contemporaneo (dove
ho fatto una parte della mia ricerca), le donne rom sono state razzializzate e
oggettificate con un’eco più vasta rispetto agli uomini. Questa
inferiorizzazione è stata spesso operata attraverso un'estrema idealizzazione,
pensando al corpo femminile rom come emblema ultimo di molte delle
caratteristiche rom acettate, e anzi desiderate , dai gagi, come la musica
(danza, abiti esotici, ecc), la sensualità, ecc. ma anche attraverso la
costruzione di miti direttamente inferiorizzanti come 'la zingara rapitrice'.
L'ambivalenza idealizzazione/esclusione è costitutiva delle dinamiche di
esclusione razzializzata dei rom (e di tutte le minoranze iperculturizzate o
iperfolklorizzate). Nei campi non succede questo, ma io mi riferivo a come i
gagi, che nei campi non è che ci abitino in molti, vedono i rom...
Juana Azurduy É una questione annosa, questa, che ho da sempre
discusso: vedo sempre una strumentalizzazione proprio per relativismo. Accadde
anche sul tema immigrazione quando l'estrema sinistra candidò cittadini
immigrati naturalizzati ma, di fatto, non ne accolse le istanze e i CPT (oggi
CIE) non furono mai messi in discussione. La mia è una convinzione più che altro
libertaria: inutile concepire una lotta partitica ma rendersi militante e penso
che in questo la Fondazione stia facendo un ottimo lavoro. Per il resto, mi
dispiace non poterne discutere di persona, qui su FB è difficile farlo, ne
verrebbe un discorso limitato alle proprie convinzioni e, visto il tema, sarebbe
un peccato.
Frank Gutenlicht Giovanni, hai dimenticato Esmeralda de il Gobbo di Notre Dame,
la zingara di Cloris Brosca ("la luuuuna neeera") e la canzone "Gitana" di
Shakira.... ah, e le danzatrici gitane coi vestiti tutti colorati verso la fine
di Train de Vie.
Ti concedo l'osservazione sull'archetipo della "zingara rapitrice", ma tutti
gli altri esempi... sono veramente questi i problemi delle donne rom? Sono
veramente queste le rappresentazioni di cui preoccuparsi?
Annalisa Tinozzi soprattutto... il maschilismo ed il paternalismo di un certo
tipo di maschio italiano (un certo tipo di maschio italiano sia gagio che rom)
colpiscono solo le donne rom? Che l'oggettivazione e la razzializzazione siano
state maggiori nei confronti delle donne è frutto del sessismo, una sottocultura
di cui non sono vittime solo le donne rom. Interessante sarebbe completare la
ricerca studiando come i maschi gagi vedono noi donne "gagie" (si dice così..?),
come i maschi rom vedono le donne gagie e come i maschi rom vedono le donne rom.
Un generale problema di oggettivazione e riduzione a stereotipi che, purtroppo,
colpisce tutte le donne. Ma anche in questo mi sembra che FI sia la forza
politica che maggiori danni culturali ha prodotto negli ultimi decenni, puntando
su un'immagine della donna incasellata in due rigidi ruoli che si rifanno alla
più becera tradizione del maschilismo italiano: la donna sensuale, provocante,
molto bella e che costruisce il proprio successo sull'avvenenza fisica o,
all'opposto, la donna madre, bigotta e reazionaria, difensora della "famiglia"
tradizionale e ferma oppositrice di qualsiasi unione diversa dalla "norma". Ma
noi donne (tutte, non solo le "rapitrici" rom!) non siamo solo questo. Non
rispondetemi che in FI ci sono anche donne diverse da questi stereotipi, lo so e
non ho detto questo. Ho parlato di "(sotto)cultura" su cui il partito ha
costruito il proprio successo (eh si, a molti italiani è piaciuta). Berlusconi
non offese la Bindi per le sue idee politiche ma per l'aspetto fisico... e non
offese la Merkel per la sua politica ma perché era una "culona inchiavabile". In
realtà quel che voleva offendere era un modello di donna che non esiste solo in
quanto in relazione ad un maschio (la "bella" del maschio o l'angelo del
focolare) ma esiste autonomamente, non è assoggettata al potere del maschio
(Silvio o chi per lui) ma ha un suo proprio potere, un cervello che usa (bene o
male...) in piena autonomia. Che all'interno della comunità rom, come
all'interno di tutta la società, esistano e debbano esistere vari modi di vedere
il mondo lo so! Dico che questa scelta mi dispiace ma è solo una mia idea... lo
direi a chiunque, anche ad una "gaggia" come me... Non sono una "curiosa" di
questo account, sono una pescarese che è rimasta molto offesa ed addolorata dai
manifesti fatti dal pdl (Sospiri... che ora si ricandida proprio con Forza
Italia), quei manifesti enormi che dicevano "Fuori i rom e i delinquenti dalle
case popolari"... perciò alla notizia di questa candidatura sono rimasta
sorpresa... Non si offenda nessuno, ad un'amica "gaggia" avrei detto le stesse
cose!
Ma non finisce qui, perché il dibattito, sempre aspro ma rispettoso, continua altrove
Betty Michelini Per Nazzareno Guarnieri, che mi sembrava
perplesso sui commenti a proposito della rom candidata da forza italia...
Nazzareno Guarnieri Potrei rispondere con immagini di altre
organizzazioni politiche che utilizzano il razzismo contro i rom per cercare il
consenso, ma evito di farlo perchè chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Nazzareno Guarnieri Se oggi nelle istituzioni politiche
nazionali la presenza di persone rom è ZERO la responsabilità è di tutte le
organizzazioni politiche, nessuno escluso, e per rispetto alla nostra
intelligenza non raccontateci la favola che siamo divisi. Le politiche
segreganti e/o razziste e/o discriminatorie verso le persone della minoranza
romanì le adottano tutte le coalizioni politiche, nessuno escluso. Nelle
settimane scorse mi hanno offerto la candidatura alle elezioni europee alla
circoscrizione sud ed ho rifiutato perchè ritengo che in questo momento della
mia vita è più utile il mio impegno a tempo pieno nella Fondazione romanì
Italia.
Fabrizio Casavola Non mi dispiace se ci sono candidature spalmate sulle liste +
diverse, è un modo per rivendicare cittadinanza e partecipazione al di là
dell'etnia. Però, a Pescara qualche conto col recente passato si dovrebbe fare
Anche gli altri hanno le loro colpe? Può essere, ma non è una giustificazione x
svicolare dal punto FI (o PDL che sia)
L'angolo del cretino
Betty Michelini Nazzareno Guarnieri, ovviamente ognuno si candida dove ritiene o
sente più affinità. Personalmente, però, mi colpisce che ci si candidi per quei
partiti che hanno utilizzato il razzismo contro i rom e i sinti per farsi
propaganda e solleticare i peggiori istinti e ricompattare le proprie file.
Oltre che, naturalmente, aver fatto parte di un governo che ha emanato il
pacchetto sicurezza e le leggi sulle emergenze rom...
Nazzareno Guarnieri Ciao Fabrizio è un gran piacere sentirti. Hai ragione ha
pescara noi rom abbiamo diversi conti aperti con il passato e spero tanto al più
presto di poterlo risolvere. Fino a qualche anno fa ero solo a proporre,
stimolare, denunciare, oggi ci sono altri rom che hanno preso consapevolezza e
prendono iniziative. La ragazza rom è candidata a Pescara con FI, un ragazzo rom
quasi certamente sarà candidato nel comune di Montesilvano, un'altro giovane rom
in un comune della provincia di Teramo.
Nazzareno Guarnieri Caro fabrizio attenzione ... i conti non dobbiamo farlo solo
con il coordinatore provinciale di PDL (FI) ma anche con altri partiti che
durante i gravissimi fatti di due anni fa sono stati molto bravi a stare in
silenzio anche a fronte di nostra richiesta hanno evitato di esprimere
pubblicamente solidarietà.
Fabrizio Casavola Certo che sto attento, caro Nazzareno, e per non cadere nel
solito minestrone evito il ragionamento "sì, ma anche gli altri..." E' una
questione che sarebbe utile dipanare sia per i rom che per i gagé: come ho
scritto sopra non entro nel merito delle scelte personali e politiche le + varie
(anzi lo giudico un valore aggiunto). Il punto è che FI (piaccia o meno) ha
assunto, anche di recente, posizioni e decisioni quanto meno contestabili (anche
da parte tua, se ben ricordo). Il cambiamento (come vedi, sto argomentando dal
lato gagio, ognuno abbia la sua autonomia) non è una candidatura di bandiera (a
proposito, si potrebbe sapere il nome della candidata?), ma una riflessione,
pubblica e possibilmente comune, autocritica e che spieghi dove si vuole andare
e con chi. Altrimenti, la ragazza probabilmente non beccherà il quorum (non ce
la fecesti neanche tu, che eri + strumentato) e voi rimarrete fregati da un
ennesimo giro di valzer.
Anch'io ho piacere di sentirti, comunque.
Nazzareno Guarnieri Caro Fabrizio conosci la mia determinazione per la causa
romanì ed il mio totale disinteresse per fini personali. La mia critica contro
il pdl di pescara è stata forte, pubblica (al contrario di qualche partito che
si pone come paladino degli esclusi) e concreta con una denuncia al tribunale di
Pescara che abbiamo vinto. Fin dall'inizio ho detto che rispetto la scelta di
una persona rom (e non) che decide di fare politica anche perchè da alcuni mesi
stiamo facendo un gran lavoro con la Fondazione con la campagna di
sensibilizzazione politica PoLITEIA ROMANI per le comunità romanès e per i
partiti politici in 8 regioni del centro/sud, ed abbiamo sempre detto ai rom di
andare a votare ed ai partiti politici di candidare ed eleggere persone rom. La
partecipazione dei rom nelle istituzioni politiche nazionali e locali è quasi
ZERO e se riusciamo ad avere persone rom in entrambi gli schieramenti politici è
un gran bene per le comunità romanès. Ho molti motivi per credere che non si
tratta di una candidatura di bandiera perchè nella campagna elettorale è
abbinata ad un candidato uomo che ha un ottimo consenso. Devo rendere pubblico
il nome? giovedi prossimo la sua candidatura sarà presentata da un senatore di
FI e considerato che a te non posso dire no Ho promesso alla ragazza di non
rivelare il nome fino alla presentazione, ma a te non posso dire no, si tratta
di Amelia Guarnieri di 24 anni di Pescara.
Fabrizio Casavola Chiedevo il nome della candidata per iniziare a fare chiarezza
su una notizia che può essere contorta, e le reazioni che hai raccolto ne sono
una prova; non ti chiedevo di venir meno ad una promessa.
Specifichiamo un'altra cosa: non si parla di te o di me e di cosa si è fatto:
niente di personale, vorrei che questo scambio riguardasse invece le strategie
che si adottano (anche perché la strategia è un argomento che, questo sì
"personalmente", ti ha sempre attizzato).
Perché mi focalizzo su FI e non su altri? Perché:
1. è lì la candidatura;
2. il discorso (per me) non verte sulle posizioni politiche della candidata, e
neanche sul seguito che lei possa avere nella sua comunità, ma sul partito che
la candida.
Quello è il punto, e trattandosi di un partito, il discorso coinvolge tanto la
società maggioritaria che voi.
La mia tesi, è che se non si vuole che questa non sia una candidatura di
bandiera, un simile partito deve spiegare pubblicamente le ragioni di questo
accordo (a sinistra, che sono fin troppo bravi in questo, la chiamerebbero
autocritica), e ovviamente deve farlo anche la candidata stessa.
Altrimenti, esistono (+ che in altri partiti, credo che me lo concederai) in FI
delle contraddizioni che prima o poi emergeranno e, ripeto, potrebbero
riportarvi al punto di partenza del 2012.
Quindi, ragionando il + laicamente possibile, non si tratta di lanciare anatemi
contro questo o contro quello, ma di capire se e come la candidatura sia utile
oppure una trappola.
Nazzareno Guarnieri La scelta e stata della ragazza alla quale ho chiesto di
scrivere delle lettere aperte che renderemo pubbliche con i nostri canali. La
candidatura è voluta e sostenuta da un senatore. Le possibilità di essere eletta
sono molto alte a mio giudizio, ma credo che ogni elezione è un enigma.
A questo punto, finalmente la presentazione ufficiale con relativo
comunicato:
Gent.ima Fondazione romanì Italia sono Amelia Guarnieri, 24 anni di Pescara,
giovane ragazza rom e studente alla Facoltà di Farmacia dell'Università di
Chieti.
Il 28 Gennaio 2014 ho partecipato a Pescara alla Vostra presentazione della
Campagna di sensibilizzazione politica Politeia romanì. Sono rimasta colpita
dalla numerosa presenza di persone della mia comunità rom e dai politici
presenti, ma in particolare dal Vs. impegno e proposte verso la comunità rom,
che conoscevo, ma non immaginavo fosse tanto determinato e ricco di motivazioni
necessarie per la nostra comunità.
Durante la presentazione della campagna avete invitato sia la comunità rom a
partecipare alle elezioni, sia i partiti politici a candidare/eleggere persone
rom.
Lo scetticismo nei confronti della politica e delle Istituzioni è sempre stato
presente nella comunità rom, oggi ha raggiunto livelli esorbitanti. Questo
sentimento di “sfiducia”, ovviamente, nasce sulla base di ragioni fondate: lo
scenario ambientale, sociale e culturale in cui la comunità rom vive, è sempre
più caratterizzato da situazioni in cui gli individui non hanno sufficienti
riferimenti e sono come tagliati fuori, sganciati dal tessuto sociale, e di
conseguenza emarginati, esclusi dalla possibilità di profondi cambiamenti che
bisognerebbe promuovere al fine di non precludere il soddisfacimento dei bisogni
dei cittadini rom e la piena applicazione dei diritti e dei doveri.
Il clima fortemente sovversivo, discriminante, i soprusi, gli abusi di potere e
la violenza verbale e non, che subisce il popolo rom, non sono esagerazioni
concettuali, concezioni da demistificare, ma un’ovvietà, realtà lapalissiane che
trapelano in maniera inequivocabile.
Un luogo comune che dovrebbe essere superato è quello secondo il quale la
comunità rom non voglia e non intenda integrarsi; io e tanti altri come me
potremmo essere l’esempio lampante che “qualcosa di positivo” siamo in grado di
farlo anche noi, eppure non siamo valorizzati, perché additati lo stesso a
priori.
Per eliminare il pregiudizio, che incombe tra il rom e il non rom, sarebbe
necessario un incontro, un avvicinamento bilaterale che la comunità rom ha
sempre chiesto, voluto e desiderato, ma che si è sempre visto negare.
A questo punto è inutile recriminare sul passato, ed io non vorrei essere
erroneamente tacciata di vittimismo; mi premeva fare questa premessa, perché
forse in questo modo capirete le motivazioni che mi hanno stimolato a voler
partecipare alla politica cercando la mia candidatura al Consiglio Comunale di
Pescara, ma sono consapevole che non solo non è facile essere eletta, ma non è
facile trovare un partito politico disponibile a candidare un rom.
La mia non vuole essere una candidatura partitica, o ideologica, o una scelta di
campo, ma cercare l'opportunità di partecipare alla politica di una giovane rom
che vuole svolgere nel Comune un ruolo di controllo, di proposta, di
informazione, di rispetto dei diritti e dei doveri, per evitare che politiche
discriminanti verso la comunità rom, abusi di poteri verso le persone rom, siano
adottati nel silenzio di tutti, come più volte si è verificato, come è accaduto
a Pescara due anni fa.
Voglio candidarmi e con il Vs. aiuto possibilmente essere eletta al consiglio
comunale per accedere a tutti gli atti e le informazioni sulle iniziative
promosse e le opportunità, e diffonderle ai cittadini rom e non rom,
particolarmente attraverso le associazioni che operano sul territorio.
Voglio candidarmi al consiglio comunale di Pescara per partecipare alla vita
politica della mia città e contribuire al dibattito pubblico mettendo a
disposizione della collettività, gli aspetti ed i valori della mia cultura rom
all’interno di un discorso, senza imporla, ma bensì integrarla con quella della
comunità Pescarese per il futuro della città di Pescara.
Chiedo il vostro sostegno, per quando possibile.
Pescara, li 16 Marzo 2014
Amelia Guarnieri
Di Fabrizio (del 21/04/2014 @ 09:03:25, in sport, visitato 2030 volte)
di Marco Beltrami su
CalcioFanPage 19 aprile 2014, 19:09 Il giovane attaccante di etnia Rom
della Primavera del Genoa alla prima in Serie A.
Ci sono storie che solo il calcio può raccontare. Una di queste è sicuramente
quella di Jason Orlando Held, giovane attaccante della Primavera del Genoa che
in occasione della
sfida contro il Cagliari, valida per la 34° giornata di Serie
A, è stato convocato in prima squadra da Giampiero Gasperini. Se il match non è
andato come nelle aspettative dei liguri, sconfitti per 1 a 2 dai sardi, la
giornata rimarrà comunque storica per il talento dei grifoni di origine Sinti,
un’etnia della popolazione Rom, che ha realizzato un sogno. Held infatti ha una
storia personale davvero particolare: la sua è stata un’infanzia di grandi
sacrifici e privazioni che lo ha temprato nel corpo e nello spirito.
La favola di Jason. Held che deve il cognome al nonno tedesco, ha iniziato a
giocare a calcio all’età di 7-8 anni nel campo nomadi di Bolzaneto. Il giovane
attaccante, come riportato dal Corriere Mercantile, utilizzava addirittura
carrelli della spesa come porte da gioco per inseguire il suo sogno di diventare
calciatore. Un sogno iniziato a 11 anni con il passaggio al Pontedecimo e poi al
Genoa dove ha vestito la maglia delle squadre giovanili. Una bella storia che
può essere esemplare per tanti ragazzi che coltivano il sogno di calcare i campi
della nostra Serie A.
Anche su
e
Rubin Carter (1937-2014)
COMBATTERE ANCORA A PRAGA
Oggi sono in giro con un senza tetto.
Un sopravvissuto a cinque campi di concentramento,
che combatte ancora
a settant'anni.
Dopo la guerra non poteva sopportare
che la polizia lo picchiasse.
Gli ricordava troppo
la Gestapo ad Auschwitz.
Ha trascorso sedici anni nelle galere ceche
per avere reagito.
Gli sbirri non lo rispettavano
perché era uno zingaro.
"Se mi colpiscono, io colpisco loro"
mi disse con in mano una bottiglia di vodka.
"Una volta fui dentro per tre anni
senza un pasto caldo."
Adesso vive sopra un tunnel
dove un tempo c'era una statua di Stalin.
Quando piove
ci caliamo dentro il viadotto.
"Ero come un cavallo selvaggio" mi disse
mentre attraversavamo il parco
in cerca di mozziconi da scambiare
con del pane vecchio.
"Ma non sono mai riusciti a piegare il mio spirito."
Paul Polansky
Di Fabrizio (del 23/04/2014 @ 09:05:46, in scuola, visitato 2321 volte)
di Lorena Cotza su
Corriere della Sera LA CITTA' NUOVA
Teresa vive in Italia, ha 18 anni, sta per diplomarsi e sogna di iscriversi
all'università. La sua è una di quelle storie che non dovrebbero far notizia.
Ma
Teresa è una giovane rom e la sua storia è ancora considerata una rara
eccezione.
"Sino all'anno scorso nessuno a scuola sapeva che ero rom" racconta Teresa
Suleymanovic. "Quando i miei compagni mi chiedevano da dove venissi, dicevo solo
che ero bosniaca. Non volevo dire che vivevo in un campo. Perché tutti pensano
che i rom dei campi rubino e siano sporchi".
Teresa sta frequentando l'ultimo anno dell'Istituto Alberghiero di Monserrato,
in provincia di Cagliari, dove sono iscritte anche altre tre ragazze del campo
in cui abita.
"Dopo il diploma mi piacerebbe studiare Scienze dell'Alimentazione e diventare
una dietologa" dice Teresa. "Oppure mi piacerebbe lavorare nel settore della
ristorazione, ho svolto diversi tirocini in alcuni ristoranti della zona e ho
imparato tantissimo su questo mestiere".
L'amore per la cucina gliel'ha trasmesso sua madre, Visna, trasferitasi dalla
Bosnia in Sardegna circa 30 anni fa. "Il pane per noi è il cibo più importante"
mi spiega Visna mentre con gesti sicuri prepara la pita, una finissima ed
elastica pasta che riempie con carne e verdure. "È una tradizione che si
tramanda di generazione in generazione, tutte le mie figlie lo sanno fare".
Oltre alle tradizioni culinarie, i diritti umani sono l'altro tema a cui Teresa
vorrebbe dedicarsi in futuro. Nella tesi di diploma che sta preparando, ha
infatti scelto di raccontare la storia del suo popolo, il genocidio nazista e la
resistenza della cultura rom, ancora intatta nonostante secoli di persecuzioni.
"Ho scelto questo argomento perché ci sono ancora tanti, troppi pregiudizi sui
rom. Se davvero non sei razzista non dovresti fare differenze tra nessuno. Non
puoi pretendere di dire che non odi i marocchini, ma al tempo stesso odiare i
rom. Altrimenti che senso ha?" si chiede Teresa.
Quest'anno Teresa ha partecipato a
"Italia-Romanì", convegno sull'inclusione dei
rom e dei sinti in Italia, organizzato dall'Associazione 21 Luglio e tenutosi a
Roma dal 3 al 5 aprile. Racconta con entusiasmo del
flash-mob organizzato di
fronte al Colosseo: "Abbiamo indossato dei sacchi neri, con dei biglietti che
descrivevano i pregiudizi che ci portiamo addosso. Nel mio ho scelto di scrivere
"Io non voglio studiare". E poi ce li siamo strappati di dosso".
"Vicino al convegno c'era anche una manifestazione anti-rom, ci gridavano di
tutto ma per fortuna vicino c'era la polizia" continua Teresa. "Ma durante il
flash-mob è stato bello rispondere alle domande della gente e far vedere che ci
sono tanti giovani rom in gamba".
Tra i tanti temi affrontati durante il convegno, uno dei più dibattuti è stato
quello dei campi rom. Una questione di non facile soluzione: alcuni rom
vorrebbero trasferirsi in case normali, ma altri non vogliono rinunciare alla
vita comunitaria del campo. Teresa vive in un piccolo e isolato insediamento a
circa 7 km dal primo centro abitato, in cui vivono 14 famiglie rom. Il campo si
trova in cima a una collina da cui si domina il Golfo di Cagliari ed era la sede
di un vecchio inceneritore, di cui oggi resta solo lo scheletro spettrale della
struttura.
"È stata dura - dice Visna, raccontando con orgoglio di come ha costruito la sua
baracca. - Abbiamo lavorato duramente per raccogliere i pezzi di lamiera, ma
siamo riusciti a costruire una stanza per tutti i miei figli. Quando sgomberano
i campi e buttano giù le case su cui hai lavorato per anni non è bello".
Teresa vorrebbe vivere in una casa in città, come una delle sue sorelle, che ha
sposato un italiano e lavora nel settore della ristorazione. Ma capisce anche la
scelta di chi non vuole spostarsi. Le abitazioni fornite dal comune sono spesso
troppo piccole per le famiglie più numerose e a molti manca la solidarietà che
si crea all'interno dei campi.
Ci sono, però, problemi che potrebbero essere affrontati e risolti con poche
risorse: "Da anni chiediamo al sindaco di creare una piazzola per una fermata
del pullman - dice Teresa - Le corriere passano lungo questa strada, ma non si
fermano, quindi per andare a scuola devo sempre chiedere un passaggio a mio
padre. C'è un pulmino per i bambini iscritti alla scuola elementare, ma non per
tutti gli altri".
Teresa è riuscita a proseguire gli studi grazie a una borsa di studio della
Fondazione Anna Ruggiu, dedicata al sostegno della popolazione rom. Ma c'è un
male che nessun benefattore riesce a curare: quello dei pregiudizi.
"Quando ho detto ai miei compagni dove vivevo, alcuni mi hanno detto che
avrebbero voluto vedere il mio campo, ma hanno paura e pensano che siamo
cattivi. So che non verranno qui. Ma bisognerebbe prima conoscere e poi
giudicare".
Anche su
Di Fabrizio (del 24/04/2014 @ 09:04:22, in Italia, visitato 2313 volte)
(immagine da milano.blogosfere.it)
No, non avete sbagliato link, siete sempre su Mahalla. Ma andiamo con ordine:
Un mese fa ero a Sesto san Giovanni, per presentare il progetto
MAHALLA, e dato che contemporaneamente vi si svolgeva il consueto
mercatino del libro usato, avevo fatto qualche scambio. Mi era capitato in mano
L'INNSE CHE C'E' (di Bruno Casati e Renato Sacristani) e in
attesa di iniziare mi leggevo le prime pagine. Lettura interessantissima, non
solo perché negli anni '80-'90 ho avuto trascorsi nel sindacato, ma perché mi ha
fornito la chiave per rompere il ghiaccio e trovare un filo comune con i
presenti.
- Il libro inizia col capitolo Ci vorrebbe Ken Loach.
Cioè, qualcuno che sapesse costruire storie, fare politica, e
dare voce a quell'etnia negletta che si chiama "lavoratori". Io
non sono di sicuro Ken Loach, neanche Franco Rosi o Ermanno
Olmi, ma nel tempo con Mahalla ho cercato di far conoscere
musica, testi, cinema, libri su Rom e Sinti. Perché se sono in
Italia da oltre 600 anni, qualche traccia (magari pop) nella
nostra cultura devono pure averla lasciata, al di là della
perdurante desolazione delle cronache. E contemporaneamente, si
saranno contaminati, tra il mantenimento della loro identità e
una presenza storica nel nostro paese. Eppure, restano
sconosciuti o vengono descritti in maniera stereotipata.
- Poi c'è la location: Lambrate-Rubattino.
A chi non ha letto
I ROM DI RUBATTINO può sembrare strano, ma i Rom, quelli
accampati di fronte alla fabbrica, gli eterni sgomberati
conoscevano bene l'INNSE e i suoi lavoratori. Era lì che andavano a
prendere l'acqua, e quei lavoratori in lotta non gliel'hanno mai
negata. Si chiama SOLIDARIETA', e i due libri raccontano che la
solidarietà è POLITICA, ne è l'ingrediente principale. Senza,
non solo si perde, ma nel lungo periodo si rifluisce nel
privato, nell'interesse di parte. Il fatto che sui due lati di
via Rubattino fossero accampati questi cittadini, che altrimenti
non si sarebbero mai conosciuti, ci porta ad un terzo punto.
- Milano e chi comanda: ecco un altro punto
di riflessione comune, sui due lati della via Rubattino tornano
a intervalli regolari le Forze dell'Ordine e le dichiarazioni
dei vari politici, sono la presenza visibile. Proseguendo nella
lettura del libri, si chiarisce man mano il ruolo nascosto e per
niente secondario di soggetti oscuri ma determinanti della
finanza ed el ramo immobiliare. Sono gli stessa, che in maniera
ancora più nascosta, da qualche anno stanno decidendo il destino
delle aree dove sorgono i campi, comunali o informali che siano.
E poi c'è l'Expo, che nella sua perdurante confusione, sta
monopolizzando il dibattito su cosa fare di tante aree dismesse
o da dismettere, quasi un Piano del Territorio parallelo.
Questi tre punti portano a presentare la questione Rom e Sinti (almeno in una
città come Milano), al di là del folklore o del buonismo, ma come uno dei tanti
nodi per risolvere il NOSTRO e il LORO rapporto con una metropoli del XXI
secolo. Il libro prosegue con molte testimonianze, e si legge con piacere e
interesse. Opinioni a volte diverse, ma tutte ugualmente "partigiane". Una bella
storia, una volta tanto con un lieto fine.
I lavoratori vincono perché hanno coscienza e unità, i Rom no, hanno sempre
adottato strategie differenti; o le hanno adottate i loro "difensori". Ma senza
voler imporre punti di vita altrui, ritengo che una lettura sia utile anche a
quanti decidano cosa debbano fare i Rom (i Rom decidono da soli??
Sinceramente non me ne ero accorto!). Storia di una vertenza lunga,
difficile e ostinata.
Il libro lo trovate a Sesto San Giovanni in via Don Minzoni
129. Ogni mese i volumi si rinnovano: ne troverete migliaia
tra cui scegliere, per tutti i gusti e ogni età. Costo? L'offerta è libera, da 1
euro in su.
Al termine, ci sono alcune sezioni che sono da stimolo ad utili riflessioni,
a cominciare da INNSE e media. I media, riguardo ai due lati di
via Rubattino, hanno avuto un atteggiamento simile: inizialmente di indifferenza
se non di ostilità, che in seguito ha invece sposato tesi e ragioni di chi
resisteva ai due lati della strada. In tre brevi capitoli si tenta di spiegare
come mai STAVOLTA l'Innse abbia bucato il muro di gomma delle cronache.
Lo so, vi ho già tenuti attaccati allo schermo sino troppo, ma c'è un
altro capitolo che addirittura vorrei riportare per intero. Riguarda il rapporto
del mondo del lavoro con le classi intellettuali. Chiederei ai miei
amici attivisti & difensori dei diritti, di leggerselo tutto (con comodo, anche in più riprese) sostituendo ogni
volta alla parola lavoratori quella di Rom. E vedere se viene
in testa qualche idea (lungo da leggere? Sì, è lungo).
Oggi sono gli operai a salire sui tetti domani potrebbe toccare ai
docenti
di Aldo Giannuli Docente di Storia
contemporanea, Università Statale, Facoltà di Scienze Politiche, Milano
Il caso Innse, pur riguardando solo alcune decine di lavoratori, è stato un
"reagente" utilissimo per analizzare le trasformazioni subite dall'ambiente
accademico, nel trentennio che ci separa dalla fine della "grande stagione dei
movimenti" degli anni Settanta.
In quel decennio si saldò un fronte sociale molto composito - fatto di
operai, impiegati, studenti, intellettuali e fasce di lavoratori autonomi - che,
da un lato si unificava nella difesa della democrazia dall'assalto eversivo
della destra, dall'altro, trovava ragion d'essere nell'aspirazione a un modello
sociale diverso e più egualitario.
Tutti gli ambienti sociali ne furono contaminati e persino la corporazione
accademica - una delle più chiuse e gelose dei propri privilegi - subì vistose
fratture interne.
Interi gruppi disciplinari (sociologi, giuslavoristi, storici, politologi,
filosofi, italianisti, psicologi, pedagogisti) si schierarono a grande
maggioranza con i movimenti (primo fra tutti quello sindacale) fornendo il
supporto delle proprie conoscenze, sottoscrivendo appelli ed anche dando vita ad
esperienze formative come quella delle 150 ore (se ne ricorda ancora qualcuno?).
Anche se in dimensioni non maggioritarie, parteciparono anche economisti,
civilisti, penalisti, fisici, biologi, informatici. Persino a Medicina, vero
bastione della conservazione accademica, sorsero gruppi di contestazione legati
a Medicina Democratica o a Psichiatria Democratica.
E, come è facile immaginare, i più sensibili furono i docenti più giovani -
allora denominati "assistenti" o "incaricati" - che erano stai studenti sino ad
un passato abbastanza recente da essere ricordato.
Non era raro vedere loro (e persino qualche giovane "ordinario" di fresca
nomina) partecipare a cortei e assemblee, dare un volantino o gridare slogan.
E tutti a chiedere una riforma democratica dell'Università contro antichi
privilegi e steccati corporativi.
Sono passati più di trenta anni e quegli stessi giovani accademici sono
diventati ordinari.
Oggi la maggioranza di rettori, presidi, direttori di dipartimento hanno
quella età e si apprestano ormai a concludere andando in pensione.
Ma sono persone diverse, molto diverse, da quelle di trenta anni fa: la
corporazione li ha assorbiti, inquadrati, digeriti.
Oggi la corporazione accademica sono loro.
I progetti di trasformazione sociale non sembrano interessarli più di tanto,
e non da oggi.
La mia facoltà è uno dei sancta sanctorum dell'intellettualità del
Pd e l'ideologia della "sinistra liberista" (alla Giavazzi ed alla Boeri, per
intenderci) la fa da padrona.
Per molti mesi la lotta della Innse è passata semplicemente inosservata: non
se ne parlava neanche per sbaglio.
Uno dei tanti episodi di inutile protesta destinato ad essere schiacciato dal
rullo compressore del mercato.
Prendendo un caffè con un collega di economia, mi capitò di fare cenno a
quella lotta che durava ormai da mesi, ma la cosa cadde nel vuoto: "sono le
leggi del mercato: se un'azienda non produce profitto non c'è ragione che resti
in vita".
Anche io - dissi - penso che l'accanimento terapeutico per tenere in vita le
aziende decotte sia inutile e dannoso, ma facevo notare che l'Innse non era
affatto un'azienda decotta, e che la ragione della sua liquidazione non era la
mancanza di profitti, ma l'operazione speculativa sul suolo, in vista dell'Expo.
La risposta non si fece attendere: "Per le leggi del mercato un buon
affare diventa cattivo se ce n'è uno che produce guadagni maggiori. Per cui, se
vendendo suoli e macchine l'impresario ricava di più che dalla sua attività
attuale, non si vede perché debba rinunciare a quei guadagni".
Impeccabile! Non c'è più alcuna prospettiva macro economica, il mercato basta
a sé stesso e il progresso sociale ha come sua unica molla il guadagno
individuale.
Trenta anni di egemonia culturale dell'individualismo proprietario di von
Mises e von Hayek non sono passati invano: ogni traccia della cultura economica
della sinistra, non solo marxista, ma anche semplicemente keynesiana, è
semplicemente sparita e qui anche Luigi Einaudi farebbe la parte del sovversivo.
E poi le preoccupazioni sono altre: fra il 2011 ed il 2014 andranno in
pensione quasi un terzo del totale dei docenti, ma i robusti tagli della Gelmini
al finanziamento dell'Università fanno temere che i concorsi di rimpiazzo
(attesi come l'acqua nel deserto dalle torme di ricercatori ed associati ormai
ultracinquantenni, che premono per passare al livello successivo) non ci saranno
e che per molti la cattedra - o anche solo il posto di associato - resterà solo
un miraggio sino alla fine della carriera.
Detto questo, se ne dovrebbe dedurre che, non fosse altro per ragioni
corporative, ricercatori ed associati avrebbero dovuto partecipare di slancio
alla protesta studentesca dell'"Onda", un anno fa.
Nemmeno per sogno: gli studenti sono stati lasciati soli ed il loro movimento
è stato accolto con fastidio se non con ostilità.
Qualche settimana fa sono arrivate comunicazioni giudiziarie a sessanta
giovani per i fatti di quel periodo: non si riesce neanche a raccogliere le
firme di solidarietà e se ci provi, diversi colleghi ti rispondono che "Se la
sono andata a cercare".
Così come non ebbe successo un tentativo di documento di solidarietà con i
lavoratori dell'Innse, lanciato ai primi di luglio e subito abortito: ci sono
gli esami, le tesi, l'ultimo consiglio di facoltà e poi fa caldo... stiamo
andando in vacanza.
Ma caldo e vacanze c'entrano poco. La ragione vera è che nessuno crede più
all'utilità dell'azione collettiva ed, ancor più, nel conflitto sociale. Faccio
notare ad un collega che fra un anno potrebbe toccare a noi andare per tetti e
cornicioni se, come già ci avverte il Rettore, non ci saranno i soldi per
pagarci gli stipendi.
Risposta "Ma va! Per noi i soldi si troveranno in un modo o nell'altro, non
siamo mica operai!".
Già, non siamo operi e ci difendiamo con altri mezzi.
Una categoria come la nostra ha molte armi per difendersi: molti dei nostri
sono in Parlamento e sia nell'opposizione che in maggioranza.
Molti sono nei consigli d'amministrazione di banche e società o sono firme
autorevoli di quotidiani... non c'è bisogno di cortei o assemblee.
Chissà se sarà ancora vero. Forse sta per arrivare una cocente delusione per
molti.
Più sensibili si dimostrano gli studenti. Ma non tutti.
Il movimento dell'Onda è stato abbastanza partecipato qui a Milano ed ha
coinvolto non meno di sette-ottomila studenti che, però, sono solo una minoranza
- e neanche troppo estesa - degli oltre centomila iscritti ai vari atenei
milanesi.
Intere facoltà (come quelle del blocco scientifico) ne sono state interessate
solo marginalmente.
E poi tutto è durato un mese ed il movimento è scomparso lasciando pochissime
tracce di sé: alcuni collettivi di facoltà, qualche scossa d'assestamento e
qualche fiammata di ritorno ma, nel complesso, la cosa è rientrata.
Se le generazioni precedenti hanno perso la cultura dell'azione collettiva,
gli attuali ventenni non l'hanno mai avuta.
Cercano, questo è vero, di costruirsela, di porsi come soggetto collettivo,
ma siamo ancora a vagiti assai elementari e discontinui.
E questo si riflette anche nel rapporto con le lotte dei lavoratori.
Non manca la simpatia, anzi in molti casi essa è evidente, ma non si va al di
là di qualcosa di epidermico ed istintivo, nulla di chiaramente politico.
D'altra parte, questa è una generazione che guarda all'area del lavoro
dipendente fisso con un misto di simpatia, indifferenza ed invidia: bene o male
si tratta di persone che hanno un reddito garantito, mentre questi ventenni in
gran parte vedono davanti a sé lo spettro di un lungo precariato.
Ci sono gli stude3nti che non hanno un progetto di sé, avvertendo di avere
ben poche forze per realizzarlo, ragazzi anche molto intelligenti ma scoraggiati
e con poca voglia di imbarcarsi in avventure dall'esito assai incerto.
Altri che aspirano ad una collocazione lavorativa elevata, ma in termini di
tipo libero-professionale.
Pochissimi ambiscono ad un posto fisso e quasi nessuno spera di ottenerlo.
Per un'altra fascia non piccolissima è proprio la parola "lavoro" a provocare
pesanti reazioni esantematiche: una allergia invincibile che li porta a
reclamare un reddito garantito, non un lavoro garantito.
Anche l'ala politicamente più sensibile degli studenti, quelli di sinistra,
non riesce a tradurre il grido che li ha accomunati in autunno "Noi la crisi non
la paghiamo" in qualcosa di più di un semplice slogan.
I giovani che fanno riferimento al Pd e dintorni sono parte della cultura
liberista, anche se con frequenti mal di pancia, e preferiscono recitare la
parte dei "propositivi" poco inclini alla protesta, ma si limitano a battaglie
assai circoscritte e di nessun impatto esterno all'università.
I giovani dei collettivi di area radicale, prossimi ai centri sociali e in
diversi casi iscritti a Rifondazione o al PdCI manifestano simpatia e si
spingono anche ad affiancare la lotta dei lavoratori dell'Innse, partecipando
anche alle loro manifestazioni.
Sperano che essa sia il preannuncio di una ondata generalizzata di conflitti
nel mondo del lavoro nella quale vorrebbero inserirsi anche se non sanno bene
come.
Nel loro atteggiamento c'è più generosità che progetto politico.
Il collante si limita ad un generico antigovernativismo, ma stenta a darsi un
insieme coerente di obiettivi comuni.
D'altra parte, una riflessione anche non molto approfondita, porta facilmente
a concludere che la difesa e il rilancio dell'occupazione va in senso diverso da
quella del "salario di cittadinanza" che li affascina (e che peraltro attrae
anche settori di sindacato): le risorse non sono infinite ed una cosa esclude
l'altra.
Piuttosto confusamente, i ragazzi dell'area radicale avvertono l'esigenza di
un blocco sociale che comprenda il lavoro dipendente, quello precario e gli
immigrati, ma non sanno esattamente come metterlo insieme, come organizzarlo,
come esprimerlo politicamente e non trovano interlocuzioni politiche idonee, per
cui la lotta dell'Innse assume, più che altro, un valore simbolico.
Quel che li colpisce di più è l'assunzione, da parte di questi lavoratori, di
forme di lotta e di espressione di tipo nuovo.
Il collettivo degli operai dell'Innse promuove un profilo su Facebook, vera
icona di culto dei ragazzi che, infatti, guardano alla cosa con interesse.
fa discutere la forma di lotta di salire sulle gru, minacciando di buttarsi
di sotto, ad alcuni piace al punto di farla propria (lo faranno i collettivi ex
Onda della sapienza a Roma), altri la trovano un po' autolesionistica e magari
preferirebbero i "sequestri" dei dirigenti come in Francia.
Tutti, però, la valutano per l'impatto mediatico: i giovani dei centri
sociali ed affini sono molto sensibili alle nuove forme di comunicazione su cui
discutono spesso.
Dunque, la Innse è vista un po' come la prova provata che, ancora oggi, la
"lotta paga" ed un po' come l'avvisaglia di una ondata di lotte nuova anche per
le forme espressive e di lotta.
Ma tutto è avvolto in una persistente nebbia: l'assenza di un progetto
politico unificante, di una strategia capace di combinare gli interessi di un
vasto blocco sociale, persino di un comune immaginario che motivi alla lotta, si
avverte con sempre maggiore nettezza.
Il caso Innse è un segnale importantissimo, ma la strada da fare per
ricostruire un senso comune di appartenenza, una cultura politica alternativa a
quella del potere è ancora lunga.
#mediazioneculturale #milano #lavoro #Innse
Di Fabrizio (del 25/04/2014 @ 09:02:19, in Europa, visitato 2659 volte)
Lo ripropongo per chi si fosse perso l'ultima trasmissione di Assetto
Variabile. Buon 25 Aprile!
Di Fabrizio (del 26/04/2014 @ 09:06:17, in scuola, visitato 1987 volte)
Continua l'operazione "nostalgia" iniziata con
Il giorno delle 300 candele.
Questo nuovo ebook narra di un progetto (finanziato allora dal comune di
Milano, oggi sembra incredibile) di un bollettino dedicato alle scuole e redatto
in un campo rom, che seppe creare rete e comunità. Rileggerlo dopo 20 anni può
fare simpatia, ma molti degli articoli di allora sono ancora utili e vivi.
Oppure può essere una testimonianza storica, e anche un buon bigino per chi,
ancora oggi, redige bollettini e/o siti scolastici o di comunità.
Copyright Licenza di copyright standard
Pubblicato 24 aprile 2014
Lingua Italiano
Pagine 88
Formato del file PDF
Dimensioni del file 129.1 MB
Prezzo 1,90 euro
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