Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/11/2008 @ 09:32:59, in Italia, visitato 1509 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Assistiamo, in Europa e in particolare in Italia, al dilagare di politiche
razziste e securitarie: dalla legge Bossi-Fini ai "pacchetti sicurezza" fino
alle ordinanze di troppe amministrazioni locali. Tutto ciò è amplificato da
un'informazione distorta e manipolata, che diffonde nell'immaginario collettivo
la paura del diverso.
E diciamo no a tutti i razzismi.
Per questo, invitiamo le comunità straniere, le associazioni, il movimento
dell'università e della scuola, le organizzazioni sindacali e politiche, la
cittadinanza ad una grande Manifestazione
Sabato 22 Novembre a Pisa
Concentramento ore 16 P.za S.Antonio
- Per una regolarizzazione dei cittadini stranieri
- Contro l'idea della creazione di classi separate per gli alunni
stranieri
- Contro le discriminazioni verso Rom e Sinti (come per le impronte
ai bambini)
- Perché a Pisa non si approvino le ordinanze di sgombero e "antiborsoni"
- Per i diritti e la dignità dei venditori ambulanti stranieri
- Nessun CPT in Toscana!
Ogni diritto in meno per i cittadini e i lavoratori migranti è un diritto in
meno per i cittadini e lavoratori italiani. Primi firmatari:
Comunità migranti senegalesi - Pisa; Federazione Rom e Sinti; El
Comedor estudiantil Giordano Liva onlus; Spazio Antagonista Newroz; Africa
Insieme; Associazione Mezclar; Laboratorio Rebeldia; Circolo Agorà; Partito
della Rifondazione Comunista – federazione Pisa; Socialismo Rivoluzionario;
Mensile "Valori"; Rete dei Comunisti; Fratelli dell’Uomo - ONG ONLUS;
confederazione COBAS; Partito dei Comunisti Italiani-Federazione Pisa; Partito
dei Verdi-Federazione Pisa; ARCILESBICA-Pisa; Precari/ie autorganizzati/e-Pisa;
Di Fabrizio (del 14/11/2008 @ 14:38:39, in Italia, visitato 1898 volte)
Ricevo da Roberto Malini
12 novembre 2008 Comunicato stampa: FIRENZE, ROM BRUTALMENTE PICCHIATA AL
MERCATO DI SANT'AMBROGIO DA UNA COMMERCIANTE. PARTE DENUNCIA
GRUPPO EVERYONE E L'AURORA ONLUS: "E' CLIMA DI ODIO RAZZIALE E IMPUNITA VIOLENZA
CONTRO ROM, MIGRANTI E SENZATETTO"
E' accaduto lunedì 10 novembre 2008 al mercato di Sant'Ambrogio a Firenze:
Aurica C., rom romena di 34 anni, è stata selvaggiamente picchiata intorno alle
9 del mattino da una commerciante del mercato, fiorentina, che vende abiti
usati. La donna rom, in compagnia di un'altra ragazza, chiedeva come tutte le
mattine da oltre nove anni l'elemosina ai passanti e agli avventori del mercato
quando è stata invitata ad avvicinarsi dalla donna. "Pensavo volesse darmi dei
vestiti, o qualche spicciolo" ha raccontato all'associazione L'Aurora onlus e al
Gruppo EveryOne la donna aggredita, che ha costante necessità di accompagnamento
per una grave forma di depressione e continui disturbi da attacchi di panico.
"Invece ha iniziato a urlare che sabato scorso, sempre al mercato, avevo rubato
un braccialetto da un banco con la mia accompagnatrice. Io ho spiegato che un
commerciante, che mi conosce da anni, mi aveva regalato della bigiotteria, ma
che mai e poi mai rubato qualcosa. Al mercato ci passo tutti i giorni, mi
conoscono tutti e una volta ho anche riportato un portafoglio trovato per terra
al forno del mercato, affinché i legittimi proprietari lo riprendessero".
Versione, questa, che è stata confermata ai rappresentanti delle due
associazioni da molti commercianti del mercato. "Uno di loro" dichiarano
Stefania Micol, presidente dell'associazione L'Aurora, e Matteo Pegoraro,
co-presidente del Gruppo EveryOne "ci ha anche rilasciato una testimonianza
scritta, dove conferma di aver regalato della bigiotteria alle due donne rom".
Dalle accuse, la commerciante sarebbe passata alle offese verbali, e subito dopo
avrebbe iniziato a strattonare Aurica e l'accompagnatrice, graffiata a uno
zigomo. Dopo di che, come riferisce il referto medico rilasciato dal Pronto
Soccorso dell'ospedale di Santa Maria Nuova, Aurica è stata presa a calci e
gomitate, e, spintonata, è caduta e ha continuato a ricevere calci alla gamba
sinistra. A quel punto, è stata colta da un attacco di panico. "Ho preso una
pasticca di Xanax per calmarmi, come mi hanno prescritto i medici, non riuscivo
a respirare ma la commerciante continuava a calciare e a insultarmi" ha
proseguito la rom. La prognosi dell'ospedale è per il momento di 5 giorni, per
"addome dolorabile diffusamente alla palpitazione e lieve trauma contusivo
dell'addome da aggressione a mani nude". La ragazza, affiancata dall'assistenza
delle due associazioni, proseguirà con una denuncia.
"Ciò che è accaduto" commentano i leader del Gruppo EveryOne e la presidente
dell'associazione L'Aurora "è sintomo del clima di odio razziale e di impunita
violenza contro rom, migranti e senzatetto che è sempre più grave in Italia".
"Le segnalazioni di abusi si susseguono ormai quasi quotidianamente. Qualche
giorno fa abbiamo condotto in ospedale un giovane Rom romeno, pieno di
contusioni" continua EveryOne. "Ha dichiarato di aver subito un pestaggio a
Cesena, da parte di uomini in divisa. Abbiamo trasmesso referti medici e una
sconvolgente videotestimonianza alla Commissione europea. A Rimini un senzatetto
italiano è stato cosparso di benzina e dato alle fiamme da ignoti. E' in
gravissime condizioni. Abbiamo segnalato più volte il clima di intolleranza che
esiste proprio a Rimini" proseguono gli attivisti "e che ha già scatenato
episodi di violenza e di ingiustizia sociale, ma il nostro allarme è stato
sottovalutato dalle Istituzioni. Il fenomeno della discriminazione e della
violenza contro le minoranze è fuori controllo e il Governo non dimostra certo
una volontà di attuare piani di inclusione sociale. Forse il buon esempio
dovrebbe arrivare dalle amministrazioni di sinistra, che invece gareggiano con
la controparte politica nell'inventare forme di persecuzione sempre più crudeli.
"Ci auguriamo" concludono EveryOne e L'Aurora "di notare, in seguito a
quest'ennesima, sconcertante denuncia, un ‘sussulto' antirazzista, seguito da un
concreto impegno per arginare la discriminazione e la violenza contro le
minoranze".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
L'Aurora onlus
Tel: (+ 39) 055 2347593 - (+ 39) 339 8210866
Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:38:39, in Italia, visitato 2004 volte)
Due articoli di Giulia Cusumano da ChiAmaMilano:
MENO
FACILITATORI, PIU' DIFFICOLTA'
Sempre meno fondi statali per l'integrazione degli alunni stranieri. La
Provincia corre ai ripari e stanzia 4 milioni di euro
Una decina di anni fa erano 447, oggi sono appena 98. L'esercito dei
facilitatori di inserimento all'interno delle scuole della provincia di
Milano è stato letteralmente falciato via da una raffica di tagli dettati
dal Ministero dell'Istruzione.
A fronte di un aumento annuale del 13% dei ragazzi stranieri nella
popolazione studentesca milanese, diminuiscono viceversa le figure di
riferimento capaci di aiutare i giovani stranieri ad inserirsi nelle classi. Il
rapporto alunni-insegnanti, che nel ‘99-2000 era di 1 a 50, nel 2007-2008 è
stato pari a più di 1 a 500.
Per questo la Provincia scende in campo stanziando per il 2009 ben 4 milioni di
euro. Con il progetto "Non uno di meno", giunto al quarto anno e realizzato in
collaborazione con il Centro COME, l'Ufficio Scolastico e l'Università Bicocca,
verranno finanziati laboratori di italiano per gli studenti e corsi di
formazione per i docenti, oltre ai servizi di consulenza delle scuole, di
orientamento scolastico per i ragazzi e le famiglie immigrate e di mediazione
culturale. Il progetto, che negli anni scorsi ha coinvolto 29 istituti e 1.761
studenti, è rivolto a tutte le scuole superiori che ne faranno richiesta.
"La scuola è il primo elemento di integrazione –ha spiegato l'Assessore
Provinciale all'Istruzione Giansandro Barzaghi (ascolta
l'intervista) – Siamo contrari alle classi ponte che invece segregano gli
studenti stranieri e li differenziano. Noi vorremmo seguire il modello integrato
europeo, non quello separatista di alcuni lander tedeschi".
Con la legge 517 del 1977 in Italia venivano abolite le classi differenziali
per gli studenti svantaggiati. Oggi, con l'istituzione delle "classi ponte"
promossa dalla Lega, c'è il rischio di tornare indietro di 30 anni.
Eppure oggi gli studenti "svantaggiati" oggi sono molti di più. Dati
ministeriali parlano di un incremento di mezzo milione di iscritti di origine
straniera in dieci anni. Se nell'anno 1999-2000 gli studenti di cittadinanza non
italiana in Italia erano 119.679, oggi sono 572.621.
Secondo il Dossier Immigrazione Caritas/Migantes la Lombardia è la prima regione
per quanto riguarda la numerosità delle presenze (137.444 pari al 24%
dell'intera popolazione straniera nelle scuole italiane), mentre la Provincia di
Milano con i suoi 53.387 alunni stranieri, è la prima per numerosità non solo in
Lombardia, ma anche a livello nazionale.
Oggi in Italia circa 1 bambino su 20 non è italiano, in Lombardia 1 su 10. E'
stato stimato che nel 2050 i bambini di origine straniera nelle scuole saranno
di più di quelli italiani.
Risulta chiaro come gestire il multiculturalismo all'interno delle classi sia
di fondamentale importanza. Di soldi lo Stato e gli enti locali ne mettono
sempre meno, tanto che, come ormai accade frequentemente, sono i privati ad
investire in un servizio che dovrebbe essere garantito dal pubblico. La
Fondazione Cariplo quest'anno investirà un milione e duecentomila euro per
finanziare progetti di integrazione culturale in 15 scuole di Milano e altre 15
tra Brescia e Mantova.
"Il Comune ha via via ridotto la sua presenza –spiega Patrizia Quartieri,
consigliere comunale di Rifondazione Comunista– Invece di investire nella figura
dei facilitatori si è preferito allocare le risorse ai singoli istituti che li
gestiscono autonomamente affidandosi a cooperative che non sempre mettono a
disposizione operatori preparati e competenti. Non solo le poche risorse a
disposizione conducono a una scelta al ribasso. Il Comune non compie neppure un
controllo sulla qualità dei servizi".
Anche da Roma mancano fondi specificamente destinati alla figura dei
facilitatori. "Ci vorrebbe cooperazione tra stato ed enti locali; non è soltanto
una questione di soldi; manca una volontà politica e una regia." Conclude la
Quartieri.
Tra la grande stagione dei tagli avviata dall'attuale Governo e
le
sconfortanti previsioni di bilancio previste da Palazzo Marino per il 2009
(link articolo 16 ottobre "futuro da ribilanciare"), difficile che saltino fuori
soldi per il ripristino dei facilitatori. Più facile, oltre che politicamente
più coerente con la linea "protezionista" tanto cara alla Lega, creare delle
classi differenziali per chi italiano non è.
L'INTERCULTURALITA'
NASCE TRA I BANCHI DI SCUOLA
Soprattutto per i più piccoli l'integrazione e l'apprendimento dell'italiano
è più facile all'interno di classi normali e accanto ai coetanei italiani
"I bambini si aiutano, si capiscono, creano solidarietà e amicizia. Sono loro i
veri facilitatori linguistici".
Lo assicura Luigi Ambrosi, insegnante della scuola elementare Fabio Filzi in
zona Corvetto. Lì di bambini stranieri ce ne sono tanti: 6 su dieci hanno
origine non italiane, anche se molti di loro nel nostro paese ci sono nati.
Lì fino a 10 anni fa di facilitatori ce n'erano diversi, lui era uno di loro.
Oggi ce n'è solo uno.
"L'anno scorso eravamo supportati dagli operatori di due cooperative
incaricati dal Comune che si sostituivano ai facilitatori. Quest'anno ci hanno
tolto anche questo servizio, non sappiamo perché" spiega Ambrosi.
Le cooperative, ci racconta l'insegnante, essendo composte da operatori che
girano e che cambiano in continuazione, non erano comunque la soluzione ideale.
I facilitatori, viceversa, si inseriscono a 360 gradi nell'ambiente in cui
lavorano, conoscono le storie dei bambini che seguono e delle loro famiglie, il
loro passato e il loro presente.
Eppure la situazione è gestibile. Non ci sono alunni che bloccano i lavori
della classe, anzi; i casi di eccellenza si registrano proprio tra i bambini
stranieri. "C'è più impegno, più rispetto dell'istituzione scolastica, e
soprattutto c'è la speranza del riscatto attraverso la mobilità sociale. Una
speranza che molte famiglie italiane disilluse hanno perso da tempo".
Nelle classi in cui lavora Ambrosi ci sono bambini con gli occhi a mandorla e
bambini con la pelle color caffelatte. Molti di loro sono nati in Italia.
"I neoarrivati a Milano dopo 6 o 7 mesi tra i banchi di scuola hanno già
acquisito il 70% della conoscenza dell'italiano. Ma non è solo una questione di
lingua-spiega l'insegnante- il progetto mandato avanti per anni attraverso la
figura dei facilitatori parlava di interculturalità e integrazione, di aiuto
alla comprensione e di insegnamento alla solidarietà".
Ambrosi ci racconta dei capodanni cinesi e delle ricorrenze musulmane
preparati e festeggiati con entusiasmo e divertimento dai "suoi" bambini; ci
racconta immagini di amicizia ed uguaglianza, di condivisione e curiosità, di
avvicinamento e reciprocità.
Ci racconta che l'integrazione, quella parola di cui si riempiono la bocca
alcuni politici sostenitori delle "classi ponte", prevede bilateralità, non
assimilazione; scambio, non imposizione.
Perché il rapporto tra culture diverse non arricchisce soltanto i bambini
stranieri; anche quelli italianissimi, le cui origini ed usanze qualcuno si
affanna a voler preservare a tutti i costi da eventuali pericolose
contaminazioni esotiche, ricevono insegnamenti e informazioni preziosissime per
la loro crescita individuale.
Imparare a comprendere che esistono punti di vista differenti, imparare a non
fossilizzarsi in schemi prestabiliti. Imparare che la "diversità" è bella,
stimolante, costruttiva; questo è l'arricchimento più prezioso.
Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 09:43:08, in Italia, visitato 1516 volte)
Da
El Gato Obrero
.... Gli sbarchi nel Sulcis continuano.... ma il governo vuole chiudere le
frontiere....
ma quali frontiere? quale governo?
nelle coste del mediterraneo, giovani uomini, giovani donne, bambini, affollano
i porti per attraversare quel canale di mare che li separa dalla sognata
Europa....
Sfidare il nostro mare.... sfidare i flutti e le onde... sperare...
viaggiare...sognare... temere... non sapere...ma VOLERE...
sono convinta che è la sana, forte, necessaria VOLONTA' di CAMBIARE che spinge l
e genti a vendere i corpi alle organizzazioni di stampo mafioso pur di
attraversare quelle fisiche frontiere... sempre chiuse perché e questo è il
volere dei governi europei....
e allora TENTARE LA FORTUNA su BARCHE e BARCONI, SCAFI e GOMMONI, attraversare
misteriosamente facendo una breccia in fronte x per poi approdare o essere
avvistati nelle coste sarde e FINIRE il SOGNO in un CPA .... al centro di un
aeroporto internazionale... dietro anguste sbarre e con un reggimento che
osserva, o ciondolare qui e là per CAGLIARI
QUESTA è la FINE DEL VIAGGIO dei PIU' FORTUNATI
ALTRI giacciono nel marenostrum, cimitero liquido.
CPA, CEI,CARA? Cosa è quello strano posto ad ELMAS? le voci si rincorrono
comunque resta la viva necessità di accogliere queste genti, perché la maggior
parte di essi sono PROFUGHI, RICHIEDENTI ASILO, sono MIGRANTI, uomini e donne
che vogliono VIVERE
NOI con altre associazioni di CAGLIARI provvediamo per quanto ci è possibile ad
una prima assistenza.
Sono NECESSARI ABITI (pantaloni, jeans, tute, felpe, camicie, maglioni tshirt,
giubbini, giubbotti, giacconi etc) per DONNE E UOMINI ma anche RAGAZZI e RAGAZZE
e BIMBI, possibilmente in buono stato d'uso, BIANCHERIA INTIMA, VIVERI a LUNGA
CONSERVAZIONE, ma anche SCARPE, ZAINI,BORSE
chiunque fosse interessato a collaborare con un gesto concreto può contattarci
(da tutta la SARDEGNA con chiamata o sms al 3397916117 Eleonora - Gato Obrero -
mentre per la zona del cagliaritano 3391033752 Mariangela - Sardegna Palestina
-)
come sempre ma pensiamo sia inutile ripetervelo non disdegniamo anche contributi
economici (utili sempre e comunque anche in questo caso)
Aspettiamo i vostri contributi
contattaci o visita il blog:
http://gatoobrero.blogspot.com
Di Fabrizio (del 20/11/2008 @ 09:38:38, in Italia, visitato 1924 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir questo appello, apparso ieri
sul blog di
Sergio Bontempelli
Alla stampa cittadina e regionale
Un "netto mutamento di clima". Una "brusca inversione di tendenza" per una
città da sempre solidale con gli immigrati e i Rom. Usano parole misurate ma
pesanti, i firmatari dell’"appello antirazzista pisano". E non si tratta di
persone qualunque. In calce all’appello, che esprime "profondo disagio e
disaccordo" con le recenti scelte dell’amministrazione, si leggono firme
prestigiose: dallo storico Adriano Prosperi, della Scuola Normale, a Michele
Luzzati, voce autorevole della comunità ebraica; dal teologo Don Roberto
Filippini alla medievista Chiara Frugoni (la cui biografia di S. Francesco ha
ispirato i lavori di Dario Fo), fino allo scrittore Luca Ricci, autore per
Einaudi del premiato libro L’amore e altre forme d’odio. Assieme a loro, tra gli
altri, la rappresentante dei Rom Marinela Nicolin.
Cosa ha spinto queste persone a prendere carta e penna? Nell’appello si parla di
"misure vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi". E si
citano in particolare due provvedimenti: la cosiddetta “ordinanza antiborsoni”,
annunciata dal Sindaco ma non ancora emanata, e gli sgomberi dei campi Rom.
L’"ordinanza antiborsoni" consentirebbe alla Polizia Municipale di multare
chiunque sosti con valige, fagotti e borse di grosse dimensioni in prossimità di
monumenti storici: il riferimento è ai “borsoni” dei venditori ambulanti
stranieri. Gli sgomberi dei campi Rom rappresentano – secondo i firmatari
dell’appello – una vera e propria svolta rispetto al passato: la precedente
amministrazione, infatti, aveva promosso un programma di accoglienza e
inserimento abitativo, denominato “Città Sottili”. Grazie a Città Sottili, agli
abitanti dei "campi nomadi" erano state assegnate delle vere e proprie case: e a
beneficiare di quel programma si erano trovati anche i familiari dei bambini
morti nel rogo di Livorno avvenuto nell’Agosto del 2007.
L’ordinanza anti-borsoni e gli sgomberi fanno parte di un programma più ampio,
un vero e proprio “Patto per la Sicurezza” (simile a quelli di Roma e Milano)
che la Giunta vorrebbe stipulare con la Prefettura e la Questura. Su questo
“patto” il Sindaco ha avuto il via libera dal consiglio comunale, con i voti sia
della maggioranza (PD, IdV, Socialisti e Liste Civiche), sia dell’opposizione di
centro destra.
I firmatari dell’appello criticano però la stessa filosofia di questi
provvedimenti: "Gli immigrati senza permesso di soggiorno, i Rom e i venditori
ambulanti stranieri", scrivono, "non rappresentano un pericolo, per una città
che ha sempre operato per l’accoglienza e l’integrazione". E la legalità
invocata dall’amministrazione comunale, aggiungono, "va difesa a partire dai
diritti civili e sociali di tutti".
Affermazioni che sembrano riecheggiare le recenti parole del Presidente della
Repubblica, in difesa del valore positivo dell’immigrazione. Anche in quel caso
c’era stata una convergenza con le autorità ecclesiastiche, come il presidente
del consiglio pontificio Iustitia et Pax, il Cardinale Renato Martino, che aveva
lodato con grande soddisfazione le frasi di Napolitano. Ma allora si trattava di
una reazione alle proposte legislative della Lega, non all’operato di
un’amministrazione di centrosinistra.
Il clima di razzismo e di intolleranza diffuso in tutto il paese, concludono i
firmatari dell’appello, "rischia di penetrare anche a Pisa". Una politica
"alta", a loro parere, "deve essere in grado di opporsi all’avanzata di falsi
stereotipi". Un compito non facile in questi tempi.
Appello pisano contro il razzismo
Il netto mutamento di clima che si registra a Pisa da alcuni mesi a questa
parte suscita preoccupazioni e inquietudini diffuse. Nella nostra città, come
nel resto del paese, la politica sembra cedere oggi a facili tentazioni
securitarie, all'ansia di ordine pubblico, inteso peraltro nella sua accezione
più riduttiva, quella di mero intervento repressivo. Si tratta di scelte che, in
tutta Italia, hanno prodotto un terreno favorevole a inaccettabili episodi di
violenza a danno di persone straniere, come raccontano quotidianamente gli
organi di informazione. Chi vive a Pisa avverte tutta la novità di un simile
cambiamento di clima. Una svolta che rappresenta una brusca inversione di
tendenza per una città che, in anni recenti, si è spesso proposta ed è stata
percepita a livello nazionale come un laboratorio di sperimentazione sociale, un
luogo dove le istituzioni si riconoscevano in istanze di dialogo e di
integrazione. Oggi tutto questo scompare, per ragioni che sembrano rispondere
soprattutto alle opportunità del momento, alla ricerca di un facile consenso
politico, attraverso risposte ferme a un presunto 'allarme sicurezza' (pure
smentito da tutti i dati ufficiali a disposizione).
In un quadro che, dopo i recenti, gravissimi episodi di violenza a sfondo
razziale di Milano e di Castelvolturno, rischia di configurarsi nei termini di
un’inedita emergenza nazionale, si impone come necessario un appello al senso
civico di tutti gli abitanti della città di Pisa, al di là delle specifiche
appartenenze politiche, affinché venga ribadito con forza e nei fatti quanto
previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana, che afferma il principio
di pari dignità sociale e di uguaglianza davanti alla legge "senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali".
Negli ultimi anni la presenza dei lavoratori stranieri in Italia ha raggiunto i
livelli dei paesi europei con una più lunga storia di immigrazione. Sono gli
italiani di domani, che oggi chiedono solo di poter vivere con lavoro e dignità,
di vedere riconosciuto il loro status di 'esseri umani'. È una sfida contro il
razzismo che riguarda il futuro delle nostre città e del paese, il futuro di
tutti. Mentre dall'altro lato dell'oceano un afro-americano accede alla massima
carica dello Stato più influente del mondo, in Italia una quota elevata della
popolazione non può essere rappresentata, perché priva del diritto di voto. Il
'paese reale' rivela una distanza drammatica dal 'paese legale'.
In una città 'aperta' come Pisa, da sempre arricchita dall'arrivo degli studenti
da fuori, l'amministrazione locale, entro le sue competenze, deve essere pronta
a raccogliere l’odierna sfida dell’integrazione con capacità, intelligenza e
spirito propositivo. Da essa molti cittadini si attendono che dia un effettivo
contributo alla rimozione degli ostacoli che condizionano la vita degli
stranieri in Italia, e non il contrario. Continuare a ricorrere a misure
vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi, quali appaiono
la recente proposta di proibire i ‘borsoni’ degli ambulanti che lavorano nella
zona del Duomo, o quella di allontanare i Rom dai campi cosiddetti ‘abusivi’,
non è degno in una città che vanta tradizioni di apertura e di tolleranza verso
stranieri spesso costretti a fuggire dai propri luoghi di origine:
dall’accoglienza offerta agli esuli dalle dittature militari in Grecia e in Cile
negli anni settanta, alla costruzione di percorsi di integrazione con le
famiglie Rom immigrate negli anni novanta a causa delle guerre nella
ex-Jugoslavia. Pisa non deve disperdere il proprio patrimonio di impegno per una
società aperta e solidale, che veda nelle differenze una ricchezza e non una
minaccia.
Per queste ragioni, per il profondo disagio e disaccordo provocato dal tentativo
di colpire i più deboli in modo indiscriminato, per non dover più assistere a
una quotidiana e incomprensibile caccia all’uomo da parte delle forze di polizia
locale, si è reso inevitabile sollevare una voce contro i germi di un razzismo
strisciante che rischia di penetrare anche a Pisa. Una politica alta deve essere
in grado di opporsi all’avanzata di falsi stereotipi. Gli immigrati senza
permesso di soggiorno, i Rom che abitano nelle baracche e nei campi alla
periferia urbana, i venditori ambulanti stranieri non rappresentano un pericolo,
per una città che ha sempre operato – in modo corale – per l’accoglienza e
l’integrazione. La stessa legalità, di continuo invocata nel dibattito pubblico
di questi mesi, non è un principio neutro. Perché sia democratica occorre che
venga difesa a partire dai diritti civili e sociali di tutti.
Primi firmatari:
- Adriano Prosperi, docente Scuola Normale Superiore
- Chiara Frugoni, storica
- don Roberto Filippini, teologo, diocesi di Pisa
- Michele Luzzati, docente universitario Storia Medievale, Università di Pisa
- Luca Ricci, scrittore
- Marinela Nicolin, rappresentante Federazione Rom e Sinti Pisa
- Giorgio Gallo, Università di Pisa, corso di laurea in Scienze della Pace
- Paola Bora, docente universitaria Filosofia, Pisa
- Barbara del Bravo, medico, Pisa
Di Fabrizio (del 21/11/2008 @ 19:54:57, in Italia, visitato 2583 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Carissim*
la comunità del Casilino 900 è ben lieta di invitarla in un viaggio
attraverso la memoria di un popolo.
Domenica 23 novembre 2008
dalle 10 alle 20
info: casilino_900@libero.it
QUANDO CADONO I MURI
Perché un campo non sia più un campo, basta che tutti ci entrino...
insieme ad artisti, studenti, artigiani, musicisti, poeti, scrittori,
clown e tanti altri
Affinché l'immaginario individuale si confronti con la realtà.
Affinché l'immaginario individuale si confonda con l'immaginario collettivo.
Affinché l'immaginario di un movimento si relazioni con l'immaginario di una
storia corale.
Affinché l'invisibile si trasformi in visibile.
Affinché gli ostaggi vengano liberati.
Affinché l'altrove sia un qui con noi.
Affinché specchi deformati ritrovino la loro reciproca specularità.
"Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior."
Di Fabrizio (del 23/11/2008 @ 09:20:52, in Italia, visitato 1993 volte)
GIOVEDI’ 27 novembre
ore 21 presso il "Gabbiano" a Baggio – via Ceriani 3 MILANO
IN CHE MO(N)DO VIVI?
spazio di confronto socio-politico
Incontro pubblico sul tema "Immigrazione e razzismo"
ROM E GAGE’
per capire bisogna conoscere
incontreremo Dijana Pavlovic rom serba, attrice teatrale e mediatore
culturale nelle scuole elementari
partecipa Fabrizio Casavola redattore di Mahalla - Rom e Sinti da tutto
il mondo
Un giorno, camminando in montagna, ho visto da lontano una bestia.
Avvicinandomi, mi sono accorto che era un uomo.
Giungendo di fronte a lui, ho visto che era mio fratello.
(Proverbio tibetano)
Di Fabrizio (del 24/11/2008 @ 08:51:55, in Italia, visitato 2257 volte)
C'è chi è ancora nomade.
Da L'Espresso local
IL CASO A SANNAZZARO
Un carovana di 120 persone accampata nel parcheggio dello stadio, devono
sgomberare in due giorni
"Non allontanateci ancora"
I nomadi: vogliamo mandare a scuola i nostri bambini
SANNAZZARO - 20 novembre 2008 "Ci mandano via da ogni posto, o quasi. Noi
vorremmo fermarci più di un giorno o due, per mandare a scuola i bambini e
trovare lavoro". La carovana di roulotte - una trentina, circa 120 persone - è
arrivata a Sannazzaro l’altra sera, occupando il parcheggio vicino al campo
sportivo. Un’ordinanza del sindaco impone lo sgombero entro 48 ore. Ma i nomadi
protestano, vorrebbero maggior tolleranza da amministrazione e residenti. Sono
tutti imparentati fra loro, il grande gruppo famigliare degli Hudorovich.
Originari del Montenegro, che hanno lasciato dopo la seconda guerra mondiale,
"siamo cittadini italiani a tutti gli effetti - dicono i capi della comunità,
Mario e Franco, cugini di 54 e 56 anni - però ci sentiamo discriminati".
Ieri all’ora di pranzo mangiavano all’aperto, sui tavoli da campeggio vicino ai
caravan. Un bicchiere di vino rosso anche per gli ospiti, la storia del clan da
raccontare.
"I primi Hudorovich sono arrivati in Veneto dopo la guerra, perché in patria -
quella terra dove era nata la vostra regina Elena - si faceva la fame". Si sono
moltiplicati, "siamo sparsi in tutto il Nord Italia, con almeno quattro o cinque
figli per ogni donna". Tutte con i capelli sciolti e lunghi, a qualunque età.
Gonnelloni multicolor come da copione, orecchini grandi e luccicanti. Oggi in
Italia si contano tre o quattrocento Hudorovich, parenti più meno stretti, dice
Mario. Si spostano suddivisi in gruppi più piccoli, che si formano e si separano
di stagione in stagione. Quello arrivato a Sannazzaro è numeroso, con molte
giovanissime mamme e bambini. Le donne curano i figli e realizzano piccoli
oggetti di rame, portacenere e soprammobili, che vendono di casa in casa. Uomini
e ragazzi fanno gli stagnini: "Per esempio, andiamo nei ristoranti a chiedere se
hanno pentole rotte e le aggiustiamo. Affiliamo i coltelli". Ma per trovare
qualche cliente, "si deve rimanere almeno qualche giorno nello stesso posto, a
cercare qualche contatto".
Niente foto in primo piano, "perché altrimenti quando ci presentiamo a cercare
lavoro dicono ecco gli zingari, e ci mandano via". Alla vita nomade certo non
vogliono rinunciare: "Una casa fra quattro mura l’ho avuta - dice il cugino
Franco - ma l’ho venduta, non ci resistevo. Soprattutto d’estate".
Ma la vita raminga crea anche problemi: "La gente che ci crede tutti ladri, e
poi far studiare i bambini è complicato". Questo però è ovvio: "Certo, non
possono andare tutto l’anno nella stessa scuola, lo sappiamo benissimo anche
noi". Ma "se ci lasciano stare almeno qualche settimana nello stesso posto,
possiamo mandarli in una classe a imparare qualcosa. Mica è possino andare in
una scuola solo due giorni".
Le mamme cercano di dare qualche insegnamento, "fanno come possono". Ma molto
presto, a dieci anni o poco più, soprattutto i maschi iniziano a lavorare con
gli adulti. "Noi Hudorovich paghiamo le tasse e ci comportiamo bene. Quando ce
ne andiamo da un posto, lasciamo tutto in ordine e pulito". Sottolineano i capi
clan: "Siamo italiani come gli altri, andiamo regolarmente a votare. Lo Stato e
quindi anche i sindaci dovrebbero aiutarci. In questo piazzale dove siamo ora,
non ci sono nemmeno i collegamenti per l’acqua". Di fronte al parcheggio
diventato campo nomadi c’è una fila di villette a schiera. Dai residenti un coro
di proteste: "Servono aree attrezzate per i girovaghi. Perché le amministrazioni
non si organizzano?"
Di Fabrizio (del 24/11/2008 @ 09:56:55, in Italia, visitato 1502 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Fano, 22 novembre 2008 Lettera aperta a Davide Del Vecchio, Assessore ai Servizi Sociali e alle
Politiche per la Solidarietà di Fano
Egregio Assessore Davide Del Vecchio,
in questi giorni la Commissione europea discute i provvedimenti da attuare verso
l'Italia per le politiche governative e locali che combattono i comparti più
deboli della società, a partire dai Rom e dai senzatetto. Ho letto, con
tristezza, l'articolo pubblicato dall'edizione locale del Carlino di oggi. E'
ormai evidente che i media diffondono odio e intolleranza verso gli esseri umani
più vulnerabili, presentandoli secondo un'odiosa propaganda discriminatoria: le
famiglie Rom sono descritte come bande di criminali e non come esseri umani in
tragiche condizioni; i migranti sono "invasori" dediti ad attività illecite; i
senzatetto sono così "per scelta" e costituiscono un pericolo pubblico. La
verità la esprimono i numeri del Viminale, del Rapporto Censis, delle
organizzazioni per i diritti umani. Furti, rapine e scippi sono in prevalenza
azioni compiute da italiani; gli omicidi avvengono per la maggior parte
all'interno delle pareti domestiche; il crimine, in Italia, è gestito dalle
mafie, che si avvalgono di manovalanza nostrana e straniera. Non solo, perché
come ricordato ieri da Roberto Saviano all'Unione europea, l'Italia è il più
grosso esportatore mondiale di criminalità.
Questo è il degrado da combattere: un degrado morale, civile, politico e
mediatico. La criminalità organizzata ha toccato quest'anno il suo fatturato
record in Italia: 130 miliardi di euro, maturati su droga, violenza, armi,
prostituzione, pornografia e pedopornografia, estorsione, corruzione, morte.
Continuare a evitare di perseguire la criminalità vera, per riempire le carceri
di Rom e poveracci - o scacciarli da ogni angolo in cui si rifugiano - è
qualcosa di aberrante. Definire i poveri, gli "ultimi" del Vangelo, come causa
di insicurezza e degrado è una menzogna colpevole, perché i poveri vanno aiutati
e a questo servono i servizi sociali. L'Italia e le sue città stanno scendendo
ai più bassi livelli dell'abiezione, del razzismo, dell'intolleranza perché non
ha il coraggio di guardarsi allo specchio. Tutti sanno la verità: non vi è
ministro, parlamentare, sindaco, assessore, prefetto, autorità, giornalista che
non sappia dove sono i veri problemi di sicurezza e dove vi è invece
persecuzione degli innocenti. So che non sarà certo Fano a cominciare a dare il
buon esempio, perché è più facile colpire il capro espiatorio - come si fa, in
Italia, fin dall'antichità - che toccare interessi enormi. I Rom a piedi nudi e
i mendicanti senza un tetto sulla testa sono bersagli così indifesi e a portata
di mano! E' così facile colpirli e poi affermare a gran voce: avete visto,
cittadini, vi abbiamo liberati dal pericolo pubblico numero uno! Intanto la vera
criminalità ghigna, ingrassa e ringrazia. So che non partirà, la riscossa morale
del nostro Paese, da Fano, perché Fano sta mostrando altri obiettivi (quelli
facili e di "effetto") da perseguire, ma non rinuncio a inviarLe questa breve
lettera. Scripta manent. Roberto Malini - Gruppo EveryOne
roberto.malini@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 26/11/2008 @ 00:21:24, in Italia, visitato 1538 volte)
25 novembre 2008 - Tonio Dell'OlioIl dossier dell'ultimo numero di Mosaico di pace sarebbe da far circolare
non solo nelle scuole ma anche tra gli amministratori pubblici e tra i
rappresentanti delle istituzioni. Racconta la presenza degli zingari in
Italia. Racconta delle loro origini e della loro cultura, delle
difficoltà e dell'orgoglio, della storia e delle storie. Finalmente si
capisce che rom e sinti non sono più nomadi da molti anni, che ce ne sono
islamici, cattolici, evangelici…, che sono italiani da molte generazioni,
che sono presenti anche nel mondo dello spettacolo e della cultura, che
insegnano all'università e scrivono libri. Si raccontano storie di
integrazioni riuscite, di bambini che vanno a scuola e di volontari che
condividono fatiche e sogni di questa gente che abita i margini del pianeta.
A leggere queste pagine si capisce bene che i muri tetragoni del
pregiudizio e dei luoghi comuni possono essere abbattuti solo sotto i colpi
della conoscenza della storia e dei volti.
Certo, il problema della sicurezza. Ma anche a questo proposito si
comprende bene che non è distruggendo e sfollando i campi e presidiando con
le forze dell'ordine ma piuttosto dando una mano a recuperare la dignità che
è scolpita nella natura di ciascuna e ciascuno.
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