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Lombardia: scuola e integrazione
Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:38:39, in Italia, visitato 2004 volte)

Due articoli di Giulia Cusumano da ChiAmaMilano:

MENO FACILITATORI, PIU' DIFFICOLTA'
Sempre meno fondi statali per l'integrazione degli alunni stranieri. La Provincia corre ai ripari e stanzia 4 milioni di euro

Una decina di anni fa erano 447, oggi sono appena 98. L'esercito dei facilitatori di inserimento all'interno delle scuole della provincia di Milano è stato letteralmente falciato via da una raffica di tagli dettati dal Ministero dell'Istruzione.

A fronte di un aumento annuale del 13% dei ragazzi stranieri nella popolazione studentesca milanese, diminuiscono viceversa le figure di riferimento capaci di aiutare i giovani stranieri ad inserirsi nelle classi. Il rapporto alunni-insegnanti, che nel ‘99-2000 era di 1 a 50, nel 2007-2008 è stato pari a più di 1 a 500.
Per questo la Provincia scende in campo stanziando per il 2009 ben 4 milioni di euro. Con il progetto "Non uno di meno", giunto al quarto anno e realizzato in collaborazione con il Centro COME, l'Ufficio Scolastico e l'Università Bicocca, verranno finanziati laboratori di italiano per gli studenti e corsi di formazione per i docenti, oltre ai servizi di consulenza delle scuole, di orientamento scolastico per i ragazzi e le famiglie immigrate e di mediazione culturale. Il progetto, che negli anni scorsi ha coinvolto 29 istituti e 1.761 studenti, è rivolto a tutte le scuole superiori che ne faranno richiesta.

"La scuola è il primo elemento di integrazione –ha spiegato l'Assessore Provinciale all'Istruzione Giansandro Barzaghi (ascolta l'intervista) – Siamo contrari alle classi ponte che invece segregano gli studenti stranieri e li differenziano. Noi vorremmo seguire il modello integrato europeo, non quello separatista di alcuni lander tedeschi".

Con la legge 517 del 1977 in Italia venivano abolite le classi differenziali per gli studenti svantaggiati. Oggi, con l'istituzione delle "classi ponte" promossa dalla Lega, c'è il rischio di tornare indietro di 30 anni.

Eppure oggi gli studenti "svantaggiati" oggi sono molti di più. Dati ministeriali parlano di un incremento di mezzo milione di iscritti di origine straniera in dieci anni. Se nell'anno 1999-2000 gli studenti di cittadinanza non italiana in Italia erano 119.679, oggi sono 572.621.
Secondo il Dossier Immigrazione Caritas/Migantes la Lombardia è la prima regione per quanto riguarda la numerosità delle presenze (137.444 pari al 24% dell'intera popolazione straniera nelle scuole italiane), mentre la Provincia di Milano con i suoi 53.387 alunni stranieri, è la prima per numerosità non solo in Lombardia, ma anche a livello nazionale.

Oggi in Italia circa 1 bambino su 20 non è italiano, in Lombardia 1 su 10. E' stato stimato che nel 2050 i bambini di origine straniera nelle scuole saranno di più di quelli italiani.

Risulta chiaro come gestire il multiculturalismo all'interno delle classi sia di fondamentale importanza. Di soldi lo Stato e gli enti locali ne mettono sempre meno, tanto che, come ormai accade frequentemente, sono i privati ad investire in un servizio che dovrebbe essere garantito dal pubblico. La Fondazione Cariplo quest'anno investirà un milione e duecentomila euro per finanziare progetti di integrazione culturale in 15 scuole di Milano e altre 15 tra Brescia e Mantova.

"Il Comune ha via via ridotto la sua presenza –spiega Patrizia Quartieri, consigliere comunale di Rifondazione Comunista– Invece di investire nella figura dei facilitatori si è preferito allocare le risorse ai singoli istituti che li gestiscono autonomamente affidandosi a cooperative che non sempre mettono a disposizione operatori preparati e competenti. Non solo le poche risorse a disposizione conducono a una scelta al ribasso. Il Comune non compie neppure un controllo sulla qualità dei servizi".

Anche da Roma mancano fondi specificamente destinati alla figura dei facilitatori. "Ci vorrebbe cooperazione tra stato ed enti locali; non è soltanto una questione di soldi; manca una volontà politica e una regia." Conclude la Quartieri.

Tra la grande stagione dei tagli avviata dall'attuale Governo e le sconfortanti previsioni di bilancio previste da Palazzo Marino per il 2009 (link articolo 16 ottobre "futuro da ribilanciare"), difficile che saltino fuori soldi per il ripristino dei facilitatori. Più facile, oltre che politicamente più coerente con la linea "protezionista" tanto cara alla Lega, creare delle classi differenziali per chi italiano non è.


L'INTERCULTURALITA' NASCE TRA I BANCHI DI SCUOLA
Soprattutto per i più piccoli l'integrazione e l'apprendimento dell'italiano è più facile all'interno di classi normali e accanto ai coetanei italiani

"I bambini si aiutano, si capiscono, creano solidarietà e amicizia. Sono loro i veri facilitatori linguistici".

Lo assicura Luigi Ambrosi, insegnante della scuola elementare Fabio Filzi in zona Corvetto. Lì di bambini stranieri ce ne sono tanti: 6 su dieci hanno origine non italiane, anche se molti di loro nel nostro paese ci sono nati.

Lì fino a 10 anni fa di facilitatori ce n'erano diversi, lui era uno di loro. Oggi ce n'è solo uno.

"L'anno scorso eravamo supportati dagli operatori di due cooperative incaricati dal Comune che si sostituivano ai facilitatori. Quest'anno ci hanno tolto anche questo servizio, non sappiamo perché" spiega Ambrosi.

Le cooperative, ci racconta l'insegnante, essendo composte da operatori che girano e che cambiano in continuazione, non erano comunque la soluzione ideale. I facilitatori, viceversa, si inseriscono a 360 gradi nell'ambiente in cui lavorano, conoscono le storie dei bambini che seguono e delle loro famiglie, il loro passato e il loro presente.

Eppure la situazione è gestibile. Non ci sono alunni che bloccano i lavori della classe, anzi; i casi di eccellenza si registrano proprio tra i bambini stranieri. "C'è più impegno, più rispetto dell'istituzione scolastica, e soprattutto c'è la speranza del riscatto attraverso la mobilità sociale. Una speranza che molte famiglie italiane disilluse hanno perso da tempo".

Nelle classi in cui lavora Ambrosi ci sono bambini con gli occhi a mandorla e bambini con la pelle color caffelatte. Molti di loro sono nati in Italia.
"I neoarrivati a Milano dopo 6 o 7 mesi tra i banchi di scuola hanno già acquisito il 70% della conoscenza dell'italiano. Ma non è solo una questione di lingua-spiega l'insegnante- il progetto mandato avanti per anni attraverso la figura dei facilitatori parlava di interculturalità e integrazione, di aiuto alla comprensione e di insegnamento alla solidarietà".

Ambrosi ci racconta dei capodanni cinesi e delle ricorrenze musulmane preparati e festeggiati con entusiasmo e divertimento dai "suoi" bambini; ci racconta immagini di amicizia ed uguaglianza, di condivisione e curiosità, di avvicinamento e reciprocità.

Ci racconta che l'integrazione, quella parola di cui si riempiono la bocca alcuni politici sostenitori delle "classi ponte", prevede bilateralità, non assimilazione; scambio, non imposizione.

Perché il rapporto tra culture diverse non arricchisce soltanto i bambini stranieri; anche quelli italianissimi, le cui origini ed usanze qualcuno si affanna a voler preservare a tutti i costi da eventuali pericolose contaminazioni esotiche, ricevono insegnamenti e informazioni preziosissime per la loro crescita individuale.
Imparare a comprendere che esistono punti di vista differenti, imparare a non fossilizzarsi in schemi prestabiliti. Imparare che la "diversità" è bella, stimolante, costruttiva; questo è l'arricchimento più prezioso.