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Sannazaro - Pavia
Di Fabrizio (del 24/11/2008 @ 08:51:55, in Italia, visitato 2248 volte)

C'è chi è ancora nomade. Da L'Espresso local

IL CASO A SANNAZZARO
Un carovana di 120 persone accampata nel parcheggio dello stadio, devono sgomberare in due giorni

"Non allontanateci ancora"

I nomadi: vogliamo mandare a scuola i nostri bambini

SANNAZZARO - 20 novembre 2008 "Ci mandano via da ogni posto, o quasi. Noi vorremmo fermarci più di un giorno o due, per mandare a scuola i bambini e trovare lavoro". La carovana di roulotte - una trentina, circa 120 persone - è arrivata a Sannazzaro l’altra sera, occupando il parcheggio vicino al campo sportivo. Un’ordinanza del sindaco impone lo sgombero entro 48 ore. Ma i nomadi protestano, vorrebbero maggior tolleranza da amministrazione e residenti. Sono tutti imparentati fra loro, il grande gruppo famigliare degli Hudorovich. Originari del Montenegro, che hanno lasciato dopo la seconda guerra mondiale, "siamo cittadini italiani a tutti gli effetti - dicono i capi della comunità, Mario e Franco, cugini di 54 e 56 anni - però ci sentiamo discriminati".
Ieri all’ora di pranzo mangiavano all’aperto, sui tavoli da campeggio vicino ai caravan. Un bicchiere di vino rosso anche per gli ospiti, la storia del clan da raccontare.

"I primi Hudorovich sono arrivati in Veneto dopo la guerra, perché in patria - quella terra dove era nata la vostra regina Elena - si faceva la fame". Si sono moltiplicati, "siamo sparsi in tutto il Nord Italia, con almeno quattro o cinque figli per ogni donna". Tutte con i capelli sciolti e lunghi, a qualunque età. Gonnelloni multicolor come da copione, orecchini grandi e luccicanti. Oggi in Italia si contano tre o quattrocento Hudorovich, parenti più meno stretti, dice Mario. Si spostano suddivisi in gruppi più piccoli, che si formano e si separano di stagione in stagione. Quello arrivato a Sannazzaro è numeroso, con molte giovanissime mamme e bambini. Le donne curano i figli e realizzano piccoli oggetti di rame, portacenere e soprammobili, che vendono di casa in casa. Uomini e ragazzi fanno gli stagnini: "Per esempio, andiamo nei ristoranti a chiedere se hanno pentole rotte e le aggiustiamo. Affiliamo i coltelli". Ma per trovare qualche cliente, "si deve rimanere almeno qualche giorno nello stesso posto, a cercare qualche contatto".

Niente foto in primo piano, "perché altrimenti quando ci presentiamo a cercare lavoro dicono ecco gli zingari, e ci mandano via". Alla vita nomade certo non vogliono rinunciare: "Una casa fra quattro mura l’ho avuta - dice il cugino Franco - ma l’ho venduta, non ci resistevo. Soprattutto d’estate".

Ma la vita raminga crea anche problemi: "La gente che ci crede tutti ladri, e poi far studiare i bambini è complicato". Questo però è ovvio: "Certo, non possono andare tutto l’anno nella stessa scuola, lo sappiamo benissimo anche noi". Ma "se ci lasciano stare almeno qualche settimana nello stesso posto, possiamo mandarli in una classe a imparare qualcosa. Mica è possino andare in una scuola solo due giorni".

Le mamme cercano di dare qualche insegnamento, "fanno come possono". Ma molto presto, a dieci anni o poco più, soprattutto i maschi iniziano a lavorare con gli adulti. "Noi Hudorovich paghiamo le tasse e ci comportiamo bene. Quando ce ne andiamo da un posto, lasciamo tutto in ordine e pulito". Sottolineano i capi clan: "Siamo italiani come gli altri, andiamo regolarmente a votare. Lo Stato e quindi anche i sindaci dovrebbero aiutarci. In questo piazzale dove siamo ora, non ci sono nemmeno i collegamenti per l’acqua". Di fronte al parcheggio diventato campo nomadi c’è una fila di villette a schiera. Dai residenti un coro di proteste: "Servono aree attrezzate per i girovaghi. Perché le amministrazioni non si organizzano?"