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mercoledì 7 dicembre 2011 FINALMENTE. FINALMENTE QUALCOSA SI STA MUOVENDO, LA
FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E' FINALMENTE RIUSCITA A FARSI SENTIRE DAL
GOVERNO, SPECIALMENTE DAL MINISTRO ANDREA RICCARDI PER LA COOPERAZIONE
INTERNAZIONALE E L'INTEGRAZIONE, E DAL SENATORE PIETRO MARCENARO, PRESIDENTE
DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO E DALLA VOCE PRESIDENTE DEL SENATO
EMMA BONINO
LA FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E IL SUO DOCUMENTO CON I SUOI NOVE PUNTI
PRESENTATO AL SENATO
Prima di parlare dei nove punti che la maggioranza dei sinti e dei rom ci hanno
chiesto di includere nel documento, voglio specificare che oggi noi sinti e rom
non riconosciamo nessuna persona che non sia d'etnia sinta o rom che si
autodefinisce portavoce, intermediario o legale rappresentate di sinti e rom,
oggi siamo noi i diretti portavoce, intermediari e legali rappresentati di noi
stessi, perciò chi , non sinti o rom si proclama tale, noi non lo riconosciamo.
Ma se accompagnato da due persone sinte o rom con una delibera sottoscritta da
tutti i sinti e rom membri dell'associazione o da più persone singole sinti e
rom, questo potrebbe essere rivisto.
Il motivo di Questo è per tutto il lavoro INUTILE che tantissimi portavoce,
intermediari hanno fatto in tutti questi anni, sinti e rom si trovano ancora
oggi rinchiusi in enormi campi nomadi o sgomberati senza nessuna soluzione
alternativa, e tantissimi ancora oggi nell'anno 2011 alle porte del 2012 si
trovano senza i servizi di prima importanza come l'energia elettrica, l'acqua
potabile, sevizi igienici e un tetto dove ripararsi dalla intemperie, oggi noi
non vogliamo e non ci servono dei portavoce, ma ci servono delle persone che
vogliono lavorare tutti insieme, sinti, rom e popolazione maggioritaria. Per
questi motivi noi della federazione rom e sinti insieme abbiamo presentato
questo documento nella sala stampa della Camera e al Senato il 9 novembre 2011,
con i seguenti punti che vi voglio illustrare con parole più significative.
*
il primo punto il lavoro, non meno o più importante dei nove punti, ma vitale
per il proseguimento alla vita. Il problema lavoro: per i Sinti e Rom scarseggia
per svariate cause, primaria e la più grande e la discriminazione razziale, solo
essendo d'etnia Sinti e Rom diventa quasi impossibile trovare lavoro,( se non si
nasconde la propria etnia d'appartenenza), poi la brutta reputazione che dura da
circa 1000 anni, solo il nome "zingari" fa ancora tremare parecchia gente, la
diffidenza in ambo le parti, la mancanza di diplomi, la scarsa conoscenza dei
lavori proposti, la scarsa conoscenza della lingua italiana, nessuno vuole come
partner di lavoro un sinto o un rom e altre molte varie ragioni.
Per questi motivi noi chiediamo di avere la possibilità di intraprendere e poter
lavorare in proprio, con i nostri lavori tradizionali, riportandoli alla
conoscenza non solo ai nostri figli ma a tutta la popolazione maggioritaria, ma
per riuscire abbiamo bisogno di ottenere dei aiuti e dei finanziamenti comunali,
provinciali, regionali e statali, per poter supportare i nostri lavori
tradizionali, come lo spettacolo viaggiante, la musica sinta e rom,
l'artigianato e tutto quello che oggi "per forza dei cambiamenti" e stato
dimenticato, come i cestinai, fiorai, ombrellai e tanti altri che ogni persona
sinta e rom anziana ci potrà aiutare a portarla alla luce e farla imparare ai
nostri giovani.
In alternativa e la costituzione di cooperative sociali costituite direttamente
dai sinti e dai rom, dove potere assumere personale sinto o rom nell'ambito del
lavoro di giardinaggio, pulizie in generale, raccolta materiale ferroso ecc.
ecc. ma supportati dai propri comuni, provincie e regioni che dovranno trovare
un sistema ad aggiudicare i lavori a detta cooperativa senza dover ricorre a
bandi molto difficili per i sinti e rom, intraprendendo questa strada si porta
la conoscenza ai giovani che entrando in queste tipologie di lavoro imparano,
così che l'aiuto del comune provincia regione stato un giorno non serva più.
Ma se si vuole davvero aiutare i sinti e i rom che vogliono lavorare, si devono
agevolare rilasciando anche dei permessi di sosta provvisoria su tutto il
territorio italiano, eliminando tutti i divieti di sosta alle roulette, camper e
nomadi per tutti i sinti e rom che li richiedono per poter lavorare con i propri
lavori tradizionali, ai musicisti, ai giostrai e circolanti, alla predicazione (MEZ)
in assoluta liberta.
Solo percorrendo queste strada si potrà ridare il lavoro perso alla maggioranza
dei Sinti e Rom.
*
Per secondo e L'abitare, questo e un altro grandissimo problema di tutti i sinti
e rom, che grazie ai sgomberi senza alternative, la mancanza di servizi
principali come l'acqua, l'energia elettrica, i servizi igienici e il
riscaldamento invernale, porta ai sinti e rom la scarsa e corretta frequenza
scolastica, ciò impedisce loro i diplomi occorrenti ad un lavoro per il prossimo
futuro. Porta la scarsa ricerca del lavoro, perché impossibile riuscire a
trovare un lavoro definitivo non avendo nessuna abitazione definitiva e regolare
con un indirizzo civico, dove poter essere a disposizione del datore di lavoro,
un altro input negativo al lavoro e avere l'indirizzo di un campo nomadi, ciò
rende ancora più difficile a trovare un qualsiasi lavoro.
E per queste ragioni che noi della federazione nazionale rom e sinti insieme,
chiediamo la Moratoria degli sgomberi senza alternative. Applicazione dei
Progetti per la chiusura dei cosiddetti "campi nomadi" attraverso soluzioni
diversificate quali la realizzazione delle microaree famigliari attrezzate,
composte da genitori e figli con un regolare indirizzo civico senza definirlo
campo nomadi, villaggio ecc. dove poter continuare e salvaguardare la tradizione
e la cultura dei sinti e rom nativi in Italia da decenni, ma anche perché ci
sono tante persone gagge che dichiarano che avere dei sinti o rom come vicini di
casa e viverci con armonia e una cosa impossibile, perciò la creazione delle
microaree e un bene per noi, ma soprattutto e un bene anche per la popolazione
maggioritaria che non vogliono vivere e avere dei vicini di casa sinti e rom.
*
Un altro progetto concreto, positivo e forse il migliore perché non sperpera
denaro pubblico e non costa nulla al comune, provincia, regione e stato, perché
un terreno agricolo e una propria proprietà poco onerosa e a portata di tutti i
sinti e rom, da notare che già da parecchi anni moltissime famiglie sinte con
grande successo sono riusciti ad uscire dai campi nomadi grazie all'acquisto di
un terreno agricolo come tipo di abitazione, ed è perciò che chiediamo La
Modifica del Testo Unico 380/2001 che proibisce l'installazione anche di
roulotte mobili su terreni agricoli.
*
Chiediamo anche e soprattutto da subito, la Sospensione della Delibera 67/2010
dell'Autorità per l'energia elettrica, fino a che non si trovi un alternativa al
riscaldamento usato dalla maggioranza dei sinti e rom, questa delibera e
arrivata così all'improvviso che i sinti che usavano l'energia elettrica a forfè
per il proprio riscaldamento, non hanno avuto il tempo necessario a trovare
delle soluzioni alternative a riscaldarsi, oggi con questa delibera per i sinti
e impossibile usare l'energia elettrica per riscaldare le proprio abitazioni
perché troppo oneroso, perciò le problematiche riguardo il riscaldamento sono
immense.
*
Salvare la cultura dei sinti e rom e importante quasi come la casa e il lavoro,
perché senza cultura non ai più nessuna provenienza, famiglia e popolazione,
senza cultura non ti rimane più niente, e grazie ai cambiamenti del progresso,
la cultura dei sinti e dei rom sta scomparendo, oggi se si chiede ad un giovane
sinto o rom che cosa vuol dire cultura non sanno risponderti, ed e per questo
che chiediamo nel nostro documento il sostegno agli artisti Sinti e Rom, la
predisposizione di una campagna nazionale di conoscenza degli apporti culturali
offerti da Sinti e Rom alla cultura italiana ed europea e l'inserimento di
artisti Rom e Sinti nei maggiori eventi nazionali, solo cosi potremmo salvare la
nostra cultura e portarla alla conoscenza della popolazione maggioritaria.
*
La scuola, la causa principale "come dicevo prima" e l'Habitat insufficiente,
essere sgomberato ogni mese per non dire giorno, impedisce ai nostri figli la
regolare frequenza scolastica, il non riuscire ad ottenere un diploma per
svolgere un normale lavoro di tutti i giorni, come si può trovare lavoro senza
saper scrivere e leggere, senza saper fare i conti, e senza sapere tanto altro,
come si fa.
Le cause sono molteplici, e la più brutta e odiosa e la causa della
discriminazione razziale, ci sono maestri e direttori che permettono e applicano
a bambini di 6 / 12 anni, il razzismo nelle scuole elementari, anche se sentono
e vedono che i bambini delle popolazione maggioritaria prende in giro il bambino
o bambina sinta o rom fanno finta di niente, Molte volte sono messi all'ultima
banco, non vengono mai interrogati e non interessa se imparano, ci sono bambini
sinti e rom che frequentano la 5 elementare senza saper ne leggere e scrivere,
questi bambini non riescono a frequentare regolarmente la scuola perché non
hanno nessun input a farlo, non ci sono amici gagge o maestri che rafforzano la
loro voglia di imparare e frequentare la scuola, anche se dei bambini riescono a
far amicizia con i bambini sinti o rom ci pensano i loro famigliari a farli
smettere quell'amicizia, i stessi bambini ci chiedono il perché non ci sono
libri che parlano dei sinti e rom, della loro storia, da dove arrivano, le
guerre vissute dai sinti e rom, l'olocausto subito dai sinti e rom, tutto questo
nelle scuole non c'è, forse questo e il motivo principale che oggigiorno
tantissime persone non sanno nulla dei sinti, per questo e tanto altro chiediamo
tramite il documento l'Introduzione nei programmi scolastici di elementi della
storia e cultura dei Sinti e dei Rom, con particolare attenzione
all'anti-discriminazione, la Predisposizione con la collaborazione delle
associazioni Rom e Sinte di un piano Nazionale per l'istruzione dei bambini Rom
e Sinti e per la formazione dei docenti.
*
Chiediamo soprattutto: La partecipazione diretta di sinti e rom nelle decisioni
che riguardano gli stessi, se ci guardiamo in giro non troveremo mai un sinto o
un rom nella scuola, nei uffici comunali, provinciali, regionali e statali,
nemmeno come custode, spazzino o altro, quando si parla di un campo nomadi o un
qualsiasi cosa si voglia fare per i sinti e rom, non vengono mai interpellati,
si interpella sempre e solo i soliti " esperti" di rom e sinti, senza mai
ammettere che i veri e unici esperti di sinti e rom sono gli stessi sinti e rom,
ma questo non vogliono ammetterlo ed e per questo nel documento chiediamo di
Adottare strumenti di sostegno per implementare la partecipazione dei Sinti e
dei Rom nella vita sociale e politica del Paese. Indicazione Nazionale che
vincoli i finanziamenti solo al terzo settore che prevede la partecipazione
diretta dei Sinti e Rom e che i propri portavoce e intermediari siano solo i
sinti e i rom, oggi vogliamo avere il diritto di decidere da soli, siamo stanchi
che altri decidono per noi come e dove vogliamo vivere, perciò tutte le azioni
saranno discusse e decise insieme ai Sinti e Rom.
*
Il welfare, già da parecchi anni ci sono tantissimi sinti e rom che lavorano
come mediatori culturali senza avere un diploma, senza una retribuzione mensile
e moltissime volte a proprie spese, tutti lavorano solo per migliorare la vita
piena di stenti e sacrifici dei sinti e rom, molti sono perfino senza un titolo
di studio, non hanno fatto nemmeno le prime elementari, eppure sanno scrivere e
leggere e fanno i mediatori culturali, e chi meglio di loro come mediatori
culturali, possono aiutare il proprio popolo, lavorano giorno e notte senza
essere riconosciuti nemmeno dai propri comuni, provincie e regioni, per questo
chiediamo nel documento l'Istituzione della figura del mediatore culturale Sinto
e Rom. Progettazione sociale vincolata alla presenza retribuita di mediatori
culturali Sinti e Rom. Progettazione e gestione diretta dei servizi alle
associazioni Sinte e Rom.
*
Il problema della La sanità e molto grave per tutti e non solo per noi sinti e
rom, eppure per noi c'è ancora qualcosa di più grave, tanti dottori nei Pronti
Soccorsi dei ospedali, appena vedono un sinto o un rom prendono i fogli
consegnati ai infermieri, che sono al primo posto, li mettono sotto tutti gli
altri cosi che i sinti rimangono sempre ultimi, e quando arriva il turno, fanno
delle esclamazioni tipo: (" chi di voi cura la zingara !! io non lo faccio ecc.
") questo e successo a mia sorella al pronto soccorso e a tanti altri sinti i
Italia, oggi nel documento chiediamo una Campagna nazionale di prevenzione e
istituzione della figura del mediatore sanitario. Corsi di formazione per
operatori organizzati in collaborazioni con associazioni Sinte e Rom, con
particolare attenzione All'antidiscriminazione.
*
La vera lotta alle discriminazioni, come si combatte la discriminazione razziale
se per primo a istigarla e propagarla era il governo stesso, il governo bossi
non permette ai sinti e rom di avere una casa, una microarea, un terreno
agricolo di propria proprietà, non c'era nessuna alternativa per la lega nord,
il loro slogan era e rimane: "via gli zingari - no case ai zingari - milioni di
euro speso per zingari - case prima a noi italiani e dopo ai zingari" questi
sono gli slogan che hanno trasmesso ai italiani tramite i mass media e questi
saranno gli slogan che trasmetteranno ai italiani alle prossime elezioni,
autorizzati a fare tutto quello che vorranno anche se il "DECRETO LEGGE del 26
aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n.
205, recante: "Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e
religiosa", vieta di istigare altre persone alla discriminazione razziale.
Noi chiediamo di applicare a tutte le persone questo decreto legge, nelle
scuole, nei uffici comunali provinciali regionali e statali, nei ospedali, in
tutti gli esercizi pubblici, delle Pene più severe per chi porta la
discriminazione, il razzismo e le calunnie verso i Sinti e rom, Pene severe per
tutti i giornalisti che con i quotidiani istigano, trasmettono qualsiasi
rapporto che parli o che trasmette ad altre persone l'odio razziale e la
discriminazione, per tutto questo noi chiediamo tramite il documento il
Coinvolgimento delle rappresentatività nazionali delle comunità Sinte e Rom
nella costituzione degli Osservatori sulle discriminazioni. Libertà religiosa e
possibilità per le Chiese di usufruire di spazi pubblici. Costruzione
partnership tra le Prefetture e le associazioni Sinte e Rom. Contrasto alle
discriminazioni istituzionali (esempio: cartelli stradali di divieto di sosta a
chi è riconosciuto Sinto o Rom).
*
Non da oggi ma da ormai parecchi tempo in Italia ci sono tantissimi Rom
immigrati, le possibilità sono durissime per noi che siamo italiani al 100 per
100, immaginatevi per loro, vengono in Italia per migliorare la propri vita e si
trovano a dormire sotto i ponti, nelle baraccopoli, e i più fortunati riescono a
trovare della abitazioni quasi demolite ma con un tetto per ripararsi dalla
intemperie, tantissime mattine vengono svegliati senza nessun ritegno per i
vecchi, donne e bambini la mattina presto ancora buia per essere sgomberati
dalla polizia, senza nessuna alternativa ai sgomberi, non interessa se dopo
nasce un altra baraccopoli o accampamento di fortuna, importante e che hanno
fatto gli sgomberi, per questo che nel documento chiediamo la Predisposizione di
un percorso di regolarizzazione per i profughi e per le famiglie di prima
immigrazione (Anni Settanta e Ottanta) dalla ex Yugoslavia. Progetti di
accoglienza per i Rom immigrati dalla Romania contemperando diritti e doveri.
Progetti di informazione e sensibilizzazione con partnership con i Paesi
d'origine.
*
Ma tutto questo non potrà avverarsi se non verrà approvata la proposta di legge
per riconoscere ai sinti e rom lo status di minoranze: Proposta di Legge n.
4446, "Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di
riconoscimento e di tutela delle minoranze linguistiche storiche dei rom e dei
sinti", depositata il 21 gennaio 2011.
E la proposta di legge per riconoscere la persecuzione su base razziale subita
dalle comunità Rom e Sinte, durante il nazifascismo: Atto Senato n. 2558
"Modifiche alla legge 20 luglio 2000, n. 211, in materia di estensione del
Giorno della Memoria al popolo dei Rom e dei Sinti", presentato il 15 febbraio
2011.
Io, noi sinti e rom speriamo che oggi che siamo alle porte dell'anno 2012
finalmente anche noi siamo riconosciuti come esseri umani, perché solo se ci
riconoscono allora anche noi esistiamo, altrimenti non saremmo mai ne italiani,
sinti, rom, europei e nemmeno reputati esseri umani.
Per finire ringrazio a nome di tutti i sinti e rom della federazione rom e sinti
insieme l'on Sen dott. Pietro Marcenaro, il Dott., Massimo Serpieri, il Dott.
Isidro Rodríguez il Dott. Zeliko Jovanovic, dott. Jeroen Schokkenbroek, il Dott.
Herry Scicluna e tutti quelli che hanno reso possibile questo evento, ma voglio
anche ringraziare tutti i presenti a questo grande evento, sinti, rom e gagge,
grazie a tutti.
per chi vorrebbe ascoltare gli interventi della giornata, clicchi:
http://www.radioradicale.it/scheda/341368
Leggendo questo pezzo, ho avuto due reazioni: Una di prenderlo come un appello da libro Cuore; l'altra di immedesimarmi quando scrive che il cambiamento non lo regala nessuno, neanche gli amici. Voi che ne pensate?
Traniviva.it RINO NEGROGNO - Martedì 6 Dicembre 2011
L'arduo tentativo di cambiare le cose
Non posso esimermi dall'arduo tentativo di cambiare le cose in questo mondo.
Cercare di migliorare la città, il quartiere, il palazzo, la famiglia, noi
stessi è l'unico modo non utopistico per fare questa rivoluzione. Non
possiamo tirarci indietro. Cosa racconteremmo ai nostri figli? Non possiamo dire
come i nostri nonni di essere stati partigiani o come i nostri padri di aver
contestato. Cosa diremo mentre guarderanno il mondo che gli lasciamo? Cosa
risponderemo quando nostro figlio ci domanderà perché non abbiamo fatto niente
per il suo mondo?
Ogni mattina vedo passare famiglie di zingari, un padre una madre e due o tre
figli. I padri sono seri, pensierosi, camminano qualche passo avanti. Le madri
spingono un passeggino, parlano con i loro bambini, ridono, rimproverano. I
bambini giocano, cantano, ridono, quelli nel passeggino sognano. Chissà cosa
sognano i figli degli zingari, quelli che sono nel passeggino. Non credo sognino
abbondanti bottini agli incroci delle strade, baracche sporche, vestiti colorati
e piedi scalzi. Non possono neanche sognarsi Babbo Natale ed i suoi doni perché
nessuno ha mai raccontato favole per loro. Non so proprio cosa possano sognare i
bambini degli zingari. E le loro mamme? Sognano un gruzzolo cospicuo o un
principe azzurro che apra per loro un castello incantato. E i padri? Eppure
anche gli zingari sono felici. «Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi
dietro, far l'amore e rotolarsi per terra. Ho visto anche degli zingari felici
in piazza Maggiore a ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra», cantava
Claudio Lolli nel 76.
Qualche mattina fa mi sono recato al municipio perché sapevo di un sit-in del
comitato di lotta per le case popolari. Osservavo da lontano la rabbia di questa
povera gente disperata. Qualcuno urlava ai politici di uscire, qualcuno di
andare a casa, qualcuno diceva che non bisognava più andare a votare, qualcuno
urlava: rivoluzione e basta. Me ne sono stato in disparte per non far dire agli
amici che speculavo sul dolore mettendomi in bella mostra ma avrei voluto fare a
questa gente una proposta: perché non diventano loro i politici, gli
amministratori dei loro drammi? Loro che li conoscono bene, loro che si
svegliano al mattino già disperati con questi drammi e ci vanno a letto la sera
per notti quasi sempre insonni. Loro diventano gli amministratori, uno di loro
il sindaco, il più faccia tosta e poi si scelgano gli assessori, i tecnici che
diano loro un contributo, una mano. È facile, basta che alcuni di loro si
candidano e tutti gli altri li votino. Stiamo facendo, stiamo vedendo, stiamo
valutando eccetera, sono le solite frasi di queste circostanze che non vorremmo
più sentire. Ma cosa ne possiamo sapere noi che la mattina andiamo a lavorare e
la sera torniamo a casa, al calore della nostra casa, mangiamo, beviamo e
andiamo a dormire sereni? Cosa ne possiamo sapere noi di come sia doloroso anche
solo sentirsi dire stiamo facendo. Quale solidarietà possiamo dare a chi non
lavora e non ha una casa noi che non abbiamo mai provato questa umiliazione?
Ebbene, è dal basso che deve partire la rivoluzione, il cambiamento, la presa di
coscienza, la «classe per sé», come la chiamava Karl Marx. Da chi soffre, chi ha
fame, chi ha freddo, chi è solo, chi è stanco deve cominciare il cambiamento.
Solo chi vive il dramma si affretterà per risolverlo. Lasciamo i politici di
professione a casa, ringraziamoli ed esoneriamoli dalla missione che loro
malgrado e con abnegazione vogliono svolgere per noi, non lasciamoci abbindolare
da fantasiose promesse, garanzie e lavoro ad personam. Lasciamo chi parla in
eleganti salotti di lavoro, disoccupazione, affitto, mutuo, scuola, povertà lì
dov'è. Autocoscienza. Chi ha il problema lo comprende, discute con chi ha lo
stesso problema e cerca le soluzioni velocemente perché non può tornare da solo,
alla sua famiglia con il problema non risolto. Non più una politica serva delle
banche e dei ricchi che ci chiedono sacrifici dall'alto della loro ricchezza
senza mai farne ma una politica serva dei cittadini più bisognosi prima di tutto
e poi il resto accadrà di conseguenza, a salire.
C'erano anche molti anziani al sit-in. Chi restituirà loro tutti i giorni di
felicità perduta? Se non possiamo cancellare la sofferenza di questi signori
possiamo almeno provare a rendere uguali i sogni di tutti i bambini? Il sogno è
quello che ognuno vorrebbe realizzare. Possiamo dare a tutti i figli della città
la stessa possibilità di realizzare i sogni? Le stesse opportunità. Le stesse
scuole? Non una cultura a pagamento per pochi che produce poco per l'umanità
perché non è detto che quei pochi che possono pagare abbiano molto in testa da
offrire.
Quando vedo un bambino povero, sporco, nudo, che chiede soldi, che lavora o è
ridotto pelle e ossa dalla fame penso sempre che se quel bambino avesse la
possibilità di studiare, di capire il mondo, potrebbe diventare un genio e lo
renderebbe sicuramente migliore ma poiché quel bambino non leggerà mai un libro,
dobbiamo lavorare molto e l'impresa è sì ardua.
Segnalazione di Agostino Rota Martir
Divieto di accesso... a chi? Ai rom residenti? A quei rom che il comune sta ancora sfrattando dagli appartamenti e che si troveranno per strada? Ai visitatori non Rom? Divieto di accesso ai non ebrei? Come avveniva nel ghetto di Varsavia...
Insediamento in via di chiusura |
Piacenzasera.it 9-12-2011 (segnalazione precedente su
Mahalla ndr.)
Una cinquantina di Sinti si sono radunati questa mattina in piazza Duomo per
rivendicare i loro diritti ad essere riconosciuti come una minoranza-etnico
linguistica e ad essere maggiormente considerati all'interno della
amministrazioni locali. Arrivati a Piacenza da tutto il nord Italia, hanno
ribadito le richieste già presentate nei mesi scorsi al governo, che prevedono
oltre al riconoscimento storico anche una serie di diritti legati al sostegno
dei lavori tradizionali svolti dai Sinti, alla valorizzazione della loro cultura
e ad una serie di provvedimenti che facilitano l'inserimento nella vita sociale
del Paese.
I Sinti in piazza Duomo
"Al governo abbiamo chiesto il riconoscimento di una serie di diritti legati
all'abitazione, al lavoro, alla scuola e alla famiglia - ha commentato Davide
Casadio, presidente dell'associazione Sinti italiani, presente alla
manifestazione in piazza Duomo - Alle amministrazioni locali chiediamo di essere
maggiormente considerati, soprattutto riguardo al tema del lavoro; noi facciamo
parte dello spettacolo viaggiante ma costantemente ci vengono negati diritti".
Manifestanti
A Piacenza i Sinti residenti nel campo nomadi sono circa 150, di cui un terzo
minorenni. "Chiediamo che le nostre attività, come giostre e divertimenti
ambulanti, siano più vicine al centro della città e non sistemate alla
periferia" ha aggiunto il segretario provinciale dell'associazione Salvatore
Occhipinti. Tra le richieste fatte dall'associazione Sinti italiani anche la
licenza per l'attività di raccolta del ferro vecchio.
Elvis Ferrari e Salvatore Occhipinti
Caro Elvis, caro Salvatore,
scrivo a voi perché in questi anni, a fasi alterne, avete assunto un ruolo assimilabile a quello di portavoce della popolazione sinta residente nella nostra città.
Oggi manifestate in tutto il Paese, insieme alla vostra gente, per rivendicare politiche pubbliche capaci di superare l'isolamento sociale in cui vi trovate.
In tutti questi anni le amministrazioni locali che si sono succedute, anche di diverso segno politico, hanno perseguito azioni costanti rivolte soprattutto ad obiettivi fondamentali come la scolarizzazione dei vostri figli e il graduale accompagnamento verso soluzioni abitative alternative alla permanenza nei campi di via Torre della Razza. Sulla scolarizzazione sono stati ottenuti risultati importanti fino a garantire la frequenza delle scuole dell'obbligo per tutti i bambini. Qualche difficoltà in più abbiamo dovuto registrare sul tema della casa. Spesso, infatti, i progetti di inserimento sono andati a buon fine, ma laddove ciò non è successo, sono stati rilevanti i problemi che si sono dovuti affrontare.
Grava, nelle relazioni tra voi e la città, oltre ad una difficoltà antica che vi accompagna, una questione rilevante relativa al patto che governa il rapporto tra cittadini e tra questi e la cosa pubblica. Mi riferisco, come potete immaginare, al debito maturato relativamente al rispetto del regolamento vigente per l'area di sosta che prevede il pagamento di quote giornaliere comprensive, tra l'altro, del consumo dell'acqua.
E' necessario che, con la collaborazione delle associazioni di volontariato che in questi mesi hanno ripreso contatto con il campo, si trovi una soluzione.
Le associazioni alle quali fate riferimento, hanno tra i propri obiettivi prioritari la definizione di un“Patto di riconciliazione nazionale” come proposto dall'Opera nazionale e una strategia nazionale che punti sull'integrazione come proposto dalla Federazione che ha organizzato la manifestazione di oggi..
Sono obiettivi importanti che presuppongono la volontà di assumere, reciprocamente, la responsabilità insita nei doveri e nei diritti di cittadinanza.
Insieme alla Caritas, insieme a voi, abbiamo avviato un percorso di confronto che ha al suo centro temi quali il lavoro, l'associazionismo, l'integrazione. Un cammino reso più difficile dall'insolvenza maturata nei confronti del Comune. Abbiamo bisogno di segni concreti, da parte di tutti, che vadano nella direzione di una inversione di marcia, che consenta di scrivere a Piacenza un Patto di riconciliazione locale, in mancanza del quale, saranno vani sia gli esiti delle vostre rivendicazioni, sia l'impegno profuso dai volontari, a partire dalla Caritas, e di tutti gli altri soggetti animati da buona volontà.
"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza, birra, cinemino...
Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del computer: Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle prossime fiamme).
Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo nome: POGROM, che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a ragionare di cosa successe in uno sperduto villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate? Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...
Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag, significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte. Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può diventare il diavolo in persona, quando si scatena.
Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione, oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della vita umana.
E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO. Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo "classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi? Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.
Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:
Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO, che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state identificate" alla faccia della legge.
Lunedì 19 dicembre 2011 alle ore 21.00
Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano
Documentario di Gianmaria Carrara, Luca Orioli e Lorenzo Giglio (www.aroproductions.it)
– Italia - 2011 – terzo appuntamento della III^ edizione della rassegna di film
"HO INCONTRATO ZINGARI FELICI" (Maladilem Bachtale Romenca - da Upre Roma),
organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con l'Associazione Aven
Amentza – Unione di Rom e Sinti, con l'Associazione ApertaMente, con la
redazione di Mahalla e con il Circolo ARCI Martiri di Turro, con
ingresso gratuito, con tessera Arci.
Sarà presente il regista Gianmaria Carrara. Presenta la serata Fabrizio Casavola
- Redazione di Mahalla che parlerà anche della situazione dei Traveller
irlandesi e degli ultimi allevatori di cavalli a Milano.
"The million dollar kid" è un puledro appena comprato da Dennis alla fiera dei cavalli di Ballinasloe, in Irlanda. Dennis è un "traveller", ovvero un viaggiatore, così vengono chiamati per il loro nomadismo gli zingari irlandesi. La vita di Dennis, come di molti altri travellers, è legata di generazione in generazione all'allevamento ed il commercio di cavalli. Questo documentario lancia uno sguardo ad una Irlanda poco conosciuta, alla scoperta della vita, cultura e tradizioni di questo popolo nomade.
Oltre al documentario sarà proiettato uno slide show multimediale realizzato con l'integrazione
Rispetto linguistico per un popolo una volta deriso come zingaro - By Gerry Hadden
05/12/2011 - In Romania, il termine ufficiale per la minoranza zingara del paese è stato modificato, dopo quasi un secolo di pressioni.
Il dizionario rumeno ufficiale usa ora il termine Rom, e riconosce che la parola Zingaro, o Tigan, ha una connotazione peggiorativa. Festeggiano i gruppi che promuovono i diritti dei Rom, ma molti rumeni - ed alcuni degli stessi rom, sono contro il cambiamento.
In una stradina dietro ad un affollato mercato agricolo nella capitale, Bucarest, un Rom di nome Aurika dice che tra di loro ci si chiama Tigan, e non Rom.
"Per me non è una parola negativa," dice. "Ma, se tu ed io stiamo discutendo, e mi chiami Tigan, avremo un problema."
Interviene suo figlio, Antoni.
"Io voglio essere chiamato Rom," dice, timidamente.
Suo padre si arrabbia.
"Perché?" chiede. "Perché a scuola ti hanno detto che gli Tigan sono cattivi?"
Il ragazzo risponde di sì.
"E' sbagliato," dice Aurika. "Tu sei tanto Tigan che cittadino rumeno."
Pregiudizio, rabbia e confusione simili non sono nuovi in Romania. Alcuni gruppi Rom hanno chiesto un cambiamento sin dall'inizio del XX secolo. Finalmente, l'hanno ottenuto quest'anno.
Monica Busuioc, linguista presso l'Accademia Rumena, è tra quanti hanno deciso di rimpiazzare la parola Zingaro o Tigan con Rom. (Foto: Gerry Hadden)
L'Accademia Rumena, il guardiano della lingua, ha ufficialmente definito il gruppo come Rom. Dietro questo grande cambiamento c'è la minuscola Monica Busuioc, un'anziana donna con gli occhiali che lavora al quarto piano dell'Accademia.
Recentemente, Busuioc era seduta con di fronte a sé l'ultima edizione del dizionario ufficiale rumeno. Disse che non solo riconosceva Rom come nome corretto del gruppo etnico, ma faceva anche una modifica antrettanto importante al vecchio nome, Tigan.
Prima definiva -qualcuno con comportamento malvagio-. Abbiamo aggiunto -epiteto insultante rivolto a chi ha un comportamento incivile-."
Busuioc dice che i linguisti non hanno il diritto di rimuovere termini come Tigan dai dizionari, non importa quanto sia offensivo, perché sono parte della storia. La parola Tigan, dice appare in documenti che risalgono al XIV secolo.
Ma l'Accademia può modificare le definizioni per riflettere la realtà sociale.
"Questo termine era usato frequentemente nei detti, proverbi e così via. Non si può eliminarlo dalla lingua rumena. Un dizionario non può eliminare una parola," dice Busuioc.
Introdurre Rom nel dizionario è offensivo anche per alcuni Rumeni perché, nella loro lingua, i due termini si assomigliano. (VEDI, ndr)
Molti Rumeni non vogliono essere confusi con i Rom.
A Bucarest, alla fermata dell'autobus, una donna che dice di chiamarsi Julia, ci dice che i Rom sono pericolosi e danno una cattiva fama ai Rumeni, soprattutto oltremare. Dice che sua sorella è un'infermiera onesta e gran lavoratrice, in Italia.
"Ogni giorno, i suoi colleghi le mostrano gli articoli sul giornale dicendo, guarda cosa fanno i tuoi Rumeni," dice. "Ma quello che le mostrano sono i crimini commessi dagli zingari."
Ana Avasiuc, che lavora con una OnG di Bucarest chiamata Impreuna, dice che quando la gente si riferisce ai Rom come Tigan, è un ulteriore isolamento dalla cultura maggioritaria
I gruppi per i diritti dei Rom dicono che è l'attitudine che vogliono cambiare, e togliere il termine Tigan dall'uso popolare può aiutare. Ana Avasiuc, assieme all'OnG di Bucarest chiamata Impreuna, dice che usare la parola Tigan aumenta la ghettizzazione linguistica.
"Leggevo della comunità rom di Baia Mare nella Romania centrale, attorno alla quale il municipio ha fatto costruire un muro del costo di 60.000 euro," dice. "Invece di spenderli perché i Rom riprendessero il loro diritto ad essere cittadini, sono stati usati per spingerli il più lontano possibile dalla vita cittadina." (VEDI, ndr)
Il muro è di cemento. In un'altra città rumena, ne è stato costruito uno di metallo. Allora i Rom l'hanno buttato giù e rivenduto come rottame. (VEDI, ndr)
Questi incidenti non hanno certo contribuito a migliorare l'immagine dei Rom o della Romania, tanto localmente che all'estero. La domanda è: cambiare una parola sul dizionario, può cambiare realmente le cose? Busuioc dice di non esserne sicura.
"Non posso combattere la discriminazione solo a livello di parole. E' un problema di mentalità da cambiare. Di sicuro le parole aiutano. Se al posto di Tigan senti Rom, Rom, Rom, allora comincerai ad usare Rom anche tu."
Per cambiare, una lingua ha bisogno di secoli, dice, ma da qualche parte si deve iniziare.
Oltre al linguaggio, il governo presenterà a breve un piano per migliorare le condizioni dei Rom, attraverso l'integrazione sociale e programmi di lavoro, miglioramento degli alloggi ed istruzione per i giovani.
L'Unione Europea ha dato il termine di fine anno a tutti gli stati membri, per predisporre piani volti al miglioramento della situazione dei Rom.
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3 febbraio 2011: benvenuti a Milano... di Fabrizio
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