Piacenzasera.it 9-12-2011 (segnalazione precedente su
Mahalla ndr.)
Una cinquantina di Sinti si sono radunati questa mattina in piazza Duomo per
rivendicare i loro diritti ad essere riconosciuti come una minoranza-etnico
linguistica e ad essere maggiormente considerati all'interno della
amministrazioni locali. Arrivati a Piacenza da tutto il nord Italia, hanno
ribadito le richieste già presentate nei mesi scorsi al governo, che prevedono
oltre al riconoscimento storico anche una serie di diritti legati al sostegno
dei lavori tradizionali svolti dai Sinti, alla valorizzazione della loro cultura
e ad una serie di provvedimenti che facilitano l'inserimento nella vita sociale
del Paese.
I Sinti in piazza Duomo
"Al governo abbiamo chiesto il riconoscimento di una serie di diritti legati
all'abitazione, al lavoro, alla scuola e alla famiglia - ha commentato Davide
Casadio, presidente dell'associazione Sinti italiani, presente alla
manifestazione in piazza Duomo - Alle amministrazioni locali chiediamo di essere
maggiormente considerati, soprattutto riguardo al tema del lavoro; noi facciamo
parte dello spettacolo viaggiante ma costantemente ci vengono negati diritti".
Manifestanti
A Piacenza i Sinti residenti nel campo nomadi sono circa 150, di cui un terzo
minorenni. "Chiediamo che le nostre attività, come giostre e divertimenti
ambulanti, siano più vicine al centro della città e non sistemate alla
periferia" ha aggiunto il segretario provinciale dell'associazione Salvatore
Occhipinti. Tra le richieste fatte dall'associazione Sinti italiani anche la
licenza per l'attività di raccolta del ferro vecchio.
Elvis Ferrari e Salvatore Occhipinti
L'incontro con l'assessore Palladini: "Un tavolo di riconciliazione".
L'assessore comunale ai Servizi sociali Giovanna Palladini ha consegnato ai
rappresentanti della comunità sinti una lettera.
Caro Elvis, caro Salvatore,
scrivo a voi perché in questi anni, a fasi alterne, avete assunto un ruolo
assimilabile a quello di portavoce della popolazione sinta residente nella
nostra città.
Oggi manifestate in tutto il Paese, insieme alla vostra gente, per rivendicare
politiche pubbliche capaci di superare l'isolamento sociale in cui vi trovate.
In tutti questi anni le amministrazioni locali che si sono succedute, anche di
diverso segno politico, hanno perseguito azioni costanti rivolte soprattutto ad
obiettivi fondamentali come la scolarizzazione dei vostri figli e il graduale
accompagnamento verso soluzioni abitative alternative alla permanenza nei campi
di via Torre della Razza. Sulla scolarizzazione sono stati ottenuti risultati
importanti fino a garantire la frequenza delle scuole dell'obbligo per tutti i
bambini. Qualche difficoltà in più abbiamo dovuto registrare sul tema della
casa. Spesso, infatti, i progetti di inserimento sono andati a buon fine, ma
laddove ciò non è successo, sono stati rilevanti i problemi che si sono dovuti
affrontare.
Grava, nelle relazioni tra voi e la città, oltre ad una difficoltà antica che vi
accompagna, una questione rilevante relativa al patto che governa il rapporto
tra cittadini e tra questi e la cosa pubblica. Mi riferisco, come potete
immaginare, al debito maturato relativamente al rispetto del regolamento vigente
per l'area di sosta che prevede il pagamento di quote giornaliere comprensive,
tra l'altro, del consumo dell'acqua.
E' necessario che, con la collaborazione delle associazioni di volontariato che
in questi mesi hanno ripreso contatto con il campo, si trovi una soluzione.
Le associazioni alle quali fate riferimento, hanno tra i propri obiettivi
prioritari la definizione di un“Patto di riconciliazione nazionale” come
proposto dall'Opera nazionale e una strategia nazionale che punti
sull'integrazione come proposto dalla Federazione che ha organizzato la
manifestazione di oggi..
Sono obiettivi importanti che presuppongono la volontà di assumere,
reciprocamente, la responsabilità insita nei doveri e nei diritti di
cittadinanza.
Insieme alla Caritas, insieme a voi, abbiamo avviato un percorso di confronto
che ha al suo centro temi quali il lavoro, l'associazionismo, l'integrazione. Un
cammino reso più difficile dall'insolvenza maturata nei confronti del Comune.
Abbiamo bisogno di segni concreti, da parte di tutti, che vadano nella direzione
di una inversione di marcia, che consenta di scrivere a Piacenza un Patto di
riconciliazione locale, in mancanza del quale, saranno vani sia gli esiti delle
vostre rivendicazioni, sia l'impegno profuso dai volontari, a partire dalla
Caritas, e di tutti gli altri soggetti animati da buona volontà.