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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 06/07/2008 @ 09:49:17, in Europa, visitato 2006 volte)

Da Slovak_Roma

3 luglio 2008, Budapest, Madrid, Ostrava, Praga: Oggi, una coalizione comprendente Donne Danneggiate dalla Sterilizzazione, Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) e Fondo Sviluppo per la Pace hanno lanciato una campagna globale per ottenere supporto alle donne Romani vittime di pratiche di sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia. La campagna è sostenuta dal Programma di Sanità Pubblica dell'Open Society Institute e dall'Heinrich Boll Stiftung di Varsavia.

I governi interessati hanno mancato di reagire, attraverso scuse pubbliche e compensazioni per i danni inflitti alle donne Romani, a 5 anni di richieste da parte degli avvocati e dei gruppi di appoggio delle vittime. Oggi, le sopravissute ed i loro avvocati chiedono ai movimenti per i diritti umani globali di rafforzare i loro sforzi per assicurare la giustizia, iniziando dal Congresso Mondiale Femminile 2008 a Madrid dal 3 al 9 di luglio, dove saranno presentati gli argomenti più pressanti sui diritti femminili di tutto il mondo.

La campagna include una tavola di discussione sulle pratiche di sterilizzazione forzata nell'Europa Centrale condotta dalle sopravissute ed i loro avvocati, come pure una campagna di lettere inviate alle autorità della Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, che chiedono ai rispettivi governi di riconoscere l'estrema violazione dei diritti umani perpetrata sul loro territorio e per assicurare scuse e compensazioni alle sopravissute.

Date chiave:

  • Dal 3 al 9 luglio la Coalizione condurrà una serie di incontri con le organizzazioni Romani attraverso la Spagna e terrà interviste su varie radio e televisioni, distribuirà stampati informativi e lettere e cartoline degli avvocati da spedire ai responsabili governativi.
  • Il 4 luglio la Coalizione distribuirà opuscoli informativi e legali a Madrid e Budapest (Godor Klub, 14:00 – 18:00 PM).
  • Il 5 luglio la Coalizione ospiterà una tavola di discussione sulle pratiche di sterilizzazione forzata delle donne ed i loro avvocati per far crescere la consapevolezza nel movimento femminile ed iniziare uno sforzo di lobbying globale (16:30, Universidad Complutense de Madrid (España), habitación ODO-Fernando del Rio, Facultad de Odontología, Ciudad Universitaria).
  • Il 6 luglio donne del Gruppo delle Donne Danneggiate dalla Sterilizzazione distribuiranno a Ostrava lettere e cartoline degli avvocati da sottomettere al Governo Ceco.

Dite ai governi coinvolti che è tempo di agire. Appoggiate le sopravissute Romani alla sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia inviando lettere e cartoline, disponibili sul sito ERRC in inglese, spagnolo, ceco, ungherese e slovacco.

Per aggiornamenti sul nostro lavoro al Congresso di Madrid, opuscoli e lettere/cartoline, prego visitate il sito ERRC http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2965

Comunicateci di aver spedito lettere o cartoline, o se appoggiate in altro modo la campagna, e aggiungetevi ai nostri supporter scrivendoci a: compensation.now@errc.org

Per ulteriori informazioni o interviste, contattate prego:

Group of Women Harmed by Sterilisation:
*Elena Gorolova (Czech, Romanes), elena.gorolova@seznam.cz

European Roma Rights Centre:
*Anita Danka (Hungarian, English), Staff Attorney, anita.danka@errc.org
*Ostalinda Maya (Spanish, English), Women’s Rights Consultant, ostalinda@gmail.com
*Monika Pacziga (Hungarian, English), Women’s Rights Officer, monika.pacziga@errc.org 

Peacework Development Fund:
*Gwendolyn Albert (Czech, English), Director of Women’s Initiatives Network, gwendolyn.albert@gmail.com

Durante il Congresso, le rappresentanti possono essere raggiunte ai seguenti numeri di telefono: +34.627.212.118 o +36.20.398.8303 o +420.774.895.444.

Oppure, potete contattare gli uffici ERRC:: +36.1.413.2200.

---
Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom è un'organizzazione di pubblico interesse che monitora la situazione sui diritti umani dei Rom e fornisce difesa legale in caso di abuso dei diritti umani. Per ulteriori informazioni sul Centro Europeo per i Diritti dei Rom, visitate http://www.errc.org/

Per dare appoggio a ERRC, http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735

European Roma Rights Centre
1386 Budapest 62
P.O. Box 906/93
Hungary
Tel: +36.1.413.2200
Fax: +36.1.413.2201

 
Di Fabrizio (del 09/07/2008 @ 08:46:19, in Europa, visitato 1451 volte)

Da Roma_Benelux

La Commissione Europea preconizza un'azione comune contro l'esclusione dei Rom

Reference: IP/08/1072 Date: 02/07/2008 - IP/08/1072 - Bruxelles, 2 luglio 2008

Milioni di Europei di origine rom sono oggetto di una discriminazione persistente - tanto individuale che istituzionale - e di un'esclusione sociale di grande ampiezza, afferma la Commissione Europea in un nuovo rapporto pubblicato oggi. Sono in atto gli attrezzi per migliorare questa situazione, ma occorre che l'Unione Europea (UE), gli Stati membri e la società civile uniscano le loro forze in vista di un coordinamento efficace dei loro sforzi. Il rapporto presentato in questi giorni costituisce una risposta alla domanda formulata dai dirigenti UE nel dicembre 2007, che metteva sotto esame le politiche e gli strumenti esistenti nella UE per migliorare l'inclusione dei Rom.

"I cittadini rom formano una delle principali minoranze etniche delle UE. Troppo spesso, tuttavia, sono i dimenticati d'Europa", ha dichiarato Vladimír Spidla, commissario europeo per le pari opportunità, prima di aggiungere: "Subiscono una discriminazione persistente ed un'esclusione sociale di grande ampiezza. L'Unione ed i suoi Stati membri condividono la responsabilità di mettere fine a questa situazione. Gli attrezzi necessari esistono - sta a noi utilizzarli più efficacemente."

Secondo il 77% degli Europei, i Rom sono svantaggiati nella società, alla stregua dei portatori di handicap (79%).

Nella relazione, si conclude con "l'esistenza di un insieme solido di strumenti legislativi, finanziari e di coordinamento delle politiche ed all'aumentato ricorso a questi strumenti, di cui l'applicazione negli Stati membri resta tuttavia lacunosa. I Fondi strutturali europei - tra cui i Fondi sociali europei (FSE) - e gli strumenti di preadesione giocano un ruolo cruciale per vincere l'esclusione. Così, tra il 2000 ed il 2006, 275 milioni di euro provenienti dal FSE sono stati consacrati a progetti specialmente destinati ai Rom, un miliardo supplementare di euro è andato a gruppi vulnerabili, tra cui i Rom. In questa materia, la riuscita dipende da un coordinamento forte ed efficace e dalla piena partecipazione della società civile all'elaborazione, all'esecuzione ed al controllo dell'azione comunitaria.

I precisi poteri conferiti alla UE in materia di lotta contro la discriminazione hanno permesso di legiferare (direttiva 2000/43/CE in materia di uguaglianza di trattamento senza distinzione di razza od origine etnica) e di assicurare la trasposizione corretta del diritto comunitario. La maggior parte delle materie essenziali per l'integrazione dei Rom sollevano tuttavia in primo luogo la competenza degli Stati membri (scolarizzazione, lavoro, integrazione sociale, per esempio). In questi campi, l'Unione può solamente coordinare le politiche degli Stati membri e sostenere la loro applicazione, in mezzo, tra gli altri, dei Fondi strutturali.

La relazione è dedicata all'esame degli strumenti - la legislazione, la politica di coesione e le azioni di lotta contro la discriminazione (informazione, sensibilizzazione, cooperazione con la società civile) - ed i settori d'azione più importanti per l'integrazione dei Rom: impiego, integrazione sociale, scolarizzazione, sanità pubblica, allargamento e l'uguaglianza tra uomini e donne. Bilancio degli strumenti e delle politiche esistenti, questo documento ha ugualmente permesso di rilevare una serie di insegnamenti permettendo un'utilizzazione più efficace del quadro attuale.

Completa la nuova strategia di lotta contro la discriminazione elaborata dalla Commissione nel prolungamento dell'Anno europeo per le pari opportunità per tutti (2007) ed esposta in una comunicazione adottata ugualmente oggi (IP/08/1071). Questi due documenti saranno esaminati in occasione del vertice europeo sui Rom che si terrà a Bruxelles il 16 settembre 2008.

IP/08/1070: La Commissione propone un ordine del giorno rinnovato per dare ai cittadini gli strumenti e l'aiuto di cui hanno bisogno nell'Europa del XXI secolo.

MEMO/08/462

Documento di lavoro dei servizi della Commissione: gli strumenti e le politiche comunitarie in favore dell'integrazione dei Rom

http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=481&langId=fr
Communicazione: "Non-discriminazione e pari opportunità: un impegno rinnovato"

http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=486&langId=fr
Per informazioni più ampie, consultare i seguenti documenti:

Eurobarometro speciale n° 296, La discriminazione nell'Unione Europea
http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb_special_en.htm

Flash Eurobarometro n° 232:
http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_232_fr.pdf

Sito della Commissione Europea dedicato ai Rom:
http://ec.europa.eu/employment_social/fundamental_rights/roma/index_fr.htm

Video comunicati stampa dedicati alla discriminazione fondata sull'handicap ed i Rom
http://ec.europa.eu/avservices/video/video_prod_fr.cfm?type=detail&prodid=6383&src=1
http://ec.europa.eu/avservices/video/video_prod_fr.cfm?type=detail&prodid=6384&src=1
 

 
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 09:15:10, in Europa, visitato 1708 volte)

Da Roma_Daily_News

3 luglio 2008

Anche se la discriminazione in generale è decresciuta nel continente europeo durante gli ultimi anni, la discriminazione basata sull'origine etnica è ancora percepita come estesa, con i Rom in particolare affrontano alti livelli di pregiudizio, secondo una notizia di Eurobarometro.

Tra le sei categorie investigate (disabilità, età, genere, origine etnica, religione ed orientamento sessuale), la discriminazione su base di origine etnica è percepita come la più estesa tra gli Europei ed è considerata essere un problema più grande di quanto fosse cinque anni fa.

Mentre la discriminazione basata su età, disabilità, religione e genere sembra essere scesa, quasi la metà degli intervistati (48%) dicono che la discriminazione etnica sta peggiorando.

Questo è particolarmente il caso dei Paesi Bassi, dove il 71% degli intervistati hanno detto che la situazione è deteriorata. Ora circa quattro persone su cinque dicono che la discriminazione è estesa e più di uno su cinque lo ha testimoniato di persona. La situazione è percepita come peggiore in Danimarca (69%), Ungheria (61%), Italia (58%) e Belgio (56%), mentre i cittadini di Polonia (17%), Lituania (20%), Cipro (23%) and Lettonia (25%) sono più ottimisti riguardo la situazione nel loro paese rispetto a cinque anni fa.

L'omofobia è tuttora forte

La discriminazione su base dell'orientamento sessuale è vista come la seconda più comune forma di discriminazione nella UE, con il 51% degli intervistati che la considerano diffusa. La situazione è peggiore a Cipro, in Grecia ed in Italia, con circa tre quarti degli intervistati che dicono che l'omofobia è comune. Ma anche il Portogallo (65%) e la Francia (59%) sono generalmente percepiti come omofobici. L'omofobia meno diffusa si vede nei nuovi stati membri, come la Bulgaria (20%), la Repubblica Ceca (27%), la Slovacchia (30%) e l'Estonia (32%).

Diritti dei cittadini?

La ricerca mostra anche che più della metà degli Europei non conosce i propri diritti (53%) e potrebbe diventare vittima di discriminazioni o fastidi. In media, solo un terzo degli intervistati ha detto di essere informato sui propri diritti. Anche se i cittadini in Finlandia (62%), Malta (49%) e Slovenia (44%) appaiono essere più informati, i livelli sono molto più bassi in Austria (18%) e Bulgaria (17%).

Rom - categoria speciale

Mentre la media degli Europei dice di trovarsi comoda avendo come vicino qualcuno di differente origine etnica (con una media di 8,1 su una scala da uno a dieci, con dieci intervistati "totalmente comodi" ed uno "molto scomodo"), la situazione è completamente differente quando si tratta di avere vicino un Rom. Nella Repubblica Ceca come in Italia, quasi la metà degli intervistati (47%) si troverebbe scomoda (media Ceca 3,7, media Italiana 4,0). Questo è anche il caso di Irlanda (40%; 4,8), Slovacchia (38%; 4,5), Bulgaria (36%; 4,8) e Cipro (34%; 5,6).

La Commissione invita ad una risposta unitaria

Come parte del pacchetto sociale principale presentato ieri (2 luglio), la Commissione Europea ha pubblicato anche un rapporto intitolato: "L'esclusione Rom richiede una risposta unitaria," che guarda ai diversi strumenti disponibili per l'azione della UE per ottenere una migliore inclusione dei Rom.

Esso identifica diverse aree chiave per azioni, inclusa l'istruzione, la sanità pubblica e l'uguaglianza di genere. Il documento sarà discusso al Summit Rom Europei che avrà luogo a Bruxelles il 16 settembre 2008. "I Rom sono una delle più grandi minoranze etniche nella UE, ma troppo spesso sono i cittadini dimenticati d'Europa," dice il Commissario per le Pari Opportunità Vladimír Špidla. "Affrontano persistente discriminazione ed ampia esclusione sociale. La UE hanno una responsabilità comune nel terminare questa situazione. Abbiamo gli strumenti per compiere il lavoro - ora dobbiamo usarli più efficacemente."

Links:
Eubarometer: Discrimination in the European Union: Perceptions, Experiences and Attitudes
European Commission: Roma exclusion requires joint response, says EC report

 
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 17:29:38, in Europa, visitato 1564 volte)

Da Radionetherland

By Vanessa Mock in Strasbourg 10-07-2008

Il ministro italiano degli interni, Roberto Maroni, dice che la misura è disegnata per "prevenire fenomeni come l'accattonaggio". Ma i critici ritengono che la minoranza zingara sia stata ingiustamente oggetto del nuovo governo di destra guidato dal Primo Ministro Silvio Berlusconi.

La Commissione Europea ha chiesto un'indagine sulle misure. Contemporaneamente, il Parlamento Europeo ha appena adottato una risoluzione che chiede al Governo Italiano di fermare i suoi piani. Il Parlamento Europeo dice che è inaccettabile "violare i diritti fondamentali [degli zingari] e criminalizzarli."

Database etnico
La  parlamentare italiana Monica Frassoni (Verdi) ritiene che le autorità abbiano già iniziato a creare banche dati sugli zingari che vivono nei campi attorno alle maggiori città. Ammonisce che questo vìola le leggi europee.

"il punto è che il governo italiano ha rilasciato un decreto obbligando tutti quelli che vivono nei campi - normalmente zingari - ad essere archiviati e dicendo da dove arrivino e quale origine etnica abbiano. Anche quale sia la loro religione, cosa che è assolutamente proibita dalle nostre leggi. Questo significa realmente creare un database su origine etnica. Questa è la ragione per cui ci focalizziamo su questo: perché c'è una contraddizione diretta con la legislazione europea".

Il Commissario Europeo alla Giustizia Jacques Barrot sottolinea che l'Italia ha promesso di inviare un rapporto dettagliato sui propri piani entro la fine di luglio.

"E' importante per me che ci sia un'indagine estremamente precisa e chiara,"

dice. Ma il Commissario dice anche che gli è stato assicurato dal ministro Maroni che l'agenzia infantile delle Nazioni Unite, l'UNICEF, appoggia il piano controverso. Questo perché le impronte digitali aiuterebbero ad assicurare che i bambini Rom vadano a scuola e ricevano l'assistenza sociale.

Facile Bersaglio
Ma Juan de Dios Ramírez-Heredia, presidente della Union Romani della vicina Spagna, dice che le misure sono in primo luogo collegate alle promesse di sconfiggere il crimine. Queste promesse sono un elemento chiave della campagna che hanno riportato Berlusconi al potere all'inizio dell'anno. Il Primo Ministro ha anche fatto un collegamento esplicito tra il crescere del tasso di criminalità ed il grande numero di Rom che vivono in Italia.

"Ha vinto sfruttando la paura pubblica sul crescere dell'insicurezza in Italia. La paura è stata incanalata verso gli zingari, che sono una minoranza invisibile."

Juan de Dios Ramírez-Heredia aggiunge che i più deboli della società sempre "finiscono per pagare il prezzo delle politiche anti-migratorie".

Frassoni dice che ora è dovere dell'Europa di agire.

" Non sono neppure sicura che sarà abbastanza, ma la UE è una comunità di diritti e valori e dobbiamo fare questo oppure saremo mostrati come totalmente inutili".

Petizione
Nel contempo, oltre 100 membri del Parlamento Europeo - inclusi i leader dei gruppi parlamentari - mercoledì hanno aggiunto le proprie impronte ad una petizione di protesta contro la politica italiana.

"Questo è un forte atto politico che intende chiedere una fine immediata a questa azione,"

ha detto Giusto Catania, parlamentare italiano comunista che ha organizzato la protesta.

 
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 18:24:16, in Europa, visitato 1547 volte)

Da Luciano Muhlbauer

Riportiamo qui di seguito il comunicato stampa ufficiale del Parlamento Europeo, relativo all’odierna approvazione della risoluzione contro il rilevamento delle impronte digitali ai rom in Italia:

"A seguito dell'acceso dibattito in Aula del 7 luglio scorso, il Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni una risoluzione sostenuta da PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che esorta le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte, in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione". Ritiene infatti che ciò "costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure".

Più in particolare, i deputati ritengono "inammissibile" che, con l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi "vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati". Sostengono, invece, che "il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento". Conpidono inoltre la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una violazione del pieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, sancito dal trattato. Osservano peraltro che i rom sono "uno dei principali bersagli del razzismo e della discriminazione", come dimostrato "dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e Ungheria.

Il Parlamento invita inoltre la Commissione "a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’UE e il diritto dell’UE". Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, "possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi", sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di "calamità naturali, catastrofi o altri eventi", "che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico". I deputati si dicono anche preoccupati riguardo all’affermazione - contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno "stato d'emergenza" per 12 mesi.

Più in generale, il Parlamento chiede a tutti gli Stati membri di rivedere e abrogare le leggi e le politiche che discriminano i rom sulla base della razza e dell’origine etnica, direttamente o indirettamente, e sollecita Consiglio e Commissione a monitorare l’applicazione dei trattati dell’UE e delle direttive dell’UE sulle misure contro la discriminazione e sulla libertà di circolazione, al fine di "assicurarne la piena e coerente attuazione". Ribadisce, infatti, che "le politiche che aumentano l'esclusione non saranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza". Invita poi gli Stati membri a intervenire a tutela dei minori non accompagnati soggetti a sfruttamento, "di qualsiasi nazionalità essi siano". Inoltre, sostengono che, laddove l'identificazione di tali minori sia necessaria, gli Stati membri dovrebbero effettuarla, caso per caso, attraverso procedure ordinarie e non discriminatorie e "nel pieno rispetto di ogni garanzia e tutela giuridica".

Il Parlamento, condanna "totalmente e inequivocabilmente" tutte le forme di razzismo e discriminazione cui sono confrontati i rom e altri considerati "zingari" e invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare ulteriormente le politiche dell’UE riguardanti i rom, lanciando una strategia dell’UE per i rom volta "a sostenere e promuovere azioni e progetti da parte degli Stati membri e delle ONG connessi all’integrazione e all’inclusione dei rom, in particolare dei bambini". Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri "a varare normative e politiche di sostegno alle comunità rom, promuovendone al contempo l’integrazione in tutti gli ambiti, e ad avviare programmi contro il razzismo e la discriminazione nelle scuole, nel mondo del lavoro e nei mezzi di comunicazione e a rafforzare lo scambio di competenze e di migliori pratiche".

In tale contesto, ribadisce l’importanza di sviluppare strategie a livello dell’UE e a livello nazionale, avvalendosi pienamente delle opportunità offerte dai fondi dell’UE, di abolire la segregazione dei rom nel campo dell’istruzione, di assicurare ai bambini rom parità di accesso a un’istruzione di qualità (partecipazione al sistema generale di istruzione, introduzione di programmi speciali di borse di studio e apprendistato). Ma anche di assicurare e migliorare l’accesso dei rom ai mercati del lavoro, di assicurare la parità di accesso all’assistenza sanitaria e alle prestazioni previdenziali, di combattere le pratiche discriminatorie in materia di assegnazione di alloggi e di rafforzare la partecipazione dei rom alla vita sociale, economica, culturale e politica".

 
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 08:52:38, in Europa, visitato 1797 volte)

Da Roma_Daily_News

Riporta La Repubblica nell'edizione online, che i cittadini Europei più infastiditi dalla presenza dei Rom sono gli Italiani, seguiti soltanto dai Cechi, secondo i dati rivelati da una ricerca di Euro-barometro condotta tra febbraio e marzo sull'argomento della discriminazione nell'Unione Europea.

Approssimativamente il 47% degli intervistati Italiani dichiara di essere importunato dall'idea di avere un vicino Rom, comparato alla media EU del 24%.

Questa è la più alta percentuale vista in Europa, ma l'Italia non è il solo paese in questa posizione, dato che anche il 47% dei Cechi è infastidito dalla prospettiva di vivere vicino ad una persona Rom. Segue la Slovacchia, col 38%. Ma la situazione è differente in Francia, dove soltanto il 15% degli intervistati è infastidito dalla presenza dei Rom, mentre la percentuale in Germania è del25%.

Attraverso la UE, il 24% degli Europei, vale a dire un quarto della popolazione, non vuole avere niente a che fare con gente di etnia Rom. Secondo i dati da Euro-barometro, la percentuale riguardo gli altri gruppi etnici scende in questo caso al 6%.

D'altra parte, soltanto il 5% degli Italiani dichiara di avere amici Rom, la stessa percentuale è presente pure tra gli intervistati Tedeschi. Ma in Francia, questa percentuale è del 14%, la stessa della percentuale generale europea.

I dati del sondaggio indicano che il 14% degli Italiani non si sente infastidito dai Rom, comparato con la media Europea del 36%. In Francia, questa percentuale è del 48%, comparato al 33% della Germania.

Nel medesimo contesto, possiamo vedere che i tre quarti degli intervistati Polacchi considerano che la tematica Rom sparirebbe se avessero un lavoro. D'altra parte, l'avversione verso i Rom è minore in Polonia che in Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, scrive il giornale Gazeta Wyborcza.

La maggioranza dei Polacchi (92%) considera che ogni bambino Rom ha il diritto di imparare nella stessa classe di altri bambini; soltanto il 4% la pensa differentemente. In confronto, i rapporti sono del 77% e del 18% in Slovacchia.

Il Centro di Ricerca per l'Opinione Pubblica in Polonia (CBOS) puntualizza il fatto che nel loro paese, il numero dei Rom è inferiore di quello di altri paesi inclusi nella ricerca. Per questo, l'opinione dei Polacchi è, in larga misura, il risultato di stereotipi e non è basato sull'esperienza reale. Solo il 19% dei Polacchi dichiara di conoscere i Rom, mentre questa percentuale ammonta a circa l'80% negli altri paesi.

Secondo altri studi di CBOS, i Rom causano ancora la più alta avversione tra tutti, ma questa decresce di anno in anno. Nel 1995, il 73% dei Polacchi dichiarò la propria avversione verso i Rom, mentre la percentuale scese al 59% nel 2007.

DIVERS – www.divers.ro

 
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 09:07:21, in Europa, visitato 1468 volte)

Da rage against the world

Sempre più dura la reazione dell'America latina alla direttiva Ue sulle espulsioni
Dopo la minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio, Hugo Chávez ha avvertito nuovamente l'Unione europea: se andrà avanti con la nuova direttiva sull'immigrazione, Caracas potrebbe rispondere con l'espulsione di capitali europei. L'Assemblea Nazionale (Parlamento) del Venezuela analizzerà prossimamente la proposta lanciata dal presidente: "Se i governi d"Europa applicano la direttiva per il ritorno degli immigrati illegali approvata recentemente dal Parlamento dell'Ue - ha detto la presidente dell'Assemblea Nazionale, Cilia Flores - si metterà in pratica il principio della reciprocità" e "si prenderanno delle misure rispetto ai capitali presenti nel nostro territorio". Il messaggio di Chávez è stato chiaro: "Se l"Europa inizia a oltraggiare il nostro popolo", allora "noi potremmo prendere in considerazione" una nuova norma, ovvero "una legge di ritorno dei capitali europei". L'avvertimento non poteva essere più esplicito: "Se ne vadano, tornino in Europa. Qui ci sono varie banche europee, potrebbero andarsene" come le "compagnie petrolifere". Chávez ha assicurato che le aziende e i cittadini del vecchio continente vengono accolti a braccia aperte nel paese sudamericano, ma ha avvisato: "Siamo disposti a far sì che ci rispettino in tutto il mondo". In Venezuela esistono importanti investimenti europei nel settore del greggio (da Total a Statoil) e nel campo finanziario (ad esempio i gruppi spagnoli Bbva o Santander).

Non è la prima accesa reazione di Chávez contro la nuova politica migratoria approvata dai 27 membri dell'Unione. Qualche settimana fa il leader venezuelano annunciò la possibile sospensione delle vendite petrolifere ai paesi che applicheranno la direttiva. Si calcola che circa 1,8 milioni di latinoamericani senza documenti potrebbero essere interessati dalla nuova legge.

Anche il vicepresidente del Parlamento venezuelano, Saúl Ortega, ha assicurato che l"Assemblea Nazionale discuterà la proposta di Chávez. Tutta l'America latina - secondo Ortega - dovrebbe rispondere contro questa nuova politica migratoria. Una delle condanne più dure, finora, è arrivata dai presidenti del Mercosur.

 
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 08:31:37, in Europa, visitato 2303 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Martedì 8 luglio 2008 - Persiste l'emergenza sanitaria nei campi Rom dell'ONU




QUANDO MILIONI DI GIOCATTOLI fabbricati in Cina furono recentemente richiamati per paura di avvelenamento da piombo, Time magazine, CNN e la maggior parte dei media ne fecero una notizia da prima pagina. Dottori di tutto il mondo furono citati per come la pittura al piombo potesse causare danni al cervello e agli organi, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario non era ancora pienamente sviluppato. Ma nessun media a suo tempo ha menzionato una parola sul peggior caso di avvelenamento da piombo nella storia medica: i campi ONU per persone internamente disperse (IDPs) nel nord Kosovo.

Forse per la maggior parte dei giornalisti, i campi di morte ONU non sono una nuova storia anche se le morti continuano a crescere. Ne ho scritto sull'International Herald Tribune. In seguito a questo, la ZDF (TV tedesca) fece un breve programma sui campi, e così fece Aljazeera. Bild Zeitung, il più diffuso giornale tedesco, non solo raccontò la storia, ma chiamo otto bambini (dopo che la loro madre ed un fratello erano morti di avvelenamento da piombo) in Germania per trattamenti medici dove le scansioni mostrarono che i bambini avevano gli organi danneggiati e danni irreversibili al cervello.

Questo è come successe

Il 16 giugno 1999, quattro giorni dopo l'arrivo delle truppe NATO, bande di estremisti Albanesi, guidate dagli ufficiali in uniformi nere dell'Armata di Liberazione del Kosovo, attaccarono quasi tutte le comunità Rom in Kosovo. Agli Zingari fu detto di fuggire o che sarebbero stati uccisi. Su di una popolazione anteguerra di circa 130.000, oltre 100.000 Rom nei seguenti tre mesi lasciarono il Kosovo.

Dopo la loro partenza, più di 14.000 case Zingare furono saccheggiate e poi distrutte.

Le truppe NATO rifiutarono di intervenire, dicendo che era un problema della polizia locale. Ma a quel tempo non c'era polizia locale. I Serbi che costituivano la polizia locale erano stati costretti dalla NATO a ritirarsi in Serbia.

Ho personalmente assistito a parte di questa diaspora, perché nel luglio 1999 l'ONU mi chiese di recarmi volontario in Kosovo e consigliarli sui problemi Rom. Per tre mesi, sono stato l'unico non-Zingaro a vivere 24 ore al giorno nel più grande campo ONU, Obilich. Durante il giorno, mi recavo spesso dove gli Zingari erano stati minacciati. Ho visitato particolarmente la più grande comunità Zingara in Kosovo, a Mitrovica sud. Là una comunità di oltre 8.000 Zingari (Rom, Askali ed Egizi) che vivevano in oltre 1.000 case erano state costrette a fuggire sotto l'occhio delle immobili truppe NATO.

La maggior parte degli Zingari di Mitrovica scappò all'estero. Circa 1.000 trovarono rifugio in una scuola serba chiusa per le vacanze estive. Per alcuni mesi organizzai acqua e cibo attraverso diverse agenzie di aiuto per questi Zingari accampati nella scuola.

Nel novembre 1999, l'UNHCR si prese carico di loro e li trasferì in quattro campi costruiti su di un terreno tossico, gli unici posti che l'ONU disse erano disponibili. Protestai, chiedendo l'attenzione degli ufficiali ONU - e specialmente dei capi dell'UNHCR a Pristina - sul fatto che queste aree intossicate potevano essere di detrimento alla salute di questi IDPs. L'UNHCR mi rassicurò dicendo che avevano firmato contratti con le municipalità locali, assicurando che gli IDPs sarebbero stati nei campi per soli 45 giorni. Alla fine di questi 45 giorni, avrebbero avuto ricostruite le loro case e vi avrebbero fatto ritorno, oppure sarebbero stati mandati come rifugiati in un altro paese estero. Sfortunatamente, dopo quasi nove anni e molte morti, a causa dell'avvelenamento da piombo, gli IDPs vivono ancora su un terreno contaminato.

Durante l'estate del 2000, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fece un'indagine medica a Mitrovica, perché a molti poliziotti ONU e soldati francesi furono trovati alti livelli di piombo nel sangue. Nel novembre 2000, l'OMS presentò un rapporto sanitario, dichiarando che la maggior parte di chi viveva a Mitrovica soffriva di avvelenamento da piombo. Il rapporto dichiarava che gli effetti peggiori si producevano sugli Zingari che vivevano nei campi ONU e raccomandava che i campi fossero evacuati e cintati così che nessuno potesse accedervi accidentalmente. Bernard Kouchner, l'attuale Ministro degli Esteri francese, era allora a capo dell'UNMIK. Disse agli autori del rapporto sanitario che lui era un dottore e comprendeva il pericolo di avvelenamento da piombo. Promise di prendere misure appropriate. Ma l'unica cosa che fece fu di chiudere la fonderia nelle vicine miniere di Trepca. Non evacuò e non chiuse i campi Zingari dove i livelli di piombo erano tre volte più alti della popolazione generale.

Invece di chiudere i campi Zingari, l'ONU costruì una pista che divideva due dei campi dai depositi di scorie tossici. Poi l'ONU mise cartelli in quattro lingue chiamando questa pista l'Alleato della Sanità. L'ONU costruì anche un campo da calcio ed uno da basket per i bambini Zingari accanto a 100 milioni di tonnellate di rifiuti tossici. Non venne detto loro che tramite questi sport, con l'apertura dei polmoni, sarebbero stati più vulnerabili all'avvelenamento da piombo.

Nonostante i ripetuti appelli per aiutare gli Zingari, specialmente quanti vivevano nei tre campi nell'area nord di Mitrovica, l'ONU fece esattamente l'opposto. Gli aiuti sul cibo vennero sospesi nel 2002, dicendo che era tempo che provvedessero loro ai rifornimenti. Nel campo di Zitkovac venne tagliata per sei mesi la fornitura d'acqua perché gli amministratori del campo - il partner ONU, Chiese al Lavoro Assieme - trovarono che gli Zingari usavano troppa acqua. Alla fine, gli Zingari di Zitkovac dovevano camminare per quattro km. due volte al giorno per prendere l'acqua potabile. In tutti i tre campi la maggior parte degli Zingari doveva passare dalla discarica per trovare il cibo.

Nell'estate del 2004, l'OMS fece un'indagine speciale nei tre campi dopo che Jenita Mehmeti, una bambina di quattro anni,morì per avvelenamento da piombo. Non era la prima. Sino allora in 28 (soprattutto bambini e giovani adulti) erano morti nei tre campi, ma Jenita fu la prima ad essere curata per avvelenamento da piombo prima che morisse. Nuovi esami del sangue presi dall'OMS mostrarono che molti bambini, i più vulnerabili all'avvelenamento, avevano livelli più alti di quanto la macchina potesse registrare.

I trattamenti medici a riguardo richiedono l'immediata evacuazione dalla fonte di avvelenamento e l'ospedalizzazione se i livelli di piombo superano i 40 mg/dl. Danni irreversibili al cervello iniziano di solito a10 mg/dl, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario deve ancora svilupparsi. Molti dei livelli di piombo nei bambini dei tre campi erano oltre i 65 mg/dl, i livelli più alti che la macchina dell'OMS potesse leggere. Lo staff dell'OMS sospettava che alcuni bambini (a causa dei loro sintomi) avessero livelli di piombo tra gli 80 e i 90. Come risultato, un bambino di sette anni aveva livelli di 120 mg/dl, il più alto nella storia medica.

Nel novembre 2004, l'OMS presentò all'UNMIK il suo rapporto sanitario sui campi Zingari, raccomandandone l'immediato sgombero. Anche se c'erano dei precedenti, quando l'ONU evacuò migliaia di Albanesi e Serbi del Kosovo quando si trattava di fatti che minacciavano la loro vita, questi Zingari non vennero evacuati. L'unica misura presa dall'ONU fu di iniziare incontri bimensili tra le agenzie ONU ed altre OnG per studiare il problema. Anche se molte OnG, compreso il Comitato Internazionale per la Croce Rossa, firmarono una petizione per chiedere all'ONU l'immediato sgombero di questi "campi della morte", l'ONU non prese nessuna decisione sino al 2006.

Nel gennaio 2006 l'ONU chiuse uno dei campi e spostò le 35 famiglie in una nuova località, a circa 50 metri dal vecchio campo. La nuova sistemazione venne chiamata Osterode. Era un'ex base NATO francese a nord Mitrovica, ma era stata abbandonata quando a molti soldati fu diagnosticato l'avvelenamento da piombo. Infatti, ai soldati francesi i medici dissero di non avere figli per nove mesi da quando avessero lasciato il campo a causa degli alti livelli di piombo nel loro sangue.

Tuttavia l'ONU, nella sua saggezza, ha speso oltre 500.000 € (donati dal governo tedesco) per risistemare questo campo. Immaginando che la maggior parte dell'avvelenamento da piombo venisse dal suolo, l'ONU ha cementato tutta l'area, ottenendo un certificato dal Centro per il Controllo del Disagio (CCD), un'agenzia fondata dall'ONU, che il campo era "libero da piombo". Anche se tutti questi campi sono stati costruiti sopra le vene delle miniere di Trepca, la maggior parte dell'inquinamento da piombo arriva tramite l'aria, da 100 milioni di tonnellate di scorie di fronte ai campi.

A settembre 2006, durante la sua prima conferenza stampa come capo dell'ONU in Kosovo, Joachim Ruecker annunciò orgogliosamente che l'ONU stava facendo qualcosa per gli Zingari che morivano per il piombo. Oltre a spostarli ad Osterode, che era stato dichiarato non libero dal piombo ma "più libero dal piombo", l'ONU iniziò a trattare gli intossicati con una dieta migliore. Per la prima volta dopo quattro anni, vennero forniti aiuti alimentari agli Zingari, che così non dovevano più recarsi alle discariche. L'ufficio USA di Pristina dono 1.000.000 di $ per questa "dieta migliore".

E' ben noto ai medici che una dieta appropriata può diminuire i livelli di piombo del 20%, ma solo se la persona affetta viene rimossa dalla fonte di avvelenamento. Nel caso degli Zingari infettati, ridurre il loro livello di piombo del 20% li avrebbe lasciati lo stesso con livelli pericolosamente alti. Per la prima volta in quattro anni, l'ONU procurò uno staff medico giornaliero per visitare gli Zingari. Sfortunatamente, l'avvelenamento da piombo può essere curato solo se il paziente viene allontanato dalla fonte di inquinamento.

Con la primavera 2006, furono chiusi due campi (Zitkovac e Kablare) ed oltre 100 famiglie vivono ora ad Osterode. Dopo tre mesi, vennero fatti gli esame del sangue e, secondo l'UNMIK, la salute degli Zingari andava migliorando, grazie alla nuova dieta ed i livelli di piombo stavano scendendo. Però, l'OMS e l'UNMIK rifiutarono di mostrare al pubblico o alle stesse famiglie Zingare la copia di questi esami del sangue.

Nel 2006 l'ONU annunciò che l'unica soluzione per gli Zingari che vivevano sui terreni tossici era ricostruire le loro case nel loro vecchio quartiere e spostarli là. Così l'ONU chiamò diversi donatori internazionali per ricostruire alcune case Zingare e diversi blocchi di appartamenti, con la promessa di spostare gli Zingari infettati dal piombo al loro vecchio quartiere. Sfortunatamente, come queste case furono completate tra l'estate e la fine del 2006, l'ONU non diede gli appartamenti a chi viveva nei campi avvelenati, ma principalmente a Zingari rifugiati del Kosovo che l'ONU voleva rimpatriare dalla Serbia e dal Montenegro, per mostrare che la politica di ritorno dei rifugiati stava funzionando.

Nell'aprile 2007, vennero interrotti tutti gli aiuti medici ed alimentari, perché l'ONU disse di non avere più fondi. Un'altra volta gli Zingari furono costretti a trovare il cibo nelle discariche. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Dato che molti bambini ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug mostravano segni comuni (piombo nei denti, vomito giornaliero e perdita della memoria), i leader del campo insisterono per nuovi esami del sangue nell'aprile 2008. Esami a caso su 105 bambini mostrarono risultati vacillanti. Per molti bambini del campo ONU "più libero dal piombo" di Osterode, i loro livelli di piombo erano raddoppiati dal loro trasferimento nell'ex base francese.

Visto che l'ONU, l'UNHCR e l'UNHCHR si rifiutavano di aiutare questi cittadini del Kosovo, mi sono appellato direttamente al Ministro della Sanità del neo dichiarato stato del Kosovo. Alush Gashi non è soltanto un dottore, ma anche un mio amico personale da anni. Una volta viveva e lavorava a San Francisco. Non solo gli ho scritto una mail, ma l'ho cercato anche nel suo ufficio, pregandolo di aiutare questa minoranza di cittadini. Lui capisce il problema. Conosce la situazione. Come dottore sa che questi Zingari devono essere evacuati immediatamente. Dice che il suo governo vuole aiutarli, ma sinora non hanno offerto nessun piano concreto.

Dal 2005 abbiamo cercato di obbligare l'ONU ad aiutare questi Zingari. Un avvocato americano, Dianne Post, ha tentato di citare l'ONU a nome delle diverse centinaia di  Zingari che vivono nei campi. La sua causa contro l'ONU al tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo è stata rigettata perché la corte ha dichiarato che solo uno stato, non un'organizzazione, può essere accusato. Anche se l'ONU era l'unico amministratore del Kosovo, il tribunale ha deciso che non poteva essere accusato. Ma ora che il Kosovo è finalmente un paese indipendente, può essere citato per negligenza, discriminazione ed omicidio non premeditato.

L'ONU ha una politica di compensazione per problemi simili. Ma gli avvocati ONU, per tre anni, hanno rifiutato di cooperare nel cercare una compensazione per gli Zingari o risolvere i loro problemi di salute. L'ONU non nega le proprie responsabilità ma rifiuta di rispondere sul proprio ruolo e sulle proprie norme.

Nel 2005 la Società per i Popoli Minacciati, la più grande OnG in Germania dopo la Croce Rossa, ha portato in Kosovo il massimo esperti tedesco sull'avvelenamento tossico, il dottor Klaus Runow. Anche se l'ONU ha provato ad escluderlo dai campi, ha potuto raccogliere 60 campioni di capelli dai bambini Zingari. Spedì i campioni ad un conosciuto laboratorio di Chicago. I risultati mostrarono che non solo molti dei bambini avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, ma che tutti avevano anche livelli di avvelenamento di altri 36 metalli pesanti. Nel tentare di difendersi, il personale ONU rispondeva che l'avvelenamento da piombo dipendeva dal fatto che gli Zingari fondevano le batterie delle auto. D'altra parte, il dottor Runow puntualizzava che nessuno di questi metalli pesanti si trovava nelle batterie delle auto.

Il dottor Rohko Kim, impiegato all'OMS di Bonn, venne raccomandato dall'ONU sulla questione. Anche se aveva ordini di non dare interviste o informazioni sui campi Zingari, potei parlare con lui. Gli chiesi se l'avvelenamento dipendeva dallo smaltire le batterie delle auto. Mi rispose di no. Mi disse che la maggior parte dell'avvelenamento proveniva dalla polvere tossica dei depositi di scorie e dal fatto che i campi erano costruiti sopra il terreno delle miniere. Disse che ogni bambino concepito nei campi avrebbe avuto danni irreversibili al cervello. Disse che avevamo già un'intera generazione di bambini Zingari avvelenati dal piombo. In un discorso pronunciato nel 2005 all'OMS, UNMIK e al Ministero della Sanità del Kosovo, il dottor Kim disse: "L'attuale situazione della comunità Rom che vive ora nei campi è estremamente, estremamente seria. Ho personalmente fatto ricerche sull'avvelenamento da piombo dal 1991, ma non ho mai visto nella letteratura una popolazione con livelli di piombo nel sangue così alti. Credo che il caso di Mitrovica nord sia unico, mai visto prima nella storia. Questo è la più grave catastrofe connessa al piombo nel mondo e nella storia." Nel 1999, l'ufficio USA di Pristina trasportò via aereo 7.000 Albanesi a Fort Dix, NJ, per proteggerli dai Serbi. Nel marzo 2004, la polizia ONU e la KFOR evacuarono 4.000 Serbi nella base KFOR per salvarli dagli Albanesi. Ci sono precedenti in Kosovo per salvare vite, ma non per 500 vite Zingare.

Sinora, 77 Zingari sono morti nei campi ONU. Sono successi anche molti aborti. L'ONU non ha mai investigato su queste morti o mai condotto un'autopsia. Tuttavia, dai sintomi descritti da genitori e vicini, i dottori consultati ritengono che l'avvelenamento da piombo ha contribuito alla maggior parte delle morti e degli aborti.

Qualche settimana fa un bambino Zingaro è morto ad Osterode. Aveva un mese d'età ed era nato con una grande testa, pancia gonfia e gambe piccolissime. Si è svegliato alle sei di mattina, vomitando ed è morto venti minuti dopo in ospedale.

Avvelenamento da piombo significa per i bambini una morte spaventosa e dolorosa. Jenita Mehmeti, quattro anni, frequentava l'asilo del campo, quando la sua insegnante notò che stava perdendo la memoria e faticava a camminare. Jenita fu rimandata alla sua baracca, dove per i seguenti tre mesi vomitò più volte al giorno, prima rimanendo paralizzata e poi morendo. Quando la sua sorellina di due anni mostrò gli stessi sintomi, il dottore ONU per Mitrovica rifiutò di curarla, dicendo che era in un campo ONU ad un km. dalla sua giurisdizione. Un'OnG la portò a Belgrado e le salvò la vita.

Paul Polansky è un autore americano e capo della missione Società per i Popoli Minacciati. Ha vissuto in Kosovo dal luglio 1999. Nel 2005 ha pubblicato un libro sui campi chiamati ONU-Sangue con Piombo. Può essere ordinato online pjpusa50401@yahoo.com Questo indirizzo email è protetto dallo spam, occorre attivare gli  JavaScript .

Rukija Mustafa morì nell'aprile 2005 assieme al suo neonato. Sopravvissero il marito ed otto bambini, tutti portati in Germania per cure mediche dalla Bild Zeitung, il più diffuso giornale tedesco in circolazione.

Nikolina Mehmeti, bambina di due anni sorella di Jenita che morì di avvelenamento da piombo. Poco dopo la morte di Jenita, Nikolina mostrò gli stessi sintomi. L'ONU a Mitrovica rifiutò di autorizzare le cure per Nikolina a Belgrado, anche se lei cadeva in coma continuamente. Una OnG Romani locale la portò a Belgrado e le salvò la vita. Più tardi un donatore americano diede alla famiglia un pezzo di terra a Priluzje dove costruirono una casa. I dottori a Belgrado dissero che se Nikolina fosse tornata alla fonte dell'avvelenamento, sarebbe morta come sua sorella.

 
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 09:11:06, in Europa, visitato 1596 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

Saluto nazista durante un concerto di Thompson

Esaltazione del nazismo tra i giovani croati

10.07.2008 - Da Osijek, scrive Drago Hedl - Sempre più diffusa tra i giovani croati l’esaltazione dei simboli nazisti e del movimento ustascia della Seconda guerra mondiale. Secondo molti, complici del fenomeno sono le performance del cantante Marko Perkovic Thompson, appoggiato da politici e da circoli della Chiesa

La scorsa settimana presso il Tribunale di Zagabria, uno studente di ventun'anni è stato condannato con la condizionale ad una pena di 25 giorni di carcere e al pagamento di 1.600 kune (circa 220 euro), perché durante il concerto del controverso cantante Marko Perkovic Thompson, tenutosi a Zagabria il 30 maggio scorso, aveva indossato un cappello con lo stemma di una grande "U", simbolo del movimento filonazista ustascia della Croazia, al tempo della Seconda guerra mondiale.

Dal momento che la Croazia non dispone di una legge con cui si possa condannare l’esaltazione dei contrassegni e dei simboli nazisti, il giovane è stato condannato in base alla Legge sul disturbo dell’ordine e della quiete pubblica e in base alla Legge sui raduni in pubblico. Finirà in carcere solo se compirà un gesto simile nell’arco del prossimo anno. Si tratta comunque della prima volta che in Croazia viene comminata una pena per un gesto del genere, e nell’ultimo periodo di atti simili ce ne sono stati parecchi.

La pena inflitta al giovane, motivata dall’istigazione di simboli nazisti, è ritenuta da alcuni analisti croati, tra cui l’ex presidente del Comitato di Helsinki per i diritti umani in Croazia, Zarko Puhovski, come un segnale positivo della risolutezza del potere nel prendere di petto la situazione.

Altri, però, come l’ex ministro degli Esteri al tempo di Franjo Tudjman, Zvonimir Separovic, dicono che la stessa pena andrebbe inflitta anche per chi inneggia alla stella a cinque punte, simbolo comunista, sotto il quale in Croazia - afferma Separovic - sono state uccise alcune centinaia di migliaia di persone.

La sentenza dello studente ventunenne è giunta solo una decina di giorni dopo lo scandalo in una scuola di Makarska, cittadina sulla costa adriatica, dove 12 maturandi per la festa dell’ultimo anno si sono fatti fotografare sotto la svastica. I loro volti sorridenti, dietro i quali si vede bene la svastica, sono diventati uno scandalo di prim’ordine, mentre le foto sono finite anche sulle prime pagine dei giornali.

Il direttore del ginnasio di Makarska, Slavko Gudelj, ritiene però che tutta la faccenda abbia ricevuto una pubblicità inutile e che all’incidente sia stata data un’importanza immeritata.

"Si tratta di un colpo di testa e della mancanza di informazione di giovani generazioni non appesantite dalle vecchie ideologie", ha detto il direttore della scuola. Ma il giorno successivo, quando la polizia ha iniziato ad indagare sul caso, il direttore ha in qualche modo cambiato il tono della risposta: "Nessuna persona con un po' di senno potrebbe appoggiare l’ideologia che sta dietro a quei simboli", ha affermato Gudelj.

"Questi ragazzi sono il prodotto di una società che dagli anni novanta in avanti è diventata parzialmente ustascia, solo che questo non viene dichiarato pubblicamente e ad alta voce", ha detto al quotidiano "Slobodna Dalmacija" il professor Tvrtko Jakovina, esperto della Seconda guerra mondiale.

Dopo le reazioni negative dell’opinione pubblica, anche gli studenti si sono scusati, affermando che si è trattato solo di "un brutto scherzo", mentre altri di loro hanno cercato di relativizzare la questione dicendo che sulla foto non c’era la svastica, ma bensì "il simbolo indiano della pace e dell’amore".

Tuttavia, l’indagine condotta dimostra che la vicenda non è andata in modo così ingenuo. Prima di farsi fotografare davanti alla svastica, gli studenti della stessa classe del ginnasio avevano indossato delle magliette con scritto "Über alles", e alcuni di loro avevano proposto come "inno della loro generazione" la canzone ustascia "Jasenovac e Gradiska Stara", che inneggia all’uccisione di serbi, ebrei e rom nei due campi di concentramento ustascia durante la Seconda guerra mondiale.

Solo alcuni giorni dopo quanto accaduto, la Lega calcistica della Croazia è stata multata con 12.500 euro per il comportamento tenuto dai tifosi croati durante la partita Croazia – Turchia del 20 giugno a Vienna, che la Commissione disciplinare della UEFA ha valutato come xenofobo e razzista.

Reagendo alla sempre più diffusa esaltazione del nazismo tra i giovani croati, il presidente della comunità ebraica di Zagabria Ognjen Kraus ha inviato una lettera al ministro dell’Educazione Dragan Primorac nella quale, con amarezza, dice: "Mi congratulo con lei per la riforma della scuola, che ha conseguito nel suo mandato, ma che ha dato come esito lo spiacevole episodio dei maturandi di Makarska, cui non è stato da meno l’episodio dei giovani sulla piazza Ban Jelacic".

Sulla piazza principale di Zagabria, un mese fa, si era tenuto il concerto del cantante Marko Perkovic Thompson, le cui canzoni, secondo molti, tanto per le parole usate che per l’iconografia scenica, invitano i giovani ad esaltare il movimento ustascia. Tra il pubblico dei suoi concerti si possono vedere regolarmente dei giovani con indosso i simboli ustascia, e il noto cantante non li ha mai invitati una sola volta a non farlo.

Thompson è appoggiato da molti politici in Croazia, i quali ritengono che la sua vicinanza possa portar loro i voti dell’elettorato. È interessante che il suo concerto di Zagabria, al quale erano presenti circa 60.000 persone, perlopiù giovani, sia stato organizzato dalla città di Zagabria, a capo della quale c’è Milan Bandic, membro del Partito socialdemocratico.

Anche nei circoli della Chiesa cattolica Thompson gode di un certo appoggio. L’ordinario militare, il vescovo di Zagabria Juraj Jezerinac, ha letto alcune righe delle sue canzoni durante la liturgia a Vukovar, e quando i giornali hanno pubblicato la notizia, ha detto di non sapere che fosse Thompson l’autore di quegli scritti.

Dal momento che le cose evidentemente sono iniziate a sfuggire di mano, e dal momento che al premier Ivo Sanader di certo non serve questa immagine della Croazia alla vigilia dei negoziati per l’ingresso in Unione europea, ecco che per l’esaltazione dei simboli nazisti iniziano ad arrivare anche le prime sanzioni.

 
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 10:02:32, in Europa, visitato 1890 volte)

Da Roma_Daily_News

Forum Europeo dei Rom e Viaggianti
Comunicato stampa
NOTA di protesta contro il Governo Italiano

Strasburgo 10 luglio: Rudko Kawczynski, Presidente del Forum Europeo dei Rom e Viaggianti, ha consegnato a Pietro Lonardo, Rappresentante Permanente dell'Italia al Consiglio d'Europa, una nota di protesta richiedente di fermare l'azione anti-Rom delle autorità Italiane di prendere le impronte digitali dei Rom che vivono nei campi del paese, rifiutando le proteste delle Istituzioni Europee e delle organizzazioni Internazionali.

"Attività simili non sono soltanto una minaccia alla comunità Rom. Queste attività ci ricordano i periodi nazista e fascista nei primi anni '30, quando Rom/Sinti ed Ebrei vennero scelti per discriminazioni e persecuzioni che portarono poi al genocidio di milioni di innocenti. Al giorno d'oggi questa è una seria minaccia al futuro degli Europei, della democrazia e del ruolo della legge" ha scritto Kawczynski nella nota di protesta indirizzata al Primo Ministro Italiano Silvio Berlusconi.

La nota di protesta, scritta a nome dei 15 milioni di Rom, preme perché le autorità Italiane fermino immediatamente le attività anti-Rom e prendano tutte le misure necessarie per fermare i pogrom anti-Rom ed assicurino una vita salva e sicura a tutti i Rom che vivono in Italia come pure la piena implementazione delle leggi e degli standard internazionali.

"Crediamo che anche le istituzioni internazionali, come la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio d'Europa, l'OCSE e le Nazioni Unite debbano prendere posizione e condannare le azioni del governo Italiano come inumane ed inaccettabili" ha detto Kawczynski in una osservazione di chiusura della nota di protesta.

Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti ha osservato molto attentamente gli incidenti dei violenti attacchi ai campi in Italia, la brutalità e le violazioni della polizia, i discorsi d'odio, in cui centinaia di Rom sono stati obbligati a scappare per paura della propria vita.

* * *

Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti (ERTF), che ha un accordo di associazione col Consiglio d'Europa ed uno status speciale con questa istituzione, è l'organizzazione dei Rom Europei più grande ed inclusiva. Riunisce le principali OnG internazionali Europee ed oltre 1.500 organizzazioni Rom nazionali dalla maggior parte degli stati membri del Consiglio d'Europa.

Per ulteriori informazioni contattate:

European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg
Tel.: 00 33 3 90 21 53 50
Email: ertf@ertf.org o ertf@coe.int

 

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