Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/04/2008 @ 00:03:21, in Italia, visitato 1424 volte)

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Via Conchetta 18 Milano

Domenica 13 aprile 2008

ore 16,30

CACCIA ALLO ZINGARO

Attualità della resistenza Rom

nell’occhio del ciclone repressivo e securitario

"Pacchetto sicurezza" e "Patto di legalità": cosa sono, cosa comportano, quali sono i loro obiettivi?

Canea razzista, molotov contro i campi, guerra ai poveri, sgomberi a ripetizione, espulsioni... Come contrastare questa ondata di fango?

Rom e Gadgi ne discutono insieme

Partecipano:

Associazione Carlo Cuomo, campagna "Via Adda non si cancella",

compagni di Torino e Bologna, promotori delle manifestazioni "Rompere il silenzio",

e delegazioni dai vari campi Rom milanesi 

- Proiezione del documentario "Via Adda non si cancella"

- Mostra fotografica su "I Rom nella Resistenza"

 
Di Fabrizio (del 12/04/2008 @ 08:45:51, in Italia, visitato 2253 volte)

Da RomSinti@Politica

Sono stufi di essere chiamati per accogliere i rom, senza venire preavvisati degli sgomberi chiesti dalle amministrazioni locali. Di disintossicare i drogati senza un dialogo con chi decide le politiche di prevenzione. Di distribuire pasti caldi ai pensionati senza esser consultati da chi detta le regole dell’assistenza sociale.

Per questo oltre 40 fra le principali sigle del volontariato italiano ieri hanno scelto, non a caso, Milano per presentare un documento che condanna la logica degli sgomberi senza progetti alternativi e chiede alla politica di abbandonare la logica della «sicurezza» slegata dagli interventi di recupero sociale.

C’erano don Gino Rigoldi, presidente di Comunità Nuova e cappellano del carcere minorile Beccaria, e don Virginio Colmegna, presidente di Casa della Carità, al centro del tavolo dove è stato firmato l'atto di nascita del "Cantiere per un patto costituente di un nuovo welfare", definito "spazio di riflessione e proposta politica". Una sigla che reclama attenzione dalle istituzioni e investimenti per la tutela dei diritti delle persone.

Un tema, quello dei diritti, che pochi giorni fa era stato sollevato dal cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello sgombero della Bovisasca. Fatto che Lucio Badolin, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità d'accoglienza), ieri all'incontro nella sede delle Acli, in via della Signora, ha sottolineato: «Siamo al punto che persino qualche vescovo arriva a domandarsi pubblicamente che senso ha questo modo di agire. Questo modo di far politica e di amministrare non ci piace. Questo alitare sulla paura dei cittadini per alimentarla è pericoloso. I bisogni sociali rimangono ai margini dei programmi politici e dell'azione di governo».

E don Colmegna ha aggiunto: «Stiamo facendo un'operazione culturale, non un manifesto elettorale. Vogliamo contare di più, abbiamo fiducia in una politica forte su questi temi».

Il discorso più duro è stato quello di Rigoldi, che ha puntato il dito contro «il disastro sociale e culturale che abbiamo davanti. Al Beccaria c'è il 20 per cento in più di detenuti. La sicurezza della pena che chiedono certe forze politiche esiste solo per i poveracci che rubano per fame e restano in galera per anni». Il cappellano è indignato per le manifestazioni davanti alle chiese della Lega, che contesta le posizioni di Tettamanzi a difesa dei rom: «Va ricordato a questi signori che per il Vangelo tutti siamo figli di Dio. I razzisti stiano fuori dalle chiese».

In allestimento è un sito web dedicato al tema (www.cantierewelfare.org) per raccogliere nuove adesioni all’appello, per ospitare un forum di discussione e per organizzare un incontro pubblico dove verrà presentata una piattaforma sul welfare.

 
Di Fabrizio (del 12/04/2008 @ 09:04:46, in Italia, visitato 1993 volte)

Da ChiAmaMilano

L’ennesima, inutile “bonifica” sposta poco più in là il problema Rom mentre la politica sta in silenzio

Una volta abbattute le baracche alla Bovisasca e dispersi i Rom si è letto e sentito di tutto. Silenzi e protagonismi elettorali hanno evidenziato l’assenza della politica che ormai si limita ad operare con le ruspe e ad alzare il sopracciglio se la Curia milanese fa appello ad un senso di umanità che non dovrebbe appartenere ai soli cattolici. Nel cortocircuito perenne dell’ossessione securitaria ciò che dovrebbe essere normale fa quasi scandalo e quel che in un paese ricco e civile –seppur in declino– dovrebbe scandalizzare diviene la norma dell’agire da parte dell’amministrazione cittadina.
La condizione dei Rom è un problema e chiunque abbia un minimo di buon senso –prima che di senso d’umanità– non può certo pensare che voltare la testa dall’altra parte di fronte alle baraccopoli e all’accattonaggio sia la soluzione. Ma una soluzione può essere una sequela di sgomberi che ormai si succedono ininterrottamente senza risolvere nulla? Assistiamo ad una sorta di gioco dei quattro cantoni con il corollario di veri e propri sconti tra Milano e i comuni dell’hinterland che accusano il Capoluogo di trattarli come una discarica. Il cerchio si chiude con l’implicita equazione: rom=immondizia.
In questo scenario la politica è assente. L’orizzonte è circoscritto dalle ruspe e dai silenzi, poiché gli zingari fanno guadagnare voti solo se vengono sgomberati. Ma si può sgomberare la povertà?
Di questo si tratta. A meno che non si voglia davvero pensare che i circa diecimila Rom presenti sul territorio milanese siano tutti dediti al crimine. Se così fosse, più che di emergenza da trattare con gli sgomberi si dovrebbe contemplare l’uso dell’esercito per presidiare le strade. Invece, la maggior parte degli uomini che “risiedono” nei campi lavora nell’edilizia, ovviamente in nero. Ma il circo politico-mediatico si nutre di altro: dei baby borseggiatori e delle Mercedes parcheggiate accanto alle baracche. Ci sono gli uni e le altre, ma nel caso dei Rom tutta l’erba è fatta fascio.
Ma di povertà si tratta, estrema e brutale, che si ammassa in favelas e produce, come dicono gli operatori delle associazioni che tentano di costruire percorsi di integrazione, un processo di rinomadizzazione di una popolazione che in Romania era e rimane sedentaria.
Ma l’emergenza e l’investimento politico sulla paura fanno prevalere lo spettro sulla realtà: i Rom rumeni tornano ad essere nomadi e gli sgomberi interrompono ogni tentativo d’inserimento scolastico di bambini e ragazzi destinati così, nella migliore delle ipotesi, all’accattonaggio.
Non c’è dubbio che la questione non possa essere affrontata dalla singola amministrazione locale, nemmeno da quella di una città grande come Milano. La sua risoluzione passa sia attraverso politiche pubbliche che superano la sfera cittadina, sia per mezzo della stipula necessaria di accordi bilaterali con la Romania, alla quale –non bisogna mai dimenticarlo– non è parso vero di potersi liberare di quella che i Rumeni, prima, durante e dopo il quarantennio comunista, hanno sempre considerato come una minoranza avulsa e intollerabile.
La politica deve elaborare risposte e soluzioni per problemi complessi, spesso spinosi. Questo è il suo compito. Disperdere la polvere, perchè possa essere nascosta negli angoli meno visibili non è solo abdicare alle proprie responsabilità, ma anche rinunciare alla propria missione.

Beniamino Piantieri

 
Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 10:50:12, in Italia, visitato 1751 volte)

Da Melting Pot

Le proteste della destra contro il nuovo villaggio a Favaro Veneto
In questi giorni è ritornata alle cronache dei quotidiani locali una vecchia vicenda-protesta che riguarda l’inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo villaggio a Favaro (Ve) che ospiterà circa 35 famiglie di origine sinta, circa 150 persone. La definiamo una vecchia vicenda perché da diversi anni queste famiglie sono a contatto con gli operatori di Etam, servizio d’animazione di comunità dell’assessorato comunale alle politiche sociali di Venezia e sono proprio gli operatori, che intervengono da ormai una decina d’anni nel vecchio campo nomadi, a sfatare molti dei luoghi comuni sugli abitanti delle roulotte. La chiamiamo vecchia anche perchè stiamo parlando di famiglie che da generazioni sono italiane: stanziali nel veneziano dal 1969, tutti hanno un impiego, per lo più nella rottamazione di ferro vecchio e rame con Vesta e i circa 70 minori frequentano le scuole elementari e medie.

Di fronte ai disagi dell’attuale sede abitativa delle famiglie (otto wc e quattro docce non riscaldate, una situazione indecente e precaria... ) il Comune ed Etam si sono impegnati nel sostenere la creazione di un nuovo villaggio che avrà una superficie di 22mila metri quadrati. Ci saranno elettricità e acqua corrente. Ogni piazzola sarà collegata ad una casetta. Per un totale di 38 postazioni. Gli ospiti pagheranno un canone di locazione e i servizi erogati.

Naturalmente con l’appoggio delle forze politiche di destra (Lega Nord, Alleanza Nazionale, Forza Italia) si sono innalzate polemiche e protese, formati comitati contro il villaggio, è partita insomma la consueta crociata che palesa ogni volta di più in queste situazioni l’ignoranza, l’arroganza e il razzismo di molti cittadini e rappresentanti politici.
Quale le motivazioni di questi ultimi?
Una gamma di giustificazioni, si va dai più beceri luoghi comuni fino alla parodia che ha poco di divertente: i ragazzi sinti sarebbero i “protagonisti di episodi di violenza a danno di cani e gatti”, “la presenza di nomadi riduce il valore delle case dell’area”, “i soldi pubblici dovrebbero essere di sostegno per l’affitto e per i negozi colpiti dai cantieri del tram”, “gente che nella maggior parte dei casi usufruisce della nostra ospitalità (sempre a spese dei cittadini)”, “farli andare in appartamento”...

In questi anni sono stati molti i percorsi ricercati da parte di operatori e Comune che hanno tentato di comprendere le differenze senza darle per scontate e dunque anche offrendo a queste famiglie degli appartamenti, ma solamente 7 di queste hanno accettato la proposta di vivere in una casa le altre hanno espresso la volontà di voler vivere in un villaggio.

Allora perchè forzare delle persone a delle soluzioni abitative che non gli appartengono? forzarle ad una convivenza che per abitudini culturali e tipologia di famiglia allargata (spesso sono nuclei familiari di 10 persone) non gli appartiene? Vogliamo metterle nelle case e integrarle come vogliamo noi? L’integrazione è fare subire e imporre ad altri i nostri modi e le nostre abitudini o è cercare di prendere in considerazione il punto di vista dell’altro? Assimiliazione e integrazione forzata a tutti i costi o confronto e rivisitazione degli elementi su cui noi, come società, siamo costruiti?

Sono secoli che Sinti e i Rom, da quando sono arrivati in Italia (1300 – 1400) come popolazioni nomadiche, da parte della Chiesa in primis e successivamente tutti gli strumenti di organizzazione della realtà e di rappresentanza del potere hanno contribuito ad immortalare un immagine minacciosa di queste persone. Da sempre il loro stile di vita li ha resi una presenza difficile da controllare e ordinare che si è portata con sé quel pre-giudizio di diverso, vagabondo o migrante che sia, che destabilizza l’ordine sociale.
Per chiudere possiamo dire che il loro particolarismo culturale maturato in secoli di diffamazioni e violenze manifesta una fragilità che si innesca oggi nel processo di “integrazione” e che è indispensabile riconoscere per ristabilire un dialogo nelle nostre città e un’azione sociale che vada oltre l’immagine convenzionale che spesso ci si fa di queste persone.

[ lunedì 14 aprile 2008 ]

 
Di Fabrizio (del 17/04/2008 @ 08:48:57, in Italia, visitato 1814 volte)

ONU: in Italia una tendenza inquietante di xenofobia

• Soprattutto contro i rom e gli immigranti africani


Ansa - La società italiana non è caratterizzata da un grave fenomeno di razzismo, ma presenta un'inquietante tendenza alla xenofobia con lo sviluppo di manifestazioni di razzismo che colpiscono principalmente le comunità Sinti e Rom, immigranti e richiedenti asilo, di origine africana e dell'Europa dell'est, con la comunità musulmana.

Lo afferma il relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo, Doudou Diene, in un rapporto reso noto a Ginevra.

Per l'esperto della ONU, l'Italia - dove Diene è stato in visita lo scorso ottobre - miete ancora le conseguenze delle linee di condotta della precedente coalizione di Governo, che - aggiunge Diene citando la legge Bossi-Fini - ha consentito ai partiti dell'estrema destra di dare un approccio sicuritario alle politiche d’asilo e d’immigrazione.

Il relatore osserva anche l'emergere di fattori e tendenze positivi per combattere razzismo e xenofobia, e chiede al nuovo governo di fare della lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione una delle massime priorità. La strumentalizzazione politica del razzismo non è un fenomeno del passato, aggiunge il relatore, precisando che i partiti dell'estrema destra continuano a promuovere a livello nazionale e ad applicare a livello regionale e locale le loro posizioni xenofobe e razziste.

L'esperto della ONU critica severamente anche i mezzi di comunicazione spesso guidati dalla cultura della paura successiva agli attentati dell'11 settembre 2001, che continuano ad incitare l'odio razziale e religioso sotto le sembianze della libertà di espressione e della necessità di combattere il terrorismo, e suggerisce al governo di aprire un dibattito sull'adozione di un codice di condotta in merito.

Diene cita l'aumento delle manifestazioni di razzismo e di atti violenti nel calcio ed incoraggia l'Italia ad applicare le linee guida della Fifa, oltre ad esortare il governo a migliorare l'applicazione della legislazione contro il razzismo e la discriminazione. Il governo deve inoltre continuare a promuovere l'adozione di riforme legislative, ed in particolare la legge sulla cittadinanza, adottare una legge sull'asilo e riesaminare e emendare la legge Bossi-Fini sull' immigrazione. Tra le altre raccomandazioni anche quelle di combattere gli abusi nei confronti dei lavoratori immigrati, in particolare nel settore agricolo, ed il riconoscimento come minoranze nazionali di Sinti e Rom, oltre all'invito a concludere intese con determinate organizzazioni islamiche.

Diene sottolinea infine che come in molti Paesi europei l'emergenza di un'identità multiculturale è in contrasto con l'identità nazionale stabilita.

Per Diene, 'interazione tra la lotta al razzismo, xenofobia e discriminazione e la promozione del multiculturalsimo dovrebbe condurre ad un processo di costruzione di una nuova identità multiculturale. (Essere Comunisti)

 
Di Fabrizio (del 22/04/2008 @ 09:19:39, in Italia, visitato 2950 volte)

di Roberto Malini

Roma. La sera di martedì 30 ottobre 2007 il giovane romeno (di etnia Bunjas) Romulus Mailat aggredisce e uccide Giovanna Reggiani; la notte fra giovedì 17 e venerdì 19 aprile 2008 il romeno Ioan Rus - omonimo di un ministro della Romania - ferisce con un coltello e violenta una studentessa del Lesotho. Due episodi caratterizzati da un'efferatezza inquietante e dalla stessa strumentalizzazione politico-mediatica: ambedue i casi sono stati utilizzati dalla propaganda xenofoba per instillare nel popolo italiano odio contro contro gli zingari, anche se nessuno dei due aggressori appartiene al popolo Rom.

Nonostante i media e i portavoce delle Istituzioni italiane facciano a gara per sollevare l'allarme-sicurezza, i dati relativi a crimini violenti e in particolar modo a omicidi volontari restano oggi in linea con quelli pubblicati all'inizio di quest'anno sul rapporto Eures-Ansa: l'Italia resta uno dei Paesi più sicuri d'Europa, seconda solo alla Norvegia (0,7 contro l'1,0 di Italia, Danimarca, Germania, Spagna; 1,3 di Gran Bretagna; 1,6 della Francia; 2,6 della Svezia; 5,6 degli Usa). Se è vero che gli omicidi di donne sono aumentati, è anche vero che i loro assassini sono stati individuati nel 75% dei casi all'interno della loro stessa famiglia: è l'uomo di casa, infatti, il carnefice. La famiglia è teatro del 31, 7% degli omicidi, mentre la microcriminalità, spauracchio sbandierato dalla propaganda, raggiunge il 12,7%. In ogni caso, le  donne italiane sono più al sicuro di quelle che vivono in Gran Bretagna (indice di rischio rispettivamente 6,6 e 7,7), Spagna (7,8), Giappone (8,1), Norvegia (8,7), Paesi Bassi (9,1), Svizzera (9,5), Germania (10), Australia (10,9), Usa (22). Le cause di morte delle donne tra i 15 ed i 44 anni (fascia d'età prediletta dai femminicidi) sono, tuttavia, molto più frequentemente il tumore, gli incidenti stradali ed i suicidi.

E' cresciuto, con l'immigrazione, sia il numero di stranieri vittime (più 19,8% nel 2006 rispetto al 2005) che quello di autori di omicidi (più 31%). In sei casi su dieci si tratta di omicidi 'etnici' o familiari, cioé sia la vittima che l'assassino sono stranieri. Qualcuno si sorprenderà, ma il numero di crimini violenti e omicidi perpetrati da Rom non ha alcuna rilevanza statistica!

info@everyonegroup.com
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Di Fabrizio (del 25/04/2008 @ 09:23:51, in Italia, visitato 2226 volte)

Le autorità di Milano commettono un nuovo crimine contro i Rom: antifascisti, vi invitiamo a ritrovare i valori della Resistenza

di Roberto Malini - Gruppo EveryOne

Milano, 24 aprile 2008. La città della Madonnina si prepara a festeggiare la Liberazione capovolgendone lo spirito. La liberazione che Milano e i suoi politici, una banda di razzisti senza scrupoli, inseguono è quella dai poveri, dalle minoranze deboli, dalle famiglie Rom. Milano dedica mezzi e risorse, impiega decine di agenti della forza pubblica per trasformarsi in una città "Zigeunerfrei", libera dagli zingari. Ho vissuto a Milano per tanti anni e l'ho abbandonata quando da città della solidarietà è divenuta città dannata, in preda a deliri architettonici, fieristici e razziali, come la Berlino di Hitler. Oggi una "squadra di protezione" formata da agenti in assetto antisommossa, agli ordini dell'Obergruppenführer Gianvalerio Lombardi ha compiuto un'operazione di sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni, provenienti da Timisoara, che si era rifugiata in un campo del quartiere Giambellino. Il campo era "abusivo": numerose famiglie in condizioni di miseria tragiche si erano rifugiate lì per evitare di morire di fame e malattie nella loro città di origine, vivevano in una situazione di segregazione e discriminazione insostenibile. L'azione degli agenti - ma per amor del vero, dopo aver osservato le loro malefatte con i miei occhi, preferisco chiamarli "sgherri" - è stata eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono stati costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei rastrellati dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla distruzione del loro piccolo, miserabile mondo. Le baracche sono state distrutte e date alle fiamme senza che agli occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni. Una mamma supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva con un ghigno: "Non ti servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti in Romania". I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una delle famiglie cacciate in malo modo dalla squadraccia era la famiglia Covaciu, il cui capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i Rom di Milano per gli innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei riguardi delle famiglie perseguitate. Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il francese, lo spagnolo e l'italiano. Una dei loro quattro bambini, Rebecca Covaciu, 11 anni, è dotata di un notevole talento nel campo delle arti plastiche, tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom in Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della Memoria 2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha acquisiti in permanenza. Altre opere di questa bambina straordinaria fanno parte del Museo d'Arte contemporanea di Hilo (Stato delle Hawaii, U.S.A.). Le opere grafiche di Rebecca sono state selezionate inoltre all'interno del Festival di Intercultura di Genova "Caffé Shakerato" e concorrono per il Premio UNICEF 2008. Nonostante questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a cercare un lavoro anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era costretta a vivere in una baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza acqua potabile né corrente elettrica. Solo l'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico. Ora Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea (promessa che sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia non la ucciderà), ma un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è incamminata in una "marcia della morte" verso il nulla, con i suoi cari. Noi cerchiamo di aiutarli come possiamo, così come cerchiamo di soccorrere tanti altri Rom, ma le nostre possibilità sono limitate e le tragedie causate dal razzismo e dalla spietatezza delle istituzioni italiane sono migliaia. Non basta "occuparsi della questione-Rom", bisogna che i veri antirazzisti, le poche persone che ancora credono nel valore dei Diritti Umani, i veri spiriti umanitari e coraggiosi si cerchino e facciano fronte, insieme, a una tragedia che per orrore e dolore ricorda molto da vicino gli anni dell'Olocausto, della Shoah, del Samudaripen.

 
Di Fabrizio (del 26/04/2008 @ 09:15:25, in Italia, visitato 2379 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Presentati i risultati del progetto realizzato tra l’ottobre e il novembre del 2006 dal Gruppo immigrazione e salute del Lazio. Coinvolti 140 operatori. 1.500 le schede compilate. 384 casi di ipertensione, il 77% in persone con più di 35 anni
ROMA – Gli operatori sanitari coinvolti sono stati in tutto 140. Tra questi c’erano 63 medici, 58 infermieri e 24 altre figure professionali. Cinque le Asl di Roma coinvolte per una campagna che si è sviluppata tra l’ottobre e il novembre del 2006 e che ha interessato circa 5000 nomadi Rom e Sinti presenti nei 35 campi della capitale. Si tratta del progetto “Salute senza esclusione” il cui obiettivo era quello di avvicinare la popolazione Rom e Sinti alle strutture sanitarie pubbliche e nello stesso tempo verificare lo stato di salute e le eventuali emergenze sanitarie della popolazione nomade. Sono questi i dati salienti del progetto curato dal Gris del Lazio (gruppo immigrazione e salute del Lazio) e dall’area sanitaria della Caritas, con il patrocinio della Società italiana di medicina delle migrazioni.

I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma nel complesso monumentale del Santo Spirito, alla presenza dell’assessore regionale alla sanità, Augusto Battaglia e del neo senatore Lucio D’Ubaldo, già presidente del Cda Laziosanità-Asp. Alla presentazione hanno partecipato poi anche Pietro Grasso, direttore generale Asl-Roma E e naturalmente Maurizio Sprovieri (Asl Roma E e Gris Lazio) che ha coordinato i lavori e Salvatore Geraci, dell’area sanitaria della Caritas, uno dei curatori della ricerca e della realizzazione del progetto. I risultati quantitativi sono stati presentati dalla dottoressa Laura Cacciani (AspLazio). La popolazione interessata dal progetto si aggira sulle 5000 persone, in 35 campi nomadi della capitale.


Complessivamente gli operatori che sono stati coinvolti nel progetto sono riusciti a compilare circa 1500 schede. Secondo il racconto degli operatori, la maggiore sensibilità si è riscontrata tra le donne Rom che si sono avvicinate con più facilità e si sono mostrate più curiose nei confronti del progetto sanitario. Interessante il dato sul controllo della pressione arteriosa, soprattutto degli uomini. Rispetto a circa 2000 contatti che si sono potuti realizzare, i medici delle Asl coinvolte hanno riscontrato 384 casi di pressione alta o ipertensione. Il 77% dei casi di ipertensione si è riscontrata tra persone con più di 35 anni. Di questi casi il 71% riguardava una ipertensione lieve, il 21% una ipertensione moderata e infine un 8% una ipertensione grave. (pan) (vedi lanci successivi)


Campagna sanitaria a Roma, nessuna emergenza

Importante la vaccinazione dei bambini (''scoperto'' solo il 9%), ma hanno pesato gli sgomberi del 2007. In alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie


ROMA - Non si sono riscontrati casi di malattie infettive, né emergenze sanitarie particolari nel corso della campagna di avvicinamento alle strutture sanitarie pubbliche per i Rom e i Sinti di Roma che è stata realizzata nella capitale alla fine del 2006 dal Gris (gruppo immigrazione e salute) e dalla Caritas. A distanza di due anni si è fatto oggi un bilancio di quella esperienza per poter estendere il modello di ricerca e di intervento anche ad altre realtà. Lo spunto per avviare una campagna sanitaria era stato dato nel 2005 da due casi di poliomelite che si erano manifestati in quell'anno in Bulgaria. Non c"è stato comunque nessun stato d’allerta, ma la campagna sanitaria del 2006 a Roma ha permesso comunque di vaccinare decine di bambini che erano rimasti fino ad allora fuori dal sistema di prevenzione e controllo.

Il dottor Giovanni Baglio, presentando questa mattina a Roma i risultati della campagna di sanità pubblica, ha detto che allora c’erano state ragioni epidemiologiche fondate, ma che poi per fortuna non si sono riscontrate particolari emergenze sanitarie in Italia tra i Rom e Sinti. Gli obiettivi della campagna sanitaria nei campi Rom sono stati dunque due: il primo relativo alla copertura delle vaccinazione e il secondo relativo all’accesso ai servizi da parte dei Rom e Sinti. La campagna del 2006 ha fatto seguito a un precedente intervento del 2002, durante il quale è stato vaccinato l’80% dei bambini dei campi nomadi. Il grado di "scopertura”, ovvero il grado di assenza di vaccini, è passato così dal 40% al 9%.

Molto importante, secondo il dottor Baglio, ma anche secondo il dottor Sprovieri della Asl Roma E che ha coordinato i lavori di presentazione della ricerca, è stato il grado di coinvolgimento del privato sociale nell’attività delle strutture sanitarie pubbliche. Nelle conclusioni della ricerca, si mette comunque anche in evidenza che l’impatto generale dell’intervento sanitario è stato in parte vanificato dagli sgomberi avvenuti nel corso del 2007 a Roma. La finalità del progetto era quella di favorire un rapporto stabile tra la polazione dei Rom e Sinti e i servizi sanitari territoriali, ma ovviamente questo deve presupporre un certo radicamento o quantomeno una stanzialità. In alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie.

Dall’esperienza che i medici e in generale gli operatori hanno fatto nei campi Rom, si ricavano alcune conclusioni che sono generalizzabili. Ci sono cioè alcune parole-chiave che sono emerse: 1) lavoro in rete; 2) integrazione e sinergia tra pubblico e privato sociale; 3) approccio al tema con equipe multidisciplinari; 4) offerta attiva di prestazioni sanitarie; 5) coinvolgimento attivo della popolazione di riferimento. (pan) (vedi lancio successivo)

 
Di Fabrizio (del 12/05/2008 @ 22:37:36, in Italia, visitato 2131 volte)

Ricevo e porto a conoscenza:

E' in arrivo un decreto sulla sicurezza assolutamente iniquo, frutto dell'ignoranza, dell'incompetenza, ma soprattutto dell'intolleranza, del razzismo e della xenofobia di chi governa abusivamente l'Italia. Scrivo "abusivamente" perché il grande broglio della campagna elettorale che ha condotto alle ultime elezioni non è avvenuto durante lo spoglio delle schede, ma prima: quando un'informazione controllata ha perpetrato il più grande inganno nei confronti del Popolo italiano, convincendolo che il problema della sicurezza in Italia non è costituito dalla criminalità organizzata con le sue connivenze politiche (che muove ogni anno MILIARDI DI EURO e uccide con la violenza, la droga e ogni genere di violazione delle leggi civili), ma dai Rom vestiti di stracci, che muoiono di povertà, fame e malattie nelle baracche e sotto i ponti.
Il Gruppo EveryOne porterà all'attenzione delle autorità internazionali i gravi abusi e le violazioni di carte dei diritti umani e direttive Ue contenuti nel decreto, ma nel frattempo è importante che ognuno di noi si impegni per evitare che la deriva razziale in cui l'Italia - imbrogliata da una classe politica inqualificabile - è caduta non degeneri ulteriormente e non si affermino ideologie atroci come quella secondo cui i migranti dovrebbero essere considerati criminali. Stiamo attenti, perché la libertà degli esseri umani è il valore più alto su cui si basano la civiltà e la democrazia e la politica degli arresti, detenzioni, torture ed espulsioni di innocenti (migrante uguale essere umano innocente, fino a prova contraria) è politica di regime. Riguardo ai Rom, poi, esistono direttive - oltre che leggi internazionali a tutela dei diritti degli individui e dei popoli - che impediscono la loro deportazione, quella deportazione promessa da tanti candidati durante la campagna mediatica di stampo razzista e xenofobo condotta nell'àmbito del Grande Inganno elettorale. Noi faremo il possibile per contribuire a preservare il diritto, il rispetto delle minoranze e dei valori della civiltà, per evitare che un nuovo crimine etnico venga messo in atto, per dimostrare all'opinione pubblica internazionale che in Italia non vivono solo persone intolleranti e xenofobe, ma anche coloro (i pochi) che hanno ereditato la cultura dei diritti umani e vogliono che l'Europa di domani sia migliore di quella del passato. Noi ci impegneremo perché i giovani italiani crescano in un mondo di diversità etniche e culturali, perché non si alimentino di odio, perché un giorno si confrontino amichevolmente con persone e comunità di tutte le razze, perché siano migliori di chi li governa oggi. Date un'occhiata al nostro sito www.everyonegroup.com: siamo solo esseri umani, senza finanziamenti né ricchezze personali né sostegno mediatico, animati solo da ideali universali (è la follia, è la paura del diverso che li ha gettati nell'oblio, gli ideali di uguaglianza, che restano tuttavia universali!). Siamo solo esseri umani, ma abbiamo ottenuto risultati importanti, modificando la condotta di potenti e di governi, salvando vite umane e consentendo ad altre di sperare. Se siete vicini ai valori che ci animano, allora non arrendetevi: costruiamo una rete di "giusti", continuiamo a diffondere la cronaca di una persecuzione, esprimiamo una ferma protesta in ogni sede, vigiliamo sui luoghi in cui sopravvivono le minoranze perseguitate, a rischio violenza, sgombero ed espulsione. Impediamo che proprio qui, sul suolo del Paese in cui viviamo e sul quale difendiamo i più alti ideali umani e civili, si affermi di nuovo la barbarie e i nostri fratelli che ci raggiungono da lontano, innocenti, simili in tutto a noi e ai nostri cari, siano privati della libertà e dei loro diritti di esseri umani. Possiamo dire no. Individualmente o uniti in una rete di solidarietà, possiamo - forse dobbiamo? - dire no.
Roberto Malini

roberto.malini@annesdoor.com
info@everyonegroup.com
www.annesdoor.,com
www.everyonegroup.com

 
Di Fabrizio (del 16/05/2008 @ 09:28:48, in Italia, visitato 1916 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale:

Laboratorio di Sociologia dell’azione pubblica - Sui Generis
CICLO DI SEMINARI: ROM E POLITICHE LOCALI IN EUROPA
Seminario di confronto e ricerca sulle politiche locali per le popolazioni tsigane in Europa
PER LORO O PER TUTTI?
I servizi sociali alla prova di rom e sinti


La discussione sarà introdotta da:
Daniela Lucatti

Discutono:
Ota de Leonardis
Vojislav Stojanovic


Introduce e coordina:
Tommaso Vitale

Saranno presenti alla discussione  Giorgio Bezzecchi, Claudia Biondi e Maurizio Pagani

Giovedì 22 maggio 2008, h 10.00
DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE
AULA TESI
II PIANO, EDIFICIO U7
VIA BICOCCA DEGLI ARCIMBOLDI 8 - MILANO

Daniela Lucatti
Psicoloterapeuta, lavora presso l’associazione Casa della Donna. E’ autrice del volume Rom-antica gente, Edizioni
Magi , Roma, 2008.

Vojislav Stojanovic, consulente del Consiglio regionale del Piemonte, è membro del comitato Rom e Sinti Insieme.

Ota de Leonardis, Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali, dirige il Laboratorio di Sociologia dell’azione pubblica “Sui Generis”

Accesso: il seminario è libero e ad accesso gratuito, rivolto a studenti, studiosi ed attivisti
Si prega di dare conferma della presenza per posta elettronica
E-mail: laura.boschetti@yahoo.it

 

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