Le autorità di Milano commettono un nuovo crimine contro i Rom:
antifascisti, vi invitiamo a ritrovare i valori della Resistenza
di Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Milano, 24 aprile 2008. La città della Madonnina si prepara a festeggiare la
Liberazione capovolgendone lo spirito. La liberazione che Milano e i suoi
politici, una banda di razzisti senza scrupoli, inseguono è quella dai poveri,
dalle minoranze deboli, dalle famiglie Rom. Milano dedica mezzi e risorse,
impiega decine di agenti della forza pubblica per trasformarsi in una città "Zigeunerfrei",
libera dagli zingari. Ho vissuto a Milano per tanti anni e l'ho abbandonata
quando da città della solidarietà è divenuta città dannata, in preda a deliri
architettonici, fieristici e razziali, come la Berlino di Hitler. Oggi una
"squadra di protezione" formata da agenti in assetto antisommossa, agli ordini
dell'Obergruppenführer Gianvalerio Lombardi ha compiuto un'operazione di
sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni, provenienti da Timisoara,
che si era rifugiata in un campo del quartiere Giambellino. Il campo era
"abusivo": numerose famiglie in condizioni di miseria tragiche si erano
rifugiate lì per evitare di morire di fame e malattie nella loro città di
origine, vivevano in una situazione di segregazione e discriminazione
insostenibile. L'azione degli agenti - ma per amor del vero, dopo aver osservato
le loro malefatte con i miei occhi, preferisco chiamarli "sgherri" - è stata
eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono stati
costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei rastrellati
dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla distruzione del
loro piccolo, miserabile mondo. Le baracche sono state distrutte e date alle
fiamme senza che agli occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni.
Una mamma supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le
copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva con un ghigno: "Non
ti servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti in
Romania". I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li
intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una delle
famiglie cacciate in malo modo dalla squadraccia era la famiglia Covaciu, il cui
capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i Rom di Milano per gli
innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei riguardi delle famiglie
perseguitate. Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il
francese, lo spagnolo e l'italiano. Una dei loro quattro bambini, Rebecca
Covaciu, 11 anni, è dotata di un notevole talento nel campo delle arti
plastiche, tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom
in Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della Memoria
2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha acquisiti in
permanenza. Altre opere di questa bambina straordinaria fanno parte del Museo
d'Arte contemporanea di Hilo (Stato delle Hawaii, U.S.A.). Le opere grafiche di
Rebecca sono state selezionate inoltre all'interno del Festival di Intercultura
di Genova "Caffé Shakerato" e concorrono per il Premio UNICEF 2008. Nonostante
questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a cercare un lavoro
anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era costretta a vivere in una
baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza acqua potabile né corrente
elettrica. Solo l'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che
Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico. Ora
Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea (promessa che
sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia non la ucciderà), ma
un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è incamminata in una "marcia
della morte" verso il nulla, con i suoi cari. Noi cerchiamo di aiutarli come
possiamo, così come cerchiamo di soccorrere tanti altri Rom, ma le nostre
possibilità sono limitate e le tragedie causate dal razzismo e dalla spietatezza
delle istituzioni italiane sono migliaia. Non basta "occuparsi della
questione-Rom", bisogna che i veri antirazzisti, le poche persone che ancora
credono nel valore dei Diritti Umani, i veri spiriti umanitari e coraggiosi si
cerchino e facciano fronte, insieme, a una tragedia che per orrore e dolore
ricorda molto da vicino gli anni dell'Olocausto, della Shoah, del Samudaripen.