Ricevo da Tommaso Vitale
Presentati i risultati del progetto realizzato tra l’ottobre e il novembre
del 2006 dal Gruppo immigrazione e salute del Lazio. Coinvolti 140 operatori.
1.500 le schede compilate. 384 casi di ipertensione, il 77% in persone con più
di 35 anni
ROMA – Gli operatori sanitari coinvolti sono stati in tutto 140. Tra questi
c’erano 63 medici, 58 infermieri e 24 altre figure professionali. Cinque le
Asl di Roma coinvolte per una campagna che si è sviluppata tra l’ottobre e il
novembre del 2006 e che ha interessato circa 5000 nomadi Rom e Sinti presenti
nei 35 campi della capitale. Si tratta del progetto “Salute senza esclusione” il
cui obiettivo era quello di avvicinare la popolazione Rom e Sinti alle strutture
sanitarie pubbliche e nello stesso tempo verificare lo stato di salute e le
eventuali emergenze sanitarie della popolazione nomade. Sono questi i dati
salienti del progetto curato dal Gris del Lazio (gruppo immigrazione e salute
del Lazio) e dall’area sanitaria della Caritas, con il patrocinio della Società
italiana di medicina delle migrazioni.
I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma nel
complesso monumentale del Santo Spirito, alla presenza dell’assessore regionale
alla sanità, Augusto Battaglia e del neo senatore Lucio D’Ubaldo, già presidente
del Cda Laziosanità-Asp. Alla presentazione hanno partecipato poi anche Pietro
Grasso, direttore generale Asl-Roma E e naturalmente Maurizio Sprovieri (Asl
Roma E e Gris Lazio) che ha coordinato i lavori e Salvatore Geraci, dell’area
sanitaria della Caritas, uno dei curatori della ricerca e della realizzazione
del progetto. I risultati quantitativi sono stati presentati dalla dottoressa
Laura Cacciani (AspLazio). La popolazione interessata dal progetto si aggira
sulle 5000 persone, in 35 campi nomadi della capitale.
Complessivamente gli operatori che sono stati coinvolti nel progetto sono
riusciti a compilare circa 1500 schede. Secondo il racconto degli operatori, la
maggiore sensibilità si è riscontrata tra le donne Rom che si sono avvicinate
con più facilità e si sono mostrate più curiose nei confronti del progetto
sanitario. Interessante il dato sul controllo della pressione arteriosa,
soprattutto degli uomini. Rispetto a circa 2000 contatti che si sono potuti
realizzare, i medici delle Asl coinvolte hanno riscontrato 384 casi di pressione
alta o ipertensione. Il 77% dei casi di ipertensione si è riscontrata tra
persone con più di 35 anni. Di questi casi il 71% riguardava una ipertensione
lieve, il 21% una ipertensione moderata e infine un 8% una ipertensione grave.
(pan) (vedi lanci successivi)
Campagna sanitaria a Roma, nessuna emergenza
Importante la vaccinazione dei bambini (''scoperto'' solo il 9%), ma hanno
pesato gli sgomberi del 2007. In alcuni insediamenti non è stato possibile
accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie
ROMA - Non si sono riscontrati casi di malattie infettive, né emergenze
sanitarie particolari nel corso della campagna di avvicinamento alle strutture
sanitarie pubbliche per i Rom e i Sinti di Roma che è stata realizzata nella
capitale alla fine del 2006 dal Gris (gruppo immigrazione e salute) e dalla
Caritas. A distanza di due anni si è fatto oggi un bilancio di quella esperienza
per poter estendere il modello di ricerca e di intervento anche ad altre realtà.
Lo spunto per avviare una campagna sanitaria era stato dato nel 2005 da due casi
di poliomelite che si erano manifestati in quell'anno in Bulgaria. Non c"è stato
comunque nessun stato d’allerta, ma la campagna sanitaria del 2006 a Roma ha
permesso comunque di vaccinare decine di bambini che erano rimasti fino ad
allora fuori dal sistema di prevenzione e controllo.
Il dottor Giovanni Baglio, presentando questa mattina a Roma i risultati della
campagna di sanità pubblica, ha detto che allora c’erano state ragioni
epidemiologiche fondate, ma che poi per fortuna non si sono riscontrate
particolari emergenze sanitarie in Italia tra i Rom e Sinti. Gli obiettivi della
campagna sanitaria nei campi Rom sono stati dunque due: il primo relativo alla
copertura delle vaccinazione e il secondo relativo all’accesso ai servizi da
parte dei Rom e Sinti. La campagna del 2006 ha fatto seguito a un precedente
intervento del 2002, durante il quale è stato vaccinato l’80% dei bambini dei
campi nomadi. Il grado di "scopertura”, ovvero il grado di assenza di vaccini, è
passato così dal 40% al 9%.
Molto importante, secondo il dottor Baglio, ma anche secondo il dottor Sprovieri
della Asl Roma E che ha coordinato i lavori di presentazione della ricerca, è
stato il grado di coinvolgimento del privato sociale nell’attività delle
strutture sanitarie pubbliche. Nelle conclusioni della ricerca, si mette
comunque anche in evidenza che l’impatto generale dell’intervento sanitario è
stato in parte vanificato dagli sgomberi avvenuti nel corso del 2007 a Roma. La
finalità del progetto era quella di favorire un rapporto stabile tra la
polazione dei Rom e Sinti e i servizi sanitari territoriali, ma ovviamente
questo deve presupporre un certo radicamento o quantomeno una stanzialità. In
alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni
igieniche e sanitarie.
Dall’esperienza che i medici e in generale gli operatori hanno fatto nei campi
Rom, si ricavano alcune conclusioni che sono generalizzabili. Ci sono cioè
alcune parole-chiave che sono emerse: 1) lavoro in rete; 2) integrazione e
sinergia tra pubblico e privato sociale; 3) approccio al tema con equipe
multidisciplinari; 4) offerta attiva di prestazioni sanitarie; 5) coinvolgimento
attivo della popolazione di riferimento. (pan) (vedi lancio successivo)