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La redazione
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/04/2010 @ 09:48:46, in media, visitato 2371 volte)

Il Manifesto

Ha 15 anni: ok, il particolare e' importante visto che si sta parlando dell'ennesimo incidente avvenuto a Roma a causa di una "minicar". E a rimetterci la pelle stavolta poteva esssere un bambino di cinque anni.
Ma che senso ha scrivere nel sottotitolo, come fa il Corriere della sera di oggi nella cronaca di Roma, che il guidatore minorenne "appartiene a un clan degli zingari sinti"? E' ovvio che questa informazione appaia nel pezzo, per quanto stupisca che sia sbattuta in faccia al lettore addirittura nel primo capoverso dell'articolo. E' ovvio perche' qualsiasi giornalista, nel fare il suo mestiere, cerca di raccogliere il maggior numero di particolari sulla storia che deve seguire, e poi di conseguenza di raccontarli.

Ma che questo particolare – perche' trattasi di un particolare – venga ritenuto talmente significativo da meritare il sottotitolo la dice lunga su come funzionino i pericolosissimi automatismi delle redazioni, anche quelle più autorevoli. Se alla guida della minicar c'è un ragazzino sinto (nell'articolo addirittura definito "nomade") la cosa fa titolo, nonostante l'allarme minicar sia scoppiato da giorni in seguito alla morte di due ragazzini di purissima "razza italiana". Forse la sua guida è stata più imprudente perché è un sinto? Forse in quanto sinto non dovrebbe possedere un modello di macchina di quel tipo? Forse se alla guida di una minicar che sbanda e rischia di uccidere c'è un sinto la gente si indigna di più e quindi si tuffa a pesce sull'articolo? Ecco, forse sì. E forse è il caso di andarsi a rileggere la Carta di Roma sottoscritta dall'Ordine dei giornalisti.

 
Di Fabrizio (del 07/05/2010 @ 09:25:37, in media, visitato 2086 volte)

Due segnalazioni di Agostino Rota Martir

05/05/10 | autore: Francesca Parra – dal sito web PISA NOTIZIE

"Incitamento all'odio razziale. Chiudere i gruppi della vergogna" 

Si prefigura il reato di incitamento all'odio razziale e diffamazione per i post dei 2 gruppi di Facebook contro le case a Coltano per le famiglie rom. Filippeschi: "Affermazioni molto gravi, minacciose e a cui bisogna prestare attenzione". Callaioli: "Un esposto alla Procura della Repubblica, che per reati di questo tipo deve procedere d'ufficio, consentirebbe di intervenire sui gestori affinché procedano alla chiusura del sito".

Incitamento all'odio razziale e diffamazione a mezzo internet. Sono questi secondo l'avvocato Andrea Callaioli i reati che si configurano per alcuni dei post di commento dei 2 gruppi di Facebook, ("Il comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!", "Contro la costruzione delle palazzine ai Rom a Coltano GRATIS !!!") nati in con lo scopo di opporsi all'assegnazione delle villette di Coltano realizzate per i rom e che raccolgono discussioni e proposte attraversate da sentimenti xenofobi.  
I commenti di alcuni utenti non lascerebbero alcun dubbio: "Lanciafiamme sul campo di Coltano.. così disinfettiamo pure l'aria!!!!!!", è solo uno dei molti post che suggeriscono di "risolvere il problema" attraverso l'eliminazione definitiva di persone che vengono etichettate, in accordo con i luoghi comuni più biechi e diffusi, ladri, stupratori e "zecche".

"Un esposto alla Procura della Repubblica - spiega l''avvocato Callaioli - che per reati di questo tipo deve procedere d'ufficio, consentirebbe di intervenire sui gestori affinché procedano alla chiusura del sito. E allo stesso tempo metterebbe in moto un procedimento di identificazione degli autori dei commenti e degli stessi amministratori delle due pagine, responsabili per quanto su di esse viene pubblicato". 
L'istigazione all'odio razziale infatti, come si legge sul sito dell'associazione costituzionalisti, è ritenuta "non solo come possibile fonte di disordini e di violenze, ma anche come causa della perdurante inferiorità di fatto in cui versano determinati gruppi".

E al prefigurarsi di un reato di siffatta gravità si aggiunge, come spiega Andrea Callaioli, la diffamazione a mezzo internet che colpisce non solo la comunità  rom, ma la stessa amministrazione comunale, l'ex sindaco Paolo Fontanelli e quello attuale Marco Filippeschi, bersagli inoltre di proposte violente: "Du' passaggi di napalm...uno a Coltano e uno sulla casa del sindaco!" scrive uno degli utenti di "Il comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!", una pagina amministrata da Ezra Pound, Forza Nuova e dal suo coordinatore provinciale Ettore Profeti, dove si invitano gli iscritti a votare Forza Nuova.

Non mancano infatti false informazioni in merito alla gestione della costruzione delle palazzine di Coltano da parte dell'amministrazione e dei due sindaci, come dimostrano affermazioni di questo tipo: "Il comune di Pisa ha costruito case 'popolari' magari usando qualche fondo speciale della comunità europea, e poi sicuramente le venderà ai rom al doppio di quello che le ha pagate"; " Il sindaco ha fatto una scelta del genere motivata da qualcosa, le cose sono 2... o gliel'ha date con l'accordo che non vadano più a rubare nelle case oppure con l'accordo che il sindaco si prende il 40% su tutti i furti che fanno gli zingarelli". 
Su questo aspetto l'avvocato Callaioli non ha dubbi: "Affermazioni di questo tipo ledono l'onorabilità del Sindaco, è auspicabile che lo stesso presenti una querela per diffamazione".

E il sindaco Marco Filippeschi ha così commentato all'Ansa i contenuti delle 2 pagine: "Affermazioni molto gravi, minacciose, alle quali bisogna prestare attenzione", sottolineando l'infondatezza dell'assunto che sta alla base dei 2 gruppi di Facebook: che il Comune cioè consegnerà gratuitamente le abitazioni alle famiglie rom. "Niente di più falso - ha dichiarato Filippeschi - perché chi entra in quelle case deve avere condizioni per pagarsi le utenze e accederà agli alloggi chi non ha carichi pendenti, chi aderisce a un patto rigoroso e sia in grado di adempiere agli obblighi contrattuali per avere quel tipo di residenza." E sui presunti fondi sottratti alle politiche abitative destinate ai cittadini pisani in favore della comunità rom, il Sindaco è chiaro: "Sono affermazioni infondate. L'intervento riguarda la concessione di case di 50 metri quadri o forse meno, realizzate con fondi specifici per le politiche di integrazione degli immigrati, in questo caso rom, e non sono affatto sottratte a nessun'altra politica abitativa pubblica. Semmai lo sforzo è di superare gli accampamenti abusivi riducendo notevolmente il numero degli insediati nel Comune".

Villette, quelle di Coltano, che rientravano all'interno di un programma più ampio di integrazione, "Le città sottili", di cui negli ultimi mesi è stata annunciata la chiusura. "Se oggi le abitazioni di Coltano - ha commentato Stefano Gallo di Africa Insieme - vengono additate dalla destra come pietra della vergogna, ciò è dovuto soprattutto al venir meno di un programma articolato di integrazione". Una scelta che, insieme ai continui sgomberi dei campi rom, secondo Stefano Gallo, allinea le politiche dell'amministrazione pisana a quella di Comuni governati dalla destra: "L'accanimento contro gli accampamenti ricalca quello del sindaco di Roma Gianni Alemanno e di Milano Letizia Moratti. Ma se gli sgomberi in queste 2 città hanno sollevato proteste indignate, lo stesso non è accaduto a Pisa. Come se il fatto che certe pratiche siano messe in atto da un'amministrazione di sinistra in qualche modo le giustificasse".

"Scelte politiche di questo tipo - conclude Stefano Gallo - che segnano un'inversione di rotta dalla precedente amministrazione, che sulle politiche sociali si allineava a quelle della Regione Toscana dando vita a progetti d'avanguardia come quello di "Le città sottili" - non aiutano certo a creare un clima di tolleranza e integrazione".

Leggi anche:

- Il razzismo corre su Facebook 


Pregiudizi, intolleranza e luoghi comuni sono duri a morire, e nell'era della (dis)informazione sul web e dei social network, dove ognuno può diffondere e condividere contenuti e opinioni, a trovare eco non è solo una vasta diffusione delle conoscenze. E anche su temi locali non mancano esempi di questo tipo. 
Sono 2 i gruppi su Facebook, animati da una forte opposizione, per usare un eufemismo, alla costruzione a Coltano di abitazioni che verranno consegnate ad alcune delle famiglie della comunità rom locale, nell'ambito del progetto "Le città sottili". Gruppi, uno dei quali legato a Forza Nuova ("Il comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!"), dove si rincorrono commenti che lasciano spazio ad aperti sfoghi di intolleranza e di razzismo.

"Via dall'Italia!! Questi sporchi, assassini sfruttatori di bambini!!"; "La benzina costerà tanto... però ne vale lo stesso la pena anche per chi ci vuole far rovinare da queste bestie che io li manderei prima di bruciarli in casa a chi li vuole in Italia e a chi dice che non sono un problema....."; "senegalesi, polacchi, ucraini al 85% sono bravi lavoratori, ma i rom sono ladri e vagabondi, è nella loro natura, non sono qui per lavorare, sono sporchi, puzzano, rubano, vendono bambini, ci sono risse tutti i giorni, se incontrano una donna la violentano, perché è cosi che loro vivono". Questi sono solo alcuni dei commenti postati sulla pagina del gruppo, che si spingono fino a suggerire l'uso di napalm per risolvere il "problema".  
Parole farcite di un'intolleranza spesso violenta e nostalgica della pagina meno gloriosa della storia italiana: "Vanno buttati fuori, la razza e' razza...e bisogna fare pulizia...", suggerisce qualcuno, mentre un utente che si identifica con una foto del Duce sembra non avere dubbi sui responsabili: "La colpa è dei comunisti che gli hanno dato tutti questi diritti, gli avete votati ora ciucciateveli".

E se non tutti condividono le aperte prese di posizione razziste farcite di rigurgiti nazi-fascisti, il filo rosso che lega i diversi utenti sembra essere intessuto di ignoranza e frustrazione. "Perché costruire casa per la comunità rom quando molte delle famiglie italiane faticano ad arrivare a fine mese, fra mutui e bollette da pagare?" si chiedono gli aderenti ai 2 gruppi. Una domanda che si contorna di luoghi comuni: l'equivalenza fra rom, nomadismo e delinquenza, la convinzione che le famiglie in questione non desiderino in realtà una casa.

"Contro la costruzione delle palazzine ai Rom a Coltano GRATIS !!!" (oltre 3 mila gli iscritti) si presenta così: "Vi sembra giusto che la Comunità Europea finanzi questi lavori e che il Comune di Pisa faccia costruire queste strutture che poco hanno da invidiare a costose villette? A Voi la parola". E nei post si rincorrono discussioni fondate su informazioni errate, in primis sull'assunto che le case verranno consegnate alle famiglie a titolo gratuito e che le utenze saranno a carico dell'amministrazione e dunque dei cittadini che pagano le tasse. Convinzione errata dato che la consegna delle abitazioni prevederà il pagamento di un canone concordato e delle bollette di luce, acqua e gas a carico degli assegnatari. Si parla poi di presunti, e vorremmo sottolineare inesistenti, sussidi che lo Stato assegnerebbe ad ogni rom, pari - secondo un utente apparentemente informatissimo - a 30 euro giornalieri a persona.

Sulla stesa linea anche il gruppo "Il comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!", che raccoglie 1.065 iscritti, amministrato da Ezra Pound, Forza Nuova Pisa e dal coordinatore provinciale di Forza Nuova Ettore Profeti, dove se pur meno frequenti non mancano "suggerimenti" per risolvere la questione: "Bisognerebbe dare fuoco a quelli zingaracci di merda insieme a quel cazzo di sindaco Fontanelli!!!". 
Ma è in questo gruppo che maggiormente si discute sulle responsabilità e sulle motivazioni della scelta di costruire abitazioni per alcune delle famiglie rom di Pisa: "Colpa dell'amministrazione che privilegia questa categoria di persone". Un'affermazione che, se non si inserisse nel contesto di una tragica dimostrazione di ignoranza e razzismo, farebbe quasi sorridere alla luce degli sgomberi dei campi rom degli ultimi mesi.

 
Di Fabrizio (del 08/05/2010 @ 17:05:29, in media, visitato 1606 volte)
viaemilianet.it Un'immagine della comunità sinti di Reggio Emilia

Appartengono alla comunità rom proveniente da India e Pakistan che abita a Reggio Emilia. E, con una macchina usa e getta in mano, hanno fotografato la loro quotidianità. Questi scatti sono ora riuniti in una mostra collegata a "Fotografia europea 2010", che punta a smontare alcuni stereotipi

REGGIO EMILIA, 7 MAG. 2010 - Siamo abituati a vederli immortalati tra le baracche, in immagini che diventano spesso il simbolo del degrado e dell'emarginazione, ma la vita dei sinti, i rom provenienti da India e Pakistan, non è riconducibile unicamente a questo contesto. Le numerose foto che li ritraggono, quasi sempre realizzate nei campi nomadi, spesso non restituiscono la realtà della vita quotidiana in queste aree considerate “marginali” alla città. Chi vi abita, molte volte non si è sentito rappresentato da queste immagini, poiché il campo è un luogo di vita, fatto di tante persone, momenti e situazioni, difficili da rendere in pochi scatti.

Per questo l’Assessorato comunale alle Politiche sociali di Reggio Emilia
ha deciso di utilizzare la fotografia come veicolo di maggiore conoscenza e, in collaborazione con SpaceLab, ha promosso un laboratorio nel corso del quale i giovani sinti hanno imparato a fotografare e hanno sperimentato le proprie capacità, con l'aiuto di macchine ‘usa e getta’. Nancy, Nico, Sharon, Wendy, Donovan, Justine, Kevin, Simon, Nicola, Johnny, Tania, Giosuè, Daniel, Dani, Tibi – questi i nomi dei fotodilettanti sinti - si sono messi all’opera, hanno scelto chi, cosa e come fotografare e hanno prodotto molte immagini del campo nel quale vivono.

Ne è uscita una mostra che restituisce un luogo di relazioni e legami tra giovani, adulti, bambini e anziani, di vita di una comunità. Un luogo poco conosciuto della città. L'esposizione, dal titolo “Ia divas sucar du Sinti” ("Un giorno bello dei Sinti"), è tra le esposizioni collegate a "Fotografia europea 2010" e sarà inaugurata [domani], sabato 8 maggio, alle ore 11, nello Spazio km 129. Resterà aperta sino a domenica 13 giugno con i seguenti orari: da lunedì a giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 - venerdì dalle 9 alle 13 - sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30 - domenica dalle 17 alle 19.30. L’ingresso è gratuito.
 
Per informazioni contrattare lo Spazio km 129,
in Piazza Prampolini 1/F. Telefono: 0522 456711, e-mail: alfa.strozzi@municipio.re.it 

 
Di Fabrizio (del 13/05/2010 @ 23:59:54, in media, visitato 2296 volte)

Il Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza e la Biblioteca Innocenti-Library Alfredo Carlo Moro, insieme all'Istituto Stensen e con la collaborazione di Fabula Film, hanno il piacere di invitarLa alla proiezione del film "Sotto il Celio Azzurro" di Edoardo Winspeare che si terrà venerdì 14 maggio alle ore 21 presso l'Auditorium Stensen (viale Don Minzoni 25, Firenze).

Il film, presentato fuori concorso all'ultima edizione del Festival del film di Roma, racconta quattro stagioni in una scuola per l'infanzia del quartiere Celio di Roma frequentata da 45 bambini di 32 paesi diversi. Winspeare, già autore di altre opere dedicate ai più piccoli, racconta un'esperienza di integrazione e intercultura per molti versi straordinaria, dando conto però della quotidianità della vita scolastica, seguendo con attenzione tanto le storie dei bambini quanto quelle dei genitori e degli educatori, non eliminando problemi e difficoltà, ma sottolineando le loro abilità pedagogiche, lo spirito comunitario e le convinzioni che guidano i loro passi. Sotto il Celio Azzurro è un film che entra nel vivo delle dispute sul mondo della scuola che stanno animando in questi mesi il dibattito pubblico e politico italiano.

Al termine della proiezione interverranno:
Enzo Catarsi, Professore Ordinario di Pedagogia Generale nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze
Massimo Guidotti, responsabile Celio Azzurro
Paolo Carnera, direttore della fotografia di Sotto il Celio Azzurro

Fabrizio Colamartino
Consulente
Centro Nazionale di documentazione e analisi sull'infanzia e l'adolescenza
Istituto degli Innocenti
50122 Firenze
p.za SS. Annunziata, 12
tel. 340 7718927
tel. 055 20371

 
Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:04:59, in media, visitato 2454 volte)

Segnalazione di Roberto Malini

Milano, 13 maggio 2010. «Bambini rom costretti a rubare» è un'inchiesta sulla vita dei bambini Rom prodotta da Bbc This World (2009) e realizzata da Liviu Tipurita, che sarà trasmessa su Current Tv domenica 16 maggio alle ore 23. Si tratta di un documentario-farsa, preparato a tavolino per rinfocolare pregiudizi atavici nei confronti del popolo Rom. Come faccio ad affermarlo? Semplice: la produzione mi contattò più volte, prima di girarlo. Il reporter romeno aveva maturato l'idea di realizzare un'inchiesta-choc dopo aver preso visione di un articolo apparso sul Corriere della Sera (articolo che ho già commentato) dove si vedono bambini Rom (fra i quali il famoso "Bobi") in posa davanti all'obiettivo di un fotografo, nell'atto di compiere - ora con la mano destra, ora divenendo improvvisamente mancini - borseggi nei pressi della Stazione Centrale di Milano, davanti ai passanti che osservano quelle "performance" senza manifestare il minimo turbamento. Dopo l'arresto, il piccolo "Bobi", secondo le autorità e il giornalista del Corriere, avrebbe chiesto di essere allontanato dai genitori-aguzzini e affidato a una brava famiglia italiana. Nella realtà, il piccolo è stato sottratto alla famiglia e affidato a comunità in attesa di essere inserito in nuclei familiari italiani per ben trenta volte (sic!), ma ogni volta è fuggito per tornare dai suoi, preferendo la povertà di una baracca - ma insieme ai suoi cari - agli agi promessi dalle assistenti sociali e dai tanti amici della "legalità". Ho spiegato con chiarezza alla produzione la mia perplessità sulle foto apparse sul quotidiano italiano, così come sui numerosi casi in cui persone di etnia Rom venivano accusate di crimini efferati, al fine di provocare intolleranza nel popolo italiano e rendere possibile la grande operazione di pulizia etnica che avrebbe successivamente ridotto i Rom in Italia da circa 180 mila agli attuali 40 mila. Ho spiegato all'entourage di Tipurita che i Rom solo in casi rari di devianza picchiano i loro bambini e che l'elemosina era il solo mezzo con cui le famiglie potevano procurarsi mezzi di sopravvivenza. Ho proposto loro di incontrare la famiglia di "Bobi", che si trovava in un insediamento a Pioltello, e di intervistare alcune giovani Rom costrette dalla povertà e dall'emarginazione a vivere mendicando. I responsabili di produzione, però, non accoglievano alcuna delle mie proposte. "Vogliamo qualcosa di diverso," mi chiedevano. "Non potrebbe consentirci di incontrare Rom che comprano e vendono bambini, genitori Rom che seviziano i figli per costringerli a mendicare, prostitute Rom minorenni o ladruncoli Rom?". Erano inutili i miei tentativi di spiegare loro che il popolo Rom presenta la stessa percentuale di ladri e di genitori indegni che hanno gli altri popoli, che nei campi avrebbero trovato indigenza, malattie, esclusione sociale, ma anche tanta solidarietà, una grande unione, uno spirito pacifico e un amore infinito per i bambini. A tale proposito, riportai loro un proverbio conosciuto dai Rom di tutto il mondo: "Tanti bambini, tanta gioia". Ho offerto ai collaboratori di Tipurita tutto il materiale relativo ai nostri studi sui Rom ("Grazie, non si dia pena di inviarcelo") e l'opportunità di conoscere personaggi che danno lustro al popolo più discriminato d'Europa: Santino Spinelli, Rebecca Covaciu, Dijana Pavlovic, Goffredo Bezzecchi e altri. "Se questa è la sua posizione," mi rispondevano, "non è di nostro interesse incontrarla. Noi abbiamo un'altra visione riguardo ai Rom". E chiudevano così la conversazione. La loro "visione" è diventata una delle più oscene calunnie mai diffuse dai media. La conosceremo nei dettagli domenica prossima.

Link correlato: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_maggio_13/current-bambini-rom-costretti-rubare-1703012864280.shtml
 

Per ulteriori informazioni:

Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
 

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

Video di C6.tv (purtroppo non riesco a caricarlo)

Milano. Sono ormai settimane che il campo rom di Triboniano aspetta di sapere il suo futuro e per questo gli abitanti di via Barzaghi avevano organizzato un presidio davanti a Palazzo Marino. Sono le 16.15 quando dal campo nomadi cento cinquanta persone circa si muovono per raggiungere il Comune. La polizia blocca il corteo ed effetua una carica di alleggerimento all'angolo di via Barzaghi. Dopo il primo contatto i rom rientrano al campo barricandosi nelle loro case. Le forze dell'ordine isolano Triboniano bloccando gli accessi, impedendo anche ai giornalisti di entrare. Inizialmente da lontano si vedono le fiamme di una macchina che brucia e un enorme nube nera. In centinaia le forze dell'ordine in tenuta anti sommossa fronteggiano la situazione. Tre i feriti tra i rom al termine degli scontri: un bambino con il volto irritato dal gas lacrimogeno, una bambina di 7 anni colpita da una manganellata al braccio destro e un uomo colpito alla testa. Quattro i feriti tra gli agenti di plizia. Noi siamo riusciti, nel tardo pomeriggio, ad accedere e raccogliere alcune testimonianze dirette degli abitanti. Qui vi proponiamo una PRIMA parte delle immagini dei disordini e tutte le interviste realizzate nel campo. Tra queste anche quella di una signora (che ha scelto di non farsi riprendere in viso) che dall'esterno ha cercato di entrare nel campo rom per portare soccorso ed è stata bloccata. Servizo di Teo Todeschini (milanox.eu) e Angela Nittoli (c6.tv)

 
Di Fabrizio (del 24/05/2010 @ 12:21:22, in media, visitato 1926 volte)

Finite le violenze dopo gli scontri nel campo di Triboniano, è già iniziata la guerra sporca dell'informazione. Domenica pomeriggio era previsto un incontro tra gli abitanti del campo e gli antirazzisti, al campo stesso. Domenica sera ricevo questa breve mail dalla Federazione Anarchica Torinese:

Milano. La polizia impedisce l’assemblea e porta via gli antirazzisti

Domenica 23 maggio. La polizia sta cercando di impedire l’assemblea al campo rom di via Triboniano. Dopo le violente cariche http://piemonte.indymedia.org/article/8837 di giovedì 20 gli abitanti della baraccopoli alle spalle del cimitero maggiore avevano deciso di fare oggi un’assemblea. La polizia ha bloccato l’ingresso, imprigionando gli abitanti all’interno dell’area del campo. Gli antirazzisti sono stati tenuti lontani e poi portati via di peso dalla polizia.
Uno dei loro ha cercato invano di resistere, gridando a chi lo allontanava con la forza “fascisti!”.
Difficile trovare una definizione migliore per quanto sta accadendo.
Persino riunirsi in assemblea e discutere è vietato. Se sei rom, povero devi tacere ed accettare in silenzio la deportazione.
Quella che stanno rubando ai rom di Triboniano è la dignità e la libertà di noi tutti.
Seguiranno aggiornamenti.

Sorprendete, per chi ha letto sopra, la ricostruzione del Giornale:

Blitz degli autonomi: ma neanche i nomadi li stanno ad ascoltare
di Enrico Silvestri I no global provano a sfondare i cordoni della polizia. Poi chiedono ai rom un incontro al Torchiera: disertato

Anche ieri Triboniano è finito sotto assedio, causa Centri sociali in missione di agit-prop al campo nomadi dove volevano organizzare una assemblea. Ma si sono trovati davanti a un massiccio schieramento di agenti che li ha respinti al mittente. Di peso. Qualcuno s’era infatti sdraiato a terra ed è stato sollevato e portato via a braccia. Dopo un lungo conciliabolo è stato deciso un incontro al vicino Centro sociale Torchiera. A cui i nomadi, si sono ben guardati dal partecipare.
Dopo i violenti scontri di giovedì dunque, da tre giorni sembra essere tornata la calma allo storico campo nomadi, passato dall’abusivismo selvaggio a una parvenza di legalità. Da anni infatti in quell’area dietro il cimitero maggiore si erano accampati zingari e profughi vari dai Balcani. Arrivati in certi momenti fino a mille. Creando una zona franca, fuori da ogni controllo. Poi nel 2007 il patto di legalità: il Comune organizzava condizioni minime di vivibilità, allacciamenti di acqua, luce, fogne, ma dentro ci sarebbero finiti solo i regolari, incensurati e che mandavano i figli a scuola. E nel momento di trasferimento dal campo abusivo, gli esclusi scatenarono scontri feroci, con incendi, sassaiole e bambini branditi a mo’ di clava.
Poi la situazione si avviò alla normalità, anche se non sono mancati in questi anni i momenti di tensione. L’ultimo la settimana scorsa quando lo sgombero di una famiglia proprietaria di una casa finì in tafferugli. Una tensione destinata a salire. Sul campo ballerebbe infatti uno sgombero da effettuare entro il 30 giugno, perché quell’area è interessata a lavori per l’Expò. Giovedì un gruppo di rom si apprestava a marciare verso Palazzo Marino per chiedere quali fossero le intenzioni della Giunta, trovando la strada sbarrata dalle forze dell’ordine. Subito bersagliate da una fitta sassaiola. Gli agenti hanno risposto serrando i ranghi e ricacciato i nomadi dentro il campo.
In quella, come in tutte le altre occasioni, però non erano mancati i «suggerimenti» di alcuni esponenti dell’area antagonista, in particolare gli «Antirazzisti milanesi» di Fabio Zerbini che anche ieri alle 15 si sono presentati in Triboniano per riprendere la loro azione di «agitazione e propaganda». Venendo rimbalzati da polizia e carabinieri, che ne hanno alzati diversi di peso, portati a 500 metri di distanza e mollati in mezzo alla strada, dove sono rimasti guardati a vista. Ma subito dopo anche dagli stessi rom. Non essendo possibile entrare al campo, i nomadi venivano invitati ad un incontro al Torchiera. «Si, si ora veniamo» hanno risposto. Senza poi farsi vedere. Preferendo rimanere sulle verande dello loro roulotte a fumare e chiacchierare. E verso le 19, dopo quattro ore di attesa sotto un sole cocente, gli «antirazzisti» se ne sono andati delusi. Cacciati alla fin fine non dalla polizia, ma dal «2 di picche» rimediato dagli zingari.

Lascio a voi decidere chi mente e perché, a questo punto riporto un'ulteriore lunga mail di stamattina del gruppo EveryOne

Triboniano: dobbiamo recuperare fiducia e umanità

Milano, 24 maggio 2010. Ieri pomeriggio, dalle 15, alcuni operatori umanitari, difensori dei Diritti Umani ed esponenti del movimenti di critica globale hanno trascorso alcune ore nei pressi dell'insediamento. Era previsto un incontro fra il Comitato Antirazzista Milanese, che da tempo offre il suo sostegno ai Rom di via Triboniano, ed altre ong, fra cui il Gruppo EveryOne. Dopo i recenti scontri, la questura però ha impedito lo svolgersi dell'assemblea all'interno del campo, considerata anche la presenza di bambini e persone malate. L'ingresso dell'insediamento è stato bloccato da un cordone di agenti, ma è stato possibile durante tutto il pomeriggio un dialogo con i rappresentanti delle forze dell'ordine. Alcuni attivisti si sono opposti alle operazioni di blocco dell'accesso al Triboniano attuando una resistenza nonviolenta, che hanno proseguito di fronte all'invito da parte degli agenti ad allontanarsi fino a una distanza di circa 200 metri dall'entrata. Gli attivisti, dietro disposizione del funzionario di polizia che coordinava le operazioni, sono stati spostati a braccia - per amor del vero senza alcuna brutalità - dagli agenti. Roberto Malini, Dario Picciau e Steed Gamero di EveryOne hanno intrattenuto un dialogo sereno con il funzionario della polizia di Stato, finalizzato ad evitare qualsiasi tensione e a prevenire, grazie al confronto di esperienze, futuri tumulti. "Da parte mia," ha detto nel corso della conversazione il funzionario, "mi rendo perfettamente conto che il problema di questo insediamento è la povertà delle famiglie che vi abitano. I Rom chiedono l'elemosina e commettono qualche furto, ma a volte mi chiedo: e se fossi io a trovarmi, con moglie e figli, nelle loro condizioni, come mi comporterei? E' vitale aiutare queste famiglie, che hanno tanti bambini, ad inserirsi. Se potessero vivere in appartamenti e i loro giovani potessero pensare solo a studiare e non a lottare per sopravvivere, avremmo risolto gran parte di questa emergenza".
Non vi era alcuna ostilità, negli sguardi dagli agenti, molti dei quali assai giovani. "Quel ragazzino sembra il mio fratellino," esclamava un poliziotto indicando un monello Rom dagli occhi chiari e vivacissimi. Un clima umano, in cui gli attori di un dramma metropolitano che dura da troppo tempo riuscivano, anche grazie alla presenza di alcuni operatori sociali che seguono da tre anni i bambini e gli adolescenti del campo, a guardarsi negli occhi senza inimicizia. Questa era l'aria che si avvertiva ieri al Triboniano, dove qualcuno, è vero, ipotizzava nuovi scontri e nuove barricate, ma dove è ora tempo di riflettere per ritrovare la via del dialogo e della solidarietà. "Il nostro Gruppo rispetta le scelte effettuate da alcuni Rom del Triboniano," commentano gli attivisti di EveryOne, "ma sta cercando di promuovere il recupero di un clima sereno, perché si formi una piattaforma di fiducia reciproca da cui ricominciare. E' evidente che il progetto del Comune di sbarazzarsi di 600 persone Rom, con tanti bambini e malati, senza attuare tutte le procedure di sostegno sociale necessarie è un progetto disumano, che porterà solo nuova violenza e intolleranza. Sfrattare famiglie inermi con i più disparati pretesti, essere causa di drammi umanitari senza via di uscita, instillare odio nei giovani Rom contro la nostra città e il nostro Paese è una politica palesemente sbagliata, come dimostrano tutte le persecuzioni etniche nella Storia. E' altrettanto evidente che proseguire in una lotta senza quartiere - anche se è comprensibile e giustificato persino dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che sancisce la liceità della ribellione di fronte all'emergenza sociale - è una strada pericolosa e lontana dalle migliori esperienze nel campo della difesa dei Diritti Umani. I Rom sono un popolo, non una classe sociale, e ognuno di loro ha gli stessi obiettivi di tutti gli altri cittadini: essere felici, avere una famiglia, svolgere un lavoro soddisfacente, godere della libertà e dei beni che offre la vita".
Anche qualora si ritenga necessario proseguire con gli squilli di rivolta, vi sono numerosi operatori sociali e difensori dei Diritti Umani convinti che non esista via di uscita se non si prosegue contemporaneamente ogni possibile tentativo di dialogo con le Istituzioni e con tutte le componenti della struttura sociale, politica e umanitaria della città, del Paese e delle realtà oltre i nostri confini.
"Il popolo Rom pone i bambini e le donne in cima ai valori da difendere," prosegue EveryOne. "Ad Auschwitz, dove le famiglie Rom e Sinte potevano restare unite in attesa delle camere a gas, migliaia di genitori morirono di stenti, perché rinunciavano al poco cibo disponibile per nutrire i loro bambini. Nel campo del Triboniano, durante gli scontri, bambini e donne si sono posti in prima fila, armati di sassi e bastoni, come prevedono certe tecniche di guerriglia o resistenza violenta. Ripetiamo che, di fronte alla persecuzione, non possono essere considerate illegittime, tuttavia snaturano la cultura di pace che da ottocento anni caratterizza i Rom e i Sinti in Europa, tanto che gli anziani di questi popoli affermano con fierezza di essere 'l'unico popolo al mondo che non ha mai fatto guerre'. Non è una debolezza, ma una straordinaria virtù di questa gente. Non togliamola loro, neanche per una causa che riteniamo giusta. Non rendiamo i Rom siimili ai loro aguzzini".
Verso le 19.30m i Rom hanno tenuto una riunione all'interno del campo, manifestando timore per il futuro. Gli operatori umanitari e i difensori dei Diritti Umani non hanno potuto incontrare i capifamiglia, per una decisione che nasce da precedenti opzioni e che gli attivisti presenti vicino al campo hanno responsabilmente accettato. "Abbiamo tuttavia parlato con alcuni giovani Rom," conclude EveryOne, "che si augurano di vivere in pace il prima possibile. Non chiedono la luna, ma solo un posto dove vivere, una sicurezza minima da cui partire per trovare un lavoro e avere la possibilità di provvedere alle famiglie. Si sentono traditi da tante promesse e hanno assistito all'espulsione di tanti loro fratelli, colpevoli di aver ospitato parenti 'non autorizzati' o di possedere un rudere inabitabile, definito 'appartamento' da persone in cattiva fede. Si sentono diversi dagli altri cittadini, perché devono obbedire a un regolamento speciale, pieno di norme che non toccano gli altri. Anche un cane può ricevere la visita di un suo simile, ma i Rom del Triboniano no. Se lo fanno e non sono 'autorizzati', vengono messi in mezzo alla strada, condannati al randagismo. Se vogliamo, unendo le forze di tutte le persone di buona volontà, recuperare la fiducia dei Rom e contemporaneamente la nostra umanità, dobbiamo stracciare le regole e gli inganni del passato e ripartire dalla solidarietà. In caso contrario, avremo perso tutti. Avremo perso tutto".

Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

 
Di Fabrizio (del 25/05/2010 @ 09:56:25, in media, visitato 1829 volte)

Segnalazione di Franco Marchi, anche se qualcuno si interroga quanto sia lecito sostituire uno stereotipo negativo con uno romantico...

Nel campo profughi di Formelli (Sandro Weltin/©Council of Europe) Repubblica.it

"Chimere assenti" è il cortometraggio che la popolare attrice francese ha finito di girare nei pressi di Roma. E' la storia di una bambina zingara alla quale viene negata la mensa perché troppo povera di GABRIELLA BIANCHI

"GLI ZINGARI, è una fortuna averli. Noi vogliamo mettere il mondo in una scatola, loro ci offrono la fantasia e la liberta'". Risplende Fanny Ardant, dal tavolino appartato incorniciata dal decor art nouveau del bar dell'Hotel Locarno, mentre presenta il suo ultimo lavoro: un cortometraggio che ha appena finito di girare vicino a Roma che narra le vicende di una bambina Rom. Bellissima e chic, vestita di nero, una gonna di tafta', una camicia sobria, una cascata di capelli castani e gli occhi sfavillanti. Ma soprattutto è appassionata, questa famosa interprete che si ripropone come regista dopo aver esordito due anni fa con "Cenere e Sangue", presentato fuori concorso al Festival di Cannes.

I VOLTI SUL SET 1

Nato da un progetto delle Nazioni Unite per promuovere i diritti umani attraverso l'arte, "Chimere assenti", un film di 6 minuti che denuncia l'intolleranza e l'esclusione scolastica dei bambini Rom, è stato commissionato dal Consiglio d'Europa in collaborazione con l'ONG Art for the World. Il film verrà presentato oggi in anteprima al Cinesesc di San Paolo in Brazile per poi partecipare il 27, assieme ad altri 14 cortometraggi realizzati da registi internazionali, al Forum delle Nazioni Unite sull'Alleanza delle Civiltà a Rio de Janeiro.

"E' un vero mistero perché lo abbiano chiesto a me", si schernisce l'icona del cinema francese. In realtà la Ardant ha recentemente accettato di patrocinare la campagna Dosta! (Basta! In lingua romanesque) promossa dal Consiglio d'Europa per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti della comunità Rom. "Sono sempre stata molto interessata al problema degli zingari che vivono nell'Europa occidentale. Io amo profondamente gli zingari da sempre e l'ingiustizia mi ha sempre scandalizzato soprattutto quando è istituzionalizzata", spiega la Ardant che si è recata a più riprese nel campo Rom di Via della Cesarina, alla periferia della capitale, per scegliere i protagonisti del film. "Non frequento Rom, né mi sono formata una conoscenza tramite documentari o film, ma mi affascinano" e aggiunge, "è un grande onore per me rappresentare gli zingari, ed è anche la prova che si può avere delle radici diverse."

Il cortometraggio è stato girato nella zona di Formello, a nord di Roma, con attori professionisti tra i quali Francesco Montanari e Paolo Triestino e attori Rom. "Le nostre comunità occidentali, in Italia e in Francia, ma in generale tutta l'Europa sono conformiste e parlano di tolleranza". precisa la Ardant. "Io detesto il termine "tolleranza", in fondo è un termine dispregiativo se ci pensa: 'ci sta bene che tu stia qua a condizione però che stai zitto'. Questo termine non ha lo stesso significato per tutti", s'infervora l'artista. "Ecco questo mio film cerca di descrivere questi due mondi paralleli che potrebbero incontrarsi. E' la storia di una bambina zingara alla quale viene negata la mensa perché è troppo povera. Queste cose sono successe davvero e non solo in Italia". Il mio non è un discorso strutturato, faccio parlare la mia immaginazione..."

La Ardant interpreta Malvina, un'insegnante di musica che tiene una lezione ad una scolaresca svogliata mentre, nel suo ufficio, il preside rimprovera un'anziana zingara che non è in grado di pagare la mensa alla sua nipotina, Sonietchka. Finita la scuola, sulla via di casa, l'insegnante viene attratta dal suono della musica zigana proveniente dal campo Rom. Il giorno successivo, la bambina, esclusa dalla scuola, ascolta a sua volta le melodie che escono dalla classe. Ad un tratto, si presenta nella scuola un Rom infuriato che prende a sassate le finestre della classe. Il preside chiama la polizia e gli zingari fuggono. Ma fugge anche l'insegnante. La ritroveremo circondata da bambini Rom seduti intorno ad un fuoco che studiano Eschilo mentre le musiche di Gluck si mischiano a motivi zigani.

"Le nostre civiltà sono ricche di certezze, di dogmi, sono appiattite, politicamente corrette. Questo modo di vedere le cose crea molti danni perché eliminano le differenze, i punti di vista diversi, sull'arte, sulla scuola, l'educazione", commenta con passione la Ardant. "In tutte le forme di razzismo sono la stupidità e la paura che dettano i comportamenti e questo non vale solo per la nostra generazione ma è vero anche del passato. La paura comunque è la cosa peggiore".

Magdalena, una Rom rumena del campo di via della Cesarina ha fatto la comparsa nel film. "Avevano ricostruito un campo Rom in un bosco", racconta, "era bellissimo, proprio come era una volta, c'era tutto, le roulotte, i tappeti, le pentole, i vestiti appesi ad asciugare. Dovevamo dare l'impressione di essere poveri ma felici". Per Magdalena tuttavia il film dà "un'immagine un po' fantasiosa dei Rom". "Io comunque, preferirei vivere in un appartamento".

Diva anticonformista, la Ardant due anni fa venne duramente criticata per aver dichiarato al settimanale 'A' di ritenere Renato Curcio "un eroe" e di "aver sempre considerato il fenomeno delle Brigate Rosse come appassionante e accattivante". Dovette poi scusarsi pubblicamente con le vittime del terrorismo. "I guai non mi fanno paura, ai giornalisti piace fare andare i loro tamburi" spiega sorridendo la diva: "Ho sempre detto quello che pensavo a mio rischio. Io non cerco niente, non ho degli interessi nascosti, interessi politici, elettorali, nulla di tutto questo".
(23 maggio 2010)

 
Di Fabrizio (del 30/05/2010 @ 09:10:47, in media, visitato 2423 volte)

Segnalazione di Maria Gabriella De Luca

Terre di Confine e FareReteCatanzaro presentano

6 GIUGNO -ore 21.30
c/o IL CAFFE' DELLE ARTI Centro Polivalente per i Giovani - via Fontana Vecchia - Catanzaro
Breve viaggio nella storia e nella cultura Rom

Proiezione del video
"Seppellitemi in piedi"
La voce del popolo Rom

"Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo, gli uomini si liberano insieme" (Paulo Freire)

 
Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 16:30:24, in media, visitato 1822 volte)

Immagine tratta da ale1980italy.wordpress.com

E' di ieri la notizia del tentato rapimento di un neonato dall'ospedale di Nocera Inferiore. Tentativo per fortuna conclusasi col ritrovamento del bambino, e col solito giro di controllo nei campi nomadi, col solito corollario dei media (immagine).

Perché si sa, anche se tutte le ricerche in tal senso hanno sempre smentito questa voce, che gli zingari rapiscono i bambini, basta leggere i commenti alle pagine dei giornali.

Oggi, un altro caso a Prato, dove addirittura un gruppetto di 3, forse 4 persone, riesce ad allontanarsi indisturbato. Naturalmente per i testimoni erano dei Rom, anche se non si capisce in base a cosa. Intanto i soliti controlli nei vari campi ed i primi riconoscimenti non hanno portato a nessun risultato. Insomma, il tutto mi sembra un caso tipico di isteria collettiva.

Nel frattempo. come scrivevo sopra, si è risolto positivamente il precedente rapimento di Nocera Inferiore. La colpevole è stata colta in flagranza di reato, non era rom e così si è aperta la gara a trovare tutte le ragioni e le giustificazioni possibili che l'abbiano condotta a quel gesto. Un trattamento, umano per carità, che mai verrà riservato a nessun rom.

 

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