Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 24/04/2010 @ 09:48:46, in media, visitato 2371 volte)
Il Manifesto
Ha 15 anni: ok, il particolare e' importante visto che si sta parlando
dell'ennesimo incidente avvenuto a Roma a causa di una "minicar". E a rimetterci
la pelle stavolta poteva esssere un bambino di cinque anni.
Ma che senso ha scrivere nel sottotitolo, come fa il Corriere della sera di oggi
nella cronaca di Roma, che il guidatore minorenne "appartiene a un clan degli
zingari sinti"? E' ovvio che questa informazione appaia nel pezzo, per quanto
stupisca che sia sbattuta in faccia al lettore addirittura nel primo capoverso
dell'articolo. E' ovvio perche' qualsiasi giornalista, nel fare il suo
mestiere, cerca di raccogliere il maggior numero di particolari sulla storia che
deve seguire, e poi di conseguenza di raccontarli.
Ma che questo particolare – perche' trattasi di un particolare – venga
ritenuto talmente significativo da meritare il sottotitolo la dice lunga su come
funzionino i pericolosissimi automatismi delle redazioni, anche quelle più
autorevoli. Se alla guida della minicar c'è un ragazzino sinto (nell'articolo
addirittura definito "nomade") la cosa fa titolo, nonostante l'allarme minicar
sia scoppiato da giorni in seguito alla morte di due ragazzini di purissima
"razza italiana". Forse la sua guida è stata più imprudente perché è un sinto?
Forse in quanto sinto non dovrebbe possedere un modello di macchina di quel
tipo? Forse se alla guida di una minicar che sbanda e rischia di uccidere c'è un
sinto la gente si indigna di più e quindi si tuffa a pesce sull'articolo? Ecco,
forse sì. E forse è il caso di andarsi a rileggere la
Carta di Roma
sottoscritta dall'Ordine dei giornalisti.
Di Fabrizio (del 07/05/2010 @ 09:25:37, in media, visitato 2086 volte)
Due segnalazioni di Agostino Rota Martir
05/05/10 | autore: Francesca Parra –
dal sito web PISA NOTIZIE
"Incitamento all'odio razziale.
Chiudere i gruppi della vergogna"
Si prefigura il reato di incitamento
all'odio razziale e diffamazione per i post dei 2 gruppi di Facebook contro le
case a Coltano per le famiglie rom. Filippeschi: "Affermazioni molto gravi,
minacciose e a cui bisogna prestare attenzione". Callaioli: "Un esposto alla
Procura della Repubblica, che per reati di questo tipo deve procedere d'ufficio,
consentirebbe di intervenire sui gestori affinché procedano alla chiusura del
sito".
Incitamento all'odio razziale e
diffamazione a mezzo internet. Sono questi secondo l'avvocato Andrea Callaioli i
reati che si configurano per alcuni dei post di commento dei 2 gruppi di
Facebook, ("Il
comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!",
"Contro la costruzione
delle palazzine ai Rom a Coltano GRATIS !!!")
nati in con lo scopo di opporsi all'assegnazione delle villette di Coltano
realizzate per i rom e che raccolgono discussioni e proposte attraversate da
sentimenti xenofobi.
I commenti di alcuni utenti non lascerebbero alcun dubbio: "Lanciafiamme sul
campo di Coltano.. così disinfettiamo pure l'aria!!!!!!", è solo uno dei molti
post che suggeriscono di "risolvere il problema" attraverso l'eliminazione
definitiva di persone che vengono etichettate, in accordo con i luoghi comuni
più biechi e diffusi, ladri, stupratori e "zecche".
"Un esposto alla Procura della
Repubblica - spiega l''avvocato Callaioli - che per reati di questo tipo deve
procedere d'ufficio, consentirebbe di intervenire sui gestori affinché procedano
alla chiusura del sito. E allo stesso tempo metterebbe in moto un procedimento
di identificazione degli autori dei commenti e degli stessi amministratori delle
due pagine, responsabili per quanto su di esse viene pubblicato".
L'istigazione all'odio razziale infatti, come si legge sul sito
dell'associazione costituzionalisti, è ritenuta "non solo come possibile fonte
di disordini e di violenze, ma anche come causa della perdurante inferiorità di
fatto in cui versano determinati gruppi".
E al prefigurarsi di un reato di
siffatta gravità si aggiunge, come spiega Andrea Callaioli, la diffamazione a
mezzo internet che colpisce non solo la comunità rom, ma la stessa
amministrazione comunale, l'ex sindaco Paolo Fontanelli e quello attuale Marco
Filippeschi, bersagli inoltre di proposte violente: "Du' passaggi di
napalm...uno a Coltano e uno sulla casa del sindaco!" scrive uno degli utenti di
"Il comune di Pisa
regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!",
una pagina amministrata da Ezra Pound, Forza Nuova e dal suo coordinatore
provinciale Ettore Profeti, dove si invitano gli iscritti a votare Forza
Nuova.
Non mancano infatti false informazioni
in merito alla gestione della costruzione delle palazzine di Coltano da parte
dell'amministrazione e dei due sindaci, come dimostrano affermazioni di questo
tipo: "Il comune di Pisa ha costruito case 'popolari' magari usando qualche
fondo speciale della comunità europea, e poi sicuramente le venderà ai rom al
doppio di quello che le ha pagate"; " Il sindaco ha fatto una scelta del genere
motivata da qualcosa, le cose sono 2... o gliel'ha date con l'accordo che non
vadano più a rubare nelle case oppure con l'accordo che il sindaco si prende il
40% su tutti i furti che fanno gli zingarelli".
Su questo aspetto l'avvocato Callaioli non ha dubbi: "Affermazioni di questo
tipo ledono l'onorabilità del Sindaco, è auspicabile che lo stesso presenti una
querela per diffamazione".
E il sindaco Marco Filippeschi ha
così commentato all'Ansa i contenuti delle 2 pagine: "Affermazioni molto gravi,
minacciose, alle quali bisogna prestare attenzione", sottolineando
l'infondatezza dell'assunto che sta alla base dei 2 gruppi di Facebook: che il
Comune cioè consegnerà gratuitamente le abitazioni alle famiglie rom. "Niente di
più falso - ha dichiarato Filippeschi - perché chi entra in quelle case deve
avere condizioni per pagarsi le utenze e accederà agli alloggi chi non ha
carichi pendenti, chi aderisce a un patto rigoroso e sia in grado di adempiere
agli obblighi contrattuali per avere quel tipo di residenza." E sui presunti
fondi sottratti alle politiche abitative destinate ai cittadini pisani in favore
della comunità rom, il Sindaco è chiaro: "Sono affermazioni infondate.
L'intervento riguarda la concessione di case di 50 metri quadri o forse meno,
realizzate con fondi specifici per le politiche di integrazione degli immigrati,
in questo caso rom, e non sono affatto sottratte a nessun'altra politica
abitativa pubblica. Semmai lo sforzo è di superare gli accampamenti abusivi
riducendo notevolmente il numero degli insediati nel Comune".
Villette, quelle di Coltano, che
rientravano all'interno di un programma più ampio di integrazione, "Le città
sottili", di cui negli ultimi mesi è stata annunciata la chiusura. "Se oggi
le abitazioni di Coltano - ha commentato Stefano Gallo di Africa Insieme
- vengono additate dalla destra come pietra della vergogna, ciò è dovuto
soprattutto al venir meno di un programma articolato di integrazione". Una
scelta che, insieme ai continui sgomberi dei campi rom, secondo Stefano Gallo,
allinea le politiche dell'amministrazione pisana a quella di Comuni governati
dalla destra: "L'accanimento contro gli accampamenti ricalca quello del sindaco
di Roma Gianni Alemanno e di Milano Letizia Moratti. Ma se gli sgomberi in
queste 2 città hanno sollevato proteste indignate, lo stesso non è accaduto a
Pisa. Come se il fatto che certe pratiche siano messe in atto da
un'amministrazione di sinistra in qualche modo le giustificasse".
"Scelte politiche di questo tipo -
conclude Stefano Gallo - che segnano un'inversione di rotta dalla precedente
amministrazione, che sulle politiche sociali si allineava a quelle della Regione
Toscana dando vita a progetti d'avanguardia come quello di "Le città sottili"
- non aiutano certo a creare un clima di tolleranza e integrazione".
Leggi anche:
-
Il razzismo corre su
Facebook
Pregiudizi, intolleranza e luoghi
comuni sono duri a morire, e nell'era della (dis)informazione sul web e dei
social network, dove ognuno può diffondere e condividere contenuti e opinioni, a
trovare eco non è solo una vasta diffusione delle conoscenze. E anche su temi
locali non mancano esempi di questo tipo.
Sono 2 i gruppi su Facebook, animati da una forte opposizione, per usare un
eufemismo, alla costruzione a Coltano di abitazioni che verranno consegnate ad
alcune delle famiglie della comunità rom locale, nell'ambito del progetto "Le
città sottili". Gruppi, uno dei quali legato a Forza Nuova ("Il
comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi): OPPONIAMOCI!!"),
dove si rincorrono commenti che lasciano spazio ad aperti sfoghi di intolleranza
e di razzismo.
"Via dall'Italia!! Questi sporchi,
assassini sfruttatori di bambini!!"; "La benzina costerà tanto... però ne vale
lo stesso la pena anche per chi ci vuole far rovinare da queste bestie che io li
manderei prima di bruciarli in casa a chi li vuole in Italia e a chi dice che
non sono un problema....."; "senegalesi, polacchi, ucraini al 85% sono bravi
lavoratori, ma i rom sono ladri e vagabondi, è nella loro natura, non sono qui
per lavorare, sono sporchi, puzzano, rubano, vendono bambini, ci sono risse
tutti i giorni, se incontrano una donna la violentano, perché è cosi che loro
vivono". Questi sono solo alcuni dei commenti postati sulla pagina del gruppo,
che si spingono fino a suggerire l'uso di napalm per risolvere il "problema".
Parole farcite di un'intolleranza spesso violenta e nostalgica della pagina meno
gloriosa della storia italiana: "Vanno buttati fuori, la razza e' razza...e
bisogna fare pulizia...", suggerisce qualcuno, mentre un utente che si
identifica con una foto del Duce sembra non avere dubbi sui responsabili: "La
colpa è dei comunisti che gli hanno dato tutti questi diritti, gli avete votati
ora ciucciateveli".
E se non tutti condividono le aperte
prese di posizione razziste farcite di rigurgiti nazi-fascisti, il filo rosso
che lega i diversi utenti sembra essere intessuto di ignoranza e frustrazione.
"Perché costruire casa per la comunità rom quando molte delle famiglie italiane
faticano ad arrivare a fine mese, fra mutui e bollette da pagare?" si chiedono
gli aderenti ai 2 gruppi. Una domanda che si contorna di luoghi comuni:
l'equivalenza fra rom, nomadismo e delinquenza, la convinzione che le famiglie
in questione non desiderino in realtà una casa.
"Contro la
costruzione delle palazzine ai Rom a Coltano GRATIS !!!"
(oltre 3 mila gli iscritti) si presenta così: "Vi sembra giusto che la Comunità
Europea finanzi questi lavori e che il Comune di Pisa faccia costruire queste
strutture che poco hanno da invidiare a costose villette? A Voi la parola". E
nei post si rincorrono discussioni fondate su informazioni errate, in primis
sull'assunto che le case verranno consegnate alle famiglie a titolo gratuito e
che le utenze saranno a carico dell'amministrazione e dunque dei cittadini che
pagano le tasse. Convinzione errata dato che la consegna delle abitazioni
prevederà il pagamento di un canone concordato e delle bollette di luce, acqua e
gas a carico degli assegnatari. Si parla poi di presunti, e vorremmo
sottolineare inesistenti, sussidi che lo Stato assegnerebbe ad ogni rom, pari -
secondo un utente apparentemente informatissimo - a 30 euro giornalieri a
persona.
Sulla stesa linea anche il gruppo
"Il comune di Pisa regala ville ai rom (con i nostri soldi):
OPPONIAMOCI!!", che
raccoglie 1.065 iscritti, amministrato da Ezra Pound, Forza Nuova Pisa e dal
coordinatore provinciale di Forza Nuova Ettore Profeti, dove se pur meno
frequenti non mancano "suggerimenti" per risolvere la questione: "Bisognerebbe
dare fuoco a quelli zingaracci di merda insieme a quel cazzo di sindaco
Fontanelli!!!".
Ma è in questo gruppo che maggiormente si discute sulle responsabilità e sulle
motivazioni della scelta di costruire abitazioni per alcune delle famiglie rom
di Pisa: "Colpa dell'amministrazione che privilegia questa categoria di
persone". Un'affermazione che, se non si inserisse nel contesto di una tragica
dimostrazione di ignoranza e razzismo, farebbe quasi sorridere alla luce degli
sgomberi dei campi rom degli ultimi mesi.
Di Fabrizio (del 08/05/2010 @ 17:05:29, in media, visitato 1606 volte)
viaemilianet.it Un'immagine della comunità sinti di Reggio Emilia Appartengono alla comunità rom proveniente da India e Pakistan che abita a
Reggio Emilia. E, con una macchina usa e getta in mano, hanno fotografato la
loro quotidianità. Questi scatti sono ora riuniti in una mostra collegata a
"Fotografia europea 2010", che punta a smontare alcuni stereotipi
REGGIO EMILIA, 7 MAG. 2010 - Siamo abituati a vederli
immortalati tra le baracche, in immagini che diventano spesso il simbolo del
degrado e dell'emarginazione, ma la vita dei sinti, i rom provenienti da India e
Pakistan, non è riconducibile unicamente a questo contesto. Le numerose foto che
li ritraggono, quasi sempre realizzate nei campi nomadi, spesso non
restituiscono la realtà della vita quotidiana in queste aree considerate
“marginali” alla città. Chi vi abita, molte volte non si è sentito rappresentato
da queste immagini, poiché il campo è un luogo di vita, fatto di tante persone,
momenti e situazioni, difficili da rendere in pochi scatti.
Per questo l’Assessorato comunale alle Politiche sociali di Reggio Emilia
ha deciso di utilizzare la fotografia come veicolo di maggiore conoscenza e, in
collaborazione con SpaceLab, ha promosso un laboratorio nel corso del quale i
giovani sinti hanno imparato a fotografare e hanno sperimentato le proprie
capacità, con l'aiuto di macchine ‘usa e getta’. Nancy, Nico, Sharon, Wendy,
Donovan, Justine, Kevin, Simon, Nicola, Johnny, Tania, Giosuè, Daniel, Dani,
Tibi – questi i nomi dei fotodilettanti sinti - si sono messi all’opera, hanno
scelto chi, cosa e come fotografare e hanno prodotto molte immagini del campo
nel quale vivono.
Ne è uscita una mostra che restituisce un luogo di relazioni e legami
tra giovani, adulti, bambini e anziani, di vita di una comunità. Un luogo poco
conosciuto della città. L'esposizione, dal titolo “Ia divas sucar du Sinti” ("Un
giorno bello dei Sinti"), è tra le esposizioni collegate a "Fotografia europea
2010" e sarà inaugurata [domani], sabato 8 maggio, alle ore 11, nello Spazio km
129. Resterà aperta sino a domenica 13 giugno con i seguenti orari: da lunedì a
giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 - venerdì dalle 9 alle 13 - sabato
dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30 - domenica dalle 17 alle 19.30.
L’ingresso è gratuito.
Per informazioni contrattare lo Spazio km 129, in Piazza Prampolini
1/F. Telefono: 0522 456711, e-mail:
alfa.strozzi@municipio.re.it
Di Fabrizio (del 13/05/2010 @ 23:59:54, in media, visitato 2296 volte)
Il Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e
l'adolescenza e la Biblioteca Innocenti-Library Alfredo Carlo Moro, insieme
all'Istituto Stensen e con la collaborazione di Fabula Film, hanno il piacere di
invitarLa alla proiezione del film "Sotto
il Celio Azzurro" di Edoardo Winspeare che si terrà venerdì 14 maggio alle
ore 21 presso l'Auditorium Stensen (viale Don Minzoni 25, Firenze).
Il film, presentato fuori concorso all'ultima edizione del Festival del film di
Roma, racconta quattro stagioni in una scuola per l'infanzia del quartiere Celio
di Roma frequentata da 45 bambini di 32 paesi diversi. Winspeare, già autore
di altre opere dedicate ai più piccoli, racconta un'esperienza di integrazione e
intercultura per molti versi straordinaria, dando conto però della quotidianità
della vita scolastica, seguendo con attenzione tanto le storie dei bambini
quanto quelle dei genitori e degli educatori, non eliminando problemi e
difficoltà, ma sottolineando le loro abilità pedagogiche, lo spirito comunitario
e le convinzioni che guidano i loro passi. Sotto il Celio Azzurro è un film che
entra nel vivo delle dispute sul mondo della scuola che stanno animando in
questi mesi il dibattito pubblico e politico italiano.
Al termine della proiezione interverranno:
Enzo Catarsi, Professore Ordinario di Pedagogia Generale nella Facoltà di
Scienze della Formazione dell'Università di Firenze
Massimo Guidotti, responsabile Celio Azzurro
Paolo Carnera, direttore della fotografia di Sotto il Celio Azzurro
Fabrizio Colamartino
Consulente
Centro Nazionale di documentazione e analisi sull'infanzia e l'adolescenza
Istituto degli Innocenti
50122 Firenze
p.za SS. Annunziata, 12
tel. 340 7718927
tel. 055 20371
Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:04:59, in media, visitato 2454 volte)
Segnalazione di Roberto Malini
Milano, 13 maggio 2010. «Bambini rom costretti a rubare» è
un'inchiesta sulla vita dei bambini Rom prodotta da Bbc This
World (2009) e realizzata da Liviu Tipurita, che sarà
trasmessa su Current Tv domenica 16 maggio alle ore 23. Si
tratta di un documentario-farsa, preparato a tavolino per
rinfocolare pregiudizi atavici nei confronti del popolo Rom.
Come faccio ad affermarlo? Semplice: la produzione mi
contattò più volte, prima di girarlo. Il reporter romeno
aveva maturato l'idea di realizzare un'inchiesta-choc dopo
aver preso visione di un articolo apparso sul Corriere della
Sera (articolo che ho già commentato) dove si vedono bambini
Rom (fra i quali il famoso "Bobi") in posa davanti
all'obiettivo di un fotografo, nell'atto di compiere - ora
con la mano destra, ora divenendo improvvisamente mancini -
borseggi nei pressi della Stazione Centrale di Milano,
davanti ai passanti che osservano quelle "performance" senza
manifestare il minimo turbamento. Dopo l'arresto, il piccolo
"Bobi", secondo le autorità e il giornalista del Corriere,
avrebbe chiesto di essere allontanato dai genitori-aguzzini
e affidato a una brava famiglia italiana. Nella realtà, il
piccolo è stato sottratto alla famiglia e affidato a
comunità in attesa di essere inserito in nuclei familiari
italiani per ben trenta volte (sic!), ma ogni volta è
fuggito per tornare dai suoi, preferendo la povertà di una
baracca - ma insieme ai suoi cari - agli agi promessi dalle
assistenti sociali e dai tanti amici della "legalità". Ho
spiegato con chiarezza alla produzione la mia perplessità
sulle foto apparse sul quotidiano italiano, così come sui
numerosi casi in cui persone di etnia Rom venivano accusate
di crimini efferati, al fine di provocare intolleranza nel
popolo italiano e rendere possibile la grande operazione di
pulizia etnica che avrebbe successivamente ridotto i Rom in
Italia da circa 180 mila agli attuali 40 mila. Ho spiegato
all'entourage di Tipurita che i Rom solo in casi rari di
devianza picchiano i loro bambini e che l'elemosina era il
solo mezzo con cui le famiglie potevano procurarsi mezzi di
sopravvivenza. Ho proposto loro di incontrare la famiglia di
"Bobi", che si trovava in un insediamento a Pioltello, e di
intervistare alcune giovani Rom costrette dalla povertà e
dall'emarginazione a vivere mendicando. I responsabili di
produzione, però, non accoglievano alcuna delle mie
proposte. "Vogliamo qualcosa di diverso," mi chiedevano.
"Non potrebbe consentirci di incontrare Rom che comprano e
vendono bambini, genitori Rom che seviziano i figli per
costringerli a mendicare, prostitute Rom minorenni o
ladruncoli Rom?". Erano inutili i miei tentativi di spiegare
loro che il popolo Rom presenta la stessa percentuale di
ladri e di genitori indegni che hanno gli altri popoli, che
nei campi avrebbero trovato indigenza, malattie, esclusione
sociale, ma anche tanta solidarietà, una grande unione, uno
spirito pacifico e un amore infinito per i bambini. A tale
proposito, riportai loro un proverbio conosciuto dai Rom di
tutto il mondo: "Tanti bambini, tanta gioia". Ho offerto ai
collaboratori di Tipurita tutto il materiale relativo ai
nostri studi sui Rom ("Grazie, non si dia pena di
inviarcelo") e l'opportunità di conoscere personaggi che
danno lustro al popolo più discriminato d'Europa: Santino
Spinelli, Rebecca Covaciu, Dijana Pavlovic, Goffredo
Bezzecchi e altri. "Se questa è la sua posizione," mi
rispondevano, "non è di nostro interesse incontrarla. Noi
abbiamo un'altra visione riguardo ai Rom". E chiudevano così
la conversazione. La loro "visione" è diventata una delle
più oscene calunnie mai diffuse dai media. La conosceremo
nei dettagli domenica prossima. Link correlato: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_maggio_13/current-bambini-rom-costretti-rubare-1703012864280.shtml
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
Di Fabrizio (del 21/05/2010 @ 12:23:32, in media, visitato 1985 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
Video di C6.tv (purtroppo non riesco a caricarlo)
Milano. Sono ormai settimane che il campo rom di Triboniano aspetta di sapere
il suo futuro e per questo gli abitanti di via Barzaghi avevano organizzato un
presidio davanti a Palazzo Marino. Sono le 16.15 quando dal campo nomadi
cento cinquanta persone circa si muovono per raggiungere il Comune. La polizia
blocca il corteo ed effetua una carica di alleggerimento all'angolo di via
Barzaghi. Dopo il primo contatto i rom rientrano al campo barricandosi nelle
loro case. Le forze dell'ordine isolano Triboniano bloccando gli accessi,
impedendo anche ai giornalisti di entrare. Inizialmente da lontano si vedono le
fiamme di una macchina che brucia e un enorme nube nera. In centinaia le forze
dell'ordine in tenuta anti sommossa fronteggiano la situazione. Tre i feriti tra
i rom al termine degli scontri: un bambino con il volto irritato dal gas
lacrimogeno, una bambina di 7 anni colpita da una manganellata al braccio destro
e un uomo colpito alla testa. Quattro i feriti tra gli agenti di plizia. Noi
siamo riusciti, nel tardo pomeriggio, ad accedere e raccogliere alcune
testimonianze dirette degli abitanti. Qui vi proponiamo una PRIMA parte delle
immagini dei disordini e tutte le interviste realizzate nel campo. Tra queste
anche quella di una signora (che ha scelto di non farsi riprendere in viso) che
dall'esterno ha cercato di entrare nel campo rom per portare soccorso ed è stata
bloccata. Servizo di Teo Todeschini (milanox.eu) e Angela Nittoli (c6.tv)
Di Fabrizio (del 24/05/2010 @ 12:21:22, in media, visitato 1926 volte)
Finite le violenze dopo gli scontri nel campo di Triboniano,
è già iniziata la guerra sporca dell'informazione. Domenica pomeriggio era
previsto un incontro tra gli abitanti del campo e gli antirazzisti, al campo
stesso. Domenica sera ricevo questa breve mail dalla Federazione Anarchica
Torinese:
Milano. La polizia impedisce l’assemblea e porta via gli antirazzisti
Domenica 23 maggio. La polizia sta cercando di impedire l’assemblea al campo rom
di via Triboniano. Dopo le violente cariche
http://piemonte.indymedia.org/article/8837 di giovedì 20 gli abitanti della
baraccopoli alle spalle del cimitero maggiore avevano deciso di fare oggi
un’assemblea. La polizia ha bloccato l’ingresso, imprigionando gli abitanti
all’interno dell’area del campo. Gli antirazzisti sono stati tenuti lontani e poi portati via di peso dalla polizia.
Uno dei loro ha cercato invano di resistere, gridando a chi lo allontanava con
la forza “fascisti!”.
Difficile trovare una definizione migliore per quanto sta accadendo.
Persino riunirsi in assemblea e discutere è vietato. Se sei rom, povero devi
tacere ed accettare in silenzio la deportazione.
Quella che stanno rubando ai rom di Triboniano è la dignità e la libertà di noi
tutti.
Seguiranno aggiornamenti.
Sorprendete, per chi ha letto sopra, la ricostruzione del
Giornale:
Blitz degli autonomi: ma neanche i nomadi li stanno ad ascoltare
di Enrico Silvestri I no global provano a sfondare i cordoni della polizia.
Poi chiedono ai rom un incontro al Torchiera: disertato
Anche ieri Triboniano è finito sotto assedio, causa Centri sociali in missione
di agit-prop al campo nomadi dove volevano organizzare una assemblea. Ma si sono
trovati davanti a un massiccio schieramento di agenti che li ha respinti al
mittente. Di peso. Qualcuno s’era infatti sdraiato a terra ed è stato sollevato
e portato via a braccia. Dopo un lungo conciliabolo è stato deciso un incontro
al vicino Centro sociale Torchiera. A cui i nomadi, si sono ben guardati dal
partecipare.
Dopo i violenti scontri di giovedì dunque, da tre giorni sembra essere tornata
la calma allo storico campo nomadi, passato dall’abusivismo selvaggio a una
parvenza di legalità. Da anni infatti in quell’area dietro il cimitero maggiore
si erano accampati zingari e profughi vari dai Balcani. Arrivati in certi
momenti fino a mille. Creando una zona franca, fuori da ogni controllo. Poi nel
2007 il patto di legalità: il Comune organizzava condizioni minime di
vivibilità, allacciamenti di acqua, luce, fogne, ma dentro ci sarebbero finiti
solo i regolari, incensurati e che mandavano i figli a scuola. E nel momento di
trasferimento dal campo abusivo, gli esclusi scatenarono scontri feroci, con
incendi, sassaiole e bambini branditi a mo’ di clava.
Poi la situazione si avviò alla normalità, anche se non sono mancati in questi
anni i momenti di tensione. L’ultimo la settimana scorsa quando lo sgombero di
una famiglia proprietaria di una casa finì in tafferugli. Una tensione destinata
a salire. Sul campo ballerebbe infatti uno sgombero da effettuare entro il 30
giugno, perché quell’area è interessata a lavori per l’Expò. Giovedì un gruppo
di rom si apprestava a marciare verso Palazzo Marino per chiedere quali fossero
le intenzioni della Giunta, trovando la strada sbarrata dalle forze dell’ordine.
Subito bersagliate da una fitta sassaiola. Gli agenti hanno risposto serrando i
ranghi e ricacciato i nomadi dentro il campo.
In quella, come in tutte le altre occasioni, però non erano mancati i
«suggerimenti» di alcuni esponenti dell’area antagonista, in particolare gli
«Antirazzisti milanesi» di Fabio Zerbini che anche ieri alle 15 si sono
presentati in Triboniano per riprendere la loro azione di «agitazione e
propaganda». Venendo rimbalzati da polizia e carabinieri, che ne hanno alzati
diversi di peso, portati a 500 metri di distanza e mollati in mezzo alla strada,
dove sono rimasti guardati a vista. Ma subito dopo anche dagli stessi rom. Non
essendo possibile entrare al campo, i nomadi venivano invitati ad un incontro al
Torchiera. «Si, si ora veniamo» hanno risposto. Senza poi farsi vedere.
Preferendo rimanere sulle verande dello loro roulotte a fumare e chiacchierare.
E verso le 19, dopo quattro ore di attesa sotto un sole cocente, gli
«antirazzisti» se ne sono andati delusi. Cacciati alla fin fine non dalla
polizia, ma dal «2 di picche» rimediato dagli zingari.
Lascio a voi decidere chi mente e perché, a questo punto
riporto un'ulteriore lunga mail di stamattina del gruppo EveryOne
Triboniano: dobbiamo recuperare fiducia e umanità
Milano, 24 maggio 2010. Ieri pomeriggio, dalle 15, alcuni operatori umanitari,
difensori dei Diritti Umani ed esponenti del movimenti di critica globale hanno
trascorso alcune ore nei pressi dell'insediamento. Era previsto un incontro fra
il Comitato Antirazzista Milanese, che da tempo offre il suo sostegno ai Rom di
via Triboniano, ed altre ong, fra cui il Gruppo EveryOne. Dopo i recenti
scontri, la questura però ha impedito lo svolgersi dell'assemblea all'interno
del campo, considerata anche la presenza di bambini e persone malate. L'ingresso
dell'insediamento è stato bloccato da un cordone di agenti, ma è stato possibile
durante tutto il pomeriggio un dialogo con i rappresentanti delle forze
dell'ordine. Alcuni attivisti si sono opposti alle operazioni di blocco
dell'accesso al Triboniano attuando una resistenza nonviolenta, che hanno
proseguito di fronte all'invito da parte degli agenti ad allontanarsi fino a una
distanza di circa 200 metri dall'entrata. Gli attivisti, dietro disposizione del
funzionario di polizia che coordinava le operazioni, sono stati spostati a
braccia - per amor del vero senza alcuna brutalità - dagli agenti. Roberto
Malini, Dario Picciau e Steed Gamero di EveryOne hanno intrattenuto un dialogo
sereno con il funzionario della polizia di Stato, finalizzato ad evitare
qualsiasi tensione e a prevenire, grazie al confronto di esperienze, futuri
tumulti. "Da parte mia," ha detto nel corso della conversazione il funzionario,
"mi rendo perfettamente conto che il problema di questo insediamento è la
povertà delle famiglie che vi abitano. I Rom chiedono l'elemosina e commettono
qualche furto, ma a volte mi chiedo: e se fossi io a trovarmi, con moglie e
figli, nelle loro condizioni, come mi comporterei? E' vitale aiutare queste
famiglie, che hanno tanti bambini, ad inserirsi. Se potessero vivere in
appartamenti e i loro giovani potessero pensare solo a studiare e non a lottare
per sopravvivere, avremmo risolto gran parte di questa emergenza".
Non vi era alcuna ostilità, negli sguardi dagli agenti, molti dei quali assai
giovani. "Quel ragazzino sembra il mio fratellino," esclamava un poliziotto
indicando un monello Rom dagli occhi chiari e vivacissimi. Un clima umano, in
cui gli attori di un dramma metropolitano che dura da troppo tempo riuscivano,
anche grazie alla presenza di alcuni operatori sociali che seguono da tre anni i
bambini e gli adolescenti del campo, a guardarsi negli occhi senza inimicizia.
Questa era l'aria che si avvertiva ieri al Triboniano, dove qualcuno, è vero,
ipotizzava nuovi scontri e nuove barricate, ma dove è ora tempo di riflettere
per ritrovare la via del dialogo e della solidarietà. "Il nostro Gruppo rispetta
le scelte effettuate da alcuni Rom del Triboniano," commentano gli attivisti di
EveryOne, "ma sta cercando di promuovere il recupero di un clima sereno, perché
si formi una piattaforma di fiducia reciproca da cui ricominciare. E' evidente
che il progetto del Comune di sbarazzarsi di 600 persone Rom, con tanti bambini
e malati, senza attuare tutte le procedure di sostegno sociale necessarie è un
progetto disumano, che porterà solo nuova violenza e intolleranza. Sfrattare
famiglie inermi con i più disparati pretesti, essere causa di drammi umanitari
senza via di uscita, instillare odio nei giovani Rom contro la nostra città e il
nostro Paese è una politica palesemente sbagliata, come dimostrano tutte le
persecuzioni etniche nella Storia. E' altrettanto evidente che proseguire in una
lotta senza quartiere - anche se è comprensibile e giustificato persino dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che sancisce la liceità della
ribellione di fronte all'emergenza sociale - è una strada pericolosa e lontana
dalle migliori esperienze nel campo della difesa dei Diritti Umani. I Rom sono
un popolo, non una classe sociale, e ognuno di loro ha gli stessi obiettivi di
tutti gli altri cittadini: essere felici, avere una famiglia, svolgere un lavoro
soddisfacente, godere della libertà e dei beni che offre la vita".
Anche qualora si ritenga necessario proseguire con gli squilli di rivolta, vi
sono numerosi operatori sociali e difensori dei Diritti Umani convinti che non
esista via di uscita se non si prosegue contemporaneamente ogni possibile
tentativo di dialogo con le Istituzioni e con tutte le componenti della
struttura sociale, politica e umanitaria della città, del Paese e delle realtà
oltre i nostri confini.
"Il popolo Rom pone i bambini e le donne in cima ai valori da difendere,"
prosegue EveryOne. "Ad Auschwitz, dove le famiglie Rom e Sinte potevano restare
unite in attesa delle camere a gas, migliaia di genitori morirono di stenti,
perché rinunciavano al poco cibo disponibile per nutrire i loro bambini. Nel
campo del Triboniano, durante gli scontri, bambini e donne si sono posti in
prima fila, armati di sassi e bastoni, come prevedono certe tecniche di
guerriglia o resistenza violenta. Ripetiamo che, di fronte alla persecuzione,
non possono essere considerate illegittime, tuttavia snaturano la cultura di
pace che da ottocento anni caratterizza i Rom e i Sinti in Europa, tanto che gli
anziani di questi popoli affermano con fierezza di essere 'l'unico popolo al
mondo che non ha mai fatto guerre'. Non è una debolezza, ma una straordinaria
virtù di questa gente. Non togliamola loro, neanche per una causa che riteniamo
giusta. Non rendiamo i Rom siimili ai loro aguzzini".
Verso le 19.30m i Rom hanno tenuto una riunione all'interno del campo,
manifestando timore per il futuro. Gli operatori umanitari e i difensori dei
Diritti Umani non hanno potuto incontrare i capifamiglia, per una decisione che
nasce da precedenti opzioni e che gli attivisti presenti vicino al campo hanno
responsabilmente accettato. "Abbiamo tuttavia parlato con alcuni giovani Rom,"
conclude EveryOne, "che si augurano di vivere in pace il prima possibile. Non
chiedono la luna, ma solo un posto dove vivere, una sicurezza minima da cui
partire per trovare un lavoro e avere la possibilità di provvedere alle
famiglie. Si sentono traditi da tante promesse e hanno assistito all'espulsione
di tanti loro fratelli, colpevoli di aver ospitato parenti 'non autorizzati' o
di possedere un rudere inabitabile, definito 'appartamento' da persone in
cattiva fede. Si sentono diversi dagli altri cittadini, perché devono obbedire a
un regolamento speciale, pieno di norme che non toccano gli altri. Anche un cane
può ricevere la visita di un suo simile, ma i Rom del Triboniano no. Se lo fanno
e non sono 'autorizzati', vengono messi in mezzo alla strada, condannati al
randagismo. Se vogliamo, unendo le forze di tutte le persone di buona volontà,
recuperare la fiducia dei Rom e contemporaneamente la nostra umanità, dobbiamo
stracciare le regole e gli inganni del passato e ripartire dalla solidarietà. In
caso contrario, avremo perso tutti. Avremo perso tutto".
Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
info@everyonegroup.com ::
www.everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 25/05/2010 @ 09:56:25, in media, visitato 1829 volte)
Segnalazione di Franco Marchi, anche se qualcuno si interroga quanto sia lecito
sostituire uno stereotipo negativo con uno romantico...
Nel campo profughi di Formelli (Sandro Weltin/©Council of Europe)
Repubblica.it
"Chimere assenti" è il cortometraggio che la popolare attrice francese ha
finito di girare nei pressi di Roma. E' la storia di una bambina zingara alla
quale viene negata la mensa perché troppo povera di GABRIELLA BIANCHI
"GLI ZINGARI, è una fortuna averli. Noi vogliamo mettere il mondo in una
scatola, loro ci offrono la fantasia e la liberta'". Risplende Fanny Ardant,
dal tavolino appartato incorniciata dal decor art nouveau del bar dell'Hotel
Locarno, mentre presenta il suo ultimo lavoro: un cortometraggio che ha appena
finito di girare vicino a Roma che narra le vicende di una bambina Rom.
Bellissima e chic, vestita di nero, una gonna di tafta', una camicia sobria, una
cascata di capelli castani e gli occhi sfavillanti. Ma soprattutto è
appassionata, questa famosa interprete che si ripropone come regista dopo aver
esordito due anni fa con "Cenere e Sangue", presentato fuori concorso al
Festival di Cannes.
I VOLTI SUL SET 1
Nato da un progetto delle Nazioni Unite per promuovere i diritti umani
attraverso l'arte, "Chimere assenti", un film di 6 minuti che denuncia
l'intolleranza e l'esclusione scolastica dei bambini Rom, è stato commissionato
dal Consiglio d'Europa in collaborazione con l'ONG Art for the World. Il film
verrà presentato oggi in anteprima al Cinesesc di San Paolo in Brazile per poi
partecipare il 27, assieme ad altri 14 cortometraggi realizzati da registi
internazionali, al Forum delle Nazioni Unite sull'Alleanza delle Civiltà a Rio
de Janeiro.
"E' un vero mistero perché lo abbiano chiesto a me", si schernisce l'icona del
cinema francese. In realtà la Ardant ha recentemente accettato di patrocinare la
campagna Dosta! (Basta! In lingua romanesque) promossa dal Consiglio d'Europa
per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti della comunità Rom.
"Sono sempre stata molto interessata al problema degli zingari che vivono
nell'Europa occidentale. Io amo profondamente gli zingari da sempre e
l'ingiustizia mi ha sempre scandalizzato soprattutto quando è
istituzionalizzata", spiega la Ardant che si è recata a più riprese nel campo
Rom di Via della Cesarina, alla periferia della capitale, per scegliere i
protagonisti del film. "Non frequento Rom, né mi sono formata una conoscenza
tramite documentari o film, ma mi affascinano" e aggiunge, "è un grande onore
per me rappresentare gli zingari, ed è anche la prova che si può avere delle
radici diverse."
Il cortometraggio è stato girato nella zona di Formello, a nord di Roma, con
attori professionisti tra i quali Francesco Montanari e Paolo Triestino e attori
Rom. "Le nostre comunità occidentali, in Italia e in Francia, ma in generale
tutta l'Europa sono conformiste e parlano di tolleranza". precisa la Ardant. "Io
detesto il termine "tolleranza", in fondo è un termine dispregiativo se ci
pensa: 'ci sta bene che tu stia qua a condizione però che stai zitto'. Questo
termine non ha lo stesso significato per tutti", s'infervora l'artista. "Ecco
questo mio film cerca di descrivere questi due mondi paralleli che potrebbero
incontrarsi. E' la storia di una bambina zingara alla quale viene negata la
mensa perché è troppo povera. Queste cose sono successe davvero e non solo in
Italia". Il mio non è un discorso strutturato, faccio parlare la mia
immaginazione..."
La Ardant interpreta Malvina, un'insegnante di musica che tiene una lezione ad
una scolaresca svogliata mentre, nel suo ufficio, il preside rimprovera
un'anziana zingara che non è in grado di pagare la mensa alla sua nipotina,
Sonietchka. Finita la scuola, sulla via di casa, l'insegnante viene attratta dal
suono della musica zigana proveniente dal campo Rom. Il giorno successivo, la
bambina, esclusa dalla scuola, ascolta a sua volta le melodie che escono dalla
classe. Ad un tratto, si presenta nella scuola un Rom infuriato che prende a
sassate le finestre della classe. Il preside chiama la polizia e gli zingari
fuggono. Ma fugge anche l'insegnante. La ritroveremo circondata da bambini Rom
seduti intorno ad un fuoco che studiano Eschilo mentre le musiche di Gluck si
mischiano a motivi zigani.
"Le nostre civiltà sono ricche di certezze, di dogmi, sono appiattite,
politicamente corrette. Questo modo di vedere le cose crea molti danni perché
eliminano le differenze, i punti di vista diversi, sull'arte, sulla scuola,
l'educazione", commenta con passione la Ardant. "In tutte le forme di razzismo
sono la stupidità e la paura che dettano i comportamenti e questo non vale solo
per la nostra generazione ma è vero anche del passato. La paura comunque è la
cosa peggiore".
Magdalena, una Rom rumena del campo di via della Cesarina ha fatto la comparsa
nel film. "Avevano ricostruito un campo Rom in un bosco", racconta, "era
bellissimo, proprio come era una volta, c'era tutto, le roulotte, i tappeti, le
pentole, i vestiti appesi ad asciugare. Dovevamo dare l'impressione di essere
poveri ma felici". Per Magdalena tuttavia il film dà "un'immagine un po'
fantasiosa dei Rom". "Io comunque, preferirei vivere in un appartamento".
Diva anticonformista, la Ardant due anni fa venne duramente criticata per aver
dichiarato al settimanale 'A' di ritenere Renato Curcio "un eroe" e di "aver
sempre considerato il fenomeno delle Brigate Rosse come appassionante e
accattivante". Dovette poi scusarsi pubblicamente con le vittime del terrorismo.
"I guai non mi fanno paura, ai giornalisti piace fare andare i loro tamburi"
spiega sorridendo la diva: "Ho sempre detto quello che pensavo a mio rischio. Io
non cerco niente, non ho degli interessi nascosti, interessi politici,
elettorali, nulla di tutto questo".
(23 maggio 2010)
Di Fabrizio (del 30/05/2010 @ 09:10:47, in media, visitato 2423 volte)
Segnalazione di Maria Gabriella De Luca
Terre di Confine e FareReteCatanzaro presentano
6 GIUGNO -ore 21.30
c/o IL CAFFE' DELLE ARTI Centro Polivalente per i Giovani - via Fontana Vecchia
- Catanzaro
Breve viaggio nella storia e nella cultura Rom
Proiezione del video
"Seppellitemi in piedi"
La voce del popolo Rom
"Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo, gli uomini si liberano
insieme" (Paulo Freire)
Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 16:30:24, in media, visitato 1822 volte)
Immagine tratta da
ale1980italy.wordpress.com
E' di ieri la
notizia
del tentato rapimento di un neonato dall'ospedale di Nocera Inferiore. Tentativo
per fortuna conclusasi col ritrovamento del bambino, e col solito giro di
controllo nei campi nomadi, col solito corollario dei media (immagine).
Perché si sa, anche se tutte le ricerche in tal senso hanno sempre smentito
questa voce, che gli zingari rapiscono i bambini, basta leggere i commenti alle
pagine dei giornali.
Oggi, un altro caso a
Prato, dove addirittura
un gruppetto di 3, forse 4 persone, riesce ad allontanarsi indisturbato.
Naturalmente per i testimoni erano dei Rom, anche se non si capisce in base a
cosa. Intanto i soliti controlli nei vari campi ed i primi riconoscimenti non
hanno portato a nessun risultato. Insomma, il tutto mi sembra un caso tipico di
isteria collettiva.
Nel frattempo. come scrivevo sopra, si è risolto positivamente il precedente
rapimento di Nocera Inferiore. La colpevole è stata colta in flagranza di reato,
non era rom e così si è aperta la gara a trovare tutte le ragioni e le
giustificazioni possibili che l'abbiano condotta a quel gesto. Un trattamento,
umano per carità, che mai verrà riservato a nessun rom.
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