Segnalazione di Franco Marchi, anche se qualcuno si interroga quanto sia lecito
sostituire uno stereotipo negativo con uno romantico...
Nel campo profughi di Formelli (Sandro Weltin/©Council of Europe)
Repubblica.it
"Chimere assenti" è il cortometraggio che la popolare attrice francese ha
finito di girare nei pressi di Roma. E' la storia di una bambina zingara alla
quale viene negata la mensa perché troppo povera di GABRIELLA BIANCHI
"GLI ZINGARI, è una fortuna averli. Noi vogliamo mettere il mondo in una
scatola, loro ci offrono la fantasia e la liberta'". Risplende Fanny Ardant,
dal tavolino appartato incorniciata dal decor art nouveau del bar dell'Hotel
Locarno, mentre presenta il suo ultimo lavoro: un cortometraggio che ha appena
finito di girare vicino a Roma che narra le vicende di una bambina Rom.
Bellissima e chic, vestita di nero, una gonna di tafta', una camicia sobria, una
cascata di capelli castani e gli occhi sfavillanti. Ma soprattutto è
appassionata, questa famosa interprete che si ripropone come regista dopo aver
esordito due anni fa con "Cenere e Sangue", presentato fuori concorso al
Festival di Cannes.
I VOLTI SUL SET 1
Nato da un progetto delle Nazioni Unite per promuovere i diritti umani
attraverso l'arte, "Chimere assenti", un film di 6 minuti che denuncia
l'intolleranza e l'esclusione scolastica dei bambini Rom, è stato commissionato
dal Consiglio d'Europa in collaborazione con l'ONG Art for the World. Il film
verrà presentato oggi in anteprima al Cinesesc di San Paolo in Brazile per poi
partecipare il 27, assieme ad altri 14 cortometraggi realizzati da registi
internazionali, al Forum delle Nazioni Unite sull'Alleanza delle Civiltà a Rio
de Janeiro.
"E' un vero mistero perché lo abbiano chiesto a me", si schernisce l'icona del
cinema francese. In realtà la Ardant ha recentemente accettato di patrocinare la
campagna Dosta! (Basta! In lingua romanesque) promossa dal Consiglio d'Europa
per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti della comunità Rom.
"Sono sempre stata molto interessata al problema degli zingari che vivono
nell'Europa occidentale. Io amo profondamente gli zingari da sempre e
l'ingiustizia mi ha sempre scandalizzato soprattutto quando è
istituzionalizzata", spiega la Ardant che si è recata a più riprese nel campo
Rom di Via della Cesarina, alla periferia della capitale, per scegliere i
protagonisti del film. "Non frequento Rom, né mi sono formata una conoscenza
tramite documentari o film, ma mi affascinano" e aggiunge, "è un grande onore
per me rappresentare gli zingari, ed è anche la prova che si può avere delle
radici diverse."
Il cortometraggio è stato girato nella zona di Formello, a nord di Roma, con
attori professionisti tra i quali Francesco Montanari e Paolo Triestino e attori
Rom. "Le nostre comunità occidentali, in Italia e in Francia, ma in generale
tutta l'Europa sono conformiste e parlano di tolleranza". precisa la Ardant. "Io
detesto il termine "tolleranza", in fondo è un termine dispregiativo se ci
pensa: 'ci sta bene che tu stia qua a condizione però che stai zitto'. Questo
termine non ha lo stesso significato per tutti", s'infervora l'artista. "Ecco
questo mio film cerca di descrivere questi due mondi paralleli che potrebbero
incontrarsi. E' la storia di una bambina zingara alla quale viene negata la
mensa perché è troppo povera. Queste cose sono successe davvero e non solo in
Italia". Il mio non è un discorso strutturato, faccio parlare la mia
immaginazione..."
La Ardant interpreta Malvina, un'insegnante di musica che tiene una lezione ad
una scolaresca svogliata mentre, nel suo ufficio, il preside rimprovera
un'anziana zingara che non è in grado di pagare la mensa alla sua nipotina,
Sonietchka. Finita la scuola, sulla via di casa, l'insegnante viene attratta dal
suono della musica zigana proveniente dal campo Rom. Il giorno successivo, la
bambina, esclusa dalla scuola, ascolta a sua volta le melodie che escono dalla
classe. Ad un tratto, si presenta nella scuola un Rom infuriato che prende a
sassate le finestre della classe. Il preside chiama la polizia e gli zingari
fuggono. Ma fugge anche l'insegnante. La ritroveremo circondata da bambini Rom
seduti intorno ad un fuoco che studiano Eschilo mentre le musiche di Gluck si
mischiano a motivi zigani.
"Le nostre civiltà sono ricche di certezze, di dogmi, sono appiattite,
politicamente corrette. Questo modo di vedere le cose crea molti danni perché
eliminano le differenze, i punti di vista diversi, sull'arte, sulla scuola,
l'educazione", commenta con passione la Ardant. "In tutte le forme di razzismo
sono la stupidità e la paura che dettano i comportamenti e questo non vale solo
per la nostra generazione ma è vero anche del passato. La paura comunque è la
cosa peggiore".
Magdalena, una Rom rumena del campo di via della Cesarina ha fatto la comparsa
nel film. "Avevano ricostruito un campo Rom in un bosco", racconta, "era
bellissimo, proprio come era una volta, c'era tutto, le roulotte, i tappeti, le
pentole, i vestiti appesi ad asciugare. Dovevamo dare l'impressione di essere
poveri ma felici". Per Magdalena tuttavia il film dà "un'immagine un po'
fantasiosa dei Rom". "Io comunque, preferirei vivere in un appartamento".
Diva anticonformista, la Ardant due anni fa venne duramente criticata per aver
dichiarato al settimanale 'A' di ritenere Renato Curcio "un eroe" e di "aver
sempre considerato il fenomeno delle Brigate Rosse come appassionante e
accattivante". Dovette poi scusarsi pubblicamente con le vittime del terrorismo.
"I guai non mi fanno paura, ai giornalisti piace fare andare i loro tamburi"
spiega sorridendo la diva: "Ho sempre detto quello che pensavo a mio rischio. Io
non cerco niente, non ho degli interessi nascosti, interessi politici,
elettorali, nulla di tutto questo".
(23 maggio 2010)