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\\ Mahalla : VAI : Regole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/04/2012 @ 09:18:29, in Regole, visitato 1445 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Tanjug

BELGRADO - Circa 30.000 persone in Serbia, soprattutto Rom, non hanno documenti personali. mentre 6.500 non sono iscritti al registro delle nascite, il ché li rende giuridicamente invisibili.

Il responsabile ACNUR in Serbia, Eduardo Arboleda, ha dichiarato lunedì che la Serbia è cosciente di questo problema con gli apolidi, ed assieme all'ACNUR sta lavorando ad una soluzione, aggiungendo che con l'adesione di emendamenti al codice di procedura civile, la Serbia potrebbe essere la prima nella regione a risolvere la questione.

Secondo Arboleda, l'apolidia è un grave problema, con serie conseguenze sulla vita delle persone, dato che impedisce di ottenere i certificati di nascita, limita l'accesso al lavoro, all'assistenza sanitaria ed al rispetto ai diritti umani fondamentali.

Ha detto a Tanjug che questo problema è presente soprattutto per i Rom che vivono nelle baraccopoli,, che non hanno permesso di residenza o nessuna conoscenza delle procedure d'accoglienza, [...].

Secondo i dati di uno studio recente sulla situazione in Serbia, risulta che il 6,5% dei Rom non abbia documenti personali, mentre l'1,5% non è nemmeno presente nei registri delle nascite, dice Arboleda.

Ha aggiunto che da almeno cinque anni l'ACNUR sta lavorando sul problema delle baraccopoli rom e della loro registrazione, sinora in 20.000 hanno ottenuto documenti adeguati.

"Credo che assieme al governo serbo possiamo risolvere questo problema," ha detto Arboleda, aggiungendo che l'ACNUR sta per firmare un memorandum d'intesa col ministero competente, sull'impegno comune nella risoluzione della questione.

A dicembre 2011, la Serbia ha aderito alla Convenzione del 1961 sulla Riduzione dell'Apolidia, e a marzo 2012 il difensore civico Sasa Jankovic ha presentato il rapporto sulla posizione delle persone legalmente invisibili in Serbia.

 
Di Fabrizio (del 12/04/2012 @ 09:50:50, in Regole, visitato 1505 volte)

Da Roma_Daily_News

L'articolo completo è su Migrationonline.cz

Ai Rom cittadini comunitari è vietato chiedere asilo in un altro stato membro, ma questo potrebbe cambiare in futuro. Per dimostrare che i Rom dovrebbero essere trattati in modo più equo, l'articolo sottolinea il fatto che, secondo una recente decisione della Corte irlandese, negare l'istruzione ad un bambino rom, per la Convenzione di Ginevra è una forma di persecuzione (vedi QUI ndr)), cosa che potrebbe portare ad un interessante precedente.

I Rom in quanti cittadini provenienti da stati membri UE sono esclusi dalla possibilità di richiedere asilo in un altro stato membro. Il sistema di asilo UE su procedure, condizioni di accoglienza e direttiva sulle qualifiche che si applicano esclusivamente a paesi terzi. La logica alla base di ciò sarebbe che tutti gli stati membri seguono gli standard internazionali sui diritti umani e la non-discriminazione. Presunzione, però, che è andata distrutta in diversi contesti dal caso MSS (e confermato dal caso NS e ME, presentato alla Corte Europea di Giustizia), secondo cui i paesi membri UE non possono automaticamente presumere che gli standard dei diritti umani siano rispettati negli altri stati membri, quando si tratta di rimpatri, secondo il Regolamento di Dublino. Argomenti simili potranno ora essere usati dai Rom richiedenti asilo nella UE.

Inoltre, un recente caso irlandese avrebbe confermato che la negazione dell'istruzione primaria, secondo la Convenzione di Ginevra comporterebbe persecuzione. Situazioni simili possono ritrovarsi nella Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria.

Condividete la vostra opinione su Debatewise, previa registrazione.

 
Di Fabrizio (del 20/04/2012 @ 09:15:18, in Regole, visitato 2043 volte)

Julienews.it 17-4-2012 ore 13:33 - Il giovane è stato mandato in Serbia, paese che non conosce

MILANO - Si chiama Dejan Lazic, ha 24 anni ed è italiano. O meglio, è nato e vissuto qui, ma le sue origini sono rom. E per questo non ha il permesso di soggiorno. Tanto basta alle autorità italiane per espellere il giovane verso la Serbia, paese d'origine dei suoi genitori, dove però lui non ha mai messo piede. Lo denunciano i suoi legali, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini: il provvedimento è stato eseguito "senza nemmeno attendere l'udienza - affermano - sul ricorso che abbiamo presentato contro la decisione". Oggi Dejan è stato messo su un aereo. Direzione: Belgrado.

Cosa potrà mai fare un giovane che non ha mai vissuto nel paese d'origine dei suoi genitori, origine che in Italia lo marchia indelebilmente?

I legali segnalano come in un caso analogo, nelle scorse settimane, un altro magistrato - il giudice di pace di Modena - abbia deciso per la liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un mese nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie), stabilendo che i figli di stranieri nati in Italia non possono essere trattenuti in un Cie e poi mandati via, malgrado non abbiano il permesso di soggiorno. Il giovane rom è finito in carcere l'anno scorso, per scontare una condanna definitiva a 5 mesi: all'uscita, è stato portato in questura e gli è stato notificato un provvedimento di espulsione. Da alcune settimane si trovava nel Cie di Milano e a fine marzo il giudice di pace ha confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro cui la difesa ha fatto ricorso. Ma le autorità non hanno aspettato nemmeno l'udienza, il giovane è stato rimandato al suo paese d'origine. Paese che non conosce nemmeno.

di Gaia Bozza

 
Di Fabrizio (del 15/06/2012 @ 09:17:07, in Regole, visitato 1383 volte)

Della sentenza, penso che ne abbiate già letto tutti. Visto che stavolta non è mancato il clamore mediatico, me ne son stato zitto: non c'erano le solite storie sconosciute da far conoscere. Ma aspettavo.... sicuro che i miei amici non mi avrebbero deluso e non sarebbero stati zitti.

Puntuale come una bolletta, difatti è arrivato il Giornale:

    E' vietato dire: "Zingaropoli" Condannati il Pdl e la Lega, ma a Milano è allarme rom
    In campagna elettorale il centrodestra aveva predetto il futuro: "Con Pisapia Milano diventerà una zingaropoli". Fiocca la condanna, ma i rom sono triplicati davvero
    di Sergio Rame - 13 giugno 2012, 16:04
    Guai a usare il termine "zingaropoli"...

Subito doppiato dall'amichetto Libero. E io da bravo psichiatra dilettante sono andato a cercare cosa recitava quel manifesto;

  é questo, giusto?

E' vietato (o meglio è condannato), e questo fa parte, volente o nolente, della polemica politica, anche se su qualcosa riguardo ad un anno fa. Però rileggo l'articolo di Sergio Rame (e redazione acclusa) e mi sembra che "politicamente" manchi una riflessione essenziale:

  • La più grande moschea d'Europa, ammesso che sia un crimine, qualcuno l'ha mai vista?
  • + campi nomadi, ma davvero quest'anno sono aumentati? Ad essere generoso, soltanto ascoltando le lamentele dei "soliti noti", mi sembra che c'erano prima e ci sono adesso. Se proprio proprio vogliamo cercare una differenza: adesso in qualche modo stanno cercando una qualche forma di stanzialità, ai tempi di De Corato sceriffo erano sempre gli stessi campi nomadi che facevano il girotondo in città.

Forse al Giornale si sono confusi col grattacielo di Sucate, quello in via Puppa...

o col nuovo centro residenziale sorto in un'area verde:

E per finire: un ricordo da Zingaropoli

Era maggio 2011, battute finali della campagna elettorale, festa VIA PADOVA E' MEGLIO DI MILANO.

Dopo essere stati accusati da Bossi di essersi defilati per le elezioni, erano scesi in campo in piazza Costantino alcuni volantinatori di CL, con i loro foglietti su Zingaropoli e l'insicurezza in città.

Assieme a Legambiente si era organizzato un breve percorso sul naviglio Martesana per una decina di bambini del campo di via Idro.

Fu così che quei volantinatori finirono circondati dal nostro arrivo, con una morsa a tenaglia: bambini e Legambiente che sbarcavano dalle canoe, le truppe meccanizzate (cioè le loro mamme munite di pericolosi passeggini) che arrivavano contemporaneamente sull'altra sponda.

Gli altri partecipanti gagé della festa applaudirono il nostro arrivo. I volantinatori si guardarono intorno, decisero che non c'era più religione e tornarono in parrocchia.

il generale Giap mentre studia la situazione dalla sponda del Mekong

 
Di Fabrizio (del 24/06/2012 @ 09:24:18, in Regole, visitato 1649 volte)

Immagine da biografieonline: Hermann Göring, Rudolf Hess e Joachim von Ribbentrop al Processo di Norimberga, obbedirono soltanto agli ordini.

Sono passati una decina di giorni da quando si è saputo dell'aggressione ad una coppia rom a Bologna. Forse potevo anch'io scriverne prima, ma sarebbe stata una copia di quanto già altri esprimevano. Indignazione, soprattutto. E io:

  • Sospetto dell'indignazione, come di una fiammata che si esaurisce subito.
  • Sospetto dell'indignazione perché, peggio ancora, diventa un artificio dialettico dove le vittime c'entrano poco, ma la cosa importante è ribadire quanto gli altri siano cattivi e noi invece siamo i buoni.
  • Sospetto delle cascate di aggettivi, che mascherano il vuoto delle idee e delle proposte.

Eppure, come è possibile non indignarsi di fronte a fatti simili? Riassumo la vicenda nella sua brutale (e burocratica) semplicità:

  1. Due ragazzini bivaccano all'aperto, dopo diversi sgomberi, e già da qua capiamo, senza che nessuno lo spieghi, che probabilmente sono rom. Lui viene picchiato a sangue da una banda, lei (incinta) viene violentata.
  2. In commissariato la loro denuncia si trasforma in un decreto di espulsione per lui perché, anche se nati in Italia, non hanno documenti, e la legge in questa storia di "clandestini", tutela solo la madre.

Esempio di come il RAZZISMO VIOLENTO e quello ISTITUZIONALE cozzino contro ogni elementare norma di diritto.

RAZZISMO VIOLENTO: cambiano le maschere, ma sono sempre loro: chi altro farebbe un atto di coraggio e dignità nel pestare e violentare in quattro due ragazzini di 15 e 20 anni? Sapendo che le vittime non sono due pupilli di una italianissima famiglia, ma due piccoli rom (ed un terzo in arrivo) di cui quasi nessuno si è mai occupato e si occuperà?

Leggo martedì (QUI e QUI) che gli aggressori sarebbero quattro nazionalisti rumeni. Per una volta non mi preoccupa quanto possiamo essere razzisti noi italiani: la destra estrema (o radicale), già in passato ha dimostrato di avere gli strumenti per coordinarsi a livello sovranazionale. Ad esempio, razzisti e neonazisti di Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia da anni operano congiuntamente nei diversi territori, tanto in maniera "istituzionale" che con marce, cortei, pestaggi, devastazioni di quartieri e proprietà di minoranze etniche e religiose.

Non erano mai scomparsi, ma oggi sono nei parlamenti, nei salotti buoni (ma anche negli stadi e nelle periferie urbane) di un'Europa che non è soltanto in crisi finanziaria, ma anche in crisi culturale e d'identità. Operano assieme ovunque con le medesime parole d'ordine.

RAZZISMO ISTITUZIONALE: immaginate... di essere voi che hanno picchiato e a cui hanno spaccato il naso, immaginate che gli stessi hanno violentato la vostra donna incinta. Però, che siate nati in Italia o meno, la vostra colpa è che non avete documenti, ed allora: niente da fare, sarete trattati peggio di un animale.

Perché, nel momento della denuncia scatta automaticamente la procedura d'espulsione. Potrete mai fidarvi di una legge che stabilisce che non potrete avere giustizia o che vi impedisce di testimoniare?

E' una cosa talmente assurda, che ho passato una mezza mattinata a studiare tutte le possibili scappatoie in casi simili. Non ho trovato niente. Ho chiesto aiuto a due avvocati che conosco. Non mi hanno ancora risposto.

Qualcuno sa darmi una mano?

 
Di Fabrizio (del 09/08/2012 @ 09:16:20, in Regole, visitato 1759 volte)

  SALUTI DA MILANO (immagine copyleft di Albertomos)

Comunicazione urgente: l'evento Concerto per una stella cadente è RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI

    Premessa: scrive il Giorno, riprendendo una velina del Comune di Milano che l'altroieri, "E' stato smantellato dalla Polizia locale di Milano un insediamento abusivo di rom all'interno del campo autorizzato in via Idro..." ma, l'insediamento non si trovava all'interno del campo, ma a 100 m. di distanza. Lo stesso insediamento era già stato svuotato proprio un mese fa, e già due giorni dopo si era riformato, anzi era raddoppiato. In compenso, il capo dei vigili ne ha approfittato per fare una visita anche nel "campo autorizzato".

Così si è recata nella piazzola dove sinora si era mangiato, nel corso delle iniziative di HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO? (immagino che non si sia bevuta neanche un caffè), dicendo che era illegale svolgere attività simili senza permesso del comune. Ha detto che si sarebbe dovuto chiedere questo permesso all'assessore Pierfrancesco Majorino (assessore.majorino@comune.milano.it) ed al suo collaboratore Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it). Ha aggiunto che una risposta sarebbe arrivata ieri mattina stessa e che lei comunque sarebbe tornata giovedì sera al campo assieme alla Guardia di Finanza.

Martedì notte ho inviato una mail e mercoledì mattina una signora del campo era in Largo Treves a compilare i documenti del caso. La risposta arriva, alle 17.30 di ieri: "si esprime parere favorevole alle seguenti condizioni: siano rispettate le normative vigenti relative ai campi e in generale siano rispettate le norme per le iniziative svolte in luogo pubblico. La presente nota è indirizzata anche alla Polizia Locale per conoscenza e per quanto di competenza."

La cuoca a questo punto è dell'idea di farlo lo stesso, io sono con lei, ma gli altri (soprattutto gli uomini, va detto) hanno paura di qualche "tiro mancino". Ne discutiamo sino alle 19.30, la maggioranza decide di NO.

Ovviamente dispiace moltissimo, più a me che a voi, però a botta calda preferisco limitarmi a questo noioso elenco di cosa è successo a poco meno di due giorni dell'iniziativa. Ci sarà tempo per risposte più ragionate, a mente fredda.

Mi limito a ricordare che resta valido quanto scritto un mese fa, nel comunicato che annunciava la serie di iniziative proposte alla città:

Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso

  1. ripristino di un servizio elettrico a norma;
  2. incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità lavorative;
  3. incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la situazione alloggiativa.
 
Di Fabrizio (del 16/08/2012 @ 09:17:53, in Regole, visitato 1476 volte)

di Roberto Ortolan

TREVISO Mercoledì 08 Agosto 2012 - 15:44 - La decisione della Prefettura, su richiesta dell’assessore Andrea De Checchi, di usare il pugno di ferro nei confronti di tutti i nomadi ritenuti responsabili di intollerabili scorribande, è stata accolta con stupore dagli "zingari". "È una scelta assurda - spiega un rom 40enne - che colpisce nel mucchio senza fare distinzioni tra chi commette reati e chi rispetta le regole. A casa mia le porte sono sempre aperte. La polizia si può presentare quando vuole. Non ho niente da nascondere". Gli fa eco un cugino, 29 anni: "La polizia fa il proprio lavoro - precisa - e fa rispettare la legge, ma questo mi sembra un sopruso. Io ho sbagliato e pagato. Ora rigo dritto, ma se i controlli sono indiscriminati sono vessatori e - come dice il mio avvocato - contrari alla Costituzione".

Più duro Stijepan Baricevic, al quale il provvedimento fa venire in mente le leggi razziali: "Più che un pugno di ferro - è il suo esordio - questo provvedimento ha un sapore razziale. Se la criminalità aumenta bisogna trovare un capro espiatorio e così, come era accaduto nella Seconda Guerra Mondiale, si individuano a priori i colpevoli. I nazisti colpirono e fecero finire nei lager gli ebrei e i rom. Oggi prendersela con gli ebrei è "politicamente scorretto" così sulla graticola finiscono i rom e gli zingari, come amano definirci alcuni trevigiani".

Per Baricevic è il presupposto, la motivazione della decisione della Prefettura. "Le forze dell’ordine - aggiunge - devono perseguire i criminali, i banditi e i rapinatori. Ce ne sono tra i rom come ve ne sono in altre etnie. È sempre sbagliato ragionare per categorie. I cattivi e i fuorilegge ci sono tra i poveri e i ricchi, tra colletti bianchi e lavoratori. Ben vengano comunque i controlli, perché potranno strapparci qualche sorriso. A casa mia non troveranno niente di illegale e perciò i poliziotti lavoreranno inutilmente".

In conclusione Baricevic riserva una frecciata al veleno alle autorità di pubblica sicurezza: "Dicono che in Italia non ci sono nemmeno i soldi per far camminare le auto di carabinieri e polizia. Non mi sembra. Quelli per controllare i rom li hanno trovati e a nessuno importa se sono soldi buttati dalla finestra. I banditi sono altri".

 
Di Fabrizio (del 08/09/2012 @ 09:15:41, in Regole, visitato 1561 volte)

A Case Study of Italy - by Claudia Tavani - Brill.com

L'uso di meccanismi che si focalizzano puramente sulla protezione dei diritti umani individuali, è sufficiente a proteggere l'identità culturale delle minoranze? Si può ottenere di più adottando un sistema che applichi i principi di eguaglianza e non-discriminazione, e che comprenda il riconoscimento al diritto collettivo dell'identità culturale. Cultura ed identità culturale sono davvero importanti per identificare gruppi ed etnie. Ma i Rom sono un gruppo etnico? Per rispondere alla domanda, l'Italia viene usata come caso di studio nell'illustrare i limiti delle disposizioni anti discriminazioni e la necessità di riconoscere il diritto collettivo all'identità culturale.

Nota biografica
Claudia Tavani, Ph.D. (2010) in Giurisprudenza, Università dell'Essex, coopera con diverse OnG ed università, inclusa quella di Cagliari. Suoi interessi di ricerca sono l'identità e i diritti culturali, la tutela delle minoranze, la non-discriminazione, i diritti collettivi ed umani in generale.

Indicato
A quanti interessati alle questioni delle minoranze, all'uso dei diritti collettivi nella tutela dell'identità culturale delle minoranze e delle istanze di Rom e Sinti.

Table of contents
Acknowledgements;
Abstract; List of Abbreviations; Introduction
Book Outline;
1 Chapter I: An overview of the Roma and their culture
1.1 Introduction: the importance of recognising the Roma as an ethnic group;
1.2 Culture and cultural identity;
1.3 Historical background;
1.4 The Roma today: main characteristics and identification;
1.5 Conclusions: the Roma as an ethnic and transnational minority;
2 Chapter II: The definition of minority and the protection of Roma in international law instruments
2.1 Introduction;
2.2 Article 27 International Covenant on Civil and Political Rights;
2.3 International Labour Organisation Convention 169 on Indigenous and Tribal Peoples;
2.4 The 2005 United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples;
2.5 The Organisation for Security and Cooperation in Europe;
2.6 The Council of Europe and the Framework Convention for the Protection of National Minorities;
2.7 The European Charter for Regional of Minority Languages;
2.8 Conclusions;
3 Chapter III: The protection of minority rights through individual human rights
3.1 Introduction;
3.2 The principles of equality and non-discrimination as a full realisation of the rights of minorities;
3.3 The protection of minorities in the European Union;
3.4 The United Nations instruments and their jurisprudence ;
3.5 The European Convention on Human Rights and the Framework Convention for the Protection of National Minorities;
3.6 Conclusions: de facto equality, affirmative action and special measures as ways to protect minorities;
4 Chapter IV: Individual v. Collective rights
4.1 Introduction;
4.2 The added value of collective rights;
4.3 The protection of collective rights in international instruments;
4.4. The debate between supporters and critics of collective rights;
4.5 Collective rights and cultural identity? ;
5 Chapter V: The case of Italy
5.1 Introduction;
5.2 Background information on the Roma in Italy;
5.3 The Italian legal system;
5.4 The juridical status of the Roma in Italy;
5.5 Measures “in favour” of the Roma?;
5.6 Conclusions and final remarks;
Conclusions; Appendix I ; Appendix II; Appendix III ; Appendix IV ; Appendix V; Bibliography; Table of Cases; Index.

€170.00 - $233.00

Author: Claudia Tavani
Category: Human Rights and Humanitarian Law - Minority & Group Rights
BIC2: International human rights law, International law

Volume: 3
Series: Studies in International Minority and Group Rights
ISSN: 2210-2132

ISBN13: 9789004202610
Planned Publication Date: October 2012
Edition info: 1
Version: Hardback
Publication Type: Book
Pages, Illustrations: xiv, 380 pp.
Imprint: Martinus Nijhoff
Language: English

 
Di Sucar Drom (del 22/09/2012 @ 09:24:35, in Regole, visitato 1126 volte)
 
Di Fabrizio (del 27/09/2012 @ 09:14:58, in Regole, visitato 1890 volte)

Scritto da Angela Iannone – gio 13 set 2012

Un provvedimento paradossale, che suona un po' come il famoso Comma 22 di Joseph Heller, è stato adottato dal sindaco leghista di Mortara, in Lomellina, Marco Facchinotti. L'ordinanza disposta dal Comune prevede infatti una multa dai 25 ai 500 euro per chiunque venga sorpreso a rovistare nella spazzatura.
Molti cittadini l'hanno definita assurda oltreché ingiusta: non si capisce infatti come possa un senzatetto o un anziano indigente, ridotto per sopravvivere a raccattare rifiuti, pagare una multa da 500 euro. Una sorta di accanimento nei confronti dei più poveri, che mentre imperversa la crisi, con tutte le nuove povertà che essa genera, è risultato ai più decisamente incomprensibile.

Ma a quanto pare l'ordinanza Mortara non è nuova a drastiche soluzioni, visto che qualche anno un’ordinanza simile, che si rifaceva all’articolo 650 del codice penale, disponeva il carcere fino a 3 mesi per gli eventuali trasgressori. L'assessore alla polizia locale, Elio Pecchenino, ha giustificato l'iniziativa come una misura necessaria in quella che definisce una "guerra agli sporcaccioni", volta a punire sostanzialmente chi commette azioni pericolose, al pari di quelli che lasciano rifiuti ingombranti per strada. Ma molti suoi concittadini evidentemente non la trovano convincente.

E' una questione che ha riguardato più volte le amministrazioni leghiste. Anche il sindaco di Terno d'Isola, Corrado Centurelli, un paio di mesi fa era finito al centro di polemiche simili, per aver fatto rimuovere due panchine dal suolo pubblico. Per favorire la viabilità in un passaggio piuttosto stretto, sosteneva il sindaco, per impedire agli immigrati di usarle, accusava l'opposizione, riportando le parole delle stesse guardie padane incaricate della rimozione.
Due anni fa invece il sindaco di Adro, a due passi da Brescia, aveva suscitato l'indignazione generale per la scelta di negare la mensa ai bambini i cui genitori non potevano permettersi di pagare la retta. Diverse poi le ordinanze anti-kebab adottate in più comuni, non solo targati Lega, che vietano di fatto l'apertura di negozi agli immigrati in nome di un'azione di garanzia dei prodotti locali. Fra questi amministratori il sindaco di Lucca, Mauro Favilla, che nel 2009 ha addirittura vietato espressamente "l’attivazione di esercizi di somministrazione la cui attività sia riconducibile a etnie diverse", ricevendo il plauso dell'allora ministro dell'agricoltura Luca Zaia.

Nello stesso anno, a Varallo Sesia, in Piemonte, il sindaco Gianluca Bonanno ha ordinato l'installazione di cartelli comunali, scritti in italiano e in arabo, in cui si avvertiva la cittadinanza che in tutte le aree pubbliche della città era vietato indossare burqa, burqini e niqab. Anche in quel caso ci si divise sui motivi reali, ispirati da una visione razzista secondo l'opposizione, destinati secondo la giunta unicamente a favorire l'identificazione delle persone, secondo criteri di pubblica sicurezza.

 
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