Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:50:39, in casa, visitato 2560 volte)
IL GIORNALE DI VICENZA SOCIALE. Nuovo sviluppo per il discusso progetto di integrazione
che punta alla stanzialità di una famiglia nomade. In attesa che l'Ater liberi
un alloggio, saranno ospitati al Caile, vicino al rustico Pettinà
L’accampamento attrezzato di via Lago di Vico. FOTO DONOVAN CISCATO
08/07/2010 Una casa per la famiglia Helt. Intanto provvisoria ma presto
definitiva. Siamo ad una svolta decisiva in quello che è stato il primo e assai
discusso progetto di inserimento sociale di un nucleo nomade, partito nel 1989 e
oggetto persino di un referendum consultivo.
L'obiettivo dichiarato dal Comune è semplice: rendere definitivamente stanziali
questi sinti che, a suo tempo hanno deciso di lavorare e restare in città,
relegati però con le loro roulotte nell'area di sosta di via Lago di Vico.
Adesso si va "Oltre l'area", nome del nuovo progetto in collaborazione con la
cooperativa Primavera Nuova, per superare la condizione di precarietà.
Un'operazione promossa in vista di una probabile assegnazione di alloggio di
edilizia residenziale pubblica (ATER), visto che gli Helt sono i primi nella
graduatoria. Prevede la sistemazione temporanea di alcuni dei componenti della
famiglia sinti italiani in uno o più appartamenti dell'ex centro di accoglienza
al Caile, un'ala del rustico Pettinà, centro civico del quartiere.
Servono alcuni interventi per riadattare la struttura, da un anno e mezzo non
più utilizzata dopo l'apertura in centro di Casa Bakhita,
Il progetto prevede la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità dove sono
definite regole e impegni economici (tra cui affitto e utenze) da rispettare.
Tra i punti, oltre al rispetto delle regole di buon vicinato, anche il divieto
di sosta a roulotte di altre famiglie.
«Più di venti anni fa una famiglia di nomadi sinti italiani ha scelto di
fermarsi a Schio. Con loro abbiamo avviato un progetto di accompagnamento e
stretto un patto di impegno reciproco. Ne è nato un percorso di
stanzializzazione, a volte non facile, ma che ha portato frutti importanti: con
la frequenza della scuola da parte dei bambini e l'impegno nel lavoro da parte
degli adulti sottolinea il sindaco Luigi Dalla Via Da quei primi passi oggi la
situazione è quindi molto cambiata e ora, come la famiglia auspica da tempo, si
prospetta la possibilità di un loro ingresso in un alloggio. È un passaggio
importante, sia per la famiglia che per la comunità, e noi vogliamo
accompagnarlo».
La messa in pratica di "Oltre l'area" sarà seguita dagli operatori della
Cooperativa Primavera Nuova.
«Il progetto aggiunge l'assessore Antonietta Martino - ha l'obiettivo di far
superare i disagi della sistemazione attuale rispondendo alla volontà espressa
da tempo dalla famiglia di stabilirsi in un alloggio. Diamo loro questa
opportunità convinti che il vivere sotto un tetto possa essere un aiuto concreto
all'integrazione, oltre che un reale miglioramento della situazione legata
all'area di sosta attuale».
Al Caile la sistemazione sarà dunque provvisoria ma stanziale, in attesa che si
liberino gli alloggi Ater.
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Mauro Sartori
Di Fabrizio (del 29/07/2010 @ 09:39:18, in casa, visitato 1863 volte)
Autore: Simone Di Stefano
Link per chi legge da Facebook
Durata: 00:17:13 -
La mafia, i rom, due case confiscate e il diritto negato a Palermo
Riferimenti:
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Di Fabrizio (del 31/07/2010 @ 09:36:32, in casa, visitato 1908 volte)
I finanziamenti per la realizzazione di una cittadella per i nomadi
(attualmente ospiti in un campo a Scampia) sono fermi: colpa del buco
finanziario denunciato dalla nuova amministrazione regionale e dell'esigenza di
rispettare il patto di stabilità. Ma in gioco c'è molto di più
Domenico Pizzuti
In riferimento alle notizie più volte circolate circa l'inizio dopo l'estate
della costruzione di un villaggio attrezzato per i rom del campo "nomadi" di
via Cupa Perillo, sulla base di un progetto approvato da una delibera di
giunta comunale con un finanziamento regionale di 7 milioni di euro, abbiamo
voluto verificare presso la Regione Campania la disponibilità effettiva del
finanziamento deliberato dalla precedente Giunta Regionale.
Dall'informativa ricevuta risulta che la somma in questione – insieme ad
altri finanziamenti - è bloccata per rispondere alle esigenze del patto di
stabilità in ragione del buco finanziario riscontrato dalla nuova
amministrazione regionale. Dopo la verifica di tutte le risorse disponibili in
seguito a contatti in corso con il Ministero del tesoro, sono previste le
decisioni politiche in merito alla rimessa in bilancio o alla revoca dei
progetti a suo tempo finanziati per le politiche sociali. E' un percorso non
solo formale o finanziario e su cui occorre aprire una discussione pubblica con
le Istituzioni ed associazioni interessate e soprattutto con le famiglie rom del
campo, secondo gli orientamenti alla partecipazione più volte ribaditi dalla
Commissione Europea per la formazione delle decisioni che li riguardano.
In primo luogo, a nostro avviso, si tratta di dar compimento al piano
previsto dal Ministero dell' Interno per gli interventi successivi al censimento
- realizzato in Campania nei mesi di giugno-luglio 2008 (2784 censiti a Napoli e
Provincia) - che prevedevano la chiusura dei campi non autorizzati, la
realizzazione di villaggi attrezzati dotati dei servizi essenziali, l'avviamento
al lavoro dei giovani e soprattutto la scolarizzazione dei minori nomadi che
secondo il censimento anche a Napoli sono più della metà di coloro che vivono in
questi insediamenti. Il progetto elaborato dal Comune di Napoli prevede la
costruzione di due unità abitative con moduli monofamiliari per circa 200
persone (delibera Comune di Napoli n. 1261 del 30 luglio 2009), che non
esaurisce le 565 persone censite nel campo spontaneo di Scampia. Avranno accesso
ai nuovi insediamenti abitativi coloro che hanno il permesso di soggiorno, per
cui è in atto una verifica delle posizioni degli abitanti dei campi per il
rilascio del permesso di soggiorno nell'ambito delle norme vigenti.
In secondo luogo, si deve tener conto delle speranze suscitate con il
censimento a cui le famiglie rom del campo hanno volontariamente cooperato, in
vista di un riconoscimento legale e di una sistemazione abitativa vivibile, se
si tiene conto delle precarie abitazioni ("baracche") in cui un buon numero di
famiglie ha vissuto per venticinque anni e più, e del degrado dell'area che
abbiamo più volte denunciato anche per l'emergenza estate .
Al di là di considerazioni ragioneristiche di bilancio, si tratta di una
motivata scelta di civiltà a favore della vita delle famiglie che abitano il
campo, di cui si è fatto promotore un Ministro leghista ed attuata dal
Commissario straordinario per l'emergenza relativa agli insediamenti rom in
Campania, Prefetto Alessandro Pansa, augurandoci che il suo successore dia
compimento al piano. Invitiamo il Presidente Caldoro in nome della legalità e
civiltà, e della solidarietà sociale che caratterizza il suo pedigree politico,
a rimettere in bilancio il finanziamento previsto per l'attuazione del progetto
del Comune di Napoli, per dare compimento al piano formulato dal Ministero dell'
Interno. Augurandoci che si tratti solo di sospensione e non di revoca,
torneranno i conti, caro Presidente Caldoro, con un bilancio sociale!
Di Fabrizio (del 02/08/2010 @ 09:17:59, in casa, visitato 2176 volte)
Da
British_Roma (cronologia della vertenza di
DALE FARM)
I Viaggianti di Dale Farm: "Non ci arrenderemo e non ce ne andremo" by
Rachel Stevenson
A Dale Farm nell'Essex, il più grande sito in GB di Zingari e Viaggianti,
le famiglie si oppongono ad uno dei più grandi sgomberi della storia britannica
27/07/2010 - Per il momento, regna la pace nei pomeriggi di Dale Farm, che
ospita circa 1.000 persone ai margini di Basildon, nell'Essex. I cani dormono
nei vicoli, le donne vanno avanti e indietro, stendono il bucato, riordinano
casa. Quando finisce la scuola, il ronzio della vicina A127 viene soffocato dai
giochi dei bambini, che corrono attorno in bici. Nei caldi giorni estivi, ci
sono le grida e le delizie delle lotte con l'acqua. Potrebbe sembrare
qualsiasi sistemazione estiva in Gran Bretagna.
Ma tutto ciò è lontano da un idillio suburbano. Qui vengono disegnate le
trincee di uno dei più grandi sgomberi della storia britannica. Dale Farm è il
più grande sito in GB di Romanì e Viaggianti Irlandesi, e una parte di esso sta
per essere demolita.
Un certo numero di Zingari e Viaggianti ha vissuto a Dale Farm del tutto
legalmente dagli anni '60. Negli anni, si sono aggiunte più famiglie dopo che i
consigli iniziarono a chiudere i siti pubblici ed i Viaggianti furono obbligati
a cercare posti permanenti dove insediarsi. Ma il terreno che i nuovi arrivati
comprarono a Dale Farm è cintura verde protetta, rendendovi lo sviluppo
illegale. Dopo una quinquennale battaglia legale col consiglio, sono stati
nominati gli ufficiali giudiziari per sgomberare circa 90 famiglie dai lotti non
autorizzati.
"Non ce ne andremo," proclama uno striscione appeso all'ingresso. Oltre il
filo spinato avvolto attorno alle impalcature, fervono i preparativi per
resistere agli ufficiali giudiziari. Recentemente, il consiglio ha demolito dei
lotti di un sito più piccolo e non autorizzato lì vicino, cosa che ha messo
tutti in allerta. Si profila un brutto confronto.
"I nostri ragazzi sono pronti a quando arriveranno gli ufficiali giudiziari.
Non intendiamo alzarci ed andarcene - ci sarà una lotta terribile e non vogliamo
che succeda," dice Mary Ann McCarthy, nonna di 69 anni che con la sua famiglia
ha vissuto a Dale Farm per otto anni. "Sono passata attraverso gli sgomberi e ho
visto cose - gente che urlava e donne che si strappavano i capelli. Questo non
dovrebbe succedere mai."
Alcuni dei residenti dei villaggi vicini, d'altronde, applaudiranno ai
bulldozer. Ci sono denunce di reati e per comportamento antisociale ed
intimidatorio da parte dei Viaggianti. Un uomo del posto, che non vuol essere
nominato, ha detto. " Dobbiamo rispettare le leggi sulla pianificazione - non
possiamo costruire dove ci piace, perché dovrebbero farla franca?"
I Viaggianti dicono che le leggi sulla pianificazione sono discriminatorie
nei loro confronti, e che non hanno altro posto dove andare. "Qui ci sono
persone davvero malate, che non possono tornare sulla strada," dice McCarthy.
"Senza un indirizzo, non puoi avere dottori, i nostri bambini non possono andare
a scuola. I nostri campi sono stati chiusi e barriccati. La vita del nomade è
finita per i Viaggianti."
Anche se rimangono come un gruppo etnicamente definito, con le loro pratiche
culturali e lingua, circa i due terzi della popolazione zingara e viaggiante
britannica ora vive nelle case. Il problema dei siti non autorizzati è
minoritario, e la gran maggioranza di quanti vivono in roulotte lo fanno in
terreni di loro proprietà o affittati da privati.
Basterebbe un miglio quadrato di terreno a fornire a tutte le famiglie
zingare e Viaggianti in GB un posto dove stare, secondo una relazione della
Commissione sull'Eguaglianza ed i Diritti Umani, ma c'è carenza di piazzole
autorizzate. Tuttavia, il governo ha tagliato 30 milioni di sterline per il
finanziamento di nuovi siti.
Il consiglio di Basildon sta facendo tutto il possibile per evitare uno
sgombero a Dale Farm. Ha offerto ad alcuni residenti una sistemazione
alternativa e sta incoraggiando la gente ad andarsene volontariamente. Ma i
Viaggianti dicono che questa non è una soluzione realistica.
"L'unica cosa che ottengono è di spostarci da un'altra parte, cosa sperano di
ottenere mandandoci fuori da qui?" chiede McCarthy. "Tutti devono avere un posto
dove vivere, un posto dove andare. Perché non ci lasciano restare in pace e
tranquilli sulla terra che abbiamo comprato e pagato?"
Di Fabrizio (del 21/08/2010 @ 09:54:29, in casa, visitato 2157 volte)
20/08/2010 Azuni: "su azioni come queste coinvolgere tutti gli attori"
"Il governo dei campi nomadi attuale è roba da improvvisatori". A dichiararlo in
una nota la consigliera del Gruppo Misto, Maria Gemma Azuni, alla notizia
dell'ampliamento e riqualificazione del campo rom La Barbuta , dichiarato
abusivo da una sentenza del Tar Lazio del 2004.
Solo pochi giorni fa un incendio si era sviluppato al confine con il comune di
Ciampino, di fronte l'Aeroporto. Il fuoco, divampato all'interno del campo
nomadi, aveva causato alcuni disagi al limitrofo tratto del Grande Raccordo
Anulare nonché all'atterraggio dei voli.
Il delegato del Sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi, dopo aver rassicurato i
cittadini preoccupati per l'incendio, aveva evidenziato "la necessità di un
intervento rapido e radicale sul campo abusivo" ."Il campo nomadi della Barbuta
- aveva dichiarato in una nota - che rientra nel Piano Nomadi del Comune di
Roma, come stabilito diventerà un campo attrezzato, in grado di garantire a chi
vi abita maggiore dignita' di vita e ai cittadini della zona un maggior livello
di decoro urbano e sicurezza".
"E' fondamentale - commenta la Azuni - il continuo rapporto con i responsabili
delle famiglie Rom per la gestione interna dei campi, come è importante
rapportarsi con i Presidenti dei Municipi e dei Comuni limitrofi per
l'attivazione di idonee azioni finalizzate all'inclusione sociale.
Il Prefetto di Roma non ha minimamente coinvolto il Sindaco di Ciampino,
soggetto fortemente interessato in quanto il campo è prospiciente allo stesso
comune. sull'ipotesi dell'allargamento del campo della Barbuta, da 300 a 600
ospiti.
E' chiaro che l'incremento di popolazione Rom in questo territorio avrà delle
ripercussione sui cittadini di Ciampino e sulle famiglie Rom.
In questo tipo di cambiamenti è necessario rassicurare la cittadinanza sul
monitoraggio del campo e sulle azioni di sistema tese a prevenire l'esclusione e
a far crescere in termini di rispetto dei contesti, delle regole e del vivere
civile.
Ancora una volta le azioni impositive e le scelte non condivise produrranno
tensioni sociali a scapito dei cittadini e dei Rom.
Chiedo al Prefetto di Roma - conclude la Azuni - il rispetto degli Organi
politici Municipali e dei Comuni limitrofi dove si prevedono azioni di
costruzione od ampliamento di campi Rom, con un fattivo coinvolgimento nelle
azioni da intraprendere!.
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1696 volte)
Il Giorno - Milano Triboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
Di Fabrizio (del 26/08/2010 @ 09:05:14, in casa, visitato 1590 volte)
Da
Roma_Daily_News
Reuters AlertNet.org - Source: World
Vision Middle East/Eastern Europe/ Central Asia office (Reuters e
AlertNet non sono responsabili per il contenuto di questo articolo o per
qualsiasi sito Internet esterno. Le opinioni espresse sono del solo autore.)
Una delle otto famiglie rom inizia ad insediarsi
nella loro nuova casa. Photo by Isabela Stefan - World Vision MEERO, http://meero.worldvision.org
17/08/2010 - Nuove case per otto famiglie rom nel comune di Cumpana,
distretto di Costanza, hanno non solo cambiato le loro vite, ma hanno anche
avuto un impatto positivo sull'intera comunità. Un anno fa, l'Organizzazione di
Base Comunitaria (CBO) ottenne il suo primo prestito dall'Unione Europea, in
partenariato col consiglio locale ed il municipio, per costruire otto case per
famiglie rom svantaggiate del posto. Settimana scorsa, le otto
famiglie rom selezionate si sono trasferite nelle loro nuove case e hanno
iniziato a decorarle, pulirle e arredare le stanze. E' già evidente che il
progetto ha cambiato l'attitudine dell'intera popolazione rom di Cumpana e sta
nel contempo ricostruendo la fiducia nell'appoggio della comunità ed aumentando
l'auto rispetto dei Rom.
L'aspetto contento dei nuovi proprietari dice tutto. Camminano con orgoglio,
sorridono apertamente e parlano con esuberanza delle loro nuove case. Avere una
casa propria da a queste famiglie un senso di uguaglianza con gli altri nel
comune e con la comunità maggioritaria e le loro facce lucenti rivelano quanto
ciò sia importante.
Nuren, 33 anni e madre di tre bambini, viveva in una baracca di fango e
cartoni, senza servizi e acqua corrente. Il tetto sfondato era una fonte
costante di pericolo per i bambini e quando pioveva la casa spesso si allagava.
Ora, hanno una casa di tre stanze con bagno e cucina interni.
Dice Nuren: "Ero ansiosa di entrare in casa mia e quello che ho provato
quando l'ho fatto è stato meraviglioso. Anche se c'è ancora molto lavoro, è casa
mia e lo farò con tutto il cuore."
A Cumpana vivono circa 900 Rom, e qui i tassi analfabetismo e di
disoccupazione sono molto alti.
Aise Hasan è un'altra madre di cinque bambini, il più piccolo ha solo due
mesi. Questa famiglia è molto povera ma sta facendo ogni sforzo per finire la
casa. Ali Regep, il compagno di Aise, investe ogni soldo risparmiato per
comperare la pittura per decorarla. Dice che celebreranno il trasloco nella
nuova casa appena l'abitazione sarà pronta. Nel frattempo, Aise cura i bambini e
aiuta Ali come può.
"La prima notte sotto questo tetto, ho pregato e ringraziato Dio per un
regalo simile. Persino nei miei sogni più audaci, non avevo il coraggio di
chiedere una casa così bella. Prima, vivevamo in una piccolo stanza in affitto.
Adesso abbiamo tre stanze ed un grande bagno. Ho lavato i bambini nella vasca,
con l'acqua calda. E' bello e ci sentiamo rispettati, come esseri umani. Appena
possibile, mi sposerò con il mio compagno per vivere legalmente insieme sottola
benedizione divina," dice Aise.
Come da accordo, le famiglie rom dovranno coprire i costi di acqua ed
elettricità e dopo cinque anni di locazione soddisfacente, ne assumeranno la
proprietà. Le famiglie che non manterranno le promesse di curarsi dell'alloggio,
perderanno l'opportunità della proprietà - una condizione che i membri
dell'Associazione credono aumentare il senso di responsabilità sin dall'inizio.
"Il processo di selezione è stato duro. Prima, abbiamo selezionato 100
famiglie rom povere, condotto investigazioni sociali per ognuna di loro e poi le
abbiamo ristrette a otto.. Alcuni dei criteri di differenzazione erano: numero
dei bambini, livello di alfabetizzazione, situazione finanziaria, se i bambini
erano iscritti a scuola, possesso di carta d'identità, livello dei debiti,
sanzioni o precedenti penali," dice Marcela Avram, capo referente sociale per il
comune e Manager assistente del progetto.
Scopo del progetto è di di integrare i Rom nella comunità aiutandoli a
qualificarsi per lavori di costruzione ed incoraggiandoli a mandare i bambini a
scuola. Il consiglio locale ha co-finanziato il progetto con 52.725 euro ed
assistito con la raccolta dati e selezione dei beneficiari. Altri 200.000 euro
sono stati forniti tramite i fondi PHARE (Unione Europea).
"Queste otto famiglie rom che andranno nelle nuove case hanno avuto un
effetto straordinariamente positivo sull'intera popolazione rom di Cumpana. I
residenti rom non credevano che i Rumeni li avrebbero aiutati. Ora ci credono,
ed hanno cambiato il loro atteggiamento. Ti salutano differentemente, con
maggior rispetto. E poi, non sono più recalcitranti ed aggressivi. Con questo
progetto abbiamo fatto di passi positivi e le cose miglioreranno dopo che verrà
sviluppato un secondo progetto simile, il cui obiettivo è costruire altre dieci
case per i Rom," dice Mitu Stan, consigliere locale per i Rom e membro
dell'Organizzazione di Base Comunitaria di Cumpana.
Di Fabrizio (del 28/08/2010 @ 09:31:08, in casa, visitato 2239 volte)
Da
Roma_Daily_News (notizie
precedenti
QUI)
Hürriyet Daily News by SEVİM SONGÜN
Anche se casi giudiziari in merito al progetto di rinnovamento sono ancora in
corso, le autorità hanno continuato il progetto di ristrutturazione nella zona
di Sulukule a Istanbul. Foto DAILY NEWS, Hasan Altinisik
Istanbul, 20/08/2010 - La Corte Europea dei Diritti Umani ha accettato il
ricorso dell'Associazione Rom contro il progetto di rinnovamento del comune di
Fatih nell'area storica di Sulukule, [che prosegue] nonostante le cause tuttora
in corso.
L'associazione ha fatto ricorso alla Corte Europea accusando il progetto di
trasformazione urbana in corso a Sulukule di violare sei articoli, precisamente:
"protezione della privacy e della vita familiare", "prevenzione della
discriminazione", "protezione della proprietà", "diritto ad un processo equo",
"rispetto dei diritti umani" e "diritto ad ottenere un'istanza efficiente".
Hilal Küey, avvocato dell'associazione, ha detto che questa ha fatto ricorso
alla Corte Europea il 20 maggio, con un documento di 22 pagine ed altre 48 di
allegati. "Di solito la Corte Europea non accetta ricorsi se i casi nei
tribunali locali sono ancora aperti. Ma hanno accettato il nostro," dice Küey,
aggiungendo che ci sono almeno tre casi in discussione nei tribunali in Turchia
sul progetto di rinnovamento a Sulukule.
Küey ha detto che la corte ha accettato il ricorso perché il processo
giudiziario in Turchia non ha dato frutti per tre anni e nel frattempo molta
gente è stata mandata via dalla sua casa.
Viki Ciprut, della Piattaforma per Sulukule - organizzata per appoggiare i
Rom a Sulukule, ha detto che i casi in tribunale sul progetto di rinnovamento
stanno andando avanti, ma che le autorità continuano con il progetto, demolendo
tutte le case di Sulukule e rimuovendo i Rom che vi abitavano da sempre. Dice:
"In realtà, è finito tutto, ma i casi sono ancora discussi in tribunale. Penso
sia per questo che la Corte Europea ha accettato il ricorso."
Mustafa Demir, sindaco di Fatih, rigetta l'accusa di "evacuare la gente dalle
proprie case" e ha detto di essere sorpreso che la Corte Europea abbia accettato
il ricorso.
Le associazioni e tre residenti hanno intentato una causa nel 2007, quando
iniziarono le demolizioni a Sulukule, contro il progetto di rinnovamento,
dicendo che si stava danneggiando la cultura rom ed il tessuto storico del
quartiere, aggiunge Küey. Dice anche che c'è in corso un altro processo, dato
che alcuni residenti non hanno accettato le somme per l'esproprio loro offerte
dal comune di Fatih, che guida il progetto di rinnovamento.
"A nome di alcuni residenti, ho obiettato che le offerte per l'appropriazione
erano troppo basse. Secondo la legge, il comune di Fatih ha aperto un caso per
valutare il reale valore dell'esproprio di queste proprietà," dice Küey,
aggiungendo che questo secondo caso è durato sino al 2008. La Camera dell'Unione
Turca degli Ingegneri ed Architetti, TMMOB, ha a sua volta intentato una causa
contro il progetto per Sulukule, che è ancora in corso.
Di Fabrizio (del 03/09/2010 @ 09:27:33, in casa, visitato 1988 volte)
Segnalazione da Sara Palli
PisaNotizie.it
Oggi intorno all'ora di pranzo donne, uomini e bambini, hanno invaso il
cortile delle case che devono da tempo essere assegnate. Poiché non tutti
troveranno alloggio all'interno dei nuovi edifici, oggi sono arrivati due
container destinati ai nuclei familiari che rimarranno esclusi. Le famiglie:
"Quei container sono invivibili, chiediamo chiarimenti e risposte al Comune"
Esplode la rabbia e la protesta delle famiglie che abitano al campo di Coltano.
Per le decine di famiglie che aspettano da anni che siano assegnate loro le case
costruite proprio accanto al campo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è
stata la comparsa intorno all'ora di pranzo di due vecchi container della
Protezione Civile, uno dei quali è stato posizionato all'interno del complesso
delle costruzioni ormai da tempo completate.
Infatti il numero di abitazioni che è stato costruito è inferiore rispetto al
numero di famiglie che abitano nel campo, per cui questi primi container
sarebbero destinati a coloro a cui non verrà assegnata la casa. Gli edifici di
Coltano potranno ospitare 17 famiglie, ma i nuclei familiari presenti nel campo
sono 23 e le abitazioni sono fatte di due o tre vani mentre nella maggior parte
dei casi siamo di fronte a nuclei familiari molto numerosi.
La mancanza di qualsiasi comunicazione preventiva di questa decisione ha fatto
perdere la pazienza alle famiglie, che da anni attendono una sistemazione. Da
qui la decisione di entrare per protesta all'interno dei cortili delle nuove
abitazioni per chiedere chiarimenti all'amministrazione comunale, affinché si
apra un confronto e per non essere rinchiusi in container che risultano essere
anche peggiori delle baracche in cui oggi abitano le famiglie.
La protesta è durate oltre tre ore. Sul posto è giunto in forze il personale
della polizia municipale, della polizia e dei carabinieri. Si è aperto così un
canale di comunicazione tra le famiglie e il capo della polizia municipale,
dott. Massimo Bortoluzzi. Alla notizia che l'amministrazione comunale avrebbe
discusso del problema, data dallo stesso Bortoluzzi alle mamme, ai papà e ai
bambini che hanno "invaso" pacificamente il piazzale, la situazione si è
sbloccata ed intorno alle 16 tutte le famiglie sono uscite dal cancello che
delimita le nuove abitazioni.
"Non vogliamo più essere presi in giro - afferma uno degli uomini che vive nel
campo da oltre dieci anni - Si sapeva da tempo che non c'era il posto per tutti
in quelle case ed ora senza che nessuno ci avesse mai detto nulla prima,
arrivano dei container che sono delle trappole invivibili".
"Sono mesi che aspettiamo - incalza una donna con il suo bimbo al collo - e
ancora non si sa chi verrà fatto entrare e chi no. Noi non vogliamo vivere nei
container ma nelle case come tutti. Lavoriamo, mandiamo i nostri figli a scuola,
è una questione di giustizia".
Con le famiglie era presente Padre Agostino Rota Martir: "Questo episodio
conferma ancora una volta come le vittime siano i rom, che non vengono mai
coinvolti ma devono solo subire le decisioni. Nessuno li aveva mai informati che
alcune famiglie sarebbero state chiuse nei container. Il Comune deve gettare la
maschera ed assumersi le sue responsabilità".
Ad oggi, infatti, nonostante da mesi una commissione lavori ad hoc su questa
questione, non è stato definito chi entrerà nelle abitazioni e quando le porte
di queste case saranno aperte. Nel corso del 2010 l'apertura è già slittata più
volte e non vi è ancora una data precisa.
Le famiglie attendono quindi una risposta dal Comune: "Oggi siamo andati via -
ci spiega uno degli abitanti del campo - perchè vogliamo chiarimenti. Se domani
o dopodomani il Comune non ci spiegherà veramente cosa intende fare,
riprenderemo la protesta, riaprendo questi cancelli".
Uno dei container è così rimasto sul piazzale accanto alle case, l'altro invece
è stato portato via. "Mi chiedo come non si capisca - afferma Padre Agostino -
che portare accanto alle case dei container sia una scelta sbagliata, tanto più
che una cosa simile non era mai stata annunciata. Serve un confronto, ma non
sembra che l'amministrazione sino ad oggi sia stata di questo avviso".
Ricevo inoltre da Agostino Rota Martir
Ci avete rubato anche la festa!
Mentre scrivo a pochi metri da qui, il villaggio Rom è cinturato da un
ingente dispiegamento delle forze dell'ordine, venute per chi? Ce lo chiediamo
in molti, per cercare di capire il motivo di tanta polizia... era evidente lo
scopo di tenere a distanza i Rom per tutelare i "benefattori", asserragliati
all'interno del villaggio, il cancello chiuso e sotto guardia che impedisce
l'accesso ai Rom.
E' l'esatta fotografia del Progetto Città Sottili: molti Rom fuori che gridano
la loro rabbia, altri piangono disperati per le ferite inflitte all'animo, a
volte con arroganza, tutti gli altri smarriti, increduli. All'interno gli
operatori, assistenti sociali, dirigenti, responsabili... Un Progetto che
esclude dei Rom e protegge i suoi "benefattori". E' il paradosso che si celebra
in questa triste giornata, è la parodia del ridicolo vissuta alla luce del sole,
senza alcun senso di vergogna: il villaggio Rom occupato dai "prepotenti", da
coloro che molte volte si sono serviti dei Rom per inseguire i loro interessi e
che non accettano di essere smascherati dai Rom stessi, ecco allora, fare mostra
della loro arroganza e meschinità. Anche chi riceveva la consegna
dell'appartamento, aveva stampato sul volto lo smarrimento e la paura.
Ieri un gruppo di Rom, con le loro famiglie ormai stanchi di non avere una
minima risposta alle loro domande, occupava il villaggio, impedendo di fatto
l'accesso a due container: per chi sono questi container (uno fatiscente, senza
porte e finestre, ammuffito...)? Volevano delle risposte, puntualmente negate
dal responsabile Simone Conzani, così il gruppo, stanco del silenzio, esasperato
dall'ennesimo rifiuto, messo in disparte, come fossero degli appestati, senza
una plausibile ragione, decidono di occupare il villaggio e di chiudersi
all'interno, bloccando di fatto i container fuori del villaggio.
Dopo una trattativa in cui chiedevano garanzie per un dialogo con l'Assessore
alle Politiche Sociali di Pisa, per essere coinvolti nelle decisioni riguardanti
la loro vita e quella delle loro famiglie, ecco la risposta arrivare puntuale
questa mattina: il dialogo è visto come una minaccia per il comune di Pisa, che
finalmente accetta di togliersi la maschera che in questi anni abilmente ha
utilizzato, e mostrare il suo vero volto: quello della forza e della prepotenza.
Il dialogo visto come un istigazione, una minaccia, un intralcio, una perdita di
tempo.
Chi è il vero istigatore in tutta questa vicenda? Sono forse i Rom,
l'Associazione Africa Insieme, il sottoscritto, chi chiede il rispetto verso le
persone e i loro diritti? So solo e lo constato amaramente che quest'oggi il
comune di Pisa di fatto "legalizza" un'ingiustizia! Lo ripeto ancora a distanza
di qualche anno: "Le persone sono più importanti del progetto", ed oggi questa
verità risulta sempre vera e quanto mai provocatoria: le forze dell'ordine
impiegate a difesa del progetto contro persone che hanno pazientato per otto
anni, che hanno avuto forse il torto di fidarsi di tante promesse.
Il Comune di Pisa ci ha rubato la festa. Posso testimoniare che tutte le
famiglie Rom del campo in questi ultimi anni attendevano con ansia e gioia
l'apertura del villaggio, c'era chi risparmiava in vista di entrare nel nuovo
alloggio, era un'attesa carica di timore ma anche di speranza. Poca fa, una
donna del campo che ha avuto l'appartamento, mi disse con un po' di amaro in
bocca: "Quando sono entrata nel villaggio mi tremavano le ginocchia dalla
paura... (non certo a causa dei Rom, come qualcuno vorrebbe far credere!!) con
tutti quei poliziotti attorno." Come leggere questo dispiegamento di forza, del
tutto inutile, se come una prova di "cattiveria", con lo scopo di umiliare la
dignità delle persone e come uno schiaffo all'integrazione?
Quando la forza sostituisce il dialogo è un brutto segno, per tutti! E' un
allarme da prendere in seria considerazione.
A quest'ora, che i "benefattori" e le forze dell'ordine hanno lasciato il
villaggio, i Rom finalmente possono distendere i sorrisi sui loro volti. Gli
altri esclusi, nel vecchio campo discutono ancora sull' immediato futuro, le
donne con le lacrime agli occhi stringono a sé i più piccoli, per
tranquillizzarli e scacciare da loro cattivi incubi.
Don Agostino Rota Martir
Coltano, campo Rom, ai bordi del nuovo villaggio Rom – 2 Settembre 2010
Di Fabrizio (del 05/09/2010 @ 09:14:43, in casa, visitato 1605 volte)
VareseNotizie.it
GIOVEDÌ 02 SETTEMBRE 2010 17:27 VALERIA DESTE
GALLARATE - I sinti sono fiduciosi: "Crediamo che il giudice che segue la
questione si sia messo una mano al cuore e abbia deciso di prolungare i tempi
per trovare una soluzione". Comunque andranno le cose, loro ribadiscono il
concetto: "Noi da Gallarate non ce ne andiamo.
Siamo residenti tutti in questa città e la maggior parte di noi è nata qui.
Invece di spostarci dopo venti anni da via De Magri, per metterci qui, spendendo
soldi, per un anno, potevano mandarci via subito". In realtà, i sinti
"gallaratesi" sarebbero anche disposti a traslocare, "purché si decida per
un'altra area a Gallarate: in quel caso saremmo disposti ad andare via in
giornata, ma non all'interno di mura domestiche, moriremmo. Se, invece,
l'intenzione è di spostarci in un altro comune, allora non ci stiamo. Piuttosto
occupiamo abusivamente uno spazio. Non siamo pedine, ma persone. E' anche
normale che un altro comune dica di no, perché dovrebbe farsi carico dei
problemi di un vicino di casa?"
"ABBIAMO DEMOLITO LE STRUTTURE ABUSIVE"
I sinti del civico 50 si riferiscono ai vari muretti in mattoni realizzati in
più zone dell'area attrezzata. Una volta che gli è stata fatta presente la situazione di abusivismo, li hanno smantellati. "Ciò che c'era d'abusivo non
c'è più", dichiarano.
"VENITE A VEDERE L'AREA ATTREZZATA"
Questo è l'invito che lanciano a chiunque fosse scettico. "Questo non è un campo
nomadi – continuano – è una vera e propria area attrezzata. Qui non c'è il
rischio che qualcosa bruci, abbiamo tutti il salvavita. Abbiamo spostato le
roulotte in modo da mantenere una distanza di sicurezza l'una dall'altra. Noi
viviamo qui, ci teniamo alla sicurezza dei nostri figli. Non rubiamo e paghiamo
per l'utilizzo della piazzola. Alcuni campi nomadi di Milano e Roma, che fanno
tanta paura alla gente, fanno paura anche a noi: nemmeno noi ci entreremmo".
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