LA NOSTRA SCUOLA - OUR SCHOOL
MONA NICOARĂ, MIRUNA COCA-COZMA
Stati Uniti – Svizzera – Romania / USA – Switzerland – Romania
2011, HD, col., 94'br />
v.o. rumena / Romanian o.v.
ANTEPRIMA ITALIANA - ITALIAN PREMIERE
Fotografia / Photography: Ovidiun Mărginean. Montaggio / Editing: Erin Casper.
Musica / Music: Sasha Gordon. Suono / Sound: Mona Nicoară, Miruna Coca-Cozma,
John M. Davis. Produzione / Produced by: Sat Mic Film. Coproduzione /
Co-produced by: Pipas Films.
Documentary Competition
Il film segue 3 bambini zingari che vivono in un paese rurale della Transilvania
e fanno parte di un progetto pilota sull'integrazione nelle scuole rumene, dove
vige ancora la segregazione. Alin, Benjamin e Dana partono per la scuola della
città, pieni di ottimismo per quello che potranno imparare e per le nuove
amicizie che nasceranno. Ottimismo che conservano anche quando i fondi destinati
all'integrazione vengono dirottati, in modo discutibile, nella costruzione di
una scuola per “soli zingari” e che comincia però a scemare quando i ragazzini
si scontrano con la sfiducia di chi li circonda e con un isolamento ancora
peggiore. L'artista di origini gitane e ucraine Eugene Hutz, fondatore dei Gogol
Bordello e sostenitore convinto dei diritti dei Rom, ha dato il proprio
contributo al film consentendo l'utilizzo del brano “Break the Spell”, contenuto
nell'album dei Gogol Bordello, Trans-Continental Hustle (2010, American
Recordings).
“Ho cominciato a lavorare al film nel 2005, spinta soprattutto dalla
frustrazione. A metà degli anni '90, quelli di noi che si occupavano dei diritti
dei Rom hanno cominciato a capire quanto fosse diffusa e cronica la
segregazione, soprattutto nell'Europa orientale … Il motivo per cui ho iniziato
il film è anche personale ed è il senso di colpa. In Romania, sono andata alle
elementari con i Rom. Li ho visti essere buttati fuori dopo elementari e medie o
semplicemente sparire dalle scuole superiori migliori, quelle che frequentavamo
io e i miei amici. Da adolescente, non mi sono mai chiesta perché questo
avvenisse. Al momento di cercare una scuola per i miei figli, avevo già
cominciato a lavorare come attivista dei diritti umani … Ho voluto tornare
indietro e capire dove abbiamo cominciato a sbagliare, e cosa dobbiamo fare di
diverso.” (M. Nicoară)
Cingeneyiz.org -
Asilo mobile per bambini zingari 17/01/2012
L'asilo mobile creato per informare i bambini zingari sulle attività
prescolari si muove per le strade del quartiere Ceyhan della città di Adana. Le
autorità dicono che questo è il primo passo. L'intenzione nelle prossime fasi è
di adoperare l'asilo mobile per registrare i bambini zingari alla scuola
materna, per creare interesse verso la prescuola.
L'asilo mobile per cui il quartiere Şahin Özbilen è stato scelto come
area pilota, data l'alta percentuale di popolazione zingara, intende creare un
collegamento tra bambini e scuola. L'asilo mobile opererà ogni settimana in una
strada differente.
Si dice che il primo motivo dei problemi educazionali dei bambini zingari è
che le loro famiglie non li mandano a scuola. Però questa non è l'unica ragione.
Comportamenti discriminatori e pregiudiziali da parte dei compagni di classe,
dei genitori e degli stessi insegnanti, potrebbero causare improvvisi abbandoni
scolastici da parte dei bambini zingari. Gli studiosi della questione,
sottolineano la necessità di superare i pregiudizi contro gli zingari, molto
comuni specialmente tra gli insegnanti, se si vuole aumentare il tasso di
accessibilità dei bambini all'istruzione. Dev'essere garantito che non ci sia
alcun tipo di comportamento discriminatorio a scuola, se davvero si vuole che
progetti come quello della scuola mobile abbiano davvero successo.
Di Fabrizio (del 04/02/2012 @ 09:15:11, in scuola, visitato 1777 volte)
Storie che sarebbero già inquietanti di per sé, e che legano strettamente
le strade che uniscono e dividono l'Europa dell'Est a quella dell'Ovest. Ma che
devono spingere ad un'ulteriore riflessione, visto che finalmente il governo
sembra iniziare a muoversi sul
riconoscimento della nazionalità italiana a chi
nasce qui, suscitando la
reazione piccata del più grande politico (nel senso di
fame mediatica) italiana. Un appunto strettamente personale: è una risposta
anche a chi mi ha detto che non sono argomenti che riguardano i Rom.
Negare l'istruzione ad un bambino rom viola i diritti umani - 30 gennaio 2012
D [minore] -contro- Corte d'Appello sui rifugiati
Alta Corte
Neutral Citation: IEHC 431. Sentenza emessa il 10 novembre 2011 dal giudice
Gerard Hogan.
Giudizio
La probabile negazione dell'accesso all'istruzione primaria di un bambino rom
serbo viola i diritti umani di base e rientra in quanto proibito dal Refugee Act
1996, quindi la decisione di espellerlo verso la Serbia dev'essere
annullata.
Retroscena
Il richiedente è nato in Irlanda nel 2006, quindi non è cittadino irlandese.
I genitori sono nati in Serbia, dove erano considerati come Rom. Venne fatta
richiesta di asilo a nome del bimbo, richiesta rigettata nell'agosto 2009.
E' stato eccepito in suo nome che avrebbe sofferto persecuzioni al ritorno in
Serbia, in quanto non avrebbe ricevuto istruzione primaria. La Corte d'Appello
sui rifugiati ha trovato che, per quanto potesse ravvisarsi discriminazione
nella negazione all'istruzione, questo non era sufficiente a soddisfare il
requisito della persecuzione ai sensi del Refugee Act.
Informazioni sul paese d'origine, provenienti dal Comitato ONU sui Diritti
dei Bambini, dalla Commissione Europea e dal dipartimento di stato USA, mostrano
che i Rom in generale ed i bambini, particolarmente le bambine, sono stati
soggetti a discriminazioni diffuse. Sono pochi i bambini rom che in Serbia
frequentano la scuola, e quando lo fanno sono spesso mandati in scuole speciali
per bambini con difficoltà d'apprendimento.
Il giudice Hogan ha riconosciuto che non tutte le violazioni delle libertà
civili di base o discriminazioni, siano paragonabili alla persecuzione. Il
concetto di ciò che costituisce persecuzione non si presta ad un'analisi
precisa, ha detto.
Ha sottolineato che in due casi precedenti il tribunale aveva mostrato come
la discriminazione in altre parti della ex Jugoslavia, in un caso contro due
persone di etnia serba ed in un altro una coppia croata-serba, non costituisse
persecuzione.
Prima di analizzare le conclusioni del tribunale, il giudice doveva esaminare
il livello di discriminazione che si sarebbe incontrato al ritorno in Serbia, ha
aggiunto. Le informazioni sul paese d'origine in questione fornivano un quadro
di "pervasiva discriminazione contro i bambini rom".
Decisione
Il giudice Hogan ha sottolineato che quasi 60 anni fa in un famoso giudizio,
la Corte Suprema USA dichiarò in Brown -contro- Dipartimento dell'Istruzione
di Topeka che la segregazione scolastica violava il principio
costituzionale dell'eguaglianza. Anche se questo non significava persecuzione,
illustrava come la scuola segregata fosse un segno distintivo di una società
dove i gruppi svantaggiati erano soggetti ad una discriminazione ed esclusione
pervasiva che, in determinate circostanze, portava alla persecuzione.
In questo caso le statistiche mostravano come il richiedente fosse a rischio
di non ususfruire nemmeno dell'istruzione di base. La questione è se
l'indifferenza ufficiale non sia stata lei stessa persecutoria.
Il giudice Hogan ha citato il libro The Law of Refugee Status del
prof. James Hathaway, dove la persecuzione viene definita come "la mancata
attuazione dello sviluppo di un diritto, dentro una categoria che è sia
discriminatoria che non fondata sull'assoluta mancanza di risorse."
Il diritto all'istruzione viene ampliamente considerato come fondamentale
negli art. 42 della Costituzione, art. 2 del primo protocollo della Convenzione
Europea sui Diritti Umani e art. 14 della Carta UE sui Diritti Fondamentali,
come pure nella Convenzione ONU sui Diritti del Bambino. "Se a D venisse negato
il diritto all'istruzione di base, verrebbe effettivamente escluso da ogni
partecipazione significativa nella società serba," ha detto Hogan. Sarebbe
quindi un caso più grave della discriminazione subita negli altri due casi.
Ha poi aggiunto: "Mentre questo caso ricade fuori dalla tipologia classica di
persecuzione prevista dalla Convenzione di Ginevra... sembra senza dubbio
impossibile evitare la conclusione che la negazione dell'istruzione di base
porti ad una seria violazione dei diritti umani basici [e] porti alla
persecuzione, secondo quanto previsto dall'S 2 del Refugee Act 1996."
Michael Lynn BL, instructed by John Gerard Cullen, Carrick-on-Shannon, for the
applicant; Cindy Carroll BL, instructed by the Chief State Solicitor, for the
State.
L'articolo qui sopra cita il caso di un bambino rom nato in Irlanda che
potrebbe soffrire di una probabile negazione dell'accesso all'istruzione di
base, in caso di ritorno in Serbia. Il film a questo
link, del regista
britannico Antony
Butts, mostra esattamente cos'è accaduto a due ragazzi, nati e scolarizzati in
Germania, senza alcuna conoscenza della lingua serba, "obbligati" a vivere a Leposavic,
nella zona del Kosovo controllata dai Serbi, a nord del fiume Ibar. Non solo è
stata negata loro un'istruzione adeguata, ma vengono pesantemente discriminati
ed aggrediti dai coetanei serbi locali. Due ragazze presentate nello stesso
documentario, rimandate sempre dalla Germania a Banja Peje in Kosovo, si trovano
un po' meglio. Viene mostrato perfettamente le conseguenze scioccanti del
rimpatriare bambini nati e cresciuti in un paese occidentale, costretti poi a
vivere nella ex Jugoslavia a causa delle origini dei genitori.
Secondo dati non ufficiali, ci sono circa 312 Rom che vivono nel comune di
Metlika, la maggior parte risiede in cinque piccoli insediamenti. Tra loro, 139
sono bambini e3 giovani sino ai 15 anni di età. La maggior parte frequenta la
scuola primaria con più o meno regolarità, ma pochi di loro frequentano la
biblioteca.
Gli studiosi mostrano che la principale barriera per i giovani rom che
iniziano la scuola, è la loro scarsa conoscenza dello sloveno. Quindi le
biblioteche possono giocare un ruolo importante nel migliorare
l'alfabetizzazione e la capacità di lettura dei bambini rom ancora prima che
facciano il loro ingresso nella scuola.
Di conseguenza, nel 2003 mi sono attivamente coinvolta nel lavorare con i
Rom. Ho tenuto i contatti con il centro di lavoro sociale Metlika, che mi ha
forenito tutti i dati necessari perché iniziassi ad invitare in libreria i Rom,
specialmente i giovani ed i loro genitori. Questi son stati gli inizi che sono
sfociati in un progetto targhettizzato, denominato dalla biblioteca pubblica
Ljudska knjižnica Metlika "I Rom invitati in biblioteca".
Abbiamo iniziato ad invitare i bambini ed il or genitori a partecipare a
diversi eventi in libreria. Abbiamo tenuto conto dei loro desideri ed
organizzato per loro narrazioni e spettacoli di marionette. Li abbiamo anche
invitati ad eventi rivolti a tutti i bambini del comune.
Però, alcuni Rom non potevano, anche volendo, partecipare alle iniziative,
per la mancanza di trasporti pubblici e solo qualcuno di loro aveva una
macchina. Così la biblioteca decise il passo successivo. Nel 2005, iniziammo a d
organizzare eventi negli insediamenti rom.
Ciò che accadeva in quegli insediamenti attirò una grande affluenza. I
bambini accorrevano a giocare ed ascoltare i racconti, anche molti adulti si
fecero avanti con gioia ad ascoltare le fiabe. Le nostre visite erano l'evento
più importante per l'insediamento.
Oggi, 65 Rom sono iscritti alla biblioteca e la visitano regolarmente. Alcuni la
usano occasionalmente, soprattutto per navigare in Internet, e magari non sono
iscritti. Altri si avvicinano ai libri e ai racconti solo durante gli eventi che
organizziamo negli insediamenti.
Il nostro scopo - portare i libri e la biblioteca più vicino ai Rom,
particolarmente ai bambini, ha avuto molto successo. Li abbiamo ascoltati ed
assieme abbiamo sviluppato il progetto.
"I ROM INVITATI IN LIBRERIA" è stato scelto per il premio 2011
dell'Associazione Internazionale di Lettura per la Promozione della Lettura
Innovativa in Europa. In quanto responsabile del progetto, Marta Strahinič ha
ritirato il premio e presentato il progetto alla 17a Conferenza Europea di
Lettura, a Mons in Belgio.
Di Fabrizio (del 11/05/2012 @ 09:48:43, in scuola, visitato 1290 volte)
Segnalazione di Stojanovic Vojisvav
JusticeTvMercoledì, 09 Maggio 2012 15: :24 - Scritto da Martina Chichi
In Croazia, per la prima volta, un tribunale nazionale condanna una donna
accusata di aver discriminato la comunità rom. È accaduto a Fiume, dove, due
anni fa, un'esercente ha rifiutato di accogliere nel suo negozio due ragazze di
origine rom che si erano presentate per svolgere un tirocinio richiesto dalla
scuola secondaria superiore.
La titolare dell'esercizio aveva chiuso loro in faccia la porta del locale
chiamandole "zingare". Le studentesse hanno denunciato l'episodio alla preside
della scuola di economia frequentata e, dopo aver trovato un altro negozio per
svolgere le ore di pratica necessarie per superare l'anno, si sono rivolte al
tribunale per ottenere giustizia.
Il giudice ha condannato il gesto d'intolleranza della donna, ordinandole di
pagare una pena pecuniaria. Si è trattato, secondo la pronuncia, di un caso di
discriminazione su base etnica. Caso che ha destato l'attenzione dell'opinione
pubblica in una città multiculturale come Fiume, dove gli episodi di
intolleranza verso le comunità rom e sinti non sono affatto rari.
Le giovani sono rimaste soddisfatte. "Credo che il verdetto aprirà la strada
ad altri processi e aiuterà molte persone che vengono danneggiate perché non
appartenenti alla maggioranza etnica che c'è nella popolazione" ha commentato
una delle ricorrenti.
È un verdetto importante per la Croazia, perché per la prima volta è un
tribunale nazionale a emanare una condanna. Finora vicende legali analoghe
avevano trovato seguito solo presso la Corte europea dei diritti dell'uomo.
La discriminazione scolastica in Croazia era stata oggetto, nel 2010, di una
sentenza dei giudici di Strasburgo. Quattordici ricorrenti di origine rom
lamentavano il fatto di aver visto inserire i propri figli in classi composte
esclusivamente da ragazzi della stessa etnia. In quella occasione la Corte aveva
ritenuto che formare nelle scuole elementari classi separate per i bambini rom
li sottoponesse a un trattamento differente rispetto a quello degli altri
alunni. Le classi separate finivano per sfavorire il grado di istruzione dei
bambini, senza tenere conto delle esigenze di coloro che conoscevano male la
lingua croata. La Croazia era stata condannata a risarcire per danni morali i
ricorrenti, colpevole di aver discriminato la comunità rom e di non aver
garantito il diritto all'istruzione.
Fa notizia, quindi, la sentenza di condanna per discriminazioni di un
tribunale croato, accolta nella giurisprudenza nazionale come un significativo
precedente.
La guerra di Marius, contro una vita di campi provvisori che l'avevano
condannato a un'esistenza di analfabetismo e marginalita'. Arrivato a 16 anni a
Milano dalla Romania senza mai aver messo piede in una scuola, nonostante otto
sgomberi ha imparato a leggere e a scrivere in italiano con una borsa di studio
della Comunità di Sant'Egidio e delle mamme e maestre di Rubattino. Ora il suo
rifugio in città è una una biblioteca comunale (quella di via Valvassori Peroni,
zona Rubattino-Lambrate): "Anche quando non avevo dove andare venivo qui… è il
posto migliore che ho conosciuto". Il video di Christine Pawlata e Nicola
Moruzzi è stato premiato domenica al Salone del libro di Torino al concorso
nazionale "A CORTO DI LIBRI. I cortometraggi raccontano le biblioteche"
LA STORIA L'HANNO ACCUSATA DI ESSERE «UNA DELINQUENTE COME TUTTI GLI ZINGARI»
Il Tempo Rom cacciata dai compagni di scuola
La professoressa: «Una ragazza intelligente. Per fortuna è tornata»
Stefano Buda Le tensioni seguite all'omicidio di Domenico Rigante hanno lasciato
il segno.
Nelle scuole della città, qualcosa si è spezzato nel percorso di crescita comune
tra italiani-italiani e italiani di origine Rom. Dalle scuole della città
occorrerà ripartire, per abbattere i muri del pregiudizio e ricostruire il
dialogo tra culture. Dopo la morte dell'ultrà biancazzurro, per diversi giorni,
il processo d'integrazione ha subito un corto circuito. Un fenomeno che ha
colpito soprattutto i più giovani, ragazzi e ragazze come la giovane studentessa
Rom, di 17 anni, che chiameremo Anna. Anna frequenta un noto istituto di scuola
secondaria, non lontano da Rancitelli, il quartiere dove vive con la sua
famiglia. Una compagna di classe, sull'onda del clima da caccia alle streghe che
ha pervaso Pescara, la accusa di essere «una delinquente, come tutti gli
zingari». Anna è esasperata. La sera prima ha chiamato la polizia, avendo visto
«facce strane» bighellonare attorno a casa, e ormai nota una luce diversa negli
sguardi della gente. Reagisce male, difendendosi e contrattaccando con veemenza.
Dopo la lite decide che non andrà più a scuola. «È già molto difficile che una
donna Rom prosegua gli studi dopo l'età dell'obbligo - spiega una sua insegnante
- sarebbe stato un vero peccato perdere una ragazza intelligente come lei, che
ha compreso l'importanza dell'istruzione come forma di riscatto e dimostra
grandi doti e capacità». Anna per fortuna ci ripensa e dopo alcuni giorni torna
in classe. È lei a chiedere scusa. «Nonostante non fosse stata lei a scatenare
la lite - prosegue la professoressa - ha avuto la forza e l'umiltà di
riconoscere l'errore, dimostrando che la scuola aiuta a compiere progressi,
modificando anche certe attitudini tipiche di alcune culture»". La vicenda di
Anna non rappresenta un caso isolato. Molti altri ragazzi Rom, che frequentano
l'istituto, nei giorni scorsi sono rimasti a casa. Avevano paura. Per fortuna,
lentamente, il clima si sta rasserenando. «Non si erano mai verificati episodi
simili in precedenza - osserva l'insegnante - il processo d'integrazione è
sempre stato pacifico e armonioso, anche grazie al coinvolgimento dei genitori
italiani e Rom, nel corso dei frequenti colloqui». È da qui che occorrerà
ripartire, per sanare le ferite inferte a una convivenza che, dopo l'omicidio di
Domenico Rigante, appare sempre più difficile. Intanto il sindaco Mascia ha
chiesto al prefetto Vincenzo D'Antuono l'istituzione di un Tavolo tecnico.
«Occorre eliminare quei piccoli, grandi fenomeni di abusi, soprusi, angherie che
molti sono costretti a subire ogni giorno da poche famiglie che pensano di poter
vivere al di fuori delle leggi e delle regole del vivere civile». Ricomincerà a
breve lo sfratto agli inquilini abusivi grazie all'erogazione di 100mila euro
stanziato dalla Regione Abruzzo, da destinare all'Ater.
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:02:51, in scuola, visitato 1327 volte)
23/05/2012
Nei periodi di crisi sembra che tutto crolli, ogni certezza, ogni verità, e
basta poco per cadere nella psicosi, cercando il colpevole di un male che non
c'è dato vedere, ma solo temere.
Ci risiamo, Il 12/12/12 s'avvicina, i profetici maya incombono, la terra trema,
riaffiorano i Gog e Magog del terrorismo di stato e il tutto in un clima per
niente tranquillizzante per la crisi economica in atto. In questo scenario
d'altri tempi, di quelli dove si bruciavano le donne solo perché avevano i
capelli rossi o si perseguiva chi solo voleva essere libero, ritroviamo
l'atavica paura nei confronti dei diversi, dei nomadi, dei Rom.
È successo nei giorni scorsi a San Sebastiano al Vesuvio. Un gruppo di madri si
è presentato presso la locale scuola primaria, al plesso Capasso di Via degli
Astronauti, chiedendo ad alcune maestre le ragioni di un presunto accesso di
"zingari" nei locali scolastici. Le insegnanti cascano dalle nuvole e
rassicurano le donne che a scuola non entra nessuno senza permesso e tanto meno
si è riscontrato l'accesso di sconosciuti più o meno ascrivibili all'etnia in
questione. Le mamme, non paghe della spiegazione, insistono: "Voi volete ce lo
nascondere!" e una di queste spiega che la figlia, lo scorso venerdì, era stata
graffiata da un bambino "zingaro" accompagnato dalla madre nella stessa scuola.
Le insegnanti trasecolano ma rassicurano che nulla di tutto ciò è accaduto,
aggiungendo la probabilità del fatto che la bambina abbia frainteso l'accaduto,
confondendosi, magari anche guidata dalla reiterata usanza di minacciare i
nostri bambini col fatidico sopraggiungere degli "zingari", per portarli via
chissà dove e come.
Già la scorsa primavera avevamo sottolineato di come stesse circolando ancora
una volta il presunto "codice segreto degli zingari" (leggi) e di come questo
non fosse altro che una leggenda metropolitana. Ma sta di fatto che questo, in
un modo o nell'altro, gode ancora di una notevole reputazione "lo hanno detto
anche le Iene!" e questo basta a metter da parte ogni logico e opportuno dubbio,
legato a un sempre più raro buon senso. I forum dei social network sono pieni di
dispute a riguardo, dove si formulano le ipotesi più improbabili e fantasiose;
testate nazionali come la redazione palermitana di Repubblica non evita di dare
man forte a questo luogo comune e non manca su facebook chi augura le bombe di
Brindisi ai campi Rom (vedi).
La crisi crea anche di queste cose e nel momento in cui vengono a cadere le
nostre certezze, sul nostro benessere, sulla nostra sicurezza, aumentano quelle
sul nemico occulto che ci ascolta, che ci controlla per colpirci alle spalle e
quando meno ce l'aspettiamo. Chi meglio di uno "zingaro" può toglierci quello
che ci è più caro? Chi meglio di uno "zingaro" si presterà all'irriducibile odio
di massa e non troverà quasi nessuno a prenderne le parti?
E intanto loro continuano nella minuziosa opera di decompositori del nostro
pattume, come instancabili formiche vanno avanti laboriosi, anche quando li
cacciamo via per colpe mai commesse o non differenti dalle nostre. Ritornano e
riprendono la loro instancabile opera di riciclaggio, si sporcano le mani, là
dove noi non osiamo più metterle, vivono in luoghi che noi non osiamo neanche
più pensare e forse anche questo ce li rende più invisi, forse ci ricordano da
dove veniamo.
Certo che se degli adulti e vaccinati cittadini sansebastianesi, l'anno scorso,
hanno scambiato una pattuglia di carabinieri in borghese per degli "slavi
dall'atteggiamento sospetto", allora possiamo senz'altro giustificare la povera
bambina, purtroppo suggestionata dalle ancestrali paure materne.
Nicolás Jiménez González ha dedicato la sua vita allo studio del romanés.
Laureato in sociologia, consulente linguistico dell'Instituto de Cultura Gitana
e
professore-lettore nell'Università di Alcalá de Henares, attualmente lavora
al manuale di apprendimento del romanés standard "Sar San?" Inoltre, sta
progettando un piano di formazione per istruttori che possano insegnare
questo metodo nelle scuole con presenza di studenti gitani.
Appassionato di flamenco, dei film d'azione e di tori, Nicolás Jiménez
ritiene imprescindibile che il romanés venga incluso nei piani di studio, perché
questa lingua non finisca con lo sparire. Nel contempo, perché questo succeda è
necessaria l'istituzionalizzazione del popolo gitano.
La popolazione romanì nell'Unione Europea raggiunge i 12 milioni di
cittadini. Milioni di persone che hanno vissuto per anni una storia comune di
persecuzioni, isolamento e marginalizzazione. Milioni di persone che, inoltre,
condividono una cultura ed, in particolare, un lingua, il romanés.
Il romanés è un idioma dialettizzato che, assieme allo
spagnolo, ha dato luogo al
caló. "Il caló è una creazione collettiva dei gitani spagnoli, una parlata
nata in Spagna," afferma l'autore. Nel contempo, insiste che si debba tener
conto che tra due lingue in contatto c'è sempre un feedback. "Occorre
considerare l'influenza del romanés nello spagnolo: per esempio, nell'idioma
spagnolo esistono circa 200 gitanismi. Sono soprattutto nel gergo giovanile,"
spiega il consulente linguistico.
Senza dubbio, secondo il ricercatore, il caló ha smesso la sua utilità
comunicativa e si è convertito, invece, in un referente identitario.
"Posso affermare che il caló corre il rischio di estinguersi, dato che ha perso
la sua capacità di comunicazione," ripete Jiménez. Purtroppo attualmente non c'è
chi lo parli compiutamente, ma solo se ne adoperano alcune parole e brevi frasi
inframmezzate nella conversazione.
Ciononostante il caló è molto importante per i gitani, in quanto parte della
loro identità. Un'identità costruita a partire dall'esotismo e che ha
attraversato il XIX e la metà del XX secolo. "La moda del -flamenquismo-
risvegliò l'interesse della gente in Andalusia e, concretamente, dei gitani,"
assicura Nicolás Jiménez. Fu durante questo periodo che musici, pittori e
scrittori stranieri ricrearono questa atmosfera curiosa e lontana, col boom
dell'andalusismo che contribuì ad aumentare la simpatia per i gitani.
Verso uno standard
Fu così che la simpatia per i gitani divenne la principale motivazione per
iniziare a standardizzare il caló. Come dice Nicolás Jiménez, in Spagna gli
standard si conoscono poco e mai - sino ad adesso - si è fatto uno sforzo per la
loro diffusione. Tuttavia, in campo internazionale, la Commissione di
Linguistica dell'Unión Romaní, guidata dal professor Courthiade, è stata
incaricata di realizzare un progetto di standardizzazione del romanés, che
continua sino ad oggi, con un progressivo aumento degli utenti dell'alfabeto e
la pubblicazione in diversi paesi dei metodi di insegnamento.
"La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto"
"La nostra lingua dovrebbe essere presente nell'insegnamento dello spagnolo.
La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto,"
dichiara Jiménez. Per questo, uno dei piani di formazione è il manuale
Sar-san? (Come
stai?). Questa iniziativa lanciata dall'Instituto de Cultura Gitana, intende
recuperare l'uso del romanés in Spagna, per allontanarlo dal pericolo di
estinzione in cui si trova. Jiménez è il principale promotore e progettista
dell'idea ed afferma che "il libro è il primo passo all'interno di un grande
progetto."
"Chi sono gli zingari?" Con questa domanda, lapidaria e lessicalmente
scorretta, cominciavamo i laboratori con i ragazzi e le ragazze delle terze
medie della scuola San Benedetto, nel quartiere popolare e storicamente a forte
densità rom di Centocelle, periferia est di Roma. Le risposte, molto spesso
politicamente scorrette, introducevano il tema degli incontri, un rimosso della
storiografia ufficiale delle democrazie occidentali: il Porrajmos.
"Cos'è il Porrajmos?" Questa strana parola risuonava nelle classi di fronte gli
occhi interrogativi e curiosi dei ragazzi. Sui libri di storia, dove presenti,
solo pochissime parole per liquidare lo sterminio dei rom ad opera del
nazifascismo, mezzo milione di donne uomini e bambini torturati e uccisi nei
lager e nei rastrellamenti.
Più che una lezione di storia negata - l'Olocausto dei rom è stato definito da
qualcuno "il genocidio dimenticato" - gli incontri con i ragazzi e le ragazze
sono stati un momento di stimolo per chiunque, per loro e per noi.
Abbiamo scelto di svolgere gli incontri con un'impostazione frontale e dinamica,
per non annoiare con freddi numeri e dati e soprattutto per far esprimere
liberamente gli studenti, consentendogli sempre di dar sfogo anche alle proprie
critiche e obiezioni. In quanto il problema dell'esclusione sociale, della
discriminazione, del pregiudizio, della disinformazione, della persecuzione dei
rom è tutt'altro che risolto. La lavagna si riempiva di ciò che il termine
"zingaro" evocava nelle menti degli studenti e, ogni volta, per ogni classe, la
discriminazione, il pregiudizio e la disinformazione emergevano feroci. Ma da lì
a poco le certezze crollavano, di fronte ai video proiettati, alle immagini di
personaggi famosi (grande successo per Pirlo e Ibrahimovic) di origine romanì,
fino alle importanti testimonianze dirette di chi ha vissuto e vive nelle
baraccopoli di Roma, subendo sgomberi e blitz polizieschi. Uomini e donne che
potevano parlare delle loro esistenze da una cattedra di una scuola avvolti
dalla rispettosa quanto interessata attenzione dei ragazzi e delle ragazze. Una
presenza non scontata ai nostri laboratori, quella di uomini e donne costretti
ogni giorno a sbattersi per la città con lavori faticosi e in nero. Rinunciare a
ore di lavoro per essere in classe a raccontarsi vuol dire perdere quel po' di
denaro con la vendita al chilo del ferro raccolto che si può mettere insieme.
Per i mesi di aprile e maggio 2012 Popica Onlus e scuola San Benedetto hanno
collaborato intensamente e proficuamente, con due incontri per classe di un'ora
e mezza ciascuno, in orario di lezione.
Gli alunni hanno dimostrato interesse per l'argomento, ma la partecipazione si è
spesso estesa ai professori, a loro volta in buona parte esclusi
dall'informazione e dalle nozioni sui libri di storia di fronte a questo tema.
Il tutto è culminato in un interessante incontro con il Comitato genitori della
scuola, il 18 maggio.
Un'esperienza positiva ed importante che abbiamo voluto sviluppare a titolo
assolutamente gratuito, fuori dai mille progetti destinati ai rom o alla loro
inclusione, in quanto fermamente consci del nostro ruolo di attivismo e convinti
dell'importanza di iniziare la battaglia contro le discriminazioni proprio nella
culla della cultura, nella scuola, e proprio in quelle scuole, come la San
Benedetto, che, più di altre, sono attente alla formazione umana dei loro alunni
e delle loro alunne.
Christian Picucci e Gianluca Staderini
LO SCHEMA DEGLI INCONTRI IN CLASSE
Temi
Lezione-
durata
Tipologia
Conosci gli zingari?
Zingari o Rom
I tuoi pregiudizi sui Rom
I pregiudizi del mondo sui
Rom
Prima
parte:
60 minuti
Frontale / Dinamica /
Introduttiva
Stimolare gli studenti ad
esprimere liberamente la propria
opinione.
Spazio per domande degli
studenti.
Porrajmos
Seconda
parte:
30 minuti
Video
L'ideologia fascista e le
sue implicazioni razziali, prima
del 1938 e dopo.
L'ideologia nazista e le sue
implicazioni razziali
Le fasi di attuazione della
persecuzione antigitani ( cenni
generali e focus sul caso
italiano)
La soluzione finale
(con riferimenti contestuali
alle fonti scritte di natura
teorica)
Terza
parte:
30 minuti
Frontale/ teorica con
indicazioni per gli
approfondimenti individuali da
sviluppare successivamente.
Di Fabrizio (del 27/06/2012 @ 09:12:51, in scuola, visitato 1716 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Comunicato Stampa. Fondazione Anna Ruggiu onlus
Cagliari 24 giugno 2012
Ormai da 10 anni la Fondazione Anna Ruggiu, promuove l'elevazione culturale
delle
popolazioni rom presenti in Sardegna mediante l'attribuzione di borse di studio
ai giovani
Rom più meritevoli per rendimento scolastico, con particolare attenzione a
quanti riescono
ad arrivare alle scuole superiori.
L‘iniziativa muove dalla convinzione che la formazione e la cultura possano
costituire
un prezioso strumento di comprensione interculturale, di dialogo e di una
interazione tra
individui e culture rispettosa delle peculiarità di ogni cultura.
L'esperienza di questi anni dimostra che è possibile superare gli stereotipi ed
i tabù che
rendono difficile la convivenza tra due culture ad iniziare dai banchi della
scuola.
Quando l'iniziativa della Fondazione si incontra con la disponibilità di
amministratori
comunali attenti, di insegnanti capaci, di assistenti sociali disponibili, è
stato ed è possibile
raggiungere risultati positivi.
La scelta della sede per la cerimonia di consegna delle borse di studio per il
presente
anno è caduta sul Comune di Monserrato, anche a testimonianza di una ormai lunga
esperienza di iniziative volte a favorire l'inclusione dei rom presenti nel
territorio comunale
raggiungendo livelli di eccellenza nella scolarizzazione.
Tra i premiati di quest'anno, tre studenti delle scuole superiori di tre diversi
campi del sud
Sardegna ed una giovane rom che frequenta la Scuola media di Sinnai (vedi
foto, ndr.).
La manifestazione, realizzata in collaborazione con l'Unicef di Cagliari, che
parteciperà
all'iniziativa con la presidente provinciale Rossella Onnis, si svolgerà presso
il quartiere
rom di Monserrato, nel piazzale della pace dove, proprio nei giorni scorsi, per
volere
dell'Amministrazione comunale, è stato inaugurato un monumento a ricordo dei rom
vittime dello sterminio nazista (vedi
QUI, ndr.).
Gli insegnanti dei rom premiati illustreranno il curriculum dei rispettivi
allievi.
La manifestazione avrà inizio alle ore 19,
nel piazzale della pace, nel quartiere rom di Monserrato,
giovedì 28 giugno
Il presidente: Gianni Loy
Fondazione Anna Ruggiu Viale Sant'Ignazio n. 38. 09123 -
Cagliari. Tel. 3207232122.
Gloy46@tiscali.it
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