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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/01/2012 @ 09:18:20, in scuola, visitato 1534 volte)

23 gennaio 2012 ore 16.00

Triestefilmfestival.it

LA NOSTRA SCUOLA - OUR SCHOOL
MONA NICOARĂ, MIRUNA COCA-COZMA

Stati Uniti – Svizzera – Romania / USA – Switzerland – Romania
2011, HD, col., 94'br /> v.o. rumena / Romanian o.v.

ANTEPRIMA ITALIANA - ITALIAN PREMIERE
Fotografia / Photography: Ovidiun Mărginean. Montaggio / Editing: Erin Casper. Musica / Music: Sasha Gordon. Suono / Sound: Mona Nicoară, Miruna Coca-Cozma, John M. Davis. Produzione / Produced by: Sat Mic Film. Coproduzione / Co-produced by: Pipas Films.

Documentary Competition
Il film segue 3 bambini zingari che vivono in un paese rurale della Transilvania e fanno parte di un progetto pilota sull'integrazione nelle scuole rumene, dove vige ancora la segregazione. Alin, Benjamin e Dana partono per la scuola della città, pieni di ottimismo per quello che potranno imparare e per le nuove amicizie che nasceranno. Ottimismo che conservano anche quando i fondi destinati all'integrazione vengono dirottati, in modo discutibile, nella costruzione di una scuola per “soli zingari” e che comincia però a scemare quando i ragazzini si scontrano con la sfiducia di chi li circonda e con un isolamento ancora peggiore. L'artista di origini gitane e ucraine Eugene Hutz, fondatore dei Gogol Bordello e sostenitore convinto dei diritti dei Rom, ha dato il proprio contributo al film consentendo l'utilizzo del brano “Break the Spell”, contenuto nell'album dei Gogol Bordello, Trans-Continental Hustle (2010, American Recordings).
“Ho cominciato a lavorare al film nel 2005, spinta soprattutto dalla frustrazione. A metà degli anni '90, quelli di noi che si occupavano dei diritti dei Rom hanno cominciato a capire quanto fosse diffusa e cronica la segregazione, soprattutto nell'Europa orientale … Il motivo per cui ho iniziato il film è anche personale ed è il senso di colpa. In Romania, sono andata alle elementari con i Rom. Li ho visti essere buttati fuori dopo elementari e medie o semplicemente sparire dalle scuole superiori migliori, quelle che frequentavamo io e i miei amici. Da adolescente, non mi sono mai chiesta perché questo avvenisse. Al momento di cercare una scuola per i miei figli, avevo già cominciato a lavorare come attivista dei diritti umani … Ho voluto tornare indietro e capire dove abbiamo cominciato a sbagliare, e cosa dobbiamo fare di diverso.” (M. Nicoară)

 
Di Fabrizio (del 20/01/2012 @ 09:37:47, in scuola, visitato 1174 volte)

Da Roma_Daily_News

Cingeneyiz.org - Asilo mobile per bambini zingari 17/01/2012

L'asilo mobile creato per informare i bambini zingari sulle attività prescolari si muove per le strade del quartiere Ceyhan della città di Adana. Le autorità dicono che questo è il primo passo. L'intenzione nelle prossime fasi è di adoperare l'asilo mobile per registrare i bambini zingari alla scuola materna, per creare interesse verso la prescuola.

L'asilo mobile per cui il quartiere Şahin Özbilen è stato scelto come area pilota, data l'alta percentuale di popolazione zingara, intende creare un collegamento tra bambini e scuola. L'asilo mobile opererà ogni settimana in una strada differente.

Si dice che il primo motivo dei problemi educazionali dei bambini zingari è che le loro famiglie non li mandano a scuola. Però questa non è l'unica ragione. Comportamenti discriminatori e pregiudiziali da parte dei compagni di classe, dei genitori e degli stessi insegnanti, potrebbero causare improvvisi abbandoni scolastici da parte dei bambini zingari. Gli studiosi della questione, sottolineano la necessità di superare i pregiudizi contro gli zingari, molto comuni specialmente tra gli insegnanti, se si vuole aumentare il tasso di accessibilità dei bambini all'istruzione. Dev'essere garantito che non ci sia alcun tipo di comportamento discriminatorio a scuola, se davvero si vuole che progetti come quello della scuola mobile abbiano davvero successo.

Source: Anadolu Agency

 
Di Fabrizio (del 04/02/2012 @ 09:15:11, in scuola, visitato 1777 volte)

Storie che sarebbero già inquietanti di per sé, e che legano strettamente le strade che uniscono e dividono l'Europa dell'Est a quella dell'Ovest. Ma che devono spingere ad un'ulteriore riflessione, visto che finalmente il governo sembra iniziare a muoversi sul riconoscimento della nazionalità italiana a chi nasce qui, suscitando la reazione piccata del più grande politico (nel senso di fame mediatica) italiana. Un appunto strettamente personale: è una risposta anche a chi mi ha detto che non sono argomenti che riguardano i Rom.

Da British_Roma

Negare l'istruzione ad un bambino rom viola i diritti umani - 30 gennaio 2012

D [minore] -contro- Corte d'Appello sui rifugiati

Alta Corte

Neutral Citation: IEHC 431. Sentenza emessa il 10 novembre 2011 dal giudice Gerard Hogan.

Giudizio

La probabile negazione dell'accesso all'istruzione primaria di un bambino rom serbo viola i diritti umani di base e rientra in quanto proibito dal Refugee Act 1996, quindi la decisione di espellerlo verso la Serbia dev'essere annullata.

Retroscena

Il richiedente è nato in Irlanda nel 2006, quindi non è cittadino irlandese. I genitori sono nati in Serbia, dove erano considerati come Rom. Venne fatta richiesta di asilo a nome del bimbo, richiesta rigettata nell'agosto 2009.

E' stato eccepito in suo nome che avrebbe sofferto persecuzioni al ritorno in Serbia, in quanto non avrebbe ricevuto istruzione primaria. La Corte d'Appello sui rifugiati ha trovato che, per quanto potesse ravvisarsi discriminazione nella negazione all'istruzione, questo non era sufficiente a soddisfare il requisito della persecuzione ai sensi del Refugee Act.

Informazioni sul paese d'origine, provenienti dal Comitato ONU sui Diritti dei Bambini, dalla Commissione Europea e dal dipartimento di stato USA, mostrano che i Rom in generale ed i bambini, particolarmente le bambine, sono stati soggetti a discriminazioni diffuse. Sono pochi i bambini rom che in Serbia frequentano la scuola, e quando lo fanno sono spesso mandati in scuole speciali per bambini con difficoltà d'apprendimento.

Il giudice Hogan ha riconosciuto che non tutte le violazioni delle libertà civili di base o discriminazioni, siano paragonabili alla persecuzione. Il concetto di ciò che costituisce persecuzione non si presta ad un'analisi precisa, ha detto.

Ha sottolineato che in due casi precedenti il tribunale aveva mostrato come la discriminazione in altre parti della ex Jugoslavia, in un caso contro due persone di etnia serba ed in un altro una coppia croata-serba, non costituisse persecuzione.

Prima di analizzare le conclusioni del tribunale, il giudice doveva esaminare il livello di discriminazione che si sarebbe incontrato al ritorno in Serbia, ha aggiunto. Le informazioni sul paese d'origine in questione fornivano un quadro di "pervasiva discriminazione contro i bambini rom".

Decisione

Il giudice Hogan ha sottolineato che quasi 60 anni fa in un famoso giudizio, la Corte Suprema USA dichiarò in Brown -contro- Dipartimento dell'Istruzione di Topeka che la segregazione scolastica violava il principio costituzionale dell'eguaglianza. Anche se questo non significava persecuzione, illustrava come la scuola segregata fosse un segno distintivo di una società dove i gruppi svantaggiati erano soggetti ad una discriminazione ed esclusione pervasiva che, in determinate circostanze, portava alla persecuzione.

In questo caso le statistiche mostravano come il richiedente fosse a rischio di non ususfruire nemmeno dell'istruzione di base. La questione è se l'indifferenza ufficiale non sia stata lei stessa persecutoria.

Il giudice Hogan ha citato il libro The Law of Refugee Status del prof. James Hathaway, dove la persecuzione viene definita come "la mancata attuazione dello sviluppo di un diritto, dentro una categoria che è sia discriminatoria che non fondata sull'assoluta mancanza di risorse."

Il diritto all'istruzione viene ampliamente considerato come fondamentale negli art. 42 della Costituzione, art. 2 del primo protocollo della Convenzione Europea sui Diritti Umani e art. 14 della Carta UE sui Diritti Fondamentali, come pure nella Convenzione ONU sui Diritti del Bambino. "Se a D venisse negato il diritto all'istruzione di base, verrebbe effettivamente escluso da ogni partecipazione significativa nella società serba," ha detto Hogan. Sarebbe quindi un caso più grave della discriminazione subita negli altri due casi.

Ha poi aggiunto: "Mentre questo caso ricade fuori dalla tipologia classica di persecuzione prevista dalla Convenzione di Ginevra... sembra senza dubbio impossibile evitare la conclusione che la negazione dell'istruzione di base porti ad una seria violazione dei diritti umani basici [e] porti alla persecuzione, secondo quanto previsto dall'S 2 del Refugee Act 1996."

Il testo integrale della sentenza su www.courts.ie

Michael Lynn BL, instructed by John Gerard Cullen, Carrick-on-Shannon, for the applicant; Cindy Carroll BL, instructed by the Chief State Solicitor, for the State.


Da British_Roma

L'articolo qui sopra cita il caso di un bambino rom nato in Irlanda che potrebbe soffrire di una probabile negazione dell'accesso all'istruzione di base, in caso di ritorno in Serbia. Il film a questo link, del regista britannico Antony Butts, mostra esattamente cos'è accaduto a due ragazzi, nati e scolarizzati in Germania, senza alcuna conoscenza della lingua serba, "obbligati" a vivere a Leposavic, nella zona del Kosovo controllata dai Serbi, a nord del fiume Ibar. Non solo è stata negata loro un'istruzione adeguata, ma vengono pesantemente discriminati ed aggrediti dai coetanei serbi locali. Due ragazze presentate nello stesso documentario, rimandate sempre dalla Germania a Banja Peje in Kosovo, si trovano un po' meglio. Viene mostrato perfettamente le conseguenze scioccanti del rimpatriare bambini nati e cresciuti in un paese occidentale, costretti poi a vivere nella ex Jugoslavia a causa delle origini dei genitori.

Bernard Sullivan

 
Di Fabrizio (del 16/03/2012 @ 09:10:33, in scuola, visitato 1776 volte)

ENGAGE International Reading Association I ROM INVITATI IN LIBRERIA - Guest Blogger: Marta Strahinič

Secondo dati non ufficiali, ci sono circa 312 Rom che vivono nel comune di Metlika, la maggior parte risiede in cinque piccoli insediamenti. Tra loro, 139 sono bambini e3 giovani sino ai 15 anni di età. La maggior parte frequenta la scuola primaria con più o meno regolarità, ma pochi di loro frequentano la biblioteca.

Gli studiosi mostrano che la principale barriera per i giovani rom che iniziano la scuola, è la loro scarsa conoscenza dello sloveno. Quindi le biblioteche possono giocare un ruolo importante nel migliorare l'alfabetizzazione e la capacità di lettura dei bambini rom ancora prima che facciano il loro ingresso nella scuola.

Di conseguenza, nel 2003 mi sono attivamente coinvolta nel lavorare con i Rom. Ho tenuto i contatti con il centro di lavoro sociale Metlika, che mi ha forenito tutti i dati necessari perché iniziassi ad invitare in libreria i Rom, specialmente i giovani ed i loro genitori. Questi son stati gli inizi che sono sfociati in un progetto targhettizzato, denominato dalla biblioteca pubblica Ljudska knjižnica Metlika "I Rom invitati in biblioteca".

Abbiamo iniziato ad invitare i bambini ed il or genitori a partecipare a diversi eventi in libreria. Abbiamo tenuto conto dei loro desideri ed organizzato per loro narrazioni e spettacoli di marionette. Li abbiamo anche invitati ad eventi rivolti a tutti i bambini del comune.

Però, alcuni Rom non potevano, anche volendo, partecipare alle iniziative, per la mancanza di trasporti pubblici e solo qualcuno di loro aveva una macchina. Così la biblioteca decise il passo successivo. Nel 2005, iniziammo a d organizzare eventi negli insediamenti rom.

Ciò che accadeva in quegli insediamenti attirò una grande affluenza. I bambini accorrevano a giocare ed ascoltare i racconti, anche molti adulti si fecero avanti con gioia ad ascoltare le fiabe. Le nostre visite erano l'evento più importante per l'insediamento.

Oggi, 65 Rom sono iscritti alla biblioteca e la visitano regolarmente. Alcuni la usano occasionalmente, soprattutto per navigare in Internet, e magari non sono iscritti. Altri si avvicinano ai libri e ai racconti solo durante gli eventi che organizziamo negli insediamenti.

Il nostro scopo - portare i libri e la biblioteca più vicino ai Rom, particolarmente ai bambini, ha avuto molto successo. Li abbiamo ascoltati ed assieme abbiamo sviluppato il progetto.

"I ROM INVITATI IN LIBRERIA" è stato scelto per il premio 2011 dell'Associazione Internazionale di Lettura per la Promozione della Lettura Innovativa in Europa. In quanto responsabile del progetto, Marta Strahinič ha ritirato il premio e presentato il progetto alla 17a Conferenza Europea di Lettura, a Mons in Belgio.

 
Di Fabrizio (del 11/05/2012 @ 09:48:43, in scuola, visitato 1290 volte)

Segnalazione di Stojanovic Vojisvav

JusticeTv Mercoledì, 09 Maggio 2012 15: :24 - Scritto da Martina Chichi

In Croazia, per la prima volta, un tribunale nazionale condanna una donna accusata di aver discriminato la comunità rom. È accaduto a Fiume, dove, due anni fa, un'esercente ha rifiutato di accogliere nel suo negozio due ragazze di origine rom che si erano presentate per svolgere un tirocinio richiesto dalla scuola secondaria superiore.

La titolare dell'esercizio aveva chiuso loro in faccia la porta del locale chiamandole "zingare". Le studentesse hanno denunciato l'episodio alla preside della scuola di economia frequentata e, dopo aver trovato un altro negozio per svolgere le ore di pratica necessarie per superare l'anno, si sono rivolte al tribunale per ottenere giustizia.

Il giudice ha condannato il gesto d'intolleranza della donna, ordinandole di pagare una pena pecuniaria. Si è trattato, secondo la pronuncia, di un caso di discriminazione su base etnica. Caso che ha destato l'attenzione dell'opinione pubblica in una città multiculturale come Fiume, dove gli episodi di intolleranza verso le comunità rom e sinti non sono affatto rari.

Le giovani sono rimaste soddisfatte. "Credo che il verdetto aprirà la strada ad altri processi e aiuterà molte persone che vengono danneggiate perché non appartenenti alla maggioranza etnica che c'è nella popolazione" ha commentato una delle ricorrenti.

È un verdetto importante per la Croazia, perché per la prima volta è un tribunale nazionale a emanare una condanna. Finora vicende legali analoghe avevano trovato seguito solo presso la Corte europea dei diritti dell'uomo.

La discriminazione scolastica in Croazia era stata oggetto, nel 2010, di una sentenza dei giudici di Strasburgo. Quattordici ricorrenti di origine rom lamentavano il fatto di aver visto inserire i propri figli in classi composte esclusivamente da ragazzi della stessa etnia. In quella occasione la Corte aveva ritenuto che formare nelle scuole elementari classi separate per i bambini rom li sottoponesse a un trattamento differente rispetto a quello degli altri alunni. Le classi separate finivano per sfavorire il grado di istruzione dei bambini, senza tenere conto delle esigenze di coloro che conoscevano male la lingua croata. La Croazia era stata condannata a risarcire per danni morali i ricorrenti, colpevole di aver discriminato la comunità rom e di non aver garantito il diritto all'istruzione.

Fa notizia, quindi, la sentenza di condanna per discriminazioni di un tribunale croato, accolta nella giurisprudenza nazionale come un significativo precedente.

 
Di Fabrizio (del 17/05/2012 @ 09:07:53, in scuola, visitato 1496 volte)

...di segno opposto, la prima da Milano e la seconda da Pescara

La guerra (vinta) di Marius: "In biblioteca sto bene… è il posto migliore che ho conosciuto" Corriere della Sera di Alessandra Coppola

(video di Amnesty Italia)

La guerra di Marius, contro una vita di campi provvisori che l'avevano condannato a un'esistenza di analfabetismo e marginalita'. Arrivato a 16 anni a Milano dalla Romania senza mai aver messo piede in una scuola, nonostante otto sgomberi ha imparato a leggere e a scrivere in italiano con una borsa di studio della Comunità di Sant'Egidio e delle mamme e maestre di Rubattino. Ora il suo rifugio in città è una una biblioteca comunale (quella di via Valvassori Peroni, zona Rubattino-Lambrate): "Anche quando non avevo dove andare venivo qui… è il posto migliore che ho conosciuto". Il video di Christine Pawlata e Nicola Moruzzi è stato premiato domenica al Salone del libro di Torino al concorso nazionale "A CORTO DI LIBRI. I cortometraggi raccontano le biblioteche"


LA STORIA L'HANNO ACCUSATA DI ESSERE «UNA DELINQUENTE COME TUTTI GLI ZINGARI» Il Tempo
Rom cacciata dai compagni di scuola
La professoressa: «Una ragazza intelligente. Per fortuna è tornata»
Stefano Buda Le tensioni seguite all'omicidio di Domenico Rigante hanno lasciato il segno.


Nelle scuole della città, qualcosa si è spezzato nel percorso di crescita comune tra italiani-italiani e italiani di origine Rom. Dalle scuole della città occorrerà ripartire, per abbattere i muri del pregiudizio e ricostruire il dialogo tra culture. Dopo la morte dell'ultrà biancazzurro, per diversi giorni, il processo d'integrazione ha subito un corto circuito. Un fenomeno che ha colpito soprattutto i più giovani, ragazzi e ragazze come la giovane studentessa Rom, di 17 anni, che chiameremo Anna. Anna frequenta un noto istituto di scuola secondaria, non lontano da Rancitelli, il quartiere dove vive con la sua famiglia. Una compagna di classe, sull'onda del clima da caccia alle streghe che ha pervaso Pescara, la accusa di essere «una delinquente, come tutti gli zingari». Anna è esasperata. La sera prima ha chiamato la polizia, avendo visto «facce strane» bighellonare attorno a casa, e ormai nota una luce diversa negli sguardi della gente. Reagisce male, difendendosi e contrattaccando con veemenza. Dopo la lite decide che non andrà più a scuola. «È già molto difficile che una donna Rom prosegua gli studi dopo l'età dell'obbligo - spiega una sua insegnante - sarebbe stato un vero peccato perdere una ragazza intelligente come lei, che ha compreso l'importanza dell'istruzione come forma di riscatto e dimostra grandi doti e capacità». Anna per fortuna ci ripensa e dopo alcuni giorni torna in classe. È lei a chiedere scusa. «Nonostante non fosse stata lei a scatenare la lite - prosegue la professoressa - ha avuto la forza e l'umiltà di riconoscere l'errore, dimostrando che la scuola aiuta a compiere progressi, modificando anche certe attitudini tipiche di alcune culture»". La vicenda di Anna non rappresenta un caso isolato. Molti altri ragazzi Rom, che frequentano l'istituto, nei giorni scorsi sono rimasti a casa. Avevano paura. Per fortuna, lentamente, il clima si sta rasserenando. «Non si erano mai verificati episodi simili in precedenza - osserva l'insegnante - il processo d'integrazione è sempre stato pacifico e armonioso, anche grazie al coinvolgimento dei genitori italiani e Rom, nel corso dei frequenti colloqui». È da qui che occorrerà ripartire, per sanare le ferite inferte a una convivenza che, dopo l'omicidio di Domenico Rigante, appare sempre più difficile. Intanto il sindaco Mascia ha chiesto al prefetto Vincenzo D'Antuono l'istituzione di un Tavolo tecnico. «Occorre eliminare quei piccoli, grandi fenomeni di abusi, soprusi, angherie che molti sono costretti a subire ogni giorno da poche famiglie che pensano di poter vivere al di fuori delle leggi e delle regole del vivere civile». Ricomincerà a breve lo sfratto agli inquilini abusivi grazie all'erogazione di 100mila euro stanziato dalla Regione Abruzzo, da destinare all'Ater.

15/05/2012

 
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:02:51, in scuola, visitato 1327 volte)

23/05/2012

Nei periodi di crisi sembra che tutto crolli, ogni certezza, ogni verità, e basta poco per cadere nella psicosi, cercando il colpevole di un male che non c'è dato vedere, ma solo temere.

Ci risiamo, Il 12/12/12 s'avvicina, i profetici maya incombono, la terra trema, riaffiorano i Gog e Magog del terrorismo di stato e il tutto in un clima per niente tranquillizzante per la crisi economica in atto. In questo scenario d'altri tempi, di quelli dove si bruciavano le donne solo perché avevano i capelli rossi o si perseguiva chi solo voleva essere libero, ritroviamo l'atavica paura nei confronti dei diversi, dei nomadi, dei Rom.

È successo nei giorni scorsi a San Sebastiano al Vesuvio. Un gruppo di madri si è presentato presso la locale scuola primaria, al plesso Capasso di Via degli Astronauti, chiedendo ad alcune maestre le ragioni di un presunto accesso di "zingari" nei locali scolastici. Le insegnanti cascano dalle nuvole e rassicurano le donne che a scuola non entra nessuno senza permesso e tanto meno si è riscontrato l'accesso di sconosciuti più o meno ascrivibili all'etnia in questione. Le mamme, non paghe della spiegazione, insistono: "Voi volete ce lo nascondere!" e una di queste spiega che la figlia, lo scorso venerdì, era stata graffiata da un bambino "zingaro" accompagnato dalla madre nella stessa scuola. Le insegnanti trasecolano ma rassicurano che nulla di tutto ciò è accaduto, aggiungendo la probabilità del fatto che la bambina abbia frainteso l'accaduto, confondendosi, magari anche guidata dalla reiterata usanza di minacciare i nostri bambini col fatidico sopraggiungere degli "zingari", per portarli via chissà dove e come.

Già la scorsa primavera avevamo sottolineato di come stesse circolando ancora una volta il presunto "codice segreto degli zingari" (leggi) e di come questo non fosse altro che una leggenda metropolitana. Ma sta di fatto che questo, in un modo o nell'altro, gode ancora di una notevole reputazione "lo hanno detto anche le Iene!" e questo basta a metter da parte ogni logico e opportuno dubbio, legato a un sempre più raro buon senso. I forum dei social network sono pieni di dispute a riguardo, dove si formulano le ipotesi più improbabili e fantasiose; testate nazionali come la redazione palermitana di Repubblica non evita di dare man forte a questo luogo comune e non manca su facebook chi augura le bombe di Brindisi ai campi Rom (vedi).

La crisi crea anche di queste cose e nel momento in cui vengono a cadere le nostre certezze, sul nostro benessere, sulla nostra sicurezza, aumentano quelle sul nemico occulto che ci ascolta, che ci controlla per colpirci alle spalle e quando meno ce l'aspettiamo. Chi meglio di uno "zingaro" può toglierci quello che ci è più caro? Chi meglio di uno "zingaro" si presterà all'irriducibile odio di massa e non troverà quasi nessuno a prenderne le parti?

E intanto loro continuano nella minuziosa opera di decompositori del nostro pattume, come instancabili formiche vanno avanti laboriosi, anche quando li cacciamo via per colpe mai commesse o non differenti dalle nostre. Ritornano e riprendono la loro instancabile opera di riciclaggio, si sporcano le mani, là dove noi non osiamo più metterle, vivono in luoghi che noi non osiamo neanche più pensare e forse anche questo ce li rende più invisi, forse ci ricordano da dove veniamo.

Certo che se degli adulti e vaccinati cittadini sansebastianesi, l'anno scorso, hanno scambiato una pattuglia di carabinieri in borghese per degli "slavi dall'atteggiamento sospetto", allora possiamo senz'altro giustificare la povera bambina, purtroppo suggestionata dalle ancestrali paure materne.

Autore: Ciro Teodonno

 
Di Sucar Drom (del 12/06/2012 @ 09:56:43, in scuola, visitato 1448 volte)

Revistacale.wordpress.com: Il romanés, una lingua morta?
Nicolás Jiménez mentre legge "Sar- San?"

INTERVISTA

Nicolás Jiménez González ha dedicato la sua vita allo studio del romanés. Laureato in sociologia, consulente linguistico dell'Instituto de Cultura Gitana e professore-lettore nell'Università di Alcalá de Henares, attualmente lavora al manuale di apprendimento del romanés standard "Sar San?" Inoltre, sta progettando un piano di formazione per istruttori che possano insegnare questo metodo nelle scuole con presenza di studenti gitani.

Appassionato di flamenco, dei film d'azione e di tori, Nicolás Jiménez ritiene imprescindibile che il romanés venga incluso nei piani di studio, perché questa lingua non finisca con lo sparire. Nel contempo, perché questo succeda è necessaria l'istituzionalizzazione del popolo gitano.

La popolazione romanì nell'Unione Europea raggiunge i 12 milioni di cittadini. Milioni di persone che hanno vissuto per anni una storia comune di persecuzioni, isolamento e marginalizzazione. Milioni di persone che, inoltre, condividono una cultura ed, in particolare, un lingua, il romanés.

Il romanés è un idioma dialettizzato che, assieme allo spagnolo, ha dato luogo al caló. "Il caló è una creazione collettiva dei gitani spagnoli, una parlata nata in Spagna," afferma l'autore. Nel contempo, insiste che si debba tener conto che tra due lingue in contatto c'è sempre un feedback. "Occorre considerare l'influenza del romanés nello spagnolo: per esempio, nell'idioma spagnolo esistono circa 200 gitanismi. Sono soprattutto nel gergo giovanile," spiega il consulente linguistico.

Senza dubbio, secondo il ricercatore, il caló ha smesso la sua utilità comunicativa e si è convertito, invece, in un referente identitario.  "Posso affermare che il caló corre il rischio di estinguersi, dato che ha perso la sua capacità di comunicazione," ripete Jiménez. Purtroppo attualmente non c'è chi lo parli compiutamente, ma solo se ne adoperano alcune parole e brevi frasi inframmezzate nella conversazione.

Ciononostante il caló è molto importante per i gitani, in quanto parte della loro identità. Un'identità costruita a partire dall'esotismo e che ha attraversato il XIX e la metà del XX secolo. "La moda del -flamenquismo- risvegliò l'interesse della gente in Andalusia e, concretamente, dei gitani," assicura Nicolás Jiménez.  Fu durante questo periodo che musici, pittori e scrittori stranieri ricrearono questa atmosfera curiosa e lontana, col boom dell'andalusismo che contribuì ad aumentare la simpatia per i gitani.

Verso uno standard

Fu così che la simpatia per i gitani divenne la principale motivazione per iniziare a standardizzare il caló. Come dice Nicolás Jiménez, in Spagna gli standard si conoscono poco e mai - sino ad adesso - si è fatto uno sforzo per la loro diffusione. Tuttavia, in campo internazionale, la Commissione di Linguistica dell'Unión Romaní, guidata dal professor Courthiade, è stata incaricata di realizzare un progetto di standardizzazione del romanés, che continua sino ad oggi, con un progressivo aumento degli utenti dell'alfabeto e la pubblicazione in diversi paesi dei metodi di insegnamento.

"La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto"

"La nostra lingua dovrebbe essere presente nell'insegnamento dello spagnolo. La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto," dichiara Jiménez. Per questo, uno dei piani di formazione è il manuale Sar-san? (Come stai?). Questa iniziativa lanciata dall'Instituto de Cultura Gitana, intende recuperare l'uso del romanés in Spagna, per allontanarlo dal pericolo di estinzione in cui si trova. Jiménez è il principale promotore e progettista dell'idea ed afferma che "il libro è il primo passo all'interno di un grande progetto."

Link:

 
Di Fabrizio (del 17/06/2012 @ 09:16:22, in scuola, visitato 1604 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Popica onlus

"Chi sono gli zingari?" Con questa domanda, lapidaria e lessicalmente scorretta, cominciavamo i laboratori con i ragazzi e le ragazze delle terze medie della scuola San Benedetto, nel quartiere popolare e storicamente a forte densità rom di Centocelle, periferia est di Roma. Le risposte, molto spesso politicamente scorrette, introducevano il tema degli incontri, un rimosso della storiografia ufficiale delle democrazie occidentali: il Porrajmos.

"Cos'è il Porrajmos?" Questa strana parola risuonava nelle classi di fronte gli occhi interrogativi e curiosi dei ragazzi. Sui libri di storia, dove presenti, solo pochissime parole per liquidare lo sterminio dei rom ad opera del nazifascismo, mezzo milione di donne uomini e bambini torturati e uccisi nei lager e nei rastrellamenti.

Più che una lezione di storia negata - l'Olocausto dei rom è stato definito da qualcuno "il genocidio dimenticato" - gli incontri con i ragazzi e le ragazze sono stati un momento di stimolo per chiunque, per loro e per noi.

Abbiamo scelto di svolgere gli incontri con un'impostazione frontale e dinamica, per non annoiare con freddi numeri e dati e soprattutto per far esprimere liberamente gli studenti, consentendogli sempre di dar sfogo anche alle proprie critiche e obiezioni. In quanto il problema dell'esclusione sociale, della discriminazione, del pregiudizio, della disinformazione, della persecuzione dei rom è tutt'altro che risolto. La lavagna si riempiva di ciò che il termine "zingaro" evocava nelle menti degli studenti e, ogni volta, per ogni classe, la discriminazione, il pregiudizio e la disinformazione emergevano feroci. Ma da lì a poco le certezze crollavano, di fronte ai video proiettati, alle immagini di personaggi famosi (grande successo per Pirlo e Ibrahimovic) di origine romanì, fino alle importanti testimonianze dirette di chi ha vissuto e vive nelle baraccopoli di Roma, subendo sgomberi e blitz polizieschi. Uomini e donne che potevano parlare delle loro esistenze da una cattedra di una scuola avvolti dalla rispettosa quanto interessata attenzione dei ragazzi e delle ragazze. Una presenza non scontata ai nostri laboratori, quella di uomini e donne costretti ogni giorno a sbattersi per la città con lavori faticosi e in nero. Rinunciare a ore di lavoro per essere in classe a raccontarsi vuol dire perdere quel po' di denaro con la vendita al chilo del ferro raccolto che si può mettere insieme.

Per i mesi di aprile e maggio 2012 Popica Onlus e scuola San Benedetto hanno collaborato intensamente e proficuamente, con due incontri per classe di un'ora e mezza ciascuno, in orario di lezione.

Gli alunni hanno dimostrato interesse per l'argomento, ma la partecipazione si è spesso estesa ai professori, a loro volta in buona parte esclusi dall'informazione e dalle nozioni sui libri di storia di fronte a questo tema.

Il tutto è culminato in un interessante incontro con il Comitato genitori della scuola, il 18 maggio.

Un'esperienza positiva ed importante che abbiamo voluto sviluppare a titolo assolutamente gratuito, fuori dai mille progetti destinati ai rom o alla loro inclusione, in quanto fermamente consci del nostro ruolo di attivismo e convinti dell'importanza di iniziare la battaglia contro le discriminazioni proprio nella culla della cultura, nella scuola, e proprio in quelle scuole, come la San Benedetto, che, più di altre, sono attente alla formazione umana dei loro alunni e delle loro alunne.

Christian Picucci e Gianluca Staderini

LO SCHEMA DEGLI INCONTRI IN CLASSE
Temi Lezione- durata Tipologia
  1. Conosci gli zingari?
  2. Zingari o Rom
  3. I tuoi pregiudizi sui Rom
  4. I pregiudizi del mondo sui Rom
Prima parte:
60 minuti
  • Frontale / Dinamica / Introduttiva
  • Stimolare gli studenti ad esprimere liberamente la propria opinione.
  • Spazio per domande degli studenti.
  1. Porrajmos
Seconda parte:
30 minuti
  • Video
  1. L'ideologia fascista e le sue implicazioni razziali, prima del 1938 e dopo.
  2. L'ideologia nazista e le sue implicazioni razziali
  3. Le fasi di attuazione della persecuzione antigitani ( cenni generali e focus sul caso italiano)
  4. La soluzione finale

    (con riferimenti contestuali alle fonti scritte di natura teorica)
Terza parte:
30 minuti
  • Frontale/ teorica con indicazioni per gli approfondimenti individuali da sviluppare successivamente.
  1. I Rom, i campi e gli sgomberi
Quarta parte:
15 minuti
  • Video
  1. Rom oggi a Roma
  2. La persecuzione oggi
Quinta parte:
45 minuti
  • Testimonianza diretta / conclusioni
 
Di Fabrizio (del 27/06/2012 @ 09:12:51, in scuola, visitato 1716 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

Comunicato Stampa. Fondazione Anna Ruggiu onlus
Cagliari 24 giugno 2012


Ormai da 10 anni la Fondazione Anna Ruggiu, promuove l'elevazione culturale delle popolazioni rom presenti in Sardegna mediante l'attribuzione di borse di studio ai giovani Rom più meritevoli per rendimento scolastico, con particolare attenzione a quanti riescono ad arrivare alle scuole superiori.

L‘iniziativa muove dalla convinzione che la formazione e la cultura possano costituire un prezioso strumento di comprensione interculturale, di dialogo e di una interazione tra individui e culture rispettosa delle peculiarità di ogni cultura.

L'esperienza di questi anni dimostra che è possibile superare gli stereotipi ed i tabù che rendono difficile la convivenza tra due culture ad iniziare dai banchi della scuola.

Quando l'iniziativa della Fondazione si incontra con la disponibilità di amministratori comunali attenti, di insegnanti capaci, di assistenti sociali disponibili, è stato ed è possibile raggiungere risultati positivi.

La scelta della sede per la cerimonia di consegna delle borse di studio per il presente anno è caduta sul Comune di Monserrato, anche a testimonianza di una ormai lunga esperienza di iniziative volte a favorire l'inclusione dei rom presenti nel territorio comunale raggiungendo livelli di eccellenza nella scolarizzazione.

Tra i premiati di quest'anno, tre studenti delle scuole superiori di tre diversi campi del sud Sardegna ed una giovane rom che frequenta la Scuola media di Sinnai (vedi foto, ndr.).

La manifestazione, realizzata in collaborazione con l'Unicef di Cagliari, che parteciperà all'iniziativa con la presidente provinciale Rossella Onnis, si svolgerà presso il quartiere rom di Monserrato, nel piazzale della pace dove, proprio nei giorni scorsi, per volere dell'Amministrazione comunale, è stato inaugurato un monumento a ricordo dei rom vittime dello sterminio nazista (vedi QUI, ndr.).

Gli insegnanti dei rom premiati illustreranno il curriculum dei rispettivi allievi.

La manifestazione avrà inizio alle ore 19, nel piazzale della pace, nel quartiere rom di Monserrato, giovedì 28 giugno

Il presidente: Gianni Loy

Fondazione Anna Ruggiu Viale Sant'Ignazio n. 38. 09123 - Cagliari. Tel. 3207232122.
Gloy46@tiscali.it

 
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