Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 07/03/2008 @ 10:10:38, in blog, visitato 1659 volte)
Bogotà, convegno mondiale dei riciclatori
Si è aperto ieri a Bogotà il primo convegno internazionale dei recicladores, gli
operatori popolari del riuso e del riciclo. Parteciperanno le reti di operatori
del riuso e del riciclaggio latinoamericane e le più importanti organizzazioni
di ri...
Ue, le radici cristiane dell'Europa
Negli ultimi mesi si è sviluppato un ampio e animato di dibattito
sull’opportunità di inserire nel testo della Costituzione dell’Unione europea
che è in fase di preparazione un riferimento alle “radici cri...
Firenze, la voce rom
Sabato 15 marzo 2008 si terrà l’assemblea pubblica “Romano Krlo. O baro
phiripe, o taksirati, o duraipe, o pindžaripe e romengo, o odžuvdipe baškimo” (L...
Napoli, italiani comprano neonata rom
Dramma della disperazione a Napoli, dove sembra che un’italiana, Luigia
Giordano, abbia organizzato la vendita di una neonata rom. La Giordano,
residente nell'agro sarnese-nocerino, avrebbe convint...
Lombardia, nuove norme anti-rom
La nuova legge sul Governo del Territorio, approvata ieri dall'assemblea del
consiglio regionale lombardo, prevede che le delibere comunali sull'istituzione
di nuovi insediamenti rom e sinti e addirittura s...
Roma, "parole nomadi"
Venerdì 7 marzo, alle ore 15.00, presso la Casa dello Studente (Aula Pasolini)
in via C. De Lollis n. 20, avrà luogo "Parole Nomadi": convegno
sull'immigrazione organizzato da "Resistenza Universitaria", laboratorio
politico de "La Sapienza" d...
Il popolo rom non è un problema
La Sicilia è un problema? No. La mafia siciliana soltanto pone grandi problemi
sia in Sicilia che fuori. La Calabria è un problema? No. La ‘ndrangheta è un
problema sia in Calabria che nelle altre regioni dove ...
Di Fabrizio (del 08/03/2008 @ 09:35:42, in Europa, visitato 2126 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Mentre in Italia per le elezioni politiche ed amministrative le minoranze Rom
sono ignorate sia dai programmi elettorali, sia dalle liste dei candidati,
dall’Europa arriva una denuncia molto chiara.
Non si può avere una strategia europea per i rom efficace senza che i rom stessi
siano nella sua definizione, nell’implementazione e nella valutazione dei
risultati. Finora, a livello comunitario, i rom sono infatti rimasti esclusi dal
processo politico che riguarda le loro sorti.
Della strategia europea sui rom si è discusso ieri all’Europarlamento a
Bruxelles in un meeting organizzato dal gruppo dei socialisti (Pse) che ha visto
la partecipazione di Ong e del commissario agli Affari sociali Vladimir Špidla.
In base a una risoluzione del Pe del 31 gennaio scorso, la Commissione europea è
stata invitata a definire una strategia comunitaria per affrontare i numerosi
problemi di inclusione che riguardano i 9 milioni di rom europei, la minoranza
etnica più numerosa del continente.
Come ha fatto notare Andre Wilkens di Open Society, i problemi nati in Italia in
seguito all’omicidio di Giovanna Reggiani hanno contribuito a riaprire il
dibattito a livello europeo, portando la questione fino ai massimi vertici del
Consiglio dei capi di Stato e governo.
Ma pur essendo tra le priorità principali dell’Ue in materia di diritti umani,
la questione rom non viene trattata in modo appropriato.
Innanzitutto, come anticipato in apertura di articolo, i rom sono esclusi dal
processo decisionale comunitario che li riguarda. Valeriu Nicolae, direttore
della Ong European Roma Grassroots Organisation, ha ricordato come “tra le
migliaia di dipendenti della Commissione Ue non vi sia nemmeno un rom”.
Peggio, nessun rom partecipa al Gruppo interservizi sui rom: si tratta di un
tavolo di discussione e coordinamento tra i vari servizi dell’esecutivo europeo:
“è come se un gruppo di lavoro sugli italiani fosse composto solo da tedeschi
e francesi”.
Neppure un rom nemmeno all’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra).
Inoltre Nicolae ha criticato il fatto che una mancanza di strategia da parte
della Commissione porti a spendere poco efficacemente gli ingenti fondi
stanziati (circa 300 milioni). Ma Nicolae ha criticato anche le Ong, che non
sono state in grado di ascoltarsi reciprocamente e di agire in una prospettiva
più allargata di quella nazionale.
Una strategia funzionante, nell’opinione di Ivan Ivanov dell’European Roma
Information Office (Erio), deve basarsi sui piani di azione esistenti, come
quello della Decade Rom, o dell’Osce. Deve poi seguire una logica di
coordinamento tra i livelli comunitario, nazionale e locale, essere inclusiva,
condivisa e avere obiettivi di lungo termine, essere coordinata dalla
Commissione, grazie alle proprie capacità amministrative, essere multisettoriale
e coprire i settori fondamentali di esclusione, ovvero educazione, occupazione e
sanità.
Ieri è anche stata lanciata pubblicamente una coalizione di otto Ong (European
Roma Policy Coalition), costituita da Amnesty International, European Network
Against Racism (Enar), European Roma Grassroots Organisation (Ergo), European
Roma Information Office (Erio), European Roma Rights Centre (Errc), Minority
Rights Group International (Mrgi), Open Society Institute e Spolu International
Foundation.
Di Fabrizio (del 11/03/2008 @ 20:39:22, in Europa, visitato 2472 volte)
Da
Helsingin Sanomat
"L'istruzione per i Rom è la chiave di tutto", ha detto Andrezej Mirga,
Consigliere Anziano per le Tematiche Rom dell'Organizzazione della Sicurezza e
Cooperazione in Europa, giovedì durante una visita ad Helsinki.
Mirga è in Finlandia per conoscere la situazione dei Rom in Finlandia, come
pure quella dei Rom che vi sono arrivati da diversi paesi dell'Est Europa.
Spera di imparare dall'esperienza della politica finlandese e di passare
queste esperienze in altri paesi.
Mirga, lui stesso un Rom polacco, dice che è importante andare alle radici
del problema. Per esempio, in Romania e Bulgaria, i Rom soffrono di
discriminazione e mancanza di istruzione, ha detto Mirga.
"L'Unione Europea dovrebbe investire in opportunità educazionali dove vivono
i Rom. Occorrono soldi, ma si ripagheranno da soli quando i Rom avranno lavoro e
pagheranno le tasse", dice Mirga.
"L'istruzione dovrebbe estendersi ai Rom già nel livello prescolare, perché i
bambini Rom sono già dietro al resto della popolazione quando arrivano a
scuola."
Mirga ha visitato la regione della Transilvania in Romania, da cui arrivano i
Rom che si vedono mendicare nelle strade di Helsinki. Descrive le loro
condizioni di vita nell'area di Cluj Napoca come "sotto gli standards".
Mirga osserva che operatori di differenti paesi hanno tentato di affrontare
il problema della povertà tra i Rom europei spingendolo lontano dalla vista.
D'altra parte, questo non funziona. "Se spingiamo il problema fuori, quello
rispunta da un'altra parte."
Puntualizza che l'Europa ha tra i propri principi il libero movimento, che
significa che come cittadini UE, i Rom non possono essere legati ad un posto
contro il loro volere.
Nei prossimi giorni Mirga e Nina Suomalainen, consigliera dell'Ombudsman per
le Minoranze dell'OCSE, esamineranno la situazione dei Rom che sono arrivati in
Finlandia da altre parti dell'Unione Europea.
Incontreranno anche qualcuno dei mendicanti che sono arrivati ad Helsinki.
All'inizio della settimana, una discussione non ufficiale tra vari ministri
si è tenuta presso il Ministero degli Affari Sociali e della Salute. Nella
discussione, un rappresentante del Ministero degli Interni ha notato che la
presenza di mendicanti Rom dall'Est Europa non è un grosso problema dal punto di
vista della polizia finnica.
La situazione è considerevolmente peggiore in Italia, Spagna, Francia,
Germania e Britannia.
La settimana prossima una delegazione di tecnici da Helsinki volerà in
Romania per studiare le politiche e strategie verso la popolazione Rom.
Di Fabrizio (del 12/03/2008 @ 15:23:36, in casa, visitato 2557 volte)
In corrispondenza col primo turno delle elezioni municipali, il 59% dei
sindaci uscenti si dichiara sfavorevole all'accoglienza della Gens du voyage
sul loro comune.
Pertanto, dal 2000, la legge Besson (n°2000-614 del 5 luglio 2000) obbliga
tutti i comuni a realizzare aree di stazionamento ed a rispondere ai bisogni
abitativi nella loro politica locale d'urbanesimo. La Commissione nazionale
consultiva per i diritti dell'uomo (CNCDH) ha appena pubblicato uno studio che
conferma l'urgenza di agire. In otto anni, solamente un quarto dei posti di accoglienza
previsti sono stati aperti, forzando la Gens du voyage a soste irregolari
nei luoghi disponibili. E' utile ricordare che se le Gens du voyage sono
a volte collegabili ad atti punibili, si tratta soltanto di una minoranza -
nella medesime proporzioni del resto della popolazione - che una volta di più
funge da pretesto al rifiuto di una popolazione in perdita di cultura e di
riferimenti culturali, la cui integrazione non può essere abbordata come per
altre Comunità da parte il loro statuto di nomadi. Questa situazione è
generalmente la conseguenza delle pressioni fatte dalle istanze decisionali
economiche che rifiutano la loro vicinanza e fanno pressione sui municipi per
ritardare le attribuzioni di superfici sistemate. "Troppo spesso fanno passare
l'economico prima dei Diritti dell'Uomo." Lo Stato deve riconoscere infine il
caravan come un alloggio, con tutti i suoi diritti e doveri legati.""La legge
sul diritto all'alloggio deve anche potersi applicare senza discriminazione
secondo il modo di vita."Esiste ora una nuova "politica di discriminazione nei
confronti della Gens du voyage: questa politica se traduce in
comportamenti populisti di diversi governi a scala europei. Dalla Romania.
passando per l'Italia e la Francia le politiche di rifiuto fondate su eventi
specifici o isolati, fanno pensare che ci sono probabilmente gruppi di pressione
politici ed economici che intendono aggravare ancora di più la situazione dei
non-diritti, dell'esclusione, della Gens du voyage. La situazione
generale di quest'ultimi sembra ormai alla mercé dell'infrazione inferiore
commessa da una persona della loro Comunità. Processo che nessuna democrazia
deve tollerare. "In mancanza di una persona non deve generare la condanna
dell'insieme della Comunità." Questo al solo scopo di soddisfare il "benessere"
ed il "bene-pensare" di un'altra parte della popolazione." "Ma sembra molto più
semplice chiamare all'esclusione ed alla repressione ", piuttosto che avere un
dibattito di fondo con i rappresentanti di questa Comunità, dibattito che deve
essere messa oggi su scala europea." Per la LBDH M. Herjean.
Di Fabrizio (del 13/03/2008 @ 09:17:15, in Italia, visitato 1750 volte)
Da
ViviMilano - Corriere della sera
31 anni, serba e di etnia rom spiega perché si candida:
«Voglio aiutare i rom e con loro difendere i diritti di tutti»
MILANO - Dopo la pornostar Cicciolina, il transgender Luxuria, arriva una
nuova candidatura provocatoria per il parlamento italiano: la zingara.
Dijana Pavlovic, serba e romni (donna di etnia rom), attrice e mediatrice
culturale è, infatti, la numero 8 della lista della Sinistra Arcobaleno alla
Camera. «Il comitato nazionale rom e sinti ha chiesto a tutti i partiti
italiani di candidare un suo rappresentante. La Sinistra Arcobaleno è stata
l'unica a rispondere», spiega Dijana. «Ma di certo, mai mi sarei candidata con
Berlusconi o con Veltroni. Non mi sarei messa in lista con chi vuole «patti di
sicurezza» o con chi vuole cacciare via dal Paese chi è diverso».
Ama la sua gente, 31 anni anni, non ha figli. Strano per una rom: «Ho
posticipato l'evento. Ho studiato e mi sono laureata. Ma adoro i bambini. Ci
lavoro tutti i giorni». E allora la provochiamo: «Se avessi dei bambini li
manderesti a chiedere l'elemosina? «Certo se avessi problemi economici , - ci
risponde - e se mi trattassero male come oggi vengono trattati gli zingari,
allora non mi farei scrupoli. Ora però ho un solo obiettivo. Andare in
Parlamento per cercare di risolvere le problematiche dei rom e con loro
difenderò i diritti di tutti gli italiani».
Per strada canta, beve alla fontana, gioca con la gente, chiede il
voto per la sua lista e ottiene sorrisi. Quando vuole leggere la mano qualcuno
scappa. Poi si avvicina una nomade romena che le chiede l'elemosina e allora
coglie l'occasione per spiegarci i problemi dei rom di via Triboniano e di
quelli che vivono a Sesto San Giovanni: «Da più di un anno vivo con loro nelle
baracche, nel fango sotto la pioggia e vedo le donne partorire per strada. Posso
assicurare che ci sono anche i rom buoni, quelli onesti, come me. E sono la
maggioranza». E se ne va, in attesa di conoscere Fausto Bertinotti, venerdì 14
alla presentazione al teatro Smeraldo, decisa a giocarsi le sue chances.
Nino Luca
12 marzo 2008
Di Sucar Drom (del 14/03/2008 @ 08:55:52, in blog, visitato 1782 volte)
Tolleranza zero: quanta demagogia!
In base al rapporto Eurispes-Associazione Ex 2003, nel nostro paese in famiglia
si verifica un omicidio ogni due giorni. Nel 2003 questo tipo di delitti
rappresenta circa un quarto di tutti quelli commessi in Italia. Quanto
all'ambito in cui tale delitto viene commesso, a...
Rom e Sinti, l'ONU critica l'Italia
Una coalizione di associazioni per i Diritti Umani accoglie con soddisfazione le
Osservazioni Conclusive del CERD sull’Italia. Il CERD dell’ONU critica
severamente il trattamento dei Ro...
La scuola luogo reale di partecipazione
Fra tutti i luoghi di partecipazione, la scuola riveste certamente un ruolo
centrale in quanto spazio condiviso tra bambini/studenti e le loro famiglie, un
ruolo che la scuola però deve ancora scoprire a...
Rom e Sinti, Italia bocciata dall'Onu
Una relazione in trenta punti, di cui otto positivi e venti relativi a
preoccupazioni e raccomandazioni. È il rapporto del CERD- Comitato per
l'eliminazione della discriminazione razziale dell'Onu, che il 7 marzo scorso ha
commentato il rapporto dell'Italia...
Pescara, un Rom in Consiglio Comunale?
A Pescara da diversi mesi è attivo il comitato "Un Rom al Consiglio Comunale"
per sensibilizzare le persone e per sollecitare le forze politiche locali ad
adottare una corretta programmazione di politica sociale di interazione
culturale con la minoranza rom presente nel territorio. Durante questo anno di
attività il com...
Discriminazioni, in Italia serve un serio monitoraggio
Da alcuni anni Sucar Drom denuncia pubblicamente le più evidenti discriminazioni
subite dalle minoranze sinte e rom in Italia. Anche nel rapporto per il CERD
dell’ONU abbiamo fatto emergere, tra le tante discriminazioni, la pratica comune
nel Nord Italia de...
Milano, Dijana Pavlovic candidata dalla Sinistra Arcobaleno
Una rom candidata alla Camera dei Deputati. La Sinistra arcobaleno l'ha
candidata in Lombardia. Si chiama Dijana Pavlovic, serba 31 anni, laureata, è
attrice di teatro e mediatrice culturale: potrebbe ess...
Roma, ancora sgomberi e "campi nomadi"
In questi giorni è stato comunicato agli abitanti del “campo nomadi” Casilino
900 che è imminente lo sgombero. Vi è stato un invito ad andar via e sono stati
tagliati gli allacci alla corrente. Ieri i bambini non sono andati a scuola,
mettendo in piedi una sorta ...
La scuola ai Sinti
La scuola per noi sinti era ed è ancora oggi un problema. Nell’anno 1965/6 i
bambini sinti di Bolzano andavano a scuola accompagnati da un Sinto che guidava
un pulmino giallo con la scritta “scuolabus”.
Quasi tutti i bambini sinti freque...
Pescara, un Rom è candidato per il Consiglio Comunale
Dopo oltre un anno di attività, il Comitato "Un Rom al consiglio comunale di
Pescara" conclude la prima fase del lavoro programmato. Alcuni giorni fa era
stata dichiarata la scelta politica del Comitato di s...
Da
Baltic_Roma
I neonazisti a Riga, secondo il locale giornale in lingua russa "Telegraf"
del 4 marzo, stanno attaccando i Rom con regolarità che aumenta. Benché n
neonazista sia stato arrestato all'inizio del mese ed accusato di aver attaccato
due ragazze Rom, la maggioranza di questi atti rimane senza investigazione
perché la maggior parte dei Rom non vuole contattare la polizia.
L'assalto avvenne lo scorso ottobre nell'appartamento di due ragazze. Gli
skinheads seguirono una tredicenne da un negozio lì vicino e la picchiarono con
catene. Una delle vittime fu così traumatizzata da rifiutare per sei mesi di
uscire di casa. La polizia ha altri sospetti coinvolti in attacchi seguenti
contro due Armeni. Anatoly Berezovsky, locale Rom leader, riporta su "Telegraph"
che la comunità soffre di assalti regolari dai neonazisti e che questo in
precedenza non succedeva.
L'addetta stampa della polizia, Kristine Apse-Kruminja, ha confermato
l'articolo del giornale e caratterizzati i motivi degli skinheads come "un misto
di hooliganismo e xenofobia". I neonazisti includono tanto Russi che Lettoni, ha
aggiunto, uniti nell'odio verso i Rom, che considerano indifesi per la loro
paura della polizia. Il giornale aggiunge che i neonazisti condussero altri
raids contro case rom nella stessa area dove vivevano le due ragazze.
Copyright (c) 2008. UCSJ. All rights reserved.
Di Fabrizio (del 16/03/2008 @ 08:58:33, in scuola, visitato 2324 volte)
Da
Roma_Francais
"All'inizio, alcuni vengono a volte piedi nudi in pieno inverno, ma dopo
alcuni mesi di scuola, l'atteggiamento dei genitori evolve ed i bambini arrivano
vestiti propriamente".
Marko Urdzik, robusto direttore del Centro rom di Lipany, non sa "come
misurare i progressi quando si parte da così in basso", ma ha una certezza:
"l'educazione dei più piccoli è il solo mezzo di migliorare le cose" per la
comunità rom di Slovacchia, una delle più povere d'Europa.
Tutti lo conoscono nel quartiere rom della borgata industriale di Lipany, chi
si riassume, come spesso nell'est slovacco, in edifici rovinati, delle case di
pannocchia e delle capanne.
Marko Urdzik anche lui conosce tutti: "per occuparsi dei bambini, devi
conoscere la famiglia in senso largo, chi è chi, chi fa cosa, chi vuole cosa,
chi non vuole niente. Alcuni non vogliono realmente nulla, neanche occuparsi dei
loro bambini che osservano crescere nei détriti."
"Il più difficile, sono di abituare i bambini a scuola quando vivono con
adulti che non fanno nulla", sottolinea Jozef Gorol, detto "Jozko", insegnante
in un altro centro, a Stropkov. Questa città di 11.000 abitanti conta un
migliaio di Rom, proporzione che riflette la demografia di questo paese
diventato europeo nel 2004- circa 500.000 zingari per 5,5 milioni di abitanti.
A Stropkov come a Lipany, lo scopo è di attirare i bambini "per evitare che
si trascinino da soli fuor tutto il giorno", sviluppare l'igiene di quelli che
non si lavano, favorire il risveglio con il disegno, la musica o la danza,
apprendere lo slovacco per quelli che parlano soltanto il romanes.
"Se non si preparano, saranno esclusi dal sistema scolastico perché non
potranno adattarsi", garantisce il direttore del centro di Lipany.
Secondo un recente rapporto di Amnesty International, più del 60% fermano la
loro scolarità alle primarie, il 3% raggiunge le secondarie, lo 0,3% stacca un
diploma universitario.
Aladar Badyi 22 anni, arrestato "a causa delle sue cattive frequentazioni".
Insegna danza e disegno al centro di Stropkov, "è la possibilità della sua vita,
la sua sola felicità".
Vi passa i suoi giorni anche se il suo contratto prevede soltanto due ore al
giorno per 1900 corone (58 euro) al mese, nel quadro del "lavoro d'attivazione"
realizzato dal governo precedente contemporaneamente ad una riduzione drastica
degli aiuti sociali.
Con il fleble livello degli incitamenti finanziari, le riforme liberali hanno
avuto per effetto, secondo i lavoratori sociali, di peggiorare la miseria senza
ridurre la disoccupazione che riguarda il 100% dei Rom. Alcuni vivono senza luce
né riscaldamento per mancato pagamento, i sindaci li espellono per ritardo nel
pagare l'affitto.
Un programma di rialloggiamento è stato lanciato ma, secondo differenti
studi, la vita dei Rom non ha smesso di degradarsi dalla fine del comunismo, nel
1989. Allo stesso tempo, la "percezione negativa (della società) è peggiorata a
causa in particolare del loro declino sociale, della disoccupazione crescente e
della loro aumentata dipendenza riguardo agli aiuti sociali", secondo una
relazione della Banca mondiale
"Per troppo tempo, i Rom si sono lasciati portare dal sistema", ritiene Jozko.
La sua storia mostrare tuttavia che prendere la propria vita in mano non è
facile: ha abbandonato l'università dopo essere stato attaccato nella città
universitaria dagli skinheads, quindi quando ha deciso di lavorare al centro di
Stropkov, molti, nella sua Comunità, la hanno insultato trattandolo da "collabo".
A 26 anni, Daniel Hubac, direttore del centro di Stropkov, si dice "spesso
deluso" da quelli di cui si occupa ed "a volte disperato" cper le difficoltà del
suo lavoro. Alla passività dei Rom, si aggiungono, secondo lui, una "mancanza di
volontà politica nonostante le grandi dichiarazioni di intenti", peggiorata dai criteri opachi di quelli che, a Bratislava, assegnano gli aiuti pubblici e
separano le domande di fondi europei.
Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 08:41:32, in Italia, visitato 1660 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Milano: Nelle ultime settimane diversi quotidiani, ma anche volantini distribuiti in
quartiere, hanno descritto la situazione della baraccopoli sorta presso la
Stazione Nord, parlando di rischio di sicurezza, di paure, di aggressioni
presunte e - soprattutto - di un aumento del degrado del quartiere a causa
dell'inquinamento … prodotto dai Rom!
La zona dove si sono stabilite le famiglie Rom è quella a suo tempo occupata
dalle fabbriche chimiche della Montecatini Edison: un terreno dismesso da oltre
30 anni senza che sia mai stata fatta alcuna bonifica e che, anche con gli
abbattimenti degli edifici preesistenti, ha rilasciato sul terreno residui
chimici (metalli pesanti, oli minerali, arsenico), estremamente nocivi.
I pericoli di quest'area sono reali e lo sono, in primo luogo, per le famiglie
Rom, che rischiano gravi danni alla salute.
Ma, come diceva una donna citata su un quotidiano in questi giorni, i Rom "da
qualche parte dovranno pur andare". La politica attuata da tutti i Comuni fatta
di sgomberi senza soluzione, non ha prodotto alcun risultato ma solamente uno
spostamento del "problema" da quartiere a quartiere, da città a città.
E' necessario affrontare con tempestività la situazione che si è creata nel
campo della Bovisa, perché l'ennesimo sgombero senza offrire delle alternative è
inaccettabile.
Ma è arrivato anche il momento di affrontare seriamente una politica abitativa
che dia risposte effettive a chi ha bisogno di alloggi : dai cittadini milanesi,
agli studenti fuori sede (che proprio in questo quartiere sono costretti ad
affitti intollerabili), ai cittadini stranieri che abitano la nostra città, Rom
compresi.
Chiediamo alle istituzioni – Regione, Provincia e Comune, - che costituiscano al
più presto un tavolo inter-istituzionale insieme alle associazioni che lavorano
con i Rom, per gestire l'emergenza del campo della Bovisa ed effettuare subito i
doverosi interventi umanitari.
Lo richiede la civiltà di questo quartiere e dei suoi abitanti, che aspettano da
sempre sostanziali interventi che migliorino davvero l'ambiente e la vita.
MARTEDI 18 MARZO 2008 - ORE 21
presso
BIBLIOTECA RIONALE DERGANO - BOVISA
Via Baldinucci, 76 Milano – tel. 0233220541
Le associazioni di quartiere invitano ad un incontro pubblico per discutere
su questi temi e riflettere su una realtà, come quella del mondo Rom,
sconosciuta e giudicata, spesso, solo attraverso pregiudizi e stereotipi.
Associazione 'Luca Rossi' per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i
popoli - Bovisa verde - Centro Culturale Multietnico 'La Tenda'
Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 16:08:06, in Italia, visitato 1579 volte)
Da
il manifesto del 16 Marzo 2008
al voto
I fantasmi di Opera nell'urna di aprile
Se la «sicurezza non è di destra e non è di sinistra», come sostiene il Pd, chi
voteranno i cittadini di Opera? Un significativo test elettorale nell'hinterland
di Milano, dove un gruppo di razzisti «bipartisan» incendiò un campo rom Il
leghista che organizzò il piccolo pogrom oggi è candidato per il Pdl. «Quei
fatti hanno lasciato un segno profondo e rafforzato l'estrema destra, ma il
centrosinistra ce la farà», dice Riccardo Borghi (Pd)
Luca Fazio
Milano
Quanto paga, in percentuali di voto, impostare una campagna elettorale soffiando
sul fuoco della paura o «insicurezza percepita», bizantinismo politicamente
corretto che serve a giustificare politiche repressiva, derive razziste
comprese? In questa noiosa campagna elettorale versione light (appesantita solo
dalle solite gag di Berlusconi), meglio chiederselo per tempo, prima che lo
scandaloso discorso sulla «castrazione chimica» di Veltroni trovi pane per i
suoi denti, magari «un orribile fatto di cronaca», prima del prossimo
spettacolare delitto commesso da un «extacomunitario», un rumeno sarebbe
perfetto, prima ancora che prenda fuoco il prossimo campo di zingari (le
bottiglie incendiarie sono all'ordine del giorno).
Il laboratorio di Opera
A bocce ferme, Opera, 14 mila abitanti a sud di Milano, è un laboratorio
perfetto per scoprire se è vero che per riconquistare «il nostro popolo» sia
necessario ripetere come un mantra «la sicurezza non è di destra né di
sinistra», maniera elegante per dire che anche un elettore del Prc, a denti
stretti, ormai ammette che il problema esiste, che zingari e rumeni proprio non
li sopportiamo; uno del Pd, se dovesse servire, avrebbe meno problemi a metterlo
nero su bianco tra le righe della legge Bossi-Fini, che non a caso non è mai
stata messa in discussione dal governo Prodi.
A Opera, il 13 aprile, si vota per le amministrative. E' passato del tempo da
quando alcuni cittadini, istigati del leghista Ettore Fusco, appiccarono il
fuoco a un campo rom della protezione civile destinato a trenta famiglie, con
molti bambini iscritti a scuola. Nemmeno troppo, però. Tutti hanno ancora
impresso nella memoria quella sera del 21 dicembre 2006, e il piccolo pogrom
casereccio che ha segnato una svolta imbarazzante per la politica sicuritaria
che guarda a sinistra. Quel presidio illegale e minaccioso è durato un mese, e
anche i piccoli rom sono stati minacciati e presi a sputi; è stato organizzato
da esponenti della destra locale ma è stato sopportato, e supportato, anche da
cittadini che avevano votato per il centrosinistra. E adesso? Gli operesi
dovranno scegliere se confermare quella giunta di centrosinistra che aveva
accettato il campo, oppure premiare la battaglia razzista del candidato sindaco
scelto dal centrodestra. Chi è? Proprio lui, Ettore Fusco, il leghista che è
appena stato assolto dall'accusa di istigazione a delinquere per aver
organizzato la spedizione contro gli zingari (otto operesi sono ancora sotto
processo per quel raid tollerato da politici e istituzioni). Il suo vice,
Alberto Pozzoli, 27 anni, proviene invece da Azione giovani e fa politica nella
curva dell'Inter, suo lo striscione che sventolava sulle gradinate dello stadio
lo scorso inverno, «Opera non mollare».
Centrosinistra sotto shock
«Loro stanno facendo la campagna elettorale all'insegna del terrore e dell'odio
ma noi vinceremo sicuramente le elezioni», giura il sindaco uscente Alessandro
Ramazzotti, ex diessino convertito al Pd che a suo tempo fu schiacciato, e
scioccato, dall'incapacità della politica e delle istituzioni di sopportare la
spallata xenofoba del centrodestra. Una candidatura scandalosa? Ramazzotti non è
stupito, «le idee di Ettore Fusco sono coerenti con quelle del centrodestra,
candidarlo a Opera ci sta, non mi scandalizzerei, e poi è stato assolto...».
L'ottimismo del sindaco uscente poggia su un dato incontrovertibile: nella sua
cittadina il centrosinistra perde le elezioni nazionali ma ribalta
clamorosamente il risultato nelle amministrative: 62% dei voti nel 2003 (dal
1945, fatta eccezione per una breve parentesi forzitaliota - 1995/1998 - è
sempre andata così). La sua analisi è un condensato del Pd pensiero, che sia
efficace è ancora tutto da dimostrare: i nostri cittadini sono preoccupati
perché vivono peggio di prima e «la loro diffidenza è comprensibile», nello
stesso tempo dobbiamo riconoscere che «i rom non sono solo dei perseguitati
poiché svolgono anche attività irregolari», quindi «dobbiamo attivare percorsi
di inserimento». Quali, è il problema, e non solo a Opera. Comunque, «il
centrosinistra, qui, prima ha subìto un contraccolpo, poi ha lavorato bene, sono
sicuro che i nostri cittadini non siano stati tutti annebbiati da quella
vicenda».
La radicalizzazione della destra
Il punto però non è la disperante pochezza del candidato Fusco (di memorabile,
dopo l'assalto, va registrato solo un simpatico corso di autodifesa in una
palestra frequentata da quindici persone), ma «quell'esplosione di razzismo che
ha causato una forte radicalizzazione della destra sul territorio e che
sottotraccia potrebbe aver intercettato la sensibilità del nostro popolo, che
rischiamo di non saper più gestire». Ecco la preoccupazione di Matteo Armelloni,
assessore alle politiche sociali del Prc. Spesso, anche tra i «suoi», gli viene
mossa questa obiezione: «Voi siete bravi, però quella roba degli zingari non
dovevate farcela». Non per dire che gli operesi siano tutti razzisti, o
annebbiati, ma si capisce che quell'assalto al campo riguarda la sinistra, o
centrosinistra, eccome. C'è stata forse una sincera riflessione sul fatto che la
prima imbarazzante protesta spontanea sia stata organizzata dai Verdi locali
(quattro presidianti e il cartello «dopo la discarica ci mandate i rom»)? No. E
vorrà pur dire qualcosa se l'assessore Armelloni, dopo i fatti di dicembre, è
stato costretto ad accettare per quattro mesi la scorta della polizia, solo
perché oltre che «amico degli zingari» è anche marito di una donna straniera.
Sinistra e Pd alla prova del voto
Se questo è stato il clima che si è respirato, «oggi non si può più vivere di
rendita rispetto al 62% del 2003». Esordisce così, con molta prudenza, Riccardo
Borghi, il candidato sindaco alle amministrative per il Pd (qui è saldamente
alleato con la Sinistra Arcobaleno). «Quei fatti - spiega - non sono stati
irrilevanti e hanno lasciato un segno, hanno vivificato delle forze che a Opera
non hanno mai avuto dignità di soggetto politico. Sono emerse formazioni
giovanili di destra che si sono compattate, per noi è una situazione inedita.
Sicuramente tutto ciò avrà un ricasco elettorale». La vicenda dei rom, prosegue,
ha fatto nascere stati d'animo di disaffezione alla politica: «Fate tanto per i
rom e non fate niente per la nostra gente», questo dicono, ecco un'altra
obiezione che mette il centrosinistra con le spalle al muro. «Un tema delicato
come quello dell'accoglienza non si può affrontare senza considerare il
malessere del ceto medio che si è impoverito, sono persone che prima stavano
meglio e ora vivono la sindrome dell'abbandono, in parrocchia ci sono riunioni
dove le giovani coppie si lamentano perché non riescono a pagare l'affitto, e
questo disagio che definirei di tipo esistenziale aspettava solo l'occasione di
poter esplodere». Borghi individua dei colpevoli, «Provincia e Prefettura hanno
giocato in modo maldestro», ma non si tira indietro nell'ammettere qualche
responsabilità: «Noi abbiamo clamorosamente sbagliato quando abbiamo accettato
quel campo lasciando poi la gestione della comunicazione a quella piazza
arrabbiata, in quel modo ci siamo intrappolati da soli». La poltrona di sindaco
è a rischio? «Attorno a quel presidio si poteva creare un'aggregazione forte, ma
credo che non sia andata così. Abbiamo scelto di non avvitarci in
contrapposizioni che avrebbero potuto spaccare il paese, e constato con
soddisfazione che tutti i tentativi di far rivivere quel clima sono falliti
miseramente. Sono ottimista perché credo che l'opinione degli operesi moderati
non possa riconoscersi nel candidato di centrodestra, certo che l'abbinamento
con le politiche, in un momento come questo, non ci favorisce di sicuro».
Non c'era posto per loro
Conosce gli operesi don Renato Rebuzzini, modi spicci e nomea da «prete
comunista», come sempre accade quando gli uomini di chiesa si mettono al
servizio degli ultimi. A Opera ha detto messa per 14 anni, adesso è incaricato
nella parrocchia di Paderno Dugnano. La vigilia di natale 2006, scandalizzando,
accolse i parrocchiani parafrasando il Vangelo di Luca: Maria e Giuseppe, e il
figlio appena dato alla luce costretto in una mangiatoia, «perché non c'era
posto per loro nell'albergo». Don Renato con questo passo - «non c'è posto per
loro» - chiudeva alcune riflessioni che aveva fotocopiato per i suoi fedeli.
Scriveva: «Vedevo donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti
assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano».
Parole che non sono state apprezzate. Secondo don Renato il rischio di un grosso
spostamento elettorale esiste, eccome. «La spudoratezza di candidare un
personaggio come Ettore Fusco è inquietante, significa che hanno la percezione
di aver toccato delle corde che vibrano moltissimo. E' accaduto anche a persone
che avevano ruoli di responsabilità nella mia parrocchia, mai me lo sarei
aspettato, tutti accalappiati emotivamente da quella gazzarra, dicevano che non
bisognava bruciare le tende, però, però...». Però.
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