Ricevo da Maria Grazia Dicati
Mentre in Italia per le elezioni politiche ed amministrative le minoranze Rom
sono ignorate sia dai programmi elettorali, sia dalle liste dei candidati,
dall’Europa arriva una denuncia molto chiara.
Non si può avere una strategia europea per i rom efficace senza che i rom stessi
siano nella sua definizione, nell’implementazione e nella valutazione dei
risultati. Finora, a livello comunitario, i rom sono infatti rimasti esclusi dal
processo politico che riguarda le loro sorti.
Della strategia europea sui rom si è discusso ieri all’Europarlamento a
Bruxelles in un meeting organizzato dal gruppo dei socialisti (Pse) che ha visto
la partecipazione di Ong e del commissario agli Affari sociali Vladimir Špidla.
In base a una risoluzione del Pe del 31 gennaio scorso, la Commissione europea è
stata invitata a definire una strategia comunitaria per affrontare i numerosi
problemi di inclusione che riguardano i 9 milioni di rom europei, la minoranza
etnica più numerosa del continente.
Come ha fatto notare Andre Wilkens di Open Society, i problemi nati in Italia in
seguito all’omicidio di Giovanna Reggiani hanno contribuito a riaprire il
dibattito a livello europeo, portando la questione fino ai massimi vertici del
Consiglio dei capi di Stato e governo.
Ma pur essendo tra le priorità principali dell’Ue in materia di diritti umani,
la questione rom non viene trattata in modo appropriato.
Innanzitutto, come anticipato in apertura di articolo, i rom sono esclusi dal
processo decisionale comunitario che li riguarda. Valeriu Nicolae, direttore
della Ong European Roma Grassroots Organisation, ha ricordato come “tra le
migliaia di dipendenti della Commissione Ue non vi sia nemmeno un rom”.
Peggio, nessun rom partecipa al Gruppo interservizi sui rom: si tratta di un
tavolo di discussione e coordinamento tra i vari servizi dell’esecutivo europeo:
“è come se un gruppo di lavoro sugli italiani fosse composto solo da tedeschi
e francesi”.
Neppure un rom nemmeno all’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra).
Inoltre Nicolae ha criticato il fatto che una mancanza di strategia da parte
della Commissione porti a spendere poco efficacemente gli ingenti fondi
stanziati (circa 300 milioni). Ma Nicolae ha criticato anche le Ong, che non
sono state in grado di ascoltarsi reciprocamente e di agire in una prospettiva
più allargata di quella nazionale.
Una strategia funzionante, nell’opinione di Ivan Ivanov dell’European Roma
Information Office (Erio), deve basarsi sui piani di azione esistenti, come
quello della Decade Rom, o dell’Osce. Deve poi seguire una logica di
coordinamento tra i livelli comunitario, nazionale e locale, essere inclusiva,
condivisa e avere obiettivi di lungo termine, essere coordinata dalla
Commissione, grazie alle proprie capacità amministrative, essere multisettoriale
e coprire i settori fondamentali di esclusione, ovvero educazione, occupazione e
sanità.
Ieri è anche stata lanciata pubblicamente una coalizione di otto Ong (European
Roma Policy Coalition), costituita da Amnesty International, European Network
Against Racism (Enar), European Roma Grassroots Organisation (Ergo), European
Roma Information Office (Erio), European Roma Rights Centre (Errc), Minority
Rights Group International (Mrgi), Open Society Institute e Spolu International
Foundation.