Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 15/02/2009 @ 09:41:20, in Regole, visitato 1546 volte)
Da
Circolo Pasolini Pavia
di Nicola Cocco - E' importante in questo momento che i medici e tutto
il personale sanitario ricordino (e facciano ricordare) che né la cancellazione
del divieto di denuncia né il reato di clandestinità sono ancora legge: se,
prima dell'eventuale approvazione della Camera, dovessero esserci delle denunce
(come purtroppo è già successo), gli autori sono perseguibili da parte della
legge, nonché dell'Ordine dei Medici. Può sembrare ovvio, ma è importante
nell'ottica di tranquillizzare i cittadini stranieri che, per paura e
disinformazione, già da diverse settimane stanno evitando le strutture e i
servizi sanitari (un calo di affluenza tra il 20% e il 30%, secondo stime
diffuse dalle principali associazioni impegnate sul campo): PeaceReporter
racconta cosa sta succedendo in un ambulatorio di Bologna,
qui.
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 09:46:39, in Regole, visitato 1544 volte)
La scorsa settimana, la denuncia per sei abitanti del campo nomadi di Via
Islanda, accusati di essersi allacciati irregolarmente alla rete elettrica. Ora
la replica dei Sinti: "hanno fatto un errore, ma il furto è anche da parte
dell'Enel e dell'Amministrazione comunale".
| 16 febbraio 2009 | A sostenere questa tesi è Davide Gerardi, italiano di etnia
Sinti, coordinatore dell'associazione culturale 'Sucar Mero'. "E' vero che
quelle persone hanno fatto un errore - spiega - ma è anche vero che pagano
bollette mensili da 240-260 euro per un kwh, quando in ogni casa se ne pagano 70
per tre kwh: il furto è da parte dell'Amministrazione comunale e dell'Enel".
Alla richiesta, avanzata nelle scorse settimane, di alzare la fornitura e,
contestualmente, abbassare il costo delle bollette, ha argomentato ancora Gerardi,
"all'Enel mi hanno risposto che non si può fare senza un'ordinanza
comunale". Adesso, di fronte al problema elettricità, i Sinti potrebbero reagire
non mandando più i loro figli a scuola in segno di protesta. "Hanno staccato
anche la luce dei servizi igienici comuni - conclude Gerardi - chi non li ha
nella propria roulotte non può lavarsi, perché il boiler non può funzionare. Non
mandiamo i bambini a scuola non vogliamo sentirci dire che non li laviamo".
Di Fabrizio (del 18/02/2009 @ 09:20:02, in Regole, visitato 1836 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
12 febbraio 2009
NIŠ - La Lega per il Decennio Rom chiede alle autorità di affrontare il
problema delle "persone legalmente invisibili", i cui nomi sono spariti dai
registri elettorali.
Per iniziare, è necessario adottare una legge sulle procedure di
riconoscimento per la soggettività legale.
"Si stima ci siano circa 10.000 'persone legalmente invisibili', la
maggioranza delle quali sono membri della comunità Rom, che è assolutamente ai
margini della società," dice il coordinatore della Lega, Osman Balić.
Prolungando il problema della soggettività legale, i Rom sono sempre più
spinti nell'isolamento sociale,e così si impedisce loro l'esercizio dei loro
diritti e libertà fondamentali, come il diritto alla salute e all'assistenza
sociale, all'istruzione e al diritto di voto, spiega Balić.
"E' inaccettabile che la Serbia abbia aderito quattro anni fa al Decennio Rom
e non si sia registrato nessun progresso nel risolvere sistematicamente il
problema della categoria di persone più a rischio ed esclusa tra la popolazione
Rom," dice.
Balić puntualizza che la piena integrazione di queste persone richiede non
solo l'adozione di una legge retroattiva sulla registrazione, ma anche
cambiamenti sulle leggi che governano la cittadinanza, i documenti personali
d'identità, e le regolari procedure di registrazione per i registri elettorali e
di residenza.
La Serbia presiede per quest'anno il Decennio Rom, che copre il periodo dal
2005 al 2015.
Di Fabrizio (del 19/02/2009 @ 08:44:27, in Regole, visitato 1841 volte)
Cronaca
Il commissario cambia le regole
accesso vietato anche ai parenti
Campi rom, tesserino per entrare e alle dieci di sera cancelli chiusi
di GIOVANNA VITALE
ROMA - Doppio cordone di sicurezza 24 ore su 24: dentro e lungo
il perimetro del campo nomadi. Obbligo di identificare chiunque entri: sia i
residenti, cui verrà rilasciato un tesserino con fotografia e dati anagrafici,
sia i visitatori occasionali. Obbligo di annotare tutti gli ingressi su due
registri appositi. Divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e
motoveicoli. Divieto di ospitare parenti o amici dopo le 22. Divieto di
accendere fuochi fuori dalle aree autorizzate. Sono alcune delle norme
contenute nel "Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le
comunità nomadi nel Comune di Roma" che verrà presentato tra domani e venerdì.
Un lungo elenco di diritti e doveri, requisiti per la permanenza e l'accesso,
permessi e modalità di esercizio con cui, d'ora in avanti, verranno
costantemente monitorati e controllati i dieci campi rom della capitale. Un
numero ancora in via di definizione, però: come infatti precisato dal sindaco
Alemanno, ai sette insediamenti già esistenti sul territorio comunale se ne
aggiungeranno presto altri due o tre, da realizzare ex novo in altrettante aree
di periferia.
Tutti saranno dotati di un ferreo dispositivo di vigilanza, che potrà essere
rafforzato con l'utilizzo di telecamere: le forze dell'ordine pattuglieranno
l'esterno, dentro ci sarà un presidio fisso di vigili urbani o, in alternativa,
di guardie giurate, che dovranno garantire la sicurezza interna, compilare il
registro delle presenze, verificare l'identità dei visitatori e annotare ogni
ingresso.
Messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario per
l'emergenza nomadi, si tratta del primo "testo unico" dei campi romani.
L'obbiettivo è chiaro: disciplinare in modo univoco la gestione e le regole di
condotta cui gli zingari devono attenersi se vogliono essere ammessi negli
insediamenti autorizzati, che il Campidoglio gestirà insieme a un Comitato
consultivo di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comune, Asl, vigili
del fuoco, polizia, carabinieri e un delegato rom. Gli unici dove i nomadi
potranno vivere, una volta che la nuova disciplina entrerà in vigore.
Requisiti. Per conquistare la "residenza" nel villaggio, che sarà valida
per due anni, bisognerà ricevere l'autorizzazione del Dipartimento alle
Politiche sociali, cui spetta il rilascio del permesso e l'assegnazione in uso
delle piazzole di sosta per le roulotte, dei prefabbricati e dei servizi.
Dopodiché, entro 30 giorni, si verrà iscritti nei registri anagrafici della
popolazione residente del Comune di Roma.
Chi però ha subìto una condanna definitiva o un periodo di detenzione superiore
a due anni, non si presenti nemmeno: verrà respinto. Quanto al resto, gli
extracomunitari dovranno essere in possesso di un regolare permesso di soggiorno
o titolo equipollente; gli italiani e i cittadini comunitari di un documento di
identità valido. Chi non è in grado di esibire né l'uno né l'altro, dovrà
dimostrare la permanenza in Italia da almeno dieci anni.
Tessera di identificazione. Per entrare nei campi sarà obbligatorio farsi
identificare. Perciò a tutti gli abitanti, bambini compresi, verrà consegnata
una tessera munita di fotografia e corredata dai dati anagrafici.
Doveri. Oltre ad aderire ai percorsi di formazione e integrazione
elaborati dal Campidoglio, i residenti nei campi dovranno seguire precise regole
di condotta. Fra cui: divieto di ospitare persone non registrate o comunque non
autorizzate; divieto di accendere fuochi fuori dalle aree appositamente
attrezzate e comunque mai bruciare materiale inquinanti o pericolosi; divieto di
accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli; garantire l'uscita di
parenti o visitatori occasionali entro le 22; pagare le bollette dell'acqua,
della corrente e del gas, nonché il canone mensile per l'utilizzo della piazzola
di sosta e per i rifiuti; usare solo elettrodomestici a norma.
Revoca dell'autorizzazione. Pesante la sanzione per chi sgarra: l'espulsione
dal campo entro 48 ore dalla revoca. In caso di rifiuto, il sindaco può chiedere
l'intervento della forza pubblica. Perderà il diritto a vivere nel villaggio chi
viola i doveri e le regole di condotta sopra elencati; abbandona la struttura
assegnata all'interno del villaggio per un periodo superiore a tre mesi, salvo
non sia stato espressamente consentito; rifiuta più volte l'inserimento
lavorativo; viene condannato, con sentenza definitiva, a oltre 2 anni di carcere
per reati contro il patrimonio o la persona; tiene comportamenti che creano
grave turbamento alla sicura e civile convivenza.
Comitato degli abitanti. Al fine di promuovere corrette relazioni tra chi
gestisce il campo e gli zingari, viene indetta l'elezione di un Comitato di
rappresentanza degli abitanti: cinque membri che restano in carica un anno ed
eleggono al suo interno un presidente.
Presidio socio-educativo. Si occuperà di favorire i percorsi di
integrazione e scolarizzazione, nonché l'assistenza socio-economica e culturale
dei rom. Resterà aperto però solo in orario d'ufficio.
(17 febbraio 2009)
Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:26:59, in Regole, visitato 1501 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Da
Futuroinsieme - 10 Gennaio 2009
Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche in Romania, sono venuta a
conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro,
Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci,
Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo
italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché
sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.
Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse
arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una
mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto
dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali
che vogliono vivere in Italia.
Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente
accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in
rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e
rappresentanti della comunità polacca, ad una tavola rotonda organizzata ad
hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici,
rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di
comunicazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia:
“625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803
francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.
Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici,
la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini
comunitari aventi diritto di voto (circa un milione). Per parlare di
integrazione è importante fare la campagna d’immagine (Romania, piacere di
conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione, sia
attiva che passiva, nonché la corretta informazione.
La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna
comunicativa per informare i comunitari, compresi i rom, che hanno il diritto di
votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale
proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23
c.m.
Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi.
Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono
chiedere la tessera elettorale e votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli
e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla
legge, ma impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una
spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore
conoscenza dell’altro… ma anche di se stessi.
Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno
abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano
a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente
ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di
bambini, e poco altro. [...] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul
Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli
zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e
sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a
contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”.
Simona C. Farcas
Di Fabrizio (del 10/03/2009 @ 08:46:40, in Regole, visitato 4413 volte)
Elaborato da Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa
Integrato da Cristina Sebastiani, progetto Baobab ARCI Milano
Con 154 voti favorevoli e 114 contrari il 4 febbraio 2009 il Senato della
Repubblica ha approvato il “pacchetto sicurezza”, il disegno di legge 733/08.
Ora il disegno di legge tornerà alla Camera [NB la discussione riprenderà
martedì prossimo 10 marzo], dopodiché, se approvato, dovrà essere firmato dal
Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale – solo allora
sarà legge dello Stato .
Intanto, con decreto legge, il 23 febbraio 2009 viene approvato dal Consiglio
dei Ministri il cosiddetto “pacchetto antistupro”, dl 11/09, che contiene alcune
delle misure prima previste dal ddl 733 e che è, dato il carattere emergenziale
previsto dall’utilizzo di un decreto legge, immediatamente esecutivo.
Ecco cosa prevede il DL 11/09:
Espulsioni e Trattenimento nei CIE (ex CPT)
L'espulsione disposta dal Prefetto non necessita più di nulla osta da parte
della Magistratura;
Il trattenimento in un CIE (ex CPT) viene stabilito da subito per 60gg
prorogabili fino a 18 mesi;
Viene introdotta la possibilità di dotare l'espellendo, privo di documenti utili
all'identificazione, di un lasciapassare utile a raggiungere il proprio
consolato o anche il paese d'origine, aggirando la giurisprudenza attuale che si
è assestata su un indirizzo in base al quale non commette reato chi si trattenga
sul territorio italiano con un giustificato motivo (tra cui la mancanza di un
titolo di viaggio)
Ed ecco cosa prevede il ddl 773/09:
Matrimoni e cittadinanza italiana
La presentazione della richiesta della cittadinanza italiana a seguito di
matrimonio con un cittadino italiano potrà avvenire dopo due anni di residenza
nel territorio dello Stato o dopo tre anni nel caso in cui il coniuge si trovi
all’estero.
L'effettivo acquisto della cittadinanza potrà avvenire dopo ulteriori due anni,
a condizione che il matrimonio sia ancora valido e non sia sopravvenuta
separazione legale o divorzio;
Tempi dimezzati in presenza di figli nati dalla coppia.
Le precedenti disposizioni prevedevano un termine di sei mesi per la
presentazione della richiesta;
Sarà poi necessario il pagamento di una tassa di 200 euro e la pratica
presentata dovrà essere completa, non essendo più previste ulteriori
integrazioni.
Ulteriore stretta sui matrimoni con una modifica al Codice Civile che prevede
l’introduzione dell’obbligo di esibire il permesso di soggiorno: niente più
matrimoni quindi neppure tra persone presenti irregolarmente e tra cittadini
italiani e cittadini stranieri irregolari;
Iscrizione anagrafica
Sarà richiesta per l’iscrizione o la variazione della residenza anagrafica,
la certificazione dell’idoneità alloggiativa.
Se dopo 30 gg il Comune non avrà proceduto a verifica dell'idoneità alloggiativa,
l'iscrizione verrà accettata con riserva, potendosi effettuare successiva
verifica e revoca dell'iscrizione in qualunque altro momento.
Moltissime abitazioni, anche tra quelle reperibili dietro lauto compenso nel
mercato privato, non potranno rispondere a questo criterio: ecco uno dei
provvedimenti che andranno ad intaccare i diritti dei cittadini migranti, dei
comunitari e degli stessi cittadini italiani;
Esibizione del permesso di soggiorno
Si introduce la necessità di esibire il permesso di soggorno per tutti gli
atti di stato civile. Ciò significa che anche il semplice ma sacrosanto diritto
di riconoscere un figlio verrà sottoposto al filtro della richiesta del permesso
di soggiorno;
Visto d’ingresso per ricongiungimento familiare
Non sarà più possibile richiedere il visto d’ingresso per motivi famigliari,
se il nulla osta non verrà rilasciato dalle Prefetture dopo 180 giorni dal
perfezionamento della pratica.
Svanisce così anche l’unica possibilità di garanzia del diritto all’unità
familiare prevista per far fronte alle lentezze burocratiche;
Rimesse di denaro
I cosiddetti servizi di money transfer avranno l’obbligo di richiedere il
permesso di soggiorno e di conservarne copia per dieci anni. Inoltre dovranno
comunicare l’avvenuta errogazione del servizio all’autorità competente nel caso
riguardi un soggetto sprovvisto di permesso;
Ingresso e soggiorno irregolare
Si introduce il reato di ingresso e soggiorno irregolare ma senza che questo
comporti l’immediata incarcerazione. E’ prevista un’ammenda da 5.000 a 10.000
euro, il pagamento della quale però non estingue il reato che sarà quindi ancora
perseguibile e punibile con il carcere a fronte della commissione di ulteriori e
differenti reati (aggravante di clandestinità);
anche nel caso di richiedenti asilo e protezione internazionale è previsto il
reato di ingresso e soggiorno irregolare, sospeso però fino alla definizione del
procedimento della richiesta di asilo;
Permesso Ce di lungo periodo
L’estensione del diritto ad ottenere la carta di soggiorno (oggi chiamato
“permesso di soggiorno CE per lungo permanenti) ai familiari dei titolari della
stessa potrà avvenire solo se questi sono soggiornanti già da 5 anni e solo dopo
il superamento di un test di lingua italiana; questo impedirà a molte famiglie
non solo una effettiva stabilità, ma anche l'accesso ad assegni e sussidi
famigliari;
Reati ostativi all’ingresso
Dovranno essere prese in considerazione anche le condanne non definitive per
reati che lo straniero può aver commesso al proprio paese d'origine; si
aggiungono i reati relativi alla tutela del diritto d'autore e alla
contraffazione commessi nel proprio paese o in Italia;
Una tassa di 200 euro
Per tutte le pratiche relative al rilascio o al rinnovo del permesso di
soggiorno;
Valutazione della pericolosità sociale a fronte della tutela dell'unità
famigliare
Nel rilascio o rinnovo del permessi di soggiorno per motivi famigliari si
introduce la valutazione della pericolosità sociale con conseguente adozione di
provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno; tra i reati considerati utili
per la valutazione della pericolosità sociale sono introdotti anche il furto e
l'utilizzo di documenti contraffatti o alterati;
Esibizione dei documenti
Arresto fino ad un anno e multe fino a 2.000 euro (attualmente sono 413 €)
per la mancata esibizione, ad un controllo da parte dell'Autorità di Pubblica
Sicurezza del permesso di soggiorno unitamente al passaporto (oggi la richiesta
è quella di esibire il solo passaporto o il solo permesso di soggiorno);
Registro per senza fissa dimora
Se da un lato viene cancellata per i senza fissa dimora (ma non solo) la
possibilità di iscrizione anagrafica, viene istituito presso il Ministero
dell’Interno un registro per la schedatura dei cosiddetti clochard;
Cancellazione anagrafica
E’ prevista dopo sei mesi dalla data di scadenza del permesso di soggiorno;
Permesso di soggiorno a punti
E’ disposta l’istituzione di un accordo di integrazione articolato in
crediti da sottoscrivere al momento della richiesta di rilascio del permesso di
soggiorno. i criteri e le modalità verranno stabiliti da un apposito
regolamento;
Favoreggiamento ingresso irregolare
Vengono inasprite tutte le norme legate al favoreggiamento dell’ingresso
irregolare, non vengono invece minimamente toccate le sanzioni per quanto
concerne gli sfruttatori. Chi, nello sfruttamento di situazioni di soggiorno
irregolare trarrà un ingiusto profitto (chi impiega lavoratori irregolari
sottopagati) non vedrà quindi aggravata la sua situazione;
Soppressione del divieto di segnalazione
I medici ed il personale ospedaliero potranno segnalare all’autorità
competente, ai fini dell’espulsione, gli stranieri senza permesso di soggiorno,
ed in possesso quindi della tessera Stp, che si recheranno presso le strutture
ospedaliere.
Di Fabrizio (del 10/03/2009 @ 18:48:53, in Regole, visitato 1879 volte)
Riporta la cooperativa sociale Pralipe di Pescara
Care/i,
il ddl sicurezza prevede una norma, passata quasi inosservata, che impedisce la
registrazione alla nascita dei figli di cittadini stranieri irregolari, in
palese violazione della Costituzione e della Convenzione ONU sui diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza.
Le conseguenze di tale modifica normativa sarebbero gravissime: i bambini non
registrati alla nascita resterebbero senza identità, completamente invisibili;
vi è inoltre il forte rischio che i bambini nati in ospedale non vengano
consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno e siano dichiarati in
stato d'abbandono; per evitare questo, è probabile che molte donne in condizione
irregolare decidano di non partorire in ospedale, con serissimi rischi per la
salute della madre e del bambino.
Vi inviamo in allegato una lettera che intendiamo inviare (a firma di ASGI e di
tutte le altre organizzazioni che vorranno aderire) alle Commissioni Affari
Costituzionali e Giustizia della Camera, alla Commissione Infanzia e ai
capigruppo.
Preghiamo tutte le organizzazioni che volessero aderire, di inviare l'adesione
all'indirizzo info@asgi.it entro martedì sera
10 marzo.
Ci scusiamo con il brevissimo tempo a disposizione, ma l'esame del ddl inizia
martedì e dunque i tempi sono strettissimi.
Grazie e a presto,
Elena Rozzi
Alla cortese attenzione
dei membri della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati
Dei membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Dei membri della Commissione parlamentare per l’Infanzia
Dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati
9 marzo 2009
Oggetto: Conseguenze dell’art. 45, comma 1, lett. f) del ddl C. 2180 sul
diritto del minore a essere registrato alla nascita
L’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di
sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180),
introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di
soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti riguardanti gli atti di stato
civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita1.
L’ufficiale dello stato civile non potrà dunque ricevere la dichiarazione di
nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri
privi di permesso di soggiorno.
La norma che impedisce la registrazione della nascita si configura come una
misura che oggettivamente scoraggia una protezione del minore e della maternità.
Una simile norma appare dunque incostituzionale sotto diversi profili. In
primo luogo comporta una palese violazione del dovere per la Repubblica di
proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti
necessari a tale scopo (art. 31, comma 2 Cost.) e sfavorisce il diritto-dovere
costituzionale dei genitori di mantenere i figli (art. 30, comma 1 Cost.). In
secondo luogo viola il divieto costituzionale di privare della capacità
giuridica e del nome una persona per motivi politici (art. 22 Cost.) ed è noto
che la dottrina si riferisce alle privazioni per qualsiasi motivo di interesse
politico dello Stato.
La norma è altresì incostituzionale per violazione del limite previsto dall'art.
117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi
internazionali. Essa si pone infatti in palese contrasto con la Convenzione ONU
sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989, ratificata e
resa esecutiva con legge 27 maggio 1991, n. 176 che agli articoli 7 e 8
riconosce a ogni minore, senza alcuna discriminazione (dunque indipendentemente
dalla nazionalità e dalla regolarità del soggiorno del genitore), il diritto
di essere “registrato immediatamente al momento della sua nascita”, il
diritto “ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del
possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”, nonché il
diritto “a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il
suo nome e le sue relazioni famigliari”. La disposizione in oggetto violerebbe
inoltre l'art. 24, comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e
politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato e reso esecutivo
con legge 25 ottobre 1977, n. 881, che espressamente prevede che ogni bambino
deve essere registrato immediatamente dopo la nascita ed avere un nome.
Le conseguenze di tale modifica normativa sui bambini che nascono in Italia da
genitori irregolari sarebbero gravissime.
I minori che non saranno registrati alla nascita, infatti, resteranno privi di
qualsiasi documento e totalmente sconosciuti alle istituzioni: bambini
invisibili, senza identità, e dunque esposti a ogni violazione di quei
diritti fondamentali che ai sensi della Convenzione ONU sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza devono essere riconosciuti a ogni minore. Ad
esempio, in mancanza di un documento da cui risulti il rapporto di filiazione,
molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e
diventeranno dunque apolidi di fatto. Per tutta la vita incontreranno ostacoli
nel rapportarsi con qualsiasi istituzione, inclusa la scuola. Proprio a causa
della loro invisibilità, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di
sfruttamento e della tratta di esseri umani.
In secondo luogo, vi è il forte rischio che i bambini nati in ospedale non
vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a
quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga
aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato d’abbandono. Questi
bambini, dunque, potranno essere separati dai loro genitori, in
violazione del diritto fondamentale di ogni minore a crescere nella propria
famiglia (ad eccezione dei casi in cui ciò sia contrario all’interesse del
minore), sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza e dalla legislazione italiana.
E’ probabile, infine, che molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo
che il figlio venga loro tolto, decidano di non partorire in ospedale.
Anche in considerazione delle condizioni estremamente precarie in cui vivono
molti immigrati irregolari, sono evidenti gli elevatissimi rischi che questo
comporterebbe per la salute sia del bambino che della madre, con un conseguente
aumento delle morti di parto e delle morti alla nascita.
Per evitare queste gravissime violazioni dei diritti dei minori (oltre che dei
loro genitori), rivolgiamo un appello ai Parlamentari affinché respingano la
disposizione di cui all’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge
“Disposizioni in materia di sicurezza” (C. 2180).
A.S.G.I.
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 09:38:29, in Regole, visitato 1841 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
10/03/2009 By Bojana Milovanovic per il
Southeast European Times a Belgrado [...]
immagine di Nikola Barbutov
Secondo quanto ha detto l'8 marzo Ivica Dacic, Ministro degli Interni, il
governo serbo intende passare entro la fine di aprile una legge
anti-discriminazione a lungo discussa. Il decreto della legge è una delle
condizione per l'ingresso della Serbia nella cosiddetta lista bianca di
Schengen, che permetterà ai cittadini serbi di viaggiare senza visto nei paesi
membri UE.
Il giornale Blic ha riportato il 10 marzo che, escludendo qualsiasi "cambio
sostanziale" al testo, il comitato Per una Serbia Europea era pronto ad
appoggiare la legge. Tuttavia, ha anche riportato che il governo non la
manderà al Parlamento prima che la Chiesa Ortodossa abbia dibattuto le parti
controverse della legge nel suo Sinodo del 10 marzo.
Il governo ha adottato la bozza di legge alla fine del mese scorso, ma i
rappresentanti delle "tradizionali" Ortodossa, Romana Cattolica, Islamica,
Evangelica e altre fedi hanno obiettato sull'articolo 18, che garantisce libertà
di conversione religiosa, e sull'articolo 21, che proibisce la discriminazione
basata sull'orientamento sessuale. Il governo ha quindi portato la legge
all'esame del Parlamento.
Le OnG hanno definito antidemocratico l'intervento religioso nella
legislazione.
"Mi chiedo se dovrò chiedere ad ogni differente chiesa la loro opinione, ogni
volta che una legge sta per essere adottata," ha protestato Rasim Ljajic,
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ha anche notato che nessuno gli
ha notificato di una teleconferenza governativa in cui si è deciso di porre la
legge alla considerazione del parlamento.
Secondo il suo ministero, il gruppo che soffre maggiormente la
discriminazione in Serbia sono i Rom, con l'ineguaglianza che riguarda anche
donne e disabili.
La discriminazione contro i Rom è la più frequente dato che una gran porzione
di quella popolazione manca di documenti d'identità. I Rom non possono
esercitare il loro diritto all'istruzione e non hanno accesso all'assicurazione
sanitaria o agli assegni previdenziali.
La bozza di legge definisce i casi generali e speciali di discriminazione ed
immagina la creazione di una rappresentanza per la protezione dell'uguaglianza,
i cui membri potranno essere contattati nel caso si sperimentassero
discriminazioni. La rappresentanza potrebbe anche inviare un ammonimento o
lanciare procedimenti giudiziari contro i presunti colpevoli.
A causa del momento critico economico, la rappresentanza non inizierà i
lavori prima dell'inizio del 2010. Sino ad allora, se la legge entrerà in
vigore, i membri pubblici potranno lanciare da sé i procedimenti giudiziari.
La legge dovrebbe diffidare dalla discriminazione sulle basi della
nazionalità, religione ed età, come pure sulle basi delle differenze sessuali.
Le multe per gli atti di discriminazione, a seconda che il colpevole sia
recidivo, varieranno dai 53 ai 1.056 euro. La Serbia è l'unico paese in Europa
ancora senza una legge sull'eguaglianza di genere.
Di Fabrizio (del 25/03/2009 @ 09:46:58, in Regole, visitato 1279 volte)
Da
Roma_Francais
19 marzo 2009;
Lettera aperta a Monsieur Moutinot (consigliere di stato ginevrino ndr)
Egregio Presidente,
Come temeva la nostra associazione, i poteri sempre più ampi consentiti
ai funzionari di polizia nel nostro cantone, in attesa di reprimere la
mendicità, portano quest'ultimi ad approfittare dei loro poteri contro i Rom
originari della Romania, di passaggio a Ginevra.
E' così che oltre a malmenarli psichicamente e fisicamente (trattenuti per
ore nei commissariati senza alcuna accusa nei loro confronti, ispezioni
corporali ingiustificate, spesso per strada, aggressioni fisiche come tirare
loro i capelli per obbligarli a spostarli, sequestro dei loro soldi, obbligati a
pagare presunte ammende -non notificate- riguardo alle persone con cui si
trovano ecc...), i poliziotti ginevrini si permettono in maniera sempre più
ripetuta di scrivere a mano sui passaporti che sono loro sottoposti dalle
persone controllate.
In appoggio alle nostre dichiarazioni vi rimettiamo, in allegato, copia delle
note scritte a mano su due passaporti rumeni che ce li hanno sottoposti.
In media, quasi un Rom su due interpellati ci hanno indicato di essere stato
vittima di questa pratica non solo inammissibile, ma costitutiva di infrazione
penale.
Da notare che i poliziotti autori di queste estorsioni non possono pretendere
seriamente di essere nell'ignoranza che una tale procedura sia illegale, dato
che è precisato, nell'ultima pagina dei passaporti svizzeri: "Sul presente
passaporto è vietata qualsiasi modifica non ufficiale, qualsiasi aggiunta o nota
personale".
Una volta di più, vi comunichiamo la nostra grave preoccupazione sui rapporti
inaccettabili di cui i Rom sono vittime nella nostra città e vi invitiamo a dare
istruzioni chiare ai funzionari di polizia, perché cessino di utilizzare questa
popolazione come capro espiatorio.
Vi ringraziamo sin da ora per dare seguito senza indugio alla presente, vi
preghiamo di credere, signor Presidente, all'assicurazione della nostra alta
considerazione.
Doris LEUENBERGER, Membro del Comitato
Dina BAZARBACHI, Presidente
[...]
Cc : Ufficio Federale della Giustizia; Madame Monica Bonfanti; Monsieur Daniel
Zappelli; Commissione dei Diritti dell'Uomo del Gran Consiglio; Comitato europeo
per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti
(CPT); Alto Commissariato ai Diritti dell'Uomo; Consiglio dei Diritti dell'Uomo
dell'ONU; LSDH, sezione di Ginevra.
Una copia della lettera, in home page di
http://www.mesemrom.org
Di Fabrizio (del 25/03/2009 @ 22:09:41, in Regole, visitato 1537 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro (QUI
la la registrazione integrale del comizio incriminato di Gentilini)
Data di pubblicazione: 17-03-2009
Il vicesindaco sarà processato il 4 giugno a Mestre per le affermazioni contro
rom e immigrati alla festa padana di Venezia
Treviso - Gentilini sarà processato a Mestre il 4 giugno prossimo per rispondere
all’accusa di istigazione all’odio razziale. Chiusa l’inchiesta sulle frasi
pronunciate alla Festa padana a Venezia, lo scorso 14 settembre, scorso contro
bambini rom, immigrati, e moschee, il capo della Procura, Vittorio Borraccetti,
ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Il titolare del fascicolo è il
procuratore aggiunto Carlo Mastelloni.
Borraccetti ha detto che Gentilini quel giorno, davanti alla folla padana
radunata a Riva degli Schiavoni, usò parole molto pesanti del tipo «Voglio
eliminare i bambini che vanno a rubare agli anziani» Ma anche «Voglio la
rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici.
Qui comprese le gerarchie ecclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. Vadano
a pregare nei deserti». Prendendosela anche con la magistratura e i giornalisti
contro la lega. Gentilini è difeso dall’avvocato Antonio Munari. Nove anni fa,
nel 2000, quand’era ancora sindaco di Treviso, lo sceriffo era stato processato
a Treviso per aver proposto di far travestire «gli extracomunitari da leprotti
per consentire ai cacciatori di addestrarsi». Allora venne assolto.
|