Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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\\ Mahalla : VAI : Regole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/07/2008 @ 09:07:24, in Regole, visitato 1866 volte)

Da Roma_Daily_News

Posted By ALISON LANGLEY REVIEW STAFF WRITER - Martedì (22 luglio ndr) Adam Horvath ha viaggiato da Toronto a Niagara Falls per convincere il Ministro della Giustizia, Rob Nicholson, che suo padre non è un criminale.

"Voglio provare che mio padre è innocente. Voglio dirgli che vogliamo solo vivere come una famiglia normale," ha detto.

Il ragazzo tredicenne e sua madre Erika sperano di incontrare il parlamentare a Niagara Falls per discutere sulla prevista estradizione di suo padre verso la nativa Ungheria.

Adolf Horvath sta per tornare in patria dopo che le autorità ungheresi ne hanno richiesto l'estradizione per essere processato per quelle che la sua famiglia lamenta essere accuse non provate.

Recentemente, l'ordine di estradizione è stato sostenuto dalla Corte d'Appello dell'Ontario e dalla Corte Suprema Canadese.

Adolf, 51 anni, si è nascosto da marzo ed il Canada ha emesso un mandato di cattura per il suo arresto.

"Non aveva altra scelta," ha detto Erika sulla decisione del marito di rendersi irreperibile.

Circa 15 supporter del rifugiato Rom si sono riuniti davanti all'ufficio di Nicholson in St. Paul Avenue per appellarsi al ministro perché riconsideri l'ordine di estradizione.

"E' l'unica persona che può fermare l'estradizione è spero che lo farà perché non è giusto. Questa non è giustizia," ha detto Erika.

The Niagara Falls Review

 
Di Fabrizio (del 03/08/2008 @ 09:26:14, in Regole, visitato 1824 volte)

Da Roma_Francais

24 luglio 2008 Virginie Verdier-Bouchut / Proximum - L'Alta Autorità di lotta contro le discriminazioni e per l'uguaglianza (Halde) ha stimato, in una delibera dello scorso 7 luglio, che è discriminatorio rifiutare la consegna d'una carta nazionale d'identità (CNI) a persone della comunità della gens du voyage giustificandolo perché domiciliati su "un terreno non adatto alla costruzione". Queste persone, "di nazionalità francese, installati da 10 anni su un terreno non edificabile, avevano costruito senza autorizzazione una baracca. A proposito, una decisione del giudice aveva constatato l'illegalità della costruzione e ne aveva ordinato la demolizione. In base a questo, il prefetto ha rifiutato di rinnovare la loro CNI stimando che non si giustificasse il domicilio". Secondo la Halde, "la carta nazionale d'identità viene rilasciata senza condizione di età dai prefetti e sotto-prefetti a tutti i Francesi che ne facciano domanda nel distretto nel quale sono domiciliati o hanno residenza, o, se necessario, nel quale si trova il loro comune di riferimento. Essa è rinnovata alle stesse condizioni." [...] La prova del domicilio o della residenza è stabilita da qualsiasi mezzo, in particolare dalla produzione di un titolo di proprietà, di un certificato di pagamento, di una ricevuta d'affitto, del gas, dell'elettricità o del telefono o di un attestato di assicurazione dell'alloggio (decreto 55-1937 del 22 ottobre 1955 modificato dal decreto 2007-893 del 15 maggio 2007 che istituisce la carta nazionale d'identità).

Gli interessati avevano unito alla loro domanda di rinnovo della CNI, copia del titolo di proprietà, avvisi di pagamento EDF e Télécom. Pertanto, portavano la prova di un domicilio reale nel comune, sola condizione posta dal testo. Così il prefetto si è basato "su di un criterio apparentemente neutro che ha un effetto discriminatorio sulle persone occupanti dei terreni con delle installazioni precarie e che appartengono maggiormente alla comunità della gens du voyage". A seguito delle osservazioni dell'Alta Autorità, il prefetto ha deciso di rivedere la sua decisione ed ha finalmente rilasciato la CNI alla copia interessata.

La Halde ha ugualmente deciso "di portare questa delibera all'attenzione del ministro degli Interni e di invitare quest'ultimo ad elaborare una circolare all'attenzione delle prefetture, ricordando il diritto di tutti alla consegna della carta nazionale d'identità [..] indipendentemente dalle modalità del loro alloggio, anche se temporaneo e senza condizione di forma".

Références : Halde, délibération 2008-157 du 7 juillet 2008 ; article 2 du décret 55-1397 du 22 octobre 1955 modifié par décret 2007-893 du 15 mai 2007 instituant la carte nationale d'identité.

 
Di Fabrizio (del 11/08/2008 @ 08:51:58, in Regole, visitato 1835 volte)

Da Mundo_Gitano

Spagna, Italia: Due tattiche per affrontare l'immigrazione illegale
L'Italia sta usando i poteri per lo stato d'emergenza, mentre la Spagna ha introdotto misure che includono il rimborso agli immigrati disoccupati per tornare a casa
By Lisa Abend | Correspondent
and Anna Momigliano | Contributor

Soldati italiani controllano i documenti dei venditori ambulanti fuori da una stazione ferroviaria alla periferia di Roma.
Tony Gentile/Reuters

Dall'edizione del 7 agosto 2008


MADRID e MILANO - Miriana ha passato la notte dormendo in un parco, e ha trascorso i suoi giorni elemosinando fuori da un negozio di Madrid. La giovane ammette che guadagnava di più in Italia, dove ha vissuto per un anno. Ma per questi immigrati rumeni, che sono anche Rom, è stata facile la decisione di spostarsi in Spagna.

"Qui, la gente è migliore," spiega in spagnolo incerto. "Non hanno così tanto odio."

Sia la Spagna che l'Italia, situate di fronte all'Africa sulla costa Mediterranea, hanno fronteggiato negli ultimi due anni un grande afflusso di immigrati illegale - 18.000 intercettati solo l'ultimo anno dalla Spagna, e 12.000 dall'Italia quest'anno. Ma i loro governi, pur condividendo la convinzione che al problema dev'essere posto urgentemente un freno, hanno approcci differenti per raggiungere lo stesso obiettivo.

Mentre la Spagna lotta  per bilanciarsi tra il limitare l'immigrazione e proteggere i diritti umani, l'Italia ha implementato misure di stato d'emergenza e anche previsto le impronte ai Rom - misure denigrate come "xenofobe" da Thomas Hammarberg, commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani.

"Il governo spagnolo ha una politica molto rigorosa," dice Roberto Malini, presidente dell'organizzazione italiana per i diritti umani EveryOne. "Gli italiani hanno una politica intimidatoria: l'idea è di spaventare gli immigrati, così quando tornano a casa, diranno ai loro compatrioti che l'Italia non è un posto per gli stranieri."

ITALIA: STATO D'EMERGENZA

Il 25 luglio, il governo di Silvio Berlusconi ha approvato un decreto che permette al governo di usare truppe militari per controllare i 16 centri d'internamento per immigrati e ha dispiegato altri 3.000 soldati in diverse città nello sforzo di controllare il crimine, che è spesso attribuito agli immigrati.

Il Parlamento ha anche votato recentemente una legge che specifica che i migranti illegali condannati per crimini possono essere trattenuti oltre un terzo più degli italiani condannati per lo stesso crimine. Con la nuova legislazione le proprietà degli immigrati illegali possono essere confiscate.

Questi passi hanno disturbato gli attivisti dei diritti umani. "Nei centri di identificazione per nord africani, gli immigrati spesso sono vittime di violenze ed intimidazioni," dice Malini. "Ma non sono in posizione di protestare, perché saranno espulsi."

Le misure italiane hanno colpito più severamente i Rom. Anche se molti hanno vissuto per anni in Italia, molti sono arrivati dalla Romania quando quel paese è diventato parte dell'Unione Europea nel 2007. Il predecessore di Berlusconi, l'ex primo ministro Romano Prodi, aveva ordinato alcune deportazioni di Rom, nonostante la loro cittadinanza UE. Sotto Berlusconi, l'Italia è andata oltre, iniziando a giugno un censimento dei Rom che include le impronte digitali.

La discriminazione è stata alimentata dai titoli dei media come "Invasione dei Nomadi". Ed è continuata anche in altri modi. A luglio, la Lega Nord ha presentato in una regione una proposta che vorrebbe proibire i "negozi di kebab" ed i ristoranti cinesi dai centri delle città perché "incompatibili col contesto storico". Gruppi di vigilantes in Italia meridionale hanno dato fuoco alle enclave Rom ed attaccato i loro abitanti.

SPAGNA: BILANCIANDO DIRITTI E MISURE SEVERE

In Spagna, dove gli immigrati legali da soli sono quasi il 9% della popolazione, il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero ha sorpreso molti questa primavera all'inizio del suo secondo mandato con un voltafaccia sulle politiche migratorie precedentemente clementi della sua amministrazione.

A giugno, dopo che solo tre anni fa aveva autorizzato una legalizzazione di massa di 750.000 lavoratori senza documenti, Zapatero ha espresso appoggio alla Direttiva UE sul Rimpatrio - una politica che permette agli stati membri di trattenere i migranti senza documenti, minori inclusi, sino a 18 mesi e, se deportati, impedire il loro ritorno.

Di fronte ad un tasso di disoccupazione del 10,7%, il nuovo ministro del lavoro ha annunciato un piano che mira a pagare gli immigrati senza lavoro se tornano in patria. Il governo regionale catalano, tra i più progressisti in Spagna, ha autorizzato un programma che segregherebbe temporaneamente i bambini immigrati neo arrivati dai paesi non-europei, in scuole speciali designate a prepararli meglio per l'integrazione nel sistema educativo regolare. Il governo sta impiegando grandi risorse per prevenire i battelli dei migranti dal raggiungere le coste spagnole, e deportando più frequentemente quanti fanno approdo.

Le politiche migratorie di Zapatero sono state criticate dalle organizzazioni per i diritti dei migranti. Antonio Abad, segretario generale della Commissione Spagnola di Aiuto ai Rifugiati (CEAR) puntualizza, per esempio, che aumentando il controllo dalle coste marocchine e mauritane, le autorità spagnole hanno costretto i migranti sub-sahariani ad iniziare più a sud il loro viaggio per mare, mettendosi ulteriormente in pericolo."Riguarda le persone che hanno bisogno della massima protezione e rende loro le cose ancora più difficili," dice. Critica anche l'appoggio di Zapatero alla Direttiva sul Rimpatrio. "Quando si limitano i diritti di una persona, si limita tutta la società," aggiunge.

Tuttavia Zapatero ha bilanciato queste politiche più rigide con altri tipi di sforzi. Ad aprile ha nominato il primo migrante nel suo gabinetto ed ha promesso per la fine del suo mandato di estendere il diritto di voto ai migranti legali. Questi sforzi, dice Abad, fanno la differenza. "Dal lato positivo,possiamo vedere che il governo ha una strategia per l'integrazione... E' totalmente differente dalle misure razziste viste in Italia."

 
Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 09:05:19, in Regole, visitato 1829 volte)

Cari amici:
Questa è una cattiva notizia. Berlusconi vince, noi gitani perdiamo.
La Commissione permanente dell'Unión Romaní si è riunita con carattere d'urgenza per analizzare la notizia che abbiamo letto stamattina
(5 settembre ndr) sui giornali: "L'Unione Europea approva la legge per controllare i gitani". Nel documento che segue riassumiamo il pensiero unanime della nostra organizzazione a riguardo di ciò.

Dobbiamo riconoscere che la notizia appena conosciuta, secondo cui la Commissione Europea ha dato via libera e ora benedice il censimento dei bambini gitani che il Governo italiano sta realizzando, è stata come un secchio di acqua fredda gettato sulle nostre teste. Come dura poco, Signore, l'allegria nella casa dei poveri!

Eravamo così contenti a sapere che il Parlamento Europeo e la sua Commissione si erano manifestati contrari alla forma con cui le autorità italiane volevano "timbrare" i gitani! E poi è arrivata la chiesa cattolica che si è messa al nostro lato, ed all'unisono le associazioni dei migranti, ed anche i sindacati, e la lobby ebraica con tutta la sua forza. E noi, i gitani, abbiamo manifestato a Roma, Madrid, Vienna e Bruxelles per denunciare delle misure che ci ricordavano tempi passati di lacrime, campi di concentramento e forni fumanti. Ed a cosa è servito? A ben poco, viste le dichiarazioni di Michele Cercone, portavoce della Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione Europea, che ha manifestato che "dall'analisi delle informazioni fornite dalle autorità italiane, non ci sono  indizi per cui né le ordinanze né le direttive autorizzino alla raccolta di dati relativi all'origine etnica o alla religione delle persone censite". Quanto cinismo. A ragione, dice il Vangelo che "i figli delle tenebre sono più saggi dei figli della luce".

A noi tutto ciò sembra uno sproposito. Crediamo, inoltre, che il Governo italiano non ha fatto altro che riprendere i sui testi iniziali, cancellando quelle espressioni che chiaramente ricordavano epoche del controllo nazista ed i numeri tatuati sulla pelle delle persone. L'affanno repressivo era così evidente che accecati dal trionfo elettorale non hanno cercato riparazioni, anche ai condannati a morte occorre dare alcune garanzie processuali per giustificare la loro condanna. Per questo la società civile ha alzato nel cielo il grido ed il Governo di Berlusconi ha sofferto i rimproveri più duri che mai un altro governo democratico aveva ricevuto dopo la II guerra mondiale.

Oggi abbiamo fatto un gravissimo passo indietro. A noi, gitani e gitane che formiamo la Unión Romaní, non servono le ragioni date dalla Commissione Europea. Specialmente quando la stessa portavoce della Giustizia riconosce che quanto ora si pretende fare in Italia non è di registrare tutti, ma che "si tratta di un ricorso molto ben limitato". Limitato? Limitato a chi? Ai più poveri, ai mendicanti, a quelli più scuri, alle bimbe che vestono gonne colorate? Dicono che ora non chiederanno ai genitori dei bambini se sono gitani. E' davvero necessario chiedere questo quando i "controllori" entrano in un accampamento di migranti, di rifugiati o semplicemente di poveri marginalizzati dal sistema?

La portavoce di Giustizia della Commissione ha utilizzato un termine raggelante per giustificare questo censimento infame di impronte digitali. Ha detto che il Governo italiano lo farà "come ultima soluzione". Cosa ci ricorda? Fu Adolf Eichmann che utilizzò questa stessa espressione per risolvere il problema ebreo e dare inizio all'olocausto. Il Governo italiano che si prenderanno le impronte digitali a quelle persone che "non potranno essere identificate in altro modo". Che barbarie! Siamo tornati al sistema del carnet di identità antropometrico già scartato da tutti i paesi democratici civili.

Noi reclamiamo coerenza alle autorità europee. Noi chiediamo che si sopprima radicalmente questa norma. Noi chiediamo che il Governo italiano dica pubblicamente che non registrerà negli archivi della polizia i bambini e le bambine gitani prendendone le impronte. Noi, i gitani spagnoli, chiediamo solamente che non si rispetti solamente la lettera della Legge -abbiamo già visto con quanta abilità le autorità italiane la ricompongono - ma anche lo spirito della Legge. Questa dice che tutti gli esseri umani sono uguali e che sono investiti del medesimo principio di dignità per il solo fatto di essere nati.

Juan de Dios Ramírez Heredia - Presidente de la Unión Romaní

Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)

Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org/index_es

Barcellona, 5 settembre 2008


PS: leggi anche: Nomadi/ Eurodeputata rom: Dubbi su 'assoluzione' Ue per Italia
... e naturalmente se ne discute anche su Sucar Drom in diversi post

 
Di Fabrizio (del 08/09/2008 @ 11:55:41, in Regole, visitato 1548 volte)

Da OSSERVATORIO sulla LEGALITA' e sui DIRITTI

di Rita Guma (presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus)

Poiche' si continuano a leggere rivendicazioni di alcuni riguardo al parere della Commissione UE sulla questione del 'censimento' dei Rom in Italia, vanno fatte alcune precisazioni.

Il commento del sottosegretario Mantovano ce ne da' lo spunto. "La valutazione della Commissione europea, di integrale apprezzamento per le misure adottate dal Governo italiano sui campi nomadi, non ha bisogno di commenti: è chiara ed esplicita. - ha affermato Mantovano - Mancano ancora, invece, le scuse pubbliche di tutti quegli italiani che, all'opposizione dentro e fuori il Parlamento, non hanno esitato a buttare fango sull'Italia pur di contrastare l'azione dell'Esecutivo. Ma non si può avere tutto... Resta il rammarico di tre mesi persi dietro a polemiche che, al vaglio del massimo organismo dell'UE, si sono rivelate per quello che erano: dannose e strumentali".

Come Mantovano sa benissimo, la Commissione UE e' un organo politico, non giudiziario, ed emanazione dei governi, non degli elettori tutti in quanto non elettiva, quindi le sue valutazioni risentono degli equilibri politici, tanto e' vero che la Corte di Giustizia UE - che e' invece l'organo UE deputato alle valutazioni sulla legalita' dei comportamenti europei alla luce della normativa UE - non sempre sposa la concezione della Commissione di cio' che e' legale.

Ad esempio - proprio parlando di diritti civili - la Commissione ha concluso accordi con gli USA sui dati sensibili dei passeggeri UE in viaggio per gli Stati Uniti su cui il parlamento UE (organo elettivo) - timoroso per la privacy dei cittadini europei - ha portato la Commissione davanti alla Corte di Giustizia, che ha dato torto alla Commissione.

Il principio di separazione dei poteri esiste proprio perche' chi opera in un ruolo politico non puo' anche amministrare la giustizia con sufficienti garanzie, e peraltro la legislazione UE, che la Commissione UE ha dichiarato essere stata rispettata dalle misure del governo italiano in questa circostanza, non e' un trattato finalizzato a garantire i diritti umani.

Ricordiamo inoltre che i metodi adottati dal governo italiano nel caso dei Rom sono stati criticati dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa e che il Consiglio d'Europa (di cui fa parte la Corte per i diritti dell'uomo) e' una organizzazione che trova il suo fondamento nella "Convenzione europea dei diritti dell'uomo", sottoscritta anche dall'Italia.

Quindi il Commissario Hammarberg - che prima di emettere il suo giudizio e' stato due giorni in Italia - e' un esperto di diritti che basa il suo giudizio su norme nate proprio per tutelare i diritti.

Quindi Mantovano ed altri dovranno accettare che, nonostante il pronunciamento della Commissione presieduta da Barroso (un politico la cui ricandidatura e' stata peraltro sponsorizzata da Berlusconi), in molti Italiani (e non) resti ancora il dubbio sul rispetto dei diritti umani conseguente alle misure sui campi nomadi adottate dal governo nelle varie fasi della vicenda.

 
Di Fabrizio (del 15/09/2008 @ 09:22:12, in Regole, visitato 1716 volte)

Da Roma_Francais - (NDR il riccio è un piatto tradizionale tra i Rom e i Sinti, attenzione se andate in Francia!)

BORDEAUX - Il tribunale correttivo di Bordeaux ha condannato lunedì due uomini a pagare un totale di 6.000 €u. per aver catturato dieci ricci, specie protetta in Francia dal 1976. Secondo la legge sono passibili di sei mesi di prigione e di 9.000 €u. di multa.

I due uomini, membri della comunità della gens du voyage, sono comparsi nel quadro di una procedura di riconoscimento preliminare di colpevolezza. Sono stati accusati di delitto flagrante nel corso di una notte del febbraio 2008, quando cacciavano con due cani addestrati, e di avere già dieci ricci adulti in una gabbia.

Hanno spiegato davanti al tribunale che si tratta di un costume zigano. "Si fa così una volta all'anno, e non sapevamo affatto che fosse una specie protetta. Non è scritto sul permesso di caccia. Ora che lo sappiamo, non lo faremo più", ha perorato uno dei due davanti al tribunale.

Quattro associazioni di difesa degli animali erano parte civile: l'associazione Stéphane Lamart, la Società nazionale di difesa degli animali, la SPA ed il Santuario dei ricci. Hanno ottenuto ciascuna 500 €u. di danni e 500 di spese per la giustizia. I due uomini sono stati inoltre condannati a 1.000 €u. di ammenda ciascuno.

"E' caro un chilo di riccio! Questi ricci non sono stati uccisi o maltrattati e sono stati rilasciati. Non si contesta la condanna giudiziaria, ma l'importo dei danni e interessi alle parti civili,  dato che i miei due clienti hanno scarse entrate", si è rammaricata il loro avvocato, Sandrine Joineau-Dumail.

Per Patrice Grillon, avvocato dell'associazione Stéphane Lamart e della SNDA, "è una decisione molto educativa, Si possono avere dei costumi, ma la legge dev'essere applicata dappertutto. Adesso, tutti sapranno che i ricci sono animali protetti, come gli scoiattoli, gli orsi o i lupi".


Leggo, sempre su Roma_Francais

Il Santuario dei Rrom chiede che i Rrom siano dichiarati specie protetta.
Che non li si insulti
Che si lascino andare i loro bambini a scuola
Che gli si dia lavoro
Che non si mettano sistematicamente i Viaggianti in siti disgustosi, inquinati o radioattivi
Che non si prendano le loro impronte come nei campi di concentramento
E soprattutto che non si lancino bombe molotov o milizie armate come in Italia

 
Di Fabrizio (del 01/10/2008 @ 09:28:29, in Regole, visitato 1522 volte)

Da Roma_Francais

24 settembre 2008 - In seguito alla conferenza europea sui Rom, Christine Boutin, che rappresentava il governo francese, ha promesso ai 400.000 Rom,  come pure alla gens du voyage che vive in Francia, la soppressione dei titoli di circolazione e degli ostacoli al diritto di voto. Queste misure discriminatorie dovranno essere soppresse.

In effetti, per poter circolare ed esercitare la propria professione, la gens du voyage ha l'obbligo di avere un titolo di circolazione, validato ogni trimestre dalla polizia. L'ottenimento di questo diritto a circolare è condizionato alla residenza in un comune e al parere favorevole del sindaco e del prefetto. Inoltre, questo titolo è indispensabile per accedere alle aree di sosta destinate ai veicoli della gens du voyage, quando esistono.

Quanto al diritto di voto, la gens du voyage non può esercitarlo se non può provare la sua residenza in un comune da almeno tre anni.

Si tratta quindi di riconoscere loro dei diritti elementari, ma la ministra non ha fornito alcuna data per la realizzazione di queste promesse.

Louis BASTILLE, Humanité

 
Di Fabrizio (del 02/10/2008 @ 16:46:43, in Regole, visitato 3923 volte)

Questo articolo di La Repubblica è segnalato da Marco Brazzoduro

La Procura di Venezia apre un fascicolo sul vice sindaco di Treviso
Le frasi alla festa della Lega: "Vadano a pisciare nelle loro moschee"

"Dal palco istigazione al razzismo" Indagato il leghista Gentilini

 da youtube la registrazione integrale del comizio di Gentilini

L'ARTICOLO: VENEZIA - La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo sulle frasi contro gli islamici pronunciate dal vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini durante la festa della Lega Nord a Venezia, il 14 settembre scorso. L'ipotesi di reato è di istigazione all'odio razziale.

IL DISCORSO DA "LA TRIBUNA DI TREVISO"
Dal palco, lo "sceriffo" aveva tuonato "contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici", scagliandosi contro "i phone center, i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moschee". Gentilini se l'era poi presa con "i bambini che vanno a rubare agli anziani" e aveva dichiarato di non volere vedere "neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini".

L'azione della magistratura non sembra comunque turbare l'esponente leghista: "Ho detto quelle cose perché non voglio zingari che chiedano l'elemosina, clandestini che compiano atti illegali e, almeno per ora, moschee e centri islamici, perché questo è un problema nazionale".

Gentilini afferma di aver solo riportato le lamentele dei suoi concittadini e di voler continuare a battersi "per la disciplina, l'ordine e il rispetto delle regole".

(2 ottobre 2008)

 
Di Fabrizio (del 03/10/2008 @ 09:19:03, in Regole, visitato 1403 volte)

Da Romano Them

Roma, 21 settembre 2008 - Parlano italiano, mangiano italiano e tifano per le star del calcio italiano, ma non sono italiani. Nei fatti, è difficile dire cosa sono.

Migliaia di persone stanno vivendo in Italia senza cittadinanza o documenti d'identità di un qualche paese. Molti erano cittadini di paesi che non esistono più, come la Jugoslavia o l'Unione Sovietica. Ma non hanno mai ricevuto la cittadinanza dai paesi che hanno rimpiazzato la loro nazione che non c'è più, ed inoltre sono venuti a mancare i requisiti per diventare cittadini in Italia.

E' difficile capire quanti siano perché sopravvivono ai margini della società, ma la Comunità di Sant’Egidio, un'organizzazione cattolica di Roma, pone il numero tra i 10.000 e i 15.000 Sono spesso cacciati dalle autorità, che cercano di deportarli come immigranti illegali anche se non hanno dove andare.

La vita nel limbo può essere particolarmente dura per chi è nato ed è andato a scuola in Italia. Una volta che compiono 18 anni, per la legge diventano poco più che immigranti illegali.

"Noi non siamo jugoslavi, non siamo italiani. Siamo come nuvole," dice Toma Halilovic, che vive con i suoi genitori, moglie e bambini in due container in un campo improvvisato alla periferia di Roma.

Halilovic, 26 anni, è nato nella capitale italiana da genitori jugoslavi arrivati qua illegalmente negli anni '70. Ha frequentato la scuola dell'obbligo, fatto amicizie con i bambini del posto e si è appassionato per la squadra di calcio dell'AS Roma.

Quando compì 18 anni, pensava avrebbe ottenuto la cittadinanza. I figli nati da stranieri in Italia non ottengono automaticamente la cittadinanza, ma possono richiederla tra i 18 e i 19 anni se hanno vissuto continuativamente e legalmente nel paese.

Halilovic dice che la sua richiesta è stata rigettata per un tecnicismo. Alla nascita non è stato registrato come residente, perché in quel periodo non era richiesto dalla legge.

"Mi hanno detto che sono nato in transito," dice. "Cosa significa? Questo è il mio paese."

In alcuni casi, i genitori non registrano i figli alla nascita perché hanno perso la cittadinanza del loro paese d'origine e non possono rinnovare i loro permessi di residenza italiani, dice Paolo Morozzo della Rocca, professore di legge sull'immigrazione all'Università di Urbino.

Molti dei quasi invisibili in Italia sono Zingari dall'ex Jugoslavia. La mancanza di carte d'identità e permessi di lavoro offre loro poche opportunità di studiare, avere un lavoro e lasciare i poveri accampamenti che ospitano molta della popolazione di 150.000 Zingari in Italia.

Una soluzione per quelli come Halilovic è di dichiararsi ufficialmente apolidi. Una convenzione del 1954 dell'ONU, riconosce loro uno speciale passaporto, permesso di risiedere e lavorare in Italia, ed un rapido percorso verso la cittadinanza.

L'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati dice che nel 2007, i governi hanno riconosciuto 886 apolidi in Italia, 948 in Francia, 4.461 nei Paesi Bassi e 9.091 in Germania. La Francia ha approntato un ufficio governativo per investigare sulle richieste di apolidia e trovato che impiegano di solito circa sei mesi.

Ma in Italia c'è una situazione da comma 22: il Ministero degli Interni richiede un permesso di residenza per riconoscere l'apolidia. Ed il permesso non può essere ottenuto senza un passaporto valido, che gli apolidi non hanno. Il Ministero dell'Interno non ha commentato.

L'unica alternativa è far causa al ministero in un tribunale civile, cosa che può prendere almeno tre anni, dice Morozzo della Rocca. Nota che la maggior parte della gente senza documenti manca del tempo e dei soldi per rivolgersi ad un tribunale.

"L'Italia si sta comportando con disonestà nell'applicare la convenzione," dice.

Il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha detto recentemente che il governo intende garantire la cittadinanza ai bambini Zingari abbandonati nati in Italia. Ma i gruppi umanitari dicono che la vera sfida è accellerare il processo per dare agli apolidi i loro diritti.

Un problema è la difficoltà nel distinguere tra chi è veramente senza cittadinanza ed i migranti clandestini che si sbarazzano dei loro documenti dopo essere entrati in Italia, sperando di evitare il rimpatrio, dice Oliviero Forti, capo dell'ufficio immigrazione della Caritas.

"Per qualcuno è un piano: Strappano i loro documenti e prendono vantaggio dalla situazione," dice Forti. "Ma ci sono anche quelli nati nel nostro paese, hanno vissuto qui ed improvvisamente si scoprono ad essere illegali."

Source: Associated Press


PS: Una storia da Kelebek

 
Di Fabrizio (del 03/10/2008 @ 09:42:15, in Regole, visitato 1586 volte)

Ricevo da Clochard

La recente richiesta di archiviazione delle denunce presentate sulla base della notissima ordinanza fiorentina contro i "lavavetri" sposta sul piano del diritto un dibattito che sino ad oggi è stato dominato dalla politica. Inutile disquisire se il procuratore di Firenze sia tecnicamente nel giusto nella sua richiesta di archiviazione, tanto più che la politica muscolare prospettata dal sindaco Domenici preannuncia una ricerca con il lanternino del comma utile a fungere da deterrente verso la temuta rioccupazione degli incroci. Tanto vale quindi attendere il prossimo atto. E' invece utile fornire ai cittadini qualche dato di contesto sino ad oggi trascurato.

Per chi non ami nascondersi dietro un dito, è evidente che l'attività dei lavavetri è nella quasi totalità dei casi una forma malamente dissimulata di mendicità. Ne condivide la funzione economica, e pone gli stessi, oggettivi, problemi di potenziale sfruttamento e difficile inserimento nel tessuto urbano. Ora, piaccia o no, la mendicità degli adulti è nel nostro ordinamento perfettamente lecita. La sanzione della mendicità "semplice" è stata dichiarata incostituzionale nel 1995. Cosa ancora più imbarazzante, e da nessuno sinora ricordata, è che il reato di mendicità "invasiva", che la sentenza della corte costituzionale aveva lasciato in piedi, venne cancellato dal legislatore nel 1999, senza introdurre alcuna sanzione amministrativa. Scelta incauta del governo dell'epoca? Forse, ma comprensibilmente ciò non muta la realtà del diritto. Il lavavetri e il mendicante possono commettere reati comuni (molestie, minacce, e così via)? Certo. Ed è anche possibile che gli strumenti a disposizione per la repressione di questi reati (che spesso prevedono una querela della parte offesa) siano deboli. Esistevano, in paesi e epoche non remoti, norme che punivano più gravemente i reati commessi da mendicanti. Pochi, credo, ne sosterrebbero pubblicamente la reintroduzione.

Non occorre poi essere giuristi raffinati per comprendere che il potere degli amministratori locali di proibire atti altrimenti leciti con ordinanze la cui violazione diventa indirettamente un reato è un'arma potenzialmente insidiosa per la libertà individuale, vista la discrezionalità insita nelle valutazioni sottostanti. Anche qui, va mantenuto un minimo di rigore. Le richieste ai semafori possono essere, come altre disavventure del quotidiano, fastidiose. Anche i lavavetri (come avvocati, professori, assessori, e così via) possono essere maleducati ed arroganti. E' anche però onesto chiedersi su quale base si valuti l'effettiva dimensione dei fenomeni di comportamento realmente aggressivo, al di là della generica intolleranza diffusa nella popolazione. "Leggende metropolitane" e altri fantasmi sono moneta corrente in queste vicende, e sarebbe interessante sentire come i lavavetri percepiscono noi automobilisti.

L'occasionale lavaggio non richiesto può essere - anche per chi scrive - fonte di irritazione. Ma siamo sicuri che l'interesse alla totale tranquillità del cittadino in quella peculiare e sacra appendice che è ormai l'automobile sia un'adeguata motivazione per la messa in moto di strumenti sanzionatori così solleciti e severi? A questo interrogativo aggiungeremo un dubbio anche più sgradevole. Rispettare lo "stato di diritto" nella quotidianità politica e amministrativa impone certamente di non espandere a discrezione l'area di quanto è suscettibile di sanzione penale. Ma presuppone anche che la messa in moto di qualsiasi macchina sanzionatoria sia scevra da sospetti di parzialità e doppi standard. La stretta sui lavavetri arriva invece quando quest'attività è a Firenze in grande prevalenza svolta da Rom, verso i quali esiste un radicatissimo pregiudizio In un paese dove, nonostante le costanti smentite giudiziarie, continua a sopravvivere il mito dei "Rom che rubano i bambini", ogni sospetto è lecito. Anche quello che l'ordinanza sia solo l'ennesimo caso in cui tutta la potenza di un diritto lasciato ordinariamente "dormiente" viene risvegliata solo per allontanare un gruppo comunque sgradito. Chi volesse curiosare tra i fascicoli dei vari procedimenti penali che portarono alla dichiarazione di incostituzionalità del reato di mendicità scoprirebbe che in tutti i casi, nessuno escluso, quella norma penale altrimenti notoriamente disapplicata era stata azionata contro Rom. E così via, in un'infinita serie di simili vicende, italiane e non. Per la sua campagna di legalità il comune di Firenze potrebbe in fondo trovare tra i Rom qualche valido consulente, visto che di "tolleranza zero", a loro spese, hanno esperienza da qualche secolo.

Alessandro Simoni
professore di sistemi giuridici comparati nell'Università di Firenze

 
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