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Lavavetri, stato di diritto e altri fastidi
Di Fabrizio (del 03/10/2008 @ 09:42:15, in Regole, visitato 1586 volte)

Ricevo da Clochard

La recente richiesta di archiviazione delle denunce presentate sulla base della notissima ordinanza fiorentina contro i "lavavetri" sposta sul piano del diritto un dibattito che sino ad oggi è stato dominato dalla politica. Inutile disquisire se il procuratore di Firenze sia tecnicamente nel giusto nella sua richiesta di archiviazione, tanto più che la politica muscolare prospettata dal sindaco Domenici preannuncia una ricerca con il lanternino del comma utile a fungere da deterrente verso la temuta rioccupazione degli incroci. Tanto vale quindi attendere il prossimo atto. E' invece utile fornire ai cittadini qualche dato di contesto sino ad oggi trascurato.

Per chi non ami nascondersi dietro un dito, è evidente che l'attività dei lavavetri è nella quasi totalità dei casi una forma malamente dissimulata di mendicità. Ne condivide la funzione economica, e pone gli stessi, oggettivi, problemi di potenziale sfruttamento e difficile inserimento nel tessuto urbano. Ora, piaccia o no, la mendicità degli adulti è nel nostro ordinamento perfettamente lecita. La sanzione della mendicità "semplice" è stata dichiarata incostituzionale nel 1995. Cosa ancora più imbarazzante, e da nessuno sinora ricordata, è che il reato di mendicità "invasiva", che la sentenza della corte costituzionale aveva lasciato in piedi, venne cancellato dal legislatore nel 1999, senza introdurre alcuna sanzione amministrativa. Scelta incauta del governo dell'epoca? Forse, ma comprensibilmente ciò non muta la realtà del diritto. Il lavavetri e il mendicante possono commettere reati comuni (molestie, minacce, e così via)? Certo. Ed è anche possibile che gli strumenti a disposizione per la repressione di questi reati (che spesso prevedono una querela della parte offesa) siano deboli. Esistevano, in paesi e epoche non remoti, norme che punivano più gravemente i reati commessi da mendicanti. Pochi, credo, ne sosterrebbero pubblicamente la reintroduzione.

Non occorre poi essere giuristi raffinati per comprendere che il potere degli amministratori locali di proibire atti altrimenti leciti con ordinanze la cui violazione diventa indirettamente un reato è un'arma potenzialmente insidiosa per la libertà individuale, vista la discrezionalità insita nelle valutazioni sottostanti. Anche qui, va mantenuto un minimo di rigore. Le richieste ai semafori possono essere, come altre disavventure del quotidiano, fastidiose. Anche i lavavetri (come avvocati, professori, assessori, e così via) possono essere maleducati ed arroganti. E' anche però onesto chiedersi su quale base si valuti l'effettiva dimensione dei fenomeni di comportamento realmente aggressivo, al di là della generica intolleranza diffusa nella popolazione. "Leggende metropolitane" e altri fantasmi sono moneta corrente in queste vicende, e sarebbe interessante sentire come i lavavetri percepiscono noi automobilisti.

L'occasionale lavaggio non richiesto può essere - anche per chi scrive - fonte di irritazione. Ma siamo sicuri che l'interesse alla totale tranquillità del cittadino in quella peculiare e sacra appendice che è ormai l'automobile sia un'adeguata motivazione per la messa in moto di strumenti sanzionatori così solleciti e severi? A questo interrogativo aggiungeremo un dubbio anche più sgradevole. Rispettare lo "stato di diritto" nella quotidianità politica e amministrativa impone certamente di non espandere a discrezione l'area di quanto è suscettibile di sanzione penale. Ma presuppone anche che la messa in moto di qualsiasi macchina sanzionatoria sia scevra da sospetti di parzialità e doppi standard. La stretta sui lavavetri arriva invece quando quest'attività è a Firenze in grande prevalenza svolta da Rom, verso i quali esiste un radicatissimo pregiudizio In un paese dove, nonostante le costanti smentite giudiziarie, continua a sopravvivere il mito dei "Rom che rubano i bambini", ogni sospetto è lecito. Anche quello che l'ordinanza sia solo l'ennesimo caso in cui tutta la potenza di un diritto lasciato ordinariamente "dormiente" viene risvegliata solo per allontanare un gruppo comunque sgradito. Chi volesse curiosare tra i fascicoli dei vari procedimenti penali che portarono alla dichiarazione di incostituzionalità del reato di mendicità scoprirebbe che in tutti i casi, nessuno escluso, quella norma penale altrimenti notoriamente disapplicata era stata azionata contro Rom. E così via, in un'infinita serie di simili vicende, italiane e non. Per la sua campagna di legalità il comune di Firenze potrebbe in fondo trovare tra i Rom qualche valido consulente, visto che di "tolleranza zero", a loro spese, hanno esperienza da qualche secolo.

Alessandro Simoni
professore di sistemi giuridici comparati nell'Università di Firenze