Da
Mundo_Gitano
Spagna, Italia: Due tattiche per affrontare l'immigrazione illegale
L'Italia sta usando i poteri per lo stato d'emergenza, mentre la
Spagna ha introdotto misure che includono il rimborso agli immigrati disoccupati
per tornare a casa
By Lisa Abend | Correspondent
and Anna Momigliano | Contributor
Soldati italiani controllano i documenti dei venditori ambulanti fuori da una
stazione ferroviaria alla periferia di Roma.
Tony Gentile/Reuters
Dall'edizione del 7 agosto 2008
MADRID e MILANO - Miriana ha passato la notte dormendo in un parco, e ha
trascorso i suoi giorni elemosinando fuori da un negozio di Madrid. La giovane
ammette che guadagnava di più in Italia, dove ha vissuto per un anno. Ma per
questi immigrati rumeni, che sono anche Rom, è stata facile la decisione di
spostarsi in Spagna.
"Qui, la gente è migliore," spiega in spagnolo incerto. "Non hanno così tanto
odio."
Sia la Spagna che l'Italia, situate di fronte all'Africa sulla costa
Mediterranea, hanno fronteggiato negli ultimi due anni un grande afflusso di
immigrati illegale - 18.000 intercettati solo l'ultimo anno dalla Spagna, e
12.000 dall'Italia quest'anno. Ma i loro governi, pur condividendo la
convinzione che al problema dev'essere posto urgentemente un freno, hanno
approcci differenti per raggiungere lo stesso obiettivo.
Mentre la Spagna lotta per bilanciarsi tra il limitare l'immigrazione e
proteggere i diritti umani, l'Italia ha implementato misure di stato d'emergenza
e anche previsto le impronte ai Rom - misure denigrate come "xenofobe" da Thomas Hammarberg,
commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani.
"Il governo spagnolo ha una politica molto rigorosa," dice Roberto Malini,
presidente dell'organizzazione italiana per i diritti umani EveryOne. "Gli
italiani hanno una politica intimidatoria: l'idea è di spaventare gli immigrati,
così quando tornano a casa, diranno ai loro compatrioti che l'Italia non è un
posto per gli stranieri."
ITALIA: STATO D'EMERGENZA
Il 25 luglio, il governo di Silvio Berlusconi ha approvato un decreto che
permette al governo di usare truppe militari per controllare i 16 centri
d'internamento per immigrati e ha dispiegato altri 3.000 soldati in diverse
città nello sforzo di controllare il crimine, che è spesso attribuito agli
immigrati.
Il Parlamento ha anche votato recentemente una legge che specifica che i
migranti illegali condannati per crimini possono essere trattenuti oltre un
terzo più degli italiani condannati per lo stesso crimine. Con la nuova
legislazione le proprietà degli immigrati illegali possono essere confiscate.
Questi passi hanno disturbato gli attivisti dei diritti umani. "Nei centri di
identificazione per nord africani, gli immigrati spesso sono vittime di violenze
ed intimidazioni," dice Malini. "Ma non sono in posizione di protestare, perché
saranno espulsi."
Le misure italiane hanno colpito più severamente i Rom. Anche se molti hanno
vissuto per anni in Italia, molti sono arrivati dalla Romania quando quel paese
è diventato parte dell'Unione Europea nel 2007. Il predecessore di Berlusconi,
l'ex primo ministro Romano Prodi, aveva ordinato alcune deportazioni di Rom,
nonostante la loro cittadinanza UE. Sotto Berlusconi, l'Italia è andata oltre,
iniziando a giugno un censimento dei Rom che include le impronte digitali.
La discriminazione è stata alimentata dai titoli dei media come "Invasione
dei Nomadi". Ed è continuata anche in altri modi. A luglio, la Lega Nord ha
presentato in una regione una proposta che vorrebbe proibire i "negozi di kebab"
ed i ristoranti cinesi dai centri delle città perché "incompatibili col contesto
storico". Gruppi di vigilantes in Italia meridionale hanno dato fuoco alle
enclave Rom ed attaccato i loro abitanti.
SPAGNA: BILANCIANDO DIRITTI E MISURE SEVERE
In Spagna, dove gli immigrati legali da soli sono quasi il 9% della
popolazione, il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero ha sorpreso molti
questa primavera all'inizio del suo secondo mandato con un voltafaccia sulle
politiche migratorie precedentemente clementi della sua amministrazione.
A giugno, dopo che solo tre anni fa aveva autorizzato una legalizzazione di
massa di 750.000 lavoratori senza documenti, Zapatero ha espresso appoggio alla
Direttiva UE sul Rimpatrio - una politica che permette agli stati membri di
trattenere i migranti senza documenti, minori inclusi, sino a 18 mesi e, se
deportati, impedire il loro ritorno.
Di fronte ad un tasso di disoccupazione del 10,7%, il nuovo ministro del
lavoro ha annunciato un piano che mira a pagare gli immigrati senza lavoro se
tornano in patria. Il governo regionale catalano, tra i più progressisti in
Spagna, ha autorizzato un programma che segregherebbe temporaneamente i bambini
immigrati neo arrivati dai paesi non-europei, in scuole speciali designate a
prepararli meglio per l'integrazione nel sistema educativo regolare. Il governo
sta impiegando grandi risorse per prevenire i battelli dei migranti dal
raggiungere le coste spagnole, e deportando più frequentemente quanti fanno
approdo.
Le politiche migratorie di Zapatero sono state criticate dalle organizzazioni
per i diritti dei migranti. Antonio Abad, segretario generale della Commissione
Spagnola di Aiuto ai Rifugiati (CEAR) puntualizza, per esempio, che aumentando
il controllo dalle coste marocchine e mauritane, le autorità spagnole hanno
costretto i migranti sub-sahariani ad iniziare più a sud il loro viaggio per
mare, mettendosi ulteriormente in pericolo."Riguarda le persone che hanno
bisogno della massima protezione e rende loro le cose ancora più difficili,"
dice. Critica anche l'appoggio di Zapatero alla Direttiva sul Rimpatrio. "Quando
si limitano i diritti di una persona, si limita tutta la società," aggiunge.
Tuttavia Zapatero ha bilanciato queste politiche più rigide con altri tipi di
sforzi. Ad aprile ha nominato il primo migrante nel suo gabinetto ed ha promesso
per la fine del suo mandato di estendere il diritto di voto ai migranti legali.
Questi sforzi, dice Abad, fanno la differenza. "Dal lato positivo,possiamo
vedere che il governo ha una strategia per l'integrazione... E' totalmente
differente dalle misure razziste viste in Italia."