Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 06/03/2007 @ 09:31:52, in Italia, visitato 2198 volte)

Cari amici,

le adesioni raccolte dall’appello contro il “patto di legalità” che abbiamo promosso come singoli cittadini ci incoraggiano a pensare che sia possibile andare oltre la visione del problema rom come un problema di segregazione e di intervento meramente emergenziale. D’altro canto manca, nel nostro Paese, non solo una cultura che superi il pregiudizio ma anche una legislazione che riconosca i rom come minoranza portatrice di una propria cultura, una propria lingua, un modello di convivenza e socialità diverso dal nostro. Per superare la polemica, pur necessaria e utile, contro il “patto di legalità” proponiamo di incontrarci per uno scambio di opinioni, per una informazione sullo stato delle cose a Milano e provincia e per un aggiornamento sui lavori della commissione interministeriale istituita per i rom con l’obiettivo di preparare una iniziativa pubblica che porti il dibattito sul terreno per noi fondamentale del riconoscimento di questo popolo.

Per questo proponiamo di incontrarci lunedì 12 marzo alle ore 18 presso CHIAMAMILANO in largo Corsia dei Servi 11 (alle spalle di corso Vittorio Emanuele).

Paolo Cagna Ninchi

corso di Porta Ticinese 48

20123 MILANO

Tel.: +39.0258101910 - 3391170311

In allegato una nota dell’Opera nomadi

PARTECIPA ALL'INCONTRO DI LUNEDI' 12 MARZO ORE 18,00

Cercare di ragionare sulle politiche locali nei confronti delle comunità stanziali di rom e sinti significa spesso inoltrarsi in un labirinto di pratiche discriminatorie striscianti, talvolta anche da parte di poteri pubblici che dovrebbero essere invece garanti dell'universalismo dei diritti.

Dopo un lungo periodo in cui rappresentanti delle istituzioni milanesi e della casa della carità hanno parlato sui media, in una sorta di monologo, della necessità di stipulare un “patto di legalità e socialità” con i rom rumeni dei campi di via Triboniano ed Opera, eccoli ora proporre di estendere nel prossimo futuro questo ipotetico “modello” di comportamento agli altri insediamenti abitati dai rom e sinti italiani, serbi, bosniaci, kosovari.

Ce lo aspettavamo.

Il fastidio e l'irritazione un po' scomposta che hanno accompagnato la reazione di alcuni politici e opinion leaders alle nostre critiche e argomentazioni, non hanno peraltro offerto una risposta convincente nel merito di politiche che rischiano di essere discriminanti sul piano del diritto o fin troppo logore e condizionate da interventi di solo carattere emergenziale.

Cioè senza prospettive di più ampio respiro.

Difficile dunque capire perché non si debba continuare a discutere sulle conseguenze e le implicazioni della varie possibili scelte senza sottostare alla spada di Damocle di un'accusa davvero ingiusta che ci siamo sentiti rivolgere, cioè di “indebolire” la sinistra impegnata a difendere le politiche per i Rom del centro destra al governo a Milano.

Opera Nomadi Milano

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Di Fabrizio (del 06/03/2007 @ 10:26:31, in Europa, visitato 1733 volte)

Da Roma_Daily_News

Posted by: BMJ on 03-01-2007.

La  salute dei Nomadi e Viaggianti è significativamente peggiore di altri gruppi vulnerabili, rivela una ricerca del Journal of Epidemiology and Community Health.

Non è noto quanti Nomadi e Viaggianti ci siano in Gran Bretagna, ma le stime indicano una cifra di circa 300.000

I ricercatori hanno valutato la salute di circa 300 Nomadi e Viaggianti di origine UK ed irlandese, in cinque località (Sheffield, Leicester, Norfolk, Londra e Bristol).

Usando adeguate misure, sono state fatte comparazioni con la salute di chi vive nelle comunità rurali, o in aree di deprivazione, o comunità di minoranze etniche, e tutte tendono ad avere una salute peggiore della media.

I risultati mostrano che Nomadi e Viaggianti hanno significativamente malattie a lungo termine, problemi o disabilità che interferiscono con la vita quotidiana o che limitano le loro capacità di lavoro.

[...] Hanno problema nel mantenere la loro salute, però resistono maggiormente degli altri gruppi al dolore e al disagio, all'ansia e alla depressione.

I tassi di diabete e cancro non sono più alti. Ma gli autori puntualizzano che questi disagi possono essere più "silenti" e che i sintomi associati potrebbero non essere riconosciuti.

Nomadi e Viaggianti hanno inoltre tassi significativi di dolori toracici, problemi respiratori ed artriti. Sono inoltre riportati alti tassi di morte prematura tra i bambini.

Le politiche per affrontare le ineguaglianze sanitarie chiaramente non incrociano i bisogni di Nomadi e Viaggianti, concludono gli autori.

Un allegato, che ha osservato credenze ed esperienze di Nomadi e Viaggianti, trova che i problemi sanitari sono intesi come "normali" e come qualcosa da sopportare in silenzio.

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Di Fabrizio (del 07/03/2007 @ 09:45:55, in Italia, visitato 4120 volte)

Da Roma_Italia

Marina Galati

Il lavoro avviato dalla Comunità Progetto Sud per favorire l’inclusione di un gruppo soggetto ad esclusione e stereotipi

Tra i cittadini di Lamezia Terme vi sono circa 700 persone di etnia rom.
Presenti da più di sessant’anni, per la maggior parte nati in questa città, solo alcuni in altri paesi della Calabria. Ovviamente parliamo di rom stanziali, residenti da sempre nella nostra comunità.
Anche nella nostra città la popolazione di etnia rom è vissuta tra ostilità ed emarginazione.
I primi insediamenti sono stati baraccopoli messe insieme alla meglio e autorizzate anche grazie al numero ridotto di rom ospitati. Relegata in un campo dal 1982, indicato inizialmente come “sistemazione provvisoria”, la popolazione rom si è trovata ad essere confinata – circondata materialmente da un muro di cinta alto circa 4 metri – ed esclusa dalla vita della città.
La questione rom anche a Lamezia Terme viene affrontata con le stesse modalità di altri contesti territoriali: cittadini che protestano per la loro vicinanza e amministratori che si trovano stretti tra il bisogno di garantire l’ordine pubblico e il non scontentare i propri elettori. Ogni volta che viene individuato un rione in cui trasferire il campo nomadi, la popolazione insorge e tutto ricomincia. La maggior parte dei rom ancora oggi vive nel campo. Le istituzioni che fino ad ora si sono “interessate” ai Rom hanno affrontato il problema come se fosse temporaneo, senza accorgersi che ormai questo popolo è definitivamente stanziale nel territorio lametino e che ogni rom è, a pieno titolo, cittadino italiano.
A Lamezia Terme, tra le discussioni della gente e sulla stampa locale, è diffusa l’opinione che i rom rimangano “sempre uguali”, sostanzialmente un problema. Eppure in questi anni tantissime vicende dimostrano i significativi cambiamenti avvenuti e l’avvio di processi che hanno apportato profonde trasformazioni nella comunità stessa.
Il lavoro costante dell’Associazione “La strada” per l’inserimento dei rom a scuola e l’educazione sanitaria, le attività della cooperativa sociale “Ciarapanì” per la creazione di lavoro per e con i rom hanno innescato visibili processi di integrazione.
A differenza di prima, oggi bambini e bambine rom vanno a scuola, giovani rom lavorano in cooperativa, ragazzi e ragazze rom crescendo hanno messo su famiglia e diversi altri di loro hanno trovato casa fuori dal campo andando ad abitare in case popolari o in affitto.
Tanti bambini e bambine lametini hanno avuto per compagni di classe un rom. Nelle vie della città di Lamezia si vedono lavorare i rom della cooperativa “Ciarapanì” mentre svolgono il servizio di raccolta differenziata “porta a porta”. Ed altri giovani rom lavorano nel comparto ortofrutticolo; alcune ragazze lavorano presso bar e ristoranti. Nella vita quotidiana rom e “italiani” si ritrovano insieme in tante attività ed esperienze comuni: dalla spesa nei supermercati e nei negozi alle file in posta, nei ricoveri in ospedale. Al matrimonio di uno dei soci rom della cooperativa “Ciarapanì” eravamo in tanti: i parenti venuti da tutta la regione, i compagni del circolo sportivo, gli amici della squadra di calcio, i vicini di “campo”, i colleghi di lavoro e tante altre persone, “chi rom e chi no”. Un matrimonio come tanti altri, un evento normale tra mille eventi normali.
Allora ci siamo chiesti: ma bastano la scuola, la casa, il lavoro per riconoscersi ed essere riconosciuti cittadini? La cittadinanza la si ottiene soltanto quando si gode dell’accesso ai diritti essenziali come quelli civili e sociali?
La sedentarietà di questi cittadini rom non vuol dire automaticamente cittadinanza, perché forse la cittadinanza è un portato culturale molto più complesso. Crediamo che si è cittadini e si è integrati non solo quando si gode dell’accesso ai diritti essenziali (come la scuola, la sanità) ma anche quando si può partecipare attivamente alla produzione di cultura e di senso. Lo spazio per la parola, la possibilità di negoziare il proprio ruolo sociale, la propria identità culturale, i propri progetti, sono fondamentali per una convivenza reale tra culture ed identità plurime.
L’integrazione è un processo, non può essere uno schema, un principio generico, e va quindi continuamente nutrita di fatti concreti.
Le domande che ci siamo posti all’interno di un gruppo di persone, tra cui alcuni di etnia rom, ci hanno condotto ad avviare un percorso nella città e con la città.
Da più di un anno abbiamo avviato una ricerca-azione con il coinvolgimento diretto di persone rom nel lavoro di rilevazione, elaborazione ed interpretazione dei dati. Ciò ci ha permesso innanzitutto di conoscere dati e fenomeni concreti relativi a questa popolazione, informazioni che aiutano a modificare delle rappresentazioni costruite a volte sui pregiudizi e sulla non conoscenza. Dati che sfatano anche alcuni immaginari. Ad esempio, in questi mesi più volte abbiamo posto a persone diverse la domanda: “Quante persone ritenete che vivano al campo rom?”. Nessuno mai si è avvicinato al dato reale, quasi tutti hanno sovradimensionato la presenza dei rom nella nostra comunità.
Abbiamo cosi promosso un laboratorio di cittadinanza coinvolgendo diversi soggetti della comunità locale, tra cui rappresentanti delle circoscrizioni dei quartieri in cui risiedono i rom, alcuni gruppi scout, le parrocchie, la Caritas, associazioni giovanili, presidi delle scuole, rappresentanti di associazioni di categoria. E, soprattutto, abbiamo dato inizio ad un percorso in cui siano le persone rom a prendere la parola e raccontarsi in prima persona in quanto cittadini di Lamezia.
Sono stati strutturati percorsi di empowerment con adolescenti e giovani rom da cui è scaturita una lettera indirizzata ai giovani coetanei lametini, costruita con il metodo della scrittura collettiva. Questa è stata un’occasione di incontro con piccoli gruppi di coetanei, nelle scuole, nelle associazioni, nelle parrocchie per discutere insieme i contenuti della lettera.
Il video documentario “Dal campo al lavoro” è nato come lavoro di inchiesta sociale volta ad indagare la situazione socio-lavorativa all’interno della comunità rom a Lamezia.
L’inchiesta è stata costruita attorno alla raccolta di alcune video-testimonianze significative fatte a persone rom, sia giovani che anziane, sia uomini che donne, residenti all’interno del campo o al di fuori di esso. Le interviste hanno permesso di ricostruire soprattutto dei percorsi individuali di vita lavorativa ed esperenziale. Il video è divenuto anch’esso strumento per interloquire con gli altri cittadini non rom della città.
Insieme ad un esperto di etnopsichiatria abbiamo creato un gruppo-parola con donne e giovani rom ed i mediatori sociali che operano con loro. L’intento è proprio quello di ascoltare ed interrogarsi sulle dimensioni dell’esistenza e cogliere quegli aspetti culturali ed identitari che provengono da altri territori di esperienza e da altri contesti culturali.
Difatti abbiamo creato un “cantiere” dove si continuano ad aprire spazi di parola ed espressione per riflettere insieme. Il processo messo in atto vuole riconoscere i cittadini rom come soggetti ed interlocutori (di diritti e di doveri) insieme agli altri abitanti di questa città per trovare congiuntamente le soluzioni ai problemi che oggi bloccano, frammentano, dividono. Ci preme creare luoghi e spazi in cui facilitare comunicazioni, negoziazioni tra interessi diversi per perseguire obiettivi e soluzioni che ci aiutino a vivere e a realizzare sempre più integrazione reale nella vita sociale della nostra comunità. È un processo di crescita diffusa di cui la città ha bisogno.

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Di Fabrizio (del 07/03/2007 @ 10:36:49, in Kumpanija, visitato 1757 volte)

Col consenso dell'interessata, vi giro una lettera a cui non so rispondere. Al solito, faccio conto sulle conoscenze di voi lettori. Grazie

ciao Fabrizio,

ho visto il tuo sito e mi ha molto incuriosito vorrei chiederti se tu sai quando c'è il raduno rom in Ungheria e in Romania, desidererei vederlo.
Purtroppo non conosco le lingue slave, perciò ho difficoltà anche nel cercare.
Chissà se tu non riesca ad aiutarmi?
ho sentito che i raduni ungheresi sono veramente splendidi e non sono turistici, ma sono veramente sentiti da questa popolazione che ha tanto sofferto e soffre tutt'ora delle ingiustizie.
Questi raduni sono durante la festa di San Giorgio o durante la Pentecoste?
Ti ringrazio per il tuo aiuto, se riesci a darmelo.
Ciao
Olga

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Di Fabrizio (del 08/03/2007 @ 10:38:49, in media, visitato 1646 volte)

Un interessante (e provocatorio) articolo apparso sul blog Libero pensiero

Quando si parla di zingari non si può non parlare dei parassiti: come chiamare altrimenti quei politici che montano campagne anti-Rom e vellicano gli istinti più subdoli della gente, pur di rubare qualche consenso elettorale in più? Il bello è che – proprio loro – accusano i rom di essere gente che vive alle spalle degli altri. La storia insegna che spesso nella accuse agli altri c´è qualcosa di autobiografico: pensiamo ai nazisti che contestavano assurdamente agli ebrei di sentirsi una "razza" superiore, mentre essi stessi facevano del mito della superiorità della "razza ariana" il fondamento ideologico del nazionalsocialismo. La vicenda del rogo del campo nomadi di Opera è esemplare dell´Italia di oggi, dove la logica egoistica del nimby (not in my back yard, non nel mio giardino) è sempre più protagonista.
Se poi all´egoismo aggiungiamo la storica intolleranza verso una minoranza contro cui tutto è concesso, ecco che abbiamo gli elementi all´origine della distruzione di quell´insediamento, legale, che doveva ospitare 77 persone, per più di metà bambini.
Ma il problema dei Rom non è solo politico, come ha splendidamente spiegato Gad Lerner il primo marzo su questo giornale, è anche culturale. Un presidio anti-Rom non sarebbe mai potuto nascere senza un pregiudizio negativo ben saldo nei cuori e nelle menti di molti italiani. Sarebbe stato infatti impensabile nei confronti di un campo di rifugiati ebrei o africani.
Quando si parla di zingari, persino i freni inibitori del linguaggio svaniscono. In un certo senso guardare ai Rom ci libera, facendo uscire quanto di peggio abbiamo nella nostra anima. Il linguaggio spesso usato contro gli zingari meriterebbe uno studio psicologico. C´è chi teme la loro sporcizia, chi i loro furti, altri ancora hanno l´angoscia del (mitologico) rapimento di bambini. Ognuno insomma, su quello schermo senza filtri etici può proiettare le proprie angosce personali, al riparo dalle normali convenzioni sociali.
In un paese dove si iniziano a rispettare le diverse religioni e identità, i Rom sono rimasti gli unici contro cui è lecito dire di tutto.
Per questo è necessario stilare un´agenda sul da farsi per agevolare un loro inserimento nel tessuto sociale, a partire dalla creazione di uno specifico Assessorato all´Integrazione. L´integrazione dei Rom, come quella degli immigrati in generale, necessita di una programmazione di lungo periodo, con strutture istituzionali che diano continuità a un lavoro così importante. L´impegno della Giunta nel campo dell´integrazione deve dipendere il meno possibile dagli interessi dell´Assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali di turno. Meglio evitare che tutto il buon lavoro svolto fino a ora possa andare perduto il giorno in cui l´assessore Moioli (della Giunta di Letizia Moratti, N.d.R.) venisse sostituita da qualcuno poco interessato alle politiche sociali verso i non italiani.

Davide Romano (pubblicato su La Repubblica-Milano, il 5 marzo 2007)

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Di Fabrizio (del 08/03/2007 @ 10:50:30, in casa, visitato 1546 volte)

Da L'Espresso online

POLEMICHE E PRESE DI POSIZIONE. CASO MICRO-AREE
Efrem De Barre portavoce dei Sinti lancia un appello
«Vogliamo scegliere in quale zona e con chi andarci»
‘Fateci parlare con i nostri nuovi vicini’
Alessia Pedrielli
«Basta con questa diffidenza, incontriamoci e chiariremo tutto»


«Dateci risposte e fateci parlare con la gente. La situazione si sta aggravando e diventa intollerabile. Cos’ha intenzione di fare il Comune? Di estrarre a sorte la destinazione? E perchè non ci fa incontrare i cittadini? E’ urgente, dobbiamo poter dare risposte ai cittadini preoccupati». Ribadiscono la loro posizione i Sinti attraverso la voce di Efrem de Barre, riferimento per la comunità.
«La situazione è insostenibile - spiega - non c’è giorno senza accuse e dimostrazioni di intolleranza nei nostri confronti e questo nuoce molto ai nostri ragazzi che stanno cercando di cambiare vita. Vogliamo partecipare agli incontri pubblici dell’amministrazione: non possiamo sentirci accusare così senza poter rispondere. E vogliamo essere consultati per i criteri di assegnazione delle aree. Siamo una comunità organizzata fatta di persone, non di numeri. Una divisione casuale delle famiglie sarebbe del tutto nociva». La comunità Sinti è in subbuglio: le reazioni di protesta dei cittadini preoccupano e i criteri che l’amministrazione adotterà per assegnare i posti in microarea non sono ancora chiari. Gli incaricati dell’Ufficio Stranieri, che da sempre seguono il campo di via Bacelliera, interrogati ieri mattina, mentre erano di passaggio al campo, dalle famiglie sinti non hanno dato alcuna risposta in merito: «Abbiamo chiesto di sapere quali sono le ipotesi per la divisione delle famiglie - racconta Efrem De Barre - ci hanno liquidato in due parole dicendo che farà tutto il Comune. Ma noi siamo una comunità organizzata, con abitudini di vita e legami familiari e di amicizia. Dobbiamo autodeterminarci nella scelta delle famiglie, altrimenti il progetto non ha alcun senso». All’interno della comunità esistono, infatti, compiti assegnati, come ad esempio quello di accompagnare i bambini a scuola, e legami di amicizia che spesso rendono i gruppi interdipendenti tra loro, specialmente nel tentativo di integrarsi e dare un futuro ai giovani sinti. Il timore diffuso è che le microaree rompano questo sistema a danno degli sforzi compiuti fino ad oggi: «Esistono modi di vita diversi all’interno del campo: ad esempio le famiglie che mandano i bambini a scuola e quelle che non lo fanno - spiega ancora Efrem De Barre - se venissero mescolati due modi di vita tanto diversi cosa accadrebbe? Che le conquiste di integrazione fatte fin’ora andrebbero perse. Che i nostri figli, magari divisi dagli amici di sempre si troverebbero in difficoltà, che faticheremmo per organizzare il loro trasporto a scuola. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e di autodetrminarci nella divisione». E lancia una proposta concreta la comunità: due rappresentanti responsabili per ogni microarea con incontri mensili con la popolazione del quartiere per risolvere eventuali problemi e trovare il modo di convivere: «Vogliamo abbattere i pregiudizi - continua De Barre - siamo certi che questo sia il momento ed il modo giusto. Prendiamo le nostre responsabilità per la gestione delle microaree e vogliamo un supporto da parte del Comune per poter parlare con la gente. Potremmo confrontarci in incontri periodici su qualsiasi problema nasca attraverso due responsabili incaricati. E possiamo garantire fin da ora che non accadrà niente di brutto ai nostri”vicini di casa”. Confrontiamoci,

(06 marzo 2007)

sull'argomento, Rom Sinti e Politica

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Di Fabrizio (del 09/03/2007 @ 09:45:34, in Europa, visitato 1483 volte)

Da British_Roma

(from The Times March 06, 2007: People by Hugo Rifkind)

Grandi novità per i razzisti. Il Consiglio Distrettuale del West Sussex sta cercando un "coordinatore per incidenti razziali". Il candidato di successo sarà, informa la ricerca, "responsabile per il coordinamento degli incidenti razziali attraverso il West Sussex" E' bello vedere come queste cose alla fine siano per essere appropriatamente organizzate.

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Di Sucar Drom (del 09/03/2007 @ 10:06:38, in blog, visitato 1414 volte)

2007 Anno Europeo per le Pari Opportunità per Tutti
L’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti è stato ufficialmente inaugurato a Berlino dal primissimo Vertice Europeo sulle Pari Opportunità, sotto la presidenza tedesca dell’UE il 30 e il 31 gennaio scorso.
Sucardrom in queste settimane è entrata a far parte di alcune reti europee, a partire d...

Europa, l'Unicef presenta uno studio sul razzismo subito dai bambini rom
Uno studio dell'Unicef sui bambini Rom nell'Europa sud-orientale e in Germania presentato durante la Conferenza congiunta tra l'Unicef e la Commissione infanzia del Parlamento tedesco.
L'Unicef fa appello ai governi europei affinché i bambini Rom godano degli stessi diritti alla salute, all'istruzione...

Gallarate (VA), per i Sinti il Consiglio Comunale vota 150mila euro
Fiato sospeso, dubbi e poi un sospiro di sollievo. Il consiglio comunale di Gallarate archivia una serata ad alta tensione, protagonista la Lega Nord e il controverso rapporto del Carroccio con la maggioranza. Come già successo in passato, alla base della crisi sfiorata una questione di principio: i leghisti gallaratesi non vogliono che il Comune si faccia carico dello spostamento dei Sinti da ann...

Reggio Calabria, la Chiesa e i Rom
Pubblichiamo il comunicato stampa ricevuto ieri dalle Volontarie del SCN Opera Nomadi Sezione di Reggio Calabria per presentare l'incontro organizzato insieme all'Ufficio Migrantes della Diocesi di Reggio - Bova per coinvolgere la Chiesa locale alle problematiche vissute dalle popolazioni rom. Di seguito il comunicato
Diffidenza reciproca e sentimenti di rifiuto costituiscono oggi le...

Sant'Ambrogio sul Garigliano (FR), non vogliamo i Rom
«Siamo pronti a forti azioni di protesta, anche con la realizzazione di barricate, pur di evitare l'ingresso dei nomadi», ha detto il sindaco di Sant'Ambrogio sul Garigliano in provincia di Frosinone, Biagio del Greco, durante la conferenza stampa tenutasi il 3 marzo scorso nella sala consiliare.
«Noi ci opponiamo con decisione all'ipotesi di realizzare un campo nomadi - ha aggiunto il pri...

Firenze, titolare di un bar nega la consumazione a una Rom
Repubblica pubblica un articolo in cui una donna racconta un’incredibile episodio di discriminazione etnica: un barista nega di servire un cappuccino a una Rom. La titolare del bar conferma l’accaduto e difende il comportamento del marito.
«Questi zingari stanno fissi nella strada, attaccano alle sette del mattino a chiedere l’elemosina e non danno tregua fino a sera. Tutti i giorni così, o...

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Di Fabrizio (del 10/03/2007 @ 10:27:07, in Europa, visitato 1561 volte)


E' uscito l'aggiornamento di febbraio 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.

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Di Fabrizio (del 10/03/2007 @ 14:21:34, in Italia, visitato 1788 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati, con richiesta di diffusione

Continuano inesorabili gli sgomberi dei campi nomadi, senza che ci sia un chiarimento e una programmazione sulla loro destinazione.
7 marzo 2007 - Blitz degli agenti della polizia municipale dell'ottavo gruppo, stamani intorno alle 9.30, nel campo nomadi abusivo di Ponte di Nona, in via don Primo Mazzolari a Roma.
L'intervento, spiegano gli uomini del Gruppo comandato da Antonio Di Maggio, si è reso necessario anche dopo le proteste del comitato di quartiere che nei giorni scorsi aveva anche fatto un blocco stradale per attirare l'attenzione sul problema; dei genitori degli alunni della scuola elementare e media che si trova sulla stessa via e dei proprietari di alcuni cantieri che nelle scorse settimane aveva subito numerosi furti.
La polizia municipale sta predisponendo la bonifica della zona su cui si erano insediati i nomadi.

Intanto c’è chi invece si sta mobilitando tempestivamente per un rifiuto netto dei campi nomadi. Viterbo: "No ai campi nomadi” invito alla mobilitazione.

7 marzo 2007 Viterbo - Il presidente del Movimento "insieme per il territorio", Michele Bonatesta dice: Il modo in cui Veltroni e Serra stanno cercando di risolvere i problemi di Roma è semplicemente vergognoso. Basta leggere un’agenzia del 1 marzo scorso, quando il Prefetto di Roma si lamenta “dell’egoismo di chi non vuole accogliere i nomadi romani in altri comuni… ” anche se non può fare a meno di esternare alcuni altri aspetti del problema-rom.

E’ un fiume in piena Michele Bonatesta, la notizia che alcuni Comuni del Viterbese sarebbero già stati individuati come possibili “ospiti” per i nomadi sfrattati da Roma dal sindaco Veltroni.
Il bubbone ora è scoppiato? Se lo tengano e individuino la cura senza “contagiare” altri territori che fanno di tutto per restare nei limiti della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Questo è il tasto da battere e se qualcuno non dovesse sentirsi in grado di garantirci questo, si dimetta o chieda il trasferimento, a seconda del ruolo che ricopre nel nostro territorio.


A Frosinone sono già scesi in piazza. Noi siamo ancora allo stadio delle chiacchiere ma, quel che è peggio e che lascia presagire il peggio, è che qualcuno si sta mostrando disponibile al dialogo ed alla trattativa. Noi, invece, diciamo (come già lo dicemmo il 17 gennaio scorso) “NO”, senza se e senza ma!”.

9 marzo - "Come annunciato nei giorni scorsi prosegue l'opera di riqualificazione del Comune di Roma. L'intervento effettuato questa mattina a Villa Troili restituisce dignita' alle persone che vivevano in condizioni disagiate e garantisce ai cittadini della zona maggiore sicurezza e decoro urbano per una migliore qualita' della vita".
Cosi' il sindaco di Roma, Walter Veltroni, commenta l'avvenuto sgombero del campo nomadi di Villa Troili.

Il Sindaco di Roma Walter Veltroni precisa: "Le persone che ci vivevano saranno accolte nei centri di accoglienza del Comune di Roma. Con questo trasferimento il campo, creato nel 2001 a seguito di un'ordinanza prefettizia, e' definitivamente chiuso e l'intera area sara' bonificata e restituita alla citta'".
"Anche questa volta le operazioni di sgombero si sono svolte nella massima tranquillita, grazie alla collaborazione della polizia municipale, delle forze dell'ordine, della protezione civile e delle associazioni che assistono i rom.
Un'operazione che, si aggiunge a quelle gia' effettuate nel corso di questi anni, dal 2001 sono stati sgomberati 30 campi e insediamenti abusivi presenti nella citta'".


La prima domanda è: Che fine hanno fatto le persone sfrattate dai 30 campi nomadi?
I nostri timori che dallo sgombero di "campi nomadi" nascano un numero maggiore di "piccoli campi nomadi", legali ed abusivi, è fondato, e questo accade per l'assenza di UNA SCELTA POLITICA ABITATIVA per Rom e Sinti.
Oppure forse dobbiamo credere che non si voglia uscire concretamente dall'ottica distruttiva del campo nomade?

Questo Governo aveva promesso maggiore attenzione alla questione Rom, e mentre si discute nei diversi tavoli Ministeriali, la realtà Rom diventa drammatica passando "dalla padella alla brace".

Non è arrivato il momento che TUTTE le organizzazioni pro rom/sinti facciano sentire PUBBLICAMENTE e con forza la propria voce?

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