Fateci parlare con i nostri nuovi vicini
Di Fabrizio (del 08/03/2007 @ 10:50:30, in casa, visitato 1551 volte)
Da
L'Espresso online
POLEMICHE E PRESE DI POSIZIONE. CASO MICRO-AREE
Efrem De Barre portavoce dei Sinti lancia un appello
«Vogliamo scegliere in quale zona e con chi andarci»
‘Fateci parlare con i nostri nuovi vicini’
Alessia Pedrielli
«Basta con questa diffidenza, incontriamoci e chiariremo tutto»
«Dateci risposte e fateci parlare con la gente. La situazione si sta aggravando
e diventa intollerabile. Cos’ha intenzione di fare il Comune? Di estrarre a
sorte la destinazione? E perchè non ci fa incontrare i cittadini? E’ urgente,
dobbiamo poter dare risposte ai cittadini preoccupati». Ribadiscono la loro
posizione i Sinti attraverso la voce di Efrem de Barre, riferimento per la
comunità.
«La situazione è insostenibile - spiega - non c’è giorno senza accuse e
dimostrazioni di intolleranza nei nostri confronti e questo nuoce molto ai
nostri ragazzi che stanno cercando di cambiare vita. Vogliamo partecipare agli
incontri pubblici dell’amministrazione: non possiamo sentirci accusare così
senza poter rispondere. E vogliamo essere consultati per i criteri di
assegnazione delle aree. Siamo una comunità organizzata fatta di persone, non di
numeri. Una divisione casuale delle famiglie sarebbe del tutto nociva». La
comunità Sinti è in subbuglio: le reazioni di protesta dei cittadini preoccupano
e i criteri che l’amministrazione adotterà per assegnare i posti in microarea
non sono ancora chiari. Gli incaricati dell’Ufficio Stranieri, che da sempre
seguono il campo di via Bacelliera, interrogati ieri mattina, mentre erano di
passaggio al campo, dalle famiglie sinti non hanno dato alcuna risposta in
merito: «Abbiamo chiesto di sapere quali sono le ipotesi per la divisione delle
famiglie - racconta Efrem De Barre - ci hanno liquidato in due parole dicendo
che farà tutto il Comune. Ma noi siamo una comunità organizzata, con abitudini
di vita e legami familiari e di amicizia. Dobbiamo autodeterminarci nella scelta
delle famiglie, altrimenti il progetto non ha alcun senso». All’interno della
comunità esistono, infatti, compiti assegnati, come ad esempio quello di
accompagnare i bambini a scuola, e legami di amicizia che spesso rendono i
gruppi interdipendenti tra loro, specialmente nel tentativo di integrarsi e dare
un futuro ai giovani sinti. Il timore diffuso è che le microaree rompano questo
sistema a danno degli sforzi compiuti fino ad oggi: «Esistono modi di vita
diversi all’interno del campo: ad esempio le famiglie che mandano i bambini a
scuola e quelle che non lo fanno - spiega ancora Efrem De Barre - se venissero
mescolati due modi di vita tanto diversi cosa accadrebbe? Che le conquiste di
integrazione fatte fin’ora andrebbero perse. Che i nostri figli, magari divisi
dagli amici di sempre si troverebbero in difficoltà, che faticheremmo per
organizzare il loro trasporto a scuola. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e di
autodetrminarci nella divisione». E lancia una proposta concreta la comunità:
due rappresentanti responsabili per ogni microarea con incontri mensili con la
popolazione del quartiere per risolvere eventuali problemi e trovare il modo di
convivere: «Vogliamo abbattere i pregiudizi - continua De Barre - siamo certi
che questo sia il momento ed il modo giusto. Prendiamo le nostre responsabilità
per la gestione delle microaree e vogliamo un supporto da parte del Comune per
poter parlare con la gente. Potremmo confrontarci in incontri periodici su
qualsiasi problema nasca attraverso due responsabili incaricati. E possiamo
garantire fin da ora che non accadrà niente di brutto ai nostri”vicini di casa”.
Confrontiamoci,
(06 marzo 2007)
sull'argomento,
Rom
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