Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/12/2011 @ 09:00:46, in Italia, visitato 1445 volte)
Punto di vista interessante, quello presentato su
GAY INDIPENDENT. Anche se la critica lì è più centrata sul
dualismo uomo-donna, la domanda di fondo è: quanto può essere efficace scindere
la lotta alla discriminazione tra antirazzismo da una parte e pari opportunità
dall'altra?
Di Enzo Cucco - 15/12/2011
Lo scorso 13 dicembre il Governo ha assegnato ad Andrea Riccardi alcune
funzioni di grande rilievo nell'ambito delle politiche sociali, tra cui quelle
sulla famiglia, sulle tossicodipendenze e sull'UNAR, l'Ufficio nazionale contro
le discriminazioni razziali, ed ha riconfermato ad Elsa Fornero le funzioni
sulle pari opportunità.
Va ricordato che l'attuale Governo ha ridotto in modo molto consistente il
numero dei Ministri (sia con portafoglio che senza), e tenendo presente la
scadenza della legislatura, l'impressionante mole di lavoro e di responsabilità
a carico di ciascuno e la oggettiva scarsità di funzioni assegnate ad alcuni dei
Sottosegretari e Viceministri, una ridefinizione delle attribuzioni era
necessaria.
Ma perché allontanare l'UNAR dalle pari opportunità?
Questa distinzione appare in controtendenza rispetto all'evoluzione che tutto
questo ambito di politiche (ma anche di norme) ha subito e sta subendo in
tutt'Europa. Come è noto l'Italia ha prodotto un corpo di norme significativo ed
all'avanguardia nell'ambito delle pari opportunità tra uomo e donna, ma manca
del tutto di una norma specifica per la lotta contro tutte le forme di
discriminazione, oltre alle due leggi di recepimento delle direttive comunitarie
del 2000. La carenza normativa e l'assenza di un soggetto terzo per l'intervento
in materia di lotta alle discriminazioni sono stati per anni i motivi sia delle
critiche europee che dell'assenza di una vera politica nazionale sulla materia.
Di questa situazione era perfettamente consapevole sia il Ministro Carfagna che
l'UNAR a cui dobbiamo riconoscere di aver fatto letteralmente dei miracoli per
recuperare nell'ambito delle politiche e degli interventi concreti quello che
sul piano normativo non poteva essere recuperato. Prima di tutto la facoltà di
intervenire su tutte le sei aree di potenziale discriminazione previste
dall'articolo 19 dei Trattato dell'Unione (genere, orientamento sessuale, età,
disabilità, religione e credenze personali, origine etniche e nazionali) e non
solo in materia di razzismo, come la missione iniziale prevedeva.
Unire l'UNAR al Ministero "della cooperazione internazionale e integrazione"
sembra re-spingere queste politiche nell'alveo di quelle contro il razzismo, con
la conseguenza che le pari opportunità tornano ad essere esclusivamente quelle
"classiche" tra uomo e donna. E' così, o si tratta solo di un effetto ottico
dovuto ad una redistribuzione di funzioni basata su logiche politiche e non su
una razionale trattazione delle materie in oggetto?
Spero di essere smentito, magari anche solo leggendo il testo dei decreti di
delega che ancora non si conoscono, e sono certo che la qualità del Ministro
Riccardi e l'indiscussa consapevolezza e dedizione che l'UNAR ha dimostrato
negli ultimi anni nel gestire una materia tanto incandescente, sapranno non solo
dissipare ogni ombra ma anche far procedere l'Italia nella direzione di quelle
riforme che in tutta Europa ormai sono concretezza da anni. Non ci sono ne i
tempi né le condizioni politiche per intervenire sulla legislazione italiana in
modo organico, ma molto si può fare sulle politiche e soprattutto si deve
tentare di istituire quel soggetto indipendente dal Governo che, assorbendo
l'UNAR e magari qualche altra istituzione di parità, sappia farci fare quel
passo avanti di cui abbiamo bisogno.
Saprà il Governo marciare, diviso ma unito, su questo obiettivo? Saprà gestire
l'oggettiva sovrapposizione di due Ministeri su una materia che, nella sostanza
e per molti ambiti non solo sono sovrapponibili ma necessitano di integrazione?
Di Fabrizio (del 22/12/2011 @ 09:57:43, in Italia, visitato 2175 volte)
Ricevo da Stefano Nutini
Considerando che:
- da marzo 2011 circa 200 persone di origine rumena hanno provveduto a
installare abusivamente abitazioni di emergenza nell'area di via
Varsavia-Sacile sul retro dell'Ortomercato;
- tra di essi si contano alcune decine di minori, tra i quali bambini/e
iscritti alle scuole elementari di via Monte Velino, via Martinengo e Madre
Teresa di Calcutta.
- nella realtà sopra citata operano diverse associazioni di volontariato
come Padri Somaschi, Comunità di S. Egidio, Gruppo sostegno Forlanini e una
rete di zona comprendente, oltre a questi enti, il Comitato inquilini
Molise-Calvairate-Ponti, il Sicet e l'Unione inquilini;
- II Comune di Milano ha deciso di sgomberare le strutture abitative
insediate in tale area in data 22 novembre 2011, salvo poi scegliere di
concerto con gli occupanti di procrastinare lo sgombero al 12-12-2011
- la permanenza degli abitanti nell'area è rischiosa a causa della
vicinanza della ferrovia, dell'uso di bombole a gas e per le precarie
condizioni igieniche
Il Consiglio di Zona 4, pur condannando ogni forma di occupazione
abusiva della proprietà privata e di quella pubblica, chiede che:
- il Consiglio di Zona 4 venga correttamente e tempestivamente informato
su tutte le decisioni che il Comune di Milano intende adottare e/o adotterà
al fine della risoluzione del problema.
- se si è già definito o se si può trovare, anche con la partecipazione
del Consiglio di zona 4, un percorso condiviso con gli occupanti che non
intendono fare ritorno in Romania;
- il Consiglio di Zona 4 sia parte in causa nell’analisi e nella
realizzazione degli interventi che si auspicano vengano posti in essere per
preservare le acquisizioni dal punto di vista scolastico e lavorativo di
alcuni degli occupanti al fine di ridurre per quanto possibile le forme di
disagio e di insicurezza;
- venga chiarito quale sia l'impatto del passaggio della Paullese
nell'area considerata e negli altri insediamenti della zona;
si faccia luce sullo stato dei residui economici del "Fondo Maroni", per un
reale utilizzo sociale del denaro pubblico, a fini di inclusione sociale e
non di semplice repressione/dissuasione;
- la tematica della presenza dei gruppi rom e sinti a Milano sia
affrontata partendo da un'analisi socio-demografica e territoriale degli
insediamenti attenta alle specifiche configurazioni, risorse e condizioni e
si sviluppi attraverso percorsi di dialogo e di incontro per la ricerca di
una soluzione di inclusione condivisa che non comporti disgregazioni dei
nuclei familiari e che conduca ad una reale politica sociale di superamento
dei campi.
IL CONSIGLIO DI ZONA 4
- Visto il Regolamento del Decentramento Territoriale;
- sulla base dell’esito della votazione palese, proclamata dal Presidente nei
seguenti termini:
Presenti 33
voti favorevoli 29
voti contrari =
astenuti 4 (Bassi, Conte, Mariani, Testa)
D E L I B E R A
di esprimere PARERE FAVOREVOLE a quanto esposto in relazione.
IL SEGRETARIO Dr. Aldo Braccio
IL PRESIDENTE Loredana Bigatti
IL DIRETTORE DI SETTORE
Dott. Carlo Premoselli
- ALL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI
Mozione definitiva, approvata dal CDZ giovedì scorso, con ulteriori modifiche, e
favorevolmente votata dalla maggioranza più Pdl (Lega astenuta, cioè nei fatti
contraria)
Corriere del Mezzogiorno I ragazzini di Chiaiano e Secondigliano
imparano l'arte circense e la giocoleria con i loro coetanei dei campi rom
Immagine dal sito
www.puntacorsara.it
NAPOLI – In equilibrio su una corda a 30 metri d'altezza o volando da un
trapezio all'altro. Sono i ragazzi dei campi rom e quelli di Scampia, insieme. È
il miracolo del Circo Corsaro di Napoli, la scuola di circo che raccoglie
allievi provenienti dai campi rom dell'hinterland napoletano e allievi dei
quartieri più degradati della città partenopea (Scampia e Chiaiano in primis)
per un totale di quasi 100 giovani allievi circensi. Giovani italiani e rom
imparano quotidianamente discipline come giocoleria, acrobatica, equilibrismo,
clownerie, acrobatica aerea su trapezio e tessuti, seguendo corsi per diverse
fasce d'età. I bambini e i ragazzi si sono impegnati nelle varie abilità,
scegliendo quella che meglio si adattava al proprio modo di esprimersi. A
ognuno, il circo ha trasmesso il rispetto delle regole, degli altri e del
gruppo. Tra gli obiettivi principali c'è soprattutto la difficile convivenza tra
ragazzi e bambini di diversa provenienza territoriale ed etnica. «Grazie alla
nostra scuola di circo», spiega la responsabile Maria Teresa Cesaroni, «tanti
ragazzi riacquistano fiducia in se stessi, imparano nuove discipline, vengono
ascoltati e si sentono finalmente orgogliosi in una vita in cui si sono sempre
sentiti come delle nullità». E naturalmente, diminuisce anche la devianza
giovanile, nell'hinterland napoletano molto sviluppata.
A Scampia il circo dell'integrazione:
foto
LA SCUOLA - Nata nel 2006 a Scampia grazie a un gruppo informale di persone, la
scuola circense si è sviluppata progressivamente nel corso degli anni. La scuola
di circo, attualmente finanziata dalla Fondazione «L'albero della vita» e
sostenuta dall'associazione «Giocolieri e Dintorni», è stata sostenuta da
diversi enti, fondazioni e associazioni e la sua sede è cambiata varia volte
sempre muovendosi all'interno del quartiere di Scampia. Attualmente le attività
si svolgono nella palestra comunale di Piscinola. Ora come in passato si avvale
di collaborazioni di maestri e registi provenienti da altre realtà circensi e
teatrali e intreccia il suo lavoro tra un tendone ad un passo dai famosi
condomini «Le Vele» e i palcoscenici patinati del centro di Napoli. In tempi di
crisi economica, mantenere solida l'attività della scuola è molto difficile. È
quanto spiega la responsabile Cesaroni: «Rischiamo di chiudere da un giorno
all'altro se i supporti economici non aumentano». Poi lancia un appello: «Ci
rivolgiamo alle istituzioni locali e nazionali, sia pubbliche che private,
affinché qualcuno si faccia avanti per sostenere una preziosa attività sociale e
d'integrazione che rischia di morire». Il Circo Corsaro si esibirà all'interno
del festival internazionale Circomondo, in programma a Siena dal 5 all'8
gennaio.
Walter Medolla -
redazioneweb@comunicareilsociale.com 02 gennaio 2012
Di Fabrizio (del 06/01/2012 @ 09:41:17, in Italia, visitato 1794 volte)
Da
NO(b)LOGO (Nel caso, rileggetevi anche
QUESTO e
QUESTO)
Non mi risulta, e credetemi sono stato molto attento, che il sindaco Fassino
abbia ricevuto le vittime del pogrom della Continassa.
Ha fatto si qualche dichiarazione, ma talmente ambigua da essere riproposta tal
quale da un
gazzettino notoriamente fascista e razzista e specializzato nell'antigitanismo.
Gli zingari non meritano attenzione, o per lo meno meritano meno attenzione dei
cani.
Chi scrive questo blog è un animalista convinto, ma si indigna e prova un
disgusto estremo se vede che un cane ha più rispetto di un bambino, di una
donna, di un uomo.
Negli scorsi giorni Fassino
ha incontrato con la massima attenzione il
presidente dell'ENPA per risolvere un caso della massima gravità.
Infatti c'è un canile (ospita "ben" 80 cani e qualche gatto) che confina con un
campo rom (per inciso dato alle fiamme 4 anni fa ... si sa torino è una città
ospitale ed accogliente come dice sempre Fassino [1] ) che ospita "solo" 800
persone, di cui 400 saranno bambini, che hanno l'indiscutibile colpa di essere
ROM.
Leggiamo cosa è stato fatto a queste povere bestiole dagli zingaracci:
- Le grondaie di copertura degli stabili erano state rubate
- Alcuni bambini erano stati sorpresi mentre tenevano un gattino per il collo
all’interno della struttura
- Ma è negli ultimi giorni che si è raggiunto il limite. Mentre stava per andare
via dal canile, uno dei volontari ha visto dei bambini di poco più di 8 anni che
stavano colpendo la sua auto parcheggiata davanti alla struttura.
Ovviamente per un buon animalista un cane che morde è un cane maltrattato uno
zingarello che fa danni è un criminale in erba ed è richiesto l'intervento di
Pietro lo sceriffo Fassino.
Interessante la lettura dei commenti sul gruppo Facebook di questi amanti degli
animali.
ad esempio: ---- i cani liberi e gli zingari al guinzaglio !!!! ---- Non deve
chiudere il canile, deve chiudere il campo ROM ---- DATELI IN PASTO AI
PITBULL,NE BASTANO UNA DECINE ,,LI SCILOGLIAMO QUALCHE MINUTO E MANGIANO GRATIS
CARNE FRESCA.(...POSTATO DA MIO MARITO EX DEL POPOLO DI FB) ---- assolutanente
daccordo con te Simona!questi schifosi devono sparire, loro sono la spazzatura,
i nostri fratelli pelosetti devono poter vivere in pace
In circoscrizione c'è qualcuno che sembra prendere le giuste prospettive.
Interessante confrontare l'impegno del comune per i canile rispetto a quello per
la scolarizzazione, così a naso sembra che si spenda di più per gli ottanta cani
rispetto a quanto si spenda per i 400(?) bambini ...
[1] Quello stesso campo rom fu pure assediato da
baldi fasci qualche giorno dopo
il rogo.
Documentandosi sul passato si scopre che
quando una romnì viene ammazzata da un
ubriaco alla guida italico la cosa non fa notizia, la donna assurge alla dignità
di romena e la cosa finisce li. Cosa sarebbe successo al campo nomadi se alla
guida ci fosse stato un rom e la donna travolta fosse stata torinese?
Di Fabrizio (del 12/01/2012 @ 09:51:13, in Italia, visitato 1270 volte)
GIOVEDÍ 19 GENNAIO ALLE ORE 11.00 - presso il NAGA, in Via Zamenhof 7/A -
Milano
CONFERENZA STAMPA
Come vivono i rom a Milano:
analisi delle condizioni di vita e di salute delle persone
che abitano le aree dismesse e i campi irregolari
Uno studio a cura dei volontari di Medicina di Strada del Naga, pubblicato sulla
rivista Epidemiologia & Prevenzione, analizza i dati sociodemografici e sanitari
raccolti in 14 aree dismesse e campi sul territorio milanese tra gennaio 2009 e
dicembre 2010.
In questi due anni di attività, i volontari del Naga hanno visitato 1.142
persone - circa la metà delle persone rom presenti a Milano secondo le stime
ufficiali: sono stati raccolti e analizzati dati su condizioni di salute,
scolarità, lavoro, abitudine al fumo e altre informazioni sociodemografiche che
determinano le condizioni di vita e di salute dei rom sul territorio cittadino.
Durante la conferenza stampa i volontari di Medicina di strada del Naga
illustreranno i principali risultati dell'indagine, portando alla luce dati
inediti che delineano una situazione di rischio e discriminazione.
Saranno disponibili copie della rivista.
Info: Naga - 349 1603305 - 02 58102599 -
naga@naga.it
Scarica l'invito alla conferenza stampa
Di Fabrizio (del 13/01/2012 @ 09:45:01, in Italia, visitato 1618 volte)
Di quello che è successo a Torino il mese scorso: dallo
stupro inventato al pogrom, sino alle
recenti omertà, sappiamo parecchio. Sembra che qualcuno ci
abbia preso gusto. Ora è il turno di Vicenza... c'è un brutto
mondo là fuori!
VicenzaToday Torri: "Mi hanno rapito gli zingari" ma era una scusa per i compiti
Un ragazzino di 11 anni si è inventato un tentativo di sequestro per non andare
a scuola senza aver fatto i compiti. Dopo tre ore confessa: aveva gettato lo
zaino nel fiume
di Redazione 10/01/2012
E' tornato a casa in lacrime raccontando alla mamma che, mentre andava a scuola,
gli "zingari" avevano tentato di rapirlo, riuscendo a prendergli però solo lo
zaino. E' la storia inventata da un ragazzino undicenne di Torri di Quartesolo
per non dover presentarsi in classe senza aver fatto i compiti. Dopo tre ore,
spese da parte della polizia locale a cercare riscontri, lo studente ha
"confessato": lo zaino era stato gettato nel fiume.
Mattinata movimentata a Torri, per una mamma terrorizzata che il figlio potesse
finire nelle mani di pericolosi nomadi, per i vigili che per ore hanno cercato
prove sul racconto di un ragazzino e per il protagonista, che non ha trovato di
meglio per giustificarsi di non avere fatto i compiti a casa. Man mano che la
mattina trascorreva, l'inverosimiglianza del racconto cominciava a farsi netta e
l'undicenne ha confessato: mentre andava a scuola, ha gettato lo zaino dal ponte
di via Marconi ed è corso a casa, inventandosi il drammatico evento. I genitori
hanno promesso sonore punizioni.
Di Fabrizio (del 15/01/2012 @ 09:10:33, in Italia, visitato 1388 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Nuovo Corriere BARISERA 10 gen 2012 - Un primo piano di una delle protagoniste della performance di Teadrom su gli
autobus baresi
BARI – "No, grazie non vogliamo nulla da voi, non abbiamo spiccioli".
Sembra proprio che il pregiudizio nei confronti dei Rom sia ancora presente
nella comunità barese, almeno tastando le reazioni su autobus e ai semafori
delle persone che involontariamente sono stati coinvolti nel progetto 'Teadrom'. Le
reazioni sono state immortalate in un video conclusivo dell'iniziativa messa in
campo dall'associazione Ri-belle di Bari che a partire da questa estate ha
organizzato seminari e spettacoli con la forma espressiva del teatro di strada
(in lingua romanès "drom" significa strada). "La collaborazione fra ragazzi rom
(sette) e gadjè (non rom, una ventina in tutto) – spiega uno dei responsabili
delle attività Gabriele Di Palma – ha favorito il dialogo e la conoscenza
reciproca, ha potenziato le capacità espressive e immaginifiche di ciascuno e la
fiducia in sé stessi. A rotazione i ragazzi coinvolti (i rom fanno parte di un
interno nucleo familiare di 11 persone, ndr) hanno realizzato un esperimento di
teatro invisibile. Sono saliti sugli autobus cittadini facendo finta di non
conoscersi. Hanno cercato di regalare un portaoggetti in plastica (realizzato
con bottigliette di plastica tagliate e chiuse con una zip, ndr) contenente un
fiore di stoffa e un volantino che spiegava il progetto. Durante lo spettacolo
le persone si spostavano e quando io fingendomi un ragazzo italiano precario ho
chiesto denaro ai rom, sono rimasti a bocca aperta. Anche ai semafori nessuno
voleva accettare il dono". Ora il nucleo familiare (11 persone con bambini dai
20 ai 2 anni) cerca una casa. "Ora vivono in condizioni precarie a Foggia –
conclude Di Palma – ma stiamo trattando con la Chiesa di San Sabino per una
casetta a Sannicandro. Speriamo che così possano riprendere a vivere".
Fiorella Barile
Di Fabrizio (del 19/01/2012 @ 09:37:38, in Italia, visitato 1620 volte)
L'articolo che segue merita due parole di introduzione. Da almeno tre
mesi, la Gazzetta di Lucca denuncia lo scandalo degli sprechi di acqua
pubblica in un insediamento rom in città.
Durante tutto questo periodo, la testata sembra sia lo sola ad occuparsi
della vicenda, ritornandovi periodicamente con toni polemici sull'incapacità dei
politici, sui cittadini-contribuenti che pagano gli sprechi di tasca loro, sul fatto che il
giornale è l'unico a parlarne. Un mix di arroganza e vittimismo, in puro stile
italico, ma col merito indiscutibile di svolgere il ruolo di un giornale:
sollevare il problema ed insistere per la sua soluzione. Che poi la testata sia
di destra o sinistra (non
è difficile capirlo), non cambia il ruolo che gli compete.
I Rom, al
solito finiscono per essere il vaso di coccio della vicenda. Descritti (a volte
in maniera implicita, altre esplicitamente) come sporchi, ladri, inaffidabili...
insomma il solito campionario. Non mi risulta (ma potrei sbagliarmi) che in
tutto questo periodo la testata abbia intervistato uno di loro.
Ma in questo
caso, interviene la politica, per una volta intendendola nel senso esatto del
termine. Dopo che il giornale ha descritto puntualmente in questi mesi le varie
contrapposizioni e polemiche tra i soliti partiti, finalmente esce un pezzo più
sereno, quello che lo stesso giornale definisce un cambiamento
culturale.
Si tratta, in poche parole, del vecchio motto "ognuno faccia
la sua parte", quindi:
- il comune verifica le spese, ricordate
LA MANGIATOIA?
- censisce i "bisogni necessari" e la possibilità degli
interessati nel contribuire alla spesa;
- si individuano referenti di collegamento tra campo ed
amministrazione pubblica.
A questo punto cosa manca? Un ultimo passaggio, indispensabile:
sensibilizzare gli stessi abitanti del campo, e farli parte del
comitato di gestione. Non è che perché sono Rom smettono
di essere persone, con DIRITTI e DOVERI (anzi, soprattutto quando si parla di
diritti e doveri)!
mercoledì, 18 gennaio 2012, 00:26 -
di fabrizio vincenti
Forse qualcosa è davvero cambiato. Nella riunione di giunta di quest'oggi,
come anticipato dal nostro quotidiano, è stato infatti affrontato il tema delle
condizioni in cui versa il campo zingari di via delle Tagliate, che nelle scorse
settimane è finito al centro dell'attenzione prima per i consumi idrici, poi per
il generale stato di degrado e di insicurezza in cui versa.
La giunta ha infatti concordato di non procedere a spese di ripristino di quanto
devastato o malfunzionante (circa 78 mila in tempi stretti più altri 100 mila in
una seconda fase) sino a quando non sarà chiara la situazione del campo stesso.
Ovvero sarà definito un regolamento composto da diritti e doveri, sarà
individuato un gruppo di persone che fungano da collante con l'amministrazione
comunale anche sul tema dell'ordine all'interno del campo, saranno censiti i
bisogni di servizi primari (luce e acqua in primis) verificando la possibilità
che i singoli residenti delle piazzole possano o meno fare fronte alle spese con
i propri mezzi, saranno definite operazioni per contenere eventuali sprechi
nella fornitura dei servizi.
In pratica, dovrebbero essere messe in discussione pesantemente le linee che
hanno ispirato la politica nei confronti del campo, basata su un
assistenzialismo peloso e per niente rispettoso della dignità della persone e
dei soldi pubblici come testimoniano le cifre spese sinora e lo stato in cui
versa il campo. In verità, a quanto si apprende, qualche tentativo, soprattutto
da parte tecnica, di provare a procedere primariamente con le riparazioni
confidando di metter mano solo in un secondo momento a regolamenti e quant'altro
pare sia stato fatto. E del resto lo stesso direttore generale Volpi nei giorni
scorsi ha più volte cercato di ridurre la questione a una mera perdita di acqua
come se la situazione penosa del campo non esistesse, oppure esistesse talmente
da tanto tempo da fare ormai parte a pieno titolo della città.
Il tentativo, però, è andato a vuoto e la giunta ha chiesto precise garanzie ed
un percorso definito prima di far mettere mano, nuovamente, al portafoglio
comunale. Verrà costituito a breve un comitato che dovrà monitorare la
situazione, nel quale dovrebbero figurare sia politici che tecnici, e
individuata una o due persone che fungano da raccordo tra l'amministrazione e il
campo in primo luogo per la gestione ordinata dello stesso, una tema
colpevolmente abbandonato da anni. Il sindaco ha nella sostanza avallato la
linea di chi chiedeva un cambio di passo sulla questione zingari dopo anni e
anni di pietismo sterile. E se un passo anche culturale è stato indubbiamente
compiuto, la partita, però, non è conclusa: la giunta infatti non ha prodotto un
documento e dunque quanto dichiarato dovrà ora trovare riscontro negli atti e
nei comportamenti politici e amministrativi, sempre che qualcuno, dall'interno
nella macchina burocratica, non proceda in altra direzione. Non sarebbe la prima
volta.
Di Fabrizio (del 20/01/2012 @ 09:13:15, in Italia, visitato 1755 volte)
Che qualcosa
stia cambiando? (segnalazione di Cosimo Palazzo)
(OMNIMILANO) Milano, 18 GEN - "Non è più tollerabile che ai cittadini stranieri
senza permesso di soggiorno, che non hanno una casa in cui ripararsi la notte,
venga impedita, nonostante le temperature sotto zero, l'accoglienza nelle
strutture organizzate dai Comuni e dal terzo settore.
Chiediamo al Governo di farsi carico di questa situazione, individuando
tempestivamente soluzioni normative che consentano agli Enti locali di
garantire, in questi giorni di temperature rigide, il diritto alla vita sia di
chi ha il permesso di soggiorno, sia di chi non lo ha. Continuare a girare lo
sguardo e non intervenire significa attendere ulteriori tragedie". Lo ha
dichiarato l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco ajorino. "Capita
molto spesso - ha spiegato l'assessore - che i cittadini stranieri senza
permesso di soggiorno non si rivolgano ai centri di accoglienza per timore
dell'espulsione, e siano costretti a sfidare la sorte dormendo per strada. È una
situazione che limita gli sforzi del Comune e degli enti convenzionati che
intendono aiutare queste persone che rappresentano la parte più fragile della
società. Negli anni scorsi molte realtà del terzo settore, impegnate
nell'accoglienza dei senza fissa dimora, sono state costrette a ospitare
cittadini stranieri senza permesso chiudendo un occhio sulla loro condizione
giuridica. Questa situazione non è più tollerabile".
"Riteniamo moralmente e giuridicamente inaccettabile - ha aggiunto Majorino -
la discriminazione che nei fatti si opera tra chi è regolare e chi non lo è,
condizione che decide chi ha diritto a sopravvivere al freddo e chi no. Il
diritto alla vita non può essere condizionato da alcuna disposizione di legge.
Al contrario, è proprio la legge che deve garantire quel diritto".
Quest'anno per il Piano Antifreddo il Comune di Milano ha stanziato 1,2
milioni di euro mettendo a disposizione, direttamente o in convenzione con enti
del terzo settore, oltre 1.400 posti letto per i senza fissa dimora,
incrementando sensibilmente rispetto agli anni passati il numero dei posti
disponibili. Inoltre, da lunedå scorso ß stato creato in via Verziere, nel
centro della città, un Punto Caldo, dove volontari distribuiscono coperte e
bevande, eseguono controlli medici e trasferiscono chi lo desidera nel centro
della Protezione Civile di via Barzaghi 2.
Di Fabrizio (del 21/01/2012 @ 09:44:17, in Italia, visitato 1491 volte)
Riceviamo e pubblichiamo l'appello di Luigino Beltrami, che segue da vicino le
vicende di alcune famiglie sinte di Brescia
A meno di un anno di distanza il Comune di Brescia, guidato dal vicesindaco
Rolfi, è tornato a mordere la fascia più debole della società bresciana.
Prima parte
Facciamo un passo indietro nel tempo: il 14 febbraio 2011, alle ore 19:30,
agenti del Comune staccarono la corrente del campo sinti di via Orzinuovi, quale
punizione collettiva perché le tre famiglie Terrenghi ivi residenti non avevano
rispettato l'ultimatum del Vicesindaco di mettersi ai margini della struttura
(vedi newsletter n°10 del 13 aprile 2011 – Storia recente dei sinti di Brescia
). L'ordine fu disatteso perché incomprensibile secondo ogni logica, ma anche e
soprattutto perché vi erano due bambini molto ammalati, bisognosi di cure da
effettuarsi con l'utilizzo di strumenti elettrici, cosa impossibile ai margini
del campo dove mancava la corrente.
Non appena il campo fu messo al buio, i due bambini si aggravarono a tal punto
che fu necessario il ricovero in ospedale. Poco dopo uno dei due piccoli è
morto.
La disperazione, la rabbia il senso pieno delle ingiustizie subite scatenarono
la protesta autolesionista dei sinti che incendiarono alcune delle proprie
roulotte sul ciglio della via Orzinuovi.
In seguito alle proteste e all'indignazione generale della cittadinanza, non
solo locale, la corrente venne ripristinata e i Terrenghi furono trasferiti
nelle baracche di via Borgosatollo, dove abitavano i rom kosovari che li
accolsero fraternamente. Tutto sembrava risolto per il meglio; per tutti salvo
che per il piccolo ammalato, morto alcuni giorni dopo il blackout. In merito a
questa vicenda la Procura ha in seguito aperto un fascicolo.
Seconda parte
Gennaio 2012. A quasi undici mesi dal loro trasferimento nel campo di via
Borgosatollo, le famiglie Terrenghi si sono ben inserite fra i rom kosovari,
tutto sembra scorrere senza problemi, fatte eccezioni le frequenti visite delle
Forze dell'ordine.
Ma alla vigilia dell'Epifania, gli agenti della giunta Paroli – Rolfi consegnano
a Manuelito Terrenghi la comunicazione di inizio di procedimento di
allontanamento dal campo per i fatti del febbraio 2011 (cioè per l'incendio di
protesta autolesionista delle proprie roulotte).
Per i sinti è un brutto ritorno a un passato che si pensava non ripetibile,
l'inizio di un nuovo incubo.
La decisone comunale coinvolge nuclei familiari numerosi e molti minori, tra cui
i sei figli di Manuelito e i quattro del fratello Joselito (di cui il più
piccolo, di soli tre anni, è affetto da stenosi all'aorta).
Vivian Clara, madre di Manuelito e Joselito, accudisce una nipote di 22 anni
sordomuta.
Anche altre famiglie abitanti nel campo di via Orzinuovi hanno ricevuto lo
stesso avviso di avvio delle procedure di espulsione.
Non è difficile immaginare quali saranno le conseguenze di queste espulsioni.
Per questo è importante che tutta la cittadinanza protesti contro questa azione
crudele e razzista della giunta Paroli – Rolfi.
L'invito è di telefonare, mandare fax ed e-mail ai principali responsabili di
questi fatti per manifestare il proprio sdegno e la propria volontà di agire per
opporsi a queste continue barbarie.
Vice sindaco FABIO ROLFI
Sede: piazza Loggia 1 Tel.: 030 297.71 Fax: 030 297.8324
e-mail: frolfi@comune.brescia.it
Sindaco On. Avv. Adriano Paroli
Sede: piazza Loggia 1 Tel.: 030 297.7205 – 7206 Fax: 030 2400732
e-mail: sindaco@comune.brescia.it
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