L'articolo che segue merita due parole di introduzione. Da almeno tre
mesi, la Gazzetta di Lucca denuncia lo scandalo degli sprechi di acqua
pubblica in un insediamento rom in città.
Durante tutto questo periodo, la testata sembra sia lo sola ad occuparsi
della vicenda, ritornandovi periodicamente con toni polemici sull'incapacità dei
politici, sui cittadini-contribuenti che pagano gli sprechi di tasca loro, sul fatto che il
giornale è l'unico a parlarne. Un mix di arroganza e vittimismo, in puro stile
italico, ma col merito indiscutibile di svolgere il ruolo di un giornale:
sollevare il problema ed insistere per la sua soluzione. Che poi la testata sia
di destra o sinistra (non
è difficile capirlo), non cambia il ruolo che gli compete.
I Rom, al
solito finiscono per essere il vaso di coccio della vicenda. Descritti (a volte
in maniera implicita, altre esplicitamente) come sporchi, ladri, inaffidabili...
insomma il solito campionario. Non mi risulta (ma potrei sbagliarmi) che in
tutto questo periodo la testata abbia intervistato uno di loro.
Ma in questo
caso, interviene la politica, per una volta intendendola nel senso esatto del
termine. Dopo che il giornale ha descritto puntualmente in questi mesi le varie
contrapposizioni e polemiche tra i soliti partiti, finalmente esce un pezzo più
sereno, quello che lo stesso giornale definisce un cambiamento
culturale.
Si tratta, in poche parole, del vecchio motto "ognuno faccia
la sua parte", quindi:
- il comune verifica le spese, ricordate
LA MANGIATOIA?
- censisce i "bisogni necessari" e la possibilità degli
interessati nel contribuire alla spesa;
- si individuano referenti di collegamento tra campo ed
amministrazione pubblica.
A questo punto cosa manca? Un ultimo passaggio, indispensabile:
sensibilizzare gli stessi abitanti del campo, e farli parte del
comitato di gestione. Non è che perché sono Rom smettono
di essere persone, con DIRITTI e DOVERI (anzi, soprattutto quando si parla di
diritti e doveri)!
mercoledì, 18 gennaio 2012, 00:26 -
di fabrizio vincenti
Forse qualcosa è davvero cambiato. Nella riunione di giunta di quest'oggi,
come anticipato dal nostro quotidiano, è stato infatti affrontato il tema delle
condizioni in cui versa il campo zingari di via delle Tagliate, che nelle scorse
settimane è finito al centro dell'attenzione prima per i consumi idrici, poi per
il generale stato di degrado e di insicurezza in cui versa.
La giunta ha infatti concordato di non procedere a spese di ripristino di quanto
devastato o malfunzionante (circa 78 mila in tempi stretti più altri 100 mila in
una seconda fase) sino a quando non sarà chiara la situazione del campo stesso.
Ovvero sarà definito un regolamento composto da diritti e doveri, sarà
individuato un gruppo di persone che fungano da collante con l'amministrazione
comunale anche sul tema dell'ordine all'interno del campo, saranno censiti i
bisogni di servizi primari (luce e acqua in primis) verificando la possibilità
che i singoli residenti delle piazzole possano o meno fare fronte alle spese con
i propri mezzi, saranno definite operazioni per contenere eventuali sprechi
nella fornitura dei servizi.
In pratica, dovrebbero essere messe in discussione pesantemente le linee che
hanno ispirato la politica nei confronti del campo, basata su un
assistenzialismo peloso e per niente rispettoso della dignità della persone e
dei soldi pubblici come testimoniano le cifre spese sinora e lo stato in cui
versa il campo. In verità, a quanto si apprende, qualche tentativo, soprattutto
da parte tecnica, di provare a procedere primariamente con le riparazioni
confidando di metter mano solo in un secondo momento a regolamenti e quant'altro
pare sia stato fatto. E del resto lo stesso direttore generale Volpi nei giorni
scorsi ha più volte cercato di ridurre la questione a una mera perdita di acqua
come se la situazione penosa del campo non esistesse, oppure esistesse talmente
da tanto tempo da fare ormai parte a pieno titolo della città.
Il tentativo, però, è andato a vuoto e la giunta ha chiesto precise garanzie ed
un percorso definito prima di far mettere mano, nuovamente, al portafoglio
comunale. Verrà costituito a breve un comitato che dovrà monitorare la
situazione, nel quale dovrebbero figurare sia politici che tecnici, e
individuata una o due persone che fungano da raccordo tra l'amministrazione e il
campo in primo luogo per la gestione ordinata dello stesso, una tema
colpevolmente abbandonato da anni. Il sindaco ha nella sostanza avallato la
linea di chi chiedeva un cambio di passo sulla questione zingari dopo anni e
anni di pietismo sterile. E se un passo anche culturale è stato indubbiamente
compiuto, la partita, però, non è conclusa: la giunta infatti non ha prodotto un
documento e dunque quanto dichiarato dovrà ora trovare riscontro negli atti e
nei comportamenti politici e amministrativi, sempre che qualcuno, dall'interno
nella macchina burocratica, non proceda in altra direzione. Non sarebbe la prima
volta.