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Di Fabrizio (del 21/11/2012 @ 09:09:40, in sport, visitato 1251 volte)

E' stato quello che mi son detto quando ho letto questa notizia su Yahoo.

Un chiarimento per chi non mastica l'argomento: Ricardo Quaresma era (una volta) un giovin calciatore di belle speranze, finché non mise piede nell'Inter, da cui uscì senza troppi rimpianti e, come è successo a molti, da quel momento ha tirato praticamente a campare. Ma è anche frutto dell'unione tra un gitano portoghese ed un angolana. Ed a differenza di altri nomi noti, non ha mai rinnegato la sua appartenenza al mondo romanì.

Mi immagino i soliti cori che avrà dovuto subire in una carriera che ormai si è fatta lunga. Invece, mentre testimoniava in tribunale per un furto che aveva SUBITO, succede che pure sua madre viene rapinata! Tanto per riequilibrare la notizia, non si capisce se da una rom o da una rumena o da una rom rumena...

Il tutto, sembra sia terminato con l'aggressione del calciatore ad un poliziotto turco (da quel che ne so, tipini da prendere con le molle). Che mondo!!

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Di Fabrizio (del 22/11/2012 @ 09:06:17, in media, visitato 1585 volte)

 Vola Alto Bando di Concorso 2012

Realizza un cortometraggio sul tema dello ius soli, che ne affronti uno o più aspetti con un reportage o una storia di fantasia utilizzando liberamente qualsiasi linguaggio espressivo.

L'Associazione Marco Formigoni ritiene che questo sia oggi uno dei temi cruciali per la democrazia, la convivenza, il rispetto dei diritti della persona umana, la lotta alle ingiustizie e alle sperequazioni, e che quindi vada incoraggiata la capacità di coglierne e raccontarne aspetti, contraddizioni, prospettive.

In Italia non vige lo ius soli, cioè il diritto di avere la cittadinanza del suolo, del luogo in cui si è nati. Vige lo ius sanguinis, cioè conta la discendenza, il sangue dei genitori. In pochi casi chi nasce in Italia da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza ma a prezzo di lente e complesse procedure. In altri Paesi come USA, Brasile, Argentina, Francia si è cittadini se si è nati sul posto, si ottiene la cittadinanza direttamente o con alcuni procedimenti abbastanza semplici.

Nei Paesi in cui vige lo ius sanguinis, come l'Italia, cresce una popolazione di senza diritti, popolazione di serie B al servizio di chi ha pieni diritti. Ne derivano disuguaglianze, ingiustizie, persecuzioni, si alimenta una cultura razzista. Molti immigrati non hanno più neppure legami con i Paesi d'origine da cui sono fuggiti per motivi politici o economici, e vivono da apolidi di fatto senza alcun tipo di tutela.

Ci sono molte proposte e pressioni per modificare la legislazione italiana in materia e sanare una fonte di tragedie e iniquità che se non affrontate determineranno crescenti squilibri. Ma le resistenze sono forti e trovano consensi nel timore dello straniero e nelle contraddizioni che crea la crisi economica. Vai al regolamento

con il patrocinio del Comune di Milano

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Di Fabrizio (del 23/11/2012 @ 09:04:51, in Regole, visitato 1747 volte)

Abusi polizieschi contro Rom, migranti ed attivisti, i dati sulla Russia davanti al Comitato ONU contro la Tortura - 7 novembre 2012

I dati della Russia su torture e maltrattamenti sono sotto esame del Comitato ONU contro la Tortura. Venerdì 9 e lunedì 12 novembre [sono stati] ascoltati funzionari russi per coinvolgerli nel rispetto da parte della Russia della Convenzione ONU contro la tortura ed altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

ADC Memorial, con il sostegno di FIDH, ha fornito attraverso un rapporto pubblico prove sugli abusi polizieschi contro Rom, migranti ed attivisti. Nel contesto di questa repressione crescente contro le voci dissidenti ed i popoli marginalizzati nella Russia odierna, questo rapporto è un'opportunità per l'organismo di controllo dell'ONU di richiamare la Russia a riformare la sua legislazione e rivedere le sue politiche per far terminare gli abusi della polizia. ADC Memorial, e FIDH richiamano la Russia a rispettare le dignità fondamentali e l'integrità di tutte le persone sul suo territorio, senza discriminazioni.

Il memorandum ADC - FIDH documenta gli abusi giornalieri patiti da segmenti specifici della popolazione russa, gruppi marginalizzati come Rom, migranti e lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), e voci dissidenti come attivisti sociali, giornalisti e difensori dei diritti umani. Questi abusi vanno dalla profilazione etnica agli abusi quotidiani delle autorità per "operazioni speciali", pestaggi e torture nelle stazioni di polizia, che talvolta portano alla morte. Non solo violano le convenzioni internazionali che proibiscono la tortura, ma sono anche in evidente contraddizione con la nuova legislazione russa, entrata in vigore nel marzo 2011, che afferma principi di responsabilità della polizia e di non discriminazione nei confronti di minoranze etniche, linguistiche o di altro tipo.

Riesame della Federazione Russa da parte del Comitato ONU contro la Tortura

Rom: vittime quotidiane della violenza poliziesca

La relazione presentata al Comitato conferma che i Rom sono un bersaglio specifico della polizia russa, come pure gli abusi giornalieri a cui sono sottoposti. Tra gli agenti rimangono diffusi stereotipi negativi che legano l'origine rom a comportamenti criminali, e nella polizia sono comuni atteggiamenti intolleranti e xenofobi. I Rom sono particolarmente oggetto di torture e maltrattamenti, a causa di pratiche poliziesche diffuse come controllo ingiustificato dei documenti, detenzioni arbitrarie e fermo nello stazioni di polizia. Avvengono costantemente "operazioni speciali" - cioè raid negli accampamenti rom, per scoprire crimini commessi da loro specificatamente - raid caratterizzati da trattamenti discriminatori e degradanti. Le strade per il ricorso interno sono difficili nella pratica, e così si crea un clima di impunità per le forze dell'ordine. I documenti riportano casi di pestaggi di uomini e donne rom in determinate stazioni di polizia, che talvolta portano a morte mascherata da suicidio. Portano alla luce anche casi di detenzione illegale, maltrattamenti e violenze specifiche di genere contro le donne rom.

Migranti: dagli stereotipi xenofobi agli abusi sistematici di potere e ai crimini razziali

Il rapporto fa luce anche sulla situazione dei migranti, un altro settore vulnerabile della popolazione russa. Oltre 10 milioni di stranieri entrano ogni anno in Russia, inclusi molti stagionali che arrivano dall'Asia Centrale e dal Caucaso Meridionale in cerca di lavoro. Queste persone costituiscono uno dei gruppi più vulnerabili nella società, vittime di stereotipi xenofobi e percepiti non solo come "alieni" alla società russa, ma anche come "delinquenti" che violano la legge sull'immigrazione. In questo contesto, la profilazione etnica, i controlli casuali dei documenti e le confische illegali delle loro documentazioni, sono diventate pratiche diffuse. Vengono regolarmente condotte operazioni su larga scala "per sopprimere l'immigrazione illegale", mantenendo i migranti in un clima di paura costante. Queste operazioni danno luogo ad estorsioni di tangenti, insulti razzisti, intimidazioni ed altri abusi di potere. Sono abusi comunemente riservati ai migranti ed incontrano un'impunità totale. Questo senso di impunità di cui godono le forze dell'ordine crea le condizioni per crimini contro gli immigrati, e può portarli ad essere oggetti di sequestri, sparizioni forzate, minacce e pestaggi nei commissariati di polizia, nonché a coercizioni psicologiche pari alla tortura.

Militanti antifascisti, antirazzisti e LGBT vittime di brutalità poliziesche

Anche le voci dissidenti, al pari dei gruppi marginalizzati, sono soggette a molestie da parte della polizia. Violenze e minacce sono usate spesso dagli agenti per scopi politici come misure repressive contro quanti esprimono attivamente la loro posizione politica o sociale. Come dichiarato nel rapporto, "lo stato spesso cerca di giustificare la persecuzione degli attivisti, riferendosi alla necessità di combattere l'estremismo, che diventa in realtà lotta al non conformismo". Il rapporto documenta diverse minacce, aggressioni e pestaggi di attivisti sociali, in particolare antifascisti, antirazzisti ed attivisti per i diritti LGBT. Lungi dal diminuire, queste pratiche sono diventate su larga scala dalla fine del 2011. Il rapporto evidenzia la brutale repressione delle proteste tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. In questo contesto, gli attivisti LGBT soffrono di doppia discriminazione, in quanto membri di un gruppo marginalizzato interessato ad un forte stigma sociale, e voci dissidenti che richiedono diritti e libertà, gli attivisti LGBT sono perciò vittime di attacchi e pestaggi, ed anche di abusi d'autorità da parte della polizia e di pressioni da parte delle agenzie statali.

Nessun progresso senza responsabilità

ADC Memorial e FIDH chiedono alla Russia di rispettare i propri obblighi internazionali nel quadro della Convenzione contro la Tortura ed i principi dei diritti umani sanciti nella sua riforma del 2011; chiedono allo stato di prendere le misure necessarie per porre le pratiche di polizia in linea con gli standard sui diritti umani. Impunità, mancanza di responsabilità e l'invariabile atteggiamento "benevolo" delle agenzie investigative e dei tribunali nei confronti dei crimini commessi dai rappresentanti della legge, creano terreno fertile per abusi di autorità, violenze e torture. Non c'è riforma che può risolvere questi problemi fino a quando questi crimini non verranno indagati, perseguiti e puniti. Inoltre i gruppi a rischio quali le minoranze etniche e le altre, gli attivisti politici ed i difensori dei diritti LGBT devono ricevere una protezione speciale.

ADC Memorial e FIDH sperano che lil rapporto sulla Russia del Comitato contro la Tortura fornisca un'opportunità per evidenziare le carenze del sistema legale e della giustizia in Russia, e di formulare raccomandazioni concrete a porre fine alle diffuse pratiche poliziesche della tortura, e di altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

[...]

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Di Fabrizio (del 24/11/2012 @ 09:02:17, in Italia, visitato 2100 volte)

Giorno di votazione, dopo tanto parlare. Non mi interessa fare propaganda ad un candidato o all'altro, altrimenti avrei scritto prima. In settimana ho fatto una ricerca sui diversi candidati, e volevo condividerla. Elencati qui sotto in rigoroso ordine alfabetico, ho spulciato nei loro siti per vedere quante volte ricorresse la parola "zingari" (lo so che è peggiorativa, ma se indico la parola ROM, spesso viene confusa con Roma o con altri termini che iniziano allo stesso modo):

  • Bersani Pier Luigi: Zero. Nella sezione DIRITTI si accenna a quello di Jus Solis.
  • Puppato Laura: Una (un accenno all'Olocausto in polemica col sindaco di Fossalta di Piave).
  • Renzi Matteo: manca un box di ricerca sul sito ufficiale, esiste una pagina DIRITTI con 6 punti.
  • Tabacci Bruno: manca un box di ricerca sul sito ufficiale, è molto difficile tramite l'home page risalire al programma.
  • Vendola Nichi: Zero. Manca un box di ricerca sul sito ufficiale, esiste nel programma una sezione DIRITTI.

Sul sito del Partito Democratico dedicato alle primarie, ci sono invece 111 risultati spalmati su 10 pagine, ma gli interventi quasi mai sono dei candidati.

Ho rifatto la ricerca con Google, aggiungendo al nome del candidato le parole ZINGARI SINTI. Ecco i risultati:

Analizzando questi risultati, ho tratto alcune conclusioni:

    Matteo Renzi ottiene un buon "ranking" in quanto è l'unico sindaco in lizza, e quindi è più facile che il suo nome compaia accomunato a politiche locali (sgomberi, rilocazioni, assistenza ecc. ad esempio, è quasi un ospite fisso del blog Nazionerom). Discorso simile per Bruno Tabacci, che pure ricopre incarichi amministrativi e che comunque si piazza penultimo. Nichi Vendola è il più visibile anche grazie al discorso seguito alla vittoria di Pisapia dell'anno scorso, ma in Puglia ha anche promosso incontri a tema di carattere europeo. Laura Puppato, evidentemente, anche su questo sconta la scarsa attenzione che i media hanno dedicato alla sua candidatura ma, paradossalmente, è l'unica che cita UNA volta nel suo sito la parola ZINGARI. E come mai così tante segnalazioni per Pier Luigi Bersani?
    Più in generale, se incrociamo i dati delle due ricerche, appare evidente come la parola ZINGARI resti un tabù, quando ci si rivolga a potenziali elettori, viceversa sempre più spesso un politico in cerca di visibilità viene accostato (da un media imparziale come un motore di ricerca) alla parola ZINGARO, sino alla sovraesposizione. Difatti, spulciando a caso i risultati della ricerca, quasi sempre il candidato elencato non c'entra assolutamente col tema trattato: trattasi di accostamenti casuali o dall'intento chiaramente polemico.

Potrà succedere che prima o poi qualcuno di loro, investito di incarichi nazionali, debba affrontare l'argomento. Figuratevi che è successo persino al Primo Ministro attuale, alla faccia di quanto possa essere tecnico o sanguisuga:

(vignetta da U Velto)

Il come e il quando, non lo so. Credo che se dovesse dipendere da questi candidati, accadrebbe il più tardi possibile, più facilmente in occasione di qualche ricorrenza o tragedia, quando si sente la necessità di riscoprirsi fratelli ed uniti come nazione.

C'è invece bisogno di investire nel futuro, non nel passato. Magari, senza inventarsi altre novità, basterebbe portare a casa qualcosa di cui ogni tanto si sente parlare, ma che poi finisce sempre in dimenticatoio:

  1. Legge sulla tutela come minoranza linguistica di Rom e Sinti (è passata a maggio in Commissione Esteri, ma deve entrare nell'agenda di governo e soprattutto, essere messa in pratica)
  2. Applicazione della Strategia Nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti

Non credo nei miracoli, nessuno regalerà questi risultati se non saranno i Rom, i Sinti, i Caminanti a richiederlo, assieme alle loro organizzazioni ed assieme alle amministrazioni locali.

Tenendo conto che sono due cose importanti, ma non danno da mangiare, e neanche lavoro o casa o scuola... Che è quello che, a fatica, può mobilitare un Rom o un Sinto (almeno, credo sia questa la sua declinazione pratica della parola DIRITTI). Quindi, i risultati nazionali delle politiche per i Rom, Sinti, Caminanti, verranno PER FORZA come spinta da quello che si riuscirà ad ottenere a livello locale. Suggerisco due riletture:

E con questo, buon voto a chi andrà a votare.

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Di Fabrizio (del 26/11/2012 @ 09:09:24, in media, visitato 2661 volte)

Lunedì 3 dicembre, ore 18 - Libreria Popolare di via Tadino 18, Milano

Fabrizio Casavola (autore di Vicini Distanti) con alcuni abitanti del campo rom comunale di via Idro, tutti nei panni degli imputati, risponderanno alle vostre domande su perché gli zingari siano colpevoli di ogni malefatta. Se avanza tempo, si racconterà anche come si vive e cosa si fa in un campo rom, e sul rapporto che si è creato col mondo intorno.

Introduce e modera: Paolo Melissi (associazione Pluriversi)

Vicini Distanti (edizioni Ligera - 2012) è la cronaca di 20 anni di vita di una comunità rom da sempre presente a Milano. Attraverso interventi di mediatrici culturali, insegnati, giornalisti, dei Rom stessi, scorrono i vari aspetti della loro vita: infanzia, scuola, lavoro... con gli innumerevoli tentativi, alcuni riusciti e altri meno, di instaurare un dialogo e un modo di convivere con la città attorno.
Dello stesso autore: Luoghi comuni, guida turistica semiseria ai segreti, le bellezze, i monumenti del campo rom comunale di via Idro.

PluriVersi è una associazione di promozione sociale che dedica le sue attività al benessere psicofisico delle persone, e  alla qualità dell'abitare e del fruire di un luogo. Si occupa di promozione della culture e di valorizzazione del patrimonio, ma anche di servizi per il benessere della persona, organizzando servizi di supporto. L'associazione opera utilizzando un approccio pluridisciplinare e pluriculturale.

Libreria Popolare di via Tadino
Via Alessandro Tadino, 18, 20124 Milano - Tel. 02-29.51.3268 info@libreriapopolare.it
Dal 1974 un luogo di incontri, discussioni, confronti, iniziative...
Orari:
lunedì 15.30-19.30
mar-sab 9.30-19.30
dom 10-13

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Di Fabrizio (del 26/11/2012 @ 09:15:55, in media, visitato 4106 volte)

immagine da I CODICI SEGRETI : La congiura di Babington

Premessa necessaria, di fantomatici "codici degli zingari" ne sento parlare da quando ero bambino, quell'età in cui ci dicevano "fai il bravo, oppure gli zingari ti porteranno via" ("fai il bravo, oppure ti vendo agli zingari" nella versione delle famiglie con più iniziativa economica). Bufala metropolitana, ma proprio per questo impossibile da smontare razionalmente. Ci sarà sempre chi ritornerà sula storia, più o meno in buona fede.

Ai miei amici antirazzisti vorrei precisare: scrivere che è "impossibile da smontare razionalmente", non significa che chi lo scriva metta la testa sotto la sabbia. Il rischio è che si crei un teatro dei burattini con un copione immutabile e, alla lunga, noioso.

La noia si può combattere in due modi (dipende da dove uno si schiera):

  • inventando nuove storie, sperando che a loro volta possano assurgere all'onore di nuove leggende metropolitane;
  • io invece mi faccio domande oziose: perché il codice degli zingari e non, che so, il codice degli idraulici, dei commercialisti o quello dei dottori quando scrivono le ricette? Se il tabù è la proprietà da svaligiare, perché non prendersela inventando un codice dei terroni, o degli albanesi, o dei veneti? Forse perché il "nemico interno" è mobile: chi era escluso 20 anni prima, ce lo ritroviamo vicino di casa, o compagno di lavoro. Gli zingari, no, restano gli esclusi a priori e quindi vanno sempre bene,

Dopo tutte queste chiacchiere, veniamo all'ultima segnalazione, è del 17 novembre scorso: 

    BLOGTAORMINA Il Codice degli Zingari a Taormina e Naxos? Rinvenuti strani segni nei citofoni di alcune palazzine a Giardini Naxos. Cc avviano indagini. Il giallo del "14"

La parte interessante, secondo me, è l'ultima, che inizia con questa spiegazione:

    Il cosiddetto "linguaggio degli zingari" che viene diffuso in Italia è stato formalmente redatto almeno venti anni fa e si caratterizza con alcuni segni di cosiddetta "solidarietà criminale", che schedano l'immobile, indicando da chi è abitato, il momento ed il contesto ambientale più opportuno in cui assaltarlo per compiere furti.

Generosamente, potrei intenderla come una spiegazione del fatto che il "linguaggio degli zingari" in realtà è un codice di "solidarietà criminale", e non è detto vada riferendosi agli zingari, ma non so se tutti la intendano con la mia generosità. Anche perché subito dopo arriva questo paragrafo:

    Ma quei segni apparsi nella riviera jonica sono davvero un segnale degli zingari? A far pensare di sì potrebbe anche essere la presenza di non pochi zingari in zona: alcuni si notano ad esempio spesso anche nella vicina stazione di Villagonia, tra Taormina e Giardini.  Gli inquirenti, al momento, non escludono alcuna ipotesi ma al contempo sottolineano che non bisogna allarmarsi.

Certo, non bisogna mica allarmarsi, lo dicono anche gli inquirenti. Ma intanto viene segnalata la presenza di zingari (avete notato che la parola corretta Rom non viene mai nominata?). Quale la ragione di questo inciso, se non ribadire una leggenda metropolitana e sollevare allarme?

    L'eventualità che si possa generare allarmismo senza che vi sia reale fondamento è dovuta ad un fatto. [...] forse qualcuno ha lasciato un segno nelle zone dove si è già recato a sottoscrivere nuovi contratti, indicando ad altri colleghi che quell’area è stata già interessata dalle attività in oggetto. Il giallo resta aperto e la prudenza è d'obbligo: i cittadini, insomma, tengano gli occhi aperti e se dovessero notare qualcosa di anomalo non esitino a segnalarlo alle Forze dell'Ordine. I Carabinieri stanno già indagando e si attendono adesso sviluppi.

Quindi, potrebbe essere che siamo in presenza di un neonato "codice dei rappresentanti porta a porta", che potrebbero essere poco graditi, ma mai quanti i famigerati zingari. Come concludere la notizia? I "cittadini, insomma, tengano gli occhi aperti e se dovessero notare qualcosa di anomalo non esitino a segnalarlo alle Forze dell'Ordine", insomma, niente di diverso da quel che farebbero in una qualsiasi altra circostanza quotidiana, anche senza allarmismi o congetture strane.


Difatti, proprio oggi 26 novembre, sempre BLOGTAORMINA ci aggiorna:

    Ancora strani numeri sui citofoni nel comprensorio di Taormina ma non ci sono riscontri che si tratti del temuto Codice degli zingari. L’ipotesi più probabile resta quella di operatori “porta a porta” per contratti utenze

e viene da chiedermi cosa potrebbe succedere se per campare un povero rom fosse costretto a fare il venditore porta-a-porta...

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Di Fabrizio (del 27/11/2012 @ 09:07:19, in Italia, visitato 1856 volte)

Da Martesana2, n. 298 Novembre 2012 - di Deborah Besseghini (capogruppo Sel zona2) - Scritto in relazione a Non bastano le case riservate. Ai rom anche un lavoro sicuro, di Serena Coppetti, "Il Giornale" 08/11/12

Che noia! Ogni volta che un consiglio di zona approva qualche delibera in argomento, la Lega cerca di richiamare dagli inferi l'ombra di Zinagaropoli attraverso il medium della stampa, e ci tocca rispondere alle solite infondate accuse che vorrebbero questa amministrazione prona ai voleri delle comunità rom, con le quali ovviamente Pisapia sarebbe in combutta.

Dico solo due cose sulla questione del limes e dei margini.

Primo, che grazie alla politica degli sgomberi della precedente amministrazione, le comunità rom si sono limitate a girare in senso orario e antiorario intorno ai confini di Milano come la famosa mula di Sant'Ambrogio. Quello che questa amministrazione sta cercando di fare è esattamente il contrario: evitare di sprecare soldi pubblici in azioni inutili. Se si vuole cominciare a metter mano al "problema" rom e lavorare per una effettiva inclusione sociale delle comunità rom e sinte, dobbiamo pensare a politiche di lungo periodo, non ad azioni spettacolari, e smettere di muoverci secondo una logica emergenziale.

Secondo, bisogna combattere la progressiva marginalizzazione dei gruppi più deboli e evitare che sul territorio sorgano e si radichino baraccopoli e favelas, anche come conseguenza della crisi economica. Dobbiamo dunque avere il coraggio, in generale, di spendere soldi pubblici per evitare che la crescente marginalizzazione delle comunità più deboli diventi un problema sociale e di sicurezza ingovernabile. Altro che cittadini discriminati! Questo è un obbiettivo comune a tutti.

Quanto detto non riguarda solo i rom, ma per restare sulla possibilità dell'inclusione sociale dei rom, a mio parere, dobbiamo deciderci: o investiamo risorse in un piano di lungo periodo volto a superare le condizioni di marginalità, come han fatto con buoni risultati altri paesi europei (per esempio la Spagna), oppure, se davvero si ritiene dimostrato che tutti i rom in quanto tali, e senza eccezione alcuna, siano asociali e inadatti o non desiderosi di partecipare alla vita di una più vasta comunità, allora è da domandarsi davvero perché continuare a investire in eterno risorse per spostarli da destra a sinistra, da sinistra a destra, da sopra a sotto, da sotto a sopra, e da un paese comunitario all'altro. Bruciamoli tutti che ci costa meno!

Il "superamento" dei campi rom è l'obbiettivo dichiarato nel lungo periodo tanto della vecchia quanto della nuova amministrazione. Non capisco dunque fino in fondo le polemiche della Lega. Sarebbe invece interessante capire come sono state spese le ingenti risorse del piano Maroni per la cosiddetta "emergenza nomadi", visto che non mi pare si sia risolto nemmeno un pezzo del "problema".

La politica del superamento dei campi, in ogni modo, implica necessariamente che da qualche parte i rom che vivono nei campi debbano andare, e le istituzioni hanno qualche responsabilità a riguardo. Quello che il Consiglio di zona 2 ha voluto sottolineare con la sua delibera è che tale politica non può funzionare se non si ragiona ampiamente anche sul fronte dell'accompagnamento al lavoro, e non solo su quello dell'abitazione. Niente di strano: se lavori, esci dal campo anche con le tue gambe e non hai bisogno di ulteriore assistenza. Di più: senza una politica che favorisca l'istruzione e l'inserimento lavorativo dei rom e dei sinti, parlare di sicurezza e di legalità credo sia come abbaiare alla luna. Bisogna creare le condizioni perché nel futuro queste persone escano dalla condizione di estremo disagio sociale ed economico in cui sono spesso confinate: solo allora si potranno combattere efficacemente le varie forme di criminalità più o meno organizzata sviluppatesi in questi anni all'interno anche delle comunità rom.

Nessuno si illude che percorsi di questo tipo possano funzionare immediatamente in tutti i casi, ma se funzionassero per qualcuno, e soprattutto per i più giovani, sarebbe già un bel passo avanti nella direzione del superamento della marginalità per la popolazione rom e sinta. E d'altronde, meglio avere il coraggio di scegliere una direzione e coerentemente prendere delle decisioni, per quanto eventualmente impopolari, piuttosto che continuare a abbaiare alla luna o a camminare in tondo, come notoriamente avevano il vizio di fare la mula di Sant'Ambrogio e i rom a Milano al tempo di De Corato.

(N.d.a. Partito con la sua mula nottetempo da Porta Romana, e diretto a Pavia con l'intento di scappare da Milano perché non voleva diventarne il vescovo, Ambrogio si ritrovò a Porta Romana la mattina successiva. Aveva semplicemente girato intorno alla città. Un'altra volta la fidata mula lo portò, si dice, solo fino a Corbetta…)

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Di Sucar Drom (del 28/11/2012 @ 09:07:06, in Italia, visitato 1431 volte)

La votazione del Consiglio comunale sull'osservazione, presentata dall'Associazione Sucar Drom, al Piano del Governo del Territorio del Comune di Mantova è stata una sconfitta. Una sconfitta non solo sul merito ma su una linea politica di mediazione e di governo delle problematiche vissute dalle famiglie sinte in rapporto con il Comune di Mantova che ho sempre convintamente sostenuto.

La proposta presentata e bocciata dal Consiglio comunale, con tutti i suoi limiti, era l'unico modo che la legislazione urbanistica vigente offriva per costruire un percorso serio di governo delle aspirazioni legittime di tanti sinti mantovani. Un percorso di mediazione che contemperava diritti e doveri nel rispetto della legge a 360° e si consideri che i doveri prevalevano sui diritti, ma questa è la legge oggi. Un percorso che avrebbe aiutato a chiudere quello che tutti unanimemente considerano un ghetto, offrendo una concreta possibilità di uscire da logiche assistenziali che tanto costano in termini morali ai mantovani, appartenenti alla minoranza storica linguistica sinta, e che tanto costano in termini di risorse finanziarie alla Comunità mantovana nella sua interezza.

Il voto del Consiglio comunale produrrà sicuramente nei prossimi anni un danno economico non indifferente al Comune di Mantova e nelle esperienze già viste in altre Città potrà produrre, per conseguenza, violazioni dei diritti umani con ripercussioni che stento a pensare per la nostra comunità.

Rendo merito e ringrazio i tredici (13) Consiglieri comunali che hanno votato a favore della proposta da me sottoscritta, in particolare ringrazio il Signor Sindaco per il tentativo in extremis di mediazione e ringrazio i Consiglieri Zecchini, Acerbi e Nicolini per i loro interventi. Purtroppo non è bastato.

Non ho capito la posizione dei tredici (13) Consiglieri che hanno votato contro. A parte un appello al tema lavoro, che purtroppo oggi è sempre più difficile da reperire, da parte del Consigliere De Marchi, gli altri consiglieri non si sono espressi, ma riterrei doveroso un loro pronunciamento pubblico sulle motivazioni della scelta che hanno fatto.

E' anche da evidenziare che sul tema del lavoro, dove mi sono speso in maniera prioritaria in questi anni, l'Associazione Sucar Drom non ha mai ricevuto nessun appoggio politico e/o istituzionale dalla Lega Nord e in particolare dal Consigliere De Marchi. Giusto puntare sul lavoro ma poi bisogna spendersi politicamente per realizzare gli inserimenti lavorativi, anche abbattendo pregiudizi e stereotipi. Quindi mi chiedo legittimamente quanto sia sincero questo appello e quanto invece non sia frutto di un'ideologia. Un'ideologia che utilizza politicamente il “campo nomadi” per racimolare qualche decina di voti ed arrivare a sedersi in Consiglio comunale.

La mia impressione è che il voto contrario sia stato frutto di tanti fattori. Sicuramente la pochezza della risposta della Prof.ssa Treu, alla richiesta di lumi del Consigliere Gianolio, penso abbia influito. Ad una domanda di delucidazione tecnica, la risposta della Prof.ssa Treu è stata una considerazione politica.

Un altro fattore è stato sicuramente il rimpasto in Giunta comunale che ha visto escluso Arnaldo De Pietri che si era speso politicamente per costruire serie possibilità di uscita alle famiglie dal cosiddetto “campo nomadi”.

Anche l'impossibilità di essere presente all'assessore Marco Cavarocchi, ieri in Consiglio comunale penso possa aver influito.

Rimane il dubbio, inoltre, che alcuni Consiglieri comunali abbiano più votato di pancia che non di testa, facendosi ingannare dalle sirene xenofobe.

Ma il fatto è indiscutibile: la linea politica di mediazione e di governo è stata sconfitta in Consiglio comunale e nulla si vede all'orizzonte di serio e costruttivo. Ne traggo le conseguenze e lunedì prossimo presenterò le mie dimissioni nelle mani della Presidente Barbara Nardi e del Consiglio direttivo dell'Associazione Sucar Drom perchè ritengo da oggi impercorribile alcun percorso di mediazione e penso impraticabile nessun accordo con il Comune di Mantova.

Carlo Berini
Vice presidente, Associazione Sucar Drom


Leggi anche: Una occasione persa per i Sinti e per Mantova RADIOBASE

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Di Fabrizio (del 29/11/2012 @ 09:08:37, in media, visitato 1445 volte)



Nel riportare la notizia di un furto, o di una rapina, quanto conta la cittadinanza di chi compie il reato? La risposta giusta sembra essere "dipende", almeno da quanto abbiamo potuto constatare facendo una rapida ricerca negli archivi di alcune agenzie.

Abbiamo inserito le parole "furto" e "rapina" nell'archivio dell'agenzia relativo all'ultimo mese, e i risultati, relativi solo a questo ultimo periodo - metà ottobre, inizio novembre - evidenziano una diversità di comportamento: se il crimine è compiuto da un cittadino straniero, l'indicazione della nazionalità è sempre presente, molto spesso nel titolo; ma se il reato è ad opera di un italiano, allora la nazionalità appare raramente nel testo, e mai, o quasi, nel titolo.

"Tre nomadi arrestate in A14 dopo furto" (20 ottobre), "Furti, arrestate due polacche" (21 ottobre), "Romeno e bosniaco in manette dopo un colpo fallito" (23 ottobre), "Tre slavi arrestati per furto a Jesi" (29 ottobre), "Furto alcolici in bar, arrestato romeno" ( 31 ottobre), "Furto in cantiere, arrestati 3 romeni" (3 novembre), "Bosniaco arrestato per rapina ad anziana" (9 novembre) "Nomade ucciso, arrestati i tre complici" (9 novembre), "Furto in azienda, arrestati 2 romeni" (13 novembre), "Rubano in villa, arrestati due serbi" (16 novembre), "Bottino wurstel e pomodori, ventenne romeno condannato a Bolzano" (19 novembre): ecco i titoli con cui l'agenzia Ansa riporta alcune notizie. E gli esempi di questo tipo sono diversi, anche monitorando altre agenzie: "Ladro col ‘gesso' a Catania, arrestato figlio dell'Imam", (29 ottobre), a "Roma: Carabinieri, rubava nelle auto in sosta. Arrestata 42enne rom" (20 novembre), entrambi pubblicati dall'agenzia Asca, oppure "Roma, cc arrestano due nomadi per furti in automobili" (14 novembre), "Deposito AMA: 44enne romeno arrestato da cc" (16 novembre), "Roma, ruba nelle auto in sosta: arrestata da cc 42enne nomade" (20 novembre), pubblicati da Il Velino.

Non sono assenti i casi in cui viene indicata la nazionalità delle persone coinvolte anche quando è italiana, ma sono più rari.

Emblematico il titolo di una notizia Ansa del 29 ottobre: "Furto e truffa, badante denunciata da Cc" (29 ottobre): nel titolo non viene citata la nazionalità, che si evince solo proseguendo la lettura dell'articolo. La signora è italiana, ma il lettore leggendo solo il titolo potrebbe pensare che si tratti di una cittadina straniera, essendo la parola "badante" utilizzata prevalentemente per identificare le assistenti familiari straniere.

L'Asca il 7 novembre scrive "Roma: poliziotto libero da servizio sventa rapina alle poste", e solo nel testo si indica che il ladro è "un 43enne romano"; il 9 novembre titola "Roma: Quarticciolo passato al setaccio dai Carabinieri. Due arresti", specificando poi che i fermati sono un cittadino italiano e uno russo, e il 15 novembre riporta "Roma: ladri in azione negli uffici VIII Municipio. Due arresti", e nell'articolo scopriamo che sono "entrambi romani".

Il 3 novembre l'agenzia Il Velino scrive "Roma, arrestato 50enne che rubava I-Phone5 aggredendo dipendente", e nel testo si specifica che è un "50enne romano", così come nella notizia del 7 novembre "Roma, carabinieri sventano rapina a sala bingo: 3 arresti".

In due casi, Il Velino riporta la nazionalità italiana anche nei titoli (3 novembre, "Torino, cc denunciano sei italiani per furto aggravato", 20 novembre, "Roma, tenta rapina e picchia trans: arrestato 39enne romano").

Ma non è riportando la nazionalità, italiana o straniera che sia, che si andrebbe nella giusta direzione. Il percorso da prendere è stato già indicato nelle Linee guida elaborate dalla associazione Carta di Roma che sottolinea la necessità di "usare con maggiore responsabilità e consapevolezza rispetto a quanto avviene attualmente la nazionalità per nominare il/la protagonista di un fatto di cronaca". E prosegue affermando che "Informazioni quali l'origine, la religione, lo status giuridico -immigrato, richiedente asilo, rifugiato, regolare/irregolare ecc.- non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i protagonisti se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della notizia". E la nazionalità, nel caso di un furto, o di una rapina, non sembra essere un dettaglio rilevante.

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