Di Fabrizio (del 11/09/2012 @ 09:13:08, in Italia, visitato 1290 volte)
Segnalazione di Pierluigi Umbriano
23/08/2012 - L'Associazione di promozione sociale "chi rom e...chi no" nasce
a Scampia (Napoli) nel 2002 e riflette un'idea di periferia come spazio in cui
stabilire relazioni significative e attivare processi pedagogici e culturali
partecipati. La sede dell'associazione è una baracca in un campo rom non
autorizzato di Scampia, spazio laboratoriale multifunzionale e autogestito, in
cui si favorisce il confronto tra i vari attori sociali del quartiere e della
città.
Barbara Pierro (Avvocato - Associazione Chi rom... e chi no)
Biagio Di Bernardo (Assistente sociale - Associazione Chi rom... e chi no)
Sergio Sala sj (Comunità dei Gesuiti di Scampia - Centro Hurtado)
Associazione di promozione sociale "chi rom... e chi no" chiromechino.blogspot.com - chirom.e.chino[at]gmail.com
Ieri ho scritto gli appunti sul mio diario, a proposito di un'altra visita il
17 agosto a Nikol e alla sua famiglia, che sono stati sgomberati da Belgrado tre
mesi fa, quando la loro baracca è stata demolita dalle ruspe, per far posto ad
un'altra strada comunale. Ho inviato le mie note a diversi colleghi interessati
alla situazione di questa famiglia. Ne ho mandato copia anche a Marija, che
non ho ancora incontrato, segretaria del sindaco per lo Sviluppo Internazionale,
che dovrebbe riferire al sindaco sulla questione rom, ma non durante la sua
sostituzione estiva. Questa è una versione modificata di quel rapporto:
Cari colleghi,
Venerdì [17 agosto] con Ceda sono andato all'indirizzo riportato sulla carta
d'identità di Nikol, una piccola mahala di baracche in un parco industriale
abbandonato lungo la strada che parte dal centro commerciale "Tempo". Volevo
scoprire perché lui e la sua famiglia fossero dei senzatetto, nonostante avesse
un indirizzo sul documento d'identità.
Fui sorpreso di scoprire che sua madre viveva lì. Ci ha invitato ad entrare e
ci siamo intrattenuti per circa mezz'ora. Piangeva perché non poteva avere con
lei Nikol e la sua famiglia. I suoi "parenti" non lo permettevano. Crediamo che
per parenti intendesse la famiglia del suo ultimo marito (ne ha avuti tre: il
padre di Nikol è stato il primo) che è morto tre anni fa.
Ieri (sabato) sono andato a trovare Nikol e la sua famiglia all'incrocio tra
via 7 Luglio e la strada che porta al Teatro Nazionale.
Sono stati contenti di vedere il mio amico Marco e me. Ho detto subito a
Nikol che il giorno prima ero stato a casa di sua madre. Ovviamente, lo sapeva
già (mentre ero da lei le ha telefonato due volte), ma volevo farlo uscire allo
scoperto. Mi ha chiesto perché avessi copiato i dati della sua carta d'identità.
Gli ho detto che avevo bisogno di quelle informazioni per aiutarlo. Ha detto di
apprezzarlo.
Gli ho chiesto perché non vivesse con sua madre. Ha detto che i suo cugini lo
hanno picchiato e cacciato via. Hanno anche picchiato sua madre. Non ha detto
perché, solo che era impossibile vivere là. Ha detto che i rom strozzini del
posto l'avevano trovato oggi all'incrocio. Erano in taxi e l'hanno seguito,
minacciandolo. Due settimane fa Nikol con la sua famiglia erano scappati dal
magazzino abbandonato (dove il comune li aveva sistemati con altre quattro
famiglie, dopo essere stati sgomberati da Belgrado), a causa delle minacce degli
strozzini, che cercavano sua zia perché il nipote doveva loro dei soldi per la
droga. Dopo le prime minacce, Nikol aveva denunciato alla polizia il pestaggio
della zia da parte degli strozzini, ma dopo ulteriori minacce aveva ritrattato
la sua testimonianza. Ora vivevano per strada, dormendo la notte nei parchi o in
edifici abbandonati.
In questo parchetto, ho visto alcune pile di cartoni appoggiati a terra come
materassi. Ho chiesto a Nikol dove dormissero la notte. Ha risposto lì attorno,
dove trovavano una cantina in un edificio abbandonato accessibile. Hanno
trascorso la giornata all'incrocio, lavando i vetri delle macchine.
Gli ho detto che avevo parecchi vestiti da uomo che potevo dargli. Mi ha
detto che non aveva bisogno di vestiti, avevano bisogno di cibo. Gli ho detto
che avrebbe potuto vendere i vestiti domani al mercato delle pulci della
domenica. Ha detto che non poteva andare là, gli strozzini lo avrebbero trovato.
I bambini si rincorrevano con allegria lì attorno ma la zia di Nikol (la
sorella di sua madre) e suo marito non si sono alzati dal marciapiede su cui
erano seduti. Erano molto depressi. Nikol ha detto che sua moglie avrebbe avuto
un incontro in municipio, lunedì alle 8.30 di mattino.
Il centro sociale Santa Sava si era offerto di pagare il loro affitto, se
avessero trovato un posto per 50 euro al mese. Hanno detto che non riuscivano a
trovare un posto. Se non si fosse trovato una soluzione lunedì in municipio,
Nikol ha detto che avrebbe mandato i bambini a mendicare, per trovare il denaro
per prendere l'autobus che li riportasse a Belgrado. Almeno, lì poteva
guadagnare qualcosa e sarebbe stato lontano dagli strozzini che li inseguivano.
Attorno non ho visto cibo, nemmeno una crosta di pane. Gli ho detto che
l'indomani avrei portato loro qualcosa da mangiare. Mi hanno chiesto quando. Ho
detto, a mezzogiorno circa.
Dopo aver inviato questo rapporto ai miei colleghi, Marco, che ha fatto
da interprete all'incontro con Nikol, mi ha inviato questa correzione: "Hanno
detto di dormire in edifici residenziali che abbiano le cantine aperte,
piuttosto che in edifici abbandonati; per questo hanno paura che i residenti
vedendoli in cantina li prendano per ladri."
Dopo aver ricevuto la sua copia del rapporto, Ceda mi ha informato che Sunja,
la moglie di Nikol, tempo fa aveva chiesto shampoo contro i pidocchi per i suoi
bambini. Mi ha detto che se compravo del cibo per loro, avrei dovuto
portarglielo. L'ho invitato a venire con me e si è detto d'accordo.
Abbiamo preso l'autobus delle 13:05 per il mercato di Durlan. Prima siamo
andati da un macellaio all'angolo, che griglia gratis tutta la carne che si
compera da lui. Ho preso due chili di kebab (carne, ndr.). Ci hanno
detto di tornare tra mezzora a prendere la carne grigliata. Nel frattempo
abbiamo comperato dieci forme di pane e due chili di pomodori.
Abbiamo preso un taxi per incontrare Nikol e la sua famiglia. Erano seduti
all'ombra di un piccolo gruppo di alberi e cespugli all'incrocio della 7 Luglio.
Nikol aveva una spugna in mano, ma non stava lavorando. Per la verità, non c'era
molto traffico quella domenica pomeriggio. Erano le 14:30 circa.
Nikol non aveva molte nuove. Non mi ha menzionati gli strozzini zingari.
Soltanto che l'incontro di domani in municipio sarebbe sto per sua zia e non sua
moglie. Comunque, mi haq detto che avevano trovato un appartamento per i
bambini. Costava 140 euro al mese. Il centro sociale ne aveva offerti solo 50.
Ho detto a sua zia di informare il municipio sull'offerta e che a mia volta
avrei fatto pressione sul sindaco per trovare i fondi mancanti.
Sunja era ancora più contenta lo spray per i pidocchi che il cibo, anche se i
bambini si sono buttati sul pane come se non avessero mangiato da tanto tempo.
Hanno mangiato pochissimo kebab. Era ovvio che il pane costituiva il loro
alimento principale. A dire il vero, si sono comportati come se sino allora non
avessero mai mangiato carne.
La farmacista mi aveva consigliato lo spray, invece dello shampoo contro i
pidocchi. Dato che questa famiglia non sapeva assolutamente dove o quando
avrebbe potuto rifornirsi di acqua, lo spray era più pratico. Ho preso diverse
foto dei bambini che mangiavano assieme alla madre e alla zia (qui non
riportate, ndr.).
[...] Nonostante le terribili condizioni, i ragazzi sembrano felici, ignari
del pericolo che gli strozzini potrebbero tentare di rapirli e mandarli
all'estero in una qualche banda di accattoni, come punizione-risarcimento per il
prestito di 150 euro fatto al loro cugino scappato a Belgrado.
Capita, a proposito di
Polansky, che qualcuno mi
chieda perché lui sia ancora in giro per l'Europa a raccontare le stesse storie e
presentare nuovi libri. Altri mi chiedono perché non lo faccia gratuitamente.
Tutto ciò che ho raccontato e tradotto di lui negli anni scorsi, è stato
finanziato da quei libri e dalle conferenze che tutt'ora tiene. Quando si parla
di Rom, di conflitti a bassa o alta intensità, bisogna tradurlo in medicine che
nessun altro fornisce, in lunghi ed estenuanti viaggi e trattative perché le
autorità riconoscano loro i diritti più elementari, ed altro ancora... Soldi: volgarmente
parlando. A volte e col tempo, il caso può assumere rilevanza internazionale,
come il campo di concentramento di
Lety trasformato in porcilaia, o il decennale
avvelenamento da metalli pesanti nei campi profughi in Kosovo; altre volte è
lavoro quotidiano, poco visibile, come il recente caso dei
Rom sgomberati a
forza da Belgrado di cui sopra avete letto un particolare. C'è ancora bisogno di voi, di solidarietà che vada oltre le
belle parole e le buone intenzioni. C'è bisogno di lettori, di chi voglia
mettersi in gioco organizzando un incontro, di chi faccia circolare questi
messaggi. Paul Polansky tornerà in Italia a fine settembre e ci rimarrà
almeno tutta la prima settimana di ottobre. Fatevi vivi.
Lugo, fondi pubblici per il campo rom. Insorge la Lega: "Prima i
ravennati"
L'amministrazione comunale ha stanziato 6 mila euro che, aggiunti ai
45 mila della Regione, andranno a ristrutturare la rete fognaria e gli impianti
elettrici del piccolo spazio di via Arginello. Il giovane consigliere del
Carroccio, Jacopo Berti: "Visto il periodo di crisi, questi soldi vadano
piuttosto al welfare o al rilancio del commercio" di Enrico Bandini | Lugo
(Ra) | 9 settembre 2012
Via libera al rifacimento del campo nomadi di Lugo. Una delibera regionale di
luglio ha scongelato 1 milione e 90 mila euro di fondi destinati nel 2005, in
conto capitale per l'immigrazione, alla manutenzione dei campi Rom presenti in
Emilia Romagna.
Della cifra complessiva solo poco più di 45 mila euro andranno al piccolo
stanziamento di via Arginello a Lugo. Il contributo regionale rappresenta il 90%
dei 50.867 euro necessari per intervenire sulla struttura. La restante quota di
5.500 euro la verserà il Comune.
È la goccia che fa traboccare il vaso per Jacopo Berti, giovane consigliere
leghista della provincia di Ravenna. Solidale con le critiche espresse da subito
in Regione dal consigliere berlusconiano, ex An, Galeazzo Bignami, Berti se l'è
presa con questo finanziamento fatto con denaro pubblico: "Prima bisogna pensare
ai ravennati", questa la sua linea.
Niente di nuovo sotto il sole. La polemica, prevedibile, è lo specchio di un
orientamento antitetico sulle tematiche dell'accoglienza e dell'inclusione
sociale. Lega e Pdl da una parte, arroccate in posizione di difesa e giunta
regionale Pd dall'altra.
"La delibera regionale che prevede lo stanziamento dei fondi per la messa a
norma dei campi nomadi risale a 7 anni fa. Gli assessori provinciali e comunali
ci hanno segnalato situazioni pericolose ed era necessario intervenire per
tutelare le persone che vivono in quelle strutture, prevenendo così eventuali
disgrazie". Così Teresa Marzocchi, assessore regionale alla promozione delle
politiche sociali e di integrazione per l'immigrazione, intende tagliar corto
con "una polemica gratuita, inadeguata e vecchia".
"I soldi stanziati serviranno soprattutto per interventi sugli impianti
elettrici: non è bello che una roulotte vada a fuoco. Poi contribuiranno a
migliorare la rete fognaria e il sistema degli scarichi. Diverso il caso di
Reggio Emilia dove verrà aperta una nuova micro area, poiché l'attuale campo è
sovraffollato. Per ora è allo studio la sua collocazione".
La lettura di Jacopo Berti sull'intervento di Regione e Comune è di altro tono:
"Di fronte ad una crisi che sta mettendo in ginocchio tutta la provincia
ravennate –afferma Berti- invece di pensare ad aiutare cittadini e commercianti
locali, l'amministrazione di Lugo preferisce stanziare 50 mila euro per il
rifacimento del campo nomadi. La cifra non sarà delle più alte ma pensiamo che
in un periodo nero come quello che stiamo vivendo sarebbe meglio destinare i
fondi possibili al welfare, all'incentivazione del commercio e alla sicurezza".
Si tratta solo di una polemica politica per Marzocchi che chiarisce il suo punto
di vista: "Tutte le volte che io presento la parte sociale del bilancio
regionale c'è sempre una parte politica che reagisce male. L'eccezione della
Lega riguarda sempre l'immigrazione, ma noi non riteniamo che questa costituisca
un problema. Per noi è un fenomeno che, se accompagnato nella maniera giusta,
rappresenta una risorsa. A ciò si aggiunga che molti dei rom che vivono nei
campi nomadi sono cittadini italiani poi, se anche non lo fossero, andrebbero
tutelati comunque. L'Emilia Romagna è una regione multiculturale, lo ha detto
anche Vasco Errani, e ormai il dibattito è vecchio. Ora gli immigrati sono più
in crisi di altri cittadini solo perché non hanno una rete parentale attorno".
L'assessore ci tiene a smentire anche le accuse di coloro i quali sostengono che
si spendano troppi soldi per misure di carattere sociale. "Anche quest'anno
–spiega- ci siamo avvalsi di fondi nazionali o derivanti dalla progettazione
europea, che hanno costituito di gran lunga la voce di intervento più
sostanziosa, rispetto a quanto abbiamo investito noi come Regione". Insomma il
messaggio all'opposizione è chiaro: "Piaccia o non piaccia, si devono
rassegnare. Non si torna indietro: la nostra è una società multiculturale".
Da parte sua il consigliere del Carroccio, immaginando di essere stigmatizzato
come razzista per la sua proposta, ha messo le mani avanti: "Il mio intervento
non deve essere classificato come razzista o xenofobo, bensì come razionale, in
quanto so con perfezione che i fondi ora presenti nelle casse delle istituzioni
su tutti i livelli sono scarsi, perciò vanno utilizzati al meglio e con
criterio. Non dico di non pensare al campo nomadi, ma nella mia concezione prima
dei nomadi vengono i cittadini ravennati, in questo caso lughesi".
Nelle note stampa il ventenne leghista di Castelbolognese presenta con prudenza
e pacatezza il suo pensiero. Sul suo profilo Facebook emerge invece un altro
Jacopo Berti. A dare una scorsa alla bacheca si è indecisi se ci si trova
davanti a un politico in erba o piuttosto a un pr delle discoteche di Marina di
Ravenna.
Il consigliere sobriamente sceglie come copertina del profilo una foto in cui fa
festa con due amici: petto nudo, occhiali sgargianti e piglio da discotecaro
habituè degli happy hour estivi.
Nelle informazioni su di sé Berti, fiero, ci tiene a precisare che lui non è
italiano, è romagnolo e non si vergogna troppo della sua omofobia, pubblicando
frasi dialettali: "Avé al mudandi roetti in te cul l'è mej d'avé e cul rott in
t'al mudand" ("Avere le mutande rotte nel culo è meglio che avere il culo rotto
nelle mutande", per chi non capisse il vernacolo locale).
Questo l'alfabeto umano e politico di un consigliere cresciuto in seno alla Lega
Nord Romagna, sotto l'ala protettiva dell'onorevole Gianluca Pini.
Costa (PDL): "Indispensabile i lavori al campo nomadi"
mercoledì 12 settembre 2012
"Dopo avere letto sulla stampa locale, l'intervento
del Consigliere Provinciale Jacopo Berti della Lega Nord, inerente
all'investimento di 50.000,00 euro, da parte dell'Amministrazione Comunale di
Lugo per interventi di ristrutturazione presso il campo nomadi di via Arginello,
volevo fare presente al collega, che il sottoscritto conoscendo la situazione
reale in cui versa il campo nomadi, può affermare con certezza che gli
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria previsti
dall'Amministrazione Comunale di Lugo, sono necessari e miglioreranno le
condizioni di vita delle famiglie che vi risiedono.
Attualmente i servizi igienici sono carenti in quanto insufficienti e datati.
Vorrei dire, al giovane collega della Lega Nord, sostenere che "prima di
spendere dei soldi per il campo nomadi, il Comune pensi ai lughesi e che prima
dei nomadi vengono i cittadini ravennati" sono affermazioni del tutto fuori
luogo in quanto anche i nomadi sono persone anche se hanno scelto di vivere
diversamente.
Dal momento che l'Amministrazione Comunale ha scelto seguendo le indicazioni di
una legge nazionale, di allestire un campo nomadi a Lugo, la medesima
Amministrazione deve garantire la vivibilità all'interno del campo.
L'investimento di € 50.000,00, di cui solo una piccola parte verrà pagata dall'
Amministrazione Comunale e la rimanente sarà finanziata dalla Regione Emilia
Romagna, è irrisorio per fare delle ristrutturazioni immobiliari. Secondo il mio
parere servirebbe un piano triennale per gestire le problematiche del campo e
dare soprattutto agli adolescenti che lì vivono la certezza di far parte del
territorio in cui si trovano e non venire discriminati nella scuola, nel lavoro
ecc.... e forse saranno proprio loro che attraverso la scuola e l'inserimento
lavorativo avranno quella autonomia economica utile per cercare una sistemazione
abitativa e lasciare definitivamente i campi nomadi.
In conclusione, se vi è la possibilità di usufruire di questi interventi
previsti dal piano degli investimenti, devo dire che sono indispensabili per
mantenere la struttura efficiente, vivibile e decorosa nella sua funzionalità." Primo Costa - Consigliere PDL Comune di Lugo
06/09/2012 - Matteo ha scritto un nuovo commento in risposta al mio post del
4 settembre pubblicato nel blog SOCIALE IN RETE tratto da
Vita. I miei blog non sono testate giornalistiche e io sono mero
collettore volontario di info sociali e news di nicchia. Non ho
strumenti per valutare nel merito la questione. Per correttezza
pubblico comunque e giro a giornalisti professionisti in grado
di effettuare indagini serie l'appello e la denuncia di Matteo
Mattioli.
Paolo Teruzzi
"da 72 giorni io ed altre 13 famiglie stiamo occupando il cantiere di
autocostruzione di Filetto (RA) sul quale già da 3 anni sarebbero dovute sorgere
14 unità abitative realizzate da cittadini svantaggiati, metà dei quali
extracomunitari, individuati attraverso bando del 2006 del Comune che assumeva
su di se l'onere di "sovrintendere coordinare e vigilare in tutte le fasi la
corretta attuazione del progetto". Il Comune procedeva poi ad individure la
ditta Alisei (Alisei S.r.l., figlia della ONG) sempre attraverso bando, ditta
che nel 2010, dopo avere usufruito dell'80% del fido dichiarava fallimento
lasciando i lavori di costruzione al 40%.
Da 3 anni i lavori sono sospesi.
http://difesaconsumatori.eu/
A livello locale questa vicenda ha assunto un certo rilievo mediatico, tuttavia
è una problematica che interessa l'intero territorio nazionale e coinvolge
amministrazioni a vario titolo. In base a ricerche approssimative da me eseguite
è emerso che la società Alisei ONG non si occupa soltanto di autocostruzione ma
di progetti umanitari in Afganistan, Libia, Pakistan, Sry Lanka, Ruanda, Sao
Tomè, Angola, Congo, Haiti che interessano le più svariate discipline, a volte
anche sostenendo missioni militari (Cooperazione in contesti di guerra). La
finalità di tutto ciò è resa ancora più evidente dai rapporti che collegano
Alisei ONG a Protezione Civile, PD, Emma Bonino membro del comitato esecutivo
dell'International Crisis Group e Commissario Europeo all'ONU, e che oggi si
concretizzano ad esempio nella partecipazione all'Expo 2015 di Milano di Alisei
in quanto "impegnata in progetti agricoli di successo in vari paesi del mondo".
In merito a questa vicenda, però, ancora nessuno ha condotto una seria inchiesta
giornalistica che possa far luce sul sistema di scatole cinesi attuato col fine
di "distrarre" dei soldi impunemente.
Mi auguro possiate essere Voi a farlo.
Cos'è l’autocostruzione associata e assistita (tratto da
FONDAZIONE MICHELUCCI)
L’autocostruzione fa parte della storia sociale dell’abitare. [...] la pratica
di costruire direttamente, in tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad
abitare, è rimasta diffusa soprattutto fra i ceti popolari.
E’ una pratica molto comune nei paesi in via di sviluppo, ma anche in molti
stati del Nord America e in alcuni paesi europei come in
Germania, Danimarca, Francia, Irlanda. [...]
Oggi, l’autocostruzione assistita è una procedura edilizia con specifiche e
consolidate modalità e tecnologie costruttive, diretta e coordinata da
professionisti, attraverso la quale un gruppo associato e volontario di persone
o di famiglie realizza, nel tempo libero dal lavoro o dall’occupazione
principale, la propria abitazione.
[...]
“Fare l’autocostruzione” significa partecipare attivamente e condividere una
modalità di produzione dell’alloggio, nella quale i futuri abitanti sono
direttamente e materialmente impegnati. Gli autocostruttori sono una comunità
organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da personale
tecnico professionale esperto e accreditato.
Agire in maniera associata con altre persone, e assistiti da professionisti,
permette di condividere le responsabilità, le problematiche, le difficoltà che
accompagnano necessariamente un impegno come quello dell’autocostruzione.
L’autocostruzione promuove la partecipazione e il coinvolgimento nelle scelte di
governo del territorio e nelle politiche di inclusione sociale.
Costituisce una occasione di socialità, di cooperazione, di mutuo aiuto tra
persone. Produce coesione e solidarietà dove la lotta per la casa rischia di
diventare una guerra tra poveri.
Investe sulle relazioni di vicinato e contribuisce alla costruzione della
comunità locale, mentre la convivenza diventa sempre più un aspetto critico
dell’abitare.
Per partecipare a un cantiere di autocostruzione è necessario avere la
disponibilità di un monte/ore settimanale per nucleo familiare, distribuite tra
le giornate di fine settimana (sabato e domenica) ed eventuali fasce orarie
libere in altri giorni della settimana. Il monte/ore settimanale e totale
necessario risulterà dalla progettazione definitiva e dai tempi in cui si
deciderà insieme di completare l’opera.
Non è necessario, anche se è auspicabile, avere competenze in uno dei campi
tecnici (edilizia, impiantistica varia, etc.) necessari sul cantiere.
E’ una occasione di autoformazione professionale e consente di acquisire
capacità e conoscenze preziose.
L’autocostruzione, che può essere totale o parziale (e con varie gradazioni),
consente un sensibile abbattimento del costo di costruzione e di accesso ad una
abitazione. L’abbattimento è in stretta relazione con la percentuale di opere
realizzate in autocostruzione, e può oscillare tra il 40 e il 60%.
L'Autocostruzione in Italia spesso è stata il pretesto di giochi politici ed
economici.
Dal 1999, anno in cui venne avviato il primo progetto a Vergiate (VR)
dall'architetto Cusatelli, padre dell'autocostruzione in Italia, ad oggi, sono
stati avviati qualcosa come 40 cantieri, in almeno 8 regioni italiane.
Il 90% di questi sono stati affidati ad Alisei ONG o sue società "figlie",
avente/i il compito di dirigere i lavori con personale tecnico qualificato,
istruire gli autocostruttori e amministrare le risorse economiche (linee di
credito intestate alle cooperative di autocostruttori).
Questi i progetti avviati da Alisei in Italia:
VERGIATE - VR: concluso.
AMMETO MARSCIANO - PG: concluso nel 2007, gravi difetti di costruzione,
infiltrazioni.
GABELLETTA - TERNI: nessuna informazione.
RIPA - PG: concluso.
BESANA BRIANZA - MI:nessuna informazione.
PADERNO DUGNANO - MI: non risulta avviato.
TREZZO SULL'ADDA - MI fermo dal 2009.
PIEVE EMANUELE - MI: fermi, mancano 1,3 milioni di €.
VIMODROME - MI: cantiere interrotto da 3 anni.
CASAMAGGIORE - CR: concluso con problemi strutturali, i proprietari abitano le
case senza avere rogitato.
SANT'ENEA - PG: finito nel luglio 2012.
SANPOLINO - BR: case rase al suolo.
BAREGGIO - MI: annullato.
PADOVA: concluso, ma con fondi del Ministero.
MONTERIGGIONI - SI: ancor prima di far partire il cantiere con la cooperativa
già avviata era già bella e sparita e i lavori non si sono mai avviati.
CADONEGHE - PD: cantiere bloccato da gennaio 2012.
PIEDIMONTE CE: in corso.
VILLARICCA - NA: in corso.
CAIAZZO - CE: in fase di avvio.
PIANGIPANE - RA: terminato con finanziamento della Regione.
SAVARNA - RA: avviato nel 2005 non è ancora stato completato.
FILETTO - RA: bloccato dal luglio 2009, buco di 500.000 €.
Di Fabrizio (del 15/09/2012 @ 09:10:02, in casa, visitato 1115 volte)
Segnalazione di Piero Leodi
Vi suggerisce l'ascolto di
TUTTA LA CITTÀ NE PARLA del 05/09/2012, trasmessa
in occasione del World Urban Forum 6, Napoli 1-7 settembre 2012. The Urban
Future.
Dura circa 43 minuti
OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA
La città si trova in un momento di incertezza e di grave crisi . Ma chi pagherà
il prezzo più alto per questa situazione? I bambini e le bambine delle famiglie
più povere, che tra qualche giorno dovranno iniziare la scuola, avranno la
possibilità di studiare?
Ad Arghillà nord, lunedì prossimo quando comincerà la scuola , circa 90
minori non potranno andare a scuola in quanto il Comune ha deciso di non
garantire loro il servizio Scuolabus ( il servizio che serve per portare i
bambini e le bambine a scuola) perché le loro famiglie, che hanno un reddito di
povertà, non hanno pagato la tassa di iscrizione per l'anno scolastico passato.
Da anni, l'Opera Nomadi chiede al Comune di Reggio Calabria di abrogare
questa tassa, non solo per le famiglie rom di Arghillà, ma per tutte le famiglie
reggine che hanno un reddito basso. Alle diverse richieste sono seguite delle
promesse, ma la tassa non è stata abrogata.
Un'amministrazione comunale, a nostro parere, dovrebbe comportarsi come un
buon padre di famiglia che garantisce a tutti i diritti fondamentali,
sostenendo, soprattutto, i cittadini più deboli.
Le famiglie di questi minori vivono senza un reddito fisso e con pochi euro
al giorno, ottenuti da lavori saltuari, devono provvedere al sostentamento del
loro nucleo. Una famiglia, che si trova a vivere in queste condizioni
economiche, se ha un'entrata di pochi euro con questa somma dovrà dare da
mangiare ai figli, non potrà certo utilizzarla per pagare la tassa dello
Scuolabus.
Senza considerare le gravi difficoltà economiche di queste famiglie ( non
solo quelle rom) la Giunta Comunale, tre anni fa , con delibera nr 161 del 3
giugno 2009, ha deciso di imporre anche a loro la tassa di iscrizione al
servizio di Scuolabus.
Questa delibera nei fatti impedisce alle famiglie povere di mandare i propri
figli a scuola.
E' chiaro che questo provvedimento oltre a essere profondamente ingiusto è,
soprattutto, anticostituzionale perché contraddice quanto stabilisce l'articolo
34 della Costituzione italiana: "l'istruzione inferiore, impartita per almeno
otto anni, è obbligatoria e gratuita".
In tal modo si nega il diritto allo studio a questi minori, diritto già leso
gravemente dalle condizioni di povertà e di emarginazione sociale in cui sono
costretti a vivere.
Ribadiamo che quanto afferma l'associazione non è riferito solo le famiglie
rom di Arghillà, ma a tutte le famiglie reggine che versano in gravi condizioni
economiche per le quali, in questo momento di crisi, il Comune dovrebbe almeno
evitare di gravarle di tasse ingiuste.
Da considerare che queste famiglie con l'inizio dell'anno scolastico dovranno
provvedere anche ad acquistare, oltre il corredo scolastico, anche i libri di
testo. Il Comune non ha saldato ai librai quanto dovuto per i libri di testo
dell'anno 2011 e quindi i librai daranno i testi solo se i genitori li
pagheranno.
Le famiglie che hanno un reddito basso, appena sufficiente per sopravvivere,
come potranno garantire ai loro figli la possibilità di studiare?
La tendenza politica che si sta concretizzando è quella di consentire
l'accesso all'istruzione solo alle famiglie con reddito medio-alto, quelle che
si possono permettere alcune spese, escludendo quelle più povere.
Chiediamo al sindaco Arena e agli assessori di fermare questa tendenza
anticostituzionale, garantendo gratuitamente, a tutte le famiglie a reddito
basso, il servizio Scuolabus e la fornitura dei libri di testo.
L'istruzione per tutti non è solo un diritto individuale sancito dalla
Costituzione ma è un ottimo investimento per il miglioramento della nostra città
.
Reggio Calabria, venerdì 14 settembre 2012
Il presidente Sig. Antonino Giacomo Marino
Corriere della SeraIl Comune taglia il
bus a 90 alunni nomadi La Cgil: «La Loggia ci ripensi». Rolfi: «Hanno 75 mila euro di arretrati tra
mensa e trasporti»
Il campo nomadi di Brescia (Cavicchi)
Via il servizio bus per novanta alunni che risiedono nel campi nomadi di via
Borgosatollo 19 e di via Orzi nuovi 104. La denuncia arriva da Cgil Brescia,
Opera Nomadi, Arciragazzi e Fondazione Guido Piccinni per i diritti dell’uomo.
«Conosciamo la difficile situazione economica nella quale si trovano gli enti
pubblici ma sappiamo anche che la crisi sta mettendo in difficoltà soprattutto
le famiglie - si legge in una nota congiunta-. Brescia, volenti o nolenti e al
di là delle isterie «sicuritarie», per quasi due decenni ha saputo accompagnare
nell’iter scolastico generazioni di giovani concittadini in difficili condizioni
socio economiche, e tra questi anche i minori dei due insediamenti coinvolti».
Per la Cgil e le altre associazioni questa scelta è innanzitutto politica: «La
scelta di non garantire alcun servizio di trasporto scolastico per i minori in
età scolastica delle strutture comunali di via Borgosatollo 19 e di via
Orzinuovi 104, non può rispondere solo a logiche economiche, ma deve tenere
conto della complessità della situazione». E chiedono al Comune un confronto con
Sinti e Rom propedeutico ad un eventuale passo indietro. Il diritto
all'Istruzione, è sancito dalla Costituzione.
la replica di Rolfi. Per il vicesindaco la polemica è strumentale: «Gli utenti
di etnia rom e sinti che usufruiscono dei servizi scolastici a Brescia sono
attualmente 73. Ma queste comunità hanno una morosità nei confronti del Comune
di Brescia di 75 mila euro accumulata negli anni per servizi di mensa e di
trasporto erogati e mai pagati». Per Rolfi non c'è alcuna discriminazione: «si
tratta di rispettare le norme che le famiglie in questione non hanno mai voluto
concordare. Ricordo alla Cgil che il diritto allo studio non è negato. Anzi, è
un obbligo e pertanto deve essere adempiuto dalle famiglie senza alcuna scusa a
riguardo».
Di Fabrizio (del 17/09/2012 @ 09:20:59, in casa, visitato 1476 volte)
Corriere della SeraDura dichiarazione del vice sindaco, che su Tor de'
Cenci attacca anche il Tar: "Non si sostituisca al potere politico". I dubbi
delle Nazioni Unite sul Piano nomadi di Roma
Lo sgombero di un insediamento Rom nella Capitale (Jpeg)
ROMA - "Case popolari ai Rom? Se le scordino". Il vicesindaco di Roma Sveva Belviso scivola sulla questione dei campi nomadi. Nell'affrontare il tema dei
contestati trasferimenti di rom dal campo autorizzato di Tor de' Cenci - "Siamo
in attesa della sentenza del Tar sul ricorso fatto da alcuni nomadi" -
l'esponente del Pdl ha dichiarato che "una soluzione alternativa ai campi non
c'è - ha detto -. Inoltre non c'è alcuna intenzione di creare corsie
preferenziali per dare case ai rom, discriminando i cittadini italiani nelle
liste. Se le possono scordare". Un no secco ad ipotesi di intervento sul modello
di quelli adottati dalla Germania. Propri mentre la stessa Belviso esprime una
critica preventiva nei confronti del tribunale amministrativo: "Stiamo
attendendo che la magistratura si esprima, nella speranza che essa non voglia
sostituirsi al potere di governo politico".
Rom bosniaci nel campo di Tor de' Cenci (Proto)
RACCOLTA DI FIRME - Intanto sono salite a oltre duemila le firme raccolte per
dire no agli sgomberi di rom e sinti nella Capitale. Una delegazione dell'
Associazione 21 Luglio, le ha depositate in Campidoglio a sostegno dell'appello
"Il diritto all'alloggio non si sgombera" lanciato già il 4 marzo dalla stessa
associazione. Molti i firmatari illustri: da i premi Nobel Rita Levi Montalcini
e Dario Fo, agli scrittori Erri De Luca e Susanna Tamaro, fino ad arrivare a
Moni Ovadia e Ascanio Celestini. Nell'appello si chiede lo stop a ogni forma di
sgombero che non sia accompagnata da un serio piano di accoglienza ai nuclei
familiari.
Bambini rom a Tor de Cenci
IL COSTO DEGLI SGOMBERI - L' Associazione 21 Luglio ha presentato alle autorità
un rapporto riepilogativo sui numeri degli sgomberi dal 31 luglio 2009 - data di
avvio del Piano Nomadi - all'estate 2012. Secondo le stime dell'associazione i
450 sgomberi di insediamenti informali effettuati dal Comune negli ultimi tre
anni, sono costati 6.750.000 euro. Dieci volte più di quanto il Campidoglio ha
speso per l'inclusione lavorativa dei rom nello stesso periodo. Nella stima sono
comprese le spese per la rimozione dei rifiuti, per l'impiego delle forze
dell'ordine e per l'utilizzo delle unità mobili di strada.
Il cardinal Vallini a Tor de' Cenci (Omniroma)
480 FAMIGLIE SPOSTATE - Le famiglie rom ripetutamente coinvolte negli sgomberi
sono state 480 (circa 2.200 persone). La spesa per famiglia sfora i 14.000 euro.
Il calcolo è stato effettuato applicando a Roma le stesse voci di spesa che a
Milano sono state rese note da Letizia Moratti all'epoca del suo mandato. A Roma
l'ultimo grande sgombero in ordine di tempo, il 450° dall'avvio del Piano
nomadi, era stato eseguito l'11 agosto sulla collina di Valle Aurelia.
MODELLO ESTERO E ITALIANO - "In questi tre anni il comune ha “bruciato”
tantissimi soldi per gli sgomberi - dice Carlo Stasolla, presidente di 21 Luglio
-, ma paesi come la Germania dimostrano la possibilità di accedere a soluzioni
alternative. Nelle città tedesche non esistono rom accampati per strade, perché
i nuclei familiari sono stati alloggiati in strutture di accoglienza adeguate
nel rispetto della loro dignità di esseri umani". Secondo Stasolla esiste
un'alternativa virtuosa al Piano Nomadi del Comune.
Il ministro Andrea Riccardi ascolta una nomade (Proto)
CAMPI DA 20 MLN L'ANNO - "Il Campidoglio continua a insistere sulla costruzione
e gestione dei campi, strutture che costano in tutto 20 milioni di euro l'anno -
prosegue -. A Torino è in fase di sperimentazione un progetto che oltre a
prevedere soluzioni abitative più dignitose si fonda sul progressivo inserimento
lavorativo dei rom rumeni riducendo al minimo le spese per il Comune".
L'INTERVENTO INTERNAZIONALE - Secondo gli osservatori di 21 Luglio gli sgomberi
a Roma avvengono, nella maggior parte dei casi, senza un preavviso alle famiglie
interessate e molto spesso, durante le operazioni, interi nuclei familiari sono
costretti ad abbandonare i propri beni personali, senza poterli più recuperare.
Molti bambini, inoltre, sono costretti a causa del trasferimento a interrompere
la frequenza scolastica. Il tutto, secondo l'associazione, viola le
raccomandazioni contro il razzismo e l'intolleranza della Commissione Europea,
che ha esortato le autorità italiane a garantire a tutti in Rom che possono
essere sgomberati un idoneo preavviso.
I DUBBI DELLE NAZIONI UNITE - Anche il Comitato delle Nazioni Unite per
l'eliminazione della discriminazione razziale ha esortato l'Italia "a evitare
gli sgomberi forzati e fornire un alloggio adeguato a queste comunità". Alla
luce dell'intervento dell'Europa e delle Nazioni Unite, l'associazione 21 Luglio
chiede al Comune il rispetto di alcune misure "protettive", qualora si debba
procedere a uno sgombero forzato. Fra queste la possibilità di una consultazione
con gli interessati e un termine di preavviso adeguato.
Redazione Roma Online e Giuseppe Cucinotta -
11 settembre 2012 (modifica il 12 settembre 2012)
Di Fabrizio (del 18/09/2012 @ 09:13:57, in media, visitato 1548 volte)
Clicca sull'immagine per leggere cosa è un BIBLIOTECA VIVENTE
Sabato 22 e domenica 23 settembre a Milano, dalle 16.30 alle 19.30 presso la
Cascina San Gregorio, ingresso da via Feltre.
Questa edizione, organizzata con ABCittà, rientra nell’ambito di Cascine
Aperte 2012; accanto alla Biblioteca Vivente, la Cascina presenta le iniziative
più varie: musica, mercato, happy hour, ecc. A presto!
Di Fabrizio (del 19/09/2012 @ 09:13:21, in Italia, visitato 1318 volte)
Premessa: Ne avevo già scritto a metà luglio, la regione Emilia Romagna intende mettere dei
fondi (non parole) per la ristrutturazione degli insediamenti rom e sinti nella
regione. Precisazione: insediamenti già esistenti, a
forte rischio di degrado, con le ricadute che questo può avere su TUTTA la
popolazione, non
solo tra gli abitanti dei campi. C'è un partito che vi sta opponendo
strenuamente, come suo diritto, ma non avendo in Regione né numeri né alleanze
per quagliare un tubo, ha promosso una specie di "sollevazione" contro rom,
sinti e presidente della Regione (tutti nel mucchio... altrimenti che
opposizione sarebbe?) dei propri amministratori locali. Ho ricordato settimana
scorsa il caso di Lugo di Romagna, dove la protesta non è condivisa neanche dagli
alleati locali. La prossima segnalazione arriva da Faenza, dove si protesta, ma
il campo NON ESISTE neanche; esiste soltanto l'area di Corleto, che non è un
campo, ma una microarea destinata ad UNA sola famiglia, che quindi NON possiede
i requisiti per essere finanziata. Buona lettura
Si ringrazia Rita Laghi per la collaborazione.
Monti (Lega Nord) presenta un'interpellanza al Sindaco Malpezzi sui 27.509
euro per il campo nomadi - lunedì 17 settembre 2012
La Lega Nord ha presentato una interpellanza, riguardo la ristrutturazione del
campo nomadi a Pieve Corleto, che il Comune di Faenza intende fare e spendendo
la somma di 27.509 euro.
"La Lega Nord denuncia, e ovviamente si oppone, a questo vero e proprio spreco
di denaro pubblico, considerato che le casse Comunali sono sempre più vuote, e
il Sindaco di Faenza ha fatto tagli drastici ai servizi e ai bisogni dei
cittadini.
Senza batter ciglio impegna invece questa somma ai nomadi, che nel corso degli
anni hanno già distrutto varie aree a loro destinate, l'area di Via Batticuccolo
distrutta, impianti sanitari divelti con pagamento, da parte del Comune, di 25
milioni delle vecchie lire di bollette di consumo acqua, l'area camper
completamente distrutta anche quella, ecc.ecc
Ma quel che lascia più allibiti sono le motivazioni e le condizioni per la
ristrutturazione di questa area.
Le motivazioni che il testo cita: 'L'inclusione della popolazione Rom e Sinte
rientrano nella priorità di crescita intelligente, ecc. ecc.' , si commentano da
sé, un vero e proprio schiaffo alla intelligenza ed educazione dei Faentini.
Le condizioni lasciano esterrefatti, sono a carico del Comune le spese inerenti
le utenze di acqua, corrente elettrica a sevizio dell'area e degli apparati di
fibra ottica (gli danno anche internet?) quindi tutti i consumi, senza limiti li
pagano i Faentini.
Il comune di Faenza sosterrà i costi per interventi di manutenzione ordinaria
e/o straordinaria che si renderanno necessari per la fruibilità dell'area,
quindi possono spaccare, sporcare, distruggere quanto vogliono, tanto pagano i
faentini.
La ciliegina sulla torta è nelle modalità di accesso: 'L'accesso al servizio è
regolato dal Comune di Faenza che assegna l'area ad uno o più nuclei rom, tenuto
conto della capacità ricettiva'.
Conclusione, possono venire Rom da ogni parte e luogo senza limiti e le
conseguenze sono ben intuibili.
Per queste semplici e logiche motivazioni, la Lega Nord ha presentato una
interpellanza, affinchè questa delibera venga annullata e le somme vengano
destinate per interventi in ambito sociale ai Faentini bisognosi". Mauro Monti - Consigliere Comunale Lega Nord Romagna
Di Fabrizio (del 20/09/2012 @ 09:00:04, in Italia, visitato 1644 volte)
Giovedì 27 settembre alle 17.30. Villaggio Rom quartiere Japigia, Bari (nei
pressi del Palaghiaccio)
Presentazione di
- Rom oltre il campo. Esperienze di inclusione e formazione, di Matteo Magnisi
(Stilo Editrice);
- Educare al consumo. Il Commercio Equo e solidale per una cittadinanza attiva,
di Corsina Depalo (Stilo Editrice).
Presenta:
Luisa Santelli Beccegato | già docente di Pedagogia interculturale presso
l'Università degli Studi di Bari
Matteo Magnisi
ROM OLTRE IL CAMPO
Storie di inclusione e formazione
ISBN 978-88-6479-063-3
giugno 2012
128 pp.
€ 13,00
Destinatari: mediatori culturali, interessati ai temi dell'intercultura,
dell'immigrazione e della società multietnica, formatori, cittadinanza attiva
OPERA Tra tutte le minoranze etniche che abitano il nostro territorio nazionale,
quella dei rom è - molto probabilmente - la più vessata. Atavici pregiudizi e
una mai sopita intolleranza accompagnano la storia di questa comunità senza
patria che - nei secoli - ha fatto della libertà e dell'erranza la propria
bandiera. Tuttavia il progredire della Storia ha determinato nelle esigenze e
nei desideri dei rom un mutamento a cui gli Stati che li ospitano non hanno
saputo adeguarsi. Partendo dal caso della comunità rom rumena arrivata a Bari
nel 2000 e dalla nascita del primo campo stanziale sorto nel quartiere Japigia,
l'autore - con passione umanitaria e disincantata obiettività - allarga il
raggio del suo sguardo alle tappe storiche, politiche e sociali raggiunte da
questo popolo, soffermandosi in particolar modo sugli aspetti della formazione e
dell'educazione su cui deve riflettere chi - a vari livelli - è chiamato ad
accogliere e a favorire l'inclusione: istituzioni, scuola, volontari e semplici
cittadini.
Corsina Depalo
EDUCARE AL CONSUMO
Il Commercio Equo e Solidale per una cittadinanza attiva
ISBN 978-88-6479-052-7
Aprile 2012
112 pp.
€ 13,00
Destinatari: docenti, formatori, genitori.
OPERA È inevitabile oggi trasformarsi in consumatori compulsivi? In che modo si può
insegnare ai bambini l'importanza dell'acquisto consapevole, della riflessione
sulla provenienza dei beni comprati? Nell'educare al consumo la famiglia, la
scuola e tutte le agenzie di socializzazione frequentate dai bambini devono
collaborare alla formazione di piccoli cittadini attivi, di consumAttori.
Questo libro fornisce una panoramica teorica in campo educativo, approfondimenti
sull'educazione sociale e il resoconto di un'esperienza di avvicinamento al
Commercio Equo e Solidale condotta dall'autrice con alunni di una scuola
primaria. I risvolti del progetto ‘Educare al consumo' rendono chiara la
disponibilità dei bambini alla conoscenza di un'«altra via d'uscita»: è quindi
importante poterne fornire una.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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