Corriere della Sera Dura dichiarazione del vice sindaco, che su Tor de'
Cenci attacca anche il Tar: "Non si sostituisca al potere politico". I dubbi
delle Nazioni Unite sul Piano nomadi di Roma
Lo sgombero di un insediamento Rom nella Capitale (Jpeg)
ROMA - "Case popolari ai Rom? Se le scordino". Il vicesindaco di Roma Sveva Belviso scivola sulla questione dei campi nomadi. Nell'affrontare il tema dei
contestati trasferimenti di rom dal campo autorizzato di Tor de' Cenci - "Siamo
in attesa della sentenza del Tar sul ricorso fatto da alcuni nomadi" -
l'esponente del Pdl ha dichiarato che "una soluzione alternativa ai campi non
c'è - ha detto -. Inoltre non c'è alcuna intenzione di creare corsie
preferenziali per dare case ai rom, discriminando i cittadini italiani nelle
liste. Se le possono scordare". Un no secco ad ipotesi di intervento sul modello
di quelli adottati dalla Germania. Propri mentre la stessa Belviso esprime una
critica preventiva nei confronti del tribunale amministrativo: "Stiamo
attendendo che la magistratura si esprima, nella speranza che essa non voglia
sostituirsi al potere di governo politico".
Rom bosniaci nel campo di Tor de' Cenci (Proto)
RACCOLTA DI FIRME - Intanto sono salite a oltre duemila le firme raccolte per
dire no agli sgomberi di rom e sinti nella Capitale. Una delegazione dell'
Associazione 21 Luglio, le ha depositate in Campidoglio a sostegno dell'appello
"Il diritto all'alloggio non si sgombera" lanciato già il 4 marzo dalla stessa
associazione. Molti i firmatari illustri: da i premi Nobel Rita Levi Montalcini
e Dario Fo, agli scrittori Erri De Luca e Susanna Tamaro, fino ad arrivare a
Moni Ovadia e Ascanio Celestini. Nell'appello si chiede lo stop a ogni forma di
sgombero che non sia accompagnata da un serio piano di accoglienza ai nuclei
familiari.
Bambini rom a Tor de Cenci
IL COSTO DEGLI SGOMBERI - L' Associazione 21 Luglio ha presentato alle autorità
un rapporto riepilogativo sui numeri degli sgomberi dal 31 luglio 2009 - data di
avvio del Piano Nomadi - all'estate 2012. Secondo le stime dell'associazione i
450 sgomberi di insediamenti informali effettuati dal Comune negli ultimi tre
anni, sono costati 6.750.000 euro. Dieci volte più di quanto il Campidoglio ha
speso per l'inclusione lavorativa dei rom nello stesso periodo. Nella stima sono
comprese le spese per la rimozione dei rifiuti, per l'impiego delle forze
dell'ordine e per l'utilizzo delle unità mobili di strada.
Il cardinal Vallini a Tor de' Cenci (Omniroma)
480 FAMIGLIE SPOSTATE - Le famiglie rom ripetutamente coinvolte negli sgomberi
sono state 480 (circa 2.200 persone). La spesa per famiglia sfora i 14.000 euro.
Il calcolo è stato effettuato applicando a Roma le stesse voci di spesa che a
Milano sono state rese note da Letizia Moratti all'epoca del suo mandato. A Roma
l'ultimo grande sgombero in ordine di tempo, il 450° dall'avvio del Piano
nomadi, era stato eseguito l'11 agosto sulla collina di Valle Aurelia.
MODELLO ESTERO E ITALIANO - "In questi tre anni il comune ha “bruciato”
tantissimi soldi per gli sgomberi - dice Carlo Stasolla, presidente di 21 Luglio
-, ma paesi come la Germania dimostrano la possibilità di accedere a soluzioni
alternative. Nelle città tedesche non esistono rom accampati per strade, perché
i nuclei familiari sono stati alloggiati in strutture di accoglienza adeguate
nel rispetto della loro dignità di esseri umani". Secondo Stasolla esiste
un'alternativa virtuosa al Piano Nomadi del Comune.
Il ministro Andrea Riccardi ascolta una nomade (Proto)
CAMPI DA 20 MLN L'ANNO - "Il Campidoglio continua a insistere sulla costruzione
e gestione dei campi, strutture che costano in tutto 20 milioni di euro l'anno -
prosegue -. A Torino è in fase di sperimentazione un progetto che oltre a
prevedere soluzioni abitative più dignitose si fonda sul progressivo inserimento
lavorativo dei rom rumeni riducendo al minimo le spese per il Comune".
L'INTERVENTO INTERNAZIONALE - Secondo gli osservatori di 21 Luglio gli sgomberi
a Roma avvengono, nella maggior parte dei casi, senza un preavviso alle famiglie
interessate e molto spesso, durante le operazioni, interi nuclei familiari sono
costretti ad abbandonare i propri beni personali, senza poterli più recuperare.
Molti bambini, inoltre, sono costretti a causa del trasferimento a interrompere
la frequenza scolastica. Il tutto, secondo l'associazione, viola le
raccomandazioni contro il razzismo e l'intolleranza della Commissione Europea,
che ha esortato le autorità italiane a garantire a tutti in Rom che possono
essere sgomberati un idoneo preavviso.
I DUBBI DELLE NAZIONI UNITE - Anche il Comitato delle Nazioni Unite per
l'eliminazione della discriminazione razziale ha esortato l'Italia "a evitare
gli sgomberi forzati e fornire un alloggio adeguato a queste comunità". Alla
luce dell'intervento dell'Europa e delle Nazioni Unite, l'associazione 21 Luglio
chiede al Comune il rispetto di alcune misure "protettive", qualora si debba
procedere a uno sgombero forzato. Fra queste la possibilità di una consultazione
con gli interessati e un termine di preavviso adeguato.
Redazione Roma Online e Giuseppe Cucinotta -
11 settembre 2012 (modifica il 12 settembre 2012)