L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Di Fabrizio (del 08/10/2011 @ 09:38:33, in Italia, visitato 1361 volte)
ottobre 5th, 2011 | by rob Published in Articolo, smogville | 1 Comment
La storia è questa. A un certo punto del pomeriggio arriva un comunicato stampa
dal Comune di Milano, assessorato alla Sicurezza, oggetto: "Rom. Famiglie
lasciano campo abusivo sito in zona pericolosa al confine con Settimo Milanese".
Toh! penso, fino a pochi mesi fa ci toccava il bollettino quotidiano degli
sgomberi, ora il Comune ci informa che queste famiglie hanno lasciato il campo
in cui vivevano perché si sentivano in pericolo. Leggo le prime righe del
comunicato: "A causa della pericolosità del luogo questa mattina i cittadini
rom, che dal mese di luglio vivevano in un campo abusivo in via Gaetano Airaghi,
hanno lasciato le loro baracche". Eh si, il vento è cambiato. Continuo a
leggere: "Le famiglie sono state convinte ad allontanarsi dal quel campo non
autorizzato – ha spiegato l'assessore alla Sicurezza e Polizia locale Marco
Granelli – perché si trovava a ridosso della tangenziale in una zona
pericolosa". Ah. Sono state convinte. Da chi? "I vigili, accompagnati dal
Comandante Tullio Mastrangelo, questa mattina si sono presentati insieme agli
operatori sociali del Comune e hanno spiegato alle famiglie i motivi per i quali
non potevano più continuare a stare lì". Ah ok, capito, sono state sgomberate.
Almeno così si definivano fino a pochi mesi fa queste operazioni. E non di
qualche famiglia, come sembrava dall'oggetto, ma 133 persone. Ancora il
comunicato: "Il campo di via Airaghi, al confine con il Comune di Settimo
milanese, era costituito da 52 baracche, dove vivevano 41 famiglie, per un
totale di 133 persone, di cui 48 minori. La società Serravalle proprietaria
dell'area, sta procedendo alla pulizia e messa in sicurezza dell'area". Alle
persone sgomberate il Comune ha offerto più o meno le cose che offriva la Moioli
quando era nei giorni di grazia: "sistemazione provvisoria nei centri di
accoglienza" ma dividendo donne e uomini: i maschi da una parte, le femmine e i
bimbi dall'altra. "Al momento però le famiglie hanno preferito abbandonare il
campo senza accettare la nostra proposta" scrive ancora Granelli. E magari se ne
sono andate senza neanche ringraziare.
Quell'area sicuramente era pericolosa e lo sgombero è stato pensato a "fin di
bene". Ma il risultato è lo stesso del suo predecessore De Corato, che però
almeno chiamava le cose col loro nome e non usava giri di parole finto buonisti
per raccontarle. O forse nel favoloso mondo di Pisapie gli sgomberi sono
"gentili" e le famiglie "lasciano" le loro baracche?
CONSULTA ROM E SINTI DI MILANO COMUNICATO STAMPA
Lo sgombero dei rom dell’ex campo di via Triboniano non deve essere la
ripetizione della politica di De Corato. La Consulta rom e sinti di Milano
chiede un incontro all’assessore alle politiche sociali: costruiamo insieme una
prospettiva positiva per la comunità rom e sinta
Stamattina la polizia locale ha sgomberato i rom accampati tra Quinto Romano e
via Novara. Tutti provengono dal campo di via Triboniano, chiuso dalla giunta
Moratti alla vigilia delle elezioni e dove queste famiglie abitavano. Di queste
alcune sono state escluse nel 2007 quando il campo bruciò e la giunta lo sistemò
riducendo però gli abitanti con il risultato che molti, pur regolari e senza
problemi con la giustizia, rimasero per strada perdendo tutto quello che
avevano; altre sono state espulse negli ultimi 5 anni in base al patto di
legalità e al successivo regolamento prefettizio applicato anche per bollette o
multe non pagate o per aver ospitato familiari nel container.
Quindi una situazione complicata che riguarda una comunità presente da anni
nel nostro territorio che va affrontata in maniera meno “semplicistica” e
soprattutto senza le conseguenze drammatiche che producono gli sgomberi sugli
uomini, sulle donne, sui bambini.
Ci preoccupano due aspetti di questa scelta, anzi tre se vogliamo citare le
prime parole del nuovo vicesindaco: a Milano è finita la paura. No, per i rom la
paura non finisce mai.
Il primo aspetto riguarda la motivazione dello sgombero: non è stata
presentata nessuna ordinanza di sgombero nei giorni precedenti e oggi all’atto
dello sgombero è stata mostrata una denuncia contro ignoti della società
Milano-Serravalle per sassi gettati sull’autostrada. Chi ha deciso che gli
ignoti sono i rom? Questo criterio ci sembra veramente pericoloso per la sua
illegalità: se valesse dovrebbero essere sgomberati tutti gli abitanti che
vivono vicino all’autostrada!
Il secondo aspetto riguarda la preoccupazione che si riproduca la politica
fallimentare della precedente amministrazione con le centinaia di sgomberi che
hanno prodotto solo grandi costi pubblici e accanimento crudele contro famiglie
che perdevano il poco che avevano.
La Consulta rom e sinti di Milano si è impegnata con la nuova amministrazione
per contribuire alla soluzione del problema delle comunità rom dando voce alle
comunità e costruendo proposte praticabili, per il Comune e per i cittadini di
Milano. Noi intendiamo continuare su questa strada coltivando la speranza che la
necessità di una politica diversa non naufraghi di fronte al perdurare del
pregiudizio e della discriminazione e al suo uso mediatico.
Questo obiettivo la Consulta lo sta perseguendo con riunioni con le singole
comunità e con altre iniziative tra le quali un confronto sulle politiche
europee al quale è stato invitato il Commissario per i diritti umani del
Consiglio d’Europa che in un suo sopralluogo nel maggio di quest’anno aveva
segnalato i gravi problemi di discriminazione nei confronti della comunità rom e
sinta di Milano.
La Consulta per tutte queste ragioni ritiene urgente incontrare l’assessore
alle politiche sociali per un confronto di merito sulle prospettive delle nostre
comunità.
Di Fabrizio (del 08/10/2011 @ 09:04:33, in conflitti, visitato 1364 volte)
FRONTIEREnews.itTesto di Srdjan Jovkovic, fotografie di Ippolita
Franciosi (segnalazione di Marco Brazzoduro)
Passeggiando per Obilic, una delle città più inquinate dei Balcani, si
possono vedere alcune case rosse costruite in mezzo a un campo polveroso. Si
trovano nella zona di Subotic, vicino a due centrali termoelettriche a carbonedalle cui ciminiere esce costantemente fumo grigio. Qui i bambini non giocano
nei cortili e le donne non curano il giardino, come invece accade in qualsiasi
città del Kosovo.
Sono le case costruite dall'Unchr per i profughi ashkali da poco rimpatriati
dalla Macedonia, nelle terre da dove furono espulsi dalla maggioranza albanese,
dopo la guerra del 1999. Rispetto agli altri rom del Kosovo gli ashkali hanno
un'unica, fondamentale, differenza: al posto del romanes, hanno scelto
l'albanese come lingua.
Il quartiere rom di Subotic, Obilic: la casa è bruciata ad agosto
Dopo aver tentato invano di trovare qualcuno con cui parlare, incontriamo fuori
dalla prima casa rossa Hajriz Rizvani, un ragazzo ashkali di 25 anni. Vuole
spiegarci cosa è successo così ci invita ad entrare in casa, aggiungendo che è
troppo spaventato per parlare fuori. Hajriz è tornato in Kosovo insieme alla sua
famiglia da due mesi e mezzo, dopo un esilio in Macedonia durato 12 anni.
Due settimane fa la casa a fianco alla sua, quella dello zio Halim, è stata
bruciata nella notte, ultimo di una serie di atti provocatori, come il lancio di
pietre contro l'abitazione e vari colpi di pistola. Fortunatamente la notte
dell'incendio la famiglia Rizvani non era in casa: preoccupati, avevano deciso
di dormire da parenti. Dopo l'incidente hanno fissato delle barre di metallo su
ogni finestra della casa e hanno preparato i bagagli, pronti a partire in caso
di una nuova minaccia.
Dopo ogni singolo attacco Hajriz ha chiamato la polizia, che si è presentata
ogni volta, senza però risolvere niente: “Vengono, danno uno sguardo alla casa,
osservano le finestre rotte, scrivono qualcosa, ci dicono che tutto andrà bene e
se ne vanno”. Ma le minacce e le violenze continuano.
Hajriz ci racconta che in seguito all'incendio è impossibile dormire, i bambini
hanno visto la casa in fiamme e tutte le notti sono terrorizzati. Di giorno non
si sentono al sicuro: evitano di andare a giocare, anche nel bel mezzo di
un'assolata giornata d'estate. La famiglia Rizvani ha ricevuto anche le visite
di rappresentanti dell'UNHCR e dell'OSCE, che si sono limitati a esprimere
compassione e ad augurarsi che qualcosa del genere non succeda mai più.
Nessuna misura effettiva è stata presa né tanto meno è stata avviata una
qualsivoglia indagine. Per le organizzazioni internazionali questa è una
violenza difficile da riconoscere e sulla quale lavorare, perché è in chiara
contraddizione con la politica adottata dall'UNHCR, che incoraggia i rifugiati a
tornare in Kosovo dalla Macedonia, tagliando i supporti in maniera graduale.
Hajriz è inevitabilmente triste: nella sua giovane vita ha sperimentato la
guerra, è diventato un rifugiato e ora non riesce a vedere alcun futuro nel
Kosovo odierno. Il suo ritorno ha provocato una forte reazione dalla maggioranza
della popolazione albanese. E qualcuno si è spinto oltre la disapprovazione,
rompendo tutte le finestre della sua casa, proprio ora che sta ricominciando una
nuova vita.
Il desiderio di Hajriz è trovare un lavoro per sostenere la sua famiglia: in
Macedonia, essendo rifugiato, per legge non poteva lavorare. Ha deciso di
tornare in Kosovo con la speranza che la legge e le istituzioni garantissero un
ambiente sicuro per lui e per la sua famiglia. Ma chiaramente non è così.
L'incendio delle case è esattamente lo stesso tipo di intimidazione e violenza
che i rom hanno subito prima e durante la guerra del Kosovo, dodici anni fa,
quando la retorica dell'indipendenza trionfava e la violenza tra compaesani
portava molte famiglie (più di 60.000) a lasciare il Kosovo perdendo tutto. Il
futuro assomiglia troppo al passato violento del Kosovo, perché alla fine ogni
speranza del paese, come quella di Hajriz, sembra svanire nel fumo nero delle
case bruciate, ancora una volta.
Di Fabrizio (del 07/10/2011 @ 09:58:45, in scuola, visitato 1729 volte)
Spot su Youtube venerdì 14 ottobre dalle 16.00 alle 18.00
Auditorium UNICEF
Via Palestro 68 - ROMA
Come è organizzata a Roma la scolarizzazione dei bambini rom ospiti nei villaggi
attrezzati? Quali enti sono coinvolti? Quali i costi e quali i risultati
raggiunti?
L'Associazione 21 luglio vi invita a partecipare alla presentazione ufficiale
del report "Linea 40 - Lo scuolabus per soli bambini rom", realizzato da Adriana
Arrighi, Carlo Stasolla e Andrea Anzaldi.
Il report, frutto del lavoro di ricerca, verrà presentato da Carlo Stasolla,
presidente dell'Associazione 21 luglio, Stefano Batori, vice preside della
Scuola Media Statale "Bramante" di Roma e Dimitris Argilopoulos, ricercatore
pedagogista dell'Università di Bologna.
Durante l'evento sarà inoltre proiettato il video "Da Barbiana al campo nomadi"
prodotto dall'associazione stessa e realizzato da Davide Falcioni, Andrea
Cottini e Ermelinda Coccia.
La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo
scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla" e la
scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice
solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle.
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Pur avendo molto da dire, ci sono momenti dove, chi come me ama il suo
territorio e vuole trovare soluzioni ai problemi delle persone che vi abitano,
senza demagogia e senza sterile ideologia, facendosi carico dei problemi senza
aspettare che altri se ne occupino... ecco ci sono momenti come questo dove mi
rendo conto che stare zitti è meglio, è la soluzione "possibile", il piccolo
sacrificio intellettuale "necessario".
Per questo e per dovere d'informazione, mi limito ad incollare sotto la delibera
del Commissario Prefettizio che dovrebbe chiudere la "questione" relativa alle
casette di legno dei Sinti residenti nel nostro Q.re Terradeo.
[..] IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
RICHIAMATE le ordinanze emesse dal Responsabile di Posizione Organizzativa del
Settore
Territorio e Ambiente di seguito indicate:
· Ordinanza n. 42/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10806
· Ordinanza n. 43/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10809
· Ordinanza n. 44/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10832
· Ordinanza n. 45/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10838
· Ordinanza n. 46/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10843
· Ordinanza n. 47/2011 del 21 giugno – Prot. Gen. 10844
PRESO ATTO che con tali provvedimenti si ordinava a n. 6 nuclei residenti a
Buccinasco in Via dei Lavoratori n. 2 (presso il Quartiere Terradeo) di
rimuovere le opere realizzate abusivamente presso le piazzole da loro utilizzate
e di ripristinare i luoghi allo stato originario, entro il termine di 30 giorni
dalla data di notifica delle ordinanze medesime;
CONSIDERATO che le suddette ordinanze sono state prorogate di ulteriori 60
giorni e che i termini di proroga risultano attualmente scaduti;
DATO ATTO che i 6 nuclei famigliari destinatari delle ordinanze precitate
appartengono alla comunità sinta residente presso il Quartiere Terradeo di
Buccinasco;
VISTE le complesse problematiche socio-economiche che caratterizzano la comunità
sinta, fra cui si individuano come particolarmente gravi:
· l'oggettiva difficoltà per i giovani capofamiglia ad inserirsi efficacemente
nel mondo del
lavoro
· la difficoltà per le donne di contribuire al reddito famigliare dovuta anche,
ma non solo, a fattori culturali
· l'elevato rischio di esclusione sociale
· l'elevata presenza numerica di figli minori all'interno dei diversi nuclei
· la bassa scolarizzazione della popolazione adulta ed il rischio del
perpetuarsi di tale
abitudine culturale anche nella popolazione in età scolare;
CONSIDERATO, in particolare, che all'interno dei 6 nuclei famigliari in
questione si rileva la
presenza di n. 4 donne in stato di gravidanza e di diversi figli minori affetti
da patologie gravi;
RITENUTO necessario, pertanto, garantire la permanenza presso il Quartiere
Terradeo delle 6 famiglie in oggetto, dando contestualmente piena attuazione
alle ordinanze sopracitate;
STABILITO, pertanto, che le opere abusive vengano sostituite da soluzioni
abitative mobili a norma di legge;
CONSIDERATO che, alla luce delle considerazioni socio-economiche suesposte, le 6
famiglie destinatarie delle ordinanze non sono, attualmente, in grado di
procedere con risorse finanziarie proprie all'acquisto delle case mobili;
RITENUTO di anticipare le somme occorrenti per tali acquisti, con onere di
restituzione entro il giorno 30 di ogni mese, a carico delle famiglie, con
diritto di riscatto all'atto del saldo della intera spesa sostenuta
dall'Amministrazione a favore delle famiglie medesime;
STABILITO che ciascun nucleo famigliare dovrà impegnarsi preventivamente,
sottoscrivendo un apposito accordo, al rimborso del debito maturato con
l'Amministrazione Comunale;
RITENUTO, infine, di demandare ai Responsabili dei Settori coinvolti
nell'attuazione
dell'intervento oggetto del presente atto, gli adempimenti necessari per quanto
di propria
competenza, come di seguito indicato:
· l'organizzazione dell'intervento di rimozione delle opere realizzate
abusivamente, a cura
del Settore Lavori Pubblici;
· la predisposizione degli atti relativi all'acquisto delle 6 case mobili, a
cura Settore
Economico e Finanziario;
· la rilevazione delle misure delle 6 piazzole oggetto dell'intervento di cui
sopra, a cura della Polizia Locale;
· l'assistenza ai 6 nuclei famigliari in questione, a cura del Settore Servizi
alla Persona;
VISTI gli allegati pareri di regolarità tecnica e di regolarità contabile resi
ai sensi dell'art. 49 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267;
DELIBERA
1. di predisporre un intervento a favore di 6 nuclei famigliari residenti presso
il "Quartiere
Terradeo" di Buccinasco, garantendo la permanenza dei nuclei medesimi presso il
Quartiere e dando, contestualmente, piena attuazione alle ordinanze citate in
premessa;
2. di demandare ai Responsabili dei Settori coinvolti nell'attuazione
dell'intervento oggetto del presente atto, gli adempimenti necessari per quanto
di propria competenza, come di seguito indicato:
· l'organizzazione dell'intervento di rimozione delle opere realizzate
abusivamente, a cura
del Settore Lavori Pubblici;
· la predisposizione degli atti relativi all'acquisto delle 6 case mobili, a
cura Settore
Economico e Finanziario;
· la rilevazione delle misure delle 6 piazzole oggetto dell'intervento di cui
sopra, a cura della Polizia Locale;
· l'assistenza ai 6 nuclei famigliari in questione, a cura del Settore Servizi
alla Persona;
3. di dare atto che ciascuno dei 6 nuclei famigliari dovrà impegnarsi
preventivamente, sottoscrivendo un apposito accordo, al rimborso della spesa
anticipata dall'Amministrazione Comunale, con diritto di riscatto all'atto del
saldo del debito.
Oggi è stata pubblicata sull'albo pretorio, del
Comune di Buccinasco, la delibera, che alleghiamo (vedi sopra ndr), del
Commissario Straordinario n° 84/ 03.10.2011 che recepisce quanto fino ad ora
concordato negli incontri avvenuti fra l'Associazione Apertamente e il
Commissario Straordinario, presente il Sub Commissario.
Scongiurato l'intervento delle "ruspe", definito il quadro degli interventi da
fare, assegnati gli incarichi si passa alla fase esecutiva.
Prima la scelta delle Case Mobili più idonee, poi lo smontaggio delle attuali
Casette, l'allocazione delle nuove abitazioni nel rispetto delle leggi
correnti, nei tempi concordati.
Contemporaneamente è stato aperto il confronto col Parco Agricolo Sud per
finalmente normare tutto il Campo. Come stiamo chiedendo dal 2004.
In tutti questi passaggi vengono coinvolti giornalmente da parte di Apertamente
la totalità degli abitanti del Q.re Terradeo.
Riteniamo comunque utile mantenere attiva la rete di sostegno alle nostre
proposte sino al raggiungimento di una equa soluzione.
Di Fabrizio (del 06/10/2011 @ 09:52:22, in blog, visitato 1729 volte)
Da
Coopofficina (forse il prof. Guarnieri sarà noioso e monotematico, ma
possiamo dargli torto?)
Tante persone ed organizzazioni tentano di "aiutare" la popolazione romanì a
superare disagi e difficoltà sociali, culturali ed economici. Ma se da troppo
tempo e troppo spesso questo "aiuto" si trasforma in un disastro una motivazione
deve pur esserci.
Le assenze di conoscenza e di partecipazione attiva e professionale dei rom sono
motivazioni concrete della grave condizione della popolazione romanì.
Ma i danni prodotti nel passato, ed ancora oggi, alle comunità romanì, portano a
pensare anche ad altre motivazioni e responsabilità che spesso sfuggono
all'attenzione senza un'analisi professionale ed onesta, senza una serena
autocritica.
Responsabilità delle numerose ricerche che hanno descritto e descrivono una
realtà romanì stereotipata e quindi falsa, e sulla base di queste ricerche sono
state attivate politiche NON coerenti alla realtà ed ai bisogni reali.
Responsabilità di una partecipazione come un mezzo degli stessi rom, che per un
pugno di mosche si sono prestati a realizzare il danno alla collettività romanì
e non.
Responsabilità della politica e delle istituzioni che non vogliono dialogare
direttamente con le professionalità e le organizzazioni rom, credibili e
documentati.
Certamente tutti riconoscono che le politiche attivate nel passato per la
popolazione romanì erano sbagliate e concordano che le principali motivazioni
del fallimento sono da attribuire:
all'assenza di partecipazione attiva e propositiva, credibile e professionale
dei rom
alla diffusione di una falsa conoscenza interpretativa del mondo romanò che ha
portato alla proposta ed alla realizzazione di politiche sbagliate, impedendo
l'evoluzione della cultura romanì
Quindi dovrebbe scattare l'applicazione della più elementare regola democratica
ed antidiscriminatoria: in qualsiasi iniziativa avviata per le comunità rom e
sinte la Federazione romanì, rappresentatività romanì credibile e professionale,
(o altra documentata rappresentatività romanì) deve essere co-protagonista
attiva e propositiva a tutti i livelli.
Ma cosi non è ...
forse perché le persone rom/sinte che possiedono conoscenze e competenze danno
fastidio, come danno fastidio le organizzazione rom credibili e professionali
con un chiaro progetto politico.
Deve pur esserci una motivazione che porta le persone e le organizzazioni a
trasformare un tentativo di aiuto alla popolazione romani in un disastro.
Potrei citare tante iniziative pubbliche, anche recenti, in cui la popolazione
romanì è stata ignorata oppure è stata considerata SOLO folclore e/o
arredamento, mentre è ignorata la partecipazione attiva e qualificata:
La commissione diritti umani del Senato della Repubblica lo scorso anno ha
promosso, attraverso le audizioni e qualche visita "speciale", una iniziativa di
ricerca sulla realtà rom in Italia per stilare un rapporto. I diretti
interessati (le professionalità e le organizzazioni rom) non sono stati
ascoltati. Il rapporto viene presentato con orgoglio dalla Commissione del
senato, ma è lontana anni luce dalla realtà, dai bisogni della popolazione
romanì e dalle soluzioni politiche da avviare.
Lo scorso 01 Ottobre un'associazione impegnata nel contrasto alla
discriminazione ha promosso a Roma un folcloristico "pride rom" senza
coinvolgere nessuna organizzazione rom italiana nella promozione
dell'iniziativa. Questo è il modello di contrasto alla discriminazione quando si
tratta di rom.
Nei prossimi giorni a Roma presso il Senato della Repubblica e Comune di Roma le
Fondazioni europee organizzano un Forum sull'inclusione delle comunità rom, MA
tra i relatori non c'è traccia di professionalità ed organizzazioni rom
d'Italia. Parlano e sparlano di rom, senza i diretti interessati, senza
interlocutori rom credibili e professionali. Questo è il modello di inclusione
delle comunità rom.
Viene promosso un incontro in Vaticano della popolazione romanì con il Santo
Padre Benedetto XVI° senza coinvolgere una rappresentatività romani nella
programmazione dell'iniziativa. I diretti interessati sono stati chiamati per
fare folclore, arredamento, e per confermare pregiudizi e stereotipi. Hanno
promosso questo incontro per dare visibilità ai bisogni della popolazione romanì
oppure per cercare autoreferenzialità sul mondo rom? Questo è il modello di
partecipazione quando si tratta di rom.
ecc. ecc.
E' possibile parlare e sparlare della popolazione senza i diretti interessati?
Senza alcun dubbio due sono gli obiettivi reali di queste iniziative:
- DELEGITTIMARE i diritti utili alla popolazione romanì
- LEGITTIMARE stereotipi e pregiudizi
Circa un anno fa il Consiglio d'Europa approva la Dichiarazione di Strasburgo,
un piano di azioni finalizzato a migliorare l’integrazione economica e sociale
della popolazione romanì.
In questo piano di azioni "il Consiglio d'Europa indica in particolare quelle
misure finalizzate alla partecipazione di rappresentanti rom in meccanismi
decisionali che direttamente li riguardano."
Si tratta di una giusta risposta alle cause del fallimento delle politiche
sbagliate del passato, ma "si predica bene e si razzola male".
E' possibile che il Consiglio d'Europa organizzi in Italia un corso di
formazione per mediatori culturali rom/sinti, quando nel nostro paese ci sono
circa 400 mediatori culturali rom senza una occupazione?
E' possibile che il Consiglio d'Europa avvii questa iniziativa di formazione in
Italia senza coinvolgere le rappresentatività romanì Italiane, ed in particolare
la Federazione romanì?
E' possibile ... lo ha fatto ...
senza un criterio di scelta dei corsisti, hanno "raccolto" per l'Italia alcuni
rom (e non rom!), hanno composto la classe pur di avviare un corso di mediatori
culturali.
Requisiti, prerequisiti, profilo professionale, ecc. dei corsisti sono questioni
determinanti in un corso di formazione, ma diventano trascurabili quando si
tratta di "zingari".
L'importante è spendere qualche milione di euro anche se non produrrà risultati
utili né alla popolazione romanì, né alla collettività (in modo che si possa
rafforzare il pregiudizio che "i rom non vogliono integrarsi"), ma che
certamente pagherà compensi ai docenti del corso e rimborso delle spese ai
corsisti.
Mi chiedo se ha senso promuovere un corso di formazione per mediatori culturali
rom quando in Italia ci sono circa 400 mediatori culturali rom (formati nei
decenni scorsi) in grandissima parte disoccupati e qualcuno impegnato come
manovalanza nei "progettifici".
Non era forse il caso di utilizzare le risorse del corso di formazione per dare
maggiore professionalità e lavoro ai mediatori culturali Rom già formati?
Nell'attuale contesto della società italiana la mediazione culturale è la
risposta giusta ai bisogni della popolazione romani?
E' possibile mediare tra culture diverse?
Oppure si media il perseguimento del massimo interesse possibile per una
cultura?
Allora quale modello di mediazione culturale romanì?
Quali conoscenze e competenze deve acquisire un mediatore culturale romanò?
Se i responsabili del Consiglio d'Europa avessero coinvolto attivamente la
Federazione romanì (o altra rappresentatività italiana che conosce con
professionalità la realtà romanì in Italia) NON avrebbe messo in atto una
iniziativa inutile e dannosa alla causa romanì.
Se anche il consiglio d'Europa trasforma un tentativo di aiuto alla popolazione
romani in iniziative senza alcuna utilità alla collettività, allora vuol dire
che la questione è molto grave per la popolazione romanì.
CONCLUSIONI
Concludo questa riflessione nella speranza che possa essere uno stimolo al
cambiamento rispetto al passato, la Federazione romanì è sempre disponibile al
confronto chiaro, onesto e finalizzato a migliorare le condizioni della
popolazione romanì.
E' fin troppo evidente che la popolazione romanì è "trattata" come un osso da
spolpare con qualsiasi metodo e con qualsiasi mezzo.
Ho molti motivi per essere convinto che attorno alla "causa romanì" circolano
troppi interessi e soldi per iniziative troppo spesso inutili e dannosi alla
quotidianità delle famiglie rom e per una evoluzione della cultura romanì;
INTERESSI e SOLDI che attirano "predatori" per nulla interessati al presente ed
al futuro del popolo romanò.
Spero che amici del popolo rom e le persone rom siano consapevoli del danno e
sappiano evitare le incomprensioni con risposte chiare e pubbliche, e non cadere
nella trappola per un fico secco.
Spero che le istituzioni europee e Italiane si decidano a definire con chiarezza
il ruolo attivo delle professionalità e delle organizzazioni rom/sinte e
valutare la proposta di modifica delle modalità di accesso ai fondi destinati
alla nostra popolazione.
Rivolgo un appello agli amici del nostro popolo per sostenere il progetto
politico della Federazione romanì e la "causa romanì" con la promozione della
partecipazione attiva a propositiva, credibile e professionale a tutti i
livelli, ed aiutarci nella preparazione del secondo congresso delle comunità rom
e sinte, in programma per il mese di Aprile 2012.
Dr. Nazzareno Guarnieri – Presidente Federazione romanì
Molto italiano, soprattutto, indicate tutte le
nazionalità coinvolte: mi sorge però un dubbio su che nazionalità sia quella sinta e da chi sia riconosciuta presso l'ONU (insomma c'è
sempre chi è meno
italiano degli altri). Una svista grammaticale (almeno spero che lo sia!) fa sì
che sia stato condannato anche il povero singalese che ha provato ad inseguire i
rapinatori. Non si capisce se la vittima del furto debba essere
classificata italiana oppure padana.
Veniamo però a sapere che in assenza di nazionalità, la vittima è illustre,
anzi: nientepopodimenoché è la moglie dell'attuale Ministro degli Interni
(padano o italiano? Mi resta il dubbio). Fatto l'elenco della refurtiva,
l'articolo non può fare a meno di notare che le indagini (padane o italiane che
siano), sono state quantomeno "sollecite" in questo caso (o sollecitate?). Insomma, questi
scalcagnati borseggiatori (per cui istintivamente provo simpatia) hanno avuto
sfiga, più o meno come quando in Sicilia qualche piccolo balordo, senza saperlo, pesta
i piedi ad un mafioso locale.
Ultima annotazione: furto commesso il 17 novembre 2010, arrestati il 3
febbraio, l'articolo è del 3 ottobre. O la giustizia nel frattempo ha ripreso il
suo passo abituale, o nella redazione in quella provincia non hanno molto da fare.
Di Fabrizio (del 05/10/2011 @ 09:45:20, in scuola, visitato 2782 volte)
Il caso all'istituto don Bosco, a largo Preneste. Per Giorgio De Acutis,
responsabile di Casa per i diritti sociali, il blocco della frequenza è
un'anomalia: "E il campo dove vive il ragazzino, il River, è uno a maggior tasso
di scolarizzazione"
"Qui non c'è posto, vai da un'altra parte". È questa la risposta che
Ibrahim, un quindicenne abitante del campo nomadi River, sulla Tiberina, avrebbe
ricevuto pochi giorni fa dall'istituto don Bosco, a largo Preneste. Dove il
giovane, lo scorso anno, ha frequentato il primo anno del corso da tornitore. Il
ragazzo è nell'età dell'obbligo scolastico, non si spiega la decisione della
scuola.
Ibrahim, nato in italia da genitori macedoni, l'anno scorso è stato bocciato.
Qualche giorno fa è tornato a scuola ma: "Mi hanno detto: non c'è posto per te e
mi hanno consigliato di andare in un altro istituto in zona Tiburtina-Rebibbia".
Solo che quella zona non è servita dallo scuolabus che ogni mattina raccoglie
gli studenti del campo: "E io lì come ci arrivo?".
In difesa del ragazzo è intervenuta Sveva Belviso, vicesindaco e assessore alle
Politiche sociali di Roma, che stamattina ha visitato proprio il camping River
in occasione dell'elezione dei rappresentanti. "Ibrahim - ha detto la Belviso -
è un esempio positivo, vuole andare a scuola e noi vogliamo garantirgli il
diritto-dovere di studio, anche perché abbiamo grande difficoltà nella
scolarizzazione dei ragazzi rom dopo le elementari". Per questo, ha detto il
vicesindaco, "parleremo col preside della scuola per trovare una soluzione, ma
siamo sicuri che sia un semplice problema amministrativo".
L'iscrizione dell'alunno straniero nelle classi della scuola
può avvenire in ogni momento dell'anno e quindi anche se è già iniziato. Secondo
la Croce Rossa il problema nei campi nomadi a Roma "diventa sempre più
difficile. A Milano, il numero dei rom non arriva a mille. A Roma, sono dai
7mila ai 9mila". Di questi, oltre il 60 per cento sono minorenni.
La scolarizzazione, fa sapere la Croce Rossa, funziona solo per le scuole
primarie. L'abbandono scolastico inizia nelle scuole medie inferiori, anche se
molti adolescenti risultano iscritti.
Per Giorgio De Acutis, responsabile di Casa per i diritti sociali, il rifiuto
della frequenza di Ibrahim è un'anomalia: "Il River è uno dei campi con il
maggior tasso di scolarizzazione. Sono oltre 200 i bambini e i ragazzi iscritti
a scuola tra i 5 e 16 anni, su un totale di circa 400 persone. Ciò è spiegato
dal fatto che le mamme sono molto partecipi e gli insegnanti tendono a
responsabilizzare le famiglie del campo della Tiberina".
Di Fabrizio (del 05/10/2011 @ 09:41:52, in Italia, visitato 1625 volte)
Lunedì 10 ottobre 2011, alle 11 presso la Sala Igea, piazza dell'Enciclopedia Italiana, 4 – Roma
Il Centro europeo per i diritti dei rom (Errc) e l'Associazione 21 luglio
presenteranno i due rapporti sui diritti dell'infanzia e delle donne rom
recentemente inviati alle apposite Commissioni delle Nazioni Unite.
Le due associazioni hanno condotto specifiche ricerche sulla situazione delle
donne e dei bambini rom in Italia. Da entrambe le analisi emerge ancora una
volta la palese violazione dei diritti della comunità rom e sinte in Italia.
Nonostante i provvedimenti straordinari, continua a mancare per i rom in Italia
la garanzia di una sistemazione abitativa adeguata. Mancano inoltre progetti
mirati per favorire l'integrazione con gravi ripercussioni per i soggetti più
deboli: i minori e le donne.
La pratica degli sgomberi forzati (154 tra marzo e maggio 2011 nella sola Roma,
per un totale di 1800 persone coinvolte) non è stata accompagnata da nessun
miglioramento delle condizioni abitative della comunità rom. Questi interventi,
che si traducono in continui trasferimenti forzati delle famiglie, ostacolano
poi la frequenza scolastica dei minori. Anche le condizioni igieniche e
sanitarie sono spesso inadeguate: studi sul campo hanno dimostrato che una
percentuale crescente di bambini cresciuti in queste condizioni manifesta
disturbi del sonno e dell'attenzione, ansia, iperattività e ritardi
nell'apprendimento, tutti problemi destinati ad aggravarsi durante l'adolescenza
e l'età adulta.
Per quanto riguarda le donne, un alto numero delle intervistate da parte dell'Errc
ha raccontato di aver subito maltrattamenti e minacce da parte delle forze di
polizia e violenze domestiche, violenze quasi mai denunciate per il timore di
ritorsioni. Per le donne rom, inoltre, anche l'accesso all'istruzione e
all'impiego risulta fortemente ostacolato. Un altro problema, troppe volte
ignorato, riguarda infine la pratica dei matrimoni precoci.
Durante l'incontro saranno discusse le osservazioni conclusive delle due
Commissioni, Cedaw (Comitato per l'eliminazione delle discriminazioni contro le
donne) e Crc (Comitato per i diritti dell'infanzia), delle Nazioni Unite e le
preliminari risposte del governo italiano.
Alla presentazione dei due rapporti interverranno Dezideriu Gerley,
(direttore dell' Errc), Carlo Stasolla (presidente dell'Associazione 21 luglio) e
Concetta Smedile, (ricercatrice presso Errc e coordinatrice della ricerca sulla
situazione delle donne rom in Italia).
Si prega confermare la partecipazione entro il 6 ottobre c.a.
Sinan Gökçen ERRC Media and Communications Officer sinan.gokcen@errc.org Mob.:
+36.30.500.1324
"Inutile e dannosa la politica degli sgomberi spot senza proporre alternative
a donne e bambini che si trovano in condizioni drammatiche", denuncia Corbucci -
di Redazione 01/10/2011
"Il Sindaco deve avere il coraggio di venire in strada su via Salaria, il giorno
dopo gli sgomberi, per vedere le condizioni in cui ha ridotto questi quartieri
con bambini di pochi anni buttati per terra lungo i marciapiedi, donne che
allattano su giacigli di fortuna, decine di persone che dormono in macchina,
senza viveri ed abiti. Il tutto mentre la prostituzione di strada continua a
fare affari in mezzo a questa miseria e desolazione" lo dichiara in una nota
Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV Municipio.
"Oggi, insieme a cittadini volontari del quartiere, abbiamo realizzato un
servizio fotografico che invieremo al Sindaco Alemanno e al vicesindaco
Belviso
perché si rendano conto di quanto sia inutile e dannosa la politica degli
sgomberi spot, quelli che vengono realizzati senza proporre alternative a donne
e bambini che si trovano in condizioni drammatiche" spiega Corbucci "un vero e
proprio esodo su e giù per la Salaria, con i quartieri di Villa Spada e Castel
Giubileo che si ritrovano tante persone costrette a rovistare nei secchioni
della spazzatura e a dimorare sui marciapiedi. A cosa servono gli sgomberi dei
campi abusivi senza una programmazione? A mettere intere famiglie sul
marciapiede? Se Alemanno non ci crede venga a vedere di persona, non faccia come
il Presidente del IV Municipio Cristiano Bonelli che da queste parti non si vede
più da molto tempo".
Di Fabrizio (del 04/10/2011 @ 09:13:19, in Europa, visitato 2865 volte)
10 e 11 Ottobre 2011 Università Torino, Fac. Lingue e Letterature
straniere - Via Verdi 10 XXIV CONVEGNO NAZIONALE A.I.Z.O. rom e sinti
in occasione del 40° anniversario dell'Associazione Italiana Zingari Oggi.
Organizzato in concomitanza con le celebrazioni dei 40 anni
dell'Associazione, il convegno, a cui parteciperanno studiosi da tutta Europa,
intende ricordare una tragedia, il genocidio di rom e sinti durante la II guerra
mondiale, troppo spesso dimenticata, attraverso testimonianze e resoconti
storici. Il convegno darà modo, inoltre, di riflettere sulle nuove intolleranze
che stanno emergendo nella società odierna.
PROGRAMMA:
10 ottobre I PARTE h. 09,00
Saluto delle autorità
Dott. Piero Fassino, Sindaco di Torino
Dott.ssa Paola Bragantini, Presidente Circoscrizione 5
Prof. Paolo Bertinetti, Preside Facoltà Lingue e Letterature
Straniere, Università di Torino
Presentazione del Convegno: Jonko Jovanovic, vice presidente nazionale
A.I.Z.O.
Presiede: Maria Teresa Martinengo, La Stampa 40 anni di fondazione
A.I.Z.O., una storia da raccontare, una passione da trasmettere
Testimonianze Kuse Mancini
h. 13,00 Pranzo
II PARTE h. 14,30
Ripresa lavori
Presiede: dott.ssa Stefanella Campana, giornalista, Vicepresidente
Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest
Lo sterminio dei rom e sinti d’Europa prof. Rajko Djuric,
scrittore già presidente Romani Union International
Il Gypsy Camp ad Auschwitz e la presenza dei rom nei lager ebrei,
prof. Slawomir Kapralski sociologo, studioso dello sterminio rom
(Polonia)
Le persecuzioni in Romania Luminita Cioaba, presidente fondazione
"Ion Cioaba" (Romania)
"Qui non ci sono bambini" (gli esperimenti dei medici nei lager) prof.
Erasmo Maiullari, docente di chirurgia pediatrica, Università di
Torino
I crimini jugoslavi sotto il regime degli Ustasha dott. Haliti Bajram,
scrittore rom (Kosovo)
Jasenovac, Donja Gradina, Ustica dott. Saša Aćić Coordinatore
della C.I. per la verità su Jasenovac
11 ottobre III PARTE h. 9,00
Un viaggio nel dolore, l’esile filo della memoria dott.ssa Carla
Osella, Presidente A.I.Z.O.
I luoghi della memoria, il Porrajmos in Polonia prof. Adam Bartosz,
direttore musei di Tarnow (Polonia)
Il caso dei bambini jenish rapiti dalla Pro Juventute dott.ssa
Silvana Calvo, Svizzera ricercatrice
Il mio nome è Uschi Uschi Waser, Svizzera
La tendenza a minimizzare il Porrajmos prof. Jan Hancock, membro
del Consiglio del memoriale dell’Olocausto negli USA Università di
Austin, Texas
Lo sterminio della mia famiglia m.o. Jovica Jovic
L’internamento di una minoranza durante il fascismo dott.ssa Giovanna
Boursier, storica e giornalista Rai
Il conflitto bellico in ex Jugoslavia e gli aspetti etnici dott.
Jovan Damjanovic, Deputato Repubblica di Serbia
Rapporto dell’indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in
Italia, on. Letizia De Torre Commissione Cultura, Scienza e
Istruzione Camera dei Deputati
h. 13,00 Pranzo
h. 14,30 Ripresa lavori.
Presiede: dott. Gabriele Guccione, giornalista
I ghetti mentali prof. Maria Teresa Mara Francese Università di
Torino
Una comunità sotto assedio dott.ssa Gabriella De Luca presidente
A.I.Z.O. di Catanzaro
L’intervento dell’UNAR a tutela della parità di trattamento di rom e
sinti Avv. Olga Marotti, UNAR
Testimonianze
Dall’esclusione alla cittadinanza prof. Marcella Delle Donne, Università
La Sapienza di Roma
h. 18,00 CHIUSURA CONVEGNO
Durante il Convegno sarà proiettato il documentario della regista Cioaba "Roma
tears" (Lacrime rom).
Nei locali dell’Università sarà allestita nei giorni del Convegno una mostra
fotografica: "Rom e sinti, il genocidio dimenticato"
Per raggiungere la sede del Convegno:
Dall’Autostrada Torino-Milano: uscire all’ultima uscita, imboccare Corso Giulio
Cesare e proseguire verso il centro.
Dalla stazione F.S. Porta Nuova: linee GTT 68 direzione Cafasso o 61 direzione
Mezzaluna, scendere alla fermata Via Po.
Per partecipare al Convegno è necessario iscriversi scrivendo a:
aizoonlus@yahoo.it
Fax: 011740171
Per info: 0117496016 - 3488257600
Il Convegno è realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo
di Torino.
Il servizio di catering è offerto da Nova Coop e Meeting Service.
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