Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/08/2011 @ 09:32:17, in casa, visitato 1883 volte)

Morale da Libero: (se non ho capito male) le famiglie rom non hanno difficoltà.

Cito sempre dall'articolo:

Secondo Boni, "le stesse cascine, che sono patrimonio della nostra cultura e della nostra identita', non possono diventare il rifugio di disperati, ma vanno recuperate e fatte rivivere in maniera dignitosa. L'unica soluzione ragionevole e' quella che vede i nomadi compiere un percorso di integrazione serio, senza godere di corsie preferenziali. Chi vuole restare sul nostro territorio deve trovare un lavoro e una casa, compiendo gli stessi sacrifici che in tutti questi anni hanno accomunato migliaia di famiglie milanesi e lombarde''.

Quindi, sempre se non ho capito male, per integrarsi devono fare un percorso di integrazione, trovarsi un lavoro e una casa, che tanto NOI gli risponderemo picche.

Mi è venuto in mente un pezzo apparso su Metropoli per principianti. L'autore a pag. 187 intervista Franca:

"[...] Sono così maledettamente fuori luogo, in questo mondo. Scandalosi. "Sai cosa vorrei io come casa?" mi chiede, all'improvviso. "Sai queste cascine abbandonate che mettono all'asta? Va bene i campi rom, va bene i villaggi, ma questa non è vita. I nostri bambini sono abituati a stare all'aria aperta, una bella cascina, con gli animali... i bambini italiani nelle case sono carcerati, io li vedo quando vado a scuola, mi fanno pena." Mi indica Laura: "Se la lasci qui vedi come cambia, prende colore... è come avere una villa, ma non per essere ricchi, ma per stare fuori, all'aria".

Questo è quello che vuole Franca. Il suo sogno irrealizzabile. Un sogno così passatista, così fuori tempo massimo. Cambia all'improvviso argomento: "I miei sono di Foggia" mi dice. "I meridionali sono come gli zingari. Ce lo siamo dimenticati ma quando sono venuti i qui venivano trattati come gli zingari." Lei non dimentica. Io neppure.

Forse neanche Biondillo sa com'è continuata la storia: Franca lavora, suo marito pure, e così anche altri parenti. Allora due anni fa aprirono un mutuo per acquistare una cascina nel pavese. Si cominciava a parlare del "Piano Maroni", che stanziava allora circa 13 milioni di euro per le "soluzioni di uscita dai campi". Franca ed i suoi chiesero una parte di quei soldi perché, prima di andare ad abitarci, dovevano ristrutturare la cascina (precisazione: i contributi non erano a fondo perso, andavano restituiti col tempo). I soldi vennero concessi, ma ancora nessuno li ha visti. Franca abita ancora al campo, ora c'è anche il mutuo da rimborsare.

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Di Fabrizio (del 11/08/2011 @ 09:57:51, in Kumpanija, visitato 4767 volte)

Segnalazione di Esméralda Romanez

Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:

- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?

- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.

- I tre setacci?

- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?

- No... ne ho solo sentito parlare...

- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?

- Ah no! Al contrario

- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?

- No, davvero.

- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

Se ciascuno di noi potesse meditare e metter in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.

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Di Fabrizio (del 12/08/2011 @ 09:03:20, in musica e parole, visitato 1505 volte)

dal 26 agosto al 28 agosto

L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUSICALE in PESCARA "MUSICISTI DI MUSICA ROM" ORGANIZZA UN SEMINARIO INDIRIZZATO A TUTTI COLORO CHE VOLESSERO APPRENDERE TECNICHE, STORIA METODI E MOLTO ALTRO SULLA CULTURA ROMANì.

I CORSI SARANNO :

- CHITARRA
- FISARMONICA
- BASSO e CONTRABBASSO
- PERCUSSIONI
- CANTO
- DANZA
- LINGUA e LETTERATURA ROMANì
- STORIA DELLA MUSICA, MUSICISTI e CULTURA ROMANì

IL COSTO DEL SEMINARIO è DI EURO 100 a persona.
I CORSI SARANNO ATTIVI NEI GIORNI 26, 27 e 28 AGOSTO IN MODALITà FULL-IMMERSION.

RILASCIO DI DIPLOMA DALL'ACCADEMIA d'ARTE ROMANì del PROF. SANTINO SPINELLI.

A FINE CORSO DELLA DURATA DEI TRE GIORNI CI SARà IL CONCERTO DEI DOCENTI CON LA STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE DEL PROF. SANTINO SPINELLI.
(http://www.alexian.it/intro_italiano.htm) .

PER ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTATEMI :
MANUEL VIRTù 329\7326532 - Manuelvirtu@libero.it

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Di Fabrizio (del 12/08/2011 @ 09:17:17, in Regole, visitato 1703 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

RomaBuzzMonitor

COMUNICATO STAMPA 1 agosto 2011

Le Nazioni Unite, tramite Patricia O’Brien, sottosegretaria agli affari legali,  hanno respinto un reclamo di 155 Rom IDP (Persone Internamente Disperse, ndr) in Kosovo, dove furono rilocate su un terreno contaminato dal piombo, dalle agenzie ONU, UNMIK compresa, in base all'errato ragionamento che il reclamo è piuttosto un attacco all'amministrazione UNMIK del Kosovo, e non una pretesa di diritto privato. Per cinque anni e cinque mesi sino al 25 luglio2011, l'ufficio affari legali dell'ONU non ha intrapreso nessuna azione.

La comunità Rom compilò il reclamo il 6 febbraio 2006, in base alla risoluzione dell'assemblea 52-247, che diceva chiaramente:

9. Decide anche, nel rispetto dei reclami di terze parti contro l'Organizzazione per lesioni personali, malattia o morte da operazioni di peacekeeping, che:

(a) Tipologie risarcibili di danni o perdite saranno limitate alla perdita economica, come spese mediche o riabilitative, mancati guadagni, perdita di sostegno finanziario, spese di trasporto associate al danno, malattia o assistenza medica, spese legali o di sepoltura...

Il reclamo presentato dai Rom riguardava chiaramente lesioni personali, malattia e morte, causate dall'avvelenamento da piombo a cui i bambini e le famiglie furono soggetti causa la sistemazione su terreno contaminato. La richiesta era di affermare le responsabilità UNMIK in quanto in quel periodo era gestore dell'amministrazione ad interim del Kosovo. Mentre l'UNMIK ha fatto, a detta di diverse agenzie ed autori, sicuramente agito male come amministrazione ad interim, la risposta richiesta in base alla risoluzione 52-247 era chiaramente riferita ai danni e perdite subite dai Rom, quindi una pretesa di diritto privato come previsto dalla risoluzione stessa.

L'ONU ha giustificato il proprio comportamento affermando che l'intera area di Mitrovica è contaminata dal piombo, e difatti è così. Tuttavia, i Rom hanno dimostrato come fossero stati costretti ad abbandonare un sito a bassa contaminazione, per essere rilocati in un altro ad alta contaminazione, dopodiché i livelli di piombo nel loro sangue erano diventati molto più alti di quelli della popolazione circostante, inoltre l'OMS aveva richiesto ripetutamente l'immediata evacuazione a causa dei gravi rischi per la salute. L'UNMIK non ha mai intrapreso nessuna azione. Ora, in base a false argomentazioni, declinano ogni responsabilità.

E' un giorno vergognoso quando la principale organizzazione dei diritti umani nega persino l'apparenza della giustizia ad una delle minoranze più abusate del mondo.

Per ulteriori informazioni, contattare:
Dianne Post, Attorney - postdlpost@aol.com
602-271-9019 (USA)


Per scaricare la risposta ONU (testo in inglese e formato .pdf) QUI

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Di Sucar Drom (del 13/08/2011 @ 09:12:59, in musica e parole, visitato 1487 volte)

FESTIVAL ITALIANO di DANZE e CULTURE NOMADI
Milano 29/30 Ottobre 2011
presso SUPERSTUDIO PIU' Via Tortona


Nomad Dance Fest ® è il primo Festival Italiano di Danze e Culture Nomadi della “GIPSY ROUTE”La via dei gitani che è stata percorsa dai nomadi più di 600 anni fa partendo dall'India e attraversando la Persia, la Turchia, l'Egitto, il Marocco fino ai Balcani ed il Mediterraneo e giungendo in Andalusia intorno al 1400.

L'intento del FESTIVAL è quello di riscoprire tradizioni e culture dei popoli nomadi dove affondano le radici di tutte le danze folk che sono arrivate fino a noi.
Un festival che avrà un appuntamento fisso a Milano ogni anno e che potrà essere itinerante in tutta Italia o varcare il confine dell'Europa e toccando tutte le nazioni incluse nella via dei gitani.
Crediamo che questo sia il tempo di recuperare tradizioni antiche che ci fanno ritornare alle nostre origini, alle nostre radici, solo così potremmo ritornare ad amare la Madre Terra. E' il tempo di UNIRE e tornare alla terra.
Il festival infatti sarà attento ad essere eco sostenibile e proporre eventi ed aziende che rispettino il nostro pianeta.
Il festival si strutturerà in un weekend ricco di Danze, workshops,spettacoli, eventi, talent show, conferenze a tema, mostre d'Arte e pittura, artigianato, Nomad bazaar con la partecipazione di artisti italiani e internazionali che promuoveranno le danze della Gipsy route.
Inoltre sarà data la possibilità a scuole di danza di promuovere le proprie attività affittando uno stand o postazione e alle attività commerciali legate al mondo etnico di pubblicizzare i loro prodotti.
Il progetto Nomad Dance Fest ® è ideato e curato da Maya Devi: Direttrice Artistica, Danzatrice e insegnante di Danze Nomadi e Indiane, Maestra di Yoga e Tantrismo, ricercatrice spirituale e fondatrice della scuola di danza e yoga MUDRARTE di Milano.Maya è membro dell'International Dance Council CID UNESCO, organizzazione mondiale della danza.Il progetto sarà sviluppato in collaborazione con scuole italiane ed internazionali di danze e culture nomadi.

Superstudio più - via Tortona 27, 20135 Milan, Italy
Telefono: 3454512459
http://www.nomadancefest.com

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Di Fabrizio (del 14/08/2011 @ 09:46:05, in media, visitato 2031 volte)

Si ritorna su un argomento sollevato qualche mese fa. Se permettete alla fine voglio fare un'aggiunta.

Da Mundo_Gitano

Cari amici,

L'anno scorso l'emissione da parte di Chanel 4 della serie "Il mio grosso grasso matrimonio zingaro", causò un vivace dibattito tra gli attivisti rom ed i membri delle comunità rom e viaggiante, tanto in Gran Bretagna che in Europa. La serie, che segue la preparazione di differenti famiglie di Traveller irlandesi nei loro preparativi per la cerimonia di matrimonio, ha sollevato grandi controversie ed è stata accusata di rafforzare gli stereotipi e confondere la comunità rom con quella dei Traveller irlandesi. Tuttavia, la serie ha ottenuto un grande successo mediatico, raggiungendo oltre 8 milioni di spettatori, e nel 2011 è iniziata la seconda stagione dello spettacolo. Sulla base delle informazioni ricevute dai nostri amici delle organizzazioni rom britanniche, sono già iniziate le riprese della terza stagione, ed i produttori non hanno alcuna intenzione di cambiare titolo o contenuto dello spettacolo.

Martedì 2 agosto 2011, il canale televisivo spagnolo Antena 3 ha iniziato a trasmetterlo in versione spagnola, col titolo "Mi gran boda gitana". Il primo episodio ha causato grande indignazione tra i membri della comunità spagnola, che si è impegnata in numerose attività di protesta. La mobilitazione dei Rom spagnoli contro la programmazione è stata impressionante in tutto il paese. E' significativo, ad esempio, che il gruppo Facebook creato come protesta contro lo show abbia raccolto oltre 800 iscritti in soli due giorni.

La Federazione delle Associazioni Rom di Catalogna (FAGIC) ha iniziato a denunciare lo spettacolo davanti agli enti pubblici (come la Commissione Audiovisivi e l'ufficio del Difensore Civico), considerandolo dannoso all'immagine della comunità rom, tanto in Europa che in Spagna. Abbiamo anche emesso una lettera di protesta ad Antena 3, perché rinunci all'emissione dello spettacolo.

Stiamo pertanto lanciando un appello a tutte le organizzazioni rom, sinte e viaggianti, perché si uniscano nella lotta contro la stereotipizzazione e la stigmatizzazione delle nostre comunità. Stiamo incoraggiando le organizzazioni ad unirsi alla nostra protesta ed ispirare un'azione pan-europea contro la serie. Scriveteci, per domande, commenti o per ricevere copia della lettera inviata all'ufficio del Difensore Civico spagnolo, e per unirvi alla nostra protesta. Vorremmo sapere quali organizzazioni sono interessate ad unirsi a noi nel scrivere una lettera congiunta di protesta ai produttori dello spettacolo (Firecracker Films).

Opre Roma!

Cristóbal Laso
Vice president FAGIC

Annabel Carballo
Coordinadora Tècnica de Projectes

Federació d'Associacions Gitanes de Catalunya
C/Concilio de Trento, 313 9.9
08020 Barcelona
Tlf. 93 305 10 71/Fax. 93 305 42 05


Un film che ho visto parecchie volte, sempre con piacere: Gatto nero gatto bianco, di Kusturica.

Una volta mi è toccato pure di doverlo presentare ad un cineforum. Mi ricordo che nell'occasione dissi che l'allora vice-sindaco milanese, il De Corato degli sgomberi senza fine e senza soluzioni, avrebbe dovuto vederlo. Avrebbe imparato perché in quella sua lotta contro una delle comunità più sgarruppate della terra, era destinato a perdere (e le successive elezioni hanno dimostrato che, almeno stavolta, avevo ragione io e non lui).

Perché, ed il film lo mostra chiaramente tra una risata e l'altra, i Rom si possono cacciare, picchiare, fargli di tutto... e dopo ogni batosta si rialzano per ricominciare a far casino come se non fosse successo niente.

Ma allora dimenticai un particolare...

Vi chiedo, se conoscete il film, di far mente locale sulle scene girate nell'ospedale, quando il nonno viene dimesso; che sono divertenti e ricche di musica...

Apro una parentesi: qualche anno fa, passavo le notti a chattare con alcuni Rom in Nord America. Molto più "integrati" dei loro cugini europei; cioè, il razzismo, si sa, c'è anche lì (e la serie televisiva di cui si parlava mesi fa è solo uno dei tanti esempi), ma per loro è più facile passare inosservati. Discorrevo spesso con una coppia di questi Rom: vivevano in Florida, lei infermiera, lui capocantiere; per loro (come per molti americani) vivere in un motorhome, magari grande come casa mia, non è una cosa scandalosa come in Italia. Una sola volta mi sono preoccupato veramente: quando sulla Florida s'è scatenato un uragano, e mi immaginavo il loro camper come un fuscello in balia della natura.

Fine della parentesi. Lei una volta mi raccontava di un episodio trasmesso in un canale televisivo: era ambientato in un ospedale (ricordatevi che è un'infermiera) e narrava dell'amante di un capo zingaro lì ricoverata. Questa mia amica mi descriveva scandalizzata le scene dove si vedevano moltitudini di gente malmessa che correva su e giù per i corridoi dove "naturalmente" sparivano borsette e portafogli, il parcheggio dell'ospedale trasformato in un campo sosta "all'europea" con i fuochi accesi, i balli, il bere, i panni stesi... E poi la mia amica sbottava: "Ma cosa credono, che viviamo come in un film di Kusturica?!?!"

A me quei film continuano a piacere ma, se permettete, volevo mettervi in guardia: attenzione che il razzismo e i pregiudizi non sempre viaggiano sulle tinte forti e becere. A volte possono far capolino anche dietro le migliori intenzioni o le menti più brillanti.

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Di Fabrizio (del 15/08/2011 @ 09:46:20, in Italia, visitato 1827 volte)

Una segnalazione di Agostino Rota Martir da PisaNotizie, un video suggerito da Antonio Cannoletta, un articolo (di segno opposto rispetto a PisaNotizie, che descrive la situazione vista "dall'altra parte della barricata") della Nazione e nota finale sempre di Agostino Rota Martir

11/08/11 07:41 | autore: Serena Fondelli Campo rom di Cisanello, sgomberate 88 persone di cui 30 minori

Ieri mattina un'imponente operazione guidata dalla Polizia Municipale, sulla base di un'ordinanza del Comune di Pisa. Demolite le abitazioni dove vivevano 27 famiglie, alcune delle quali avevano già dato la disponibilità per il rimpatrio in Romania. La disperazione degli sgomberati che questa notte hanno dormito nei campi: "Ora dove andremo? Lavoriamo ma non ci affittano le case". La denuncia: "La Polizia Municipale ci ha ripetuto più volte di andare a San Giuliano. Ma fanno i miracoli lì?"

Dopo l'emanazione lo scorso 4 agosto della direttiva del Sindaco per la "garanzia delle regole di convivenza e della sicurezza urbana", dalla giornata di ieri (mercoledì 10 agosto) si sono iniziati a vedere gli effetti concreti e il significato di quel documento.

Alle 8.30 è stato il peggiore dei risvegli possibili quello delle 26 famiglie rom, per la gran parte provenienti da Lipovu, piccola cittadina della Romania, che da vario tempo abitano lungo le rive dell'Arno a Cisanello.

Con un imponente operazione a cui hanno partecipato Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale, tutti in grande dispiegamento di forze, le 88 persone di cui 30 minori (15 sotto i 10 anni) sono state sgomberate dal luogo dove vivono e le loro abitazioni abbattute. Presenti all'operazione anche un assistente sociale, e un'ambulanza della Croce Rossa.

Il primo Agosto a queste stesse famiglie era stata notificata l'ordinanza di sgombero, con riferimento a un'altra simile notificata risalente a circa un anno fa; ma non avendo alternative abitative, le famiglie non hanno potuto che rimanere dove oramai abitavano da anni.

Dopo questa notifica, alcune famiglie hanno accettato la proposta del rimpatrio in Romania, ma solo in 17 hanno i requisiti per ricevere i 1000 euro per il viaggio di rientro, che comunque arriveranno non prima di 2-3 settimane; ma nel frattempo si è deciso lo stesso di procedere al loro sgombero .

All'arrivo delle forze dell'ordine non è stato facile per i genitori tranquillizzare i propri bambini, mentre cercavano al contempo di mettere al sicuro le poche cose che possedevano, togliendole alla morsa delle ruspe che incombevano a tirar giù le baracche, e a schiacciare roulotte come lattine.

Padri e madri di famiglia hanno così accatastato alla meglio, nei campi antistanti, i loro arredi, la spesa dei frigoriferi, i panni che fino a due minuti erano stesi ai fili, sedendosi poi sui materassi in mezzo ai campi come se di nuovo fossero in casa: "Cosa faremo ora, dove andremo?".

Domande che hanno posto più volte allo stesso assistente sociale e alla Polizia Municipale senza ottenere alcuna risposta, se non: "Ci dovevate pensare prima, siamo venuti a dirvi dieci giorni fa che qui non potevate più stare".

Alina, donna incinta del terzo bambino, con il marito che ha adesso un contratto di lavoro a tempo indeterminato, è in Italia da 10 anni. Le sue bambine di 6 e 9 anni sono nate in Italia e frequentano scuole italiane. Ha assistito con le sue piccole per mano alla ruspa che distruggeva tutto, poi ha iniziato a camminare tra i mobili accatastati e a controllare di aver preso tutto. Lei con suo marito non ha chiesto il rimpatrio, ritiene di avere il diritto di stare in Italia, dove il marito ha un lavoro garantito e dove le figlie possono istruirsi. "Ho cercato più volte case - spiega - ma nessuno ce l'affitta, pur avendo uno stipendio. E anche per le case popolari abbiamo ricevuto solo risposte negative".

Florian, quarantenne, con moglie e un figlio di 10 anni, era presente al campo perché in ferie. Fa il muratore in una ditta edile, parla ben l'italiano perché sono anni che abita nel nostro territorio. Ha guardato composto, ma con le lacrime agli occhi, distruggere la fatica impiegata per rendere una baracca vivibile tanto da poterla chiamare casa. "Voglio avere una casa, una piccola casa, pagare l'affitto e le tasse - dichiara Florian - non è possibile che il Comune di Pisa non ci spieghi come fare per avere le case popolari, io sono un lavoratore e lavoro sodo".

Mentre le ruspe sono al lavoro, un'altra donna, Teresa, cerca di portare fuori dalla propria abitazione il minimo indispensabile mentre il marito si carica sulle spalle il frigorifero e cerca di metterlo al sicuro. Si siede sul letto con i suoi bambini di uno e 3 anni e aspetta, anche se non sa bene cosa non sapendo dove andare. Fino alla fine ha cercato di difendere il forno a legna che aveva costruito dicendo ai Vigili che stavano intervenendo "ma sapete che pane buono fa quel forno?".

Un altro ragazzo, che non ci rileva il suo nome perché teme ripercussioni dove lavora, anche lui con un contratto a tempo indeterminato ottenuto dopo anni di sacrifici, afferma: "Dove dobbiamo andare? Spostarci poco più avanti su questo stesso argine o forse, come ci hanno detto, andare San Giuliano. Ma cosa c'è a San Giuliano? E' un Comune che fa i miracoli?".

Molte delle famiglie sgomberate hanno ripetuto, infatti, più volte anche agli agenti della Polizia Municipale la stessa domanda: "Ci dite sempre di andare lì, ma cosa c'è a San Giuliano, l'oro?".

Questa non sembra quindi essere la prima volta in cui esponenti della Polizia municipale fanno simili affermazioni in quanto lo stesso capo della Polizia Municipale, Massimo Bortoluzzi, fu protagonista di un simile episodio, che gli costò numerose critiche e prese di distanze, in occasione della notifica di sgombero di questo stesso campo rom nell'Ottobre del 2010.

Le operazioni di demolizione delle abitazioni di queste numerose famiglie è durato per diverse ore e nessuna alternativa è stata data a queste persone. Solo coloro che hanno accettato il rimpatrio sono stati trasportati alla Società della Salute per firmare i fogli necessari alla procedura.

Donne, uomini e bambini sono così rimasti tutto il giorno a cercare di salvare il salvabile tra le macerie, mentre materassi, coperte e molti altri oggetti sono stati portati via e buttati per "scongiurare" che potessero riaccamparsi nello stesso posto.

E così non avendo nessuna alternativa donne, uomini e bambini hanno dormito all'aperto, sull'erba, poco distante da dove fino a ieri si trovavano le loro abitazioni, mentre da ieri notte è stato attivato un presidio permanente della Polizia Municipale per impedire nuovi insediamenti in quella stessa area.

Si è svolta così l'ennesima operazione di sgombero da parte del comune, senza che però a queste famiglie sia stata data alcuna prospettiva concreta.

A quattro anni dal rogo di Livorno, il cui anniversario era proprio ieri, in cui persero la vita quattro bambini rom, Lenuca (6 anni), Eva (12 anni), Danciu (8 anni) e Menji (4 anni), questa operazione appare altrettanto definitiva e senza speranza per queste famiglie che adesso non hanno un luogo dove stare.


Lungo il confine con le famiglie rom - di Vittorio Gualtieri


I rom 'sfrattati' traslocano a Colignola E il paese si rivolta
Dopo l'intervento dei vigili a Cisanello, hanno occupato un'area privata nel territorio di San Giuliano. Raccolta di firme



Pisa, 13 agosto 2011 - UN NUOVO accampamento rom abusivo sta nascendo a Colignola: circa sessanta nomadi si sono trasferiti in un terreno di proprietà privata tra via di Cisanello e via dell'Argine, in un'area compresa tra l'argine e il fiume. L'arrivo non è passato inosservato ai residenti della zona che hanno raccontato di aver visto una vera e propria carovana con auto cariche di suppellettili e materassi. Tutto è successo la sera di giovedì e i rom quasi certamente, come ha confermato anche il sindaco di San Giuliano Terme Paolo Panattoni, fanno parte dell'accampamento sgomberato nei giorni scorsi dal Comune di Pisa.

I campi abusivi pisani erano sorti negli ultimi mesi lungo la golena d'Arno di Cisanello e contavano 85 persone, 45 delle quali avrebbero richiesto di aderire al programma di rimpatri volontari assistiti. Gli altri con tutta probabilità hanno semplicemente cercato un altro posto dove accamparsi, e quel terreno non coltivato nascosto dietro a un canneto dev'essere sembrato perfetto. C'è anche però chi riferisce che i nomadi non sono arrivati lì da soli e racconta di aver visto «due persone non rom» accompagnarli e poi andarsene. E la posizione decentrata del terreno, raggiungibile solo con una strada privata sterrata sembrerebbe copnfermare l'ipotesi che a guidarli sia stato qualcuno che conosce bene la zona, come suggerisce anche Panattoni.

«STIAMO concludendo — ha fatto sapere il sindaco sangiulianese — tutti gli accertamenti rispetto alla migrazione di questo gruppo di persone da Pisa a San Giuliano. Per quanto ci riguarda, in ruolo e responsabilità, faremo anche noi tutto quello previsto dalla legge per liberare nel più breve tempo possibile la zona occupata. Quella — ha concluso Panattoni — non è comunque una zona né concordata né individuata per questo tipo di utilizzo e non sussistono, tra l'altro, le minime condizioni igienico sanitarie previste dalle vigenti leggi». Il proprietario del terreno, l'ingegner Carlo Centurione Scotto, ha immediatamente sporto denuncia alla polizia municipale, che si occuperà di inviarla alla Procura con allegata la relazione su quanto visto nei sopralluoghi di giovedì sera e ieri mattina.

L'ARRIVO dei rom non è passato inosservato neanche in paese: ieri mattina alcuni di loro hanno approfittato della fontanina in centro a Colignola per fare scorta d'acqua. E già gli abitanti preparano le barricate, tanto che già ieri pomeriggio c'era chi parlava di appendere degli striscioni per chiedere lo sgombero dell'accampamento. «C'è parecchia agitazione in paese — riferisce un residente —. La gente e i commercianti della zona parlano di promuovere una raccolta firme e una fiaccolata se entro lunedì il terreno non sarà liberato. Oltretutto poprio dietro l'argine dove stanno allestendo le prime baracche si trova la piscina dell'albergo Eden Park: sono separati solo dalla pista ciclabile». «Nel nostro paese — scrive un rappresentante dei residenti di Mezzana e Colignola — molto spesso siamo protagonisti di spaccio e furti: circa 1 mese una famiglia è stata narcotizzata e derubata nella notte e stessa dinamica qualche settimana.

Non ci sentiamo sicuri e per questo abbiamo scritto al Sindaco di San Giuliano e a quello di Pisa, al Comandante dei Carabinieri e al Prefetto di Pisa affinché questo campo sia smantellato in pochissimi giorni. Tutto ciò non significa essere razzisti; si tratta anche di dare dignità a delle persone che non possono vivere lungo una golena d'Arno piena di ratti e sporcizia. Invitiamo anche i Carabinieri a rafforzare i controlli nel nostro territorio ormai da tempo bersaglio di malcapitati». Panattoni e il vicesindaco Juri Sbrana assicurano tempi brevi per liberare il terreno, ma, come si può immaginare, non è così semplice. «Lo abbiamo saputo giovedì sera intorno all'ora di cena — dice Sbrana —.

Il sindaco ha firmato l'ordinanza ma ovviamente da soli non possiamo muoverci: non abbiamo abbastanza vigili e, oltretutto, molti di loro sono in ferie. E' un problema generale e come tale sarà affrontato. In quella zona tra l'altro non possono stare anche per motivi di sicurezza: a settembre cominciano le piogge più abbondanti e il terreno si allaga, diventando molto pericoloso». Il prossimo passo sarà quindi tentare un dialogo con i rom che hanno occupato abusivamente il terreno di proprietà privata. Se non dovessero essere disposti a liberarlo a quel punto dovrà essere effettuato lo sgombero forzato.

di CECILIA MORELLO


Appello obiezione di coscienza ai Vigili urbani di Pisa
Sgomberare campi Rom non è una scampagnata estiva

Così sembra dai giornali (Il Tirreno in primis), leggendo la cronaca dell'ultimo sgombero fatto a Cisanello, anche con l'intento di "truccare" la realtà dei fatti e di occultare il dramma che stanno vivendo intere famiglie Rom della città. I campi "abusivi" sono abitati da persone in carne ed ossa, con un loro vissuto, fatto di sentimenti, di storie.. come qualsiasi essere umano. E' bene ricordarlo agli amministratori della Società della "Salute" (??) e al sindaco, convinto che montare o spostare delle video camere nei punti della città, sia la stessa cosa di sgomberare Rom da un posto all'altro. No, non sono la stessa cosa..

Ricuperiamo la forza di indignarci prima che sia troppo tardi, perché Pisa sta raggiungendo il primato degli sgomberi a danno delle comunità Rom. So che gli appelli che invitano codesta amministrazione alla tolleranza e al rispetto dei più deboli servono a ben poco, anzi sembra gettino benzina sul fuoco: si preferisce far mostra con disinvoltura di una politica del disprezzo verso i Rom in particolare, che non ha precedenti nella storia cittadina.

Proprie due sere fa a Livorno, abbiamo fatto memoria della tragedia di Pian di Rota dove morirono 4 bambini Rom, bruciati nelle loro povere baracche. Chi guidava la preghiera ha ricordato che questo dramma è stato alimentato anche da una serie di sgomberi, che quelle famiglie Rom Rumene hanno subito, prima a Pisa e poi a Livorno! Essere costretti a sloggiare da un posto all'altro, dover ricominciare sempre d'accapo, abbandonati da chi invece li doveva tutelare, per poi finire a rifugiarsi in posti sempre meno sicuri.

Questi drammi hanno varie responsabilità, ma portano anche le firme delle ordinanze di sindaci ed assessori, che poi recitano falsi teatrini di ipocrisia e smielata compassione verso quelle vittime, che a volte loro stessi hanno contribuito a provocare..

Faccio un appello rivolto al corpo dei vigili urbani di Pisa, riconoscendo il loro prezioso contributo alla cittadinanza e che spesso non sempre è compreso a sufficienza, un lavoro difficile e delicato, proprio perché sono spesso a contatto con situazioni di disagio sociale e di differenti povertà umane, per questo mi permetto di chiedervi di fare la scelta della obiezione di coscienza, di fronte all'ordine di attuare quelle ordinanze di sgomberi di accampamenti Rom che comporterebbero per quest'ultimi un peggioramento delle loro condizioni di vita. Abbiate il coraggio di rifiutare ad eseguire quegli ordini, fate prevalere il senso di umanità, fatelo anche in memoria di quelle non poche piccole vittime Rom che abbiamo pianto in questi anni, a Livorno, a Milano, a Roma e in altre città Italiane.

Sarebbe un segnale forte di umanità e di democrazia, non solo per la città intera ma in particolar modo un messaggio di civiltà a chi ci governa.

Don Agostino Rota Martir - Campo Rom Coltano (PI) – 13 Agosto 2011

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Da Nazione Rom - di Mihai Copalea

Spoleto 1 Aprile 2011 - Sono un giovane Rom Rumeno di 16 anni.

Nella mia vita non ho potuto andare a scuola perché la mia famiglia era molto povera.

Mio padre era molto malato ed ho dovuto andare a lavorare da quando avevo 11 anni.

Mi dispiaceva non andare a scuola, anche i miei 6 fratelli non hanno potuto frequentare dei regolari corsi di studio per lavorare, aiutare la nostra famiglia per mangiare e curare nostro padre.

In Romania negli ospedali bisogna pagare tutto: medicine, mangiare, analisi, interventi.

Quando ho compiuto 16 anni mi sono trasferito a Firenze. Tutta la mia famiglia si è trasferita.

Abitavo al Campo Rom all’Osmannoro Ex-Osmatex insieme a 185 miei concittadini Rumeni.

Dormivo in una baracchina senza luce, acqua e servizi igienici.

Ho iniziato a frequentare la scuola che Suor Julia Bolton Halloway ha organizzato per noi Rom dentro al Cimitero degli Inglesi in Piazza Donatello a Firenze.

Per la prima volta potevo studiare ed ho imparato a scrivere il mio nome e cognome.

Il 16 gennaio 2010 il Sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi ed il Prefetto di Firenze hanno deciso di sgomberare le nostre baracche. La mattina all’alba hanno distrutto tutto quello che avevamo senza dare a nessuno una soluzione alternativa di alloggio o casa.

Era molto freddo, c’era la neve e con la famiglia siamo andati a dormire sulla strada.

Viviamo da 1 anno e mezzo in Piazza Santissima Annunziata a Firenze e con noi solo delle coperte.

Una notte, a mezzanotte, la Polizia Municipale, ci strappa le coperte, ci butta l’acqua fredda addosso e ci dice che dobbiamo andare via. Noi però resistiamo e continuiamo a cercare di vivere.

La notte senza dormire a prendere il freddo. Alcuni italiani però non sono razzisti e ci aiutano in ogni modo e ci portano nuove coperte. La Polizia nuovamente sequestra le nostre coperte.

Io continuo ad andare alla Scuola di Suor Julia. Lei mi insegna a leggere e scrivere. Anche un altro Professore della Scuola Giorgio La Pira mi insegna. Io in cambio pulisco l’aula dove altri studenti vanno a Scuola durante la mattina. Tutto quello che imparo lo insegno ai bambini Rom che frequentano la Scuola al Cimitero degli Inglesi. Ho 37 piccoli bambini Rom a cui insegno le lettere dell’alfabeto. Per questo lavoro mi aiuta anche mio fratello Vasile ed un mio amico Marius.

La mia famiglia lavora con Suor Julia per ristrutturare il Cimitero.

Abbiamo ripulito tutte le tombe grazie agli insegnamenti del Maestro Alberto Casciani – Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Alberto è molto bravo ed ha restaurato anche il David di Michelangelo in Piazza della Signoria. Con lui siamo riusciti a sbiancare i marmi. Abbiamo ricostruito i muri a secco, fatto il giardinaggio, ricostruito i cancelli e messo le nuove scritte sulle tombe.

Con i soldi guadagnati vorremmo ricostruire le nostre case in Romania ma purtroppo la Polizia a volte ci ruba il denaro che noi guadagniamo onestamente.

Io vorrei continuare a frequentare la scuola: imparare ed insegnare.

Per scrivere questo articolo mi ha aiutato un gagio, Marcello, perché ancora non so scrivere bene.

Spero che riuscirò a scrivere da solo un articolo e per questo voglio imparare ancora tante cose.

Vorrei che la Polizia smettesse di rubarci i soldi e sequestrare le nostre coperte.

Vorrei che ci rispettassero. Io sono un Rom, tutta la mia famiglia è Rom, siamo esseri umani.

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Di Marylise Veillon (del 16/08/2011 @ 09:13:14, in Europa, visitato 1345 volte)

Da Roma_Francais (i link sono in francese, ndr)

Le Monde

Forum con Laurent El-Ghozi, président de la Fnasat (Fédération nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes) - Mis à jour le 29.07.11 | 19h28

"PER METTERE FINE ALLA QUESTIONE ROM, BISOGNA APRIRE LORO L'ACCESSO AL MERCATO DEL LAVORO"

Eric: quali sono le differenze tra viaggianti e Rom?
Laurent El-Ghozi: si intende, con il nome Rom, il quale significa "uomo adulto" in lingua romanì, una popolazione tra i 10 e i 12 milioni di abitanti, presenti in tutti i paesi europei e uniti da un'origine storica, una cultura, una lingua e dovunque vittime di discriminazioni.
Sono gli zingari, i sinti, i gitani. In Francia non c'è una minorità etnica, ma la designazione di una categoria amministrativa: les gens du voyage (i viaggianti) definiti dal loro modo di vivere itinerante. Tutti i "viaggianti" sono francesi, la maggior parte di loro sono zingari, o rom.
Coloro che chiamiamo "viaggianti" si riconoscono, per la maggior parte di loro, sotto il termine "rom" ma sono definiti dal loro modo di vita itinerante e una categoria amministrativa. Sono tra i 400.000 e i 600.000 in Francia, e subiscono anche loro numerose discriminazioni: diritto di voto, titolo di circolazione da fare timbrare dalla polizia ogni tre mesi, difficoltà di stazionamento e di accesso agli alloggi... Sono rappresentati da diverse associazioni nazionali: UFAT, ANGVC, ASNIT. La FNASAT riunisce un centinaio di associazioni, le quali lavorano con e per i "viaggianti" su tutto il territorio francese.

Anais: come giudicate l'influenza dell'Unione Europea sulla situazione dei rom in Francia?
L.El-G: l'Unione Europea aveva deciso sei anni fa, che entravamo nel decennio degli rom, 2005-2015, avendo come priorità il miglioramento della loro situazione dovunque in Europa. Per 10-12 milioni con come priorità il miglioramento della loro situazione dovunque in Francia e in Europa per 10 a 12 milioni di rom. Sei anni dopo, in tutti i paesi Europei, compresa la Francia, la situazione si è aggravata.
Le dichiarazioni del presidente Sarkozy un anno fa, stigmatizzando i rom, "viaggianti" supposti essere delinquenti, vanno nel senso di questa stigmatizzazione in aumento. La posizione della S.ra Reding è perfettamente legittima. Punta al lato deliberatamente razzista di una politica che designa una popolazione su basi etno-razziali, reali o presunte.
Oggi, tutte le istituzioni europee e internazionali si aspettano dalla Francia e da tutti i paesi europei, un piano per migliorare la situazione di rom e "viaggianti".

Anais: secondo Lei, quindi, l'Unione Europea, per via della sua (in)attività, avrebbe dunque un'influenza piuttosto dannosa sulla sorte dei rom in Europa, e il decennio dei rom non avrebbe avuto altro effetto che quello di stigmatizzarli?
L.El-G: La politica europea, da anni, è inefficace. C'è attualmente una volontà riaffermata di migliorare la situazione dei rom in tutti i paesi europei: in Ungheria, in Romania, nel Kosovo, in Italia, in Francia. Finanziamenti sono sbloccati, ma mancano operatori di fiducia, in particolare nei paesi d'origine, e una volontà politica di questi stati.
Bisogna ricordare che, fino al 1856, i rom erano schiavi in Romania. Da qui nasce l'idea che ne ha la popolazione.

David: La disfatta di Sarkozy in 2012 sarà un sollievo per la vostra comunità? Il programma del PS è migliore?
L.El-G: Non sono rom, ma gadjo. I gadjè sono tutti coloro i quali non sono né rom, né zingari, né gitani. Sono ugualmente un eletto socialista da vent'anni. Sono convinto che un governo socialista avrà la volontà, dal 2012, di mettere fine alle misure transitorie, permettendo così ai rom rumeni di essere considerati come cittadini europei, e di accedere normalmente al mercato del lavoro. Non ci sarà quindi più la "questione rom".

Bruno: Dall'estate scorsa, il governo non parla più di rom, ma di cittadini rumeni. E' una risposta positiva alle critiche delle associazioni?
L.El-G: Certo. Ricordo di una conferenza stampa nella quale il ministro dell'interno parlava di rom mentre il questore parlava solo di rumeni. In un caso, propositi razzisti; nell'altro, semplicemente propositi xenofobi. Il fatto sta che, parlando di rumeni migranti, il governo attuale fa riferimento soltanto ai rom.

Julien: Si percepisce sempre la stessa ipocrisia, da parte degli eletti del PS, i quali insorgono davanti ai propositi del presidente, ma i quali una settimana prima inviavano delle circolari chiedendo l'evacuazione dei campi rom?
L.El.G: Da una parte, la richiesta di evacuazione dei campi dei rom migranti, risponde a degli imperativi d'igiene e di sicurezza, i quali non si possono spazzare via con un manrovescio. D'altra parte, la questione dell'immigrazione dei rom rumeni è evidentemente una questione di responsabilità nazionale, la gestione della quale però, ricade inevitabilmente sulle collettività locali, quali siano i loro colori.
Sempre più città di sinistra tentano di mettere in opera dispositivi d'accoglienza meno disumani. Questo resta come un cauterio su una gamba di legno, in quanto l'unica soluzione, è l'abolizione delle misure transitorie, le quali vietano ai rom e ai bulgari di lavorare legalmente in Francia.

Thomas: Alcuni vengono per trovare aiuto, altri sono organizzati per truffare i turisti. Quando vediamo questi ogni mattina, capisco la voglia di alcuni di cacciarli nei loro paesi. Ma quale sarebbe la soluzione migliore?
L.El.G: Le cose sono due: quando la gente viene in Francia sia per motivi economici, sia per reali persecuzioni subite nei loro paesi, e che non possono lavorare legalmente nel paese che li accoglie, da una parte sono costretti a provare a guadagnarsi da vivere come possono, per esempio vendendo giornali, mendicando, svolgendo lavoretti al nero, e d'altra parte sono come tutti i poveri indigenti, vittime di banditi che sfruttano la loro miseria.

David: Appunto, perché non hanno diritto di lavorare?
L.El.G: Le misure transitorie che la Francia ha instaurato al momento dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione Europea, fatte per proteggere il mercato del lavoro, vietano in realtà ogni accesso al lavoro salariato normale per i rumeni e i bulgari. Queste misure ricorrono fino a fine 2011.
Il governo ha già annunciato che le avrebbe prolungate fino a fine 2013, data limite. In realtà, ci sono 15.000 rom migranti in Francia, ovvero da tremila a quattromila persone suscettibili di cercare un impiego. Sono 20 anni che tutti i rom che hanno avuto un titolo di lavoro, permettendo loro di lavorare legalmente, hanno trovato lavoro, pagano le tasse, si sono accasati, hanno scolarizzato i loro figli e non sono più un peso per la Francia.
Bisogna aggiungere che sono considerati come delinquenti dalla polizia, tutti i rom che non si trovano più in situazione regolare sul territorio.

Thomas: In Francia, è loro vietato lavorare normalmente?
L.El.G: Le misure transitorie, rimaste attive soltanto in dieci paesi europei, impongono per avere un permesso di soggiorno, di ottenere un contratto di lavoro. Questo è sottomesso a tre condizioni: rientrare nel quadro dei mestieri cosiddetti "sotto tensione", per i quali si manca di manodopera; trovare un datore di lavoro disposto a pagare tasse tra i 800 e i 1600 euro; ottenere l'accordo della direzione del lavoro, il che richiede tra i due e i sei mesi di tempo.
E' quindi alquanto eccezionale trovare un datore di lavoro che sia disposto ad accettare queste condizioni, al di fuori dei datori di lavoro militanti o facenti parte di associazioni.

Voisine: cosa permetterebbe l'eliminazione delle misure transitorie? Anche perché altri migranti anno delle condizioni di accesso ancora più dure, e trovano ugualmente lavoro. Per esempio i migranti dell'Africa sub-sahariana. Possono esserci altri motivi che spiegano le difficoltà di accesso al lavoro, come per esempio una mancanza di reti?
L.El.G: Da una parte, rom rumeni e bulgari sono europei e beneficiano del diritto di libera circolazione e di libera installazione, garantiti dalle convenzioni europee. Dovrebbero quindi potere, come i polacchi, gli spagnoli o gli inglesi, accedere al mercato del lavoro e vivere decentemente.
Effettivamente, hanno poche reti a disposizione, sono poco numerosi e soprattutto soffrono di un rigetto da parte dei loro concittadini non rom. Del resto, anche i migranti africani, vivono in condizioni altrettanto pietose, e lavorano al nero, senza copertura sanitaria, e senza alcun diritto sociale.

Pierre: Dite che queste misure transitorie sono applicate in dieci paesi. Com'è la situazione dei rom negli altri paesi?
L.El.G: Prendiamo ad esempio la Spagna, la quale ha tolto le misure transitorie l'anno scorso, e non ha registrato nessun flusso massivo di rumeni o bulgari. I rom rumeni presenti in Spagna, molto più numerosi che in Francia, trovano lavoro altrettanto difficilmente come gli altri migranti europei, ma non di più. Non c'è quindi nessuna questione specifica rom, ma è il divieto fatto loro, ancora una volta, di guadagnarsi da vivere legalmente.

Voisine: La Spagna, la quale vuole ora ristabilire le misure transitorie...
L.El.G: Non per quanto mi risulta, ma tutto è possibile. Sarebbe spiacevole e contrario alle raccomandazioni europee.

David: Vi è un "interesse" per lo stato francese, nel mantenerli nella marginalità?
L.El.G: Le misure transitorie permettono di avere una popolazione di alcune migliaia di persone, capri espiatori ideali, per focalizzare le paure, l'odio, e giustificare leggi sempre più securitarie. Così la "Loppsi 2" inizialmente fatta per lottare contro le installazioni illecite dei rom, autorizza oggi i prefetti ad espellere senza misure giudiziarie, tutte le occupazioni, comprese quelle su terreni privati o municipali.
La creazione, tramite le misure transitorie, di questo gruppo di capri espiatori, giustifica i discorsi xenofobi e razzisti e libera questa parola da parte della destra dell'UMP. La sua funzione politica è quindi evidente.

David: I rom hanno ancora voglia di venire in Francia, nonostante questi discorsi xenofobi e le misure adottate dalle forze dell'ordine?
L.El.G: Il fatto è che l'immigrazione dei rom rumeni prosegue allo stesso ritmo, malgrado le espulsioni – più di diecimila nel 2010 – e le condizioni di vita riservate loro. Come dicono: "c'è più da mangiare nella vostra spazzatura che da noi".
Ciò non toglie che il numero di rom rumeni presenti sul territorio, è stazionario intorno ai quindicimila, da diversi anni.

Thomas: Ma cosa fare? Ogni giorno al Palazzo Reale a Parigi, ci sono decine di minori di 16 anni. Non è vero che per i rom esiste una cultura della mendicità?
L.El.G: Esiste una cultura della povertà e quando si è poveri, tutti i mezzi sono buoni, soprattutto quando vi si vieta di lavorare normalmente. In Romania, i rom non chiedono l'elemosina e non vivono né in roulotte né in campi nomadi. Eppure sono molto discriminati, in particolare nell'ambito del mercato del lavoro.

Pierre: I veri responsabili della situazione difficile dei rom in Europa non sono quindi i governanti romeni, ai quali incombe a priori di accettare ed integrare questa fascia della sua popolazione? Perché l'UE, la quale versa importanti aiuti per lo sviluppo alla Romania, non impone ai dirigenti rumeni di fare uno sforzo?
L.El.G: Certo, la responsabilità della Romania è intera. Ma è un paese ancora disorganizzato, povero, con molteplici priorità, che considera – a torto per quanto mi riguarda – come superiori alla situazione dei rom. Costoro sono circa due milioni in Romania. Perciò la Francia, quinta potenza economica mondiale, dovrebbe potere accogliere quindicimila rom originari di Romania senza difficoltà, se vuole farlo. Non è altro quindi, ancora una volta, che una questione politica.

David: Cosa pensate del rapporto sanitario drammatico, pubblicato questa settimana da Médecins du monde?
L.El.G: Dal 1993, Médecins du monde, grazie alla sua missione "Banlieue", tenta di facilitare l'accesso alle cure per i rom migranti. La situazione descritta oggi mostra un aggravio in confronto agli anni precedenti, legato in particolare alla moltiplicazione degli sgomberi di campi.
Impossibile infatti assicurare la continuità delle cure, della prevenzione, della vaccinazione, quando le persone vengono spostate ogni tre o sei settimane.
Questo ha ugualmente conseguenze negative per l'insieme della popolazione presente sul territorio.

Pierre: Il modo di vita itinerante non è un freno all'accesso a un'attività professionale stabile?
L.El.G: I rom della Romania non sono nomadi. Non vivono in roulotte, ma in case da decenni. Se si sono installati in roulotte marce in Francia, in mancanza di un altro riparo. Non c'è quindi nessun motivo di considerare che il fatto di essere rom, implichi una qualsiasi difficoltà per accedere a un impiego stabile.

David: Gli avvenimenti di Nimes tra comunità gitane e del Magreb (violenze, vendette) non favoriscono i "cliché" riguardo agli zingari, perfino sedentari. Come lottate contro questo?
L.El.G: Gli avvenimenti di Nimes non hanno nulla da vedere con i rom, ma riguardano gitani francesi. Che ci siano frizioni tra le diverse comunità non concerne soltanto i gitani, ma anche degli africani, dei magrebini... Quindi non credo che bisogna fare di questa storia una generalità.
La questione della pessima immagine dei gitani è essenzialmente legata ad una cultura del diverso, e in particolare in periodo di crisi, tutto ciò che è diverso viene facilmente rigettato.

Pierre: Siete a favore dell'occupazione illegale dei terreni da parte dei rom, o per delle proposte di alloggi legali alternativi? Cosa proponete?
L.El.G: E' evidente che i rom, come tutti i cittadini europei, devono potere accedere al mercato del lavoro da una parte, e a quello dell'alloggio da un'altra, senza particolari discriminazioni.
L'occupazione illegale di terreni, che sia autorizzata o meno dai comuni, è evidentemente un peggioramento indegno.

Voisine: I francesi vi sembrano maggiormente informati sulla situazione dei rom?
L.El.G: L'unico effetto positivo del discorso di Grenoble, è stato una mobilizzazione di un numero importante di cittadini militanti, collettivi di sostegno, associazioni dei diritti dell'uomo o antirazziste. A livello francese come a livello europeo.
Il fatto che oggi ancora, un forum de le Monde.fr obbliga a rispondere a delle domande delle quali le risposte sono state date da circa un anno, mostra che il lavoro sulle rappresentazioni negative e le discriminazioni non è mai concluso. Informazione: il primo ottobre 2011 avrà luogo in un certo numero di capitali europee, la prima "Roma Pride", manifestazione della fierezza del popolo rom.

Amaury: I re autoproclamati dei rom hanno fatto qualcosa per la loro comunità?
L.El.G: I re autoproclamati sono dei capi di comunità più o meno estese, ma non rappresentano molto agli occhi dei rom stessi, e soprattutto nei confronti delle istituzioni.
Altri responsabili rom s'impongono progressivamente nelle istituzioni nazionali ed europee, in particolare il Forum Europeo dei Rom, il quale riunisce da un anno i rappresentanti rom di tutti i paesi europei, e tenta di fare peso sulle politiche europee.

Chat moderata da Eric Nunès

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Di Fabrizio (del 17/08/2011 @ 09:06:37, in Kumpanija, visitato 1721 volte)

Da Roma_Italia



Roma, 12 agosto 2011. Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani, chiede alle autorità della Romania di avviare una ricerca di Ipat Ciuraru, nato in Romania il 17 giugno 1990, alto 1.70, carnagione olivastra, fisico molto robusto, occhi e capelli neri. Ipat Ciuraru, che appartiene al popolo Rom, vive da alcuni anni in Italia, con la famiglia, a Pesaro. L'ultimo giorno in cui la famiglia l'ha visto, il 23 luglio 2011, il ragazzo vestiva una maglia nera e pantaloni bianchi con disegni verdi. La sorella di Ipat ha sporto oggi denuncia di scomparsa in Italia (...), ma è possibile che Ipat si trovi in Romania, dove la sua famiglia ha acquistato un terreno a Costanta.

EveryOne Group
+39 393 4010237 :: +39 331 3585406 :: +39 334 3449180 
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com


Da Gazeta Romaneasca

Pe data de 23 iulie a dispărut din localitatea Pesaro un tânăr român de origine romă, Ipat Ciuraru, de 21 de ani.

Tânărul (foto) era cunoscut drept unul din cei mai activi reprezentanţi ai comunităţii de romi din care făcea parte, colaborând cu diferite organizaţii umanitare, printre care şi EveryOne.

EveryOne a lansat un apel către autorităţile româneşti, pentru a deschide o anchetă cu scopul de a-l găsi pe Ipat, după ce familia a semnalat poliţiei italiene dispariţia tânărului.

"Ipat este un tânăr extraordinar, nu s-a indepărtat niciodată de acasă fara sa anunte familia, dispariţia sa a surprins pe toată lumea. Noi suntem foarte ingrijoraţi cu privire la soarta lui. Ar putea fi in Romania, unde familia sa a cumparat un teren langa Constanta"- ne-a spus Roberto Malini, unul din responsabilii ONG-ului italian.

Prin intermediul Gazetei, EveryOne a lansat un apel catre toti cei care ar putea informatii cu privire la tanarul Ipat: "s-a născut în România pe 17 iunie 1990. Are 1.70m , ten măsliniu, fizic foarte robust, ochii negri. Ultima oara a fost văzut pe data de 23 iulie 2011. Băiatul purta un tricou negru şi pantaloni albi cu modele verzi."


INOLTRE: segnalazione di Marcello Zuinisi

16 agosto, 16:22 - Ragazza di 17 anni scomparsa da campo rom in Versilia. Stava giovando con i fratelli. Ricerche da ieri sera

(ANSA) - TORRE DEL LAGO (LUCCA), 16 AGO - Una ragazza di 17 anni, Vandana Orban, di origine rom, e' sparita da ieri sera dal campo comunale di Torre del Lago (Lucca). I genitori hanno presentato denuncia ai carabinieri. Prima di scomparire, la ragazzina stava giocando insieme ai fratelli e alle sorelle. I genitori si sono accorti che non c'era piu' intorno alle 21. La ragazzina era vestita con pantaloncini e maglia verde. Chi l'avesse vista chiami i carabinieri.

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