Da
Roma_Francais (i link sono in francese, ndr)
Le Monde
Forum con Laurent El-Ghozi, président de la Fnasat (Fédération
nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes) - Mis à
jour le 29.07.11 | 19h28
"PER METTERE FINE ALLA QUESTIONE ROM, BISOGNA APRIRE LORO L'ACCESSO AL
MERCATO DEL LAVORO"
Eric: quali sono le differenze tra viaggianti e Rom?
Laurent El-Ghozi: si intende, con il nome Rom, il quale significa "uomo adulto"
in lingua romanì, una popolazione tra i 10 e i 12 milioni di abitanti, presenti
in tutti i paesi europei e uniti da un'origine storica, una cultura, una lingua
e dovunque vittime di discriminazioni.
Sono gli zingari, i sinti, i gitani. In Francia non c'è una minorità etnica, ma
la designazione di una categoria amministrativa: les gens du voyage (i
viaggianti) definiti dal loro modo di vivere itinerante. Tutti i "viaggianti"
sono francesi, la maggior parte di loro sono zingari, o rom.
Coloro che chiamiamo "viaggianti" si riconoscono, per la maggior parte di loro,
sotto il termine "rom" ma sono definiti dal loro modo di vita itinerante e una
categoria amministrativa. Sono tra i 400.000 e i 600.000 in Francia, e subiscono
anche loro numerose discriminazioni: diritto di voto, titolo di circolazione da
fare timbrare dalla polizia ogni tre mesi, difficoltà di stazionamento e di
accesso agli alloggi... Sono rappresentati da diverse associazioni nazionali:
UFAT,
ANGVC, ASNIT. La
FNASAT riunisce un centinaio di associazioni, le quali
lavorano con e per i "viaggianti" su tutto il territorio francese.
Anais: come giudicate l'influenza dell'Unione Europea sulla situazione dei rom
in Francia?
L.El-G: l'Unione Europea aveva deciso sei anni fa, che entravamo nel decennio
degli rom, 2005-2015, avendo come priorità il miglioramento della loro
situazione dovunque in Europa. Per 10-12 milioni con come priorità il
miglioramento della loro situazione dovunque in Francia e in Europa per 10 a 12
milioni di rom. Sei anni dopo, in tutti i paesi Europei, compresa la Francia, la
situazione si è aggravata.
Le dichiarazioni del presidente Sarkozy un anno fa, stigmatizzando i rom,
"viaggianti" supposti essere delinquenti, vanno nel senso di questa
stigmatizzazione in aumento. La posizione della S.ra Reding è perfettamente
legittima. Punta al lato deliberatamente razzista di una politica che designa
una popolazione su basi etno-razziali, reali o presunte.
Oggi, tutte le istituzioni europee e internazionali si aspettano dalla Francia e
da tutti i paesi europei, un piano per migliorare la situazione di rom e
"viaggianti".
Anais: secondo Lei, quindi, l'Unione Europea, per via della sua (in)attività,
avrebbe dunque un'influenza piuttosto dannosa sulla sorte dei rom in Europa, e
il decennio dei rom non avrebbe avuto altro effetto che quello di
stigmatizzarli?
L.El-G: La politica europea, da anni, è inefficace. C'è attualmente una volontà
riaffermata di migliorare la situazione dei rom in tutti i paesi europei: in
Ungheria, in Romania, nel Kosovo, in Italia, in Francia. Finanziamenti sono
sbloccati, ma mancano operatori di fiducia, in particolare nei paesi d'origine,
e una volontà politica di questi stati.
Bisogna ricordare che, fino al 1856, i rom erano schiavi in Romania. Da qui
nasce l'idea che ne ha la popolazione.
David: La disfatta di Sarkozy in 2012 sarà un sollievo per la vostra comunità?
Il programma del PS è migliore?
L.El-G: Non sono rom, ma gadjo. I gadjè sono tutti coloro i quali non sono né
rom, né zingari, né gitani. Sono ugualmente un eletto socialista da vent'anni.
Sono convinto che un governo socialista avrà la volontà, dal 2012, di mettere
fine alle misure transitorie, permettendo così ai rom rumeni di essere
considerati come cittadini europei, e di accedere normalmente al mercato del
lavoro. Non ci sarà quindi più la "questione rom".
Bruno: Dall'estate scorsa, il governo non parla più di rom, ma di cittadini
rumeni. E' una risposta positiva alle critiche delle associazioni?
L.El-G: Certo. Ricordo di una conferenza stampa nella quale il ministro
dell'interno parlava di rom mentre il questore parlava solo di rumeni. In un
caso, propositi razzisti; nell'altro, semplicemente propositi xenofobi. Il fatto
sta che, parlando di rumeni migranti, il governo attuale fa riferimento soltanto
ai rom.
Julien: Si percepisce sempre la stessa ipocrisia, da parte degli eletti del PS,
i quali insorgono davanti ai propositi del presidente, ma i quali una settimana
prima inviavano delle circolari chiedendo l'evacuazione dei campi rom?
L.El.G: Da una parte, la richiesta di evacuazione dei campi dei rom migranti,
risponde a degli imperativi d'igiene e di sicurezza, i quali non si possono
spazzare via con un manrovescio. D'altra parte, la questione dell'immigrazione
dei rom rumeni è evidentemente una questione di responsabilità nazionale, la
gestione della quale però, ricade inevitabilmente sulle collettività locali,
quali siano i loro colori.
Sempre più città di sinistra tentano di mettere in opera dispositivi
d'accoglienza meno disumani. Questo resta come un cauterio su una gamba di
legno, in quanto l'unica soluzione, è l'abolizione delle misure transitorie, le
quali vietano ai rom e ai bulgari di lavorare legalmente in Francia.
Thomas: Alcuni vengono per trovare aiuto, altri sono organizzati per truffare i
turisti. Quando vediamo questi ogni mattina, capisco la voglia di alcuni di
cacciarli nei loro paesi. Ma quale sarebbe la soluzione migliore?
L.El.G: Le cose sono due: quando la gente viene in Francia sia per motivi
economici, sia per reali persecuzioni subite nei loro paesi, e che non possono
lavorare legalmente nel paese che li accoglie, da una parte sono costretti a
provare a guadagnarsi da vivere come possono, per esempio vendendo giornali,
mendicando, svolgendo lavoretti al nero, e d'altra parte sono come tutti i
poveri indigenti, vittime di banditi che sfruttano la loro miseria.
David: Appunto, perché non hanno diritto di lavorare?
L.El.G: Le misure transitorie che la Francia ha instaurato al momento
dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione Europea, fatte per
proteggere il mercato del lavoro, vietano in realtà ogni accesso al lavoro
salariato normale per i rumeni e i bulgari. Queste misure ricorrono fino a fine
2011.
Il governo ha già annunciato che le avrebbe prolungate fino a fine 2013, data
limite. In realtà, ci sono 15.000 rom migranti in Francia, ovvero da tremila
a quattromila persone suscettibili di cercare un impiego. Sono 20 anni che tutti
i rom che hanno avuto un titolo di lavoro, permettendo loro di lavorare
legalmente, hanno trovato lavoro, pagano le tasse, si sono accasati, hanno
scolarizzato i loro figli e non sono più un peso per la Francia.
Bisogna aggiungere che sono considerati come delinquenti dalla polizia, tutti i
rom che non si trovano più in situazione regolare sul territorio.
Thomas: In Francia, è loro vietato lavorare normalmente?
L.El.G: Le misure transitorie, rimaste attive soltanto in dieci paesi europei,
impongono per avere un permesso di soggiorno, di ottenere un contratto di
lavoro. Questo è sottomesso a tre condizioni: rientrare nel quadro dei mestieri
cosiddetti "sotto tensione", per i quali si manca di manodopera; trovare un
datore di lavoro disposto a pagare tasse tra i 800 e i 1600 euro; ottenere
l'accordo della direzione del lavoro, il che richiede tra i due e i sei mesi di
tempo.
E' quindi alquanto eccezionale trovare un datore di lavoro che sia disposto ad
accettare queste condizioni, al di fuori dei datori di lavoro militanti o
facenti parte di associazioni.
Voisine: cosa permetterebbe l'eliminazione delle misure transitorie? Anche
perché altri migranti anno delle condizioni di accesso ancora più dure, e
trovano ugualmente lavoro. Per esempio i migranti dell'Africa sub-sahariana.
Possono esserci altri motivi che spiegano le difficoltà di accesso al lavoro,
come per esempio una mancanza di reti?
L.El.G: Da una parte, rom rumeni e bulgari sono europei e beneficiano del
diritto di libera circolazione e di libera installazione, garantiti dalle
convenzioni europee. Dovrebbero quindi potere, come i polacchi, gli spagnoli o
gli inglesi, accedere al mercato del lavoro e vivere decentemente.
Effettivamente, hanno poche reti a disposizione, sono poco numerosi e
soprattutto soffrono di un rigetto da parte dei loro concittadini non rom. Del
resto, anche i migranti africani, vivono in condizioni altrettanto pietose, e
lavorano al nero, senza copertura sanitaria, e senza alcun diritto sociale.
Pierre: Dite che queste misure transitorie sono applicate in dieci paesi. Com'è
la situazione dei rom negli altri paesi?
L.El.G: Prendiamo ad esempio la Spagna, la quale ha tolto le misure transitorie
l'anno scorso, e non ha registrato nessun flusso massivo di rumeni o bulgari. I
rom rumeni presenti in Spagna, molto più numerosi che in Francia, trovano lavoro
altrettanto difficilmente come gli altri migranti europei, ma non di più. Non
c'è quindi nessuna questione specifica rom, ma è il divieto fatto loro, ancora
una volta, di guadagnarsi da vivere legalmente.
Voisine: La Spagna, la quale vuole ora ristabilire le misure transitorie...
L.El.G: Non per quanto mi risulta, ma tutto è possibile. Sarebbe spiacevole e
contrario alle raccomandazioni europee.
David: Vi è un "interesse" per lo stato francese, nel
mantenerli nella marginalità?
L.El.G: Le misure transitorie permettono di avere una popolazione di alcune
migliaia di persone, capri espiatori ideali, per focalizzare le paure, l'odio, e
giustificare leggi sempre più securitarie. Così la "Loppsi 2" inizialmente fatta
per lottare contro le installazioni illecite dei rom, autorizza oggi i prefetti
ad espellere senza misure giudiziarie, tutte le occupazioni, comprese quelle su
terreni privati o municipali.
La creazione, tramite le misure transitorie, di questo gruppo di capri
espiatori, giustifica i discorsi xenofobi e razzisti e libera questa parola da
parte della destra dell'UMP. La sua funzione politica è quindi evidente.
David: I rom hanno ancora voglia di venire in Francia, nonostante questi
discorsi xenofobi e le misure adottate dalle forze dell'ordine?
L.El.G: Il fatto è che l'immigrazione dei rom rumeni prosegue allo stesso ritmo,
malgrado le espulsioni – più di diecimila nel 2010 – e le condizioni di vita
riservate loro. Come dicono: "c'è più da mangiare nella vostra spazzatura che da
noi".
Ciò non toglie che il numero di rom rumeni presenti sul territorio, è
stazionario intorno ai quindicimila, da diversi anni.
Thomas: Ma cosa fare? Ogni giorno al Palazzo Reale a Parigi, ci sono decine
di minori
di 16 anni. Non è vero che per i rom esiste una cultura della mendicità?
L.El.G: Esiste una cultura della povertà e quando si è poveri, tutti i mezzi
sono buoni, soprattutto quando vi si vieta di lavorare normalmente. In Romania,
i rom non chiedono l'elemosina e non vivono né in roulotte né in campi nomadi.
Eppure sono molto discriminati, in particolare nell'ambito del mercato del
lavoro.
Pierre: I veri responsabili della situazione difficile dei rom in Europa non
sono quindi i governanti romeni, ai quali incombe a priori di accettare ed
integrare questa fascia della sua popolazione? Perché l'UE, la quale versa
importanti aiuti per lo sviluppo alla Romania, non impone ai dirigenti rumeni di
fare uno sforzo?
L.El.G: Certo, la responsabilità della Romania è intera. Ma è un paese ancora
disorganizzato, povero, con molteplici priorità, che considera – a torto per
quanto mi riguarda – come superiori alla situazione dei rom. Costoro sono circa
due milioni in Romania. Perciò la Francia, quinta potenza economica mondiale,
dovrebbe potere accogliere quindicimila rom originari di Romania senza
difficoltà, se vuole farlo. Non è altro quindi, ancora una volta, che una
questione politica.
David: Cosa pensate del rapporto sanitario drammatico, pubblicato questa
settimana da Médecins du monde?
L.El.G: Dal 1993, Médecins du monde, grazie alla sua missione "Banlieue", tenta
di facilitare l'accesso alle cure per i rom migranti. La situazione descritta
oggi mostra un aggravio in confronto agli anni precedenti, legato in particolare
alla moltiplicazione degli sgomberi di campi.
Impossibile infatti assicurare la continuità delle cure, della prevenzione,
della vaccinazione, quando le persone vengono spostate ogni tre o sei settimane.
Questo ha ugualmente conseguenze negative per l'insieme della popolazione
presente sul territorio.
Pierre: Il modo di vita itinerante non è un freno all'accesso a un'attività
professionale stabile?
L.El.G: I rom della Romania non sono nomadi. Non vivono in roulotte, ma in case
da decenni. Se si sono installati in roulotte marce in Francia, in mancanza di
un altro riparo. Non c'è quindi nessun motivo di considerare che il fatto di
essere rom, implichi una qualsiasi difficoltà per accedere a un impiego stabile.
David: Gli avvenimenti di Nimes tra comunità gitane e del Magreb (violenze,
vendette) non favoriscono i "cliché" riguardo agli zingari, perfino sedentari.
Come lottate contro questo?
L.El.G: Gli avvenimenti di Nimes non hanno nulla da vedere con i rom, ma
riguardano gitani francesi. Che ci siano frizioni tra le diverse comunità non
concerne soltanto i gitani, ma anche degli africani, dei magrebini... Quindi non
credo che bisogna fare di questa storia una generalità.
La questione della pessima immagine dei gitani è essenzialmente legata ad una
cultura del diverso, e in particolare in periodo di crisi, tutto ciò che è
diverso viene facilmente rigettato.
Pierre: Siete a favore dell'occupazione illegale dei terreni da parte dei rom, o
per delle proposte di alloggi legali alternativi? Cosa proponete?
L.El.G: E' evidente che i rom, come tutti i cittadini europei, devono potere
accedere al mercato del lavoro da una parte, e a quello dell'alloggio da
un'altra, senza particolari discriminazioni.
L'occupazione illegale di terreni, che sia autorizzata o meno dai comuni, è
evidentemente un peggioramento indegno.
Voisine: I francesi vi sembrano maggiormente informati sulla situazione dei rom?
L.El.G: L'unico effetto positivo del discorso di Grenoble, è stato una
mobilizzazione di un numero importante di cittadini militanti, collettivi di
sostegno, associazioni dei diritti dell'uomo o antirazziste. A livello francese
come a livello europeo.
Il fatto che oggi ancora, un forum de le Monde.fr obbliga a rispondere a delle
domande delle quali le risposte sono state date da circa un anno, mostra che il
lavoro sulle rappresentazioni negative e le discriminazioni non è mai concluso.
Informazione: il primo ottobre 2011 avrà luogo in un certo numero di capitali
europee, la prima "Roma Pride", manifestazione della fierezza del popolo rom.
Amaury: I re autoproclamati dei rom hanno fatto qualcosa per la loro comunità?
L.El.G: I re autoproclamati sono dei capi di comunità più o meno estese, ma non
rappresentano molto agli occhi dei rom stessi, e soprattutto nei confronti delle
istituzioni.
Altri responsabili rom s'impongono progressivamente nelle istituzioni nazionali
ed europee, in particolare il Forum Europeo dei Rom, il quale riunisce da un
anno i rappresentanti rom di tutti i paesi europei, e tenta di fare peso sulle
politiche europee.
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