Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/02/2009 @ 09:17:30, in Europa, visitato 2056 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
PRISHTINË/PRISTINA, 14 febbraio 2009 - Il Capo della Missione OCSE in Kosovo,
Ambasciatore Werner Almhofer, ha chiesto oggi la piena integrazione della
comunità Askali nella società kosovara, in una dichiarazione rilasciata in vista
del 15 febbraio, designato come la Giornata Askali nel Kosovo.
Dice Almhofer: "La comunità Askali è tra le più marginalizzate nel Kosovo.
Non sono pienamente integrati nel sistema educativo né nel mercato del lavoro, e
mancano di accesso ai servizi basici. Occorre che il governo del Kosovo agisca
per migliorare la registrazione civile dei membri degli Askali, come pure delle
comunità Egizia e Rom, per assicurare il loro accesso ai servizi."
"D'altra parte, l'integrazione di tutte le comunità non è solo responsabilità
delle autorità. Chiunque viva in Kosovo dovrebbe trattare gli Askali e le altre
minoranze come pari cittadini e superare il pregiudizio contro persone che sono
differenti."
La Missione OCSE ha appoggiato lo sviluppo della Strategia d'Integrazione in
Kosovo per le comunità Rom, Askali ed Egizia. Il Governo del Kosovo ha firmato
la strategia il 24 dicembre 2008.
Si stima siano circa 35.000 i residenti in Kosovo che appartengono alle
comunità Rom, Askali ed Egizia - il numero esatto è sconosciuto dato che molti
di loro non sono registrati e mancano di documenti d'identità. Gli Askali hanno
un seggio riservato nell'Assemblea del Kosovo.
Decine di migliaia di Askali, Egizi e Rom sono dispersi nella regione e
nell'Europa occidentale. Molti furono obbligati a lasciare le loro case dopo il
1999 e l'ondata di violenze nel marzo 2004. La mancanza di registrazione civile
e dispute non risolte sulle proprietà ostacolano il loro diritto a tornare al
loro posto di origine.
La Missione OCSE in Kosovo ha organizzato diverse attività, incluso un torneo
di calcio con la partecipazione di squadre del Kosovo, Askali, Rom, Serbe ed
Albanesi, per segnare la Giornata Askali.
Di Fabrizio (del 19/02/2009 @ 09:13:09, in blog, visitato 1775 volte)
Da
tra(s)parentesi
l'italia è un bel paese. voglio dire: siamo gli eredi o gli
epigoni di una grande civiltà (sì, vabbe' ci sono state millanta guerre,
distruzioni, inquisizioni...), cioè nonostante 'ste tristezze pensiamo di essere
forti perché duemila anni fa qualcuno ha costruito il colosseo o cent'anni fa ha
dato un contributo alle avanguardie artistiche del novecento. ma più che altro
perché siamo campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo
poi abbiamo la sanità che è un disastro, come l'istruzione,la ricerca, la
giustizia. interi settori dell'economia sono ostaggi della mafia o della camorra
(esportate in tutto il mondo ben prima della globalizzazione). vogliamo parlare
della corruzione e del nepotismo? ormai sono diffusi a tutti livelli e in tutti
i settori, pubblici e privati, perfino nel terzo settore
i governi di sinistra si preoccupano delle persone e dell'assistenza, quelli di
destra di economia e giardinetti. non è una novità l'ossessione della destra per
l'ordine e la pulizia. non riescono a mandare gli zingari in campo di
concentramento (ah, esistessero per davvero i passaggi spazio-temporali...) che
almeno si possano raggruppare, rinchiudere e tenere sotto chiave almeno di notte
nessun rom è responsabile della mafia, né dei disastri di giustizia e sanità. i
rom non hanno rubato i soldi per il terremoto dell'irpinia e non seppelliscono
rifiuti tossici in campania. eppure qualcuno pensa che senza di loro l'italia
sarebbe un paradiso. sì, anche senza romeni ed extracomunitari in genere
quindi siamo arrivati a questo: delle zone recintate, sorvegliate e chiuse di
notte. campi autorizzati? ma la parola in italiano esiste già (da alcuni
secoli): ghetto! la mossa successiva quale sarà? un contrassegno per distinguere
i rom da noialtri italiani? certo siamo italiani e ci abbiamo una certa classe
riconosciuta nel mondo: chiederemo ad armani o cavalli di disegnare il
contrassegno (per esempio; su un fondo zebrato una belle erre dorata)
ho un'idea: facciamo un bel concorso tra gli studenti. chissà quante belle idee
possono tirar fuori (nel tempo libero tra una ronda e un pogrom). per premio un
viaggio al ghetto di varsavia o a quello di venezia...
naturalmente sono favorevolissimo a mettere in galera (e tenere dentro) tutti i
colpevoli di qualunque reato, indipendentemente dalla nazionalità e
cittadinanza. ma cosa distingue un colpevole da un innocente? il processo. e i
reati si sa non sono collettivi o etnici, sono personali. è un peccato che il
tizio che abusava della bambina di 4 anni non sia rom o rumeno ma italiano... si
poteva organizza' un bel linciaggio
Di Fabrizio (del 19/02/2009 @ 08:44:27, in Regole, visitato 1841 volte)
Cronaca
Il commissario cambia le regole
accesso vietato anche ai parenti
Campi rom, tesserino per entrare e alle dieci di sera cancelli chiusi
di GIOVANNA VITALE
ROMA - Doppio cordone di sicurezza 24 ore su 24: dentro e lungo
il perimetro del campo nomadi. Obbligo di identificare chiunque entri: sia i
residenti, cui verrà rilasciato un tesserino con fotografia e dati anagrafici,
sia i visitatori occasionali. Obbligo di annotare tutti gli ingressi su due
registri appositi. Divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e
motoveicoli. Divieto di ospitare parenti o amici dopo le 22. Divieto di
accendere fuochi fuori dalle aree autorizzate. Sono alcune delle norme
contenute nel "Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le
comunità nomadi nel Comune di Roma" che verrà presentato tra domani e venerdì.
Un lungo elenco di diritti e doveri, requisiti per la permanenza e l'accesso,
permessi e modalità di esercizio con cui, d'ora in avanti, verranno
costantemente monitorati e controllati i dieci campi rom della capitale. Un
numero ancora in via di definizione, però: come infatti precisato dal sindaco
Alemanno, ai sette insediamenti già esistenti sul territorio comunale se ne
aggiungeranno presto altri due o tre, da realizzare ex novo in altrettante aree
di periferia.
Tutti saranno dotati di un ferreo dispositivo di vigilanza, che potrà essere
rafforzato con l'utilizzo di telecamere: le forze dell'ordine pattuglieranno
l'esterno, dentro ci sarà un presidio fisso di vigili urbani o, in alternativa,
di guardie giurate, che dovranno garantire la sicurezza interna, compilare il
registro delle presenze, verificare l'identità dei visitatori e annotare ogni
ingresso.
Messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario per
l'emergenza nomadi, si tratta del primo "testo unico" dei campi romani.
L'obbiettivo è chiaro: disciplinare in modo univoco la gestione e le regole di
condotta cui gli zingari devono attenersi se vogliono essere ammessi negli
insediamenti autorizzati, che il Campidoglio gestirà insieme a un Comitato
consultivo di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comune, Asl, vigili
del fuoco, polizia, carabinieri e un delegato rom. Gli unici dove i nomadi
potranno vivere, una volta che la nuova disciplina entrerà in vigore.
Requisiti. Per conquistare la "residenza" nel villaggio, che sarà valida
per due anni, bisognerà ricevere l'autorizzazione del Dipartimento alle
Politiche sociali, cui spetta il rilascio del permesso e l'assegnazione in uso
delle piazzole di sosta per le roulotte, dei prefabbricati e dei servizi.
Dopodiché, entro 30 giorni, si verrà iscritti nei registri anagrafici della
popolazione residente del Comune di Roma.
Chi però ha subìto una condanna definitiva o un periodo di detenzione superiore
a due anni, non si presenti nemmeno: verrà respinto. Quanto al resto, gli
extracomunitari dovranno essere in possesso di un regolare permesso di soggiorno
o titolo equipollente; gli italiani e i cittadini comunitari di un documento di
identità valido. Chi non è in grado di esibire né l'uno né l'altro, dovrà
dimostrare la permanenza in Italia da almeno dieci anni.
Tessera di identificazione. Per entrare nei campi sarà obbligatorio farsi
identificare. Perciò a tutti gli abitanti, bambini compresi, verrà consegnata
una tessera munita di fotografia e corredata dai dati anagrafici.
Doveri. Oltre ad aderire ai percorsi di formazione e integrazione
elaborati dal Campidoglio, i residenti nei campi dovranno seguire precise regole
di condotta. Fra cui: divieto di ospitare persone non registrate o comunque non
autorizzate; divieto di accendere fuochi fuori dalle aree appositamente
attrezzate e comunque mai bruciare materiale inquinanti o pericolosi; divieto di
accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli; garantire l'uscita di
parenti o visitatori occasionali entro le 22; pagare le bollette dell'acqua,
della corrente e del gas, nonché il canone mensile per l'utilizzo della piazzola
di sosta e per i rifiuti; usare solo elettrodomestici a norma.
Revoca dell'autorizzazione. Pesante la sanzione per chi sgarra: l'espulsione
dal campo entro 48 ore dalla revoca. In caso di rifiuto, il sindaco può chiedere
l'intervento della forza pubblica. Perderà il diritto a vivere nel villaggio chi
viola i doveri e le regole di condotta sopra elencati; abbandona la struttura
assegnata all'interno del villaggio per un periodo superiore a tre mesi, salvo
non sia stato espressamente consentito; rifiuta più volte l'inserimento
lavorativo; viene condannato, con sentenza definitiva, a oltre 2 anni di carcere
per reati contro il patrimonio o la persona; tiene comportamenti che creano
grave turbamento alla sicura e civile convivenza.
Comitato degli abitanti. Al fine di promuovere corrette relazioni tra chi
gestisce il campo e gli zingari, viene indetta l'elezione di un Comitato di
rappresentanza degli abitanti: cinque membri che restano in carica un anno ed
eleggono al suo interno un presidente.
Presidio socio-educativo. Si occuperà di favorire i percorsi di
integrazione e scolarizzazione, nonché l'assistenza socio-economica e culturale
dei rom. Resterà aperto però solo in orario d'ufficio.
(17 febbraio 2009)
Di Fabrizio (del 18/02/2009 @ 09:44:26, in Italia, visitato 1506 volte)
LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA E' UN VALORE DI LIBERTA', DI CIVILTA' E
LEGALITA'
LA LEGALITA' NON E' CONTRO LA CIVILTA'
LA CIVILTA' E' LEGALITA'
La civiltà di un Paese si riconosce dal profilo che le proprie leggi sanno
costruire per rispondere ai fenomeni sociali che il legislatore è chiamato a
normare. Il cosiddetto decreto sicurezza votato al Senato mischiando paura,
ignoranza, intolleranza travalica ogni confine tra civiltà e giusta tensione
alla sicurezza dei cittadini. In ossequio politico e ideologico alla
strisciante xenofobia si sono dichiarati fuori legge i diritti degli uomini,
delle donne e dei bambini, che hanno la sola colpa di non essere nati in Italia,
che non sono cittadini italiani, che non hanno il permesso di soggiorno. I
residenti migranti in attesa di permesso di soggiorno perderanno ogni diritto
previsto dalla costituzione, dalla carta dei diritti dell'uomo, dalle
convenzioni internazionali. Nemmeno i bambini potranno essere curati senza
rischiare denuncia ed espulsione precipitandoli disumanamente da dove sono
fuggiti per fame, povertà, paura. Non si vogliono vedere, con gli occhiali
dell'ideologia, le braccia che permettono al nostro sistema economico di
competere a livello internazionale o le assistenti familiari che accudiscono i
nostri anziani. Si consegnerà alle organizzazioni criminali un "esercito di
riserva" rendendo il paese più insicuro e fragile. Le aggressioni al concetto di
convivenza solidale si inseriscono in un contesto di intimidazione e attacco ai
valori costituzionali, nelle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio,
generando pericolosi conflitti istituzionali. Esprimiamo tutta la nostra
solidarietà ed apprezzamento al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
per il suo ruolo di garanzia istituzionale. La costituzione della repubblica è
la sintesi più alta dei valori di civiltà e legalità e non può essere sottratta
e asservita all'intolleranza e all'arbitrio. Non ci si può e non ci si deve
rassegnare a tutto questo.
Per queste ragioni, la CGIL lancia un appello a tutte le persone, le
associazioni e le forze politiche a dare vita a Milano, sabato 21 febbraio
2009, ad una grande manifestazione popolare (ore 14.30 Bastioni di P.ta
Venezia)
Di Fabrizio (del 18/02/2009 @ 09:20:02, in Regole, visitato 1836 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
12 febbraio 2009
NIŠ - La Lega per il Decennio Rom chiede alle autorità di affrontare il
problema delle "persone legalmente invisibili", i cui nomi sono spariti dai
registri elettorali.
Per iniziare, è necessario adottare una legge sulle procedure di
riconoscimento per la soggettività legale.
"Si stima ci siano circa 10.000 'persone legalmente invisibili', la
maggioranza delle quali sono membri della comunità Rom, che è assolutamente ai
margini della società," dice il coordinatore della Lega, Osman Balić.
Prolungando il problema della soggettività legale, i Rom sono sempre più
spinti nell'isolamento sociale,e così si impedisce loro l'esercizio dei loro
diritti e libertà fondamentali, come il diritto alla salute e all'assistenza
sociale, all'istruzione e al diritto di voto, spiega Balić.
"E' inaccettabile che la Serbia abbia aderito quattro anni fa al Decennio Rom
e non si sia registrato nessun progresso nel risolvere sistematicamente il
problema della categoria di persone più a rischio ed esclusa tra la popolazione
Rom," dice.
Balić puntualizza che la piena integrazione di queste persone richiede non
solo l'adozione di una legge retroattiva sulla registrazione, ma anche
cambiamenti sulle leggi che governano la cittadinanza, i documenti personali
d'identità, e le regolari procedure di registrazione per i registri elettorali e
di residenza.
La Serbia presiede per quest'anno il Decennio Rom, che copre il periodo dal
2005 al 2015.
Di Fabrizio (del 18/02/2009 @ 09:11:12, in media, visitato 2676 volte)
Su Internet esplode la rabbia razzista. Facebook: 176 mila inviti
all'odio
F. MOSCATELLI, F. POLETTI MILANO - «Dopo la spazzatura di Napoli bruciamo gli
extracomunitari fuori legge». «Se li trasformiamo in pellets per la stufa ke
puzza in casa! Cacciamo tutti questi zingari». «Ai perbenisti: andatevene a quel
paese! Vi pare che dobbiamo farci delle remore?». Benvenuti nel gruppo di
Facebook «Trasformiamo gli zingari in pellets», 12.451 associati. Interessi
comuni: salute e benessere. Tema discusso: risparmio energetico. Basta voltare
pagina e si trova un altro «gruppo di amici», 9631 per l’esattezza, che si
scambiano altri messaggi: «Accendi anche tu un fiammifero per dare fuoco a un
campo rom». Di community anti-zingari, fra gli indirizzi italiani del più
celebre social network del pianeta, ce ne sono centinaia: «Molotov sui campi
rom», «Più rhum, meno rom», «Liberiamo Brescia dagli zingari». Everyone, una ong
per i diritti umani che si è presa la briga di contarle, si è arresa pochi
giorni fa a quota 176 mila utenti iscritti.
«Aumentano ora dopo ora - confermano Roberto Malini e Dario Picciau,
responsabili della ricerca -. Su Facebook siamo abituati a trovare di tutto,
anche chi inneggia alla mafia. Ma c’è spazzatura e spazzatura: dopo
l’approvazione del pacchetto sicurezza sembra che i gruppi intolleranti facciano
reclutamento online». Ma non aspettatevi che dietro al monitor ci siano i soliti
estremisti naziskin. Le facce pulite di chi se la prende con zingari ed
extracomunitari raccontano altro: padri di famiglia, universitari, ragazze,
mamme preoccupate e persino un poliziotto. «Qualunque magistrato potrebbe
indagare per incitamento all’odio razziale - spiega l'avvocato Mariella Console
dell'Asgi, un'associazione di legali che si occupa dei diritti dei migranti. In
realtà si muove poco o niente. E molti marciano sull’impunità».
«Con la scusa della libertà d'espressione si diffonde una cultura molto
pericolosa - confermano gli avvocati fiorentini Alessandro Traversi e Paola
Pasquinuzzi -. Oscurare i siti è un'operazione lunga e complessa». Tanto, se non
si trovano su Facebook, si incontrano allo stadio tra svastiche e insulti ai
calciatori di colore. Altrimenti si vedono ai concerti. Il tam tam è in Rete. Il
genere si chiama Nazirock. I Gesta Bellica di Verona hanno scritto la canzone
«Il capitano», come Erich Priebke, ufficiale delle SS alle Fosse Ardeatine. Il
filone nostalgico tira sempre. Se il saluto romano è pericoloso - ci sono pur
sempre la legge Mancino e la Costituzione - basta uno stemma sul giubbotto.
Basta il doppio numero «88», chi vuol capire capisce. H è l’ottava lettera
dell’alfabeto. «88» fa HH, che tradotto vuol dire Heil Hitler. Poi ci sono i
testi sui problemi di oggi e i nemici di sempre. Sempre i Gesta Bellica se la
cantano: «Tu rosso compagno di negri e immigrati, vigliacco senza onore». I
«Cuore nero» inneggiano alla «legittima offesa». Ma alla fine tornano sempre lì,
allo stadio: «La curva frana sulla polizia italiana, quei figli di puttana». La
polizia italiana li tiene d’occhio. I dati sono frammentari perchè non si
capisce mai dove finisca la noia di vivere e dove cominci il razzismo.
Nel 2006 in Italia sono state registrate 97 aggressioni a sfondo xenofobo. Nel
2005 erano state 61. I processi e le retate per fatti specifici o per la legge
Mancino non si contano. Forza Nuova, 108 mila preferenze alle ultime elezioni
politiche, è il volto presentabile. Il Veneto Fronte Skinhead si muove solo nel
Nord-Est. Il gruppo Orion lo conosce nessuno. Sul sito ieri si ricordava il
genetliaco di Hans F.K. Guenther «cattedra di antropologia a Jena,
nazionalsocialista dichiarato, vittima delle “persecuzioni democratiche dei
vincitori” dopo il ‘45». Citazione raffinata. Che fa a pugni con quelli che a
sentire la parola Hobbit pensano al gruppo rock, mica a J.R.R. Tolkien. Citato
almeno quanto Ezra Pound, che ha dato il nome a Casa Pound a Roma, il primo
centro sociale della destra radicale in Italia, area Fiamma tricolore. Seguito a
Milano da Cuore Nero, che promuove decine di incontri. Dove i libri sul
revisionismo vanno forte. Dove si ascolta Radio Bandiera Nera. E se no ci si
incontra in Rete.
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 09:46:39, in Regole, visitato 1544 volte)
La scorsa settimana, la denuncia per sei abitanti del campo nomadi di Via
Islanda, accusati di essersi allacciati irregolarmente alla rete elettrica. Ora
la replica dei Sinti: "hanno fatto un errore, ma il furto è anche da parte
dell'Enel e dell'Amministrazione comunale".
| 16 febbraio 2009 | A sostenere questa tesi è Davide Gerardi, italiano di etnia
Sinti, coordinatore dell'associazione culturale 'Sucar Mero'. "E' vero che
quelle persone hanno fatto un errore - spiega - ma è anche vero che pagano
bollette mensili da 240-260 euro per un kwh, quando in ogni casa se ne pagano 70
per tre kwh: il furto è da parte dell'Amministrazione comunale e dell'Enel".
Alla richiesta, avanzata nelle scorse settimane, di alzare la fornitura e,
contestualmente, abbassare il costo delle bollette, ha argomentato ancora Gerardi,
"all'Enel mi hanno risposto che non si può fare senza un'ordinanza
comunale". Adesso, di fronte al problema elettricità, i Sinti potrebbero reagire
non mandando più i loro figli a scuola in segno di protesta. "Hanno staccato
anche la luce dei servizi igienici comuni - conclude Gerardi - chi non li ha
nella propria roulotte non può lavarsi, perché il boiler non può funzionare. Non
mandiamo i bambini a scuola non vogliamo sentirci dire che non li laviamo".
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 09:41:00, in Europa, visitato 2197 volte)
Da
Hungarian_Roma
BUDAPEST, Feb 12 (Reuters) By Krisztina Than - L'approfondirsi delle
recensione rifornisce il risentimento verso i Rom d'Ungheria, alimentando le
tensioni con la più grande minoranza del paese ed aumentando i problemi del
governo socialista.
Il partito Jobbik di estrema destra spera di ottenere consensi seguendo
l'aumento di dimostrazioni pubbliche di antagonismo contro i Rom, o zingari, ed
ha chiamato ad un corteo contro quelli che chiama gli omicidi ed altri
crimini commessi dal popolo Rom.
Il più grande partito d'opposizione, Fidezs, ha pure lui aumentato la
pressione sul governo di Ferenc Gyurcsany, invitandolo martedì a reprimere i
crimini.
"La radicalizzazione dell'estrema destra e... del dialogo sociale sta
rompendo soglie e controlli che sinora hanno lavorato (nella società)," ha detto
a Reuters Antal Orkeny, professore di studi sulle minoranze dell'Università ELTE.
Un capo di polizia nella città nord orientale di Miskolc, in una delle
regioni più povere, il mese scorso ha rimproverato i Rom dei furti per strada.
E' stato rimosso, ma poi rimesso al suo posto e migliaia di persone hanno
manifestato in suo appoggio.
Durante un incontro domenica, a seguito dell'uccisione del giocatore rumeno
di pallamano Marian
Cozma (di cui i Rom sono stati incolpati ndr) a Veszprem nell'Ungheria
occidentale, alcuni tra la folla hanno gridato "Morte agli zingari!", già prima
che la polizia rendesse noto che i sospettati erano Rom.
L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom nell'Europa orientale, tra il
5 e il 7% su una popolazione di 10 milioni. Sono rimasti ai margini, mancando da
decenni di lavoro e istruzione adeguata.
Con la disoccupazione attorno al 7,8% a settembre-novembre ed in aumento su
un'economia sostenuta da $25.1 milioni del pacchetto di salvataggio del FMI
(fondo monetario internazionale), la rivalità si è intensificata in settori come
quello delle costruzioni, dove i Rom nel passato potevano trovare lavoro.
La manifestazione di venerdì è organizzata da Jobbik, che si autodefinisce
"partito nazionale Cristiano" e combatte contro il "crimine rom". A gennaio, in
un sondaggio della Szonda Ipsos, ha ottenuto il 4% dei voti.
Ha chiamato la gente all'Arena sportiva di Budapest per protestare contro ciò
che definisce "i furti brutali e gli assassinii commessi dai Rom criminali".
POVERTA' E PREGIUDIZI
Jobbik appoggia la Guardia Ungherese, un gruppo nazionalista radicale di
quasi 2.000 membri, Jobbik, che potrebbe eleggere un candidato nelle elezioni
del Parlamento Europeo a giugno, sta agendo per capitalizzare il risentimento
versoi Rom.
Ma mentre il governo socialista di minoranza combatte per contrastare
l'impatto della recessione ed il montare della frustrazione popolare, il più
grande partito d'opposizione, Fidesz, [...] che i sondaggi danno al 61%, chiede
al governo di agire contro il crimine.
"E' tempo di un onesto, discorso diretto. Dobbiamo dire che il numero dei
crimini seri commessi dai Rom sta crescendo ad un tasso allarmante," ha detto
Fidesz in una dichiarazione.
Il governo, che nel 2006 si è trovato a fronteggiare i disordini dei gruppi
di estrema destra e la cui popolarità è crollata, ha affermato che c'è bisogno
di più programmi di lavori pubblici e di rafforzare la polizia.
"Dobbiamo agire finché possiamo, senza aspettare che emergano inimmaginabili
sviluppi sociali dai pregiudizi e dalle azioni dei vigilanti," ha scritto sul
proprio blog il Primo Ministro Ferenc
Gyurcsany dopo il delitto di Veszprem.
"Se la questione rimane in agenda e Jobbik offre la risposta più semplice,
aumentano le sue possibilità di entrare nel Parlamento Europeo," ha detto
l'analista politico Zoltan Kiszelly.
Ottenere un seggio in Europa potrebbe aprire la strada per ottenerne uno in
Ungheria alle elezioni di primavera prossima.
"Abbiamo due tornate elettorali consecutive, e nessun partito pensa di poter
ottenere voti denunciando con forza l'estremismo ed ergendosi a difesa dei Rom,"
ha detto alla Reuters Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre.
Reporting by Krisztina Than, Additional reporting by Marton Dunai; Editing by
Sara Ledwith and Timothy Heritage
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 08:57:52, in Italia, visitato 1379 volte)
Ricevo da Nazzareno Guarnieri, presidente delle Federazione
Rom e Sinti Insieme, il testo completo della lettera pubblicata sul Messaggero e
riportata
ieri:
Prot. N. 8 15/2/2009
Carissimo Sindaco di Roma
una coppia di fidanzatini sono stati aggrediti da due delinquenti a Roma, un
ennesimo fatto gravissimo che accade nella Capitale, e non solo, e Lei Sindaco
dichiara: "Mi e' stato riferito che i due violentatori avrebbero un accento
dell'est e una carnagione scura: potrebbero essere rom".
Forse per Lei sindaco ogni tipo di violenza o criminalità che accade a Roma è
sempre riconducibile a Rom e Sinti?
Lei sindaco annuncia che Roma potrà avere "tutti i campi nomadi regolari,
stabilizzati e vivibili entro la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo".
Ci chiediamo per farne cosa?
Per far vedere a cittadini che Lei ha militarizzato i campi nomadi?
ma Lei è consapevole che finché la scelta politica sarà il travaso dei campi
nomadi non cambierà nulla, semmai si aggraverà con danno per tutti.
Sindaco di Roma Lei continua a non voler capire che il problema è la
fallimentare politica dei campi nomadi. Sono proprio i campi nomadi che non
permettono alcun tipo di percorso di integrazione.
I campi nomadi devono essere subito smantellati per impegnare le risorse
destinate a questa disastrosa scelta per fare una adeguata politica abitativa,
costruire case anche per Rom e Sinti.
La Federazione Rom e Sinti insieme ha formulato a Lei una proposta concreta per
avviare lo smantellamento dei campi nomadi a Roma a COSTO ZERO, ma Lei NON ha
voluto approfondire la nostra proposta, preferendo continuare con le stesse
scelte dei suoi predecessori, sperperando risorse pubbliche sui campi e
investendo per il 2009 circa 13 milioni di euro, risorse che non produrranno
alcun risultato.
Con lo sperpero di risorse pubbliche destinate alla fallimentare politica dei
campi nomadi e al travaso dei campi nomadi, sarebbe stato possibile a Roma
costruire una quantità di case per tutti i cittadini, compreso Rom e Sinti.
La politica non può continuare a negare anche l’evidenza che danneggia tutti.
Carissimo Sindaco di Roma,
Lei non ha mai risposto alla nostra richiesta di collaborazione gratuita per
migliorare le condizione di vita di Rom e Sinti a Roma, e questo ci porta ancora
a credere che Rom e Sinti sono un caprio espiatorio perfetto per la ricerca del
consenso e per mettere in atto solo politiche clientelari e di assistenzialismo
culturale per Rom e Sinti.
Il presidente
Nazzareno Guarnieri
Federazione Rom e Sinti Insieme
Sede legale: Via Fanfulla da Lodi, n. 5 - 00167 Roma – C.F. 97510400589
Segreteria:3483915709 - Presidenza:3277393570 – Coordinamento:3932442264
Email:
federazioneromsinti@yahoo.it
Di Fabrizio (del 16/02/2009 @ 09:22:22, in scuola, visitato 1896 volte)
Da
Roma_exYugoslavia
13/02/2009, PROKUPLJE, Serbia (AFP) — La piccola Skurta si stringe tra le
braccia di suo zio in un accampamento lungo il fiume di questa città serba,
mormorando che non vuole andare a scuola per paura di essere picchiata.
"Cosa posso fare?" chiede sua madre Scribana, sentendosi impotente di fronte
alla risolutezza di una ragazza di 11 anni.
Mentre sua sorella più piccola Mevlida non può più aspettare per andare in
classe, Skurta "non vuole sentirne di scuola, così è meglio se resta qui," dice
Scribana.
Zio Resat, che ha abbandonato i libri quando era ancora alle elementari,
sembra comprendere sua nipote."Lo studio non fa per noi... perché siamo Rom."
In questa povera famiglia Rom, nessuno ha un lavoro regolare e soltanto
qualcuno ha un lavoro temporaneo.
Una vasta comunità Rom vive nella Serbia meridionale, una delle regioni più
arretrate nel paese balcanico. Molti di loro sono arrivati come rifugiati dal
conflitto nel vicino Kosovo.
I bambini Rom esclusi dal sistema educativo "potranno solo ripetere il
circolo vizioso della povertà," ammonisce Maria Luisa Fornara, sostituta
rappresentante in Serbia dell'UNICEF.
"Se rimarranno illetterati, avranno scarse opportunità di lavoro e
diventeranno genitori incapaci di aiutare i loro figli," dice.
Alcuni genitori, aggiunge Fornara, "non sono consapevoli di quanto sia
importante l'istruzione e spesso vedono la scuola come un sviluppo non benvenuto
per i loro figli."
"Anche al giorno d'oggi,i Rom sono rimasti il gruppo più marginalizzato e
vivono in seria povertà ed isolamento con rare opportunità e potere sociale,"
dice.
A Prokuplje, l'UNICEF ha installato un centro educativo col supporto
dell'agenzia svizzera per lo sviluppo. L'agenzia ONU ha già stabilito una
dozzina circa di centri simili nella Serbia meridionale.
L'obiettivo è preparare i bambini Rom alla scuola, dato che alcuni di loro
non parlano il serbo, come pure di rendere coscienti i genitori sulla necessità
dell'istruzione.
L'accesso all'istruzione sarà uno degli argomenti principali nell'incontro
del 17-18 febbraio a Belgrado, che si tiene nell'ambito del "Decennio
dell'Inclusione Rom 2005-2015", un'iniziativa che raggruppa i paesi dell'Europa
centrale e del sud-est, volta alla promozione dei diritti di questa minoranza.
La presidenza del programma è attualmente retta dalla Serbia,dove le
disparità nell'istruzione sono flagranti tra i bambini Rom e le altre comunità.
Secondo l'UNICEF, il 66% dei bambini Rom di Serbia frequentano le scuole
primarie, confrontati col 95% della popolazione generale. Soltanto il 28%
completa la scuola elementare.
Matthew Newton di un programma Rom di assistenza per l'OCSE dice di essere
cosciente del limite dell'operazione davanti a sé.
"C'è una gran frattura tra le scuole e le comunità Rom," sospettose delle
istituzioni scolastiche, mentre "all'interno delle scuole non c'è una chiara
comprensione della cultura Rom," spiega.
E' per questo che alcuni Rom agiscono come mediatori tra le scuole e le
famiglie, finanziati e formati dall'OCSE in stretta cooperazione col ministero
serbo dell'istruzione.
Un desiderio di istruzione esiste tra le famiglie, "ma se si guarda alle loro
condizioni di vita... è irrealistico aspettarsi che possano fornirsi dei libri
di testo per i bambini che vanno a scuola" o anche di vestiti adeguati, dice
Newton.
Stima che potrebbero occorre tra i 20 e i 40 anni perché i Rom siano
pienamente integrati nella società serba.
"Le autorità mostrano comprensione, ed assieme stiamo lavorando nell'esame
degli aspetti più gravi," dice.
L'Unione Europea ha contribuito con 2 milioni di euro al programma OCSE per
l'inclusione Rom di Serbia.
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