Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 21/04/2008 @ 09:36:40, in media, visitato 1782 volte)

IL COORDINAMENTO ROM E' LIETO DI INVITARVI

mercoledì 23 aprile alle ore 21.00

presso la Camera del Lavoro di Milano - corso di Porta Vittoria 43 (ingresso libero)

all'anteprima milanese di

Via San Dionigi 93 storia di un campo rom

un documentario di Tonino Curagi e Anna Gorio prodotto da Provincia di Milano - Settore Cultura in collaborazione con Officine Ubu

Animerà il dibattito: Tommaso Vitale - Docente di Sociologia Università Milano Bicocca

Saranno presenti oltre agli autori le associazioni che compongono il Coordinamento Rom:

  • ARCI
  • ACLI
  • Caritas Ambrosiana
  • Padri Somaschi (PLOCRS)
  • Naga
  • Opera Nomadi
  • CGIL Milano
  • Comunità S. Egidio
  • Comitato Rom e Sinti Insieme
  • Associazione Liberi
  • Fondazione Casa della Carità
  • Associazione Nocetum
  • Gruppo Abele
  • Comitato per le libertà e i diritti sociali
  • Aven Amentza
  • Associazione Oltre il Campo

Abbiamo seguito per due anni e mezzo, aiutati dagli educatori della Fondazione "Casa della Carità" e dell'associazione Nocetum, la vita della comunità di un campo rom abusivo, abitato più di 150 persone di nazionalità romena, sito nell'estrema periferia sud-est di Milano, e abbiamo ripreso quello che accadeva davanti a noi senza interviste, commenti e nessuna messa in scena.

La vita quotidiana, i riti e le feste, le assemblee e le relazioni con gli operatori sociali, il tentativo di integrarsi con il lavoro e il percorso scolastico dei ragazzi, gli incendi e le ricostruzioni, fino allo sgombero e la distruzione del campo da parte della polizia comunale nel settembre del 2007.

Tutto questo, senza nessun compiacimento pietistico o patetico, cercando di dare una visione reale del loro vissuto, per una volta lontani dallo stereotipo che vede gli "zingari" solo come delinquenti o come ultimi romantici della nostra società, cittadini europei che conducono una vita sempre sul punto di essere messa in discussione e ritenuta indegna da molti.

Tonino Curagi e Anna Gorio

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Di Fabrizio (del 20/04/2008 @ 08:50:12, in casa, visitato 1842 volte)

Da Romanian_Roma

La Fondazione Habitat e il comune di Oradea sono coinvolti in un progetto si costruzione di diverse case per la locale comunità rom. Laszlo Borbely, ministro per lo sviluppo ed i lavori pubblici si è unito al sindaco e al vice-sindaco quando è stata posta la fondazione delle case.

E' rimasto scioccato dalle condizioni in cui vivono i Rom, proprio accanto al nuovo cantiere inaugurato. Il posto scelto per costruire le nuove case è situato in un'area abbandonata e di cattiva reputazione. 148 famiglie, con oltre 630 membri, vivono in 96 appartamenti, tutti affollati ed insalubri. Costruiti 40 anni fa, i due edifici non sono mai stati rinnovati.

[...] Le prime case verranno completate per la fine di giugno.

"I beneficiari sono stati scelti in base ai loro bisogni, e lavoreranno assieme ai volontari della fondazione, come pure per la loro capacità di rimborsare il costo della casa nei prossimi 20 anni, ma senza interessi," dice Emil Barna, coordinatore della fondazione, che aggiunge che le case saranno vendute ai futuri proprietari al prezzo di solo 15.000 €, prezzo che copre i materiali di costruzione.

DIVERS – www.divers.ro

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Di Fabrizio (del 19/04/2008 @ 08:42:17, in scuola, visitato 2637 volte)

Da Slovak_Roma

Bratislava, 11.4.2008, 11:11, (ROMEA/CTK) L'assemblea dell'auto-governo della regione di Banska Bystrica, Slovacchia centrale, ha approvato oggi la chiusura della scuola superiore speciale per studenti in difficoltà, situata a Lucenec, che al momento è l'unica scuola superiore nella regione frequentata da Rom, che include anche dormitori per studenti che arrivano da altre regioni.

La scuola fu fondata quattro anni fa come progetto speciale rivolto alla comunità rom. Ora questo progetto sta terminando per la mancanza di fondi e le imperfezioni dei metodi di insegnamento degli insegnanti locali.

"La scuola ha pochi studenti, per questo riceve pochi soldi" ha detto alla televisione TA3 il governatore regionale Milan Murgas, aggiungendo che altri sussidi sarebbero discriminatori nei confronti delle altre scuole.

Dice sempre Murgas che il progetto è stato un errori dall'inizio, perché segrega i Rom dal resto della popolazione.

L'ormai ex direttore della scuola, Peter Gabor, ha definito scandalosa la chiusura e minacciato di protestare a Bruxelles.

Il progetto è stato finanziato per i primi tre anni dal Fondo Sociale Europeo.

L'assemblea regionale ha chiesto oggi al governatore di richiedere al Ministro dell'Istruzione la chiusura della scuola a giugno. Sino allora, la regione negozierà con il governo la possibile preservazione della scuola a determinate condizioni. Se la negoziazione sarà positiva, l'assemblea revocherebbe la propria decisione.

La probabile chiusura è stata in precedenza criticata dal vice Primo Ministro Dusan Caplovic, che nell'ultimo anno aveva assegnato un budget di 6 milioni di corone.

L'agenzia AFP ha scritto che la scuola chiude per paradosso ora che il governo slovacco ammette che una migliore istruzione dei Rom deve diventare una priorità.

Secondo Amnesty International, solo il 3% dei Rom slovacchi  frequentano la scuola superiore e solo lo 0,3% l'università.

ROMEA/CTK

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Di Sucar Drom (del 18/04/2008 @ 09:42:14, in blog, visitato 1558 volte)

Politiche 2008, alcune considerazioni...
Siamo alla fine giunti al voto, dopo una campagna elettorale condizionata dalla prova di forza della maggiore forza politica del centro-sinistra, il Partito Democratico. Sembrava quasi di essere stati catapultati ad un proporzionale puro, tante sono state le forze politiche che ...

Piemonte, si apre uno spazio web sui Sinti e sui Rom
L'Osservatorio sull'Immigrazione in Piemonte e l'ASGI hanno colto l'appello, espresso da più Enti e Associazioni, di creare un archivio che raccolga il materiale esistente riguardo alle popolazioni rom e sinti. Spesso abbiamo avuto ...

Pescara, in attesa del risultato elettorale
La mia candidatura al consiglio Comunale di Pescara è stata dura ma gratificante e qualunque risultato esca dalle urne (spero la elezione) posso ritenermi già soddisfatto degli obiettivi raggiunti: per la prima volta durante una campagna elettorale a Pescara...

Ong italiane, siamo senza rappresentanza in parlamento
Marelli: “C’è un problema di rappresentanza in Parlamento”. Il presidente dell'Associazione Ong italiane commenta i risultati delle elezioni e il ruolo del Terzo settore. “Abb...

La Regione Lombardia censura i Sinti e i Rom
I Rom e i Sinti restano fuori dal dossier immigrazione dell'Ismu. La ricerca, commissionata alla Caritas Ambrosiana non è piaciuta né all'Ismu né alla Regione che lo finanzia: '”Troppo vicina al punto di vista di Rom e Sinti'”. Nel volume solo una sintesi. Domani viene presentato il VII rapport...

Pescara, un risultato deludente
Si conclude l'esperienza elettorale 2008 a Pescara di Nazzareno Guarnieri. Dopo una campagna elettorale intensa, le intenzioni di voto non sono diventati voti reali, registrando un consenso di appe...

Lombardia, i Sinti e i Rom non vogliono un libro di fantascienza
Oggi sono stati presentati i quattro Rapporti dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità a Milano. Mancava il Rapporto sulla questione sinta e rom per volontà della Regione Lombardia e della Fondazione Ismu che gestisce per conto della Regione l’Osservatorio. È stato però...

Marsala (TP), le invasioni dei Rom...
Il portale Marsala.it ha pubblicato una lettera dell’associazione culturale Anemos e ha curato un’intervista interessante con Ivan Gerardi, Presidente della stessa associazione. Rilanciamo l’intero testo perché è difficile, nel ...

Mantova, costituito l'osservatorio sulle discriminazioni
Questa mattina è stato presentato alla stampa mantovana "Articolo 3, osservatorio sulle discriminazioni". L’osservatorio è promosso da Sucar Drom, Comunità Ebraica di Mantova, Istituto di Cultura Sinta, Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, ArciGay La Salamandra. La Provincia di Mantova che con l’Assessore Fausto Banzi ha coordinato la c...

Minoranze etniche, più equilibrio psichico se si seguono le tradizioni
Sul Journal of Epidemiology and Community Health si legge un interessante articolo in cui i ricercatori della London’s Queen Mary University sostengono che le ragazze appartenenti a comunità di minoranza etnica ries...

Bologna, un nuovo sgombero
Sono circa una trentina i Rom rumeni che sono stati sgomberati questa mattina, poco prima delle 8, da una vecchia fabbrica abbandonata in via Gobetti 22, nella prima periferia di Bologna. Delle persone che ...

Bolzano, il calcio per combattere il razzismo
L’associazione Nevo Drom invita tutti al “Quadrangolare di Calcio a 5”, organizzato in collaborazione con il Comune di Bolzano, la Camera di Commercio, il Rep. Com. Truppe Alpine e Seab. L’evento si terrà sabato 19 aprile 2008...

Pescara, alcune riflessioni sulle strategie per costruire la partecipazione politica dei Sinti e dei Rom
Il risultato finale del progetto “Un Rom al consiglio Comunale" di Pescara è il seguente: la lista Pescara Futura ha ottenuto una percentuale di 1,4% dei voti, mentre Nazzareno Guarnieri ha ottenuto n. 30 voti. Scrivo alcune r...

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Di Fabrizio (del 17/04/2008 @ 16:17:55, in casa, visitato 1747 volte)

Invito all’incontro pubblico:
CITTADINI D'EUROPA
i rom e l'abitare a Milano
Sabato 19 Aprile 2008, ore 10.00 – ore 16
Sala Guicciardini, Provincia di Milano
Via Guicciardini 6 – 20129 Milano
(Bus 54, Tram 9, 23)

Le associazioni milanesi Arci e Naga sono liete di invitarLa all’incontro pubblico “Cittadini d’Europa: i rom e l’abitare a Milano”, volto ad una riflessione condivisa e costruttiva sul tema dell’abitare a Milano per i rom e i sinti. Attraverso il confronto fra diverse esperienze italiane, auspichiamo di innescare un dibattito sulla possibilità di produrre politiche
abitative specifiche, mirate ed efficaci.
L’incontro sarà articolato in due momenti:

La prima parte analizzerà diverse esperienze di “abitare rom” in Italia.
Parteciperanno:
- Il rapporto tra pubblico e privato nell’esperienza di Pisa - Sergio Bontempelli, Africa Insieme, Pisa
- Idee di autocostruzione - Nicola Solimano, Fondazione Michelucci, Firenze
- Ostacoli e obiettivi del villaggio solidale di Cologno Monzese - Maria Grazia Guida, Casa della Carità, Milano
- Habitat diversi per rom e sinti: microaree e terreni privati - Yuri del Bar e Carlo Bernini, Mantova
- Intervento da confermare - Opera Nomadi
- Intervento da confermare - Ermes, Roma

[pausa pranzo]

La seconda parte si focalizzerà invece sulla situazione milanese. Parteciperanno:
- La scelta delle istituzioni - Francesca Corso, Provincia di Milano
- Intervento da confermare - Ufficio Nomadi Comune di Milano
- Abitare nei quartieri popolari - Davide Caselli, Comitato Molise Calvairate, Milano
- Abitare i luoghi delle differenze - Alfredo Alietti, Dipartimento di Scienze Umane, Università di Ferrara
Modera Piero Colacicchi, Osservazione (centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti)

L’auspicio è di riuscire a restituire un punto di vista “altro” sia rispetto a quanto comunicato dai mezzi d’informazione, sia rispetto alle risposte esclusivamente emergenziali intraprese dalle istituzioni locali e nazionali.
La giornata lascerà ampio spazio al dibattito in sala, che affiancherà gli interventi sintetici e mirati dei relatori. Idee, commenti e spunti di riflessione saranno pertanto fondamentali nel contribuire alla buona riuscita della giornata.
Confidando nella Sua partecipazione, inviamo cordiali saluti

Arci, Naga
Per informazioni: Arci Milano 02541781, Naga 3385873535

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Di Fabrizio (del 17/04/2008 @ 08:48:57, in Italia, visitato 1814 volte)

ONU: in Italia una tendenza inquietante di xenofobia

• Soprattutto contro i rom e gli immigranti africani


Ansa - La società italiana non è caratterizzata da un grave fenomeno di razzismo, ma presenta un'inquietante tendenza alla xenofobia con lo sviluppo di manifestazioni di razzismo che colpiscono principalmente le comunità Sinti e Rom, immigranti e richiedenti asilo, di origine africana e dell'Europa dell'est, con la comunità musulmana.

Lo afferma il relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo, Doudou Diene, in un rapporto reso noto a Ginevra.

Per l'esperto della ONU, l'Italia - dove Diene è stato in visita lo scorso ottobre - miete ancora le conseguenze delle linee di condotta della precedente coalizione di Governo, che - aggiunge Diene citando la legge Bossi-Fini - ha consentito ai partiti dell'estrema destra di dare un approccio sicuritario alle politiche d’asilo e d’immigrazione.

Il relatore osserva anche l'emergere di fattori e tendenze positivi per combattere razzismo e xenofobia, e chiede al nuovo governo di fare della lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione una delle massime priorità. La strumentalizzazione politica del razzismo non è un fenomeno del passato, aggiunge il relatore, precisando che i partiti dell'estrema destra continuano a promuovere a livello nazionale e ad applicare a livello regionale e locale le loro posizioni xenofobe e razziste.

L'esperto della ONU critica severamente anche i mezzi di comunicazione spesso guidati dalla cultura della paura successiva agli attentati dell'11 settembre 2001, che continuano ad incitare l'odio razziale e religioso sotto le sembianze della libertà di espressione e della necessità di combattere il terrorismo, e suggerisce al governo di aprire un dibattito sull'adozione di un codice di condotta in merito.

Diene cita l'aumento delle manifestazioni di razzismo e di atti violenti nel calcio ed incoraggia l'Italia ad applicare le linee guida della Fifa, oltre ad esortare il governo a migliorare l'applicazione della legislazione contro il razzismo e la discriminazione. Il governo deve inoltre continuare a promuovere l'adozione di riforme legislative, ed in particolare la legge sulla cittadinanza, adottare una legge sull'asilo e riesaminare e emendare la legge Bossi-Fini sull' immigrazione. Tra le altre raccomandazioni anche quelle di combattere gli abusi nei confronti dei lavoratori immigrati, in particolare nel settore agricolo, ed il riconoscimento come minoranze nazionali di Sinti e Rom, oltre all'invito a concludere intese con determinate organizzazioni islamiche.

Diene sottolinea infine che come in molti Paesi europei l'emergenza di un'identità multiculturale è in contrasto con l'identità nazionale stabilita.

Per Diene, 'interazione tra la lotta al razzismo, xenofobia e discriminazione e la promozione del multiculturalsimo dovrebbe condurre ad un processo di costruzione di una nuova identità multiculturale. (Essere Comunisti)

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Di Fabrizio (del 16/04/2008 @ 09:38:49, in conflitti, visitato 2779 volte)

Da Romanian_Roma

La minoranza Rom in Moldavia ha protestato contro la discriminazione razziale nel centro della capitale Chisinau. La maggioranza dei Rom non mostra la sua vera identità per le persecuzioni e discriminazioni. Durante la II guerra mondiale vennero deportati nei campi di concentramento in Transnistria.

CHISINAU (Tiraspol Times) - Il giorno 8 aprile, centinaia di Rom hanno protestato nel centro di Chisinau, contro la discriminazione razziale.

La marcia di protesta era organizzata dal Centro Nazionale Rom per far crescere la consapevolezza della maggioranza della popolazione sui problemi socio-economici che questa etnia affronta ogni giorno. La marcia è partita alle 11.00 dalla piazza dell'Opera - Stefan cel Mare si Sfint bd.

Afferma l'associazione Dzeno che nella comunità Rom non c'è accesso all'acqua potabile e spesso sono disconnessi dall'uso dell'energia elettrica, sono soggetti a trattamenti violenti da parte dei poliziotti.

Dice Nicolae Radita, presidente del Centro Nazionale Rom: "La discriminazione è un fenomeno che si incontra nelle scuole, negli istituti medici ed in altri posti pubblici. Gli uomini non trovano lavoro, gli anziani no ricevono alcun aiuto o pensione ed i bambini non frequentano la scuola o l'abbandonano."

"Queste persone soffrono di differenti disagi a causa delle precarie condizioni di vita e la mancanza di risorse materiali. Non potendo assicurare trattamenti per tempo, spesso muoiono presto," ha aggiunto. "Dopo 17 anni di indipendenza della Moldavia, la situazione di questo popolo non è cambiata in meglio."

Durante la marcia, il Centro Nazionale Rom ha indirizzato una lettera di protesta alle autorità pubbliche, chiedendo al governo di migliorare la situazione dei Rom e la loro partecipazione nei processi decisionali.

I Rom rimangono al minoranza più perseguitata d'Europa. I governi hanno tentato di sedentarizzarli forzatamente, spesso senza successo e con risultati negativi.

Secondo la principale organizzazione dei Rom di Moldavia, i Rom della repubblica ancora hanno a che fare con persecuzioni, marginalizzazione ed esclusione sociale in tutte le sfere della vita pubblica.

I loro diritti continuano sino ad oggi ad essere infranti, le discriminazioni istituzionali posizionano il loro livello di sviluppo al gradino più basso sulla strada della sparizione o dell'assimilazione.

Dopo lo sradicamento e la campagna di sterminio nella II guerra mondiale, la Moldavia conta ora 200.000 Rom che rappresentano circa il 7% della popolazione totale (esclusa la Transnistria, che ha una differente composizione etnica e un diverso retroterra dalla Moldavia stessa).

I leaders della comunità dicono che pochi Rom scoprono la loro origine etnica per paura di discriminazioni.

"Davvero pochi Rom svelerebbero la loro origine etnica, e la ragione principale è che hanno paura delle discriminazioni," dice Dumitru Danu, un leader dei Rom moldavi.

Dumitru Danu, presidente dell'Associazione Rom Moldavi, dice che una gran parte dei Rom si identifica come Moldavi/Rumeni oppure Russi, a causa dei pregiudizi e dell'indifferenza verso i Rom. In realtà il numero dei Rom è maggiore di quanto mostrino i dati ufficiali, afferma Danu.

Prima della II guerra mondiale, oltre il doppio dei Rom viveva in Moldavia, che al tempo era parte della Romania. Durante la guerra, furono deportati nei campi di concentramento nella "Transnistria" occupata, che era una repubblica autonoma e non parte della Romania. Durante la collaborazione nazi/rumena nella II guerra mndiale, oltre 500.000 Rom furono uccisi  nell'olocausto Rom - conosciuto come Porajmos - dove furono deliberatamente spostati ad est del fiume Dniepr e così fuori dai normali confini etnico-storici della Moldavia/Romania.

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Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 10:50:12, in Italia, visitato 1750 volte)

Da Melting Pot

Le proteste della destra contro il nuovo villaggio a Favaro Veneto
In questi giorni è ritornata alle cronache dei quotidiani locali una vecchia vicenda-protesta che riguarda l’inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo villaggio a Favaro (Ve) che ospiterà circa 35 famiglie di origine sinta, circa 150 persone. La definiamo una vecchia vicenda perché da diversi anni queste famiglie sono a contatto con gli operatori di Etam, servizio d’animazione di comunità dell’assessorato comunale alle politiche sociali di Venezia e sono proprio gli operatori, che intervengono da ormai una decina d’anni nel vecchio campo nomadi, a sfatare molti dei luoghi comuni sugli abitanti delle roulotte. La chiamiamo vecchia anche perchè stiamo parlando di famiglie che da generazioni sono italiane: stanziali nel veneziano dal 1969, tutti hanno un impiego, per lo più nella rottamazione di ferro vecchio e rame con Vesta e i circa 70 minori frequentano le scuole elementari e medie.

Di fronte ai disagi dell’attuale sede abitativa delle famiglie (otto wc e quattro docce non riscaldate, una situazione indecente e precaria... ) il Comune ed Etam si sono impegnati nel sostenere la creazione di un nuovo villaggio che avrà una superficie di 22mila metri quadrati. Ci saranno elettricità e acqua corrente. Ogni piazzola sarà collegata ad una casetta. Per un totale di 38 postazioni. Gli ospiti pagheranno un canone di locazione e i servizi erogati.

Naturalmente con l’appoggio delle forze politiche di destra (Lega Nord, Alleanza Nazionale, Forza Italia) si sono innalzate polemiche e protese, formati comitati contro il villaggio, è partita insomma la consueta crociata che palesa ogni volta di più in queste situazioni l’ignoranza, l’arroganza e il razzismo di molti cittadini e rappresentanti politici.
Quale le motivazioni di questi ultimi?
Una gamma di giustificazioni, si va dai più beceri luoghi comuni fino alla parodia che ha poco di divertente: i ragazzi sinti sarebbero i “protagonisti di episodi di violenza a danno di cani e gatti”, “la presenza di nomadi riduce il valore delle case dell’area”, “i soldi pubblici dovrebbero essere di sostegno per l’affitto e per i negozi colpiti dai cantieri del tram”, “gente che nella maggior parte dei casi usufruisce della nostra ospitalità (sempre a spese dei cittadini)”, “farli andare in appartamento”...

In questi anni sono stati molti i percorsi ricercati da parte di operatori e Comune che hanno tentato di comprendere le differenze senza darle per scontate e dunque anche offrendo a queste famiglie degli appartamenti, ma solamente 7 di queste hanno accettato la proposta di vivere in una casa le altre hanno espresso la volontà di voler vivere in un villaggio.

Allora perchè forzare delle persone a delle soluzioni abitative che non gli appartengono? forzarle ad una convivenza che per abitudini culturali e tipologia di famiglia allargata (spesso sono nuclei familiari di 10 persone) non gli appartiene? Vogliamo metterle nelle case e integrarle come vogliamo noi? L’integrazione è fare subire e imporre ad altri i nostri modi e le nostre abitudini o è cercare di prendere in considerazione il punto di vista dell’altro? Assimiliazione e integrazione forzata a tutti i costi o confronto e rivisitazione degli elementi su cui noi, come società, siamo costruiti?

Sono secoli che Sinti e i Rom, da quando sono arrivati in Italia (1300 – 1400) come popolazioni nomadiche, da parte della Chiesa in primis e successivamente tutti gli strumenti di organizzazione della realtà e di rappresentanza del potere hanno contribuito ad immortalare un immagine minacciosa di queste persone. Da sempre il loro stile di vita li ha resi una presenza difficile da controllare e ordinare che si è portata con sé quel pre-giudizio di diverso, vagabondo o migrante che sia, che destabilizza l’ordine sociale.
Per chiudere possiamo dire che il loro particolarismo culturale maturato in secoli di diffamazioni e violenze manifesta una fragilità che si innesca oggi nel processo di “integrazione” e che è indispensabile riconoscere per ristabilire un dialogo nelle nostre città e un’azione sociale che vada oltre l’immagine convenzionale che spesso ci si fa di queste persone.

[ lunedì 14 aprile 2008 ]

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Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 08:46:26, in Regole, visitato 1845 volte)

dal Daily Mail

In una città affetta dall'immigrazione dell'Est Europa, un poliziotto non è semplicemente un poliziotto.

Ma il ventisettenne Petr Torak trova di aver meno problemi di comunicazione degli altri.

E' un Rom della Repubblica Ceca, che parla cinque lingue - in altre parole, il nuovo volto della polizia nella Bretagna multi-culturale.

Torak, ufficiale di supporto comunitario a Peterborough, diventerà ad agosto un poliziotto a tutti gli effetti.

Dice: "Amo assolutamente il mio lavoro. E' quello che avrei sempre voluto fare e questo significa che posso ricompensare il paese che ha dato così tanto a me e alla mia famiglia."

Dal 2004, si ritiene siano 16.000 gli immigrati che si sono affollati in città [...]

Il problema è stato evidenziato il mese scorso dallo squallore delle "tendopoli" - dozzine di migranti senza casa e lavoro forzati a vivere nella terra di nessuno.

Una scuola, Fulbridge Primary, ha visto crescere il numero dei bambini dell'Est Europa da due a 100 negli ultimi due anni, che parlano 32 lingue differenti.

Dice ancora Torak: "Credo che le mie capacità linguistiche possano fare una gran differenza."

"Capisco la gente da una prospettiva culturale e capisco cosa stanno tentando di dire."

Torak parla inglese, ceco, polacco, slovacco e portoghese. Sta anche imparando il russo. Sua moglie Lucia, sta aspettando il loro primo figlio.

I Rom sono visti come i più poveri e meno istruiti tra i 10 milioni di cittadini della Repubblica Ceca.

Sono storicamente stati soggetti a discriminazioni e pregiudizi ufficiali e no. Durante la II guerra mondiale, oltre 7.000 Rom cechi furono uccisi nei campi di concentramento, dopo che la Germania occupò la Boemia e Moravia.

Torak aveva 18 anni ed era un promettente studente di legge quando con la sua famiglia fuggì dalla città di Liberec nel 1999.

Lui e la madre erano stati malmenati dopo che il padre, un politico, aveva protestato contro un muro costruito per separare i Rom dai Cechi.

Arrivato in GB, aveva lavorato in fabbrica prima di diventare ufficiale di sicurezza e assistente bilingue presso Tesco.

"Da quando mi ricorso ho sempre voluto essere poliziotto o avvocato," ci dice. "Quando mi è stato dato questo incarico nel novembre 2006, ero al colmo della gioia."

"Amo Peterborough. Mi sento a casa mia. E i miei colleghi mi supportano molto."

Un portavoce della Polizia del Cambridgeshire dice: "Un numero di agenti ha capacità particolari. Nel caso di Torak le sue capacità sono nel contatto diretto con membri della comunità e nel poter offrire un miglior servizio."

Sull'argomento: Repubblica Ceca e Ungheria

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Di Fabrizio (del 14/04/2008 @ 11:01:59, in casa, visitato 1567 volte)

Da il manifesto del 13 Aprile 2008

Gli alloggi assegnati a chi aveva documenti e lavoro. Gli affitti, calmierati, pagati a metà dalla fondazione Carisbo e dai locatari
Tra gli sgomberati del Ferrhotel, che ora hanno avuto assegnata un'abitazione a canone concordato. Con l'impegno del comune e un obiettivo: dismettere i campi nomadi. Un esempio in controtendenza rispetto alla politica degli allontanamenti. Firmato Cofferati
Linda Chiaramonte

Bologna

È da poco rientrato a casa dal lavoro Aghiran quando apre la porta sorridente e mi fa accomodare in cucina dove sul fuoco borbotta una caffettiera. Sì, proprio così, a casa. Aghiran, come tanti altri rom, ha vissuto una piccola odissea fatta di sgomberi, occupazioni, baracche sul lungo fiume, giacigli di fortuna e ora questo appartamento in una palazzina in una strada alberata di una zona tranquilla di Bologna, non molto lontana dal centro, sembra un sogno. Aghiran ha 40 anni, moglie e due figlie di 12 e 7 anni ed è arrivato a Bologna per cercare lavoro nel 2003, ha raggiunto amici e parenti che gli parlavano bene della città. È arrivato da Lipovu, un piccolo paese a trenta chilometri da Craiova, in Romania. Lì ha una casa, faceva il saldatore e ha lavorato nelle ferrovie. Guadagnava fra i 150 e i 200 euro al mese. Dopo la rivoluzione dell'89 però molte ditte italiane, tedesche e francesi hanno rilevato molte fabbriche in Romania e metà degli operai sono rimasti senza lavoro. Dal '91 al '93 gira in cerca di occupazione fra Germania, Turchia e Serbia, nel '99 sposa Marian. Prima della rivoluzione in Romania, ha sempre lavorato, vivendo dignitosamente, dopo invece il lavoro è iniziato a mancare e avendo ormai famiglia Aghiran ha dovuto darsi da fare e partire ancora.

Un paese incivile
Alla fine del 2003 arriva a Bologna. Per tre anni e mezzo è solo, moglie e figlie sono rimaste a Lipovu. Il suo primo alloggio è il Ferrhotel, ex albergo dei ferrovieri da anni inutilizzato, occupato da alcuni attivisti dei movimenti bolognesi, che diventerà la casa di molti nuclei familiari di rom reduci dal primo sgombero delle baracche sul lungo Reno. Lì Aghiran, all'epoca senza documenti, divide la stanza con parenti e amici. Sgomberi dalla sua «baracchina» di nylon sul fiume ne ha vissuti almeno tre. «Sono stati tempi brutti, non mi aspettavo che la vita in Italia, un paese occidentale e democratico, sarebbe stata così dura, non ho trovato quello che mi aspettavo. Ho trovato sfruttamento e razzismo. I datori di lavoro mi davano 25-30 euro al giorno. Dal 2004 al 2006 lavoravo come manovale nell'edilizia, ma ero malpagato perché non avevo i documenti. Diverse volte ho perso il lavoro perché hanno saputo che ero rom, ma io non mi vergogno, anche se ho vissuto spesso discriminazioni razziali», racconta con un velo di tristezza e ricorda di quando gli è capitato di rientrare dopo il lavoro nella sua baracca e di non trovarla più, demolita mentre era via insieme alle sue cose. Dopo le prime ruspe sul Lungoreno del marzo 2005 volute dal sindaco Sergio Cofferati, che salì agli onori delle cronache come paladino della legalità, seguite da altre in ottobre e novembre, è stato sistemato insieme agli altri in un campo di transito in un'area attrezzata nella periferia del quartiere San Donato. Lì Aghiran ha vissuto in un container con la famiglia del fratello fino al settembre 2006. Poi un altro trasferimento e un altro container fino al 2007, questa volta in una struttura creata dal Comune per far fronte all'emergenza dell'accoglienza dei rom.

«Cuore di rom»
Prima dell'estate 2007 ad Aghiran, che dal primo maggio ha un regolare contratto di lavoro in un'azienda agricola di ortofrutta, appena fuori città, arriva la buona notizia che nel giro di pochi mesi potrà trasferirsi in una vera casa, un appartamento arredato. Così a settembre, un paio di mesi prima del trasferimento, la moglie e le figlie lo raggiungono a Bologna e a novembre tutta la famiglia trasloca in 80 metri quadri. «Sono felice di poter offrire un futuro onesto alle mie figlie, le voglio sistemare qui, perché in Romania non avrebbero un futuro. Anche se io voglio morire nella mia terra. Ora mi sento molto bene, ho un lavoro, le figlie vanno a scuola, ho la casa» dice soddisfatto Aghiran, che tutte le mattine fa alcuni chilometri in bicicletta per raggiungere il lavoro. Tutti i sabati alcuni operatori aiutano le bambine a fare i compiti, bambine che dopo pochi mesi in Italia parlano benissimo l'italiano. Nessun problema di integrazione né di convivenza con i vicini, solo una porta sempre aperta alle visite di amici e parenti cha passano a dare un saluto, bevono un caffé e restano a chiacchierare e a vedere la telenovela che trasmette la parabola, dal titolo «cuore di zingaro», dice Lavinia, la figlia più grande, «cuore di rom» corregge il papà, perché anche le parole fanno la differenza. Mentre lui racconta, la moglie ascolta e sorride, non parla una parola di italiano, ma capisce. Per cena ha preparato riso e pollo, probabilmente a tavola si fermeranno alcuni ospiti. Come molte delle donne che vivevano nelle strutture, e a cui è venuta a mancare la vita di comunità, soffre un po' di solitudine. Prima di salutarci Aghiran mostra orgoglioso il resto della casa, la sala, le due camere, il bagno. Il suo contratto è stipulato per quattro anni, poi potrà anche fare richiesta per la casa popolare.

«La colonna senza fine»
A ripercorrere tutte le tappe della vicenda rom in città è il bel documentario La colonna senza fine di Elisa Mereghetti, scritto con Valerio Monteventi, consigliere comunale indipendente di Bologna, presidente della commissione consiliare per le politiche abitative e della casa, da sempre impegnato in battaglie sociali. La storia di Aghiran rientra in un progetto avviato, e ormai concluso, dai servizi per l'integrazione interculturale del Comune di Bologna. Come lui sono state inserite in appartamento 17 famiglie su 19 provenienti dai container di via del Piratino, per un totale di 73 persone, oltre ad altri 27 nuclei, pari a 125 persone fra cui 57 minori, provenienti da Villa Salus, ex clinica dismessa adibita ad alloggio per fronteggiare l'emergenza rom dopo lo sgombero del Ferrhotel eseguito con un'ordinanza del sindaco. Per questa operazione il Comune ha dovuto reperire sul mercato privato appartamenti a canoni concordati, in città e comuni vicini, che non superassero gli 800 euro al mese, li ha poi mostrati e proposti alle famiglie con i requisiti richiesti per affrontare le spese di circa il 50% dell'affitto ovvero documenti e lavoro. Nell'assegnazione gli operatori del servizio hanno tenuto conto della vicinanza con il luogo di lavoro e dei servizi, come scuole e mezzi pubblici. Il Comune si è fatto garante presso i proprietari e si è fatto carico di pagare 300 euro al mese per ogni famiglia, grazie anche al contributo dato dalla fondazione bancaria Carisbo, siglato nel febbraio 2007, che ha stanziato 150.000 euro, 100.000 dei quali sono stati spesi per gli affitti del 2007. La restante parte dell'affitto (oltre alle utenze) viene corrisposta dagli affittuari, cifra che solo in pochi casi supera il 50%. Il Comune ha utilizzato altri 100.000 euro per gli interventi socio-educativi di accompagnamento e inserimento sociale lavorativo rivolto soprattutto alle donne. Inoltre gli operatori si occupano di aiutarli nelle pratiche per la residenza, dell'iscrizione a scuola e alle Asl, seguono le vaccinazioni e monitorano la frequenza scolastica.

Superare i campi nomadi
Il progetto dell'inserimento abitativo in appartamento, iniziato nel marzo 2005, si pone come alternativa alla logica assistenziale e va nella direzione della dismissione dei campi nomadi. Un tema impopolare quello dell'assegnazione di case ai rom che suscita ire e levate di scudi, in un paese in cui è più facile cacciare i rom da un punto all'altro delle città. Anche se forse non tutti conoscono gli alti costi di manutenzione di un campo nomadi per le amministrazioni, di molto superiore rispetto all'inserimento abitativo. A Bologna la gestione per sei mesi di Villa Salus nel 2007 è costata circa 310.000 euro, l'altra struttura, il cosiddetto Piratino, circa 287.000 per l'intero 2007, per un totale di circa 600.000 euro. Entro l'anno il Piratino sarà riedificato con 270.000 euro del fondo ministeriale per progetti socio-assistenziali. Diventerà una struttura permanente di casette in muratura che offrirà 50 posti letto alle famiglie in situazioni di grave disagio abitativo. Il 30 giugno, dopo 15 anni, chiuderà il campo di Sasso Marconi per ex profughi dell'ex Jugoslavia che ora ospita sei famiglie, entro il 2008 chiuderà anche l'altro, alle porte di Bologna, che ne accoglie sette. Anche in questi casi è previsto l'inserimento abitativo in appartamenti.

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