Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Da
www.romaworld. ro
Damian Draghici è nato in una famiglia Rom di musicisti da cinque
generazioni. Lasciò la Romania prima dell'89, e la sua carriera musicale conta
due decadi. Una laurea cum laude al prestigioso Berklee Music College negli
Stati Uniti, ha suonato, negli anni, con grandi musicisti mondiali come pure
alla London Symphonic Orchestra. Ha vinto il Grammy award e rilasciato 17 albums.
Tornato in Romania, ha fondato la band "Damian & Brothers. Filarmonika Romanes",
applaudita dal pubblico in Italia, Irlanda, Gran Bretagna, Belgio e Austria,
nel quadro di un progetto del Ministero degli Esteri dedicato alla diversità
culturale. Ambasciatore dei pari diritti, Damian Draghici tenta di capire le
ragioni dell'ondata di razzismo che ha preso di bersaglio il popolo Rom, ma
anche quello che ognuno di noi può fare per accettare la diversità.
[img]
"Molta gente ama la cultura Rom, ma non ama i Rom"
European Rom: Cosa intendi raggiungere, come ambasciatore per i pari
diritti?
Damian Draghici: Faccio quello che ho sempre fatto, cioè tentare di cambiare
la percezione della gente attraverso la musica. Ma penso che non sia
sufficiente, perché c'è un paradosso. Ho capito che la gente ama molto la
cultura Rom. Ci sono due soap opere rumene, centrate sui Rom, che hanno un
pubblico molto vasto. La musica zingara è molto popolare. Ma come può succedere,
che anche se molta gente ama questa cultura, disprezzano i Rom? Questo non lo
capisco. Molta gente nel nostro paese, inclusi i politici, non vogliono
riconoscere i Rom, vederli come uguali e, prima di tutto, come Rumeni. Non c'è
un passaporto che riporta "zingaro/Rom", ma Rumeno. Di conseguenza, dovunque,
nella Commissione Europea, nel Parlamento, nella Corte Europea dei Diritti
Umani, saranno rappresentati o difesi come Rumeni. Non sono rappresentati come
una categoria separata. Così come si può essere orgogliosi di essere musicisti
Rom in Romania - come Fanica Luca, Grigoras Dinicu, Ion Voicu e molti, molti
altri, così devono ammettere di essere pari cittadini di Romania.
European Rom: Come spiegheresti la situazione degli ultimi giorni, sia in
Italia che in Romania, dove i Rom sembrano essere gli unici da colpevolizzare?
Damian Draghici: Io penso che il razzismo non dovrebbe esistere. Se un
individuo commette un reato, questo non ha niente a che fare con l'etnia.
Stereotipiamo quando incolpiamo di un atto sull'etnia o la classe sociale della
rispettiva persona. E' un chiaro atto di discriminazione che non ha senso nel
2007, in un'Europa di cui adesso d'altronde siamo parte. Questo modo di pensare
non aveva senso cinquant'anni fa, figuriamoci ora.
European Rom: Perché il primo impulso è di dare la colpa all'etnia?
Damian Draghici: E' perché la gente usa molto gli stereotipi. Si può passare
facilmente dalla discriminazione all'odio razziale, sono lo stesso tipo di
attitudine. Si può educare qualcuno quando la conoscenza storica è interessata,
puoi insegnare qualcosa di nuovo. Ma per cambiare il sentimento, bisogna
comprendere che siamo tutti gli stessi. I rom non sono differenti dagli altri.
Siamo tutti gli stessi. Negli Stati Uniti, la gente è istruita a rispettare il
prossimo, sono istruiti alle differenze, ed a mostrare simpatia verso le altre
persone. Perché è solo l'istruzione che guida alla comprensione tra i popoli. Io
non enso che la situazione nel nostro paese potrà cambiare facilmente. Non penso
che un anno sarà sufficiente a risolvere questo problema. Si tratta di educare
una nazione intera.
European Rom: Cosa pensi di dovrebbe fare per fermare il razzismo?
Damian Draghici: L'unica cosa che possiamo fare, secondo me, è promuovere i
valori culturali e determinare la gente a a vedere che gli altri sono, infatti,
come loro. E far sì che la gente capisca i propri problemi reali.
European Rom: Tu quale ruolo, come persona istruita, dovresti prendere? La
cultura può superare le barriere della discriminazione?
Damian Draghici: Sto cercando di fare quel che posso. Ciò che sto facendo
attraverso la mia attività professionale, come ambasciatore per i pari diritti e
come uomo, un essere umano,è far comprendere gli altri che anche noi siamo
esseri umani, come loro, ed abbiamo gli stessi problemi del resto dei Rumeni. E
che siamo soltanto un popolo che vive assieme, vive accanto. Spero che così io,
ma anche altri Rom, saremo in grado di cambiare la percezione negativa dei Rom e
fare che la gente ci accetti.
European Rom: Quanto ci vorrà?
Damian Draghici: Non posso saperlo. Se tutto va come spero e se riuscirò a
girare un film sulla cultura Rom, spero che questo avrà un significativo effetto
internazionalmente, e penso che cambierà qualcosa della percezione negativa.
Scritto da Ana Dinescu - 03 febbraio 2008
Di Fabrizio (del 18/02/2008 @ 18:27:54, in casa, visitato 2091 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
La notte tra
giovedì 14 e venerdì 15 febbraio, una comunità di circa 40 rom romeni, che
da oltre un anno viveva in una baraccopoli in via Casal Quinitiliani a Roma,
sotto un’incessante minaccia di sgombero, ha occupato, nel V Municipio, uno
spazio abbandonato di proprietà del Comune. La comunità, composta da molte
donne e bambini, già dal mattino successivo, si è adoperata in lavori di pulizia
e organizzazione degli spazi che, oltre a rendere vivibile un’area abbandonata e
decadente, ha apportato una reale opera di riqualificazione del territorio.
POPICA ONLUS esprime la totale solidarietà a questa comunità che, con questa
azione, la prima a Roma di questo genere messa in atto da parte di rom, ha
voluto riaffermare il proprio diritto alla casa e all’esistenza.
POPICA ONLUS
Di Fabrizio (del 19/02/2008 @ 08:49:45, in Europa, visitato 2259 volte)
Da
Slovak_Roma
12 Febbraio 2008, Kosice e Michalovce - Il 29 gennaio 2008, la Corte
Distrettuale di Michalovce si è pronunciata su un caso di discriminazione
sollevato nel 2005 da due OnG - Poradna e Nova Cesta - a favore di tre attivisti
Rom.
L'incidente successe nell'aprile 2005 quando ai tre attivisti Rom fu negato
l'accesso ad un caffè di Michalovce nella Slovacchia orientale, chiamato
IDEA. Il personale del locale hanno detto loro che il caffè era un club
privato e perciò, per entrare dovevano mostrare una tessera. D'altronde, nel
locale venivano serviti altri clienti non-Rom senza alcuna tessera e la
richiesta serviva solamente a prevenire l'ingresso dei Rom. Il caso venne
portato alla Corte Distrettuale di Michalovce che decise la prima volta il 31
agosto 2006. Originariamente la Corte si pronunciò a favore dei Rom, ma il
giudizio fu abbastanza confuso. Per esempio, il tribunale sentenziò che anche se
i Rom erano vittime di discriminazione, questa non era basata su base etnica.
[...] I Rom si erano in seguito appellati alla Corte Regionale di Kosice, che
aveva cancellato la prima istanza e riportato il caso alla Corte Distrettuale.
A questo punto il Tribunale aveva dichiarato la discriminazione razziale dei
tre attivisti. Aveva anche ordinato al caffè di mandare una scusa scritta ai tre
Rom. Comunque il Tribunale ha rifiutato la richiesta di danni e di una
compensazione finanziaria.
La decisione del Tribunale non è ancora effettiva e può essere ancora
appellata.
Per ulteriori informazioni:
Štefan Ivanco
Center for Civil and Human Rights - Poradna
Krivá 23, 040 01 Košice , Slovakia
tel: + 421 55 68 06 181
e-mail:
antidiskriminacia@poradna-prava.sk
Oz Nová Cesta
Nám. Slobody 1, 071 01 Michalovce , Slovakia
tel: + 421 56 64 26 938
e mail: ipcr@post.sk
Di Fabrizio (del 19/02/2008 @ 18:42:41, in scuola, visitato 3213 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
La raccomandazione nr 4 (2000) del Comitato dei Ministri agli Stati membri
sulla scolarizzazione dei fanciulli rom/sinti in Europa afferma :
“NEI PAESI IN CUI LA LINGUA ROMANĚ Č PARLATA OCCORREREBBE OFFRIRE AI
FANCIULLI ROM/SINTI LA POSSIBILITŔ DI ACCEDERE AD UN INSEGNAMENTO NELLA PROPRIA
LINGUA MATERNA”
Prima di presentare il testo “Leggere e scrivere in romanés”, desidero
riportare due episodi : il primo ha come protagonista Baba una bambina rom e il
secondo si riferisce ad Andrea un bambino non rom
Baba: “ Perché io devo imparare la lingua italiana, mentre i miei
compagni non devono imparare la mia lingua?” chiedeva e, quasi per una forma di
protesta non parlava più italiano e alle mie domande rispondeva in romanès.
Andrea invece era un bambino non rom : nei tempi in cui si recitavano le
preghiere prima delle lezioni, avevo predisposto un foglio con la preghiera del
Padrenostro in romanès, in modo da alternarla con quella in italiano.
Andrea però perdeva regolarmente il foglio (così raccontava) e dovevo
ridarglielo ogni volta che si pregava in romanès.
Un giorno però il bambino non ce l’ha fatto più a raccontare queste bugie : “
Mia mamma mi strappa il foglio e non vuole che io reciti la preghiera con queste
parole” mi rivelò singhiozzando e vergognandosi di fronte ai compagni
Quale può essere quindi il punto d’incontro tra la richiesta di Baba e il
rifiuto dei genitori di Andrea ? Come conciliare le due posizioni ? E come
rispettare anche quei bambini Sinti o Rom che ti sussurrano all’orecchio : “ Non
dire agli altri che siamo perché il papà non vuole! “
La scuola, come Istituzione pubblica, si trova nella condizione di dover
contemplare le diverse opinioni per rispetto del singolo alunno che non deve
crescere in un contesto scolastico in contrapposizione con l’ambiente familiare;
ecco quindi l’importanza della progettazione e della chiarezza da parte di una
scuola diventata multiculturale.
Non è invece consigliabile intervenire in modo estemporaneo, in quanto il nostro
intervento didattico potrebbe essere sottovalutato, se non ostacolato dagli
stessi rom/sinti soprattutto per azioni relative alla lingua e cultura romanì,
ma anche dagli altri genitori preoccupati per il rallentamento del programma
scolastico.
Il testo “ Leggere e scrivere in romanés” vuole essere un attestato di
riconoscimento, attraverso il codice scritto, di una lingua orale
antichissima, una lingua ancora utilizzata da alcuni gruppi, ma che rischia di
scomparire non solo per il mancato riconoscimento legislativo, ma anche per
scelta di coloro che vogliono o che sono costretti a mascherare/rinnegare la
loro vera identità.
Il testo non si propone l’insegnamento del romanès, ma soprattutto la
valorizzazione della lingua madre per i bambini rom e sinti, il riconoscimento
della loro diversità linguistica e la comprensione da parte dei compagni e
dei docenti per eventuali difficoltà ed incertezze in lingua italiana, seconda o
terza lingua per gli alunni Sinti e Rom.
Come riportato dalla collega di Roma può diventare uno stimolo: “Gli
alunni che venendo a scuola sanno di trovare qualcosa, anche poco, che fa
riferimento al loro mondo "fuori" e che, anzi, li aiuta a comprenderlo e
valorizzarlo meglio (e questo vale per tutti gli alunni di origine diversa da
quella italiana) e che avvertono la curiosità degli autoctoni alla conoscenza e
allo scambio, trovano una diversa e più forte motivazione alla frequenza e
all'apprendimento anche quando questo prevede percorsi lunghi, a volte
differenziati o difficoltosi”
Il testo riporta i vocaboli in Romanés harvato ma, visto gli obiettivi più di
carattere educativo che cognitivo, può essere utilizzato anche nelle classi
dove frequentano bambini rom e sinti di altri gruppi.
Interessante la riflessione della collega M. Cristina Fazzi : ”Va precisato,
nel merito, che il romanes usato nel testo citato è quello dei Rom Harvati etnia
a cui non appartengono gli alunni che frequentano la nostra scuola, pur tuttavia
ci sono molte similitudini e soprattutto la metodologia di impostazione dei
testi ha offerto una forte motivazione a rimuovere quella forte ostilità che
questi bambini provano nel socializzare la loro lingua così come altri aspetti
della loro cultura al punto che per loro è tornato facile, spontaneo e
coinvolgente "ritradurre" tutti i vocaboli non "congruenti"
Giorgio Bezzecchi, mediatore culturale rom dichiara : “…….. una
particolare ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI
non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un valido
aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e del domani….
…. GIOCARE IN ROMANES
Anche questo sussidio, come il testo in romanés vuole essere un ulteriore
contributo per la valorizzazione della lingua dei Rom e dei Sinti e quindi
veniva utilizzato alternandolo con altre tombole in lingua italiana
E’ risultato un ottimo strumento didattico che permetteva :
agli alunni non rom di capire le difficoltà dei bambini rom quando dovevano
chiedere all’insegnante di mostrare l’immagine, non conoscendo le parole della
tombola in italiano,
agli alunni rom di essere competenti e sicuri nell’individuare l’immagine
pronunciata in romanès, constatando che anche gli alunni non rom si trovavano
nelle loro medesime condizioni, non conoscendo le parole in romanés
Il mettersi ognuno al posto dell’altro e constatare le reciproche difficoltà,
contribuiva a creare condizioni più favorevoli per la comprensione e la
socializzazione tra alunni; spesso il bambino rom diventava un vero ed unico
protagonista di fronte ai suoi compagni, per i suggerimenti e il supporto
all’insegnante relativamente alla corretta pronuncia del vocabolo in romanés.
Oltre a queste finalità educative, il gioco serviva anche per l’insegnamento
individualizzato, in particolare per le esercitazioni di analisi e
sintesi di brevi e facili parole.
A tale scopo sono state selezionate parole di una o due sillabe semplici,
evitando vocaboli o lettere che sul piano fonetico potevano costituire un
problema di pronuncia da parte dell’insegnante che non conosce la lingua romanés.
Il programma è costituito da 14 unità didattiche, corrispondenti a 14
consonanti dell’alfabeto, per ognuna delle quali sono state selezionate 8 parole
per un totale di 112 vocaboli in romanés.
Il gioco è composto da :
24 cartelle con illustrazioni e parole in romanés
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato
maiuscolo
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato
minuscolo
tessere con l’ illustrazione e dietro la parola in italiano scritta in
stampato minuscolo
Si può giocare a tombola sia in romanés che in italiano utilizzando le varie
cartelle e le tessere corrispondenti.
Adoperando invece solo lo tessere con le illustrazioni e le parole sul retro
tessera, si può giocare a memory in coppia : si capovolgono coppie di tessere
con le illustrazioni e vince chi riesce a trovare il maggior numero di coppie
Finalità didattica del gioco “memory” è la corrispondenza tra stampato
maiuscolo e minuscolo in romanés e la corrispondenza tra parole in romanés e
parole in italiano
Concludo con un augurio che Spatzo (nella lingua dei Sinti Estrekárja
significa "uccellino, passero) rivolge ai Sinti affinchè non dimentichino la
lingua dei loro padri.
“Purtroppo sono consapevole che si tratta di un augurio tardivo dal momento
che l'abbandono della lingua materna costituisce ormai un processo irreversibile
in questa fase storica.
Nel nostro mondo asservito al capitalismo ed al consumismo la gente impara le
lingue solamente se queste gli servono. Forse occorre cominciare a capire che si
può imparare (o re-imparare) una lingua per servire ad essa, per far sì che non
muoia ma continui ad esistere come un pezzo importante dell'identità di un
popolo...”
Di Fabrizio (del 20/02/2008 @ 09:19:49, in casa, visitato 2496 volte)
Da
British_Roma
By Grattan Puxon
Una bambina che sventola il suo pallone di S. Valentino nell'Alta Corte nel
pomeriggio finale del giudizio sui piani del comune di Basildon di spianare Dale
Farm, sembra il segnale di una pietra miliare che è la vittoria ottenuta dai
Viaggianti in Bretagna.
Mentre il giudice Andrew Collins non renderà pubblico il giudizio sino a
Pasqua, non c'è dubbio che il pallone è salito e sconfitto una politica
razzista che la Commissione sull'Eguaglianza ed i Diritti Umani ha detto al
giudice che non è differente da Ponzio Pilato.
Robert Allen, del CEHR, dice che Basildon ha reso palesemente chiaro che
l'unica sua volontà era di sbarazzarsi di Zingari e Viaggianti. "Noi diciamo che
questa posizione è direttamente discriminatoria," ha dichiarato Allen.
Gli sforzi dei capi del comune concernenti le relazioni razziali, le
responsabilità verso gli homeless, i bambini e gli infermi, e soprattutto il
violento sgombero di 90 famiglie di Dale Farm, sono state richiamate nei quattro
giorni dell'udienza non solo dagli avvocati ma dallo stesso giudice Collins.
Si è visto un video girato da Hazel Sillitoe dove Constant & Co., l'impresa
incaricata dello sgombero, devasta le mobile-homes e brucia gli averi dei
Viaggianti a Dale Farm, e il giudice Collins dice che gli sgomberi forzati di
questo tipo dovrebbero essere una cosa del passato. Ha poi detto che
indipendentemente dal risultato, chiederà un ripensamento delle politiche di
sgombero forzato condotte contro Zingari e Viaggianti in Inghilterra e Galles.
"Richiederò un serio ripensamento sul modo in cui hanno luogo gli sgomberi e
se l'uso di queste compagnie specializzate sia appropriato."
Nel frattempo, riguardo il destino delle famiglie a Dale Farm, che negli
ultimi sette anni hanno resistito ai tentativi di allontanarli dalla loro
propria terra, il giudice ha stabilito che il rifiuto di Basildon di fornire un
accomodamento alternativo era sbagliato. Ha detto che il comune era obbligato a
trovare loro un qualche posto dove risiedere permanentemente ed in modo salubre.
"Loro non vogliono per forza vivere a Basildon, ma devono farlo perché non
c'è altro posto dove andare," ha sottolineato il giudice Collins. "O bisogna
aspettare due o tre anni fintanto che non siano sviluppati nuovi siti?"
Alex Offer, rappresentante dei residenti di Dale Farm, ha ricordato che ka
sua associazione ha pure tentato di creare un terreno alternativo a Pitsea.
Questa sistemazione era stata caldeggiata da John Prescott, l'allora vice Primo
Ministro. Basildon rifiutò la proposta che l'anno scorso era stata soggetto di
un'interrogazione pubblica.
FUTURO INCERTO
Il dibattito presso l'Alta Corte si è centrato sulla possibile proposta di un
sito nel distretto di Basildon. L'Assemblea della Regione Orientale ha detto che
si necessitano 81 nuove piazzole di sosta. Il leader conservatore Malcolm
Buckley vorrebbe che altri comuni offrissero posti ai Viaggianti che vivono
nella Greenbelt dell'area. Ma ciò è lontano dal succedere.
Kathleen McCarthy, portavoce di Dale Farm spera che possa prevalere il
buonsenso e che sia concesso loro di rimanere nelle loro dimore attuali. Se
questo non fosse possibile per ragioni politiche, in pochi avrebbero intenzione
di trasferirsi su altri siti.
"Sarebbe un grande passo indietro," dice McCarthy. "Abbiamo creato qui la
nostra comunità e non vogliamo vederne la scissione. La soluzione migliore
sarebbe costruire un'altra Dale Farm da qualche altra parte."
Dale Farm Housing Association (DFHA) sta attualmente lavorando col Consiglio Zingaro
per acquisire lo status di proprietario sociale allo scopo di accedere ai fondi
offerti dalla governativa Housing Corporation. La DFHA, i cui membri possiedono
le cinquanta yards di Dale Farm, potrebbero sviluppare un'alternativa sulla
terra designata dal consiglio di Basildon, in adempimento dei suoi doveri sotto
l'Housing Act.
In una lettera ai consiglieri, il Consiglio Zingaro chiede ai suoi membri in
considerazione del probabile risultato della revisione giudiziaria di esprimere
quale opzione preferirebbero, a) sviluppo sino a tre siti nel distretto, b) luce
verde per un parco espanso per mobil-homes a Pitsea, c) permettere agli attuali
residenti di rimanere a Dale Farm.
Il video su
youtube
Di Fabrizio (del 21/02/2008 @ 09:12:02, in Europa, visitato 2286 volte)
Da
Roma_Francais
Una bambina d'origine rom di sei anni si è fidanzata a Ramnicelu
(est della Romania) con un adolescente di 17 anni, in occasione di una cerimonia
sorvegliata da vicino dalla polizia, la notizia è di venerdì comunicata dal
sindaco.
"E' stata organizzata una festa al focolare culturale, in seguito i due
minori sono rientrati ciascuno a casa loro", ha dichiarato il vice-sindaco
del villaggio, Ion Alecu. Secondo lui, i genitori dei due bambini si sono
impegnati per iscritto dinanzi alla polizia ed un assistente sociale a vegliare
a ciò che i due minori non vivono insieme e non abbiano rapporti sessuali fino a
che la ragazza, Marghioala, celebrerà il suo 15° compleanno.
"Continueremo a sorvegliarli da vicino", ha aggiunto. Prima, assistenti
sociali della direzione locale per la protezione dell'infanzia (DGASPC) si erano
recati sul posto per tentare di convincere le due famiglie a rinunciare al loro
progetto di fidanzare i bambini, ma invano.
"I nostri mezzi d'intervento in casi simili sono limitati", in ragione in
particolare della reticenz della Comunità rom del villaggio, forte di circa
1.200 famiglie, a rinunciare a questa tradizione, hanno spiegato all'AFP il
portavoce della DGASPC, Carolica Dinu. fonte AFP
Da
Romano Them
19 Febbraio 2008 - Il Consiglio Nazionale Rom come legittimo
rappresentante della comunità Rom di Serbia ha condannato ieri le
dichiarazioni di John Sawers, ambasciatore britannico all'ONU, che
affermava tra l'altro che il piano Ahtisaari e la dichiarazione
unilaterale di indipendenza sarebbero state accettate dai Rom e dai
Turchi che vivono in Kosovo. L'ambasciatore britannico ha anche
menzionato come ragione per la dichiarazione d'indipendenza la pulizia
etnica contro gli Albanesi del Kosovo. Ma questo "argomento" è
stato dimenticato quando si è trattato, per esempio, dei Rom.
Durante il mandato della forza internazionale in Kosovo, oltre l'85%
dei Rom che vivevano in Kosovo hanno lasciato la loro casa, a causa
delle terrore delle bande albanesi e delle istituzioni del governo
provvisorio in Kosovo e Mehtojia. Sino ad oggi, meno del 5% ha deciso
per il ritorno. E' esattamente per queste ragioni che è possibile che il
rappresentante dei Rom nel Parlamento kosovaro, Hadji Zuljfi, ha votato
per una decisione tanto vergognosa. Hadji Zuljfi ha perso tutta la sua
credibilità politica, sociale e morale con i Rom da tanto tempo, perché
mai si è alzato contro il terrore, la violenza, gli assassini e la
persecuzione a cui per anni i suoi Rom sono stati esposti in Kosovo e
Mehtojia.
La società internazionale, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e gli
stati membri dell'UE devono riconoscere che i Rom sono stati uno dei più
grandi danni collaterali in Kosovo e Mehtojia. I Rom mai scorderanno il
loro paese, la Serbia e mai riconosceranno un Kosovo indipendente. Per
questa ragione l'ambasciatore britannico non ha il diritto di usare i
Rom nei suoi falsi argomenti per la decisione illegale presa
dall'Assemblea kosovara, così dichiara il Consiglio Nazionale Rom. Il
Consiglio Nazionale della minoranza Rom in Serbia è pronto a fornire al
Consiglio di Sicurezza dell'ONU, tutte le rilevanti informazioni sulla
pulizia etnica ed il terrore a cui i Rom sono esposti in Kosovo e
Mehtojia.
Source: Rominterpres
Visioni, musiche, parole dal mondo rom
(che è anche il nostro mondo)
proiezione delle foto realizzate dai bambini AUTOBIOGRAFIA DEL CAMPO e del
cortometraggio CHI E' CAPPUCCETTO ROSSO? di Eva Ciuk
testimonianza di EVA RIZZIN membro comunità italiana dei sinti
musica dei UF DE UR
martedì 26 febbraio 2008, ore 20.30
TRIESTE - Teatro Miela
replica della serata con la proiezione del cortometraggio
KDO JE RDEČA KAPICA? di Eva Ciuk doppiato in sloveno
Con la musica del duo di ALESSANDRO SIMONETTO e ROBERTO DARIS e altri
ospiti
Martedì 18 marzo 2008, ore 20.30
GORIZIA - Kinemax
ingresso libero
Organizza OSSERVAZIONE - centro di ricerca azione contro la discriminazione di
rom e sinti, associazione di promozione sociale (onlus) con sede a Firenze
impegnata nella lotta contro l'anti-ziganismo e le violazioni dei diritti umani
e per la promozione dei diritti di rom e sinti in Italia (www.osservazione.org).
in collaborazione con Cooperativa BONAWENTURA - TEATRO MIELA, KINEMAX -
TRANSMEDIA srl, Comitato provinciale per l'UNICEF di TRIESTE, MEDITERRANEO FOLK
CLUB - Laboratorio di studio e di ricerca sulle culture popolari, Associazione
culturale IL NODO, ZSKD, Zveza slovenskih kulturnih društev - Unione dei Circoli
Culturali Sloveni, SLOVENSKI DIJAŠKI DOM SREČKO KOSOVEL, TRST - Casa dello
studente sloveno - Trieste
con il contributo di REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA - Assessorato alla
cultura, CENTRO DI DOCUMENTAZIONE CINEMATOGRAFICA "Pietro Pintus" - BELLA,
ZADRUZNA KRAŠKA BANKA Opčine-CREDITO COOPERATIVO DEL CARSO Opicina, SKGZ,
Slovenska kulturno gospodarska zveza - Unione Economico-Culturale Slovena
"Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?" è la domanda che si sono posti gli
operatori coinvolti nell'omonimo progetto di educazione alla multiculturalità
che con la collaborazione del Comiato provinciale per l'UNICEF d Trieste e
l'appoggio dell'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia verrà
proposto alle scuole primarie per promuovere la conoscenza delle differenze ed
una cultura della solidarietà e del rispetto dei diritti dei bambini. Alla luce
di attuali fatti di cronaca, di numerosi fatti di discriminazione continua dei
rom e dei sinti e di negazione dei diritti umani fondamentali diventa
importantissimo stimolare i bambini e cioè la generazione che forgerà il mondo
di domani, a valutare eticamente le conseguenze del proprio agire sul piano
personale e sociale nei confronti delle comunità rom e sinti. Ed è di
altrettanta importanza creare un'occasione di sensibilizzazione anche per un
pubblico di adulti. Per una cultura di solidarietà e convivenza è importante che
anche i genitori, gli insegnanti, gli educatori e in generale i cittadini
riflettano sulle condizioni materiali, sulla cultura e sui luoghi comuni nei
confronti delle comunità rom e sinte soprattutto in relazione alla situazione
attuale.
Così, a riflettere sulla risposta alla domanda "Chi ha paura di Cappuccetto
Rosso?" abbiamo invitato anche "i grandi": martedì 26 febbraio al Teatro Miela
di Trieste e martedì 18 marzo al Kinemax di Gorizia verrà presentato il progetto
pensato per i bambini, ma proposto anche ai grandi. Si inizierà con un po' di
musica dal vivo proposta dai UF DE UR che introdurranno la proiezione delle
fotografie dal ciclo "Autobiografia dal campo". Si tratta di foto scattate dai
bambini dei campi del Friuli Venezia Giulia sotto la supervisione di CLAUDIO
DOMINI, docente di storia di fotografia al DAMS di Gorizia - Università degli
Studi di Udine e fondatore e membro dell'Istituto Studi Scientifici di
Fotogiornalismo di Roma. "L'obiettivo è stato quello di fornire una
documentazione dal mondo rom e sinti prodotta dal proprio interno, - racconta
Domini - dunque "ripulita" da estetizzazioni e folklorismi tipici della
fotografia professionale, anche quando realizzata con i migliori intenti
umanitari. Uno sguardo autobiografico sul quotidiano dei bambini rom e sinti,
fatto, come quello dei loro analoghi "gagi" (in romanès significa non rom e non
sinto), di curiosità, giochi, studio, affetti famigliari."
Si proseguirà poi con la proiezione del cortometraggio "Chi è Cappuccetto
Rosso?" di EVA CIUK, che oltre ad aver firmato la regia del corto è stata anche
l'ideatrice del progetto, su cui ha iniziato a lavorare circa due anni fa.
"Quando nel 2005 sono stata in Kosovo per le riprese del documentario "RealitieS
KosovA/O - voci di minoranze dimenticate" - produzione della KAIROS, Centro
produzione video di Gorizia - mi ha colpito la serenità e l'allegria dei bambini
e delle bambine del campo sfollati interni di Plementina/e, vicino a Pristina -
racconta Eva Ciuk -. Abbiamo stretto amicizia con i rappresentanti del campo ed
abbiamo deciso di portare la testimonianza dei bambini del campo nelle scuole
della nostra regione. Così abbiamo posizionato la nostra telecamera e sullo
sfondo che era tutto altro che da fiaba i bambini ci hanno raccontato
Cappuccetto Rosso." Così è nato il cortometraggio raccontato nella versione
italiana da Pino Petruzzelli, attore genovese impegnato nel teatro sociale di
denuncia, e nella versione in lingua slovena, che verrà presentata il 18 marzo a
Gorizia, dall'attore Danijel Malalan. A contrastare la voce narrante del
racconto della fiaba è invece Cappuccetto Rosso, un cartone animato inventato
dall'illustratrice iva Pahor, animato dalla società MoviMenti di Saronno (VA) e
interpretato nelle due lingue dalla attrice Nikla Petruška Panizon. Il
conttributo degli attori al progetto è stato volontario.
La serata non è un evento che vuole raccontare in modo folklorico "la bellezza
della cultura rom e sinta". Č un momento d'incontro che vuole farci riflettere
sulla situazione di grave disagio e di contraddizione sociale in cui vivono oggi
i rom e i sinti. Ma che vuole farlo con linguaggi diversi: la musica, le
immagini fotografiche, l'esperienza filmica. Porterà la sua testimonianza la
dott.ssa EVA RIZZIN, appartenente alla comunità italiana dei sinti, nata e
cresciuta a Udine e da tempo impegnata nella lotta all'antiziganismo con le
organizzazioni OsservAzione (organizzatrice dell'evento triestino) e Sukar Drom
di Mantova. "I rom e i sinti sono la cartina di tornasole con cui misurare il
nostro pregiudizio, le nostre paure, l'allargamento dello stato d'eccezione a
discapito della giustizia - spiega Lorenzo Monasta, membro di Osservazione - . A
guardare bene, siamo tutti rom e sinti, perché tutti diventiamo vittime delle
categorie che costruiamo per poi caderci dentro. Ma siamo incapaci di
considerare rom e sinti come realmente sono, tanto sono coperti dalla proiezione
delle nostre insicurezze."
E per finire: i UF DE UR, gruppo musicale del goriziano che ha realizzato le
musiche per il cortometraggio "Chi è Cappuccetto Rosso?", proporranno una
riflessione musicale che trae ispirazione da musiche e canzoni rom, istriane,
friulane e slovene, passando dai timbri sonori balcanici. Il loro progetto
musicale si rifà alla cultura mitteleuropea e il loro intento è di fondere ed
esprimere al meglio la plurietnicità di chi vive in queste terre tentando di
coinvolgere l'ascoltatore nel superamento di pregiudizi e chiusure.
La serata verrà riproposta martedì 18 marzo al Kinemax di Gorizia e prenderà il
titolo "KDO SE BOJI RDEČE KAPICE?". Durante l'evento presentato in italiano e in
sloveno verrà proiettato il cortometraggio di Eva Ciuk "Kdo je Rdeča Kapica?"
doppiato in lingua slovena dagli attori Danijel Malalan e Nikla Petruška Panizon.
La versione slovena del cortometraggio, resa possibile grazie all'appoggio delle
SKGZ - Slovenska kulturno gospodarska zveza-Unione Economico-Culturale Slovena e
ZSKD - Zveza slovenskih kulturnih društev - Unione dei Circoli Culturali
Sloveni, da la possibilità di proporre il progetto anche nelle scuole primarie
con insegnamento di lingua slovena.
Durante la serata verranno riproposte le fotografie dal ciclo "Autobiografia dal
campo" scattate dai bambini dei campi nomadi del Friuli Venezia Giulia e
proiettate con una cornice musicale del duo formato da ALESSANDRO SIMONETTO
(violino) e ROBERTO DARIS (fisarmonica). Lo straordinario e apprezzatissimo duo
è impegnato nell'esecuzione delle più famose czarde, gitanerie e musiche
dell'Europa Centro orientale e propone questo genere partendo dalla tradizione e
dalla tecnica musicale originale, con pregevoli originalità negli arrangiamenti
e nell'esecuzione.
Sono stati invitati anche l'Assessore alla cultura della Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia Roberto Antonaz e Joek Horvat Muc presidente della Romanì Union
della Slovenia che hanno già confermato la loro presenza
Ufficio stampa Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?/Kdo se boji Rdeče Kapice?
osservazione@gmail.it - cell. 333
7448623
per saperne di più:
sulla situazione rom e sinti contattare LORENZO MONASTA (cell. 339 4993639) o
EVA RIZZIN (cell. 393 7878880), membri di OsservAzione;
EVA CIUK (cell. 333 7448623) coordinatrice del progetto "Chi ha paura di
Cappuccetto Rosso?" e regista del cortometraggio "Chi è Cappuccetto Rosso?"
CLAUDIO DOMINI (cell. 349 0701495) coordinatore del progetto di fotografia
"Autobiografia del campo"
Di Fabrizio (del 23/02/2008 @ 08:42:24, in Regole, visitato 3150 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Il ''quaderno'', curato soprattutto da Cospe e Asgi, 0 indica a cittadini
stranieri e non, avvocati, magistrati, sindacati, istituzioni pubbliche e
associazioni la strada da intraprendere se si vuole ricorrere al giudice
BOLOGNA - Ecco le linee guida per chi, discriminato per motivi etnici, razziali
o religiosi, vuole fare causa ad esempio contro il datore di lavoro oppure
contro il Comune perché magari è stato escluso dalle graduatorie per le "case
popolari” o dall'accesso al pubblico impiego. Si chiama “Cause strategiche
contro la discriminazione” , ed è un “quaderno” curato dal Cospe,
l"organizzazione di Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti, che indica
a cittadini stranieri e non, ad avvocati, magistrati, sindacati, istituzioni
pubbliche e associazioni la strada da intraprendere, la normativa di riferimento
e a quali organi giudiziari rivolgersi se si vuole ricorrere al tribunale per
motivi discriminatori legati alla razza, all'etnia o al credo religioso.
Realizzato grazie anche al contributo dell"Asgi (Associazione studi giuridici
sull’immigrazione) , del Cestim (Centro studi immigrazione) , dell’Enar (Network
europeo contro il razzismo) e della Regione Emilia-Romagna, il volume è stato
presentato oggi a Bologna nel corso di un convegno a conclusione del progetto
omonimo co-finanziato dall’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali che sta presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità).
“In Europa le cosiddette 'cause strategiche’, che altro non sono che cause
legali chiamate così per indurre un cambiamento sociale, legislativo e
giurisprudenziale che contribuisca a sviluppare la tutela dei diritti umani,
sono già applicate da tempo - dice Marina Pirazzi del Cospe –. In Italia,
invece, sono poco praticate nonostante la Costituzione, le direttive europee, il
testo unico sull’immigrazione del ’98 e il decreto legislativo 215/03 siano
ampiamente dotati di norme anti-discriminazion e razziale. Servirebbe inoltre un
Fondo nazionale per il finanziamento delle cause strategiche, perché non è
giusto che la via legale vada a gravare sulle spalle degli avvocati”. “Quello
che manca nel nostro Paese è una cultura giuridica forte contro le
discriminazioni per motivi etnici. Nonostante la normativa compia 10 anni, solo
negli ultimi tempi ci sono state delle sentenze che sono andate in questa
direzione – precisa Nazzarena Zorzella dell’Asvi –. E lo hanno fatto pur tra
mille difficoltà, legate soprattutto al fatto che il recepimento delle direttive
europee non ha pienamente accolto il meccanismo dell’inversione dell’onere della
prova nel processo e che resta alquanto nebuloso il criterio di quantificazione
del danno in caso di risarcimento”.
Di Fabrizio (del 24/02/2008 @ 08:51:45, in Europa, visitato 2839 volte)
segnalazione di Tommaso Vitale
Kosovo, una piccola storia di vittime dimenticate
di Flavio Fusi
Questa è una piccola storia di vittime dimenticate. L’abbiamo raccontata, più di
un anno fa, insieme a Massimo Campili e Boban, per il settimanale del TG3
“Agenda del mondo”. Lo scenario è quella terra di nessuno di colline brulle e
avvelenate che sta intorno a Mitrovica: la piccola Berlino del Kosovo, disputata
tra serbi e albanesi. La “grande storia” non si occupa della sorte degli ultimi,
dei reietti, dei sommersi. Oggi, la bandiera del Kossovo indipendente sventola
da Pristina a Mitrovica, e le cancellerie occidentali si congratulano con i
vincitori, che molto hanno sofferto, ma che molte sofferenze hanno inflitto.
Nessuno è innocente, nell’ esplosione delle frontiere, e nella nascita delle
“piccole patrie etniche” che marchia a fuoco il nuovo secolo. Questa, infine, è
una storia di “pulizia etnica”. Chi si è indignato giustamente per la “pulizia
etnica” consumata dai serbi di Milosevic, dovrebbe volgere lo sguardo a queste
colline, e indignarsi, e chiedere conto anche della sofferenza dei bambini di
Cesmin Lug , Kablare e Zitkovac.
continua
|