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Leggere e scrivere in romanés
Di Fabrizio (del 19/02/2008 @ 18:42:41, in scuola, visitato 3212 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La raccomandazione nr 4 (2000) del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla scolarizzazione dei fanciulli rom/sinti in Europa afferma :

“NEI PAESI IN CUI LA LINGUA ROMANÌ È PARLATA OCCORREREBBE OFFRIRE AI FANCIULLI ROM/SINTI LA POSSIBILITÀ DI ACCEDERE AD UN INSEGNAMENTO NELLA PROPRIA LINGUA MATERNA”


Prima di presentare il testo “Leggere e scrivere in romanés”, desidero riportare due episodi : il primo ha come protagonista Baba una bambina rom e il secondo si riferisce ad Andrea un bambino non rom

Baba: “ Perché io devo imparare la lingua italiana, mentre i miei compagni non devono imparare la mia lingua?” chiedeva e, quasi per una forma di protesta non parlava più italiano e alle mie domande rispondeva in romanès.

Andrea invece era un bambino non rom : nei tempi in cui si recitavano le preghiere prima delle lezioni, avevo predisposto un foglio con la preghiera del Padrenostro in romanès, in modo da alternarla con quella in italiano.

Andrea però perdeva regolarmente il foglio (così raccontava) e dovevo ridarglielo ogni volta che si pregava in romanès.

Un giorno però il bambino non ce l’ha fatto più a raccontare queste bugie : “ Mia mamma mi strappa il foglio e non vuole che io reciti la preghiera con queste parole” mi rivelò singhiozzando e vergognandosi di fronte ai compagni

Quale può essere quindi il punto d’incontro tra la richiesta di Baba e il rifiuto dei genitori di Andrea ? Come conciliare le due posizioni ? E come rispettare anche quei bambini Sinti o Rom che ti sussurrano all’orecchio : “ Non dire agli altri che siamo perché il papà non vuole! “

La scuola, come Istituzione pubblica, si trova nella condizione di dover contemplare le diverse opinioni per rispetto del singolo alunno che non deve crescere in un contesto scolastico in contrapposizione con l’ambiente familiare; ecco quindi l’importanza della progettazione e della chiarezza da parte di una scuola diventata multiculturale.

Non è invece consigliabile intervenire in modo estemporaneo, in quanto il nostro intervento didattico potrebbe essere sottovalutato, se non ostacolato dagli stessi rom/sinti soprattutto per azioni relative alla lingua e cultura romanì, ma anche dagli altri genitori preoccupati per il rallentamento del programma scolastico.

Il testo “ Leggere e scrivere in romanés” vuole essere un attestato di riconoscimento, attraverso il codice scritto, di una lingua orale antichissima, una lingua ancora utilizzata da alcuni gruppi, ma che rischia di scomparire non solo per il mancato riconoscimento legislativo, ma anche per scelta di coloro che vogliono o che sono costretti a mascherare/rinnegare la loro vera identità.

Il testo non si propone l’insegnamento del romanès, ma soprattutto la valorizzazione della lingua madre per i bambini rom e sinti, il riconoscimento della loro diversità linguistica e la comprensione da parte dei compagni e dei docenti per eventuali difficoltà ed incertezze in lingua italiana, seconda o terza lingua per gli alunni Sinti e Rom.

Come riportato dalla collega di Roma può diventare uno stimolo: “Gli alunni che venendo a scuola sanno di trovare qualcosa, anche poco, che fa riferimento al loro mondo "fuori" e che, anzi, li aiuta a comprenderlo e valorizzarlo meglio (e questo vale per tutti gli alunni di origine diversa da quella italiana) e che avvertono la curiosità degli autoctoni alla conoscenza e allo scambio, trovano una diversa e più forte motivazione alla frequenza e all'apprendimento anche quando questo prevede percorsi lunghi, a volte differenziati o difficoltosi

Il testo riporta i vocaboli in Romanés harvato ma, visto gli obiettivi più di carattere educativo che cognitivo, può essere utilizzato anche nelle classi dove frequentano bambini rom e sinti di altri gruppi.

Interessante la riflessione della collega M. Cristina Fazzi : ”Va precisato, nel merito, che il romanes usato nel testo citato è quello dei Rom Harvati etnia a cui non appartengono gli alunni che frequentano la nostra scuola, pur tuttavia ci sono molte similitudini e soprattutto la metodologia di impostazione dei testi ha offerto una forte motivazione a rimuovere quella forte ostilità che questi bambini provano nel socializzare la loro lingua così come altri aspetti della loro cultura al punto che per loro è tornato facile, spontaneo e coinvolgente "ritradurre" tutti i vocaboli non "congruenti"

Giorgio Bezzecchi, mediatore culturale rom dichiara : “…….. una particolare ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e del domani….

…. GIOCARE IN ROMANES



Anche questo sussidio, come il testo in romanés vuole essere un ulteriore contributo per la valorizzazione della lingua dei Rom e dei Sinti e quindi veniva utilizzato alternandolo con altre tombole in lingua italiana

E’ risultato un ottimo strumento didattico che permetteva :
agli alunni non rom di capire le difficoltà dei bambini rom quando dovevano chiedere all’insegnante di mostrare l’immagine, non conoscendo le parole della tombola in italiano,
agli alunni rom di essere competenti e sicuri nell’individuare l’immagine pronunciata in romanès, constatando che anche gli alunni non rom si trovavano nelle loro medesime condizioni, non conoscendo le parole in romanés


Il mettersi ognuno al posto dell’altro e constatare le reciproche difficoltà, contribuiva a creare condizioni più favorevoli per la comprensione e la socializzazione tra alunni; spesso il bambino rom diventava un vero ed unico protagonista di fronte ai suoi compagni, per i suggerimenti e il supporto all’insegnante relativamente alla corretta pronuncia del vocabolo in romanés.

Oltre a queste finalità educative, il gioco serviva anche per l’insegnamento individualizzato, in particolare per le esercitazioni di analisi e sintesi di brevi e facili parole.

A tale scopo sono state selezionate parole di una o due sillabe semplici, evitando vocaboli o lettere che sul piano fonetico potevano costituire un problema di pronuncia da parte dell’insegnante che non conosce la lingua romanés.

Il programma è costituito da 14 unità didattiche, corrispondenti a 14 consonanti dell’alfabeto, per ognuna delle quali sono state selezionate 8 parole per un totale di 112 vocaboli in romanés.

Il gioco è composto da :
24 cartelle con illustrazioni e parole in romanés
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato maiuscolo
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato minuscolo
tessere con l’ illustrazione e dietro la parola in italiano scritta in stampato minuscolo

Si può giocare a tombola sia in romanés che in italiano utilizzando le varie cartelle e le tessere corrispondenti.

Adoperando invece solo lo tessere con le illustrazioni e le parole sul retro tessera, si può giocare a memory in coppia : si capovolgono coppie di tessere con le illustrazioni e vince chi riesce a trovare il maggior numero di coppie

Finalità didattica del gioco “memory” è la corrispondenza tra stampato maiuscolo e minuscolo in romanés e la corrispondenza tra parole in romanés e parole in italiano

Concludo con un augurio che Spatzo (nella lingua dei Sinti Estrekárja significa "uccellino, passero) rivolge ai Sinti affinchè non dimentichino la lingua dei loro padri.

Purtroppo sono consapevole che si tratta di un augurio tardivo dal momento che l'abbandono della lingua materna costituisce ormai un processo irreversibile in questa fase storica.

Nel nostro mondo asservito al capitalismo ed al consumismo la gente impara le lingue solamente se queste gli servono. Forse occorre cominciare a capire che si può imparare (o re-imparare) una lingua per servire ad essa, per far sì che non muoia ma continui ad esistere come un pezzo importante dell'identità di un popolo...