Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

ASSETTO VARIABILE

E' sospeso sino a data da destinarsi.

Le puntate precedenti sono disponibili QUI


Volete collaborare ad ASSETTO VARIABILE?
Inviate una
mail
Sostieni il progetto MAHALLA
 
  
L'associazione
Home WikiMAHALLA Gli autori Il network Gli inizi Pirori La newsletter Calendario
La Tienda Il gruppo di discussione Rassegna internazionale La libreria Mediateca Documenti Mahalla EU Assetto Variabile
Inoltre: Scuola Fumetti Racconti Ristorante Ricette   Cont@tti
Siamo su:  
Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 15/10/2007 @ 23:08:04, in media, visitato 2050 volte)

(15/10/2007) - Nell'articolo del 5 ottobre di Barbie Nadau, "Nuova Unione, Vecchi Pregiudizi", il sindaco di Roma Walter Veltroni, neo-eletto segretario nazionale del Partito Democratico, e il prefetto romano Achille Serra in testa alla criminalizzazione dei nomadi. Citato anche Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che non usa mezzi termini e parla invece di "genocidio" del popolo Rom e Sinti, e di un nuovo, pericoloso Porrajmos alle porte. In uno speciale del 5 ottobre 2007 a firma di Barbie Nadau, anche il settimanale Newsweek tratta la problematica Rom in Italia : "Nuova Unione, vecchi pregiudizi ", titola l'articolo, che descrive la persecuzione istituzionale che l'Italia conduce contro Rom e Sinti, complici i media. "Il Gruppo EveryOne, Opera Nomadi e poche altre realtà conducono una difficilissima campagna per la vita e il rispetto dei diritti di queste minoranze , contro il razzismo che cresce e di fatto uccide senza pietà uomini, donne e bambini innocenti. Il caso del rogo di Livorno di agosto scorso è emblematico delle violazioni che vengono attuate dalle istituzioni italiane contro i nomadi " commentano Roerto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, i leader di EveryOne. Il servizio di Newsweek conduce i lettori nella tragica realtà dei Rom e dei Sinti nel nostro Paese, dove vivono nella più totale indigenza, nel degrado, senza aiuti umanitari né servizi igienici. Una condizione che solo grazie alla loro proverbiale capacità di adattamento consente loro di non estinguersi, anche se la mortalità cui sono soggetti è spaventosa. Newsweek spiega come l'indegna condizione in cui sono tenuti i nomadi, che supera quella che i nazisti riservavano agli ebrei nei ghetti dell'est europeo, sembra non saziare l'odio di un'Italia che si riscopre in gran parte intollerante , perché la stampa italiana ha promosso una feroce campagna razziale volta ad istigare nuova avversità da parte della gente. "L'invasione dei nomadi" titola il Corriere della Sera . "Aiuto!" invoca Il Messaggero. "Sono troppi!" fa eco La Repubblica, "Emergenza Rom!". Il settimanale cita, tra tutti, Walter Veltroni, il sindaco di Roma nonché neosegretario nazionale del PD, secondo cui i Rom sarebbero colpevoli del 75 per cento dei piccoli crimini commessi nella capitale . A suo parere la questione è così grave da richiedere un intervento del Ministero dell'Interno affinché i nomadi siano classificati come immigrati illegali, soggetti ad espulsione anche quando cittadini dell'Unione Europea, in quanto "minaccia alla sicurezza nazionale". Nel frattempo, continua lo speciale, diverse città italiane hanno adottato provvedimenti per sottrarre ai Rom le classiche, misere fonti di sostentamento, come l'attività di lavavetri (emblematico l'ultimo caso di Firenze) . Ma non basta: si sta cercando una via per perseguire penalmente i reati commessi da minori nomadi, equiparandoli nei tribunali agli adulti. Fatto salvo che lo stesso trattamento non sarà mai riservato ai ragazzini italiani. "L'immigrazione consistente di romeni," ha detto ancora Veltroni, "crea problemi gravi di ordine ubblico, tanto che la città non può più tollerare questa terribile ondata criminale". Seguendo una via sbagliata – commenta sottilmente l'autore del pezzo –, sta cercando di imitare l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, che intraprese la famosa battaglia contro il crimine nella Grande Mela. Newsweek riferisce alcuni dei numerosi eventi recenti di intolleranza contro i Rom, amplificati dai media, ponendo l'accento sul rogo di Livorno, in cui non solo sono stati uccisi quattro piccoli Rom, ma i loro genitori sono stati perseguiti dalle autorità per "abbandono di minore" : capri espiatori di una politica che non ha più colore quando si trova di fronte a eventi relativi ai nomadi. "Non tutti, però, emarginano i Rom" scrive poi Newsweek. "Roberto Malini del Gruppo EveryOne , un'organizzazione di difesa dei Diritti Umani che cerca di mediare fra le istituzioni e i nomadi, descrive il trattamento che l'Italia riserva loro come una <<pericolosa persecuzione>> e rivela che tale atteggiamento ha abbassato le speranze di vita dei Rom a soli 47 anni, contro gli 80 dei cittadini italiani. <<In altre parole,>> afferma, <<un genocidio>> ". Newsweek riporta infine le dichiarazioni emblematiche del prefetto di Roma Achille Serra che, trovandosi in un campo nomadi in cui non notò la presenza di donne, disse a un giornalista del Corriere: " Forse sono sul metrò a rubare portafogli, mentre gli uomini dormono dopo aver passato la notte a rubare nelle case. Union Gypsy, Union Romani ed altre importanti associazioni per la salvaguardia dei diritti dei nomadi" concludono i leader di EveryOne "hanno già manifestato il loro disappunto riguardo alla politica persecutoria adottata nel nostro Paese e hanno stigmatizzato le molteplici violazioni commesse dalle autorità nei confronti dei genitori dei bimbi assassinati nel rogo di Livorno". Come previsto – e pubblicato – con largo anticipo dagli attivisti del Gruppo EveryOne, Victor Lacatus e Menji Clopotar, dopo aver subito la durezza del carcere, la tortura della separazione dalla mogli, la crudeltà del divieto di piangere sulle tombe dei loro bambini e infinite pressioni (senza che fosse consentita la perizia di una psicoterapeuta del Comitato Etico, volta ad evitarle), hanno scelto l'unica via concessa loro per riacquistare la libertà: patteggiare e riconoscere il "reato" loro ascritto ovvero "abbandono di minori seguito da morte".

Per il Gruppo EveryOne: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau

Articolo Permalink Commenti Oppure (1)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Sucar Drom (del 16/10/2007 @ 09:29:28, in blog, visitato 1772 volte)

Nazzareno Guarnieri, il rispetto delle leggi deve valere per tutti
«Si all'applicazione delle norme perchè legalità e sicurezza sono principi irrinunciabili, ma allo stesso modo occorre garantire politiche sociali adeguate per consentire a tutti una vita dignitosa. Perchè disagio e illegalità non nascono mai per caso». Così Nazzareno Guarnieri, portavoce del comitato nazionale “Rom e Sinti Insieme”, a cui fanno capo oltre 60 leader e 16 organizzazioni rom e sinte, commenta la decisione del sindaco di Livorno Ale...

Toscana, i Rom sono pochi
Dopo la sciagura del rogo di Livorno, che quest'estate ha visto quattro bambini rom morti, la regione Toscana si era impegnata a tracciare un quadro della presenza rom. L'assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori, in una comunicazione al Consiglio regionale, ha reso noto che nella nostra regione sono presenti 1.230 i Rom n...

La Settimana d’Azione di Football Against Racism in Europe
La Settimana d’Azione di Football Against Racism in Europe (FARE), sostenuta dalla UEFA, simboleggia la lotta del calcio europeo contro il razzismo e la discriminazione. Quest’anno le attività avranno luogo dal 17 al 30 ottobre. Campagna di sensibilizzazione. Il messaggio raggiunge tutti gli angoli del continente. Dalle grandi nazioni calcistiche occidentali ai tifosi caldi del Sud, passando...

Reggio Emilia, il Sindaco si arrende...
“Siete con me in questo progetto di grande umanità che incontrerà sicuramente forti resistenze in città?” Questa la domanda, retorica nelle intenzioni, rivolta dal sindaco di Reggio Graziano Delrio ai colleghi della Margherita in relazione alla sua intenzione di chiudere i "campi nomadi" e realizzare le c...

I Rom non ci invidiano
Pubblichiamo l’articolo di Giovanna Zincone uscito ieri su La Stampa. Non condividiamo alcune affermazioni sull’attuale situazione sulle e nelle comunità rom e sinte in Italia ne condividiamo il concetto di “integrazione” che contrappon...

Mercedes Frias presenta una proposta di legge per riconoscere ai Sinti e ai Rom lo status di minoranze
“La vera emergenza non e' l'immigrazione ma la mancanza di politiche di accoglienza nel nostro Paese”. Lo dichiara la deputata del Prc-SE Mercedes Frias in riferimento all'allarme lanciato da Beppe Grillo, che ha definito la “questione rom, una bomba pronta ad esplodere”. “Giovedì presenterò una proposta -di...

Cominciamo bene: si discute di Rom
Sarà una puntata ricca di argomenti quella di domani di ''Cominciamo Bene'', il programma in onda alle 10.05 su Raitre condotto da Fabrizio Frizzi ed Elsa Di Gati. Una delle tante novità dell'edizione di quest'anno è rappresentata da “Che Storia!”, la rubrica curata da Fabrizio Frizzi che, ogni due set...

Roma, presentata la proposta di legge per riconoscere a Sinti e Rom lo status di minoranze
Si è svolta ieri a Roma la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge n.2858 depositata dall’onorevole Mercedes Frias come prima firmataria, sull'inserimento delle minoranze rom e sinte nella Legge 482 del 1999: norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche. Oltre all’onorevole Frias sono intervenuti l’onorevole Leoluca Orlando e l’onorevole Marco Boato, tra i firmatari della proposta. In rappresentanza dei cittadini e...

Reggio Calabria, dopo la "delocation rom" rimangono dei problemi
Lo scorso agosto l’amministrazione di centro-destra della città di Reggio Calabria, guidata dal sindaco Giuseppe Scopelliti, ha ultimato lo sgombero delle famiglie rom residenti nel ghetto dell’ex Caserma Cantaffio, noto come “208”. “Delocation Rom” è la denominazione dell’operazione, iniziata nell’aprile 2006, voluta dall’amministrazione Scopelliti per delocalizzare le circa 70 famiglie reside...

Mendicavano con bimbi in braccio, denunciate da CC
Il 9 ottobre 2007 l’Ansa ha lanciato la seguente agenzia “nomadi: mendicavano con bimbi in braccio, denunciate da CC”: i Carabinieri della Compagnia San Pietro hanno denunciato in stato di libertà tre cittadine romene di 23, 21 e 17 anni, con l'accusa di accattonaggio con uso di minori. Le tre donne, appartenenti al “campo nomadi” di ...

Il "pacchetto sicurezza" si ferma?
In Consiglio dei ministri non si è parlato di sicurezza. L'annunciato pacchetto illustrato ai sindaci dal ministro dell'Interno Giuliano Amato non è stato presentato. Alla base del rinvio le polemiche e le richieste di modifiche da parte della sinistra dell'Unione e problemi tecnici per approfondire la costituzionalità di alcune norme previste.
Sintetizza il capogrupp...

Per un giorno come loro
Ci sono storie che possono essere raccontate solo attraverso le immagini e certamente meglio che per mezzo di tante parole. Sono le storie che trovate su questo quarto numero di Witness Journal. Storie che provengono dal nostro Paese così come da posti molto lontani, in tutti i sensi...

Livorno, patteggiano in tribunale i genitori dei quattro bambini rom
Non ci fu nessuna imboscata nella baracca alla periferia di Livorno dove due mesi fa morirono quattro bambini rom e non ci fu alcun ordigno incendiario. In quel "campo" improvvisato sotto un cavalcavia i piccoli erano stati lasciati soli a dormire con una candela accesa. E durante l’incendio devastante gli adulti scapparono tutti abbandonando i bambini al loro destino. I quattro rumeni lo hanno confessato al p...

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 16/10/2007 @ 22:29:53, in media, visitato 1894 volte)

TV Sutel la prima Rom-TV è da oggi visibile su computer. Occorre registrarsi gratuitamente su http://sutel.neotel.net.mk/. Il segnale è eccellente.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 17/10/2007 @ 09:26:45, in Italia, visitato 1801 volte)

MOBILITAZIONE NAZIONALE

27 OTTOBRE 2007 A BRESCIA
PER LA LIBERTÀ E I DIRITTI DEI MIGRANTI

La legge Bossi-Fini è ancora in vigore e non sembra ci sia la volontà di abrogarla, nemmeno di superare gli aspetti più razzisti che continuano a provocare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei migranti. Abbiamo sentito nell'ultimo anno tante promesse, nessuna si è tradotta in realtà. Nei fatti non abbiamo visto alcuna discontinuità con i governi precedenti. Anzi abbiamo assistito ad un aumento di episodi razzisti di una gravità allarmante: amministratori locali che incitano la popolazione a cacciare rom e migranti. I migranti non sono considerati persone, soggetti che vogliono affermare i propri diritti sociali e politici, ma donne e uomini da usare nelle fabbriche, nel commercio, nelle cooperative come forza lavoro precaria e sottopagata.

Da quasi due anni i migranti e le loro famiglie sono costretti a pagare centinaia di euro per ogni rinnovo del permesso di soggiorno. Gran parte di questi soldi vanno alle Poste Italiane senza che forniscano un servizio e un'assistenza adeguati. L'accordo tra lo Stato e le Poste si è rivelato solo un grande affare per le Poste e le casse dello Stato, un ulteriore costo per i migranti e un notevole allungamento dei tempi per rinnovare i permessi di soggiorno. Bisogna trasferire tutte le pratiche dalle questure e dalle Poste agli enti locali, comuni e circoscrizioni, in modo che i migranti non siano più costretti a fare umilianti code davanti agli sportelli e perché finalmente i permessi di soggiorno siano una normale certificazione amministrativa.

Il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro continua ad essere il principale motivo della precarietà dei migranti oltre che rappresentare un costo economico e sociale eccessivo per i migranti: basti pensare che per lavorare i migranti devono avere una casa idonea con tanto di certificazione a norma degli impianti idraulico e elettrico.

La diffusione dei cosiddetti regolamenti e patti sulla sicurezza sta alimentando un clima sociale ostile nei confronti dei migranti. I CPT continuano a essere aperti e svolgere la loro funzione repressiva e di controllo della libertà dei migranti.

E' necessaria una nuova sanatoria, base di partenza per l'introduzione della regolarizzazione permanente, di tutti i migranti presenti sul territorio.

E venuto il momento che i migranti e gli antirazzisti riprendano la parola e si mobilitino in prima persona in due scadenze nazionali: il 27 ottobre a Brescia e il 28 ottobre a Roma.



Sabato 27 ottobre ore 15.00 piazza della Loggia (Brescia)



· per l'abrogazione del protocollo di intesa con Poste Italiane basta dare i soldi alle poste per i permessi di soggiorno.

· per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro, fonte di precarietà e di ricatto sui luoghi di lavoro.

· per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT) in cui continuano ad essere rinchiusi i migranti che non hanno commesso alcun reato. No ai regolamenti e ai patti sulla sicurezza che colpiscono i migranti e alimentano il razzismo

· per la sanatoria e la regolarizzazione permanente di tutti/e i/le migranti presenti sul territorio

· per l' abrogazione della Bossi-Fini

· per il rimborso dei contributi pagati per chi rientra definitivamente nel proprio paese



Appuntamento a Milano ore 12.00 in piazza XXIV Maggio 2

(davanti al Mercato Comunale)
Partenza pullman ore 12.30 - Costo del biglietto 5 euro (andata e ritorno)

Il pullman è organizzato dalla Rete di associazioni di immigrati Cittadini di Fatto


Per comprare i biglietti chiamare: 339/2328678 – 333/1229779

Il costo del biglietto è ridotto grazie al contributo di Arci Milano – Fillea Lombardia – Rete Scuole Milano



Prime Adesioni

Associazione Diritti per tutti (Immigrati in lotta), Coordinamento Immigrati Cgil Brescia e Provincia, Forum delle Associazioni degli Immigrati, Associazione Multietnica Castegnato, Centro islamico Vobarno e Valle Sabbia, Associazione islamica Mohammadiah, Associazione Sri Lanka-Italia, Tavolo Migranti ,Centro sociale Magazzino 47, Radio Onda d'Urto, Centro sociale 28 maggio SdL Intercategoriale, Centro islamico Bresciano, Confederazione Cobas, Associazione Sinistra Critica, Circolo Fai-Arci, Associazione Italia – Bangladesh, Giovani Comunisti Brescia, Associazione Il Maghreb, Associazione Essalam, Associazione Immigrati Franciacorta, Centro Islamico di Sarezzo, Coordinamento Immigrati Bergamo, Coordinamento Migranti Bologna, Gruppo Migranti Torino, Rete Cittadini di Fatto Milano, Laboratorio antirazzista L'Incontro La Spezia, Coordinamento Migranti Vicenza

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 18/10/2007 @ 09:33:11, in Regole, visitato 2093 volte)

Ostrava, 12.10.2007, 17:05, (ROMEA/CTK) Oggi il Tribunale Regionale di Ostrava ha riconosciuto un compenso di CZK 500.000 ad una donna Rom di 30 anni, Iveta Červeňáková, per essere stata sterilizzata contro la propria volontà. [...] Secondo Kumar Vishwanathan di Vzájemné soužití (Vita Insieme) è storicamente il primo caso del genere. La donna venne sterilizzata 10 anni fa. "Non venne sufficientemente informata e solo sette anni più tardi seppe di aver subito questo intervento," dice Vishwanathan.

Il Tribunale ha sancito che la donna ha diritto a scuse e compensazione per danni fisici e psicologici. [...] Il giudice Otakar Pochmon ha detto che l'intervento sulla madre di due bambini è stato irreversibile. La violazione avvenne nel luglio 1997, all'ospedale cittadino di Ostrava.

L'ospedale ribatte di avere il consenso scritto della paziente e intende appellarsi alla Corte Suprema. Marie Dlabalová, portavoce dell'ospedale ha detto che sono coscienti del verdetto odierno e ritengono necessario aspettare la sentenza scritta per depositare l'appello.

Dlabalová aggiunge che sulla sterilizzazione esiste un'inchiesta del Ministero della Salute: "Indagini simili sono state iniziate su cinque casi, in nessuno dei quali è stato provato di essere stati commessi dei crimini."

Il 7 luglio 1997 Červeňáková (nata Holubová) diede vita con parto cesareo alla sua seconda figlia, Kristýna. Durante la stessa operazione venne sterilizzata. Anche se si sapeva in anticipo che avrebbe partorito con taglio cesareo,  i dottori non seguirono il processo legale per ottenere il suo consenso alla sterilizzazione. I dottori non chiesero il suo parere fino a che non era sotto anestesia. Al tempo dell'operazione chirurgica la donna aveva 19 anni. [...]

Per sette anni Červeňáková  ha avuto come l'impressione che le fosse stata applicata una spirale. Quando ha chiesto al suo medico di rimuoverla perché voleva un altro figlio, ha appreso la verità. Lei e il marito stanno ora considerando un'adozione. "Ho già tutti i moduli necessari da compilare. Vorrei in casa un bambino piccolo."

Il suo avvocato, Michaela Kopalová della Lega per i Diritti Umani, dice che la procedura ospedaliera è piena di deficienze. "La commissione che doveva decidere sul permettere la sterilizzazione, si è riunita 10 giorni dopo che la mia cliente aveva partorito. Non esistono documenti che possono provare che lei sia stata messa dell'avviso che la sterilizzazione era irreversibile."

Sul verdetto del Tribunale Regionale, dice ""E' il verdetto più avanzato emesso nella Repubblica Ceca sulla violazione dei medici dell'integrità fisica delle partorienti. Credo che i tribunali in futuro continueranno a rispettare la Corte Suprema, che richiede una compensazione monetaria nei casi di violazione dei diritti della persona, senza limitazione di status."

Secondo la Lega per i Diritti Umani, il compenso monetario è solo il primo passo verso una reale giustizia per queste serie violazioni dei diritti umani. Il trattamento arbitrario di queste donne le ha per sempre deprivate della possibilità di avere figli propri. La somma ottenuta è esattamente la metà di quanto originariamente richiesto. Il primo caso di sterilizzazione illegale portato nei tribunali, quello di Helena Ferenčíková, raccolse le scusa ma nessun compenso per prescrizione dei termini. Ora quel caso è in appello alla Corte Suprema di Brno. Negli anni recenti la Corte ha stabilito che le violazioni dei diritti personali non sono soggette a questa limitazione.

Il caso Červeňáková è il secondo di sterilizzazione forzata del Tribunale di Ostrava. Nel 2005 si era pronunciato proprio su quello di Helena Ferenčíková, che aveva 22 anni al tempo dell'operazione, ma si era risolto solamente con una lettera di scuse, perché non era stata sufficientemente informata prima della sterilizzazione. Ma per scadenza dei termini, il tribunale aveva rigettato la richiesta di un indennizzo di un milione di corone. Kopalová dice che il verdetto di oggi risolleva anche il caso Ferenčíková.

La Lega per i Diritti Umani sta facendo uso di questa opportunità per criticare il governo, che per lungo tempo non ha voluto rispondere alle sollecitazioni interne ed internazionali sulle donne sterilizzate all'epoca del comunismo e negli anni '90. Il governo si fa forte del fatto che i cittadini poveri, incluse le donne sterilizzate in questa maniera, non hanno le capacità finanziarie per farsi rappresentare nei tribunali, e lo stato non ha investito somme per assistere le vittime delle violazioni passate. I casi Ferenčíková e Červeňáková, sterilizzate in ospedali differenti, sono solo la punta di un iceberg. Dice ancora Kopalová: "Io sto rappresentando tre donne, ma so che ci sono circa altre 90 che si sono rivolte alla giustizia." Secondo la sua opinione, i dottori e gli ospedali rispondono coi medesimi argomenti: "Un terzo parto cesareo avrebbe rappresentato un significativo pericolo alle madri e così loro hanno agito nel loro interesse."

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 19/10/2007 @ 09:33:03, in Europa, visitato 1913 volte)

Da Mundo_Gitano

Madrid (España)/11 de octubre de 2007/(CIMAC/ AmecoPress) .- Rosalía Vázquez, esperta di cultura e tradizioni gitane e sin da giovane interessata nella partecipazione al movimento associativo gitano, parla della storica discriminazione che soffrono le persone Gitane, soprattutto le donne, e sulla necessità di rompere con questa.

Nel 1980 fondò la Asociación Gitana de Cantabria, e co-fondatrice di Unión Romaní e, nel 1995 fondò la Asociación de Mujeres Gitanas ALBOREÁ. Attualmente è portavoce del Consejo Estatal del Pueblo Gitano e Presidente della Federación Nacional de Mujeres Gitanas (Kamira), una piattaforma che riunisce 14 associazioni di donne gitane in tutta la Spagna

Perché una Federazione delle donne gitane?

La Federazione ha circa sei anni, e riunisce tutte le Associazioni per essere più forti e creare un progetto comune e un'unità di visione. Non è solo una Federazione spagnola, ma nasce con vocazione europea e di proiettarci nelle istituzioni come il Consiglio Europeo Gitano. Come programmi di base, la Federazione alfabetizza e prepara le donne perché abbiano un posto di lavoro e siano visibili nella società.

Come sono considerate le donne nella cultura gitana?

Le donne gitane, sia dentro che fuori la cultura gitana, hanno sofferto discriminazioni. Solo per essere gitane sono state perseguitate nelle decadi passate, con leggi contro di noi. Arrivammo nel 1425 e già con i Re cattolici si promulgò la prima legge di persecuzione. Ora siamo dimenticate in un angolo, in un angolo c'è la cultura gitana e nel fondo, ci sono le donne gitane. Non ci hanno permesso di svilupparci e sinora abbiamo potuto soltanto sviluppare la sopravvivenza.

Il ruolo delle donne nella cultura gitana è sempre stato rimanere coi nostri figli ed aiutare i mariti perché non abbiamo avuto altri spazi. Come donne abbiamo capito che siamo il motore del cambio in tutti i popoli, non solo quello gitano. La Spagna è avanzata assieme alle donne. Intendiamo che l'educazione e la formazione sono gli strumenti più efficaci per lo sviluppo personale e collettivo del nostro popolo. Da qui siamo interessate nel dare educazione alle nostre figlie perché abbiano un futuro sicuro.

Le donne gitane si sono evolute negli anni?

Ci siamo svegliate e sappiamo che dobbiamo essere integrate nella società e lottare. Attraverso le associazioni e le federazioni gitane ci uniamo e riflettiamo su cosa conviene fare secondo le necessità del popolo gitano. Esaminiamo la nostra cultura e tradizioni.

Ci sono ghetti che non sono progrediti però ci sono dei gitani che collettivamente si sono svegliati e ci hanno motivato per uscire da una situazione di marginalità. Ci sono gitane universitarie, e le madri chiedono che le nostre figlie stiano negli organi direttivi, nella politica, nelle istituzioni del governo. La nostra lotta è per questo, vogliamo lavorare e che le nostre donne non siano più invisibili.

Il popolo gitano non può più continuare ad essere invisibile. Le donne gitane hanno compreso il nostro lavoro e vogliono conquistare spazi come stanno facendo le donne non gitane, non vogliamo restare in disparte ma lavorare assieme a loro. Le istituzioni pubbliche e politiche sono quelle che devono dare spazio alle donne gitane.

Che tipo di discriminazioni si incontrano dentro e fuori la cultura gitana?

Le donne sono in generale discriminate e le donne gitane, doppiamente. Siamo invisibili e non ci danno spazi per svilupparci e partecipare. Questi spazi devono arrivarci dalle istituzioni, come ricorda la nostra Costituzione spagnola. Noi lottiamo, ma sono le amministrazioni, centrali ed autonomiste, quelle che devono appoggiarci per compiere la Costituzione.Non abbiamo bisogno di un aiuto paternalista, abbiamo bisogno di ascolto ed appoggio.

In Andalusia, il governo autonomista ha dato spazio ai collettivi gitani; senza dubbio, il nord della Spagna è ad anni luce, se non siamo discriminate dalle istituzioni stesse.

Cosa credi che possa adottarsi per finire con la discriminazione?

Darci più possibilità non solo consiste, per un'Associazione, nello sperare in un progetto di sviluppo, perché questo da solo è niente. C'è da colmare un debito storico nell'offrire una vera educazione alle nostre famiglie, e avere rispetto come gitani.

Intendiamo che l'educazione è la cosa più importante per uscire dalla marginalizzazione: con l'educazione, il resto viene per aggiunta. Nella misura in cui otterremo formazione potremo essere indipendenti, esporre le nostre idee e svilupparle. Le istituzioni debbono appoggiare e rinsaldare questa educazione però senza farci smettere di essere gitane.

E' molto difficile essere donne del secolo XXI ed essere gitane, vogliamo portare la nostra essenza e valori col rispetto ai nostri anziani e all'unità familiare. A volte per acquisire conoscenze, dobbiamo smettere di essere gitane, e non vogliamo smettere di esserlo.

Il Governo ha fatto qualcosa di importante per l'integrazione delle persone gitane?

Assolutamente niente. Siamo cittadine spagnole ed in tutte le iniziative politiche siamo meno di zero. Occorre una discriminazione positiva perché le donne gitane inizino ad essere visibili.

Attraverso i suoi 50 anni ha vissuto la discriminazione?

Ricordo quando ero bambina, con la dittatura franchista, c'erano negozi con un cartello che proibiva l'ingresso a gitane e gitani. Le mie amiche entravano e io restavo sulla porta aspettando che uscissero.

Adesso, per una ragione o per l'altra, continuo ad incontrare situazioni di discriminazione. Non voglio che le mie figlie soffrano queste situazioni di diseguaglianza e lotterò con le unghie e coi denti. Non vogliamo più essere invisibili e lotteremo per un'uguaglianza di opportunità reale per le donne gitane.

07/MC/GG/CV
Fuente: CIMAC NOTICIAS. Periodismo con perspectiva de género. México, D.F.

Tomado de: http://colombia. indymedia. org/news/ 2007/10/73476. php

PRORROM
PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO ORGANIZATSIAKO LE RROMANE NARODOSKO KOLOMBIAKO [Organización Confederada a Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane Anda´l Americhi, (SKOKRA)]

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 20/10/2007 @ 09:05:40, in Italia, visitato 2353 volte)

Ricevo da Marcel Costache

Caro Fabrizio,
Venerdì scorso sono stati di nuovo lanciati petardi e bombe carta contro i 10 bambini con 4 uomini (uno su una carozzina, perché è disabile) e 4 donne che vivono all'interno della cascina Gandina, struttura di Pieve Porto Morone (provincia di Pavia). I rom sono gli ultimi dei 200 che stavano all'ex Snia -Pavia e che sono stati sgomberati.
"Criminali per bene-nazi duri e impuri pronti a tutto", (come dice "Il Settimanale Pavese"), hanno nuovamente cinto d'assedio i Rom chi vivono nella cascina Gandina, gridato insulti,lanciato petardi e bombe carta. Sono stati circa 150, scrive il giornale.
Lunedì è stata incendiata l'auto di un rom che vive alla cascina Gandina, all'altezza del ponte sul Po. Un rom chi sta lavorando e che adesso non ha più un mezzo per raggiungere il suo posto di lavoro.
Questa é la tolleranza italiana?!
Voglio che tu faccia conosciuto questo messaggio,
Grazie,
Marcel

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 21/10/2007 @ 09:16:49, in Kumpanija, visitato 2059 volte)


Daniel Sershen 10/15/07 - Yangi Makhalla, una polverosa periferia ai margini della città meridionale di Oriz, ha una cattiva fama. In molti sono riluttanti a metterci piede, l'insediamento ospita la popolazione kirghiza dei Lyuli, un'abbandonata minoranza dell'Asia Centrale.

Invece, il cittadino medio incontra i Lyuli in un contesto differente: mendicanti, predizione della fortuna o raccolta metalli, plastica e altri materiali riciclabili. In una regione dove molti sono poveri e svantaggiati, i Lyuli sono i più marginalizzati tra i marginalizzati.

Nina Kadryan, lavoratrice non-Lyuli di un servizio sanitario locale, dice che i suoi colleghi erano scioccati dall'apprendere che lei visita regolarmente l'area. "A volte mi chiedono, Non hai paura di frequentarli? Ma continuo a farlo ogni giorno," ci dice.

Il punto di vista dalla Yangi Makhalla è piuttosto differente. E' il mondo esterno che minaccia, oltre il muro di terra battuta che insieme li circonda e li imprigiona. "Molti non escono dal quartiere," dice Abdurashid Urinov, presidente dell'associazione dei residenti. Descrive un ciclo continuo di diffidenza tra i Lyuli e gli altri, approfondito dalla mancanza di documenti ed informazioni. "La maggior parte di loro non conosce i propri diritti."

Gli studiosi collegano i Lyuli ai Rom dell'Europa Orientale - tracciando per entrambe i gruppi un'origine comune nel subcontinente indiano. Alcuni dei leaders considerano i due gruppi distinti, puntando alle differenze nella lingua e nella religione. La maggior parte dei Lyuli sono musulmani, mentre la maggior parte dei Rom europei sono cristiani.

Nell'intento di sedentarizzare i Lyuli che erano itineranti, i sovietici crearono Yangi Makhalla - che in uzbeko significa nuovo quartiere - dopo la II guerra mondiale. Il gruppo aveva il proprio kolkhoz, o fattoria collettiva e vivevano una vita tollerabile e segregata, secondo Urinov. Il collasso sovietico del 1991 pose la fine alla fattoria collettiva, la terra divisa e redistribuita, molti dicono in maniera non paritaria. Nel contempo, secondo Arsen Ambaryan, direttore di un locale gruppo sui diritti umani, la politica del governo kirghizo si è irrigidita. "Qui non ci sono conflitti diretti tra stato e comunità, dicono le autorità. Se non ci disturbate, noi non vi disturbiamo. E' una situazione di guerra e non di pace."

Nel 2004 il gruppo Ambaryan (Nostra Legge) ha condotto una ricerca lunga un anno sulle condizioni di vita dei Lyuli nella regione di Osh. Si stima a popolazione Lyuli in 3500, con la disoccupazione al 90%. Alcuni Lyuli sopravvivono coltivando il loro residuo pezzo di terra, o lavorando a giornata nei campi. Molti si sono rifugiati nell'accattonaggio.

Ma nonostante tutte le cose che mancano a Yangi Makhalla - acqua, denaro, assistenza medica, educazione nella lingua Lyuli - ci sono delle mancanze più critiche. Molti residenti non hanno documenti, vivendo senza accesso ai servizi chiave governativi. Per quanto residenti a Yangi Makhalla, molti non hanno registrato i loro passaporti dopo il crack della burocrazia sovietica, non potendosi permettere il passaggio ai documenti kirghizi.

"Devo cambiare il mio passaporto, ma non ho i soldi" dice Israel Rzayev, disoccupata che campa coltivando un pezzetto di terra.

In una regione dove la corruzione è alta e la polizia può fermare i passanti con qualsiasi pretesto, dice Urinov, avventurarsi fuori casa senza un passaporto valido è un invito all'estorsione. Un Lyuli detenuto, dice, "potrebbe anche aver ragione, ma sarà sempre nel torto perché non ha documenti." Anche la ricerca di lavoro senza documenti è difficile, aggiunge Urinov.

Concorda la moglie del mullah locale. "Se qualcuno va a lavorare al bazar e la polizia lo trova senza documenti, pagherà una bella multa.

Più discutibili ma persino più importanti i certificati di nascita, perché permettono di accedere ai benefici governativi ed, eventualmente, passaporti propri. Ma il costo degli ospedali di maternità, per cui molte Lyuli partoriscono in casa, ciò significa che i loro bambini non sono registrati all'anagrafe.

Nella ricerca su circa 400 famiglie, il gruppo Ambaryan ha trovato che il 45% dei bambini non ricevono supporto governativo per mancanza dell'atto di nascita. "Siamo già alla terza generazione senza documenti."

Rzayev e gli altri genitori Lyuli sottolineano il circolo vizioso per cui la mancanza di documenti preclude la possibilità di ottenere impiego o benefici di stato, cosa che impedisce ai loro figli di migliorare la loro vita. "La neve arriva presto - ma non abbiamo niente da mettere ai piedi dei bambini" dice Rzayev, aggiungendo che questo significa che probabilmente non andranno a scuola d'inverno.

Come parte dello studio, Ambaryan appoggia la sfida legale di una famiglia di cinque persone completamente senza documenti, per vincere finalmente un giudizio con le autorità per l'identificazione dei querelanti. Ambaryan spera che il caso sia un precedente. Nel contempo, Kadryan dice che i Lyuli del Kyrgyzstan continueranno la loro vita ai margini. "Qui non si vive - si sopravvive. E la gente sopravvive come può."

Editor’s Note: Daniel Sershen is a freelance journalist based in Bishkek.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 22/10/2007 @ 09:38:12, in Europa, visitato 2011 volte)

Romania: il sogno rom di una sanità migliore
19.10.2007 - Nonostante la retorica secondo cui la salute dei rom costituisce una priorità, le autorità rumene mancano i loro impegni nel migliorare la situazione nel maggior insediamento rom di Bucarest. Nostra traduzione
Di Marian Chiriac e Daniel Ganga* da Bucarest - BIRN (tit. orig "Roma Dream of Better Health in Romania", pubblicato il 26 settembre 2009)

Traduzione per Osservatorio: Marzia Bona


Quasi ogni mattina, appena si fa giorno, Gogu prende il suo carretto carico di cianfrusaglie e rottami metallici e lentamente lo trascina fino al centro di riciclaggio. Scarica lì il suo carretto e in cambio riceve una modica somma di denaro, con cui riesce appena a pagarsi il cibo per la giornata. Quindi se ne torna a casa.

Quello che fa ogni giorno Gogu, conosciuto anche come Ion Gogonet, non è niente di insolito per molte delle persone che vivono a Ferentari. Situata all’estema periferia sud di Bucarest, Ferentari è un grande quartiere a metà fra lo slum ed il ghetto.

Molti magazzini, un paio di bar che lasciano alquanto a desiderare, qualche negozio in pessime condizioni, un parco che sembra più grigio che verde e una mensa gratuita per i poveri, questa è Zabrautului Street.

La zona è nota per i suoi monolocali in brutti palazzi a cinque piani, con i panni stesi fuori ad asciugare e piccole finestre dalle quali in ogni momento spunta la testa di una donna che grida ai bambini che giocano a palla di sotto, fianco a fianco con i cani che rovistano nella spazzatura.

Qui, in questo mondo stile-ghetto sporco ma vivace, vive Ion Gogonet, un rom di 50 anni.

Il suo monolocale è di appena sedici metri quadrati; comprende una piccola cucina e un bagno di tre metri quadrati. Ad ogni modo è allacciato alla rete elettrica e al sistema di acqua corrente, il che secondo chi ci abita non è poco, da quando non molto tempo fa gli edifici sono stati privati di questo genere di servizi di base.

Qui è dove vive la famiglia di Gogonet: la sua compagna, Ilie Stela, 33 anni, e tre bambini – due dei quali frequentano ancora le scuole elementari. Il loro padre dorme in un altro letto perché in passato ha avuto la tubercolosi. Ha 72 buchi nei polmoni, e la vita in un contesto povero e insalubre lo hanno reso infermo. Eppure, rifiuta di vedere un medico, in parte per negligenza e in parte per pudore e paura che lo sappiano i suoi amici.

Solo due anni fa un assistente sanitario è riuscito a convincerlo ad iniziare il trattamento per la TB.
Adesso sta bene, anche se soffre ancora dei postumi. Almeno adesso non è più contagioso.

Gogonet è solo uno dei beneficiari della campagna di prevenzione e trattamento della TB avviata da svariate ONG, principalmente americane, e finanziata dall’USAID, l’Agenzia Internazionale degli Stati Uniti per lo Sviluppo.

Il motivo per cui è stata pensata questa campagna è che la Romania ha il più alto tasso europeo di incidenza della tubercolosi, ed il numero di casi è raddoppiato negli anni ’90. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2006, l’incidenza della TB in Romania era di 117,8 casi ogni 1000 abitanti.

In ogni caso, secondo i dati epidemiologici, la comunità rom è circa 10 volte più colpita dalla TB rispetto al resto della popolazione. Fra le cause di ciò ci sono l’accesso limitato ai servizi sanitari pubblici, una scarsa conoscenza in materia sanitaria, l’analfabetismo diffuso, le condizioni di vita in luoghi affollati ed insalubri e la povertà in generale.

Taves Batalo!

I rom si salutano fra loro ogni giorno con l’espressione taves batalo – che significa “Stai bene”. La salute viene apprezzata da chiunque indipendentemente dalla sua origine etnica, specialmente in Romania dove il sistema sanitario pubblico si trova ancora in condizioni critiche.

Secondo un’inchiesta condotta in aprile dal Romanian Center for Economic Policies, CEROPE, la quota erogata per la salute in Romania è di soli 470 $ annui pro capite, ben al di sotto della media mondiale di 650 $ a persona.

“La Romania è in una situazione negativa per ciò che riguarda il servizio medico, con una distribuzione regionale insoddisfacente, in cui le aree rurali e le comunità più povere che vivono ai margini della società risultano le più svantaggiate”, sottolinea l’inchiesta.

“Una spiegazione si trova nell’insufficente finanziamento del servizio di salute pubblica, assieme alla crisi prolungata del fondo di assicurazione sanitaria e allo scarso budget destinato al settore, attorno al 3 -4% del PIL, in netto contrasto rispetto all’8 -9% dei paesi più sviluppati d’Europa”.

In questo già difficile quadro, i rom si distinguono per la posizione negativa che occupano.

Ufficialmente sono 550.000 le persone di etnia rom, che corrisponderebbero al 2,6% dei 21 milioni di abitanti della Romania. Ma molti studi e statistiche sostengono che il numero si aggiri attorno ad 1- 1,5 milioni.

La situazione a Ferentari è particolarmente allarmante. A soli 8 chilometri dal centro di Bucarest, molte migliaia di rom vivono in condizioni spaventose.

“Non c’è niente che possiamo fare, figlio mio. E’ così che sono abituati a vivere. Il camion della spazzatura non viene quasi mai da queste parti, ma il fatto è che sono le persone a non meritarselo. Non è come quando Ceausescu era vivo, le persone erano più rispettose, perché avevano paura”, dice una donna anziana, ricordando i giorni del dittatore comunista, Nicolae Ceausescu, mentre vende semi di girasole tostati.

Uno dei problemi principali della zona è che le persone non hanno un lavoro stabile, fatto che impedisce loro di contrarre un’assicurazione medica.

“Se non hai un documento di lavoro o un qualche certificazione del tuo datore che dica che sei un contribuente, non puoi accedere ad un medico di famiglia. E’ qui che inizia il problema “, dice Ioana Constantin, assistente sanitaria a Ferentari.

La gente reclama un centro medico per la zona. “Il più vicino si trova a 15 fermate d’autobus”. La distanza ed il costo delle corse sono scoraggianti. “In effetti c’è un centro medico un po’ più vicino, ma è privato, e quindi caro”, aggiunge Ioana.

Priorità, o no?

Finora, il ministero della Sanità non ha programmi espliciti per la comunità rom. Questo in base all’idea che la malattia e la sofferenza non abbiano niente a che vedere con la provenienza etnica di ciascuno.

A partire dal 2001, anno in cui la Romania ha adottato il regolamento europeo che proibisce la classificazione dei pazienti in base all’etnia, non è più disponibile alcun dato ufficiale sui problemi di salute dei rom.

Sorprendentemente, si sente spesso dire che i rom siano il principale destinatario delle strategie governative di promozione della salute e di lotta alla povertà. Ad ogni modo, non c’è molto che il ministero della Sanità possa fare per la gente di Ferentari.

“Attualmete, la zona non rientra fra le priorità del ministero. Le cose potrebbero cambiare solo se l’Autorità per la Salute Pubblica di Bucarest, ASPB, o qualche ONG, identificassero dei problemi specifici e proponessero un piano concreto per migliorare le condizioni della zona”, dice la dottoressa Hanna Dobronauteanu, consigliere per la questione rom presso il ministero della Sanità.

Per ora a Ferentari – in mancanza di un impegno sostanziale e di lungo termine da parte del governo - solo le iniziative o i progetti delle singole ONG sembrano portare risultati, pur rimanendo limitate negli scopi.

Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi in ogni tipo di programma, compresa la lotta alla TB, l’ educazione sessuale e la pianificazione familiare, la diagnosi del tumore al seno e altri programmi. Ma tutto ciò, finora, sta producendo pochi risultati visibili.

“I progetti portati avanti fino a questo momento dovrebbero essere solo l’inizio di una campagna ampia e coerente pensata rispetto ai complessi problemi di salute della popolazione di Ferentari”, dice Alina Constantinescu, un’attivista dell’organizazione americana Doctors of the World.

“Di certo sono stati molti utili, ma non sempre indirizzati alle necessità più stringenti”.

“”Le cause reali sono la povertà, la disoccupazione e la mancanza di educazione”, continua la Constantinescu, e avverte: “Inoltre, da quando la Romania è entrata nell’Unione Europea, gli Stati Uniti ed altri paesi occidentali hanno smesso di finanziare molti progetti ritenendo che il nostro paese ora sia in grado di risolvere da solo i propri problemi. Personalmente lo dubito.”

Pianificare è ciò che facciamo meglio!

Rispetto alla questione rom, il ministero della Sanità sostiene il ruolo degli assistenti sanitari, membri della comunità locale, formati per facilitare la comunicazione fra i pazienti ed i loro medici. Di conseguenza, i 500 assistenti che attualmente lavorano in Romania – tutte donne- devono entrare nelle case della gente, capire i loro problemi e tentare di risolverli.

Effettivamente, non si limitano alla cura dei problemi di salute, ma aiutano i membri della comunità rom anche ad ottenere i documenti d’identità e i certificati di nascita, oltre a trasmettere alle autorità i problemi sociali riscontrati.

Anche se con l’intervento degli assistenti sanitari sono stati fatti molti passi in avanti, i problemi sono ancora distanti dall’essere risolti. Anzitutto, il loro impiego è a tempo determinato, normalmente un anno, dopodiché i loro contratti vengono rinnovati per un altro anno, cosa che li rende estremamente precari.

In secondo luogo il loro salario - pagato dall’Autorità per la Salute Pubblica - è lontano dall’essere soddisfacente, 125 euro nel migliore dei casi.

Inoltre, rimangono le difficoltà d’accesso da parte dei rom ai servizi di salute pubblica. Mentre il ministero della Sanità sostiene che siano migliorate, le ONG locali sono di un'altra opinione.

Daniel Radulescu, coordinatore del progetto salute dell’organizzazione rom Romani Criss, dice: “Anche se ora sono molte di più le persone affiliate ad un medico, ciò non significa che abbiano un accesso effettivo ai servizi erogati. Molto spesso, ci vengono testimoniate attitudini razziste da parte dei medici.”

Anche il Segretario del Ministro della Sanità, Ervin Zoltan Szekely, conferma l’esistenza di questi casi. “Recentemente siamo stati informati di una donna rom che ha sporto un reclamo per non aver ricevuto un’assistenza medica adeguata, dovendo così affrontare serie complicazioni nel dare alla luce suo figlio. Accertato l’accaduto è stata imposta una sanzione disciplinare al medico, ma non per comportamento discriminatorio, bensì per aver fornito un’assistenza medica inadeguata. In sostanza, il medico non è stato ripreso per discriminazione, perché questo comportamento risulta difficile da provare.”

Romani Criss segue anche casi di segregazione all’interno degli ospedali – cosa illegale in Romania – ma ammette che anche queste circostanze sono difficili da provare. “La discriminazione e la segregazione non sono stati la nostra priorità finora, ma stiamo pensando di includere questi aspetti fra gli obbiettivi delle nostre indagini”, dice Szekely.

Molti rom sperano che tali promesse possano segnare un effettivo miglioramento nell’attitudine ufficiale, migliorando l’accesso ai servizi sanitari per la loro comunità.

* Marian Chiriac è Direttore di BIRN in Romania e Daniel Ganga è giornalista freelance. Balkan Insight è una pubblicazione on line della rivista BIRN.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 23/10/2007 @ 09:22:31, in casa, visitato 2194 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

MITROVICA, Kosovo, October 16 (UNHCR) – L'agenzia ONU per i rifugiati ha aiutato 92 membri delle minoranze kosovare dei Rom, Askali ed Egizi (RAE) a ritornare nel loro quartiere nella città divisa di Mitrovica.

I RAE, di 18 famiglie, sono tornati lunedì e giovedì nel quartiere meridionale della Mahala. Avevano lasciato Mitrovica nel 1999 e trovato rifugio nel Kosovo settentrionale, come pure in Montenegro e nella città serba di Novi Sad.

I 92 RAE sono entrati nel blocco di due edifici della Mahala, che era stata distrutta dopo che otto anni fa gli abitanti erano scappati per paura degli attacchi degli estremisti. Il comune di Mitrovica ha garantito il terreno su cui sono stati costruiti i nuovi appartamenti.

I rifugiati sono stati accolti dall'UNHCR e da Fatmire Berisha, vice presidente dell'assemblea municipale di Mitrovica, che si è impegnato ad assistere alla loro reintegrazione. "Siamo felici di vedere la gente che torna alle proprie case... e cominciare una nuova vita," ha detto Sunil Thapa, capo dell'ufficio UNHCR di Mitrovica.

I RAE hano ricevuto pacchi con cibo e non-alimentari per un periodo iniziale di tre mesi. L'agenzia ONU per i rifugiati li aiuterà e consiglierà nelle aree dei diritti di proprietà, socio-economici, registrazione civile e capacità di costruire ed iniziative redditizie.

L'UNHCR ha iniziato il ritorno assistito delle comunità RAE nella Mahala a marzo, quando in 118 fecero ritorno. I ritornati hanno detto di non ritenere la loro sicurezza la principale tematica, ma la polizia pattuglierà l'area.

Minire* madre di due figli, è felice di aver fatto ritorno dopo otto anni passati in una serie di centri collettivi. "Siamo convissuti con la povertà, senza adeguate condizioni igieniche e i miei bambini sono stati a lungo malati," ricorda. "In questi ultimi due giorni ho pianto dalla felicità," aggiunge.

Ci sono scarse opportunità di impiego nella Mahala, benché i residenti più intraprendenti tentino di decollare con alcune piccole attività: un internet caffè, un bar e una sartoria con annesso negozio di vestiti. Minire spera di poter adoperare le sue capacità di parrucchiera per fare un po' di soldi.

I fratelli Agron,* e Lumnije,* rispettivamente di 11 e 10 anni, sono troppo giovani per ricordarsi il quartiere, ma sono lo stesso eccitati nel traslocare nella nuova casa ed aiutano i genitori portando le loro cose negli appartamenti. Si stanno anche informando su come iscriversi a scuola.

"Abbiamo cambiato posto tante volte e a volte siamo stati obbligati a pagare l'affitto" dice la loro madre ricordando la loro lunga assenza nel Kosovo del nord. "in questi sette/otto anni ho fatto i mestieri di  casa."

L'operazione di questa settimana è parte del Roma Mahala Return Project, coordinato dalle autorità municipali in cooperazione con l'UNHCR ed altri partners come l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), la missione ONU in Kosovo ed il Consiglio Danese per i Rifugiati. E' uno dei più grandi progetti di ritorno in Kosovo.

Durante il conflitto in Kosovo del marzo-giugno 1999 oltre 900.000 di etnia albanese furono forzati ad abbandonare il Kosovo. Fecero ritorno con l'ingresso delle truppe NATO - iniziò allora l'esodo di 200.000 Serbi, Rom, Askali ed Egizi. Secondo le stime UNHCR, circa 17.300 di loro hanno fatto ritorno.

Il fiume Ibar che attraversa Mitrovica, dal 1999 è diventato un simbolo della divisione del Kosovo, con l'etnia albanese nel sud della città e quella serba concentrata a nord. L'UNHCR stima in 21.000 il numero dei dispersi in Kosovo, di tutte le comunità.

* Per tutelare gli interessati, i nomi sono stati cambiati.

By Peninah Muriithi and Shpend Halili - In Mitrovica, Kosovo

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5

Titolo
Quest'anno ci saranno le elezioni europee. Ti senti coinvolto:

 Per niente
 Poco
 Normalmente
 Abbastanza
 Molto

 

Titolo
La Newsletter della Mahalla
Indica per favore nome ed email:
Nome:
Email:
Subscribe Unsubscribe

 

********************

WIKI

Le produzioni di Mahalla:

Dicono di noi:

Bollettino dei naviganti:

********************


Disclaimer - agg. 17/8/04
Potete riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo il link:
www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione.
Ulteriori informazioni sono disponibili QUI

La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net

Filo diretto
sivola59
per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype


Outsourcing
Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare.
Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti:

Il gruppo di discussione

Area approfondimenti e documenti da scaricare.

Appuntamenti segnalati da voi (e anche da me)

La Tienda con i vostri annunci

Il baule con i libri Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.


Informazioni e agenzie:

MAHALLA international

Romea.cz

European Roma Information Office

Union Romani'

European Roma Rights Center

Naga Rom

Osservazione


Titolo
blog (2)
Europa (7)
Italia (6)
Kumpanija (2)
media (2)
musica e parole (4)

Le fotografie più cliccate


21/11/2024 @ 18:01:25
script eseguito in 64 ms

 

Immagine
 Usten Romalen!... di Fabrizio



Cerca per parola chiave
 

 
 

Circa 10196 persone collegate


InChat: per non essere solo un numero scrivete /n  e poi il vostro nome/nick

< novembre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
    
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
 
             
Titolo
blog (506)
casa (438)
conflitti (226)
Europa (986)
Italia (1410)
Kumpanija (377)
lavoro (204)
media (491)
musica e parole (445)
Regole (348)
scuola (335)
sport (97)

Catalogati per mese:
Maggio 2005
Giugno 2005
Luglio 2005
Agosto 2005
Settembre 2005
Ottobre 2005
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024
Novembre 2024

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
BuongiornoE-mail: giovannidinatale1954@gmail.comOf...
28/12/2021 @ 11:20:35
Di giovannidinatale
Hi we are all time best when it come to Binary Opt...
27/11/2021 @ 12:21:23
Di Clear Hinton
 

Locations of visitors to this page

Contatore precedente 160.457 visite eliminato il 16/08/08 per i dialer di Specialstat

 Home page © Copyright 2003 - 2024 Tutti i diritti riservati.

powered by dBlog CMS ® Open Source