Da
Mundo_Gitano
Madrid (España)/11 de octubre de 2007/(CIMAC/ AmecoPress) .- Rosalía Vázquez,
esperta di cultura e tradizioni gitane e sin da giovane interessata nella
partecipazione al movimento associativo gitano, parla della storica
discriminazione che soffrono le persone Gitane, soprattutto le donne, e sulla
necessità di rompere con questa.
Nel 1980 fondò la Asociación Gitana de Cantabria, e co-fondatrice di Unión
Romaní e, nel 1995 fondò la Asociación de Mujeres Gitanas ALBOREÁ. Attualmente è
portavoce del Consejo Estatal del Pueblo Gitano e Presidente della Federación
Nacional de Mujeres Gitanas (Kamira), una piattaforma che riunisce 14
associazioni di donne gitane in tutta la Spagna
Perché una Federazione delle donne gitane?
La Federazione ha circa sei anni, e riunisce tutte le Associazioni per essere
più forti e creare un progetto comune e un'unità di visione. Non è solo una
Federazione spagnola, ma nasce con vocazione europea e di proiettarci nelle
istituzioni come il Consiglio Europeo Gitano. Come programmi di base, la
Federazione alfabetizza e prepara le donne perché abbiano un posto di lavoro e
siano visibili nella società.
Come sono considerate le donne nella cultura gitana?
Le donne gitane, sia dentro che fuori la cultura gitana, hanno sofferto
discriminazioni. Solo per essere gitane sono state perseguitate nelle decadi
passate, con leggi contro di noi. Arrivammo nel 1425 e già con i Re cattolici si
promulgò la prima legge di persecuzione. Ora siamo dimenticate in un angolo, in
un angolo c'è la cultura gitana e nel fondo, ci sono le donne gitane. Non ci
hanno permesso di svilupparci e sinora abbiamo potuto soltanto sviluppare la
sopravvivenza.
Il ruolo delle donne nella cultura gitana è sempre stato rimanere coi nostri
figli ed aiutare i mariti perché non abbiamo avuto altri spazi. Come donne
abbiamo capito che siamo il motore del cambio in tutti i popoli, non solo quello
gitano. La Spagna è avanzata assieme alle donne. Intendiamo che l'educazione e
la formazione sono gli strumenti più efficaci per lo sviluppo personale e
collettivo del nostro popolo. Da qui siamo interessate nel dare educazione alle
nostre figlie perché abbiano un futuro sicuro.
Le donne gitane si sono evolute negli anni?
Ci siamo svegliate e sappiamo che dobbiamo essere integrate nella società e
lottare. Attraverso le associazioni e le federazioni gitane ci uniamo e
riflettiamo su cosa conviene fare secondo le necessità del popolo gitano.
Esaminiamo la nostra cultura e tradizioni.
Ci sono ghetti che non sono progrediti però ci sono dei gitani che
collettivamente si sono svegliati e ci hanno motivato per uscire da una
situazione di marginalità. Ci sono gitane universitarie, e le madri chiedono che
le nostre figlie stiano negli organi direttivi, nella politica, nelle
istituzioni del governo. La nostra lotta è per questo, vogliamo lavorare e che
le nostre donne non siano più invisibili.
Il popolo gitano non può più continuare ad essere invisibile. Le donne gitane
hanno compreso il nostro lavoro e vogliono conquistare spazi come stanno facendo
le donne non gitane, non vogliamo restare in disparte ma lavorare assieme a
loro. Le istituzioni pubbliche e politiche sono quelle che devono dare spazio
alle donne gitane.
Che tipo di discriminazioni si incontrano dentro e fuori la cultura
gitana?
Le donne sono in generale discriminate e le donne gitane, doppiamente. Siamo
invisibili e non ci danno spazi per svilupparci e partecipare. Questi spazi
devono arrivarci dalle istituzioni, come ricorda la nostra Costituzione
spagnola. Noi lottiamo, ma sono le amministrazioni, centrali ed autonomiste,
quelle che devono appoggiarci per compiere la Costituzione.Non abbiamo bisogno
di un aiuto paternalista, abbiamo bisogno di ascolto ed appoggio.
In Andalusia, il governo autonomista ha dato spazio ai collettivi gitani;
senza dubbio, il nord della Spagna è ad anni luce, se non siamo discriminate
dalle istituzioni stesse.
Cosa credi che possa adottarsi per finire con la discriminazione?
Darci più possibilità non solo consiste, per un'Associazione, nello sperare
in un progetto di sviluppo, perché questo da solo è niente. C'è da colmare un
debito storico nell'offrire una vera educazione alle nostre famiglie, e avere
rispetto come gitani.
Intendiamo che l'educazione è la cosa più importante per uscire dalla
marginalizzazione: con l'educazione, il resto viene per aggiunta. Nella misura
in cui otterremo formazione potremo essere indipendenti, esporre le nostre idee
e svilupparle. Le istituzioni debbono appoggiare e rinsaldare questa educazione
però senza farci smettere di essere gitane.
E' molto difficile essere donne del secolo XXI ed essere gitane, vogliamo
portare la nostra essenza e valori col rispetto ai nostri anziani e all'unità
familiare. A volte per acquisire conoscenze, dobbiamo smettere di essere gitane,
e non vogliamo smettere di esserlo.
Il Governo ha fatto qualcosa di importante per l'integrazione delle
persone gitane?
Assolutamente niente. Siamo cittadine spagnole ed in tutte le iniziative
politiche siamo meno di zero. Occorre una discriminazione positiva perché le
donne gitane inizino ad essere visibili.
Attraverso i suoi 50 anni ha vissuto la discriminazione?
Ricordo quando ero bambina, con la dittatura franchista, c'erano negozi con
un cartello che proibiva l'ingresso a gitane e gitani. Le mie amiche entravano e
io restavo sulla porta aspettando che uscissero.
Adesso, per una ragione o per l'altra, continuo ad incontrare situazioni di
discriminazione. Non voglio che le mie figlie soffrano queste situazioni di
diseguaglianza e lotterò con le unghie e coi denti. Non vogliamo più essere
invisibili e lotteremo per un'uguaglianza di opportunità reale per le donne
gitane.
07/MC/GG/CV
Fuente: CIMAC NOTICIAS. Periodismo con perspectiva de género. México, D.F.
Tomado de:
http://colombia. indymedia. org/news/ 2007/10/73476. php
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PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO
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