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Kirghizistan
Di Fabrizio (del 21/10/2007 @ 09:16:49, in Kumpanija, visitato 2059 volte)


Daniel Sershen 10/15/07 - Yangi Makhalla, una polverosa periferia ai margini della città meridionale di Oriz, ha una cattiva fama. In molti sono riluttanti a metterci piede, l'insediamento ospita la popolazione kirghiza dei Lyuli, un'abbandonata minoranza dell'Asia Centrale.

Invece, il cittadino medio incontra i Lyuli in un contesto differente: mendicanti, predizione della fortuna o raccolta metalli, plastica e altri materiali riciclabili. In una regione dove molti sono poveri e svantaggiati, i Lyuli sono i più marginalizzati tra i marginalizzati.

Nina Kadryan, lavoratrice non-Lyuli di un servizio sanitario locale, dice che i suoi colleghi erano scioccati dall'apprendere che lei visita regolarmente l'area. "A volte mi chiedono, Non hai paura di frequentarli? Ma continuo a farlo ogni giorno," ci dice.

Il punto di vista dalla Yangi Makhalla è piuttosto differente. E' il mondo esterno che minaccia, oltre il muro di terra battuta che insieme li circonda e li imprigiona. "Molti non escono dal quartiere," dice Abdurashid Urinov, presidente dell'associazione dei residenti. Descrive un ciclo continuo di diffidenza tra i Lyuli e gli altri, approfondito dalla mancanza di documenti ed informazioni. "La maggior parte di loro non conosce i propri diritti."

Gli studiosi collegano i Lyuli ai Rom dell'Europa Orientale - tracciando per entrambe i gruppi un'origine comune nel subcontinente indiano. Alcuni dei leaders considerano i due gruppi distinti, puntando alle differenze nella lingua e nella religione. La maggior parte dei Lyuli sono musulmani, mentre la maggior parte dei Rom europei sono cristiani.

Nell'intento di sedentarizzare i Lyuli che erano itineranti, i sovietici crearono Yangi Makhalla - che in uzbeko significa nuovo quartiere - dopo la II guerra mondiale. Il gruppo aveva il proprio kolkhoz, o fattoria collettiva e vivevano una vita tollerabile e segregata, secondo Urinov. Il collasso sovietico del 1991 pose la fine alla fattoria collettiva, la terra divisa e redistribuita, molti dicono in maniera non paritaria. Nel contempo, secondo Arsen Ambaryan, direttore di un locale gruppo sui diritti umani, la politica del governo kirghizo si è irrigidita. "Qui non ci sono conflitti diretti tra stato e comunità, dicono le autorità. Se non ci disturbate, noi non vi disturbiamo. E' una situazione di guerra e non di pace."

Nel 2004 il gruppo Ambaryan (Nostra Legge) ha condotto una ricerca lunga un anno sulle condizioni di vita dei Lyuli nella regione di Osh. Si stima a popolazione Lyuli in 3500, con la disoccupazione al 90%. Alcuni Lyuli sopravvivono coltivando il loro residuo pezzo di terra, o lavorando a giornata nei campi. Molti si sono rifugiati nell'accattonaggio.

Ma nonostante tutte le cose che mancano a Yangi Makhalla - acqua, denaro, assistenza medica, educazione nella lingua Lyuli - ci sono delle mancanze più critiche. Molti residenti non hanno documenti, vivendo senza accesso ai servizi chiave governativi. Per quanto residenti a Yangi Makhalla, molti non hanno registrato i loro passaporti dopo il crack della burocrazia sovietica, non potendosi permettere il passaggio ai documenti kirghizi.

"Devo cambiare il mio passaporto, ma non ho i soldi" dice Israel Rzayev, disoccupata che campa coltivando un pezzetto di terra.

In una regione dove la corruzione è alta e la polizia può fermare i passanti con qualsiasi pretesto, dice Urinov, avventurarsi fuori casa senza un passaporto valido è un invito all'estorsione. Un Lyuli detenuto, dice, "potrebbe anche aver ragione, ma sarà sempre nel torto perché non ha documenti." Anche la ricerca di lavoro senza documenti è difficile, aggiunge Urinov.

Concorda la moglie del mullah locale. "Se qualcuno va a lavorare al bazar e la polizia lo trova senza documenti, pagherà una bella multa.

Più discutibili ma persino più importanti i certificati di nascita, perché permettono di accedere ai benefici governativi ed, eventualmente, passaporti propri. Ma il costo degli ospedali di maternità, per cui molte Lyuli partoriscono in casa, ciò significa che i loro bambini non sono registrati all'anagrafe.

Nella ricerca su circa 400 famiglie, il gruppo Ambaryan ha trovato che il 45% dei bambini non ricevono supporto governativo per mancanza dell'atto di nascita. "Siamo già alla terza generazione senza documenti."

Rzayev e gli altri genitori Lyuli sottolineano il circolo vizioso per cui la mancanza di documenti preclude la possibilità di ottenere impiego o benefici di stato, cosa che impedisce ai loro figli di migliorare la loro vita. "La neve arriva presto - ma non abbiamo niente da mettere ai piedi dei bambini" dice Rzayev, aggiungendo che questo significa che probabilmente non andranno a scuola d'inverno.

Come parte dello studio, Ambaryan appoggia la sfida legale di una famiglia di cinque persone completamente senza documenti, per vincere finalmente un giudizio con le autorità per l'identificazione dei querelanti. Ambaryan spera che il caso sia un precedente. Nel contempo, Kadryan dice che i Lyuli del Kyrgyzstan continueranno la loro vita ai margini. "Qui non si vive - si sopravvive. E la gente sopravvive come può."

Editor’s Note: Daniel Sershen is a freelance journalist based in Bishkek.