Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/09/2005 @ 00:31:22, in scuola, visitato 3649 volte)
IL RUOLO DEL MEDIATORE CULTURALE
intervento di Giorgio Bezzecchi -
segretario Nazionale dell'Opera Nomadi, Milano
pubblicato su Atti del Convegno LA MEDIAZIONE CULTURALE una
scelta, un diritto
a cura dell'Istituto di Cultura Sinta e dell'Associazione Sucar
Drom - Mantova
L'attenzione è focalizzata sull'apprendimento scolastico del
bambino rom-sinto e sul difficile rapporto con la scuola. Questa istituzione,
spesso non è in grado di valorizzare le potenzialità dei minori, limitandone
drasticamente gli esiti scolastici. L'autore presenta una critica costruttiva ma
serrata alla scuola, chiamata a giocare un ruolo fondamentale nella società
multiculturale.
Il minore rom e sinto vive sempre fra le braccia dei genitori e
viene allattato dalla madre fino all'età di 3-4 anni, a meno che non nasca un
altro figlio.
Durante questo primo periodo di vita, il bambino vive un'unione
fisica con la madre. Essa lo tiene sempre con sé anche nei giri a manghel 1
dentro una fascia legata a tracolla, almeno fino a quando non inizia a fare i
primi passi da solo. Questa abitudine provoca il salto di alcune importanti
tappe evolutive (lo strisciare, il camminare a carponi) che può avere poi
conseguenze a livello psicomotorio (mancata lateralizzazione) e di apprendimento
(dislessia e disgrafia). Nel caso dei bambini rom e sinti è importante anche
dare spazio alla psicomotricità, poiché spesso, come si è visto, avendo
saltato alcune fasi dello sviluppo, arrivano a scuola con difficoltà di
coordinazione e lateralizzazione. Alla psicomotricità, inoltre, è connessa
anche l'espressione corporea, una forma di linguaggio non-verbale
particolarmente amata dai Rom e dai Sinti, come attesta la loro predilezione per
la danza. La ricercatrice Stefania Guerra Lisi2
traccia un confronto fra le influenze negative e positive che la vita e la
cultura rom e sinta hanno sullo sviluppo senso-motorio del bambino, alla luce di
quanto ha potuto osservare nella sua esperienza scolastica.
I fattori negativi sono identificati con:
-
la limitazione degli spazi vitali (roulottes, baracche,
campi sosta) che riduce le prime esperienze motorie;
-
il precoce abbandono a se stesso del bambino da
parte degli adulti;
-
la carenza di stimoli culturali nell'ambiente;
-
la brevità del periodo infantile fantastico e
l'apprensione costante rispetto alle intenzioni degli altri.
I fattori positivi sono, invece:
-
la maggior frequenza d'allattamento al seno e il dialogo
prolungato tonico-muscolare con il corpo materno, che trasmettono al bambino
maggiore sicurezza;
-
il maggiore stimolo alla creazione di giochi e giocattoli
con associazioni di forme occasionali e la precoce coincidenza del gioco con
il lavoro, dovendo per necessità abbinare le due cose;
-
la stimolazione esistenziale ad inventare strategie di
sopravvivenza (accomodamento con la realtà in età precoce rispetto alla
norma);
-
il maggiore senso della realtà e la spiccata capacità
d'intuizione dell'altro, tramite i linguaggi non verbali.
Nella situazione scolastica i fattori di partenza negativi, con
le loro conseguenze restano, mentre quelli positivi si trasformano in svantaggi:
a scuola l'abitudine al dialogo corporeo è strutturalmente compromessa dai
banchi e dalle cattedre; la psicomotricità come base di qualunque apprendimento
(anche della lettura e della scrittura) è sotto utilizzata; l'iniziativa
personale e la capacità di elaborare soluzioni sulla base dell'esperienza, sono
qualità non richieste; l'intuizione percettiva non ha spazio nella scuola, allo
stesso modo la "comunicazione umana" è ancora secondaria e
soprattutto non collegata all'apprendere. Lo scarso successo scolastico dei
bambini rom-sinti non deriva da un'insufficienza intellettuale, piuttosto
dall'insufficiente capacità della scuola di vedere le potenzialità di chi
proviene da situazioni diverse e conflittuali.
Si tratta di fornire loro le condizioni per un riconoscimento
nell'ambito della nostra società, condizioni che significano: soluzione del
problema dell'alloggio, scolarizzazione, qualificazione professionale.
La scuola, in questo senso, può giocare un ruolo fondamentale.
Una particolare attenzione alla cultura e alla lingua dei Rom e
dei Sinti non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi
un valido aiuto perché acquistino coscienza di cosa sono oggi e di cosa
vogliono diventare domani.
Ad una strategia negativa, tendente alla pura assimilazione,
deve subentrare una politica di riconoscimento come minoranza etnico-linguistica.
La scuola deve riuscire, infatti, a portare all'accettazione del
bambino rom e sinto, anche se non è facile, in quanto vanno sempre tenute
presenti le difficoltà dovute a diversi fattori concomitanti: da un lato il
basso livello del retroterra culturale, la scarsa conoscenza della lingua
italiana, la diversa cultura, il disadattamento del bambino rom e sinto,
derivato dal sentirsi diverso e, talvolta respinto; dall'altro lato il conflitto
tra due culture da cui spesso deriva un atteggiamento di sfiducia nei confronti
della società, espressione della cultura maggioritaria.
Il messaggio educativo che la scuola deve trasmettere è quello
di una pari dignità fra gli individui, senza generare nei bambini un rifiuto
per la propria cultura d'appartenenza che avrebbe conseguenze gravi sia a
livello psicologico (soprattutto nella ricerca di identità del periodo
adolescenziale), sia a livello sociale (nei rapporti con i genitori e col gruppo
d'origine), sia a livello antropologico (ogni cultura va salvaguardata e difesa,
soprattutto se minoritaria).
Il primo grosso problema che si presenta nell'insegnare a
bambini rom e sinti, è quello linguistico, sia nel caso di individui appena
arrivati in Italia, sia nel caso di cittadini italiani, in quanto anche per loro
l'italiano è una seconda lingua, poiché in famiglia parlano romanès.
Per questo motivo è difficile per loro esprimere in italiano vissuto e
sentimenti.
Per affrontare il problema linguistico, in alcune scuole è
stato allestito un apposito laboratorio che, mentre rafforza la conoscenza
dell'italiano, valorizza e difende l'identità culturale di provenienza, per
impostare un dialogo paritetico fra le due culture.
Il laboratorio linguistico, però non è sufficiente in quanto
il bambino dovrebbe essere in condizione di esprimersi anche all'interno della
classe con i compagni e l'insegnante; anche per questo è importante dare largo
spazio ai linguaggi non verbali: in questo campo il bambino riesce ad esprimersi
liberamente, senza difficoltà. Importante, perciò, è la considerazione
di quelle attività non curricolari, che hanno una particolare incidenza su
questi alunni, come per esempio la danza ed il canto (importante per la loro
storia) oppure di quelle attività che ci svelano alcune tendenze o alcuni
sentimenti dei bambini come il disegno e la pittura.
Ai bambini rom e sinti solitamente piace disegnare, perché con
il disegno riescono a parlare, a dire ciò che non riescono a dire con la
parola; piace la drammatizzazione, il canto, la danza, l'attività motoria.
La convinzione, inoltre, secondo la quale lo sviluppo della
personalità può avvenire anche attraverso la creatività, ci deve portare
verso un intervento psico-pedagogico centrato sull'uso dei linguaggi verbali
alternativi: espressione psico-corporea, grafica, cromatica, vocale, musicale,
ai fini della prevenzione o del superamento del disadattamento. Un percorso
alternativo che porti all'appropriazione del linguaggio verbale, attraverso i
linguaggi non verbali (plasmare, colorare, disegnare).
Stefania Guerra Lisi ha utilizzato il metodo della
"globalità dei linguaggi" in varie classi in cui erano presenti anche
bambini rom e sinti. Utilizzando un percorso di presa di coscienza che parte dal
proprio corpo per arrivare alla comprensione del mondo esterno, la ricercatrice
sperimenta un insegnamento concretamente alternativo, che mette in luce le
obiettive, diversificate capacità di tutti i bambini. La sua azione parte dal
presupposto che la formazione dell'uomo è condizionata dalla sua capacità di
comunicare e l'essere comunica con l'ambiente attraverso l'uso informativo dei
sensi.
Qualunque forma di disadattamento è riconducibile a disturbi
della comunicazione, per il non funzionamento e sfruttamento totale o parziale
di uno o più sensi.
Perciò è importante che la formazione del bambino sia
bilanciata nello sfruttare le potenzialità di tutti i canali di comunicazione.
L'atteggiamento che, invece, prevale è la sopravvalutazione
esclusiva di alcuni di questi canali, la parola e la scrittura, frustrando i
linguaggi che nell'uomo sono innati: quello motorio, grafico, cromatico,
musicale.
I linguaggi alternativi alla scrittura non vanno considerati
come momenti ricreativi per riposarsi dalla fatica del pensiero astratto. Al
contrario, proprio attraverso l'utilizzo dei linguaggi alternativi, più vicini
all'esperienza quotidiana dei bambini, si arriva alla comprensione più profonda
dei meccanismi del pensiero astratto (logica, matematica) e dei suoi strumenti
(lettura, scrittura).
L'intelligenza analitica ha, in ultima analisi, il compito di
astrarre le informazioni raccolte nella realtà attraverso tutti gli organi di
senso e tradurle in un codice simbolico. Ogni organismo sensoriale è un
potenziale canale di comunicazione, un mezzo d'informazione e ad ogni organo
sensoriale è possibile affidare il compito di elaborare un codice simbolico.
Se il bambino è educato a cercare e ascoltare se stesso, scopre
come tutti i sistemi comunicativi siano un riflesso della struttura sensoriale
corporea. Ogni canale sensoriale permette, infatti, lo scambio di informazioni
con il mondo circostante. In quest'ottica cresce la capacità di gestire i
linguaggi non verbali in cui i bambini rom e sinti mostrano un netto
vantaggio. A questo punto sono fondamentali i laboratori di pittura, educazione
all'immagine, di psicomotricità, la palestra, l'aula di educazione al suono e
alla musica.
Essi incrementano l'area degli apprendimenti manuali e pratici,
tecnologici e motori: ambiti questi nei quali la matrice culturale dei bambini
rom e sinti viene ad essere attentamente ed adeguatamente valorizzata.
Premettendo che anche fra i bambini rom e sinti vi sono notevoli
differenze di comportamento e personalità, si possono però rilevare alcune
caratteristiche di base comuni, dovute alla provenienza dalla stessa cultura e
agli analoghi stili di vita.
La concezione dello spazio nella mentalità dei bambini rom e
sinti è diversa, in quanto essi sono abituati agli spazi aperti, non hanno la
concezione della proprietà, quindi del confine, né dell'abitazione fissa; lo
spazio è visto come espansione del proprio io, come luogo di libertà.
Il concetto di tempo è caratterizzato dall'idea di precarietà,
poiché la loro vita è in continuo cambiamento, in modo spesso imprevedibile;
l'unica certezza è l'adesso, il domani è ancora lontano, il passato non esiste
più.
Per i Rom e Sinti è importante la persona, non sono importanti
le cose; l'adesso è più stimolante del dopo e costituisce per loro la vera
certezza, la vera realtà.
C'è in questa convinzione, una filosofia. Proviamo a mettere in
rapporto "ieri, domani, adesso": ieri è già passato ed io non lo
posseggo più e non posso farci nulla; il domani è molto lontano ed è inutile
preoccuparsi. Tutto quello che ho, l'ho oggi e l'oggi è un'avventura da vivere,
da godere, da usufruire, perché può essere l'ultimo oggi. E' questo un
pensiero caratterizzato dal pessimismo e dalla sfiducia verso la società in cui
viviamo.
Una delle caratteristiche che più di frequente vengono rilevate
nei confronti dei bambini rom e sinti è l'estrema irrequietezza, dovuta
all'abitudine di vivere in spazi aperti ed in piena libertà, per cui mal
sopportano di rimanere per ore chiusi in un'aula o seduti in un banco. Le
strutture architettoniche scolastiche, la permanenza in un ambiente chiuso, i
banchi, la cattedra non incentivano l'abitudine alla comunicazione.
Il bisogno di movimento, inoltre, vissuto dal Rom e dal Sinto
come libero, non educato in spazi ristretti, si scontra con la realtà
organizzata della vita scolastica.
Questo influisce anche sulla loro capacità d'attenzione che
diventa molto limitata, in quanto per alcune ore della loro giornata rimangono
"chiusi" in un ambiente ben definito, non paragonabile al loro modo di
vivere all'aria aperta.
Anche questa diversa concezione dello spazio e del tempo, oltre
al salto di alcune tappe dello sviluppo senso-motorio, ha influito
sull'organizzazione spazio-temporale e sulla coordinazione spaziale dei bambini
rom e sinti, che infatti non sempre sono corrette.
NOTE
-
Letteralmente il
termine, in lingua romanès, significa "cercare", in questo
caso indica l'attività femminile della questua (NdC).
-
Ideatrice del metodo
della Globalità dei Linguaggi, è docente di Strumenti e Tecniche della
Comunicazione Visiva all'Università di Roma - Tor Vergata. Con Gino Stefani,
docente di Semiologia della musica all'Università di Bologna, promuove
ricerche nell'ambito di questa disciplina, elaborata nel corso degli ultimi
trent'anni, con finalità di educazione e terapia. Suo punto centrale è la
comunicazione, analizzata attraverso tutte le forme espressive verbali e non
verbali (linguaggio del corpo). Questa materia si basa su una serie di
principi fondanti quali la diversità, intesa come espressione delle
potenzialità umane, l'integrazione, come sviluppo e compimento
dell'individuo e del gruppo di cui fa parte, la libertà di essere se
stessi e l'accettazione dell'altro da sé. Grande importanza ha,
nella metodologia, più la valorizzazione della valutazione, nel rispetto
totale per la dignità della persona che non deve lasciarsi manipolare.
Altro principio metodologico è la rivalutazione del "pensiero del
corpo", complementare al pensiero razionale, e il dar senso ai
comportamenti insensati, nella profonda fiducia nelle potenzialità
dell'individuo, utilizzando uno stile ludico che garantisce una
comunicazione paritaria. Bibliografia essenziale: Il metodo della Globalità
dei Linguaggi (Borla 1985), Gli stili prenatali nelle arti e nella
vita (Borla 1989), Il racconto del corpo (Borla 1992), Musicoterapica
nella Globalità dei Linguaggi (Borla
1998), Dal grembo materno al grembo
sociale (Berti 1999), Sinestesia: arti e terapia (Borla 1999), Progetto
persona (Armando 2000), Occhio di pino (Borla 2003) NdC
Dossier settembre:
Di seguito alcuni (confusi) aggiornamenti:
Continua la raccolta
di firme a livello europeo contro i rimpatri forzati, mentre dalla Germania
arrivano notizie di fermi immotivati e senza possibilità di assistenza legale.
Situazione simile in Italia per Rom bosniaci
e rumeni.
Intanto come procede la situazione in Kossovo? L'inviato speciale dell'ONU,
il norvegese Kai Eide, di ritorno da un sopralluogo di quattro giorni, definisce
così la situazione: "Comprendo
che la gente non si senta al sicuro". Circa dieci giorni fa, l'assassinio
di due appartenenti all'etnia serba è stato un segnale d'allarme per quanti
ritenevano, in buona o mala fede, che la regione fosse "pacificata".
Nonostante una campagna di stampa che da ormai un anno ha toccato vari media
internazionali, i Rom profughi a Mitrovica continuano ad essere tenuti in una ex
discarica di rifiuti tossici. Il loro "spostamento" in un'area
dove non muoiano per avvelenamento da piombo e mercurio, doveva iniziare tra
settembre e dicembre 2005, ma tuttora non è stata individuata nessuna area
alternativa. In questa situazione, destano preoccupazione e sconcerto le
dichiarazioni di Soeren Jessen-Petersen -rappresentante ONU per il Kossovo, che
ha definito i profughi di Mitrovica (e forse i Rom più in generale, non
è chiaro dal contesto generale) come "un gruppo
particolarmente difficile".
E' possibile che di questi profughi non importi niente a nessuno? O che le
crescenti tensioni etniche scoraggino la ricerca di nuove aree per i rifugiati?
O ancora, che il business in Kossovo, sia quello del rientro dei rifugiati e
della ricostruzione? LA MIA PERSONALE RISPOSTA E': SI', tutte queste cose sono
possibili e allontano ogni ipotetica soluzione.
L'ultima segnalazione, allora è per ERRC, che ha presentato una causa
contro l'UNMIK (il contingente militare ONU) per la sua gestione quanto meno
complice dell'emergenza rifugiati.
Trascrizione (quasi esatta) dell’intervista di questo pomeriggio.
In qualche caso ho cambiato l’ordine di domande e risposte, per rendere il testo più comprensibile.
Mahalla 15.11
Ciao! qui piove a dirotto!
Yuri Del Bar 15.11
è spuntato il sole a Mantova
Mahalla 15.11
a Vicenza piove?
Yuri Del Bar 15.12
non lo so, certo piovono gli sgomberi per le famiglie sinte
Mahalla 15.13
Dopo ne riparliamo, se vuoi. Volevo cominciare con la tua candidatura: com'è nata?
Yuri Del Bar 15.13
c'è qualcuno di Vicenza collegato? Battete un colpo!
Mahalla 15.14
Da parte del tuo partito che reazione c'è stata?
Yuri Del Bar 15.17
io non ero iscritto al partito della Rifondazione Comunista, in effetti sono stato eletto come indipendente. Carlo ha battuto tutti i partiti politici, l'unico a rispondere positivamente è stata Rifondazione
Mahalla 15.17
e gli altri, perché no?
Yuri Del Bar 15.19
evidentemente perché non credevano nel nostro sogno: un sinto in consiglio comunale
Mahalla 15.20
così sei risultato il secondo della lista per preferenze. Hanno buttato via parecchi voti!
Yuri Del Bar 15.21
si è stato un disastro! mi ha superato di quattro voti Fausto Banzi, attuale assessore ai servizi sociali della Provincia di Mantova. Molti sinti sono analfabeti e quindi non sono riusciti a scrivere il mio nome, altri hanno proprio sbagliato… comunque è stato bello, sia la campagna elettorale che l'attesa dei risultati
Mahalla 15.22
Sempre sullo stesso argomento: secondo te, perché questo è stato possibile proprio a Mantova?
Yuri Del Bar 15.23
probabilmente per il lavoro fatto insieme negli ultimi quindici anni. Il primo progetto di mediazione culturale, coinvolgendo direttamente Sinti, è partito all'inizio degli anni '90
Mahalla 15.24
è un'esperienza che si potrà fare in altre città? e quali?
Yuri Del Bar 15.25
speriamo e già ci stiamo lavorando. la prima scadenza è per le comunali a Bolzano. Speriamo di poter aiutare Radames Gabrielli a diventare il secondo consigliere comunale Sinto in Italia. Naturalmente ci stiamo preparando per le provinciali a Mentova: i socialisti sono interessati
Mahalla 15.26
mi sembra che proprio in Trentino un consigliere comunale (Lega) abbia rifiutato di sedersi accanto a un eletto "extracomunitario"
Yuri Del Bar 15.28
non lo sapevo, ma non mi stupisce. nella Lega ci sono diverse manifestazioni di discriminazione razziale. come a Piovene Rocchette, dove il sindaco leghista fa scavare i fossati anti-sinti. Tutto molto triste
Mahalla 15.27
Quali sono i tuoi rapporti con i colleghi di giunta?
Yuri Del Bar 15.28
io non sono in giunta. Rifondazione è in minoranza anche se stiamo lavorando per entrare nella maggioranza
Mahalla 15.29
intendo, di consiglio
Yuri Del Bar 15.30
buoni anche se un consigliere della lega non voleva, all'inizio salutarmi. ora è meglio. Sono comunque tutti contenti della mia elezione. sindaco compreso.
Mahalla 15.30
Come si è svolta la tua campagna elettorale?
Yuri Del Bar 15.31
naturalmente ci siamo accordati con Rifondazione. anche se all'inizio qualcuno aveva del mal di pancia sulla mia candidatura. Abbiamo formato un comitato elettorale che mi ha supportato per tutta la campagna elettorale. Eravamo una ventina: lo slogan era “un sinto in consiglio comunale è ricchezza per tutti”
Mahalla 15.32
mal di pancia "partitici" o degli elettori?
Yuri Del Bar 15.33
mal di pancia partitici, in particolare i giovani comunisti. gli elettori incontrati in piazza erano tutti curiosi e contenti. Non sarei stato eletto con il solo voto dei sinti, visto che moltissimi hanno sbagliato a votare
Mahalla 15.35
Dobbiamo sempre farci riconoscere
Yuri Del Bar 15.36
Al conteggio il 50% dei voti sono sinti e l'altro 50% di appartenenti alla cultura maggioritaria
Mahalla 15.36
Hai rapporti con altri Rom e Sinti eletti in Europa?
Yuri Del Bar 15.36
No, non conosco nessuno
Mahalla 15.37
Veniamo ai temi che un consigliere affronta: Casa: sta cambiando qualcosa?
Yuri Del Bar 15.39
per i sinti sì. stiamo già lavorando con la nuova giunta per far chiudere il campo nomadi, luogo di segregazione. e realizzare piccole microaree. inoltre, stiamo discutendo per realizzare una'area di transito ed eliminare i divieti di sosta ai "nomadi"
Mahalla 15.41
Ti riporto di seguito un commento, che ho trovato in un blog che aveva ripreso la notizia sul camping austriaco (che avete riscritto anche su Sucardrom): “Esistono norme precise che regolano l'accesso a luoghi pubblici (come un campeggio, un bar, un ristorante, etc.). Nessuno può dire tu sì, tu no; lo posso fare a casa mia, ma trattasi di luogo privato.Invece che sbraitare, chiamare i carabinieri e denunciare. Non è indignandosi che si toglie il razzismo dalla testa della gente, quello c'è sempre stato e sempre ci sarà.” Cosa risponderesti?
Yuri Del Bar 15.45
Sicuramente abbiamo sbagliato in questi anni a non denunciare certe situazioni, ma è pur vero che in Italia non avevamo una legislazione precisa fino al 1999. In secondo luogo la legislazione è molto blanda e non prevede il penale per la discriminazione razziale. il penale è solo per incitamento alla discriminazione razziale. è per questo che a Verona abbiamo denunciato i sei leghisti, condannati in primo grado. Terzo: chi crede che il razzismo rimarrà è un'inguaribile pessimista. io credo che non bastino le denuncie. ma azioni concrete per poter costruire una cultura della pace
Mahalla 15.46
La vertenza in Veneto mi sembra molto estesa territorialmente…
Yuri Del Bar 15.47
Considera che in Veneto le associazioni di sinti e rom sono inesistenti. l'Opera Nomadi è a Padova e basta.
Mahalla 15.48
Secondo te, quello che state facendo a Mantova per la casa, può servire come progetto-pilota?
Yuri Del Bar 15.50
Sì, lo speriamo. Da quello che sappiamo per le micro-aree c'è la sola esperienza della Fondazione Michelucci insieme alla nostra. a Guastalla (RE) stiamo realizzando la nostra prima micro-area. Considera che c'è molta confusione in giro su cosa è una micro-area: per alcuni è solo un piccolo campo nomadi…
Mahalla 15.51
Approfittane per spiegarlo: come intendi una micro-area?
Xpisp 15.51
ma è strutturato con tutti i servizi necessari?
Yuri Del Bar 15.53
Una micro-area è costituita da unità abitative singole per ogni nucleo familiare. al massimo sei nuclei famigliari tutti legati da stretti vincoli di parentela o affinità. Inoltre, la micro-area deve essere progettata insieme alle famiglie che l'abiteranno in un percorso guidato dalla mediazione culturale
Mahalla 15.53
Chi provvede al mantenimento dell'area?
Yuri Del Bar 15.55
La manutenzione ordinaria è a carico delle famiglie, la straordinaria al comune se resta proprietario. pensiamo anche a percorsi dove le famiglie acquistano le stesse micro-aree. In ogni spazio famigliare deve esserci un'unità abitativa, una casa, pensata per la famiglia che ci abiterà e uno spazio, almeno 500mq, per l'arrivo di parenti. Inoltre nello studio preliminare è da considerare la proiezione demografica per i successivi quindici anni. Naturalmente a questi progetti vanno affiancati altri sui temi del lavoro e della scuola
Mahalla 15.57
In Inghilterra un progetto simile sta cadendo, perché non si trovano accordi sull'individuazione delle aree
Yuri Del Bar 15.58
Perché nessuno vuole un "campo nomadi" di fianco alla propria abitazione. Ciò che succede in Inghilterra è causato da una politica abitativa solitaria. ovvero non supportata da un lavoro di mediazione culturale
Mahalla 16.00
questo non saprei, in Inghilterra sono attivi da anni da questi temi
Xpisp 15.59
scusa 500 mq per famiglia???? Forse sarebbe meglio chiarire la dimensione di una famiglia, altrimenti potrebbe nascere un po’ d'invidia leggendo solo queste parole
Yuri Del Bar 16.01
Certo che ci sarà invidia. vedi Xpisp nelle culture sinte la famiglia è il valore primario per questo i figli non lasciano i genitori ed è per questo che abbiamo bisogno di più spazio. Una famiglia sinta in mezzo a tanti "gagi" avrebbe paura e piuttosto andrebbe in un "campo nomadi". Devi anche pensare che durante il nazismo ci avete mandato allo sterminio e ancora oggi ci rinchiudete nei campi nomadi. forse bisogna ribilanciare la situazione. Non pensi Xpisp?
Xpisp 16.03
leggendo la tua risposta ho pensato ad una persona ignorante come me che ritiene la famiglia quella tipo di 3-5 persone, quindi ne nascerebbe un equivoco. Ho chiesto solo un chiarimento per capire cosa si intendesse per famiglia.
Scusa ma io non ho mandato nessuno allo sterminio, se fare domande per capire mi fa paragonare a ciò che dici....
Yuri Del Bar 16.06
Un nucleo familiare è formato da cinque sei persone in media. poi quando i figli si sposano devono rimanere per alcuni anni con i genitori. sei mesi dai genitori della moglie, sei mesi dai genitori del marito. solo dopo alcuni anni le famiglie diventano autonome.
Mi dispiace che tu ti senta offeso. ma vedi in Italia ancora non è stata fatta un'elaborazione del lutto su quanto successo durante il fascismo. e quindi, se noi siamo ancora rinchiusi nei campi nomadi chi ne ha colpa?
Mahalla 16.09
Se volete discutere del fascismo, cause e concause, non se ne esce +. Preferirei rimanere al discorso del lavoro che si può fare oggi. Eventualmente, riprendere il discorso storico in un altro incontro.
Xpisp 16.10
Non mi sono offeso, solo non darmi responsabilità che non ho, conto così poco che non ho influenza, continuate sui discorsi precedenti che sono interessanti, grazie a tutti
Yuri Del Bar 16.11
Vedete il vero problema è che in Italia si ha un complesso di colpa per quanto successo agli ebrei. Al contrario per noi sinti si pensa, in larga maggioranza, che se siamo finiti nei camini è perché ce lo meritavamo. Siamo ladri, no?
Mahalla 16.13
Se tutti i ladri dovessero finire ai camini, avremmo risolto il problema energetico! Volevo magari capire meglio se queste mini aree sono da intendere come una riparazione per la storia o invece una possibilità di ovviare anche ai problemi di devianza. A Milano, ad esempio, nei grandi campi è impossibile vivere anche per un Rom o un Sinto!
Yuri Del Bar 16.14
E in effetti c'è qualcuno, vedi il blog della sucar drom, che ancora oggi ci invita a finire nei termovalorizzatori. E siamo nel 2005!
No, le micro-aree non sono una riparazione alla storia ci vorrà ben altro. ma è un primo passo per un riconoscimento della nostra cultura, della nostra società... di noi come persone!
Penso che nei grandi campi sia impossibile vivere, sia per i sinti/rom sia per qualsiasi altra 'persona. Provare per credere
Mahalla 16.17
Ho letto con interesse, a proposito del riconoscimento come persone, il post Mengro Labatarpe… volevo capire, oggi, come può evolvere la situazione lavorativa
Xpisp 16.17
chiarimento: ma 500 mq è la casa o la casa + lo spazio intorno???
Yuri Del Bar 16.18
casa + lo spazio intorno. per meglio capire sarò lieto di averti come mio ospite a gennaio quando inauguriamo la micro-area a Guastalla. Insomma è come una villetta: il progetto lavoro nasce da un'esigenza: valorizzare il lavoro che svolgono le famiglie sinte e rom a Mantova.
In effetti si pensa che noi non lavoriamo. Sbagliato, lavoriamo tutti. E’ che abbiamo una struttura sociale diversa e quindi non abbiamo divisione del lavoro come avete voi. In altre parole tutti i Sinti in Italia fanno lo stesso lavoro.
Xpisp 16.22
Una sola curiosità, qual'è questo lavoro?
Yuri Del Bar 16.23
il furto… scherzo!
Xpisp 16.23
dai non scherzare
Yuri Del Bar 16.24
Gli uomini fanno la raccolta dei materiali ferrosi, anche se alcuni hanno ancora lo spettacolo viaggiante. Le donne vedono calze, fazzoletti, centrini... porta a porta.
Xpisp 16.25
Scusa la domanda ignorante, ma dopo aver raccolto materiale ferroso...cosa ne fanno???
Mahalla 16.25
La mia domanda, sottintendeva: c'è ancora spazio per queste attività, o c'è da investire in formazione professionale verso nuovi lavori?
Yuri Del Bar 16.25
Il progetto quindi vuole valorizzare le potenzialità presenti nelle diverse famiglie. Questo è un buon momento: più il petrolio cresce e più il prezzo dei materiali ferrosi si alza, e basta con i corsi per giardinieri... non se ne può più!
Bisogna cercare di far coincidere le potenzialità, le aspirazioni e gli spazi presenti sul mercato, naturalmente senza mediazione culturale si torna a fare i corsi per giardinieri: vedi quello che sta succedendo in Emilia Romagna con due milioni di euro dell'Unione Europea
Mahalla 16.28
e con la mediazione culturale?
Xpisp 16.29
Personalmente ritengo che abbiate una grossa forza, la famiglia, con questa forza conosco molti immigrati nord-africani che sono riusciti ad aprire attività e ad avere un notevole successo, non penso che abbiano avuto bisogno di mediazioni culturali, anche se non guasterebbero.
Yuri Del Bar 16.30
certo perché altrimenti l'operatore della formazione professionale se ne va per i campi a prendere parole o sorrisetti ironici e lo pseudo corso diventa un modo per tirare avanti, con le borse di studio, per qualche mese, poi nulla.
I nord africani sono venuti e hanno accettato la cultura capitalistica; il discorso è molto complesso...
Mahalla 16.32
Ti chiedo un commento a questo esempio: Reggio Emilia corso per panettieri, diplomati una cinquantina (credo) di Rom stranieri. La giunta vanta questo risultato, Forza Italia dice che solo 50 non valgono i soldi spesi
Yuri Del Bar 16.33
in effetti non sono cinquanta e in secondo luogo avere cinquanta panettieri qualificati e nessuno assunto non è un buon risultato... o no?
Mahalla 16.33
E che ne so? Il commento lo lasciavo a te
Yuri Del Bar 16.34
e io ho commentato... non offenderti anche tu
Mahalla 16.34
Io????
Yuri Del Bar 16.34
un po di humor… altrimenti la vita è triste
Mahalla 16.35
Io faccio il bravo presentatore
Xpisp 16.35
forse ora sarebbe il caso di finanziare l'apertura di una panetteria
Yuri Del Bar 16.35
ti immagini la massaia emiliana che va a comprare il pane nella panetteria rom... grande idea… e tu sei bravissimo
Xpisp 16.36
vedo quella brianzola che compra la carne dal mussulmano...non bisogna fare il razzismo al contrario
Yuri Del Bar 16.36
e in effetti è una grande idea, cosa ho detto di male?
Xpisp 16.37
Mi sembrava un po’ ironica...chiedo scusa!!! ho toppato!!!!
Mahalla 16.37
Sempre a fare gli offesi! L La situazione scolastica a Mantova com'é?
Yuri Del Bar 16.38
Era a doppio senso... è che qui ci stiamo divertendo.
Buona, se i bambini non vanno a scuola... pessima se ci vanno.. e ci vanno tutti... un dramma.
Torniamo seri.
Mahalla 16.39
Con gli stranieri come procede? (a me va bene anche di scherzare)
Xpisp 16.40
Chiedo venia ma devo tornare a lavorare (avendo anch'io accettato la cultura capitalista), peccato perché stavo avendo delle risposte interessanti. Un saluto a tutti, ci vediamo da sucar. Ciao da Xpisp
Yuri Del Bar 16.41
La scuola è uno strumento della cultura maggioritaria. L'intento è di far conoscere la scuola ai genitori in modo tale che possano fare richieste formative. E' a quel punto che il bambino troverà nella scuola tracce del suo mondo concreto
Mi dispiace Xpisp, un saluto a te. Carlo deve risponderti sul blog. Non disperare.
Xpisp 16.42
un abbraccio a tutti
Mahalla 16.43
Un attimo, prima di perdere il filo sulla scuola...
Yuri Del Bar 16.43
ti sei perso Fabrizio...
Mahalla 16.43
Sinora si è parlato di Sinti (italiani) volevo sapere la situazione dei Rom stranieri nel vostro comprensorio
Yuri Del Bar 16.44
Sinti lombardi. A Mantova ci sono rom rudara, arljia e rumeni: sono in casa e hanno diversi lavori, uno lavora come autista degli autobus pubblici
Mahalla 16.45
Integrazione scolastica?
Yuri Del Bar 16.45
Interazione! niente integrazione, è una brutta parola
Mahalla 16.46
Se uso frequenza? Insomma, come procedono i rapporti?
Yuri Del Bar 16.47
La scuola è buona per i rom rumeni e arlija. diverso il discorso per i rudara... o meglio la famiglia è ursara. I rom rumeni vanno a scuola e pretendono il rispetto culturale. E lo ottengono. I rudara si nascondono, sono più vicini a noi sinti.
Mahalla 16.48
Potresti darmi delle cifre per capire di quanta gente si tratta?
Yuri Del Bar 16.49
A Mantova abbiamo 45 minori sinti, nove rudara, quattro rumeni, 3 arljia. Parlo del comune di Mantova, in provincia i sinti sono un centinaio e i rom una trentina. I gruppi etnici sono una decina tra sinti e rom.
Mahalla 16.52
Ho l'impressione che in una città come Mantova, le cose si vivano e si affrontino differentemente da una metropoli. Cosa ne pensi? (lo so che è banale, non mi veniva meglio)
Yuri Del Bar 16.53
Certo, ma comunque fa un rapporto tra le popolazioni e vedrai che a Mantova ci sono molti ma molti più sinti e rom che a Milano. Mantova ha quarantamila abitanti
Ci dovrebbero essere due tre associazioni per quartiere per lavorare bene.
Mahalla 16.56
Io a questo punto, se sei d'accordo farei uno stop. Riscriverò tutto e poi lo rimetto online (tra stasera e inizio settimana prossima). Se sei d'accordo, possiamo stabilire anche altri appuntamenti simili in futuro
Yuri Del Bar 16.57
Adesso che abbiamo tredici persone collegate...
Mahalla 17.02
Credo che il contatore ogni tanto vada per i fatti suoi, ma se qualcuno ha domande o vuole salutarti, ha tutto lo spazio a disposizione.
Un ringraziamento a te e alla squadra mantovana
Yuri Del Bar 17.03
Io rimango collegato a disposizione per nuove domande. ciao Fabrizio
Xpisp 17.22
ciao, breve rientro (ho lasciato aperto per rileggervi quando potevo) non era riferito a te il pigiar male, era riferito a Fabrizio, parlare con te è stato un piacere...ma sei tu che mi rispondi in sucar? grazie comunque per le risposte.
Yuri Del Bar 17.25
le risposte in sucar le scrivono diverse persone. di solito ti risponde Carlo
Sono io che ringrazio te. se non c'eri era un dialogo a due con Fabrizio. bello il tuo blog...
Xpisp 17.33
Ti ringrazio del complimento anche se immeritato, non riesco ad esprimere chiaramente i miei pensieri come Fabrizio o NNS, inoltre non ho spesso il tempo per scrivere quello che mi passa per la testa. Ad esempio spesso nel farvi le domande temo di passare per arrogante o fazioso, indubbiamente non sono privo di esperienze negative che mi hanno influenzato, ma credo che conoscendosi (deve essere reciproco) si possano capire molte cose che ci rendono ostili e forse migliorarsi reciprocamente
Yuri Del Bar 17.42
Devi fare tutte le domande che ti passano per la testa, nessuno giudica nessuno. Concordo, la conoscenza reciproca può portare alla costruzione di un mondo dove ognuno di noi si possa sentire a casa propria.
Un saluto a tutti gli amici e un nuovo ringraziamento a Fabrizio per l'occasione data.
Sunaimi sigo (ci sentiamo presto, traduzione dal sinto lombardo)
Mahalla 18.01
Sastipé, but, baxt!
(salute, lavoro e fortuna)
Di Fabrizio (del 10/09/2005 @ 00:31:30, in blog, visitato 1841 volte)
Se qualcuno bazzica per caso da quelle parti, capirà perché ho rispolverato un vecchio tormentone:
Sapete come cuocere un pollo a legna in un falò all'aperto? Si fa così: all'animale viene tolto tutto il sangue e le interiora e cotto nell'argilla. Non è necessario togliere le piume, a questo provvede l'argilla stessa durante la cottura. Il pollo nell'argilla viene posto in una piccola fossa nel terreno. Sopra viene acceso il fuoco e il pollo verrà cotto per circa un'ora. Alla fine si rimuove l'argilla, che va via assieme alle piume. Adesso – bon appetite! E' insolitamente saporito. Provatelo!
Comunque, dopo gli ultimi sviluppi, trovo più divertente seguire gli aggiornamenti su Libero o la Padania, anche se ci sono più errori.
PS: la stessa ricetta vale per il riccio arrosto.
Di Fabrizio (del 11/09/2005 @ 04:13:11, in Europa, visitato 3203 volte)
Una segnalazione rapida dal sito della :
Il deputato (conservatore) David Davies, venuto a conoscenza che nella regione dell'Hampshire si sta organizzando una lotteria per finanziare un museo e centro di documentazione sulla vita della comunità dei Nomadi e Viaggianti, ha scritto sul proprio sito web (l'articolo non indica il link, sorry) che si aspetta che un'iniziativa simile possa finanziare un museo - documentario sulla "vita della comunità sedentarizzata".
Dato che in Gran Bretagna i media sono meno addomesticati che in Italia, la sua idea è stata immediatamente bollata come una provocazione fine a se stessa, o un tentativo di prolungare campagna elettorale o alimentare le tensioni sociali (insomma: la sindrome del soldato giapponese perso nella giungla).
Sarà che mi sto rammollendo, ma non ho voglia di aggiungere polemiche. Anzi: fate finta che io sia un deputato conservatore, antipatico e suonato quanto volete, volevo chiedervi: Cosa mettereste mai in un "museo sulla vita dei sedentari"?
- La nuova 500?
- La coda al casello di Agrate?
- La fabbrica o l'ufficio?
- Le rate da pagare?
- Il lettore DVD?
Insomma, ci sarà pure qualcosa di questa nostra civiltà che vorrete salvare per i posteri! Aspetto i vostri suggerimenti, sperando nel frattempo di trovare la mail del deputato, così gli mando qualche idea.
E viceversa, se volete farvi un'opinione di cosa potreste raccogliere sulle tradizioni dei Nomadi e Viaggianti, vi invito a una visita virtuale (per ora):
(questi anglosassoni! noi poveri italiani anche sulle tradizioni siamo bravi solo a parole)
Per la verità, un sito italiano lo conosco, ma ve lo indico solo se rispondete...
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 00:21:14, in scuola, visitato 4359 volte)
Una premessa necessaria. Quella che segue potrebbe essere giudicata a
prima vista una "non notizia" o peggio, un modo per stornare fondi e
risorse comuni con la "solita" scusa del rispetto dei diritti delle
minoranze.
Chi legge queste cronache, almeno dai tempi di Pirori, saprà che
nell'Europa Orientale (in particolare Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria,
Romania) è politica comune "confinare" i bambini rom, soprattutto nei
paesi medio/piccoli, nelle cosiddette "scuole per ritardati mentali".
Uno scandalo, almeno seconda la nostra mentalità, che in determinate regioni
coinvolge sino all'80% della popolazione scolastica rom.
Aggiungerei un'ultima considerazione: spesso quando ci si riferisce al
razzismo, si equivoca sulla sua natura, pensando che sia una forma di pensiero o
di azioni dettate dall'ignoranza e dalla mancanza di cultura. O anche, si cerca
di giustificare il fenomeno come sottoprodotto dell'ideologia della destra.
Eppure questo razzismo, non solo è profondamente radicato in quelle
società (la segregazione scolastica si è imposta già al tempo del comunismo
reale), ma nasce in ambienti colti e istruiti, nei provveditorati o nei
ministeri. Soprattutto, non è (purtroppo) un fenomeno residuale o del passato,
chi avesse ancora dubbi, può rileggersi cosa diceva poco più di un anno fa, l'ambasciatore
EU in Slovacchia.
Da: Beata Olahova su http://groups.yahoo.com/group/Slovak_Roma_News
Con settembre 2005, gli studenti Rom del comune di Trnava che sinora sono
stati ammessi nelle scuole per ritardati mentali, avranno la possibilità
di accedere ad alcune scuole pubbliche.
L'iniziativa è stato fortemente sponsorizzata dalla Lega dei Giuristi per i
Diritti Umani, e riguarderà circa 90 studenti tra i 6 e i 16 anni, che
accederanno alle scuole pubbliche di Limbova e Gorky. L'integrazione avviene col
consenso dei loro genitori o tutori legali.
Il progetto prevede anche la frequenza a lezioni supplementari, e servizi
gratuiti come mensa, fornitura di materiale scolastico e scuola bus. In classe
l'insegnante di ruolo sarà affiancato da assistenti assunti per lo scopo di
seguire l'affrancamento scolastico e di tenere i rapporti con i genitori.
Ciò è stata reso possibile dalla piena adesione del Ministero
dell'Istruzione e dall'appoggio del consiglio comunale di Trnava. Il Ministero
ha anche fornito il supporto finanziario al progetto, tramite i Fondi Sociali
Europei. In futuro è possibile che l'iniziativa venga allargata ad altre scuole
pubbliche cdittadine e della regione.
Columbus Igboanusi, PhD
-
Director League of Human Rights Advocates
Nota: Trnava si trova nella Slovacchia Occidentale, 45 Km. NE da Bratislava,
lungo il fiume Trnávka sulla linea direttrice di traffico Bratislava-Žilina.
E' capoluogo distrettuale. Nel suo centro storico sono diverse le chiese
cattoliche, tanto da essere conosciuta anche come la "Roma della
Slovacchia"
Da: Stop Deportations
Cari amici
Sinora abbiamo raccolto oltre 60 adesioni di organizzazioni e 600 di singoli
cittadini, nel nostro appello
contro la deportazione di Rom, Askali ed Egizi in Kossovo e per la loro
inclusione nei colloqui sullo status della regione. Siamo particolarmente lieti
di annunciare che hanno aderito in blocco tutte le aderenti al Romani Women Network,
e che contiamo sull'adesione di TERF e IRU.
Purtroppo, sono andate perdute alcune delle vostre firme, e vi chiediamo di
controllare se nell'elenco figura la vostra
adesione, nel caso vi invitiamo a firmare nuovamente e a far conoscere il
nostro appello ad altre organizzazioni e privati cittadini.
Anche se i processi di rimpatrio sono attualmente fermi, e secondo l'UNMIK
solo qualche centinaia è stato rimpatriato a forza, questo non significa che il
loro futuro non sia più a rischio. Al contrario, le autorità continuano con le
pressioni verso i richiedenti asilo dal Kossovo perché
"volontariamente" tornino nella provincia amministrata dall'ONU.
La situazione in tensione in Kossovo è dimostrata dall'aumentata presenza di
forze militari internazionali e dalla uccisione di due giovani Serbi a Strpci
nella sera dello scorso 27 agosto. Non esiste praticamente libertà di movimento
per chi fa parte di una minoranza etnica. L'accesso alle scuole, ai servizi
sociali e ai trattamenti medici avviene a rischio costante dell'incolumità
personale. Scarse le possibilità di alloggio. La maggior parte delle case dei
Rom sono state distrutte e mai ricostruite. Inoltre ogni iniziativa di rimpatrio
su larga scala, causerebbe nuovi spostamenti nella popolazione locale.
In questi mesi si è conclusa la visita di Kai Eide, Ispettore dell'ONU. A
breve sarà pubblicato il suo rapporto. Kai Eide si è mostrato critico
soprattutto sulla situazione delle minoranze. L'impressione è che la
"comunità internazionale" voglia concedere solo "un'indipendenza
condizionata", e questo non incontra le aspettative della maggioranza
albanese.
Come promotori della petizione, abbiamo concordato di renderla pubblica in
concomitanza della presentazione del rapporto dell'Ispettore dell'ONU. Nel
contempo, insistiamo nel richiedere la sospensione dei rimpatri di Rom, Askali,
Egizi ed altre minoranze, che devono essere coinvolti nei negoziati del futuro
del Kossovo.
Invitiamo nuovamente a firmare la petizione e a farla conoscere ai vostri
contatti. Abbiamo bisogno di tutto il vostro supporto entro questo mese.
Asmet Elezovski
Karin Waringo
PROTOCOLLO D'INTESA PER LA TUTELA DEI MINORI SINTI, ROM E CAMMINANTI
TRA
MINISTERO ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ, RICERCA DIREZIONE GENERALE PER LO STUDENTE
E
ENTE MORALE OPERA NOMADI
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1970, n. 347, che riconosce come Ente Morale l’Opera Nomadi;
VISTO il Decreto del Presidente della Repubblica 6 n [...]
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 19:36:55, in casa, visitato 2556 volte)
In questi giorni non ho scritto niente sul referendum
a Rho sul campo nomadi, perché non conoscevo nessuno in loco che potesse
raccontare qualcosa di più di quello che tutti potevamo sapere dai giornali.
Ho scoperto in ritardo questa persona, seguendo una interessante
discussione su ONEMOREBLOG.
Ne approfitto per riportare anche qui alcune riflessioni:
Al referendum ha partecipato il 40% degli aventi diritto, che per il 90%
hanno votato contro la rilocazione del campo nomadi. Il risultato insomma
ricalca gli esiti dei referendum di giugno scorso e conferma come l'attuale
quorum del 50% è un grande limite all'uso del referendum come strumento di
democrazia diretta. Però, come accade spesso quando non si capisce chi ha
vinto, il risultato non scontenta nessuno:
Alle scorse elezioni comunali il centrosinistra vinse a Rho con un programma
che prevedeva anche la risistemazione del campo (abusivo) dove i Rom risiedono
da decenni. Il referendum proposto dalla Lega, senza l'appoggio delle altre
forze del centrodestra, aveva il valore di rivalsa politica, e scontava una
serie di limiti, tanto pratici che politici.
Prima di tutto nella sua formulazione: non era (come poteva sembrare) un
referendum pro o contro i nomadi, perché avrebbe violato la legge
Mancino. Leggo sulla Padania
Online:
SE VINCE IL Sì
La variante urbanistica per l’area di via Sesia su cui dovrebbe sorgere il centro di integrazione per i Rom resta deliberativa. Parte l’iter del progetto, che durerà almeno un anno. Poi inizieranno i lavori. Lo stesso accade nel caso in cui non venga raggiunto il quorum.
SE VINCE IL NO
La variante urbanistica decade, con effetto immediato. La delibera dovrà passare poi in consiglio comunale, per la presa d’atto.
Quindi l'alternativa reale era tra risistemare i Rom in maniera più
dignitosa (come proposto dalla maggioranza) o tenerli in un'area degradata,
nella speranza che in Consiglio comunale passasse il voto (minoritario) di sgomberare
l'area. Da tenere anche conto che la maggioranza non era vincolata al risultato
referendario. Insomma, dal punto di vista tecnico e politico, un'operazione
veramente macchinosa.
A parte le motivazioni politiche, secondo me la Lega ha perso per una
questione più pratica. Se i Rom di Rho fossero stati cacciati da dove risiedono
da tempo, senza avere un altro posto dove andare, credete che:
- sarebbero tornati in India?
- avrebbero girovagato nei dintorni in cerca di un altra area dove
accamparsi?
Cosa avranno pensato gli elettori leghisti che abitano distanti
dall'insediamento attuale? Che l'ennesimo sgombero rischiava di portare quei
Rom, nomadi per necessità, proprio sotto casa loro.
E come avranno reagito i leghisti dei comuni limitrofi, al rischio di vedere
arrivare le solite carovane di sfollati?
Ho adoperato apposta il termine sfollati invece che di nomadi. Quindici anni
di maggioranze di centrodestra a Milano e in Provincia, con i continui sgomberi
senza trovare soluzioni rispettose della persona, non hanno affatto diminuito la
presenza di Rom sfollati nel Nord Ovest del milanese, hanno solamente aumentato
la loro mobilità forzata. La recente vicenda di via Capo
Rizzuto, dimostra che anche la legge più rigida, come è la Bossi-Fini, non
permette l'espulsione dello straniero con i documenti in regola, al limite
concede lo sfizio alle Forze dell'Ordine di accanirsi sulle sue misere
proprietà. C'è voluto un cambio di maggioranza in Provincia, per iniziare ad
affrontare il problema a livello di area metropolitana.
Affrontare la questione con i referendum comunali, a questo punto, significa
solo mettere i cittadini uno contro l'altro, e tutti contro i Rom e i Sinti. Che
poi questo succeda tanto nei comuni a maggioranza di destra o sinistra, non
cambia niente.
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 19:56:31, in Regole, visitato 2451 volte)
segnalazione di: Tommaso Vitale
Casa, lavoro, sanità, istruzione, sicurezza: diritti mancati per 3 milioni di europei appartenenti alle minoranze Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers. L'analisi del Commissario Ue Gil-Robles
ROMA - Minoranza pan-europea, l'eterogeneo gruppo dei cosiddetti zingari, comprendente Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers conta oggi circa 3milioni di persone nei Paesi europei, nomadi e, in misura maggiore, sedentari. La loro storia e la loro cultura è parte integrante della storia e della cultura dell'Europa, dal momento che la loro presenza nel continente è testimoniata sin dal 1100. Tuttavia queste popolazioni sono sempre state oggetto di discriminazioni, isolamento, ghettizzazione e violenze razziste, culminate nei 500.000 morti nei campi di concentramento nazisti. Ancora oggi queste minoranze sono tutt'altro che integrate nel tessuto sociale, economico, culturale e politico dell'Europa. In un "Rapporto preliminare sulla situazione dei diritti umani di Rom, Sinti e Nomadi in Europa", pubblicato il 4 maggio 2005, il Commissario Europeo per i diritti umani Alvaro Gil-Robles traccia un panorama delle violazioni dei diritti umani delle su indicate minoranze, che chiama rom, consapevole della semplificazione linguistica. "Trovo inaccettabile che in un continente così prospero le risorse siano talmente mal distribuite che esistano ancora forme di tanto estrema povertà", ha commentato riferendosi alle "gravi" condizioni di molte comunità rom in Europa. Cinque i diritti che per Gil-Robles continuano ad essere violati in molti Paesi europei: diritto alla casa, al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla sicurezza. Sul fronte abitativo il Rapporto denuncia le condizioni di molte comunità rom: case insalubri, isolate dai servizi e ghettizzate dalla città. "Vivere in una zona segregata - sottolinea Gil-Roberts - diminuisce significativamente le possibilità di prendere parte all'attività economica, sociale e politica della società", a partire dall'accesso all'istruzione, al mercato del lavoro e alle cure mediche. La situazione sanitaria delle minoranze rom è preoccupante, i tassi di mortalità infantile toccano in Bulgaria il 280‰ contro il 40‰ del resto della popolazione. Povertà, burocrazia e discriminazione escludono una parte consistente dei rom dai servizi sanitari in molti Paesi europei. Pesanti accuse sono state rivolte al Governo slovacco dal Commissario: dagli anni '90 ad oggi sono state operate nel Paese diverse sterilizzazioni, senza informato consenso, ai danni di donne e ragazze di origine rom. Le prime denunce risalgono agli anni Novanta, ma il governo non è mai intervenuto per perseguire i responsabili di questi crimini. "Inaccettabilmente alto" ed in continua crescita il tasso di non scolarizzazione tra i bambini Rom. Quando accettati nelle scuole, sono inseriti in classi speciali, isolati dal resto degli alunni, e con programmi ridotti. Ma basta la mancanza di un documento d'identità come pretesto per escluderli dall'iscrizione. Contrari alla loro integrazione i genitori dei bambini non-rom. Aumentati negli ultimi dieci anni in Europa gli episodi di violenze razziste contro i Rom, in un diffuso clima di impunità, alimentato da media e autorità. Il caso di un rom bulgaro ucciso mentre era in custodia della polizia è finito davanti alla Corte europea per i diritti dell'uomo che ha stabilito:"bisogna distinguere tra l'uso eccessivo della forza e le uccisioni razziste". In Belgio il primo caso di asilo politico concesso ai familiari di una donna di origine rom rimasta uccisa in Slovacchia dopo un'aggressione di skinheads. Affinché le discriminazioni contro i rom in ogni ambito non appaia più tollerabile, ma sia percepita dal resto della popolazione come illegale, Gil-Robles si augura che il necessario cambiamento di mentalità sia preceduto da un cambiamento a livello legislativo, che sancisca leggi contro le discriminazioni razziste. In questo senso vale la pena ricordare la raccomandazione n°7 del 13 dicembre 2002 adottata dalla "Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza", che invita gli Stati membri a legiferare contro le forme dirette e indirette di discriminazione e razzismo, nonché la risoluzione 28/04/05 del Parlamento Europeo sulla situazione dei Rom in Europa. (Gabriele Del Grande)
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